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NUMERO 1 05/99 periodico TECNICO PROFESSIONALE. Spedizione in abbonamento postale - 45% pubblicità art. 2 comma 20/b legge 662/96 filiale di Treviso

NUMERO 1 - 1999

Acciaio Arte Architettura

Acciaio Arte Architettura

prezzo al pubblico lire 15.000

Punto di Vista sull’acciaio in edilizia.

anima d’a c c i a i o


Acciaio Arte Architettura Casa Editrice: AUGE EDITORE SRL Sede Legale: Via Isonzo, 3 - 31100 Treviso Redazione: Via 2 Giugno, 4 - 31022 Preganziol (TV) tel. 0422 491021

Direttore responsabile Silvano Piazza Direttore editoriale Rossella Ascione Assistenti di redazione Marina Cescon Michela Tosatto

Comitato scientifico Arch. GIOVANNI ANTONIO BRUNELLO Arch. LUCA CUZZOLIN Arch. FILIPPO FERRARESE Arch. TIZIANA RETTAROLI Arch. JOAO MOREIRA

Art Director Giovanni Battista Gianola Ufficio grafico Argine Srl Via 2 Giugno, 4 - 31022 Preganziol (Treviso) Stampa Grafiche Antiga Srl Via Canapificio - 31041 Cornuda (Treviso) Registrata presso il Tribunale di Treviso con il n. 1073 del 12/10/98 Tiratura di questo numero n° 5.000 copie In questo numero la pubblicità non supera il 45% È vietata la riproduzione anche parziale del contenuto della rivista senza l’autorizzazione dell’editore

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Punto di Vista sull’acciaio in edilizia.

Esigenze diverse di natura sociale, funzionale, estetica si sono sviluppate nel tempo a partire da una forma di architettura primordiale, rispondente ad un elementare bisogno di riparo. Nell'evoluzione verso costruzioni sempre più strutturate, gli accessi mobili -le porte concepite per il transito, e le finestre per il passaggio di aria e luce- si sono adeguati al bisogno e al gusto di differenti contesti storico-sociali, e alle diverse destinazioni d'uso degli edifici. Il crescente bisogno di efficienza funzionale ha determinato una continua sperimentazione di materiali e tecniche di lavorazione per la produzione degli infissi. Grazie a queste innovazioni anche il concetto di serramento si è evoluto: i serramenti, parte integrante dell'organismo architettonico cui si riferiscono, rappresentano le strutture che rendono uno spazio chiuso accessibile e perciò stesso vivibile. Linea di confine e luogo di scambio tra questo spazio e l'ambiente circostante, la città, la natura, essi costituiscono l'elemento di passaggio, simbolo di apertura e accoglienza, e al contempo di chiusura, di accesso riservato. Due anime quindi: quella stilistico-culturale e quella tecnico-funzionale. La materia prima impiegata per la produzione dei serramenti determina la natura di queste due "anime" e l'acciaio, materia nobile di cui noi ci occupiamo, ha avuto in questo un ruolo principe. La sua prima reale valorizzazione è da attribuirsi al Razionalismo Italiano, ma anche al Bauhaus e alla scuola legata a Le Corbusier. Era la prima metà del secolo e l'acciaio andava sostituendosi al legno, proponendosi come veicolo ottimale per ottenere pulizia formale e leggerezza estetica, facendosi apprezzare per le sue caratteristiche di resistenza, elasticità e resistenza al fuoco. Tra gli anni 60 e 70 la ricerca dei nuovi materiali ha individuato nell'alluminio "il nuovo materiale", impiegato nei settori più svariati. Grazie alla sua caratteristica di poter essere estruso, l'alluminio ha trovato largo impiego anche nel campo della serramentistica. I profili in alluminio certamente non soddisfacevano rigorose esigenze estetiche, ma offrivano il vantaggio di risolvere problemi pratico-funzionali, grazie al buon livello di ermeticità conferito dalle guarnizioni ospitate al loro interno. Questo materiale per una sorta di moda del momento, nel nostro paese ha finito per monopolizzare l'offerta di profili per serramenti metallici e atrofizzare il gusto creativo. In un circolo vizioso infatti la moda dell'alluminio ha portato a dimenticare il ruolo stilisticoculturale del serramento, il suo linguaggio architettonico. Le luci vengono vissute come un vuoto, per cui si trascura la necessità di individuare le soluzioni più

Carlo Scarpa "Ero interessato ad esplorare la relazione con il mondo esterno attraverso le aperture e l'organizzazione interna dello spazio."

ACCIAIO ARTE ARCHITET TURA

adeguate alle esigenze dei singoli edifici, in termini non solo di funzionalità ma anche di gusto estetico in relazione al contesto architettonico. La pigrizia progettuale ha sottratto attenzione al crescente sviluppo tecnologico della produzione dei profili d'acciaio, che diventa il materiale "più intelligente" per la fabbricazione di serramenti che guardano al terzo millennio. Risolta efficacemente la questione corrosione (con zincatura a caldo o a freddo Sendzimir), le nuove tecnologie hanno consentito la realizzazione di tubolari in acciaio con portaguarnizione, di innumerevoli forme e dimensioni per ogni necessità tecnico-stilistica. L'acciaio restituisce così al serramento il suo ruolo nobile: co-protagonista efficiente nella scena architettonica. Solo una cocciuta miopia culturale può renderci insensibili alle più innovative possibilità costruttive per porte, finestre, facciate continue, verande, tetti; possibilità offerteci dall'impiego dei migliori profili d'acciaio da anni presenti sul mercato Europeo (particolarmente presenti nel nord), poiché l'acciaio è l'unico materiale che consente di realizzare elementi di dimensioni essenziali, senza dover rinunciare ad un profilo robusto, resistente al fuoco, con elevata tenuta idro-termica, in grado di garantire alti livelli di prestazioni pratico-funzionali anche in situazioni di stress continuo. L'acciaio è un materiale "vivo", si plasma con il fuoco e l'arte dell'uomo, si trasforma, si salda, si curva; la sua forza epica gli dona elegante leggerezza fornendoci comunque rassicurante protezione. La sua pelle accoglie ogni trattamento, superficiale (fondi e vernici) o radicato (zincature a caldo o a freddo, galvaniche) ed è affascinante la sua nudità quando interagisce con l'atmosfera, quando acquista i variati cromatismi della terra. Quella che volgarmente chiamiamo ruggine, per le leghe d'acciaio della nuova generazione sono dei lievi veli superficiali dal piacevole aspetto naturale. L'acciaio è una materia che vive in perenne armonia con l'ambiente e la storia. "A Acciaio Arte Architettura" si propone di dare un contributo alla diffusione della cultura dell'acciaio nel nostro paese, facendo emergere attraverso l'analisi di opere compiute o progettate -nell'arte e nell'architettura in generale, a livello di infissi e serramenti in particolare- le potenzialità espressive e realizzative di questo materiale.

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Esigenze diverse di natura sociale, funzionale, estetica si sono sviluppate nel tempo a partire da una forma di architettura primordiale, rispondente ad un elementare bisogno di riparo. Nell'evoluzione verso costruzioni sempre più strutturate, gli accessi mobili -le porte concepite per il transito, e le finestre per il passaggio di aria e luce- si sono adeguati al bisogno e al gusto di differenti contesti storico-sociali, e alle diverse destinazioni d'uso degli edifici. Il crescente bisogno di efficienza funzionale ha determinato una continua sperimentazione di materiali e tecniche di lavorazione per la produzione degli infissi. Grazie a queste innovazioni anche il concetto di serramento si è evoluto: i serramenti, parte integrante dell'organismo architettonico cui si riferiscono, rappresentano le strutture che rendono uno spazio chiuso accessibile e perciò stesso vivibile. Linea di confine e luogo di scambio tra questo spazio e l'ambiente circostante, la città, la natura, essi costituiscono l'elemento di passaggio, simbolo di apertura e accoglienza, e al contempo di chiusura, di accesso riservato. Due anime quindi: quella stilistico-culturale e quella tecnico-funzionale. La materia prima impiegata per la produzione dei serramenti determina la natura di queste due "anime" e l'acciaio, materia nobile di cui noi ci occupiamo, ha avuto in questo un ruolo principe. La sua prima reale valorizzazione è da attribuirsi al Razionalismo Italiano, ma anche al Bauhaus e alla scuola legata a Le Corbusier. Era la prima metà del secolo e l'acciaio andava sostituendosi al legno, proponendosi come veicolo ottimale per ottenere pulizia formale e leggerezza estetica, facendosi apprezzare per le sue caratteristiche di resistenza, elasticità e resistenza al fuoco. Tra gli anni 60 e 70 la ricerca dei nuovi materiali ha individuato nell'alluminio "il nuovo materiale", impiegato nei settori più svariati. Grazie alla sua caratteristica di poter essere estruso, l'alluminio ha trovato largo impiego anche nel campo della serramentistica. I profili in alluminio certamente non soddisfacevano rigorose esigenze estetiche, ma offrivano il vantaggio di risolvere problemi pratico-funzionali, grazie al buon livello di ermeticità conferito dalle guarnizioni ospitate al loro interno. Questo materiale per una sorta di moda del momento, nel nostro paese ha finito per monopolizzare l'offerta di profili per serramenti metallici e atrofizzare il gusto creativo. In un circolo vizioso infatti la moda dell'alluminio ha portato a dimenticare il ruolo stilisticoculturale del serramento, il suo linguaggio architettonico. Le luci vengono vissute come un vuoto, per cui si trascura la necessità di individuare le soluzioni più

Carlo Scarpa "Ero interessato ad esplorare la relazione con il mondo esterno attraverso le aperture e l'organizzazione interna dello spazio."

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adeguate alle esigenze dei singoli edifici, in termini non solo di funzionalità ma anche di gusto estetico in relazione al contesto architettonico. La pigrizia progettuale ha sottratto attenzione al crescente sviluppo tecnologico della produzione dei profili d'acciaio, che diventa il materiale "più intelligente" per la fabbricazione di serramenti che guardano al terzo millennio. Risolta efficacemente la questione corrosione (con zincatura a caldo o a freddo Sendzimir), le nuove tecnologie hanno consentito la realizzazione di tubolari in acciaio con portaguarnizione, di innumerevoli forme e dimensioni per ogni necessità tecnico-stilistica. L'acciaio restituisce così al serramento il suo ruolo nobile: co-protagonista efficiente nella scena architettonica. Solo una cocciuta miopia culturale può renderci insensibili alle più innovative possibilità costruttive per porte, finestre, facciate continue, verande, tetti; possibilità offerteci dall'impiego dei migliori profili d'acciaio da anni presenti sul mercato Europeo (particolarmente presenti nel nord), poiché l'acciaio è l'unico materiale che consente di realizzare elementi di dimensioni essenziali, senza dover rinunciare ad un profilo robusto, resistente al fuoco, con elevata tenuta idro-termica, in grado di garantire alti livelli di prestazioni pratico-funzionali anche in situazioni di stress continuo. L'acciaio è un materiale "vivo", si plasma con il fuoco e l'arte dell'uomo, si trasforma, si salda, si curva; la sua forza epica gli dona elegante leggerezza fornendoci comunque rassicurante protezione. La sua pelle accoglie ogni trattamento, superficiale (fondi e vernici) o radicato (zincature a caldo o a freddo, galvaniche) ed è affascinante la sua nudità quando interagisce con l'atmosfera, quando acquista i variati cromatismi della terra. Quella che volgarmente chiamiamo ruggine, per le leghe d'acciaio della nuova generazione sono dei lievi veli superficiali dal piacevole aspetto naturale. L'acciaio è una materia che vive in perenne armonia con l'ambiente e la storia. "A Acciaio Arte Architettura" si propone di dare un contributo alla diffusione della cultura dell'acciaio nel nostro paese, facendo emergere attraverso l'analisi di opere compiute o progettate -nell'arte e nell'architettura in generale, a livello di infissi e serramenti in particolare- le potenzialità espressive e realizzative di questo materiale.


