NUMERO 2 09/99 periodico TECNICO PROFESSIONALE. Spedizione in abbonamento postale - 45% pubblicità art. 2 comma 20/b legge 662/96 filiale di Treviso
NUMERO 2 - 1999
Acciaio Arte Architettura
Acciaio Arte Architettura
prezzo al pubblico lire 15.000 - Euro 7,75
Punto di Vista sull’acciaio in edilizia.
stile l i b e r o acciaio
libero
ACCIAIO ARTE ARCHITET TURA
Acciaio Arte Architettura Casa Editrice: AUGE EDITORE SRL Sede Legale: Via Isonzo, 3 - 31100 Treviso Redazione: Via 2 Giugno, 4 - 31022 Preganziol (TV) tel. 0422 491021
Direttore responsabile Silvano Piazza Direttore editoriale Rossella Ascione Assistenti di redazione Arch. Marina Cescon Dott. Michela Tosatto
Comitato scientifico Arch. GIOVANNI ANTONIO BRUNELLO Arch. LUCA CUZZOLIN Arch. FILIPPO FERRARESE Arch. TIZIANA RETTAROLI Arch. JOAO MOREIRA
Art Director Giovanni Battista Gianola Ufficio grafico Argine Srl Via 2 Giugno, 4 - 31022 Preganziol (Treviso) Stampa Grafiche Antiga Srl Via Canapificio - 31041 Cornuda (Treviso) Registrata presso il Tribunale di Treviso con il n. 1073 del 12/10/98 Tiratura di questo numero n° 5.000 copie In questo numero la pubblicità non supera il 45% È vietata la riproduzione anche parziale del contenuto della rivista senza l’autorizzazione dell’editore
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Punto di Vista sull’acciaio in edilizia.
La libertà come assenza di vincoli, impedimenti, costrizioni, è senz'altro tra le cose che l'uomo ha guadagnato con più fatica. Da una prima fondamentale forma di libertà come condizione sociale opposta alla schiavitù, a una concezione più sottile ma non meno importante di libertà di pensiero e di azione, ciascuno continua quotidianamente a conquistarsi la propria libertà svincolandosi da sempre nuovi condizionamenti e ostacoli. Tutti, chi più chi meno, siamo dunque alla ricerca di libertà del fare non meno che del pensare, perché in fondo l'una e l'altra insieme determinano una condizione di effettiva libertà. Ben dopo, o al di là, delle questioni di ordine politico o ideologico, l'uomo ha bisogno di sentirsi libero di agire, costruire, creare, e questo fare veicola la sua libertà di pensiero, di idee e inventiva. Nelle arti e nei mestieri la mancanza di libertà è spesso il frutto di impedimenti di ordine pratico, dovuti ai materiali e agli strumenti. Infatti una creazione artistica non può essere veramente libera se vincolata al fatto di non poter costruire, modificare, aggiungere o tagliare, a seconda dell'ispirazione del momento. L'arte nobile e antica del ferro battuto è espressione di una completa libertà assicurata da una materia docile al genio creativo, che si lascia plasmare e piegare, che si modella secondo il gusto o le esigenze che si vogliono soddisfare. E' evidente perché la modernità abbia individuato nel ferro quel materiale versatile che ha contribuito alla svolta dello scorso secolo. L'impiego del ferro, simbolo del libero progresso del XIX secolo, ha contribuito in modo determinante a modificare la vita e l'aspetto delle città. Ne resta testimonianza nelle pagine di scrittori come Émile Zola. Il suo romanzo "Au Bonheur des Dames" è uno spaccato della società parigina del 1800, quando audaci architetti conferirono un nuovo aspetto alla città. Zola ha ben descritto l'affermarsi di grandi magazzini sorti in rue de la Michodière, costituiti da una struttura in ferro tale da lasciare spazio a grandi vetrate. Questa solida e leggera cattedrale della moderna attività commerciale era il frutto - racconta lo scrittore - del genio ardito di un giovane architetto amante dei tempi moderni. Dagli anni di forte slancio ed evoluzione scientifico-tecnologica Freedom is without doubt one of the ideals that man has del secolo scorso, l'impiego dell'acciaio si è esteso al XX strived the hardest to achieve. Man has always fought for the secolo, offrendosi come materiale ideale per libere creazioni right to be free, to be liberated from slavery and oppression, nell'arte, nell'artigianato, in edilizia, garantendo possibilità di to assert freedom of thought and action. Each of us in lavorazione improbabili con l'uso di altri materiali. Lo stile some way or other tries to break free from new forms of Liberty di certe ringhiere in ferro battuto, così come le strutture conditioning and impediments in order to act and to think in acciaio frutto del razionalismo del Bauhaus, sono manifefreely, because the combination of action and thought stazioni, al limite opposte, della medesima libertà di lavorare determines freedom. In order to express our creativity we una materia. In un caso la libertà di assecondare la propria need to feel free to act, to create and to construct, without ispirazione e gusto estetico; nell'altro la possibilità di realizbeing influenced by political or social ideologies. zare strutture che soddisfano le esigenze di uno stile che risulta In the arts and crafts the lack of freedom is often the result da considerazioni di ordine pratico-funzionale. of obstacles that can be defined as practical, or pertaining to tools and materials. In fact, an artistic creation cannot be truly free if limitations exist; if the artist cannot construct, modify, add or cut according to the inspiration of the moment. The ancient art of wrought iron is an expression of complete freedom because this material is submissive to the creative genius; it can be easily shaped, bent, and modelled according to the artist's will. It is therefore evident why iron is considered highly versatile, because this material greatly contributed to the turning point in history in the last century. The use of iron - the symbol of free progress in the nineteenth century - has helped to radically change both the life and the planning of cities. Testimony of this can be read in the pages of writers like Émile Zola. In his novel "Au Bonheur des Dames ", Zola gives a cross-section of society in nineteenth-century Paris when audacious architects gave the city a new face. Zola masterly describes the construction of department stores in rue de la Michodière, and how their structures in iron enabled the creation of large spaces for windows. These solid and spacious monuments to modern commerce resulted from - the writer narrates - the genius of a daring young architect endowed with great foresight. From the beginning of the industrial revolution the use of steel has extended into the twentieth century, proposing itself as an ideal material - in the arts, crafts, and in the building industry - for the creation of works that can not be accomplished with other materials. The Liberty style with its railings in wrought iron and the steel structures that were the result of the rationalism of the Bauhaus philosophy display the same freedom of expression notwithstanding the different materials used. In the first case, free reign to one's inspiration and aesthetic tastes; and in the second case the capability of creating structures with a design that satisfied practical and functional needs.
Architettura Nella foto in alto: Jean Tinguely (1925-1991), un libero impiego dell’acciaio ha caratterizzato la sua attività artistica. Picture above: Jean Tinguely (1925-1991), his artistic works are characterised by composition in scraption.