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FACCIATE E TETTI

INOX 15/10

PALLADIO 20/10

Nuove tecnologie produttive (certificate ISO 9002) consentono la fabbricazione di profili tubolari d’acciaio di 2 millimetri di spessore, dotati di speciale cava studiata per alloggiare guarnizioni che garantiscono assoluta ermeticità.

SISTEMI INNOVATIVI PER SERRAMENTI IN ACCIAIO S I N T E S I D E L L E CA R AT T E R I ST I C H E :

TAGLIAFUOCO

TAGLIOTERMICO

Zincatura Sendzimir (per profili 20/10) Alta resistenza all’effrazione Indeformabilità e durata Alloggiamento di ampie vetrature con ingombri minimi (da 20 a 70 mm) Ermeticità grazie al portaguarnizione Eccellente resistenza al fuoco e al calore Ampia gamma di misure e prodotti Adeguata e robusta accessoristica Servizio di calandratura

CERTIFICAZIONE DI GARANZIA ALLEGATA AI PROFILI PALLADIO 20/10

TRADING & E NG IN E E R ING SISTEMI PER LA COSTRUZIONE DI SERRAMENTI IN ACCIAIO

Via A. Boito, 25 31048 S. Biagio di Callalta (TV) ITALY tel. 0422 895182 r.a. fax 0422 796498 w w w. p a l l a d i o t ra d i n g . c o m


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sommario

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NUMERO 1 05/99 periodico TECNICO PROFESSIONALE. Spedizione in abbonamento postale - 45% pubblicità art. 2 comma 20/b legge 662/96 filiale di Treviso

Acciaio Arte Architettura

prezzo al pubblico lire 15.000

Punto di Vista sull’acciaio in edilizia.

anima d’a c c i a i o

In copertina: stilizzazione grafica dello studio di progettazione Meinhard von Gerkan & Partner ad Amburgo

C o n v e n t o, c a r c e r e , Università di Architettura 06

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Antichi spazi per una nuova sede universitaria

Una cornice sul porto 16

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Lo studio di progettazione Meinhard von Gerkan & Partner ad Amburgo

Inter vista ai fratelli Zanon

Fa c c i a t e Il restauro del moderno

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L’intervento di restauro delle faccaite in acciaio delle Officine Fagus

Un guscio d'acciaio per la fabbrica del futuro

Inter vista a Nicola Carrino

Un nuovo “Palazzo” per il cinema

I “dirigibili” del lago


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Convento, carcere, Università di A Antichi spazi per una nuova sede universitaria

d i Ro s s e l l a A s c i o n e

Progettista: Prof. Arch. Roberto Maestro Committente: Università degli Studi di Firenze Oggetto di intervento: restauro della nuova sede dell'Università di Architettura di Firenze Località: Firenze Periodo di realizzazione: 1993-1998 Direzione Lavori: Arch. Giancarlo Rossi Impresa esecutrice: Coop. Muratori Sterratori e Affini s.r.l. Montecatini Terme (PT) Direzione di cantiere: Ing. Emanuele Natalini Ufficio Tecnico C.M.S.A.

Un nuovo dipartimento dell'Università di Architettura d i Fi r e n z e h a t r o v a t o s e d e all'interno del centro storico fiorentino in un'animata zona prospiciente l'ottocentesca struttura del Mercato Centrale d i S a n L o r e n z o, s u g g e s t i v a opera in vetro e acciaio di Giuseppe Mengoni (1874). La nuova sede è stata ricavata all'interno del complesso storico di Santa Verdiana che comprendeva parte di un ex convento e spazi una volta adibiti a carcere femminile. Ed è proprio questa commistione tra spazi liberi e di scambio (l'ambito pulsante di vita e contrattazioni tipico del mercato), luoghi meditativi (il convento) e spazi costrittivi (il carcere) ad essere uno degli elementi generatori del progetto. Nell'intervento di restauro e riprogettazione degli spazi vi era la necessità funzionale di definire nuove spazialità di libertà all'interno di luoghi caratterizzati da fuoriscala e spazi drammaticamente oppressivi che rispondevano alle esigenze di massimo controllo anche da un punto di vista modulare: un passo costruttivo da settanta centimetri e celle modulari da quattro metri per due. Le differenti destinazioni d'uso hanno comportato una radicale trasformazione degli edifici che, pur mantenendo inalterato l'assetto planivolumetrico originario, sono stati parzialmente demoliti - eliminando le partizioni


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Uno scorcio sull'antico chiostro conventuale dalla grande aula al terzo livello. Gli infissi realizzati con profili in acciaio zincato consentono di ridurre la sezione del profilo a vantaggio della parte libera vetrata. Sezione trasversale complessiva.


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interne sia verticali che orizzontali - e ricostruiti - inserendo all'interno degli involucri murari strutture antisismiche in c.a., nuovi orizzontamenti, coperture in c.a. o in acciaio. Gli interventi di restauro sono stati calibrati a seconda delle specifiche condizioni delle strutture murarie da consolidare: caratteristiche di tessitura muraria, materiali e condizioni di degrado diversissime, pur operando in un ambito relativamente circoscritto, hanno portato all'impiego mirato di una gamma differenziata di interventi, non ultimo l'impiego delle fibre rinforzate in carbonio per l'intervento delle volte al piano superiore. E' indubbio che l'acciaio - qui impiegato nella struttura della galleria espositiva, nella realizzazione delle capriate di copertura, negli infissi e nella scala esterna di sicurezza - permette quella immediata leggibilità e riconoscibilità dell'elemento "nuovo ed aggiunto" rispetto alla struttura originaria, un aspetto cruciale che il progettista, nel corso della breve intervista, sottolinea utilizzando l'espressione: "acciaio come capacità di essere

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un'altra cosa" rispetto al contesto su cui si va ad operare. La scelta di intervento ha portato alla messa in opera di infissi con profili in acciaio zincato e verniciato, questo al fine di garantire la sicurezza, la resistenza e di enfatizzare la specchiatura libera del vetro limitando la sezione della cornice (originariamente gli infissi erano in legno con inferriata di protezione esterna). Con questa soluzione si prevedono costi manutentivi notevolmente ridotti, semplicità d'uso e un ottimo controllo dei parametri microclimatici interni. L'immagine che se ne ricava è quella di esili cornici, leggere ed al contempo strutturali, che incorniciano elegantemente straordinarie vedute sui tetti di Firenze. Nel progetto di restauro sono stati conservati degli esempi di finestre "a bocca di lupo", tipiche del modello penitenziale definito "Philadelpia" e brevetta-

In alto: finestra con profilo in acciaio zincato con portaguarnizione, a doppia apertura tipo vasistas e specchiature laterali fisse (primo livello: Piano Terra). Dettagli costruttivi del serramento. A destra: facciata ovest del cortile interno di accesso. Ogni livello è caratterizzato da una tipologia specifica di serramento.


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Vista dal cortile di accesso secondario.


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Foto grande: vista esterna. Foto piccola: vista interna. Dettagli costruttivi del serramento.


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Sotto: navata centrale della struttura dell'ex carcere. A destra: diaframma interno con struttura in vetro ed acciaio.

La struttura del Mercato Centrale di San Lorenzo in Piazza Ghiberti (Giuseppe Mengoni 1874) vista attraverso una finestra lunettata realizzata con profilo tubolare d'acciaio calandrato di ridotto spessore.

to negli Stati Uniti per la realizzazione di carceri di assoluto isolamento dei detenuti. Si tratta di un sistema per impedire l'affaccio diretto verso l'esterno del detenuto ed al contempo assicurare una corretta illuminazione della cella e l'espulsione dell'acqua piovana che poteva infiltrarsi. Anche in questo caso, l'utilizzo dell'acciaio per i profili del serramento ha consentito di valorizzare la già esigua superifcie vetrabile di questa tipologia di finestra, per raggiungere una sufficiente illuminazione degli spazi interni. Lo spazio una volta adibito a cortile interno per l'ora d'aria delle detenute è stato pensato come una sorta di galleria per esposizioni. Il problema della copertura di tale ambito si è manifestato in tutta la sua complessità solo in fase cantieristica: da un'ipotesi di predisposizione di una leggera copertura metallica si è passati a dover valutare - per ragioni di sicurezza sismica - la progettazione di una struttura in acciaio completamente svincolata dalla scatola muraria originaria. Il processo produttivo cantieristico, di cui si sottolinea la caratteristica di profonda trasformazione della tipologia ediliza, è stato industrializzato nonostante la presenza di vincoli alla piena operatività quali la delicatezza e la complessità dell'intervento, l'assenza di spazi disponibili per le aree di cantiere (dato che il progetto prevedeva la saturazione dell'area disponibile) ed infine le limitazioni connesse al sito, visto che il complesso edilizio si trova nel centro storico di Firenze, in prossimità di Piazza Ghiberti, sede di uno dei mercati più antichi.


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Per la vostra pubblicitĂ su questa rivista telef


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elefonate alla nostra redazione al numero 0422 49 10 21.


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Una cornice sul porto Lo studio di progettazione Meinhard von Gerkan & Partner ad Amburgo

di Marina Cescon

Progettista: Studio Meinhard von Gerkan & Partner Oggetto di intervento: riqualificazione ambito lungo il margine dell'area portuale LocalitĂ : Amburgo, Elbchaussee 139 Periodo di realizzazione: 1986-1990


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Dipartimento per l'Edilizia, fu quella di realizzare un edificio che per forma e funzione rappresentasse una "soluzione eccezionale" rispetto all'uniformità delle costruzioni che caratterizzavano il sito. Gli elementi maggiormente connotanti il complesso dovevano essere preservati, tra questi: gli spazi di interrelazione, l'edificio a torre ed il lungo muro di confine dell'area di intervento. Per decenni tale zona era stata adibita a mercato rionale, connotando specificatamente quest'ambito lungo il margine dell'area portuale.

Una suggestiva zona della città di Amburgo a ridosso dell'area portuale sul fiume Elba ospita lo studio di progettazione degli architetti Meinhard von Gerkan & Partner. Si tratta di un complesso comprendente un padiglione con una struttura a torre di piccole dimensioni. Il sito una volta era occupato da un insieme di strutture commerciali ad un piano, disposte in fila. Queste ultime dividevano l'area in due porzioni: un'anonima area a parcheggio fiancheggiante la strada principale di accesso ed una terrazza belvedere sul fiume. Per anni gli uffici dello studio di progettazione von Gerkan & Partner avevano trovato sede in un altro distretto della città di Amburgo. In seguito ad una variazione della destinazione d'uso del comparto urbano interessato, avevano dovuto abbandonare la vecchia sede che ricadeva in un'area a vocazione puramente residenziale. I progettisti della von Gerkan & Partner colsero quest'occasione di cambiamento come una sorta di sfida, proponendo una preliminare indagine al fine di valutare la fattibilità nella scelta di questo complesso di edifici che si trovava in condizioni critiche e prossime alla vendita. L'obiettivo era quello di trovare una soluzione progettuale che avrebbe testimoniato la ricerca di conciliare l'attività di riqualificazione con le istanze finalizzate a soddisfare nuovi bisogni sociali. L'idea-guida, presentata al locale

La finalità era quella di sperimentare una possibile soluzione diversa: strutturare uno spazio al contempo pubblico e privato. Analizzando l'andamento scosceso del sito, le auto hanno trovato collocazione su un piano non direttamente visibile, al di sotto della strada. Al livello superiore, caratterizzato da un'ampia vista sul fiume e sulla zona portuale, trova collocazione una vasta zona libera, accessibile a chiunque sia interessato ad ammirare il panorama.

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A sinistra: veduta del bacino portuale di Amburgo attraverso la struttura in acciaio della passerella pedonale. Sotto: ingresso principale al complesso. Nella pagina seguente: sviluppo longitudinale complessivo della rampa di accesso al livello principale. Sullo sfondo la struttura a torre con le ampie vetrate in acciaio zincato.