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La libertà come assenza di vincoli, impedimenti, costrizioni, è senz'altro tra le cose che l'uomo ha guadagnato con più fatica. Da una prima fondamentale forma di libertà come condizione sociale opposta alla schiavitù, a una concezione più sottile ma non meno importante di libertà di pensiero e di azione, ciascuno continua quotidianamente a conquistarsi la propria libertà svincolandosi da sempre nuovi condizionamenti e ostacoli. Tutti, chi più chi meno, siamo dunque alla ricerca di libertà del fare non meno che del pensare, perché in fondo l'una e l'altra insieme determinano una condizione di effettiva libertà. Ben dopo, o al di là, delle questioni di ordine politico o ideologico, l'uomo ha bisogno di sentirsi libero di agire, costruire, creare, e questo fare veicola la sua libertà di pensiero, di idee e inventiva. Nelle arti e nei mestieri la mancanza di libertà è spesso il frutto di impedimenti di ordine pratico, dovuti ai materiali e agli strumenti. Infatti una creazione artistica non può essere veramente libera se vincolata al fatto di non poter costruire, modificare, aggiungere o tagliare, a seconda dell'ispirazione del momento. L'arte nobile e antica del ferro battuto è espressione di una completa libertà assicurata da una materia docile al genio creativo, che si lascia plasmare e piegare, che si modella secondo il gusto o le esigenze che si vogliono soddisfare. E' evidente perché la modernità abbia individuato nel ferro quel materiale versatile che ha contribuito alla svolta dello scorso secolo. L'impiego del ferro, simbolo del libero progresso del XIX secolo, ha contribuito in modo determinante a modificare la vita e l'aspetto delle città. Ne resta testimonianza nelle pagine di scrittori come Émile Zola. Il suo romanzo "Au Bonheur des Dames" è uno spaccato della società parigina del 1800, quando audaci architetti conferirono un nuovo aspetto alla città. Zola ha ben descritto l'affermarsi di grandi magazzini sorti in rue de la Michodière, costituiti da una struttura in ferro tale da lasciare spazio a grandi vetrate. Questa solida e leggera cattedrale della moderna attività commerciale era il frutto - racconta lo scrittore - del genio ardito di un giovane architetto amante dei tempi moderni. Dagli anni di forte slancio ed evoluzione scientifico-tecnologica Freedom is without doubt one of the ideals that man has del secolo scorso, l'impiego dell'acciaio si è esteso al XX strived the hardest to achieve. Man has always fought for the secolo, offrendosi come materiale ideale per libere creazioni right to be free, to be liberated from slavery and oppression, nell'arte, nell'artigianato, in edilizia, garantendo possibilità di to assert freedom of thought and action. Each of us in lavorazione improbabili con l'uso di altri materiali. Lo stile some way or other tries to break free from new forms of Liberty di certe ringhiere in ferro battuto, così come le strutture conditioning and impediments in order to act and to think in acciaio frutto del razionalismo del Bauhaus, sono manifefreely, because the combination of action and thought stazioni, al limite opposte, della medesima libertà di lavorare determines freedom. In order to express our creativity we una materia. In un caso la libertà di assecondare la propria need to feel free to act, to create and to construct, without ispirazione e gusto estetico; nell'altro la possibilità di realizbeing influenced by political or social ideologies. zare strutture che soddisfano le esigenze di uno stile che risulta In the arts and crafts the lack of freedom is often the result da considerazioni di ordine pratico-funzionale. of obstacles that can be defined as practical, or pertaining to tools and materials. In fact, an artistic creation cannot be truly free if limitations exist; if the artist cannot construct, modify, add or cut according to the inspiration of the moment. The ancient art of wrought iron is an expression of complete freedom because this material is submissive to the creative genius; it can be easily shaped, bent, and modelled according to the artist's will. It is therefore evident why iron is considered highly versatile, because this material greatly contributed to the turning point in history in the last century. The use of iron - the symbol of free progress in the nineteenth century - has helped to radically change both the life and the planning of cities. Testimony of this can be read in the pages of writers like Émile Zola. In his novel "Au Bonheur des Dames ", Zola gives a cross-section of society in nineteenth-century Paris when audacious architects gave the city a new face. Zola masterly describes the construction of department stores in rue de la Michodière, and how their structures in iron enabled the creation of large spaces for windows. These solid and spacious monuments to modern commerce resulted from - the writer narrates - the genius of a daring young architect endowed with great foresight. From the beginning of the industrial revolution the use of steel has extended into the twentieth century, proposing itself as an ideal material - in the arts, crafts, and in the building industry - for the creation of works that can not be accomplished with other materials. The Liberty style with its railings in wrought iron and the steel structures that were the result of the rationalism of the Bauhaus philosophy display the same freedom of expression notwithstanding the different materials used. In the first case, free reign to one's inspiration and aesthetic tastes; and in the second case the capability of creating structures with a design that satisfied practical and functional needs.
Nella foto in alto: Jean Tinguely (1925-1991), un libero impiego dell’acciaio ha caratterizzato la sua attività artistica. Picture above: Jean Tinguely (1925-1991), his artistic works are characterised by composition in scraption.
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FACCIATE E TETTI
INOX 15/10
PALLADIO 20/10
Nuove tecnologie produttive (certificate ISO 9002) consentono la fabbricazione di profili tubolari d’acciaio di 2 millimetri di spessore, dotati di speciale cava studiata per alloggiare guarnizioni che garantiscono assoluta ermeticità.
SISTEMI INNOVATIVI PER SERRAMENTI IN ACCIAIO S I N T E S I D E L L E CA R AT T E R I ST I C H E :
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Zincatura Sendzimir (per profili 20/10) Alta resistenza all’effrazione Indeformabilità e durata Alloggiamento di ampie vetrature con ingombri minimi (da 20 a 70 mm) Ermeticità grazie al portaguarnizione Eccellente resistenza al fuoco e al calore Ampia gamma di misure e prodotti Adeguata e robusta accessoristica Servizio di calandratura
CERTIFICAZIONE DI GARANZIA ALLEGATA AI PROFILI PALLADIO 20/10
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Via A. Boito, 25 31048 S. Biagio di Callalta (TV) ITALY tel. 0422 895182 r.a. fax 0422 796498 w w w. p a l l a d i o t ra d i n g . c o m
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sommario
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In copertina/Cover: Jean Tinguely
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La casa per un giornale A new site for a newspaper
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Attualità di una Corte Benedettina A Benedictine structure restored for modern-day use
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S t a b i l i t à i n m o v i m e n t o Jean Tinguely Jean Tinguely: J u n k i n m o t i o n
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Tr a s p a r e n t e f o y e r A bright transparent foyer
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Con un cuore di eucalipto A house with an eucalyptus tree inside
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Profili in acciaio zincato Palladio 20/10 Sections in Palladio 20/10 galvanised steel
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Serramenti di qualità europea European-standard door and window fixtures
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La lingua viva dell’architettura The effective language of architecture
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La casa per un giornale A new site for a newspaper di Marina Cescon
Oltre al convenzionale veicolo costituito dalle pagine di una rivista, la "comunicazione" di un importante giornale passa anche attraverso l'immagine architettonica della sede redazionale. L a s e d e d e l " D i e Ta g e s z e i t u n g " , s t o r i c o q u o t i d i a n o b e r l i nese, una esemplificazione particolarmente ben riuscita del tentativo di trovare una soluzione al difficile problem a d e l r a p p o r t o c o n i l c o n t e s t o s t o r i c o, l ' o r g a n i z z a z i o n e funzionale degli spazi interni, la trasparenza e la comprensibilitĂ dei principi organizzativi.
Progettista/Planner: Studio Gerhard Spangenberg con Brigitte Steinkilberg (Berlin)
The philosophy of many publications is that an important newspaper also communicates through the architectural image of its head office as well as through the pages of t h e p a p e r. I n t h e s p e c i f i c c a s e o f t h e f a m o u s B e r l i n d a i l y p a p e r, " D i e Ta g e s z e i t u n g " w e f i n d a n e x c e p t i o n a l l y s u c c e s s f u l example of a relationship with the historical context, t h e l a y o u t o f t h e i n s i d e o f t h e b u i l d i n g , t r a n s p a r e n c y, functionality and rational organisational principles.
Oggetto/Project: Nuova sede del quotidiano berlinese "Die Tageszeitung" LocalitĂ /Location: Berlin, Kochstrasse 18 Periodo di realizzazione/Project period: 1991 Progettazione della struttura portante/ Design of the bearing structure: SocietĂ di Ingegneria GSE, Berlin Committente/Client: Tageszeitung, Berlin Fotografie/Photodesigner: Palladium Photodesign
Visione assonometrica del complesso. Axonometric projection of the building.
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Le due facciate a confronto: l'accostamento dell'edificio storico alla nuova struttura. Junction of the new building and the existing facade of the old building.
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Vista complessiva dell'intervento dalla Friedrichstrasse. View from the Friedrichstrasse.