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ancoraggio cavo di trazione

parapetto con piatti in acciaio (40 x 8 mm)

elemento di appoggio in calcestruzzo

sistema di tiranti in acciaio

Sopra: vista notturna dalla rampa di accesso. Sotto: l'ampio panorama dalla sala conferenze e il punto di partenza della scala interna che si articola lungo tutto lo sviluppo della torre. Le partizioni interne sono realizzate in vetro e acciaio con profili di ridotte sezioni. A destra: vista notturna del complesso. Sotto a destra: lo studio di progettazione von Gerkan & Partner. L'acciaio è presente nella struttura portante, nel sistema di copertura e nella scelta dei profili per i serramenti.

All'entrata di tale spazio aperto, attraverso una struttura in acciaio - una sorta di "soglia" che come una cornice inquadra una porzione di vista sul porto - il fruitore percorre una rampa che è supportata dalla struttura stessa e che consente, estendendosi lungo il naturale declivio, un rapporto diretto con il corso d'acqua. A circa metà del suo sviluppo, la rampa si piega a 180° ed il percorso si dirige verso la costruzione stessa, conducendo direttamente all'entrata del ristorante. Quest'ultimo si sviluppa su un piano semicircolare, affacciato verso la riva del fiume, riprendendo una forma tipica dell'architettura delle navi. Frontalmente si estende l'ampia terrazza. Gli spazi adibiti ad ufficio per lo studio di architettura sono collocati sul ponte sovrastante. Spostandosi ai livelli superiori, proprio

come per i ponti di una nave, si trova una serie di piani a pianta circolare che man mano arretrano, un chiaro rimando alla figura della torre di vedetta. Al centro la scala a chiocciola dà accesso alla sala conferenze da cui si ammira un panorama a 360° sul porto. L'edificio assomiglia ad una lunga nave (50 metri di lunghezza), ormeggiata ad angolo retto rispetto alla direzione della corrente del fiume, costeggiante il muro perimetrale ed avente come punto fisso - una sorta di "punto d'attracco"- la torre. Ed è proprio il tema ricorrente dell'architettura navale a suggerire l'impiego dell'acciaio per la realizzazione di tutte le strutture sia principali che secondarie; l'uso dei sottili profili in acciaio zincato ha permesso la realizzazione di grandi


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Planimetria del complesso

vetrate con ampie luci libere - ad esempio il nastro di finestre delle sale ai livelli superiori della "torre di vedetta"- senza per questo porre in secondo piano gli aspetti di resistenza strutturale, di esigenze manutentive ridotte e - visto l'ambito portuale di inserimento - di sicurezza. Inoltre tale scelta di impiego è motivata dal fatto che un serramento in acciaio zincato ha un ottimo comportamento resistivo nei riguardi della corrosione, questione rilevante soprattutto in ambiti prossimi ad ambienti marini. Il piano superiore dell'edificio principale è adibito a vasto spazio per le attività di progettazione e di disegno. L'insieme costituito dalla copertura curva e dalla struttura in acciaio portante conferisce unità all'intero ambiente. I percorsi scoperti di accesso sono stati pensati come ponti di una nave. La struttura esterna con frangisole sottolinea i contorni e al contempo articola la forma volumetrica. I lucernari, progettati con elementi in vetro-mattone, sono collocati allo stesso piano del grande terrazzo, permettendo così di illuminare il garage sotterraneo. Di notte, la luce artificiale proveniente

dal garage sottostante, in combinazione con i quattro lampioni, crea una particolare suggestione visiva. L'unico tocco di colore è fornito dai lampioni, dalle travi a vista della struttura di ingresso al garage e dalla rossa bandiera che testimonia la presenza degli occupanti. Sul lato opposto si trova la residenza von Gerkan, caratterizzata da una commistione di funzioni che includono spazi prettamente residenziali, lo studio e

l'area occupata dal ristorante. La struttura - che si stacca da un basamento che si articola su buona parte del lotto - è configurata leggermente fuori asse e risulta parallela al limite est; ha dimensioni contenute, chiusa sul lato

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prospiciente la strada e completamente aperta verso il fiume. Una scala a forma ellittica, collocata centralmente all'edificio, unisce i quattro piani. La flessibilità degli ambiti interni della casa è chiaramente manifesta,

Sopra: visione d'insieme. A destra: particolare del sistema frangisole.

poiché le partizioni interne ed i piani possono essere facilmente adattati ad usi differenti. La presenza costante di legno chiaro per i pavimenti e gli accessori contribuisce a creare una nuova idea di spazialità e di naturalezza. Per quanto riguarda la sistemazione esterna del verde, l'insieme degli alberi preesistenti è stato preservato, assicurando così un accattivante gioco di texture contrastanti. Spazi lavorativi, abitativi, di ristorazione ed ambiti espositivi sono compresenti in un rapporto di simbiosi all'interno dello stesso edificio, concepito né come villa padronale, né tanto meno come immobile per uffici, ma come un vero e proprio "unicum".


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Inter vista ai fratelli Zanon di Giovanni Antonio Brunello

E n t r a r e n e l l ' o f f i c i n a Z a n o n a Ve n e z i a e p a r l a r e c o n i f r a t e l l i Fr a n c e s c o e Pa o l o d e l l a l o r o a t t i v i t à decennale di fabbri, è come entrare in un pezzo di storia. Un pezzo di storia della metallurgia ma anche dell'arte applicata, del design e dell'architettura. Dall'officina sono uscite realizzazioni c h e p o s s i a m o a m m i r a r e a l l a Fo n d a z i o n e Q u e r i n i Stampalia, al negozio Olivetti o al Museo Correr i n Pi a z z a S . M a r c o, p e r l a m a t i t a d i u n a r c h i t e t t o come Carlo Scarpa o nei musei d'arte moderna dove diverse sculture in acciaio sono state modellate dai fabbri su commessa di importanti scultori. Pe r s o n e d i r a r a m o d e s t i a e a r t i g i a n i d i g r a n d i s s i m o t a l e n t o, Fr a n c e s c o e Pa o l o Z a n o n c i p a r l a n o in questo numero di "Acciaio-Arte-Architettura" della loro attività.

A sinistra: i fratelli Francesco e Paolo Zanon. A fianco: un ingresso sul canale della Fondazione Querini Stampalia. Pagina a destra: Francesco Zanon all’opera su una scultura di Zennaro (1980).


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D. Comunemente si parla di ferro o di acciaio, ma quali sono realmente le leghe più usate nell'officina Zanon ed in quali tipi di lavoro? R. Per la carpenteria leggera e pesante si usa quello che in gergo è chiamato ferro o acciaio. Nei casi dove è richiesto l'acciaio inossidabile utilizziamo il tipo "306" e il "316". Qualche volta anche l'acciaio cor-ten. Il problema con quest'ultimo è la difficile reperibilità nelle nostre zone. Il fornitore più interessante per noi si trova a Bologna e per lavori di budget contenuto si ha una sproporzionata incidenza dei trasporti. Comunque, molto dipende dalla volontà del progettista e dal cliente finale. Abbiamo anche lavorato con materiali relativamente costosi, per arredamenti di una certa complessità, "esportandoli" all'estero, a Parigi, Londra e anche in America.

Sopra: Francesco Zanon con disegni originali di lavoro di Carlo Scarpa. Sotto: Carlo Scarpa.

D. Come ha inizio l'attività dell'officina Zanon? R. Nostro padre lavorava il ferro come dipendente; al decesso del principale i figli, che svolgevano un'altra attività, gli chiesero se avesse voluto continuare lui con l'officina; egli accettò e così diventò artigiano in proprio. Era il 1945. D. Qual è stato il principale insegnamento di vostro padre? R. L'onestà prima di tutto. E poi, per lui era molto importante saper ascoltare il cliente, saper essere flessibili, nel senso di arrivare a punti d'accordo che soddisfacessero le richieste del cliente e le possibilità di esecuzione. Anche perché sono pochi i lavori che non hanno bisogno di essere discussi. Ci ha insegnato anche a lavorare tanto, a non guardare l'orologio. Bisogna pensare che erano altri tempi e noi fratelli avevamo 15, 16 anni. Si lavorava dal lunedì al sabato fino alle 8 di sera ed in certi periodi anche dopo cena e alla domenica mattina. E poi, stando accanto a lui, imparammo il "mestiere", i segreti del lavoro.


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A sinistra: particolare del portone d’ingresso del negozio Olivetti in P.zza San Marco a Venezia. In basso: pezzi speciali per la Tomba Brion - San Vito di Altivole (Treviso) 1969. Sotto: particolare di inferriata e prospetto del ponte di accesso alla Querini Stampalia.

D. È possibile, secondo voi, un approccio per così dire "creativo" cioè non convenzionale con il ferro-acciaio da parte di un progettista ? R. Certo! Per farle un esempio, oltre che con il Professor Scarpa e altri architetti con i quali abbiamo fatto delle realizzazioni particolari, abbiamo lavorato anche per gli scultori, tra i quali ricordiamo per esempio il maestro Giorgio Zennaro che ha usato molto l'acciaio inossidabile. Le forme astratte delle sue sculture potevano inizialmente scoraggiare un approccio con l'acciaio, ma si trattava solo di capire quale poteva essere la via migliore e la lega più adatta per la realizzazione. L'acciaio si presta a molte soluzioni. Contrariamente a quello che si può pensare è un materiale che offre molte possibilità.

D. In un rapporto di lavoro con un architetto quali sono generalmente i momenti di "discussione" e i momenti d'intesa? R. Molto dipende dalla capacità dell'architetto o di un comune committente di trasferirci l'idea che ha del lavoro da svolgere. In questa fase il disegno ha una importanza fondamentale. Ci sono progettisti più o meno bravi nel saper trasferire i concetti nel disegno, ma questo è anche legato alla sensibilità individuale. Bisogna dire inoltre che pur

riscontrando una buona abilità nei professionisti più giovani, un tempo c'era un modo di disegnare che veniva dalla "scuola". Per esempio il Professor Scarpa era un abilissimo disegnatore e sapeva trasferire le idee su carta usando la matita quasi come un pennello. Il disegno a volte non era necessariamente tecnico ma l'informazione e la suggestione che dava ci metteva subito in sintonia sul da farsi. A volte, per approfondire questioni complesse, disegnava sul primo pezzo di carta che trovava: con pochi schizzi, due prospettive a mano libera, rendeva subito chiaro il problema. Di questa "scuola" ricordiamo anche

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architetti più giovani del Professore come Pastor, Los, Franzoi o Davanzo, professionisti con alcuni dei quali ancora oggi operiamo. D. La struttura delle aziende artigiane nel corso degli ultimi decenni si è organizzata in un senso più ottimizzato rispetto ai tempi ed ai costi del lavoro. Ma c'è ancora spazio per il dialogo, tempo per riflettere attorno all'opera? R. E' vero che un po' tutte le fasi del lavoro si sono velocizzate e che i costi e le normative sono aumentati, ma senz'altro c'è ancora posto per la discussione. Solo la reciproca stima delle competenze e la collaborazione possono portare alla qualità l'opera finita. D. Come vedete il prossimo futuro? La metallurgia avrà sempre un posto di rilievo nella vita di tutti i giorni? R. Sicuramente sì. Il ferro si è sempre usato ed è presente nella vita di tutti i giorni. Il cancello e la scala nel civile e la carpenteria nel produttivo ci saranno sempre. Forse prenderà sempre più piede l'acciaio inossidabile. Costa di più all'inizio ma non richiede le manutenzioni nel tempo, soprattutto a Venezia. Per esempio, un cancello d'accesso ad una abitazione o ad un palazzo in canale, se è in ferro, dopo 45 anni richiede una manutenzione anche se è stato zincato; e così ogni 56 anni. Il costo di queste manutenzioni fa pensare che in futuro, per le opere esterne, si andrà sugli acciai inossidabili. Comunque il ferro in generale avrà sempre il suo posto nel futuro, per la sua resistenza e lavorabilità. D. A proposito di resistenza e lavorabilità, voi avete eseguito diversi cancelli per Carlo Scarpa, mi riferisco per esempio al cancello del negozio Olivetti dove sono state utilizzate lame intrecciate. Qual è l'origine di quel disegno intrecciato? R. Prima di tutto la volontà del Professore che aveva concepito il disegno, e poi l'utilizzo di una lamina da 2 millimetri in ferro cotto che veniva fornita a rotolo e che serviva per rinforzare le ceste in vimini.

Fu una buona idea iniziale che poi il Professore elaborò ulteriormente fissando le parti intrecciate con un sistema di ribattini. C'è da dire che una volta non c'erano i macchinari di adesso e allora si cercavano soluzioni anche mettendo in moto la fantasia. D. Quanto influirono le nuove attrezzature sugli orientamenti progettuali? R. Con l'acquisto di nuove macchine si ampliarono le possibilità di esecuzione tant'è che il Professore appena vide il seghetto nuovo lo usò subito per le putrelle del palco al Padiglione Italia alla Biennale. Fu un lavoro arduo ma molto alleggerito dalle nuove attrezzature. Per i lavori al negozio Olivetti, invece, avevamo a disposizione il tornio a motore ma ci mancavano la fresatrice e il seghetto e quindi molto veniva dal lavoro a mano. In diversi casi ci veniva in aiuto la fusione come per i pezzi speciali per la tomba Brion ad Altivole. D. Quanti anni durò la collaborazione con Carlo Scarpa? R. Il primo lavoro con il Professore risale al 1954. La collaborazione continuò poi nel corso degli anni, fino alla sua morte. Dunque durò circa 25 anni. D. Ci sono architetti della nuova generazione che vi impegnano in lavori di particolare interesse? R. Si, fortunatamente ci sono bravi progettisti che lavorano con passione e con i quali si collabora molto bene. E quando ci sono nuovi stimoli, si sa, il lavoro più complesso diventa una nuova scommessa. D. E i giovani fabbri? Si può ben sperare nelle nuove generazioni? R. Come sappiamo, i giovani in generale, si orientano verso attività, come dire, più "comode". Ma speriamo che si accostino a questo lavoro perché può sembrare impegnativo e faticoso ma in realtà dà molto spazio alla capacità individuale ed è fonte di molte soddisfazioni.


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Foto: Francesco Zanon e lo scultore Zennaro con “l’abbraccio” (1980).

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facc facciate

La trasparenza, la luminosità e la leggerezza delle facciate in vetro sono fattori che sono garantiti solo se si utilizzano profili in acciaio. L'ottima stabilità e staticità, l'alto momento d'iner zia, la rigidità abbinata ad un'elevata duttilità sono, infatti, proprietà che f a n n o d e l l ' a c c i a i o, s e c o n d o i l g i u d i z i o unanime di architetti ed ingegneri, il materiale ideale per la realizzazione di grandi super fici vetrate.


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c i a te Per poter offrire ai progettisti grandi libertà compositive e distributive, i profili per la produzione di facciate continue, tetti e verande, devono essere in grado di rispondere alle più alte esigenze di flessibilità, di lavorazione e di durata. Se si vogliono diradare le strutture portanti e realizzare così grandi luci libere, sono indispensabili profili di dimensioni ridotte, che garantiscano tuttavia valori ottimali di resistenza meccanica ed un elevato grado di stabilità del serramento.

Gli elementi strutturali per facciate del sistema STABALUX proposto dalla Palladio Trading che qui presentiamo possono soddisfare simili richieste, grazie all'offerta di profili di varie forme e dimensioni (sistema 50 e sistema 60), anche autoportanti fino a 5 mm di spessore.

Il sistema facciata in vetro-acciaio riduce l'ingombro visibile del montante e del traverso fino ad un valore pari al 2% dell'intera superficie della facciata, permettendo la realizzazione di ampie zone libere e riducendo considerevolmente i pesi della struttura in elevazione.


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I moderni sistemi modulari rendono possibili numerose soluzioni compositive anche complesse. Grazie agli alti momenti d'inerzia garantiti dai profili in acciaio del sistema STABALUX, è possibile ridurre al minimo la presenza dei montanti ottenendo così una maglia costruttiva molto rada e conseguentemente una notevole riduzione dei costi sia per quanto riguarda i materiali che la manodopera. Gli elementi portanti sono dei profili tubolari ricavati da profilatura a freddo di nastro di lamiera zincata Sendzimir su entrambi i lati, che garantisce una elevatissima resistenza alla corrosione.

presentano in differenti forme e colori, con avvitamento visibile e non visibile. I listelli con avvitamento non visibile sono corredati da appositi listelli di fissaggio.

Per ovviare al problema della presenza di acqua di condensa e di eventuale infiltrazione nelle superfici vetrate, i profili devono essere dotati di dispositivi di aerazione e di drenaggio, che permettano anche la compensazione della pressione del vapore.

I profili montanti sono disponibili in numerose forme e dimensioni, combinabili tra loro (tramite saldatura o avvitamento) e con i listelli di copertura, di cui si ha ampia scelta in

quanto a materiale e forma. Traversi e listelli possono essere impiegati con vetri o pannelli particolari, di qualsiasi spessore e caratteristica costruttiva. La duttilità del sistema STABALUX rende facile l'eventuale inserimento di porte e finestre anche taglio termico o tagliafuoco nella struttura principale. Progettisti e costruttori possono scegliere tra una pluralità di listelli di copertura esterna. Nella larghezza da 50 mm così come in quella da 60 mm, i listelli sono disponibili in diversi materiali: acciaio inox, acciaio zincato, alluminio e PVC e si

Il sistema per facciate, tetti e verande proposto da Palladio Trading risponde alle più esigenti richieste, assicurando un alto grado di resistenza all'umidità -intesa come protezione sia dalla pioggia che dalla formazione di rugiada nella superficie vetrata- e alle perdite di calore (classe 1 del DIN 18055 DIN 4108). Il sistema di guarnizioni per le facciate in vetro si compone di una guarnizione interna ed esterna livellata con uno spazio di scanalatura, realizzato con una geometria tale da facilitare l'immediato convogliamento e la rimozione dell'acqua di rugiada superficiale.

Collaudo della permeabilità all’aria, ermeticità alla pioggia battente e comportamento sotto carico di vento (verbale di collaudo n° 10514957, Istituto per la tecnica della finestra, Rosenheim).


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ZINCATURA SENDZIMIR Il processo di zincatura dell'acciaio in nastro continuo, tramite immersione nello zinco in fusione, trae il nome da un procedimento messo a punto negli Stati Uniti nel 1936 dal polacco Tadeusz Sendzimir. La zincatura Sendzimir, seguita da una cromatazione incolore, è, comparato agli altri metodi di zincatura, il migliore sistema di trattamento dell'acciaio.

Listello di copertura esterno in alluminio Listello inferiore in alluminio Guarnizione esterna

La zincatura Sendzimir evita : - durante la saldatura, l'aspirazione di vapori tossici dovuti agli strati di zinco depositati - gli inconvenienti riscontrati nella verniciatura finale, causati dalla rugosità superficiale conseguente alla zincatura a caldo - le difficoltà verificate nell'inserimento di guarnizioni e accessori, dovute al rischio di ammassi di zinco mal distribuito - la formazione di ruggine causata dalle infiltrazioni di acido cloridrico - il raddrizzamento dei profili deformati dalle escursioni termiche durante l'entrata e l'uscita nel bagno di zinco - il ritocco delle saldature divenute particolarmente visibili dopo il processo di zincatura - l'obbligo di creare delle aperture nei profili tubolari per assicurare l'uscita dell'aria e l'evacuazione dello zinco - la ruggine che deteriora rapidamente le superfici interne aggredite dall'acido cloridrico

Guarnizione interna

Tubolare in acciaio zincato con scanalatura

La zincatura Sendzimir offre in più : - una lamiera perfettamente lucida di alta qualità - delle saldature semplici da realizzare - le facce interne ed esterne zincate in modo identico ed integralmente protette - una cromatazione incolore che elimina i rischi di solfatazione dello zinco - un'ottimale verniciatura della superficie attraverso laccaggio e termolaccaggio - una finitura realizzata con un solo strato utilizzando delle vernici apposite

L'alta tecnologia realizzativa dei suoi prodotti da un lato, la rapidità della messa in opera, la durata nel tempo e la facilità di manutenzione dall'altro, hanno consentito al sistema STABALUX proposto della Palladio Trading di ottenere l'omologazione tedesca.

Versatilità e robustezza, resistenza alla rottura e allo scasso, durata nel tempo, tenuta agli agenti atmosferici, isolamento termico e acustico, semplicità d'inserimento e di sostituzione delle guarnizioni: sono le essenziali prerogative che caratterizzano il sistema Facciate Palladio Trading, che assicura una pronta e facile reperibilità dei suoi prodotti e un ottimo rapporto qualità/prezzo, tra i più competitivi nel Mercato Europeo. I ridotti interventi di manutenzione richiesti da tale sistema contribuiscono inoltre significativamente ad abbattere i costi di gestione dell'edificio.


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F A C C I AT E F O T O V O LTA I C H E Il sistema STABALUX, dispone di profili adatti a realizzare facciate fotovoltaiche -per costruzioni fino a 100 m di altezza- in una perfetta integrazione di unità funzionali-costruttive e conduttive. La facciata fotovoltaica è il risultato della ricerca che ha permesso di produrre dei profili speciali. Essi sono dotati di tutte le caratteristiche note del sistema Facciate -quali permeabilità all'aria, tenuta all'acqua, resistenza al vento, isolamento termico-acustico- e provvisti di uno spazio ispezionabile pre-

disposto per l'alloggiamento di cavi elettrici. Sono questi ultimi che assimilando l'energia solare assorbita dalle vetrate, realizzate con componenti in silicio, la convogliano alla rete elettrica interna al fabbricato. Il sistema costruttivo è dotato di collaudo della permeabilità all'aria, ermeticità alla pioggia battente e comportamento sotto carico di vento (verbale di collaudo N. 10514957 dell'Istituto per la tecnica della finestra di Rosenheim).


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SISTEMA G30 Il problema della sicurezza antincendio rappresenta un fattore di primo piano soprattutto nel contesto degli edifici pubblici. Benché in Italia non esista ancora una chiara normativa in merito alle caratteristiche di facciate e coperture in grado di resistere agli incendi, Palladio Trading proponendo il sistema G30 STABALUX, ha voluto dare comunque risposta a fondamentali esigenze di sicurezza (punto di fusione dell'acciaio: 1.200°). Il G30 STABALUX (collaudo secondo la DIN 4102, PARTE 13; immatricolazione generale accordata con numero Z - 19.14-531) è conforme all'omologazione standard, che esiste in Germania dal marzo '91, per vetrature

tagliafuoco con vetro isolante, per inclinazioni da 15° a 80°. La larghezza del profilo (60 mm) e le grandi dimensioni dei vetri (misure vetro fino a 800x2500 mm) consentono numerose tipologie di realizzazione, che possono contare su tutte le caratteristiche del sistema STABALUX. Le guarnizioni antincendio organiche e la chiusura a vite con listello d'acciaio integrato garantiscono una protezione sicura. La vetratura orizzontale può essere eseguita con guarnizione antincendio e listelli per vetratura, oppure, ed anche in questo caso il sistema è stato testato e collaudato, può essere realizzata come giuntura antincendio elastica.