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Una prima riflessione nasce dalla visione del semplice accostamento dei due prospetti, la struttura in vetro e acciaio, leggera ed essenziale del nuovo edificio - da un lato -, il prospetto monumentale dell'edificio storico vincolato (facciata in stile Wilhelminian) - dall'altro. Da questo sottile gioco di contrasti trae forza l'immagine di entrambe le strutture. Per la realizzazione della facciata in vetro rivolta verso la Kochstrasse, l'impiego di profili in acciaio, di dimensioni contenute, ha permesso la costruzione di ampie e luminose vetrate, offrendo al passante l'opportunità di cogliere e - in una certa misura - di condividere la vita ed il lavoro degli occupanti. Per contrasto la facciata laterale è opaca, così da assicurare continuità con la struttura confinante. Il distretto degli uffici stampa, duramente colpito dai bombardamenti durante il Secondo Conflitto Mondiale, venne trasferito nella periferia ovest di Berlino. Solo in questi ultimi anni la redazione del quotidiano berlinese, necessitando di maggior spazio, ha deciso di spostarsi in un stabile storico, originariamente destinato a spazio espositivo, un edificio che doveva essere affiancato da una nuova costruzione. Acciaio e vetro sono stati impiegati per la facciata principale ed anche per la realizzazione della scala di sicurezza che si sviluppa per buona parte in aggetto rispetto al corpo dell'edificio. Il vano scala diviene al contempo chiaro limite e stretto legame di connessione tra i due edifici. La facciata posteriore è austera, prevalentemente chiusa, ad eccezione di poche e piccole finestre collocate per esigenze di ventilazione e soleggiamento. L'edificio, nuovo ed indipendente per forma, non possiede però un accesso proprio: il passaggio avviene attraverso la struttura dell'edificio storico adiacente. Nelle planimetrie dei vari livelli si possono leggere le articolate connessioni fra struttura preesistente e nuovo edificio. Sul lato della Kochstrasse e parzialmente ad Est si articola la facciata termo-isolata, realizzata in vetro e acciaio che pone chiaramente in risalto la maglia strutturale. Si tratta di
un'orditura di montanti e traversi, realizzata con profili in acciaio galvanizzato con taglio termico e pannelli in vetro camera. La scelta dei profili in acciaio ha consentito di realizzare ampie superfici vetrate contornate da esili ed al contempo strutturali telai, una rivisitazione "evoluta e moderna" - sia dal punto di vista funzionale che dell'isolamento termico - del tradizionale serramento in ferro caratterizzante gran parte delle architetture storiche lungo la Kochstrasse. La struttura portante del nuovo edificio si imposta su colonne in acciaio (profilo HEB 280) con orditura ortogonale delle travi principali (HEB 280). Gli elementi di bordo (HEB 160) sostengono la facciata in vetro e acciaio. Le travi composite sono fissate ai supporti di collegamento mediante saldature, estendendosi con luci complessive superiori agli 8 m. L'articolazione dei tre piani superiori dell'edificio storico trova un rimando nello sviluppo su tre livelli, sottolineati dalla presenza della fascia delle terrazze, del nuovo stabile. In questo si possono cogliere le reminiscenze delle soluzioni d'angolo dell'architettura di Mendelshon. Le mensole in acciaio (HEB 140), utilizzate per la realizzazione delle terrazze, sono poste a sostegno delle travi di bordo (IPE 160) su cui è stato montato il parapetto metallico (profilo a "T" 70x70x8). Il piano di calpestio delle terrazze è costituito da un grigliato in acciaio galvanizzato. Osservando l'immagine emblematica dei
La struttura della facciata: in primo piano l'articolazione delle terrazze su supporti in acciaio.
Facade showing the steel construction of the balconies.
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due prospetti a confronto risultano chiare le analogie e le differenze fra le due realizzazioni: l'edificio storico che si rapporta alla strada - e dunque alla cittĂ - con la propria articolata facciata monumentale e - a fianco - la nuova costruzione in cui la facciata si smaterializza per consentire la lettura della struttura portante, permettendoci di carpire alcune immagini di vita dei suoi abitanti.
Sopra: scorci della cittĂ dai locali sede del giornale. Sotto: interno della libreria al piano terra. Pagina a lato: prospetto principale sulla Friedrichstrasse.
View from the editorial rooms onto the city landscape. View from the bookshop on the ground floor. Opposite page: Main elevation facing the Friedrichstrasse.
At first hand one notes the simple combination of two perspectives, the light and essential glass and steel structure of the new building on the one side, and the monumental perspective of the listed historical building on the other (the Wilhelminian-style facade). This subtle play of contrasts gives strength to the images of both structures. For the glass facade facing the Kochstrasse steel sections of reduced dimensions were used that enabled the creation of spacious and luminous glass surfaces which allow the passers-by to see - and to a certain extent - to share in the life of the persons working inside. By contrast, the lateral facade is opaque, providing continuity with the building alongside. The district of the press offices was badly bombed during the Second World War and was transferred to the western suburbs of Berlin. It was only in the last few years that for reasons of space the staff of this Berlin paper decided to move to a historical building - which was originally an exhibition centre - with a new building to be built alongside it. Glass and steel were used for the main facade and also for the safety stairs that in great part protrude. The stairwell is therefore at the same time a clear
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Particolare della scala di sicurezza laterale, realizzata interamente in acciaio e protetta da una schermatura in acciaio e vetro. Vista notturna del prospetto laterale sulla corte interna. Pagina a lato: particolare del prospetto laterale.
Detail of the safety stairs with a structure frame in steel and glazed panes. View of the courtyard elevation. Opposite page: Detail of the courtyard elevation.
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boundary and close link between the two buildings. The rear facade is austere and mainly closed, except for a few small windows that are required for ventilation and to let in light. The building is new and independent but it does not have its own access. Access is through the adjacent historical building. On the plans of the different levels we can see the various connections between the pre-existing building and the new one. On the Kochstrasse side - and to a certain extent to the east - there is the
perimeter beams (HEB 160) support the glass and steel facade. The composite beams (over 8 metres long) are welded to the connecting supports. An ideal continuity has been created between the three top floors of the historical building and the three levels of terraces of the new building. This feature also reminds one of the corner solutions in the architecture of Mendelshon. The three terraces have steel trusses (HEB 140) that support the perimeter beams (IPE 160) on which the metal parapet is mounted ("T" section,
insulated facade in glass and steel that clearly emphasises the framework that consists of uprights and crossbeams in galvanised steel sections and doubleglazed panes. The use of steel sections enabled the creation of large glass surfaces with slender - but at the same time - structural frames. In terms of function and thermal insulation, this is a 'progressive and modern' version of the traditional metal door and window fixtures of the historical buildings along the Kochstrasse. The new building is supported by steel columns (HEB 280 sections) with rightangled main crossbeams (HEB 280). The
70x70x8). The floor consists of galvanised steel grating. The emblematic image of the two buildings shows the clear analogies and differences between the historical building with its monumental facade that relates with the street - and therefore the city - and the new building alongside with its transparent facade that highlights the bearing structure and allows one to get an idea of the work being carried out inside.