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Il restauro del moderno L'intervento di restauro delle facciate in acciaio delle Officine Fagus

di Giovanni Mucelli

Progettista: Jörm Belnsen Direttore lavori: Jörm Belnsen Periodo di realizzazione: 1985-1988 (con finanziamenti regionali, statali e della UE)

Il mito della leggerezza nel Razionalismo si manifesta in particolar modo negli infissi: la sottigliezza degli elementi strutturali (profili in acciaio al limite della resistenza meccanica), la massima ampiezza degli elementi vetrati, la continuità stessa della facciata inducono un effetto di annullamento della chiusura esterna determinando un'effimera divisione tra interno ed esterno. E' il caso dell'edificio del Bauhaus a Dessau o delle ville di Mies van de Rohe, dove il ruolo del serramento sottile che esalta la superficie vetrata, consente di ottenere una ambigua alternanza di pieni e vuoti in perfetta armonia con il gioco dei volumi semplici e geometrici proprio della poetica razionalista. Tutto ciò è perfettamente riscontrabile negli edifici dello stabilimento Fagus ad Alfeld/Leine progettati da Walter Gropius e Adolf Meyer e costruiti intorno agli anni '20 su commissione di Carl Benscheld, in cui il risultato della ricerca innovativa, sia formale che tecnologica dei progettisti, è visibile soprattutto nell'uso ante litteram delle facciate in vetro e acciaio. Tali facciate, che si estendono sui tre piani (di diversa altezza) dell'edificio, sembrano costituirsi come un unico involucro vetrato anche se, in realtà, sono costituite da una serie di campate in acciaio e vetro vincolate alla struttura portante (pilastri in muratura) lungo tutto il perimetro dell'edificio. Le campate sono organizzate secondo un reticolo modulare di dimensioni variabili tra i 55 e i 59 cm di altezza, mentre in larghezza il reticolo varia tra i 110 e i 116 cm. Il modulo può costituirsi, a seconda dei casi, come telaio fisso o mobile e avere un tamponamento fisso in lamiera di acciaio. Inoltre, la combinazione dei moduli è tale da ottenere ad ogni piano 16 lastre di vetro fisse e da 2 a 4 mobili oltre a una fascia di 8 pannelli metallici in corrispondenza dei solai. Dall'analisi della tecnologia costruttiva delle facciate originarie risulta che Gropius utilizzò, in un primo momento, dei normali profilati in acciaio commerciali (tipo ferrofinestra) con sottile montante verticale portante ed ante


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Nella pagina precedente: le Officine Fagus ad Alfeld/Leine su progetto di Walter Gropius e Adolf Meyer (fotografia degli anni '20). Sotto: particolare della facciata. A destra prima dell'intervento, a sinistra la nuova vetrata (fonte: M. A. Opici, "Due storiche facciate", Aprire n. 1/92).

apribili (posizionate in base alle esigenze dei locali retrostanti) con apertura a vasistas. In seguito utilizzò invece dei profilati in acciaio speciali dotati di scanalature e angoli smussati e provvisti di traverse orizzontali portanti, mentre le aperture (poste al centro della facciata) furono scelte del tipo a bilico. Nei due momenti costruttivi, per le superfici trasparenti, fu impiegato del vetro semplice (4/6 vetro della Renania di terza qualità). Complessivamente Gropius inserì cinque diverse tipologie di facciata in acciaio che grazie all'esigua sezione dei profili davano un'immagine di leggerezza ed eleganza ma, con l'andare del tempo, proprio il sottodimensionamento dei profilati si rivelava causa principale di forti flessioni

circa 40 lastre su 856 totali. Tutto ciò venne peggiorato da fenomeni di corrosione dei profilati, così estesi da deformare i battenti delle parti apribili causando eccessive permeabilità all'acqua e all'aria nonché forti dispersioni termiche (dovute in parte anche all'uso dei vetri semplici senza isolamento) tanto da rendere problematico il comfort climatico interno, non solo in inverno. D'estate infatti il forte irraggiamento solare sulla facciata portava al raggiungimento di temperature interne superiori ai 30°C. Questa situazione rendeva necessario un urgente e delicato intervento di ristrutturazione delle facciate delle Officine Fagus dopo più di 75 anni dalla loro realizzazione. In seguito alle divergenze sui criteri di intervento tra il

(sotto l'azione di spinta del vento) delle facciate stesse, tali da raggiungere frecce di quasi 5 cm. La pressione esercitata dal vento si trasmetteva inevitabilmente alle lastre di vetro che vincolate rigidamente (senza la possibilità di muoversi anche minimamente) ai telai di acciaio mediante uno stucco molto duro all'olio di lino, non essendo in grado di assorbire la deformazione elastica della struttura metallica, si rompevano, tanto che ogni anno venivano perse

progettista incaricato, l'architetto Jörn Behnsen di Hannover, e il soprintendente, quest'ultimo, anche in considerazione delle esigenze dei proprietari che intendevano utilizzare ancora la fabbrica ma nel contempo migliorarne le condizioni di comfort interno, stabilì i punti principali a cui doveva attenersi l'intervento di restauro. "Se a causa dei loro danni, gli elementi originali delle finestre non possono venir conservati e poiché le richieste


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Foto grande: interno della sala macchine prima del restauro degli anni '80. Foto piccola: i nuovi infissi a bilico verticale (fonte: M. A. Opici, "Due storiche facciate", Aprire n. 1/92). A destra: sezione orizzontale e verticale dei nuovi telai di facciata realizzati mediante estrusi d'acciaio a taglio termico trafilati quattro volte e inserimento di vetrocamera (fonte: M. A. Opici, "Due storiche facciate", Aprire n. 1/92).

1 E. Busco Ferber, “I restauri delle Officine Fagus, Costruire in Laterizio N. 60, novembre-dicembre 1997.

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dell'utente non possono venir ignorate e costringono all'utilizzo di vetri isolanti, allora devono essere rispettate le seguenti condizioni: 1. come materiale dei telai bisogna utilizzare di nuovo l'acciaio; 2. le diverse soluzioni costruttive delle due facciate, in linea di massima, sono da riproporre; 3. all'interno ed all'esterno deve rimanere riconoscibile che alle due fasi costruttive corrispondono anche due diverse soluzioni di facciata; 4. corrispondentemente allo stato originale, bisogna rispettare dimensioni, ordine e funzioni delle varie parti della finestra; 5. il vetro da utilizzare deve avere, rispetto a trasparenza, riflettanza, valori il più possibile vicini a quelli del vetro semplice originale; si esclude il vetro colorato; 6. la verniciatura dei profili in acciaio deve essere effettuata come l'originale, con colore alla galena su minio; 7. la protezione esterna alla facciata dall'irraggiamento solare è da limitare ai sei campi al primo piano della seconda fase costruttiva, che possiede tende da sole già dal 1925 circa; 8. variazioni di dimensionamento assolutamente indispensabili sono tollerabili più all'interno, che all'esterno." 1 In relazione a ciò, l'architetto Behnsen ha elaborato successivamente cinque proposte che stabilivano, in determinati casi, la possibilità di mantenimento di alcune parti delle facciate originali: · ristrutturazione della facciata utilizzando le parti originali e vetro semplice; · ristrutturazione della facciata utilizzando profili simili a quelli originali e vetro semplice;


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· ristrutturazione della facciata utilizzando il più possibile le parti originali, o ricostruite simili all'originale e inserimento di una seconda superficie vetrata nella parte interna (vetrocamera); · rinnovo della facciata utilizzando profili esterni simili a quelli originali e profili interni di struttura adeguata, con vetri isolanti e taglio termico, posti nel telaio esterno, ma in modo diverso nella prima e seconda fase costruttiva; · rinnovo della facciata utilizzando profili esterni simili a quelli originali e profili interni di struttura adeguata, con vetri isolanti e taglio termico, posti nella cornice interna, uguali sia per la prima che per la seconda fase costruttiva. A risposta di queste cinque varianti, Behsen propose per le campate che si trovano in corrispondenza agli uffici e ai locali di lavoro (sei della parete nord-est e sei di quella a sud-est), una nuova facciata con caratteristiche termoisolanti, utilizzando per la realizzazione degli infissi dei profilati in acciaio estrusi (trafilati quattro volte) a taglio termico e vetrocamera, in modo tale da poter garantire condizioni climatiche interne accettabili e nel contempo mantenere la larghezza (molto esigua) dei profilati voluti da Gropius, rispettando così l'aspetto esterno originario della facciata. Per le altre parti che non necessitavano di particolari e costanti caratteristiche di isolamento termico, come i corpi scale o le campate dell'angolo nord-est, destinato ad ospitare attività di tipo saltuario (sale riunione, mensa ecc.), venne invece deciso di ristrutturare le facciate con vetri semplici utilizzando in larga misura i profili originali. In fine vennero installati, in una stessa campata, quattro tipi diversi di nuovi vetri (vetrocamera e monolitici) allo scopo di verificarne l'effetto colore, il grado di riflessione, la trasparenza, rispetto a quelli presenti sulla facciata originaria di Gropius. Da questo punto di vista, il vetro che si è rivelato, per le caratteristiche anzidette, il più corrispondente all'originale è stato il tipo Climaplius della Ditta tedesca Vegla, in grado di fornire un alto grado di trasparenza tale da ridurre sensibilmente l'effetto doppio vetro nel sistema a vetrocamera, con un risultato visivo del tutto simile a quello di un vetro semplice.

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Sopra: sezioni tecnologiche della facciata (originale) sporgente dal filo dell'edificio: 1-profili di attacco al parapetto; 2-profili orizzontali; 3-montante verticale; 4- profili d'angolo. A sinistra: particolare degli infissi della palazzina degli uffici amministrativi dopo il restauro.


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Un guscio d’acciaio per la fabbrica del futuro d i M i c h e l a To s a t t o

Progetto: Arch. Gianni Arnaudo Coordinamento esecutivo: Arch. R. Battuello Calcoli e progetto strutturale: Ing. G. Poetto Utilities and engineering: Gi Esse Ti S.a.S.

La progettazione del nuovo stabilimento BITRON a Grugliasco, nella cintura torinese, è stata l'occasione per concepire un'idea avanzata che rispecchia, sia nelle soluzioni architettoniche che in quelle tecnologiche, nella distribuzione degli spazi e nella scelta dei materiali, un c o n c e t t o, q u e l l o d i e d i f i c i o i n t e l l i g e n t e , c h e s i è recentemente affermato nel disegno e nella realizzazione delle più avanzate architetture industriali. La definizione francese "immotique", o americana "smart-buildings" o "intelligentbuildings", implica una complessa tecnologia. Questa si estende dagli strumenti di produzione e d i informazione ai sistemi di controllo automatizzato d e l l e u t i l i t i e s e d e g l i i m p i a n t i t e c n o l o g i c i (dal controllo sui consumi energetici alla gestione delle attrezzature, alle infrastrutture di sicurezza), s i n o a l l a d i s t r i b u z i o n e d e g l i s p a z i ser venti e di quelli ser viti.


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Foto del plastico costruito in metallo per meglio evidenziare le parti che verranno realizzate in acciaio.

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Plastico: la passerella in acciaio e cristallo collega i padiglioni destinati alla produzione alla sede direzionale operativa. Sovrapposto il particolare della sezione trasversale. In basso a sinistra: planimetria del complesso progettato interamente in acciaio inox e cristallo. In alto a destra: prospetto su corso Allamano. Evidenziati al centro i pali d’acciaio reggipensilina. Sotto: veduta del fronte.