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pianta quota piano terra PARTICOLARE 1 PARTICOLARE 2
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pianta quota 2째 livello PARTICOLARE 2 PARTICOLARE 3
PARTICOLARE 2
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PIANTA QUOTA SECONDO LIVELLO
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PIANTA QUOTA PIANO TERRA
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PARTICOLARE 1 1 Pilastro in acciaio (HEB 280) con riempimento in calcestruzzo 2 Materiale isolante 3 Pluviale 4 Montante della struttura della facciata in vetro e acciaio. Profilo in acciaio galvanizzato, con taglio termico 5 Pannello vetro camera 6 Rivestimento in lastre di acciaio galvanizzato (spessore 1,5 mm) 7 Lamiera forata in acciaio
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3 4
DETAIL 1 1 HEB 280 column with concrete infill 2 Thermal insulation 3 Rainwater pipe 4 Galvanised steel facade post with thermal separation to avoid cold bridging 5 Double glazing 6 Galvanised steel cladding 7 Perforated steel sheeting
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PARTICOLARE 2 1 Pilastro in acciaio (HEB 280) con riempimento in calcestruzzo 2 Materiale isolante 3 Lamiera forata in acciaio 4 Montante della struttura della facciata in vetro e acciaio. Profilo in acciaio galvanizzato, con taglio termico 5 Pannello vetro camera DETAIL 2 1 HEB 280 column with concrete infill 2 Thermal insulation 3 Perforated steel sheeting 4 Galvanised steel facade post with thermal separation to avoid cold bridging 5 Double glazing
PARTICOLARE 3 1 Pilastro in acciaio (HEB 280) con riempimento in calcestruzzo 2 Materiale isolante 3 Lamiera forata in acciaio - piano di calpestio del terrazzo 4 Montante della struttura della facciata in vetro e acciaio. Profilo in acciaio galvanizzato, con taglio termico Parte fissa 5 Montante della struttura della facciata in vetro e acciaio. Profilo in acciaio galvanizzato, con taglio termico Parte mobile 6 Pannello vetro camera 7 Montante in acciaio ("T" 70x70x8) del parapetto 8 Parapetto: tubo in acciaio ø 36 mm DETAIL 3 1 HEB 280 column with concrete infill 2 Thermal insulation 3 Perforated steel sheeting 4 Galvanised steel facade post with thermal separation to avoid cold bridging 5 Galvanised steel facade post with thermal separation - opening element 6 Double glazing 7 Rolled steel section railing ("T" shape 70x70x8) 8 Tubular rail 36 mm diameter
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SEZIONE B-B - DETTAGLIO 1 Pilastro in acciaio (HEB 280) 2 Trave principale in acciaio (HEB 280) 3 Lamiera in acciaio con getto in calcestruzzo (spessore 14 cm) 4 Trave di bordo (HEB 160) 5 Struttura portante terrazze (IPE 160) 6 Trave a mensola (HEB 140) 7 Profilo a "T" (70x70x8) in acciaio galvanizzato - montante parapetto 8 Grigliato in acciaio - piano di calpestio terrazzo 9 Parapetto: tubo in acciaio ø 36 mm 10 Traverso struttura facciata - profilo in acciaio galvanizzato con taglio termico. Parte fissa 11 Elemento apribile della struttura facciata - profilo in acciaio galvanizzato 12 Pannello vetro camera
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SECTION B-B - DETAIL 1 HEB 280 column 2 Main cross beam (HEB 280) 3 Composite floor (14 cm thick concrete) 4 Edge beam (HEB 160) 5 Edge beam (IPE 160) 6 Beam (HEB 140) 7 Rolled steel section railing ("T" shape 70x70x8) 8 Perforated steel sheeting 9 Tubular rail 36 mm diameter 10 Galvanised steel facade post with thermal separation to avoid cold bridging 11 Galvanised steel facade post with thermal separation - opening element 12 Double glazing
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Attualità di una Corte Benedettina A Benedictine structure restored d i S i l v a n o Pi a z z a
Progettisti/Planner: Studio Muratori & Zanon (Padova) Consulente strutturale/Structural consultant: Studio Siena (Padova) Realizzazione/Project: Intervento di restauro della Corte Benedettina Località/Locality: Legnaro (Padova) Periodo di realizzazione intervento/ Work period: 1998 -1999 Committenza/Client: Regione Veneto Serramentisti/Door and window fixtures: Scandellari Infissi Fotografo/Photodesign: Paolo Belvedere
Scorcio interno della corte dopo le fasi di restauro.
View of the Corte Benedettina after the restoration works.
Il Comune di Legnaro, a sud-est di Padova, storicamente è stato caratterizzato - e lo è fortemente tutt'ora - dalla presenza di un'importante Corte Benedettina di origine alto-medioevale, da sempre elemento centrale di identificazione economica, sociale e culturale dell'intero paese. Solo negli ultimi decenni le attività svolte all'interno degli spazi della Corte si sono andate perdendo, portando la struttura ad uno stato di non utilizzo. Dal 1982 ad oggi si sono succeduti progetti per stralci successivi che hanno interessato vari lotti della vasta struttura. The Legnaro district south-east of Padua was historically characterised, and is so today, by an important Benedictine community dating from the high Middle Ages which has always been a focal point for the economic, social and cultural life of the entire area. Only in the last decades have the activities that were carried on within its walls ceased, leading to the abandoning of the structure. From 1982 to the present different blueprints have been produced for the various parts of this vast Corte.
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d for modern-day use
Visione assonometrica del complesso della Corte Benedettina.
Axonometric projection before the restoration works.
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All'interno del progamma di lavori per il restauro dell'antica Corte Benedettina di Legnaro, la fase progettuale e cantieristica per la realizzazione di tutto il sistema dei serramenti ha assunto un ruolo non di secondo piano. La scelta di utilizzare profili in acciaio zincato segue una precisa filosofia di intervento. Per i piani superiori, in cui originariamente erano presenti infissi in legno, si è optato per la conservazione e riproposizione sia del materiale che della tipologia di serramento. Per i portici da sempre privi di infisso - si è preferito
Lungo il percorso dei portici è chiaramente leggibile l'inserimento dei pilastri in acciaio (HEB 200) in corrispondenza delle originarie colonne del portico. Scorcio esterno del lato porticato: la nuova struttura in acciaio e vetro risulta completamente staccata ed indipendente dalla muratura storica.
Along the porticoes one can clearly see the pillars in steel (HEB 200) aligned with the original columns. External view of the portico: The new structure in steel and glass is completely detached from the historical masonry.
invece l'impiego di serramenti in acciaio, scelta che ha garantito la realizzazione di grandi superfici vetrate con minimi ingombri visivi dei montanti e traversi, ed una immediata leggibilitĂ delle parti "aggiunte" rispetto a quelle preesistenti. Per la posizione del porticato interno con destinazione museale - creato originariamente con grande maestria utilizzando materiali di recupero (buona parte
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Particolare dell'attacco superiore ed inferiore dei pilastri in acciaio. Picture that shows the fixing system on the upper and lower part of the steel pillars.
delle colonne e dei capitelli sono antecedenti al XV secolo) - il progetto per necessità statiche - ha previsto l'inserimento di una struttura portante supplettiva in acciaio (HEB 200) in corrispondenza delle colonne del portico, indipendente e staccata dalla muratura storica. Su questa si articola, con un disegno lineare e perfettamente complanare, il sistema delle chiusure in vetro e acciaio. I serramenti in acciaio sono stati realizzati con profili tubolari di 2 mm di spessore in acciaio zincato Sendzimir dotati di portagurnizione.
ro strettamente conservativo. Si è in presenza infatti di quello che si potrebbe definire a tutti gli effetti un "monumento vivente", storicamente soggetto a mutazioni che si sono susseguite nel corso dei secoli e di cui si è trovata traccia nelle operazioni di restauro. Questa predisposizione al compromesso è in accordo con quello che si può definire "spirito benedettino", sempre attento e pronto ad allargare o ripartire gli ambienti in risposta alle mutate necessità. Le Corti - vasti territori dipendenti da un castello, da un vescovado o da un
Tale scelta ha contribuito a risolvere i problemi di tenuta all'aria ed all'acqua delle grandi superfici vetrate dei portici, assicurando, oltre ad un buon livello di isolamento acustico e termico, la sicurezza e la resistenza allo scasso. I progettisti parlano per questo specifico intervento di progetto per un "riuso". Non sono più proponibili né le originarie funzioni e neppure un restau-
monastero - racchiudevano quanto necessitava alle comunità che gravitavano attorno a queste singolari aziende: il molino, la chiesa, il forno, le botteghe artigiane dei mestieri. Il progetto di recupero della Corte Benedettina di Legnaro ha avuto come obiettivo il riuso coerente a particolari nuove esigenze dei nostri giorni.
Sviluppo complessivo del portico principale. Il sistema di serramenti in acciaio tubolare zincato crea un piano trasparente e complanare.
General view of the main portico: One can note the transparency created by the completely coplanar and linear door and window system with galvanised steel section fixtures.
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Lato interno della corte: l'ampio spazio di ingresso e accesso ai livelli superiori. Controcampo interno con in primo piano il trasparente e leggero diaframma in vetro e acciaio.
Internal view of the Corte: The spacious entrance with staircase to the upper floors. Close up of the transparent and lightweight closed off areas in glass and steel.