Questi criteri informatori sono alla base del progetto realizzato da Gianni Arnaudo per una importante realtà industriale italiana che produce componenti elettronici, schede, microprocessori, nuovi motori elettrici di avanguardia di tipo Brushless, che presto costituiranno il futuro del mondo applicativo dell'elettronica, dai computers agli elettrodomestici: una felice realtà industriale estesa in tutto il mondo con numerosi stabilimenti produttivi, 5.000 addetti ed esportazioni nei cinque continenti. Il fatto più significativo, che può essere connesso ad un nuovo modello di cultura industriale, è che la proprietà ha voluto affidare all'architettura la nuova immagine di un'impresa che crea un prodotto certo non appariscente, ma quanto mai indispensabile. Ciò in perfetta sintonia con le intelligenti intuizioni del mondo industriale torinese che ha visto, in operazioni culturali come quella del Lingotto, un modo di affermare la propria identità nel vasto pianeta dell'economia. Così molti industriali si sono rivolti agli architet-

ti, chiedendo loro una sorta di complicità nell'affermazione di un valore aggiunto alla strategia di conquista di nuovi mercati. Questo valore aggiunto è l'architettura di qualità, che per un edificio industriale deve comunicare l'idea di innovazione, efficienza, dinamismo e creatività. Gianni Arnaudo ha interpretato per

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la "Bitron" queste esigenze traducendole in un complesso che sorgerà su un'area piuttosto irregolare, e si affaccerà su una delle più importanti strade di accesso a Torino. L'idea è quella di un'astronave interamente in acciaio inox e cristallo con il ponte di comando corrispondente al blocco degli uffici. In questa struttura è inserita la sala del Consiglio di Amministrazione, interamente a sbalzo su un'area verde sottostante. Dietro a questo edificio, collegati ad esso da una passerella in acciaio e cristallo, sono situati i padiglioni per la

mazioni troveranno una opportuna distribuzione negli spazi laterali e nelle intercapedini al di sotto della copertura curvilinea di ogni stabilimento, aumentando notevolmente la facilità di distribuzione e di organizzazione degli spazi lavorativi sottostanti. La flessibilità della distribuzione interna (che costituisce uno degli elementi irrinunciabili per la nuova industria) è stata ottenuta liberando i piani dagli elementi di maggior disturbo come i condotti di aerazione, sfalsamenti delle facciate o dei soffitti, radiatori, convettori, ecc.

produzione: la loro forma ricorda vagamente la testata di un motore richiamando il mondo dell'automobile, oggetto industriale a cui la produzione di questi stabilimenti è fortemente connessa. Questa parte dell'edificio esprime una chiara volontà innovativa correlata alla realizzazione di uno spazio più simile ad una carlinga di un aereo che agli archetipi consueti riscontrabili in un tradizionale stabilimento industriale. Anche il linguaggio dell'architettura, troppo spesso condizionato e costretto dagli abituali particolari costruttivi, dalle grondaie ai cornicioni, si trasforma e si libera, utilizzando materiali e soluzioni tratte dalla cantieristica aerospaziale. In coda al complesso sono previsti gli edifici delle "Utilities", le cui dira-

Ne è conseguita l'individuazione di "spazi serventi" al di sopra dei controsoffitti, facilmente utilizzabili, controllabili ed ispezionabili lungo tutto il percorso di distribuzione. Tale scelta ha consentito di rendere oltretutto immediato l'intervento di manutenzione e di riparazione a fronte della segnalazione alla centrale unificata di controllo guasti, rendendo inoltre trasformabile in ogni momento la superficie produttiva, in base ai nuovi e sempre mutevoli criteri di produzione. Altro aspetto determinante è costituito dal previsto impiego totale di pavimentazione galleggiante, corrispondente alla necessità di flessibilità di distribuzione dell'energia elettrica, dell'aria compressa, dell'acqua e di altri liquidi indispensabili alla produzione.


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Le parti della lavorazione di precisione avvengono in "camere bianche" dove la temperatura (22°), l'umidità (45%) e l'illuminazione (450 lux) devono necessariamente avere valori costanti durante tutto l'anno, e dove l'irraggiamento solare diretto è consentito esclusivamente in zone circoscritte. Nella fabbrica gli spazi di relazione e di pausa sono indifferentemente posti tra i due blocchi di produzione ed all'interno del corpo uffici. In questi spazi sono localizzate le mense, le aree di riunione per il Consiglio di Fabbrica, gli spogliatoi, i servizi, e gli uffici periferici di controllo della qualità di produzione. Infine lateralmente è previsto un ultimo edificio "a mezzaluna" destinato alla ricerca, alla sperimentazione ed allo studio di nuovi brevetti. L'impianto urbanistico generale è stato pensato in modo tale da dividere i percorsi delle merci in arrivo ed in partenza, separando quelli pedonali da quelli meccanizzati senza alcuna interferenza e con una totale possibilità di verificare ogni fase.

comfort necessario per un ambiente di lavorazione ottimale), previene e segnala gli eventuali guasti, garantisce la sicurezza in ogni settore dando le indicazioni utili di intervento e di ottimizzazione. Poiché il ciclo di lavorazione è continuo anche l'architettura deve continuare a vivere nelle ore notturne: per questo il progetto prevede superfici

trasparenti che susciteranno nuove suggestioni luminose, emanate da questa "astronave" che si è posata sul territorio di Grugliasco per produrre il futuro. Sulla pagina di sinistra: plastico dei padiglioni gemelli destinati alla produzione, lunghi 170 m godono di ottima luminosità grazie alle aperture e alle ampie facciate continue interamente realizzate in acciaio e cristallo.

Il controllo sui sistemi di produzione di sicurezza trova in questo complesso industriale una larga applicazione. Un "cervello centrale" conosce ed organizza ogni momento della realtà produttiva (garantendo in ogni parte dello spazio il

Sopra prospetto laterale: in evidenza la continuità fra la passerella e la porzione in aggetto della sala del Consiglio di Amministrazione. Sotto: scorcio della passerella in acciaio e cristallo. In basso pianta del secondo livello: struttura destinata agli uffici con la sala del Consiglio di Amministrazione a sbalzo sull’area verde sottostante.

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SALDATURA IN CONTINUO

PROFILO TUBOLARE PT 86101 LNR

Il nuovo Sistema per portoni in Acciaio che va oltre la norma.

TUBOLARE QUADRO 80X80

CAVA

ULTRANORMA è il nuovo Sistema per Portoni in Acciaio ideato e proposto da Palladio Trading. Il cuore del Sistema ULTRANORMA è un tubolare in acciaio zincato ricavato tramite profilatura a freddo di nastro di lamiera zincata con processo Sendzimir, di spessore 25/10. Le sue dimensioni (86x101mm) sono state studiate per poter ospitare al suo interno un tubolare quadro standard da 80x80mm. Con questo tubolare opportunamente lavorato si possono ottenere squadre, elementi lineari di rinforzo e supporti di fissaggio per la realizzazione di telai dalla straordinaria portata strutturale. Gli elementi di fissaggio oltre a irrobustire straordinariamente il telaio, offrono la possibilità di evitare l’azione di saldatura, consentendo di effettuare il montaggio con una semplice azione di innesto e fissaggio con viti.

ESEMPIO DI PORTONE PARZIALMENTE VETRATO

SCORREVOLE A DUE PARTITE

TELESCOPICO SENZA GUIDA SUPERIORE E INFERIORE

A LIBRO A 10 O PIÙ RACCOLTE


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La stabilità dimensionale dei profili tubolari in acciaio Ultranorma consente, sotto certe misure e parametri, di annullare lo spanciamento causato dalla deformazione del manto, dovuta all’irraggiamento solare. Conseguente possibilità di alloggiare portoni scorrevoli anche di grandi dimensioni all’interno dell’edificio e in prossimità del muro.

È il sistema più economico sul mercato per la costruzione di portoni industriali. L’elevato standard qualitativo elimina le contestazioni dovute ai sistemi di produzione artigianale. In caso di errori di rilevazione misure, si possono effettuare allungamenti con estrema rapidità ed economicità. Ideale per portoni sia di grandi che di ridotte dimensioni anche ad anta unica. Un unico profilo tubolare nel vostro magazzino. Facilità di trasporto, grazie alla concezione modulare che consente il montaggio direttamente in cantiere. Consente di evitare la saldatura, e di eliminare spese e trasporti per la zincatura a caldo. La cava oltre ad irrobustire ulteriormente il profilo tubolare, ha la funzione di alloggiare le guarnizioni di tenuta laterale che sono più veloci da installare e garantiscono una migliore finitura, rispetto alle solite soluzioni artigianali.

G u ida e carrelli Tubolare per innesto a cannocchiale

Profilo ULTRANORMA

Guarnizioni in EPDM inserite nella cava

Elimina la barriera architettonica a pavimento della porta carraia

Squadra e viti di fissaggio

w w w. p a l l a d i o t ra d i n g . c o m Via A. Boito, 25 31048 S. Biagio di Callalta (TV) ITALY tel. 0422 895182 r.a. fax 0422 796498

È POSSIBILE INSERIRE GROSSE RUOTE INTERAMENTE CONTENUTE ALL’INTERNO DEL PROFILO TUBOLARE E SALDAMENTE ANCORATE ALLA SQUADRA ANGOLARE

TRADING & E NG IN E E R ING SISTEMI PER LA COSTRUZIONE DI SERRAMENTI IN ACCIAIO


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Inter vista a Nicola Carrino di Giovanni Antonio Brunello

Nicola Carrino non poteva mancare all'appuntamento con la nostra rubrica dedicata all'arte essendo la sua opera decennale impegnata anche nello stretto rapporto che intercorre tra "acciaio-arte-architettura". Fondatore assieme a Uncini, Pace, FrascĂ , Biggi e Santoro del "Gruppo 1" (1962-1967), nel 1969 realizza i Costruttivi Trasformabili, organismi modulari in ferro e acciaio, e svolge nel tempo Interventi di trasformazione nelle gallerie e nello spazio urbano, proponendo una scultura progettuale di ordine ambientale e partecipativo. Dal 1980 progetta e realizza opere pubbliche a carattere architettonico. Ha partecipato a diverse Biennali e Quadriennali. Sue opere sono in collezioni e spazi pubblici in Italia e all'estero. Vive e lavora a Roma.

A sinistra: Intervento, Studio Carlo Grossetti, Milano, 1981. Sopra: Biennale di Venezia 1970. A destra: Nicola Carrino.


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D. Il nostro primo incontro risale al 1984 in occasione di un concorso di architettura per una piazza al quale partecipammo con Arnaldo Pomodoro. Fu lui a dirmi leggendo il bando: "gli architetti non conoscono la scultura contemporanea. E' necessario schierarci in forze. Chiamiamo in gruppo anche Carrino e Staccioli!". Fu una esperienza straordinaria. Oggi, dopo 15 anni, le cose sono un po' cambiate? La tua opera ha stretti rapporti con l'architettura. Ma con gli architetti hai rapporti o collaborazioni? R. Qualcosa è cambiato. Si discute oggi intorno al problema del rapporto arte-architettura e maggiormente di quello tra scultura e ambiente. In tal senso nascono i cosidetti "Parchi di Scultura", come ad esempio Campo del Sole a Tuoro sul Trasimeno o quello di Santa Sofia, dove l'unità dell'insieme non prescinde dal coinvolgere e coinvolgersi nelle ragioni e negli aspetti ambientali. Si propone a volte il rapporto collaborativo con gli architetti. Credo nel gruppo e nello scambio delle idee e delle metodologie, nella necessità di rispondere criticamente all'urgenza posta dalla costruzione della città e dell'urbano possibile. In tal senso non vi è poi differenza tra gli specifici, scultura e architettura, ponendo ambedue le basi e le ragioni operative nelle esigenze dello spazio e dello spazio abitabile come possibilità delle intenzionalità artistiche di realizzarsi in pura comunicazione. Prediligo questa possibilità della scultura di operare negli spazi aperti dell'agire pubblico e societario, che sia quello della città o del contesto naturale, intendendo comunicare un pensiero possibilmente critico attraverso l'oggetto plastico, non collocando un prodotto autonomamente concepito, quanto realizzando progetti mirati, rispondenti unitariamente alle ragioni del luogo. Un modo di fare che mi piace definire "arte dei luoghi e del paesaggio". D. Quando una pubblica amministrazione ti invita ad intervenire con una installazione in un centro storico qual è il tuo primo approccio con lo spazio? E quali sono i rapporti, le relazioni che cerchi con la città? R. Le ragioni del progetto come dicevo, sono quelle determinate dalle esigenze del luogo nella complessità di luogo storico e societario. Il primo approccio in termini pratici si articola nel sopralluogo e nello scambio di idee con la committenza. Si legge il luogo di intervento e si individuano le direttrici significanti e i parametri di scansione dello spazio, ricavandone il modulo possibile che sia parametro guida nella progettazione. Per l'intervento di riassetto urbano della Piazza Fontana a Taranto, tale elemento consisteva nel recupero di una fontana ottocentesca a suo tempo insistente sulla piazza. La serie numerica di sviluppo individuata nella ricostruzione operata ha diretto tutte le altre misure, della nuova fontana-scultura e della definizione architettonica della piazza stessa. Per questo progetto ho operato da solo. Facendo esperienza delle enormi difficoltà che quotidianamente devono affrontarsi in questi casi. Comprese alla fine le polemiche, quantunque il