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The creation of the system of door and window fixtures has been one of the most important aspects of the restoration of the old Corte Benedettina of Legnaro. The decision to use galvanised steel sections is based on a precise philosophy: for the upper floors in which there were originally wooden fixtures the material and type of door and window fixtures have been preserved or restored but for the porticoes - which were never equipped with fixtures - steel door and window fixtures have been used. This has enabled the creation of spacious glass surfaces with minimal visual interference from the uprights and crossbeams, and the 'additions'
can immediately be distinguished from the pre-existing ones. The inside portico - in the area designated as a museum - was originally created with great skill from recovered materials (a large part of the columns and the capitals date back to before the fifteenth century). For structural stability, the project includes an additional bearing structure in steel (HEB 200) near the columns of the portico, which is independent and detached from the historical masonry. A completely coplanar and linear glass and steel door and window system extends along this structure. The door and window fixtures are made of Sendzimir
galvanised steel sections that are 2 mm thick with provision for seal supports. This choice made the extensive glass surfaces of the porticoes airtight and watertight, provided good insulation against heat and noise, as well as safety and protection against break-ins. The designers talk of a 're-use' project because the original functions are no longer attainable. A strictly conservationist restoration is not possible either because the building is a kind of 'living monument', historically subjected to mutations that have followed one another in quick succession down the centuries and which the restoration work has laid
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bare. This is in keeping with what one can call the 'Benedictine spirit', which has always been inclined to extend and adapt sites and systems in response to changing needs. The Corti were vast areas that depended on a castle, bishopric or monastery and which contained all that the communities around them required: a mill, a church, a bakery and artisan workshops. Restoring a Corte for modern use (facilities for a cultural centre, museum, training courses, as well as for council meetings and for the Istituto Veneto Agricoltura) is a kind of return to the original purpose of the Corte.
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L'ampio spazio polifunzionale a piano terra: il sistema dei serramenti lascia penetrare completamente la luce proveniente dalla corte interna. L'ingresso diretto dalla strada principale. Il ritmico alternarsi delle capriate lignee del sistema di copertura all'ultimo livello.
The very spacious and multi-functional ground floor: The door and window system enables the light to stream through freely and flood the inside. Entrance door with direct access to the street. The alternate sequences of wooden trusses of the top-floor ceiling system.
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Liberiam Hamacher è un sistema di pareti a vetro scorrevoli che rinnova completamente il concetto di negozio o spazio espositivo.
Ăˆ un sistema di chiusura che sostituisce la parete con un'unica grande vetrina capace di esibire il prodotto nella sua massima potenzialitĂ . Con un'azione semplice e rapida, è possibile convogliare in spazi ridotti le ante e le porte, liberando gli accessi e favorendo il rapporto prodotto/cliente. La chiusura, oltre ad essere completamente trasparente (assenza totale di montanti) garantisce la sicurezza e la funzionalitĂ delle chiusure tradizionali. L'assenza di ostacoli a pavimento rende il sistema ideale per tutti i negozi e ambienti pubblici dove la presenza di barriere architettoniche ostacola la funzione d'uso.
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Con Hamacher è possibile costruire chiusure dalle forme più svariate.
amo gli accessi Parete scorrevole universale
PER
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INFORMAZIONI
RIFORGERSI
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Stabilità in movimento J u n k i n m o t i o n Jean Tinguely
Tinguely lavora all’installazione di “Requiem pour une feuille morte”
Nel contesto dell'arte moderna, che ha proposto al nostro secolo opere d'arte in movimento, Jean Tinguely costituisce un rappresentante degno di nota. Il principio della ruota e del suo movimento rotatorio che si ripete, senza rifare lo stesso percorso, connota le sue sculture: esso è l'espressione di un principio di libertà, dello stare al di fuori di ogni legge e sistema, al di là delle definizioni di buono e cattivo, di bello e brutto. Ma l'arte di Tinguely è anche il risultato di un sapiente riutilizzo di materiali di differente natura e forma, principalmente di recupero. Tra questi ben si prestano gli elementi in ferro, grazie alla facilità delle operazioni di saldatura e alle caratteristiche di plasmabilità e lavorabilità. Il genio artistico di Tinguely ha saputo infondere nuova vita a rottami di ferro solo in apparenza privi di significato, ricomponendoli insieme sotto una nova forma, creando sculture in movimento che conferiscono dinamicità alla robustezza e alla stabilità garantite dall'acciaio.
Per rendere omaggio a Jean Tinguely, abbiamo deciso di pubblicare un'estratto di uno degli articoli scritti da Pontus Hulten, nella sua qualità di Direttore artistico, per "Una magia più forte della morte", il libro realizzato in occasione della mostra dedicata all'artista svizzero, tenutasi a Palazzo Grassi nel 1987.
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“Eureka”, 1963-1964 780 x 660 x 410 cm Zollikon Fondazione Walter Bechtler Attualmente collocata nel parco Zürichhorn a Zurigo
As regards this century's modern art, Jean Tinguely is one of the most outstanding representatives of 'art in motion'. The wheel with its infinite rotary movement is a recurring theme in his sculptures: it is an expression of freedom, being outside of every law and system, beyond the definitions of good or bad, beautiful or ugly. But the art of Tinguely is also the result of a clever re-use of various kinds of materials, principally scrap metal. Among these materials he discovered the potentialities of scrap iron; its properties that enable it to be easily welded, bent and modelled. The artistic genius of Tinguely enabled him to give a new life, in a different form, to pieces of scrap metal. He recomposed the pieces and created sculptures in motion that add dynamism to the strength and stability of steel. As a tribute to Jean Tinguely, we have decided to publish an extract from the book " Una magia più forte della morte" written by the artistic director Pontus Hulten and brought out on the occasion of the exhibition dedicated to the Swiss artist which was held in Palazzo Grassi in 1987. “Requiem pour une feuille morte” (Requiem per una foglia morta) 1150 x 305 cm Padiglione svizzero Esposizione mondiale Montreal, 1967 Francia, Fondation Renault
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Jean Tinguely nella sua officina. Jean Tinguely inside his work shop.
“Chaos I”, 1973-1974 915 x 854 x 485 cm Civic Mall (The Commons) Columbus, Indiana 1974 Sotto: “Chaos I”, 1974 Abbozzo di progetto Pastello, penna a sfera e collage
Nel gennaio del 1960, Tinguely si reca a New York e durante il viaggio, a bordo della Qeen Elizabeth, decide di costruire una "macchina autodistruttiva".L'occasione del viaggio è data dalla mostra alla Staempfli Gallery, che si apre il 25 gennaio e comprende quattro macchine Méta-matic, la numero 8, 9, 11 e 12. A New York egli vive e lavora in uno studio nei pressi di Canal Street, dove si erano stabilite tutte le grandi fabbriche americane di macchine del diciannovesimo secolo, agli inizi dell'era industriale.Molte vecchie ditte sopravvivevano grazie a una passata prosperità: i nomi di marche celebri appaiono in lettere d'oro sulle vetrine e vendono ancora, distrattamente, pezzi ed utensili vari. Si incastrano tra bar bui e negozi di residuati militari. La gente parla con uno spiccato accento newyorkese, pressochè incomprensibile anche per gli anglofoni. Tinguely ama quei curiosi negozi e l'intero quartiere con i suoi contrasti. Tra le istituzioni newyorkesi il Museum of Modern Art (Moma) occupa una posizione prestigiosissima nella vita artistica internazionale. Agli occhi europei la sua autorevolezza è indiscutibile mentre ad alcuni artisti americani sembra un baluardo di difesa per la generazione precedente. Per esporre la macchina autodistruttrice Tinguely aveva pensato di affittare una sala per riunioni o un'area di parcheggio nel centro di New York. Quando si sparge la voce di tale progetto, il Moma, della cui collezione fa parte Oeuf en éclosion n.2 (Uovo dischiuso n.2) donato l'anno precedente, decide di mettergli a disposizione il proprio giardino. Circondato da grattacieli e con una chiesa neogotica, appare a Tinguely come il posto ideale.
Il pensiero di montare una piccola macchina dal comportamento incongruo nel cuore di un edificio il cui scopo titanico è di consolidare una civiltà, di delimitare una cultura e la sua formazione, lo attira enormemente. Senza dubbio non gli dispiace neppure collocare la sua macchina tra il Balzac di Rodin e il Grand cheval (Grande cavallo) di Duchamp- Villon. Forse aveva previsto anche la conclusione: vedere la propria opera nelle pattumiere del museo. La costruzione e la distruzione della macchina prende il titolo di Homage to New York (Omaggio a New York) e si svolge nel giardino del Moma nel 1960. È composta da un quantitativo enorme di materiali, 80 ruote di biciclette, parti di motore, un pianoforte, un go-cart, timer, una batteria, una méta-matic, sculture e innumerevoli tubi. Billy
Klüver, che partecipa all'avvenimento dall'inizio, tiene un diario dettagliato in cui descrive le varie fasi. È l'analisi più accurata dell'evento. La stampa americana ha difficoltà a comprendere che per liberare l'arte dalla sua dimensione materiale, il metodo più efficace consiste nel portarla alla distruzione. Non c'è nulla di nuovo nell'uso
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dell'effimero, basti pensare all'arte teatrale e agli spettacoli pirotecnici cinesi, manifestazioni gigantesche per allestire uno spettacolo breve e parossistico. La distruzione rappresenta una potente attrazione e una tentazione irresistibile per coloro la cui opera è di natura ripetitiva. La ripetizione ricorre anche in Tinguely. Il movimento delle sue sculture è basato sul principio della ruota, e la ruota ripete il suo giro. L'antitesi della ripetizione è la distruzione. Dopo l'esperienza americana l'artista ritorna a Parigi. Realizzando Homage to
New York, è avvenuto un contatto con alcune tecniche a lui sconosciute. Ha imparato ad usare un nuovo strumento, la saldatrice elettrica che consente di unire i metalli con la stessa facilità con cui si incollano due pezzi di carta. Ha scoperto la possibilità dei rottami ferrosi e subito l'influenza di Richard Stankiewicz, le cui sculture risalgono agli inizi degli anni cinquanta. A Parigi, produce a ritmo frenetico e realizza nel giro di poche settimane una serie di grandi sculture: Cyclograveur, Marilyn, Gismo, La Tour (La Torre), i cui principali elementi sono innumerevoli ruote ricavate da ogni sorta di
biciclette e carrozzine. Alcune sono montate su ruote, altre portano in sé un implicito commento sul concetto dell'arte. In una di esse un grande rilievo in gesso con un motivo classico viene lentamente segato a metà, con stridore prolungato. Un'altra colpisce: un martello percuote uno scalpello che si abbatte su una pietra montata su un disco rotante. Una terza presuppone che il visitatore si sieda su una sella di bicicletta. Pedalando, si aziona una sorta di meccanismo méta-matic che batte un chiodo d'acciaio contro un superficie verticale. Se gli avessero chiesto per quale ragione usasse dei rottami di ferro per le sue
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“Méta - Harmonie IV “ (Fata Morgana), 1985 420 x 1250 x 220 cm
sculture, Tinguely avrebbe risposto: "Perché sono belli". Un pezzo di ferro vecchio possiede una sua forma peculiare; può essere usato o gettato via, carico di significato, ma non sarà mai completamente privo di senso quanto una forma astratta. I rottami hanno conosciuto una differente esistenza, hanno avuto un uso ed un differente significato, lo hanno perduto e sono morti, ma Tinguely li resuscita e conferisce loro una nuova vita in una forma diversa. I rottami, come il movimento, presentano esigenze specifiche, entrambi implicano una forma di tensione, respingono l'astrazione ed i suoi effetti decorativi casuali.
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Dall'estate del 1960 alla fine dell'inverno 1961, l'artista sviluppa nuove idee in cui, per rappresentare l'immateriale, fa ricorso a sostanze "non materiali" o indefinite come: il suono, la luce, l'odore, l'acqua, la pelliccia, le piume, il fuoco, il fumo, gli esplosivi e i palloni. Tuttavia insieme a queste materie immateriali intreccia: vecchie radio, carrozzine, lavandini, arti artificiali, annaffiatoi. Tutto può diventare scultura. Qualunque materiale è utilizzabile. Tinguely si muove tra i materiali come in trance " …talvolta non so più neppure con che cosa lavoro; qualche volta di recente, ho creato degli oggetti-
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macchina senza nemmeno sapere come li avevo fatti; lavoro senza rendermene conto, esclusivamente d'istinto…." Una sintonia operativa a creare arte come puro mezzo di espressione, non stratificata nella società, lo spinge ad interessarsi alle macchine dell'artista alienato Anton Müller. Tra il 1960 ed il 1963, Tinguely dedica tutte le proprie energie alle sue sculture di rottami, strutture parossistiche in movimento, i cui motori sono vecchi e quasi finiti. Possiedono un misto di gioia e di disperazione, ed anche un certo cinismo: si possono definire un balletto di invalidi o di storpi. Sono
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poveri rifiuti che hanno condiviso una certa intimità con la vita degli esseri umani, "attori" patetici che rifiutano di morire. Nell'ottobre 1960, Pierre Restany fonda il gruppo dei Nouveaux Réalistes (Nuovi Realisti). Ne fanno parte: Arman, César, François Dufrêne, Raymond Hains, Yves Klein, Martial Raysse, Pierre Restany, Mimmo Rotella, Daniel Spoerri, Jean Tinguely e De La Villeglé. Più tardi si uniranno Christo, Deschamps e Niki de Saint-Phalle. Il movimento del Nouveau Réalisme (Nuovo Realismo) suscita non pochi problemi. A parte l'energia e ambizione di Restany, la sua capacità di dare alle proprie idee un'espressione incisiva e persuasiva, i legami sono labili, l'unica cosa che accomuna gli artisti è l'utilizzazione di materiali nuovi. Le visioni di Klein e Tinguely, i quali credono in una società intimamente permeata d'arte, nella smaterializzazione dell'arte e del concetto di arte necessaria per raggiungere tale supremazia, hanno ben poco in comune con le intenzioni di César o di Arman. Tinguely ha detto ripetutamente di trovare Restany affascinante, ma di aver mai provato simpatia per il Nouveau Réalisme. Quando Klein muore per un attacco cardiaco nel giugno 1962, egli rimane solo a difendere le loro idee.