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progetto fosse stato ampiamente illustrato alle Amministrazioni, tre in corso d'opera, e alla cittadinanza. Quello della comprensione dell'arte contemporanea è ancora un grosso scoglio che si tenta di superare, alla fine di un secolo di ricerca e attuazione. La scultura di Taranto è composta da moduli in acciaio inox, relazionandosi alla città come produttrice dell'acciaio. La misura del modulo è definita dalla parte mancante e necessitante nella ricostruzione della fontana antica. L'insieme dei 36 moduli a forma di L, realizza una parete semifinita a ricordo delle mura aragonesi sussistenti sulla piazza e abbattute all'inizio del secolo. I riferimenti al luogo fanno parte della cultura e della memoria storica cittadina. L'intervento nei centri storici non può prescindere da una cultura e dalle regole del restauro oltre che dalle regole dell'urbano, assumendosi l'onere di tutte le problematiche insistenti. Adeguarsi cioè al contesto preesistente per affinità o porsi per contrasto? Ancora una volta dico che le ragioni del progetto sono da individuarsi nelle ragioni del luogo, al di fuori di regole precostituite o idealmente concepite come dimensione del puro estetico. Per Piazza Fontana la commistione tra antico e moderno non risulta da una preconcetta visione "postmoderna" ma dalla necessità del progetto. Infatti la mia scultura contemporanea fa da supporto e quindi si integra, appropriandosene, all'architettura-fontana antica. D. E in uno spazio chiuso? Come ti poni dentro ad una galleria o ad un museo? R. Il prediligere l'operare nello spazio della città deriva dall'aver operato nello spazio del museo e della galleria. Ritengo questi spazi come esercitativi dell'arte. Nell'esercitazione l'artista esperisce la ricerca non mediando i vincoli della committenza che investono l'azione professionale. Ad ogni buon conto i diversi momenti operativi sono integrati ed osmotici. Lo spazio chiuso pone le regole delle superfici in piano e in alzato e si propone infine come spazio metafisico o comunque irreale. Lo spazio aperto è complesso e pluridimensionale, luogo dialettico del sociale e del politico. L'azione operata nel pubblico pertanto deve porsi come incidente in un arco di tempo determinato, a sostenere l'impatto culturale societario. Ogni altra azione può risultare non producente e velleitaria. Pertanto dagli interventi temporanei operati negli anni '70 ho ritenuto poi agire nella stabilità dell'urbano che pone maggiori motivazioni all'intervenire e comunicare. Ritengo che l'arte e il suo pensiero possano agire una coscienza critica qualora coscienti e critici essi stessi. D. Verso la fine degli anni '60 hai usato molto il ferro verniciato per le tue opere. In seguito, alla Biennale del 1970 hai presentato un'intera sala piena di "elementi costruttivi trasformabili" in ferro per continuare poi, negli anni, con realizzazioni in diverse leghe come l'acciaio inox o l'acciaio cor-ten. In quali casi e perché usi una lega piuttosto di un'altra? R. Alla fine degli anni '60, esaurita la ricerca "grammaticale"


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In questa pagina: scultura, intervento urbano. Costruttivo 91 Modulo L, Frosinone, 1993. A destra: situazione ambiente, 40 moduli scalari, ferro, 50x50x50 cm l’uno.

nelle ragioni della forma, ho guardato al mio lavoro con maggiore consapevolezza. Ritenevo, e ne sono ancora convinto, che l'opera d'arte fosse solo un tramite della comunicazione trasformativa dell'arte e che l'oggetto investito di queste possibilità, potesse agire solo nel momento in cui fosse stato prodotto e impiegato. Realizzai pertanto una serie di insiemi plastici modulari in ferro, aggregabili e disaggregabili, che potessero agire in sintonia con le diverse realtà temporali ed ambientali: i "Costruttivi Trasformabili". Il ferro è materia originaria e primordiale, come originaria è l'unità modulare. I Costruttivi Trasformabili hanno inteso comunicare l'ideologia della trasformazione. Quando un sistema non è più producente è necessario cambiarlo. L'arte deve pur avere un fine

didattico. Innestare possibilmente una funzione politica oltre che esistenziale motiva e dà ragione all'azione dell'uomo artista. I materiali hanno una loro ragione di essere e sostanziare la forma. Il ferro dei Costruttivi, di forte espressività, invita all'azione. A Taranto ho usato l'acciaio inox in quanto la produzione del ferro con le sue polveri che inevitabilmente cadono sulla città, distrugge il ferro stesso, l'acciaio comune. Nei luoghi aperti uso ancora l'acciaio cor-ten perché la sua patina d'ossidazione protegge dall'ulteriore passivazione. Oggi, per molti lavori stabili, sia in ambienti naturali che in contesti urbani, uso diverse pietre, come materiale tratto dal luogo d'intervento. D. Tu sei stato uno dei primi artisti a presentare opere in ferro con saldature e smerigliature a vista. Quel "non finito" intenzionale è stato adottato in seguito da altri artisti e da diversi architetti nella realizzazione di strutture in ferro o negli arredamenti. Quale fu la reazione degli osservatori di fronte a quelle prime "finiture non finite"? R. Lasciare a vista la smerigliatura è stato un modo naturale di rendere espressiva la materia e l'oggetto. Naturale in quanto la smerigliatura non è un processo volutamente artefatto, ma la conseguenza strutturale dell'operazione eseguita. Il fabbro non concede aleatorietà all'economia del lavoro. Toglie quanto è necessario dal cordone della saldatura sino a quando ritiene compiuto il lavoro. A regola d'arte. Ecco un caso in cui la forma naturale diventa informe espressivo o il finito volontario non finito casuale. In natura ogni perturbazione appare come incontrollata e non finita mentre in effetti risponde esattamente alle dinamiche poste in campo dall'evento. Il segno apparentemente non finito ebbe quindi funzione di tramite per l'accostarsi alla fruizione dell'oggetto, nella sua autonomia espressiva, per poi considerarne le possibilità di funzione trasformativa. In seguito, questo modo di fare è entrato nella consuetudine di trattare il ferro sia nella pratica artistica che dell'arredare, assumendo e significando proprio quel valore di segno simbolo del non finito espressivo. D. Il critico Renato Barilli menziona Morris come caposcuola dei minimalisti statunitensi anche nella tendenza a passare dall'opera "hard ad un' opera più soft", per stare più in linea con i nuovi tempi dominati dalla tecnologia elettronica, piuttosto che da quella meccanica e poi, citando la tua opera (di europeo?) parla


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do il codice trasformativo l'intervento stesso di ordine architettonico che per principio plasma trasformativamente il contesto ambientale di intervento. I materiali devono rispondere alle loro qualità strutturali. Il metallo, in lastre, in trafilato si porge come portante. Tiene le singole facce della possibile costruzione. Sostiene il peso degli oggetti in sovrapposizione. E' realtà della forma e non apparenza di essa. D. Dove si sta dirigendo la tua ricerca in questo momento? R. La mia ricerca si è mossa dal semplice al complesso, dall'unità all'insieme sistemico. Recentemente mi interessa recuperare la complessità attraverso il semplice. I "Costruttivi 98" sono semplici diedri realizzati in lastre di acciaio cor-ten di mm 20 di spessore. Elementi semplici, vogliono essere disponibili a realizzare quella complessità di relazioni che solo lo spazio agibile della città può determinare. La patina rugginosa dell'acciaio cor-ten è ancora una volta l'invito percettivo che propone il fruire dell'evento. del tuo continuo ricorso ai materiali metallici ravvedendo una sorta di "culto verso la metallurgia". Cosa pensi a questo proposito? R. Più che di culto verso la metallurgia, parlerei di necessità del costruire. Non si può costruire con materiali soft. Certo può esserci costruzione di pensiero. In questo caso si parla di immaterialità. E stranamente proprio questo tendono a realizzare i Costruttivi. Tramite "materiale" hard, comunicano pensiero "immateriale" soft. Ma che i Costruttivi Trasformabili siano anche immateriali è dimostrato dal fatto che tutte le diverse situazioni formali realizzate nel tempo non esistono più nella loro realtà materiale, una volta smontate, alla fine dell'intervento avvenuto. Nelle mie dichiarazioni del '69 scrivevo che scultura non è l'oggetto in sé quanto la somma delle trasformazioni operate nel tempo e nello spazio. Certo ben diverso è per l'intervento stabile operato nella costruzione urbana. Qui l'idea trasformativa deve rendersi produttiva in un arco di tempo incidente, pur detenen-

D. Il ferro ha accompagnato l'evoluzione dell'uomo; quale ruolo avranno le leghe metalliche nell'opera di Carrino del prossimo futuro e più in generale nel futuro di tutti noi? R. L'acciaio al titanio è la lega del giorno. Prospetta l'inalterabilità, forse l'indistruttibilità nel tempo futuro. Si pone come alternativa dialettica alla transitorietà del virtuale. Ma materiale del fare scultura o del fare arte in genere non è solo quello sostanziale delle nuove leghe. Nuove leghe metaforicamente possiamo intendere essere le metodologie operative che conducono alla possibile realizzazione delle forme. E' indubbio che il lavoro di Gehry a Bilbao sia da considerarsi una grande scultura. Qui la complessità della forma si è potuta ottenere tramite l'uso della programmazione digitalizzata che ha assistito tutto l'arco progettuale e realizzativo dell'opera. Queste metodologie "virtuali" e "immateriali" sono oggi la "sostanza metodologica" dell'opera plastica.


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Un nuovo “Palazzo” per il cinema di Marina Cescon

Committente: FURLAN CINEMA E TEATRI S.r.l. - Mestre (VE) Progettisti: Arch. Giovanni Caprioglio Arch. Dario Vatta Riconoscimenti: Menzione Speciale MARBLE ARCHITECTURAL AWARDS 1994 - ITALY Carpenterie Scale e Parapetti: G. Ceolin - Mogliano Veneto (VE) Allestimenti e serr. Fabbrili: FG Arredamenti - Funo (BO)

Vista interna delle sale di proiezione. A destra: immagine della facciata principale del cinema.

Il progetto del cinema multisala Pa l a z z o a M e s t r e è n a t o d a l l ' e s i genza di offrire al pubblico una programmazione più ampia e differenziata, e dalla necessità di adeguare l'originario e fatiscente cinema Marconi alle norme di sicurezza e alle tecnologie di proiezione e di riproduzione sonora più attuali, attraverso la realizzazione di due sale distinte e di diversa capienza.