In January 1960 Tinguely went to New York. While still on the voyage - he sailed on the Queen Elizabeth - he decided to build a large, self-destroying machine. The occasion for the journey was an exhibition at the Staempfli Gallery on 77th Street, which opened on 25 January. It included four meta-matic machines: Nos. 8, 9, 11 and 12. The Museum of Modern Art agreed to make its sculpture garden available for the realization of the project. The garden, surrounded by skyscrapers and with a neo-Gothic church on one side, struck Tinguely as ideal. The place gave him an acute sense of New York and its buildings as a gigantic attempt to consolidate a civilization to delimit a culture and its formation and
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“Grande Méta-Maxi-Maxi”, 1987 1600 x 600 x 450 cm Istallazione per la mostra monografica di Jean Tinguely Palazzo Grassi di Venezia 1987
the thought of setting up a little machine right in the middle of it, which would act in a totally nonconformist fashion, greatly appealed to him. It doubtless did not displease him, either, to be able to put his machine between Rodin's Balzac and Duchamp- Villon's Large Horse. Perhaps Tinguely also foresaw the outcome, which in the event gave him the greatest pleasure: seeing his work end up in the museum's garbage bins. The construction and destruction of the machine was called Homage to New York and took place in the MOMA garden on 17 March 1960. The machine was made of an enormous quantity of materials, and included eighty bicycle wheels, motor parts, a piano, a go-cart, timers, a battery, meta-matic sculptures and innumerable tubes. Billy Klüver, who participated in the event from the start, kept a detailed diary in which he described the various stages including the final unnecessary intervention of a fireman. This is the best analysis of Tinguely's machine. The American press found it hard to understand that if art is to be liberated from its material components the most effective way is to destroy it. That is of course nothing new about using the ephemeral. All the various forms theatrical art spring to mind at once, but Chinese firework displays are all supposed to have been great occasions, for which immense efforts were made in order to unfurl the greatest possible spectacle for a short time. The polar opposite of repetition is destruction; it is only natural that destruction should represent a powerful attraction and temptation for people whose work is of a repetitive nature. After his American experience, Tinguely returned to France. Six weeks later he staged a new large-scale event in Paris. His work in creating Homage to New York had introduced him to some completely new techniques. He had learned how to use electrical welding equipment, which makes joining metals as easy as glueing two pieces of paper together. He had discovered the potentialities of scrap
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“La Têe (La testa), Abbozzo di progetto, 1969 Penna a sfera, acquarello, penna a collage, 30x42 cm Istallazione Milly-la-Forêt, 1977
iron. The work of Richard Stankiewicz, who had been making sculptures from scrap since the early 1950s, had a strong influence on him. As soon as he was back in Paris, Tinguely embarked on a programme of intense productivity. He constructed a series of large sculptures within a few weeks. The experience gained in making Homage to New York brought a rich harvest in Cyclograveur, Marilyn, Gismo and La Tour (The Tower). The principal components of all them are innumerable wheels from all sorts of bicycles and prams, and some of the sculptures even move about on wheels. Some of them make an implicit comment on the concept of art itself. In one, a large plaster relief with a classical motif is slowly sawn in half, with much squeaking, by a pad-saw. Another is itself a sculptor, with hammer striking a chisel, which chips away at a piece of stone mounted on a rotating disc. A third invites the visitor to ride it, much like a bicycle: pedalling propels a kind of meta-matic
mechanism which strikes a steel nail against a vertically mounted flat surface. If Tinguely had been asked why he used scrap for his sculptures he would have replied "Because it's beautiful". Scrap metal, like motion, makes specific demands: both give a form of urgency to
the work, both keep abstraction and its incidental decorative effects at bay. A piece of old iron has a form peculiar to itself; it can be used or thrown away. In can never be a completely meaningless as an abstract form. Pieces of junk had a different existence once, when they had
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use and significance: now they have neither, they are as if dead, and Tinguely gives them a new life in a different form. Throughout the summer and autumn, and the following winter of 1960-61, Tinguely was developing new ideas which made use of "non-materials" and ephemeral substances including sound, light, scent, water, fur, feathers, fire, smoke, explosives, and balloons. However, together with all these immaterial materials, Tinguely also used old radio-sets, prams, wash-basins, artificial limbs, garden sprinklers. Anything could become sculpture. Tinguely moved among all his materials as if in a trance. At this time he saw photographs of works by the insane artist Anton Müller, which made a deep impression on him. Here it was not a question of art as wares or material objects, but creation purely as a means of self-expression. These were not works of art with a fixed place in society. Between 1960 and 1963 Tinguely
devoted all his energies to constructing these paroxysms of junk in motion, which used old and almost worn-out motors. These creations possess a mixture of cheerfulness and despair, as well as a certain cynicism: they are like a ballet danced by invalids - a ball for the severely injured. The "performers" are poor discarded parts which have belonged to human life in some intimate capacity. That they can move makes them even more pathetic; they have refused to die, to lie still. In October 1960 Pierre Restany formed the Nouveaux Rèalistes (New Realist) group. The founding members were Arman, Cèsar, François Dufrêne, Raymond Hains, Yves Klein, Martial Raysse, Pierre Restany, Mimmo Rotella, Daniel Spoerri, Jean Tinguely and Villeglè. They were joined later by Christo, Deschamps and Niki de SaintPhalle. Restany's Neo-realism was a delicate matter. Apart from his energy and ambition, and his ability to give his ideas
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trenchant and persuasive verbal expression, the only thing that held the group together was the fact that they all worked with novel materials. The link was superficial. The visions Klein and Tinguely had of a world permeated through and through with art, and of the dematerialization of art in practice and in theory that will be necessary if such supremacy is to be achieved, had little in common with the ambitions of a Cèsar or an Arman. Tinguely has often said that he finds Restany quite irresistible when he is talking, but that he never felt the least drawn to Neorealism. When Klein died of a hear attack in June 1962, Tinguely was left almost completely alone with his ideas.
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Trasparente foyer A bright transparent foyer d i Ro s s e l l a A s c i o n e
Nel febbraio del 1987 l'amministrazione di Lübeck stanziò 60 milioni di marchi tedeschi per la costruzione di un nuovo Centro per concerti e congressi. Già nel 1979 si era costituita una libera associazione di cittadini per promuovere la costruzione di una nuova sala concerti a causa dello stato di profondo degrado della vecchia sala civica; davanti alle oggettive difficoltà economiche questi intraprendenti cittadini avevano poi però abbracciato la possibilità di un restauro del vecchio edificio. Dopo lo stanziamento dell'amministrazione locale alla fine degli anni ‘80, nel marzo del 1990 fu indetto un concorso per l'appalto del progetto, rivolto ad architetti con esperienza nella progettazione di sale per concerti. La giuria premiò la proposta dello studio di architettura di Amburgo di Meinhard von Gerkan.
Progettista/Planner: Studio di Architettura Arch. Meinhard von Gerkan Oggetto/Project: Centro per concerti e congressi Località/Location: Lübeck Periodo di realizzazione/ Project period: 1990-1994 Fotografo/Photodesigner: K. Frahm
Sopra: prospetto sull'acqua (lato Sud).
Above: Waterfront elevation on the South.
Sotto: interno dello "scrigno" con speciali pannellature in legno su supporto in acciaio inox.
Interior of the "jewellery box" with wooden panelling framed with stainless steel.
Pagina a lato: area del foyer polifunzionale.
Opposite page: Multifunction foyer.
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In Februar y 1987 L端beck town council allocated DM 60 million for the construction of a new Concert and Conference Centre. In 1979 local citizens had already got together to promote the construction of a new concert hall because the old one was in such a bad state. Owing to the financial problems, these enterprising citizens had taken into consideration the possibility of restoring the old building. After the local council had allocated funding at the end of the eighties the project was put out to tender in March 1990 and was aimed at architects with experience of designing concert halls. The jur y chose the design put forward by the Meinhard von Gerkan firm of Hamburg.
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Dettaglio dell'ingresso principale. Detail main entrance.
L'edificio progettato da Von Gerkan, una struttura relativamente bassa, ha da subito rivelato l'intenzione di una differenziazione, nel contrasto, con il centro storico cittadino. Esso si presenta come una struttura geometrica semplice e funzionale, articolata in due blocchi diversamente connotati: la porzione costituita da uno spazio rettangolare che racchiude l'auditorio ed un foyer circolare completamente vetrato e racchiuso idealmente in uno spazio quadrato, delimitato da una serie di doppi pilastri a tutta altezza. Il risultato è una composizione ordinata e funzionale, armoniosa combinazione di una molteplicità di elementi. La scelta dei materiali ha voluto rispondere in modo adeguato al contesto - tempo, luogo, funzione - scelta che ha privilegiato la trasparenza, il senso di spazialità, la possibilità di catturare quanto più sole possibile, soprattutto a livello del foyer. Alla realizzazione di un edificio così concepito ha contribuito in modo determinante e insostituibile l'impiego dell'acciaio. Con questo materiale è stato possibile creare per il foyer una struttura costituita da montanti esili ma in grado di contenere superfici vetrate anche molto estese. L'altezza delle vetrate raggiunge complessivamente i 10 metri di sviluppo. I montanti in acciaio sono stati disposti seguendo una configurazione centripeta, in rispetto della geometria circolare del piano di imposta del foyer, strutturato su una maglia quadrata con ai vertici le colonne portanti. L'ossatura metallica incornicia questo ampio e luminoso contenitore, la cui trasparenza da un lato rende percettibile la vita che si muove all'interno dell'edificio, dall'altro consente allo sguardo di volgersi al di fuori a catturare immagini della città vecchia. Il foyer vetrato si estende su uno spazio calpestabile di 1500 m², è una sorta di loggia, uno spazio pubblico coperto, al riparo dal vento e dalle intemperie, ma assolutamente trasparente, da cui la vista può spaziare tutt'intorno.