Il cinema Palazzo è collocato sulla via omonima, il cui toponimo denuncia la presenza nel passato del Palazzo del Capitano, nel sedime dell'attuale Municipio. La via rappresentava l'asse nordsud dell'antica murata -il Castelnuovo- edificata per scopi difensivi tra il 1100 e la seconda metà del 1300, sotto il potere feudale del Vescovo di Treviso. Il perimetro, completamente distrutto, è ancora riconoscibile ed individuabile nella città contemporanea. Il cinema dista poche decine di metri dalla Torre Civica, unico elemento superstite dell'antico sistema difensivo. L'edificio originario, concepito fin dall'inizio come sala cinematografica e teatrale, è stato realizzato nel III° decennio del secolo. La facciata principale, di gusto tardo liberty, reinterpretava e riproponeva alcuni stilemi dell'architettura veneziana. Tale se pur rapida premessa è necessaria per meglio comprendere alcune scelte progettuali, ad esempio in merito ai materiali impiegati quali l'acciaio e la trachite euganea. L'analisi dell'impianto distributivo e degli elementi di arredo, preliminare al recente intervento, ha evidenziato l'esecuzione modesta ed economica dell'opera, oltre ad una scarsa chiarezza progettuale, a cui si


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erano aggiunte successive manomissioni ed un notevole degrado non solo strutturale dell'insieme. Collegialmente con la Soprintendenza ai Beni Architettonici, i progettisti incaricati convenivano sull'inefficacia di qualsiasi operazione di recupero in senso testimoniale. In considerazione dello stato fortemente compromesso in cui si trovava l'edificio ci si è accordati per un restauro in senso piuttosto funzionale, pur nel rispetto di certi valori stilistici preesistenti. Si è perciò deciso il recupero di alcuni elementi minori quali l'originaria balaustra in ferro lavorato, che è stata ricollocata in facciata -ad integrazione di quella esistente che era stata parzialmente sostituita con una insegna al neon- ed un interessante edicola votiva composita, indi-

viduata nella piccola corte adiacente al foyer. L'ingresso ed il foyer, nel quale è localizzata la biglietteria, sono stati mantenuti sulla via Palazzo ed ampliati in continuità con il bar e con la zona di raccolta e di attesa del pubblico che fruisce delle 2 sale realizzate (sale A e B, rispettivamente di 224 e 256 posti). La sala A è seminterrata, mentre la sala B si trova al primo piano e comunica con l'atrio posto al piano terra attraverso una scala indipendente; l'accesso alla medesima è preceduto da una zona di sosta per il pubblico, corrispondente al piano ammezzato del corpo di fabbrica prospiciente la via Palazzo. L'impiego dell'acciaio, equilibrato ma non minimale, rivela la presenza,


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discreta e leggera, delle nuove strutture e degli elementi architettonici inseriti dai progettisti. In particolare, nel foyer è stato introdotto un sistema strutturale che, attraverso l'adozione di travi nascoste dal controsoffitto e da pilastri binati circolari lasciati a vista e protetti con vernici intumescenti, consente comunque la lettura dell'impianto murario originario. Il collegamento verticale precedente, ma non originario, collocato in posizione incongrua e con dimensioni e rapporti non conformi alle

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Sopra: sala d’attesa al piano superiore. Visione interna dei serramenti in acciaio e degli elementi strutturali. Sotto: porta di ingresso alla sala di proiezione. In alto a destra: altra vista interna degli elementi strutturali in acciaio. Subito sotto a destra: portone dell’ingresso secondario realizzato con elementi in acciaio. Foto piccola a destra: dettaglio della facciata di ingresso. Sotto a destra: scala in acciaio inox.

attuali normative, è stato sostituito dall'ampia scala con struttura in acciaio sorretta da mensole forate, anch'esse in acciaio, innestate su un unico pilastro circolare centrale. Le pedate sono state realizzate con lastre di trachite euganea, mentre i parapetti della scala e del ballatoio del mezzanino sono stati eseguiti con tondini verticali ed orizzontali in acciaio spazzolato e trattato con

vernice trasparente. Il corrimano è costituito da un tubo, di 40 mm di diametro, in acciaio inox. Affinché il foyer costituisca un effettivo luogo di attesa, l'acquisto dei biglietti avviene direttamente dal portico, grazie all'innesto, nel serramento di facciata, della biglietteria concepita come un "guscio" in lamiera forata. La continuità tra il portico su via Palazzo ed il foyer, evidenziata anche dal medesimo materiale di pavimentazione (trachite euganea), viene altresì assicurata dal leggero diaframma costituito dal serramento di facciata realizzato con profili in acciaio zincato, di dimensione 50x50 mm e di spessore 15/10, protetti con vernice ferromicacea. Il profilo utilizzato doveva essere in acciaio, per consentire sezioni


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ridotte e grandi luci vetrate, coerenti alle esigenze estetiche del restauro. La scelta è ricaduta in questo caso, per la facciata così come per le finestre, su un profilo che non prevedeva portaguarnizione. Scelta questa che non è oggi più univocamente dettata, poiché si trovano in commercio profili in acciaio con portaguarnizione, che consentono il raggiungimento di alti livelli prestazionali sia in termini di tenuta che di requisiti igro-termici. I componenti del progetto del foyer (scala, biglietteria, banco bar, consolle di comando, portali delle sale) sono stati realizzati con materiali leggeri (acciaio) o pesanti (trachite), secondo esigenze di natura

estetica e funzionale. Così nella hall, per esprimere il valore della continuità dello spazio con il lungo portico pubblico esterno, si è utilizzato per la pavimentazione il medesimo materiale, la trachite, pur se lavorato con spessori e superfici differenziate. Il carattere unitario dell'insieme è ulteriormente evidenziato dall'uso del medesimo rivestimento anche per le pareti, a fasce alternate nelle varietà cromatiche grigia e gialla, di 60 cm di larghezza e di altezza pari rispettivamente a 40 e a 20 cm.

La trachite euganea - tipica della città storica veneta - e l'acciaio costituiscono perciò gli elementi che, in sapiente equilibrio tra loro, hanno assicurato armonia compositiva garantendo continuità spaziale e fluidità tra esterno e interno.

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I “dirigibili” del lago d i Ro s s e l l a A s c i o n e

Cinque grandi dirigibili delicatamente posati su un tappeto erboso lievemente scosceso sulle rive del lago di Potsdam - è questa la suggestiva immagine che il complesso della "LBSOST - Ostdeutsche Sparkassenakademie Potsdam" offre di sé ad un visitatore che sorvoli l'area dell'intervento o ad un fruitore che si avvicini al sito via acqua. Cinque edifici, disposti verticalmente ma con differenti inclinazioni, connessi da un'articolata rete di percorsi in parte coperti ed in parte scoperti, in affaccio verso le acque del lago come dei veri e propri "dirigibili" ancorati al basamento inferiore costituito dal piano d'ingresso al complesso.

Progettisti: Stahrenberg & Partner Oggetto di intervento: complesso polifunzionale "LBS-OST - Ostdeutsche Sparkassenakademie Potsdam" Località: Potsdam Periodo di realizzazione:1993-1996 Dati: superficie lotto intervento 54.000mq superficie edificata 27.000 mq


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Foto piccola: veduta d'insieme del complesso. Planimetria generale di riferimento. A destra: edificio “D” ospitante l’albergo.

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Lato sud dell’edificio “D”.

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Il terreno su cui sorge il sistema di uffici amministrativi, attività didattica e ricettiva interessa buona parte dell'area su cui un tempo si estendeva la vecchia stazione per dirigibili affiancata dall'officina di manutenzione e riparazione, non lontano dal centro di Potsdam. Riprendendo l'analogia con lo schema organizzativo della vecchia stazione per aeromobili e reinterpretandola alla luce delle nuove esigenze funzionali di destinazione dell'area, le strutture degli edifici sono state sollevate ed appoggiate su di un'incastellatura di acciaio, supportata da una doppia fila interna di colonne in cemento armato, consentendo così di estendere l'area verde sottostante, una sorta di area filtro tra il lago e l'inizio del bosco più a Nord, fin sotto gli edifici. Sotto il profilo tecnico-realizzativo si è condotta un'esperienza innovativa: mentre per il primo livello (basamento) è stata adottata una tecnica costruttiva tradizionale - che prevedeva la realizzazione di un sistema portante puntiforme costituito da colonne in cemento armato del diametro di un metro, per lo

sviluppo dei piani superiori si è impiegata un'ossatura di acciaio che ha consentito, grazie alla prefabbricazione ed al rapido assemblaggio dei componenti in fase cantieristica, una riduzione drastica dei tempi di realizzazione (pari ad un risparmio di circa il 25-30% rispetto al tempo teorico previsto per la medesima costruzione utilizzando strutture in cemento armato). Le realizzazioni in acciaio hanno ricevuto un trattamento di finitura con vernice resistente al fuoco (classe F30), mentre - per quanto attiene alla protezione dalla corrosione la durata della verniciatura è stata valutata dai 25 ai 30 anni, in funzione delle condizioni atmosferiche. Sul lato Sud dell'intervento - il lato verso il lago - gli edifici si attestano quasi frontalmente, arretrando dalla riva per circa 45-75 metri; la loro disposizione sottolinea in tal modo l'andamento naturale della sponda del lago, senza modificarne sostanzialmente la forma e la percezione. Rileggendo in una nuova chiave la suggestione fornita dalla struttura tipica del dirigibile, l'ossatura dei nuovi edifici si rende chiaramente manifesta, permet-


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A sinistra: sezione trasversale Edificio "B". Sui pilastri in cemento armato poggia la trave sagomata in acciaio della sovrastante struttura realizzata interamente in acciaio. Sotto: la sala congressi fra gli edifici "D" ed "E". Visione interna ed esterna. La struttura della facciata risulta svincolata dal retrostante sistema portante su pilastri. La copertura curva è sostenuta da travi reticolari in acciaio. Nella pagina seguente: particolare della facciata. La maglia portante della facciata è stata realizzata con profili in acciaio zincato e verniciato di spessore ridotto, questo ha permesso di ottenere ampie zone vetrate.

tendo a questi ultimi di diventare "involucri leggeri" che consentono un alto grado di trasparenza e facilità di fruizione delle aree verdi circostanti. L'impiego dell'acciaio facilita questo obiettivo di "trasparenza e leggerezza": la

realizzazione delle grandi superfici in vetro e profili in acciaio di ridotto spessore diviene l'unico filtro tra l'interno della struttura ed il verde circostante, consentendo una costante percezione dell'ambiente esterno, da qualsiasi ango-

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Tubolare d’acciaio superiore Ø 273 x 6.3 mm Tubolare d’acciaio inferiore Ø 355.6 x 8 mm Diagonale Ø 114.3 x 5 mm Diagonale superiore Ø 177.8 x 5 mm Profilo di appoggio Arcareccio IPE 220

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Sezione A-A.

Sopra: centro di formazione professionale con sistema di copertura a schell. A destra: vista panoramica da una sala interna verso il lago.

lazione. Dopo la demolizione di alcune vecchie strutture che sorgevano sul sedime dell'attuale piazza del complesso, non esisteva alcun elemento fisico, architettonico che potesse svolgere la funzione di definizione della presenza di un limite tra via urbana e spazio di progetto. Nella proposta progettuale questa funzione di delimitazione di ambiti diversi (la strada da un lato ed il complesso di edifici polifunzionali dall'altro) viene svolta dal declivio naturale del terreno e dagli elementi in cui si articola la piazza: le alberature, il disegno delle aiuole, la gradonata curva di seduta.

Solamente la struttura con sistema di copertura a schell, che ospita il centro di formazione professionale, conserva un paramento pi첫 massiccio costituito da muratura in mattoni; le altre strutture sono invece realizzate in cemento armato, acciaio e vetro. Nel "piano-giardino" tutte le tre zone in cui si articola funzionalmente l'intervento sono collegate sia dal sistema dei parcheggi a Nord, sia dalla "strada-percorso" in cui si affacciano le aree per lo svago, la mensa, il bar ed alcuni negozi.


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Sezione B-B

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I l p uGiovanni n t o Battista d i Gianola vista dell’acciaio sUfficio u agrafico rte e architettura Argine Srl Via 2 Giugno, 4 - 31022 Preganziol (Treviso) Stampa Grafiche Antiga Srl Via Canapificio - 31041 Cornuda (Treviso) Registrata presso il Tribunale di Treviso con il n. 1073 del 12/10/98 Tiratura di questo numero n° 5.000 copie In questo numero la pubblicità non supera il 45% È vietata la riproduzione anche parziale del contenuto della rivista senza l’autorizzazione dell’editore

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