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Qui musicisti rock possono esibirsi, vi si organizzano esposizioni, banchetti, balli e quant'altro, e sempre qui si riversano durante l'intervallo gli spettatori dei concerti che si tengono nell'auditorium: non un semplice atrio dunque, ma un contesto davvero polivalente. Al di sotto del soffitto, costituito da un centinaio di piccole piramidi vetrate supportate da tubolari in acciaio, sono stati collocati a vista gli impianti tecnici. Il foyer si presenta come un ampio spazio arioso: le scalinate e la galleria, a cui queste conducono, vi infondono ulteriore leggiadria, contribuendo a creare un ambiente estremamente rilassante nella sua perfetta simmetria. Dal vasto spazio interno a triplice altezza si può leggere complessivamente l'ossatura portante della struttura. Le passerelle tecniche i cui piani calpestabili sono stati realizzati impiegando pannelli grigliati in acciaio, filtrano la percezione della copertura superiore trasparente. La luce
naturale penetra attraverso le numerose facce di questo poliedrico contenitore, attraverso le piramidi del soffitto e i tre lati vetrati del perimetro. Il quarto lato fa da collegamento al retrostante auditorio (2014 posti), circondato da ambienti destinati a uffici, camerini per gli artisti, servizi per i dipendenti, oltre a due ampie aule per conferenze e ad otto laboratori. L'ampia sala dell'auditorio, luogo destinato alla cultura e agli affari, è rivestita con speciali pannelli di legno su supporto in acciaio inox ed è stata concepita per garantire ottime prestazioni acustiche. In ricercato contrasto con la città vecchia da cui lo separa una via d'acqua, il nuovo complesso somigliante a un piroscafo ormeggiato in un porto fluviale di Lübeck ha saputo articolare il vecchio centro storico nel contesto di un nuovo e contemporaneo linguaggio architettonico, espressione delle trasformazioni di fine millennio.
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Vista della cittĂ dall'ampio spazio del foyer. Particolari dell'apparato tecnico. Pagina a lato: la centralitĂ dello spazio circolare viene sottolineata dalla presenza di un nastro finestrato continuo lungo il perimetro. Pagina doppia seguente: vista ponoramica dello sky-line della cittĂ (oggetto di protezione da parte dell'Unesco) dalle piramidi vetrate di copertura del foyer.
Looking outside from the events foyer. View of the technical equipment Opposite page: The circular geometry of the space is accentuated by a skylight band all around it. Next double-page: View from the events foyer over the skylight roof pyramids across to the Unesco-protected city sky-line.
The structure is relatively low, and immediately one can see the intention of contrasting it with the old town. The building is geometrical, simple and functional, and consists of two distinct blocks: a rectangular auditorium with a
circular all-glass foyer enclosed in a square space which is delimited by a series of full-height double pillars. The result is an orderly and functional composition which is a harmonious blend of many different elements. The materials were chosen to respond in a suitable way to the context of period-place-function. The emphasis was on transparency, the sense of space and the ability to catch as much sun as possible, especially as regards the foyer. For this type of building the use of steel made a vital and irreplaceable contribution. With this material it was possible to create a structure for the foyer
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that consists of slender uprights that can nevertheless support very extensive glass surfaces which reach an average height of 10 metres. The steel uprights have a centripetal arrangement that reflects the circular geometry of the foyer which is built on a square 'mesh' plan with bearing columns at the corners. The metal framework encapsulates this vast and airy space whose transparency enables the life inside to be seen from the outside, whilst from the inside one can capture views of the old town. The floor space of the glass foyer is 1500 m 2. It is a sort of loggia, a covered public area protected from the weather but which is completely transparent so that the gaze can roam all around. Rock musicians can perform here, and exhibitions, banquets, balls and all sorts of other events are held here too. And this is where the audience gathers during the intervals of the concerts which are held in the auditorium. It is not therefore a simple foyer but a multipurpose venue. Below the covering - that consists of about one hundred small glass pyramids supported by steel sections - the service systems are exposed to view. The foyer is vast and airy. The stairs and the gallery to which the stairs lead create an added sense of lightness, and the perfect symmetry makes for an extremely relaxing ambience. From the vast three-level interior one can clearly
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Sopra: la struttura del tetto del foyer è sostenuta da esili colonne binate che definiscono uno spazio coperto, una sorta di loggia confinante con lo spazio circolare del foyer interamente vetrato.
Above: The wide roof of the foyer is supported by slender double columns. The rotunda is fully glazed. A sheltered public space, like a civic loggia.
Sotto: Vecchio e nuovo in un voluto bipolarismo.
The old and the new in a dialogue that is bi-polar, quite intentionally.
Pagina a fianco: visione notturna
Opposite: Night view.
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see the framework with the service levels above the steel walkways and grate panelling that allow the light to filter through the transparent covering. The natural light streams through this multi-faceted polyhedron, through the pyramids of the covering and the three glass sides of the perimeter. The fourth side connects with the auditorium behind (2014 seats), which is surrounded by areas that are designated as offices, changing rooms for the performers and cloakrooms for employees, as well as two spacious lecture theatres and eight
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other rooms. The walls of the spacious auditorium - designated for business and cultural events - are covered with special wood and stainless steel panelling, designed to ensure the best possible acoustics. In marked contrast with the old city, from which it is separated by a stretch of water, the new complex appears like a ship docked at the river port of L端beck. It has succeeded in reflecting the old town in a new and contemporary architectural language that expresses the changes of the end of the millennium.
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Per la vostra pubblicitĂ su questa rivista telef
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elefonate alla nostra redazione al numero 0422 49 10 21.
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Con un cuore di eucalipto A house with an eucalyptus tree inside d i M i c h e l a Ve t t o r e
Architetti/Architects: Luciano Panero Francesco Panero Realizzazione/Project period: 1989-1990
Pagina a lato: vista dall'interno della foresteria sul giardino, attraverso la struttura vetrata in acciaio. Sopra: sezione trasversale con indicazione del doppio fronte della foresteria, posto a quote diverse. Opposite page: Internal view of the 'casa foresteria', overlooking the garden through the glass and steel fixtures. Above: Cross section where one can note the different-level double facade of the 'casa foresteria'.
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L'intervento degli architetti Luciano e Francesco Panero sulla foresteria di villa Domus (realizzata dall'architetto Luigi Carlo Daneri nel 1938) a Sestri Levante, ha costituito la radicale ristrutturazione di un manufatto già esistente nel parco della villa, un piccolo edificio rustico in muratura addossato ad un antico muro di pietra, che fa da confine con un'altra proprietà. La grande
le origini del vecchio edificio. Il pavimento è costituito da elementi in gres rosso in cui sono inseriti dadi bianchi con disposizione a cesto. Le scale interne sono in ardesia con un corrimano in ferro; anche il tetto è in ardesia, su una struttura in ferro di cui restano a vista le putrelle colorate di blu. L'impiego esibito del ferro e i colori di forte contrasto acquistano il massimo rilievo nella facciata
dell'edificio e del fatto che si tratta di una residenza estiva. Attraverso le parti vetrate, scandite orizzontalmente, la luce naturale filtra liberamente e inonda l'ambiente interno. Questo edificio di minuscole dimensioni vive così nascosto nel parco, in simbiosi con la natura, diventandone quasi parte integrante. Grazie alla trasparenza la natura vi penetra, idealmente ma non solo: un
vetrata che corre lungo la facciata facendo pensare in tutto e per tutto ad una serra, è il simbolo di un intervento di restauro radicale ma sapientemente discreto, curato con rigore filologico, che ha saputo far rivivere, conferendogli nuova funzionalità, un edificio modesto in origine, venutosi a trovare in un stato di profondo degrado. L'intervento è stato concepito all'insegna di materiali "poveri", poco costosi così da non tradire
vetrata, costituita da un'esile struttura in ferro colorata in azzurro e blu, che ben si integra nel contesto razionalista a cui rimanda la vicina villa Domus. Per la facciata sono stati impiegati sottili profili e quadrelli di ferro pieno assemblati, così da costituire dei serramenti a sporgere. Non è stata ricercata la soddisfazione di particolari livelli prestazionali, ad esempio in relazione alla tenuta all'acqua, in considerazione della collocazione
albero di eucalipto, ora protetto da un involucro di vetro, cresce all'interno della casa costituendone il centro e il raccordo con l'ambiente naturale circostante.
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The work of the architects Luciano and Francesco Panero on the 'casa foresteria' or guesthouse of villa Domus (designed by the architect Luigi Carlo Daneri in 1938) at Sestri Levante called for a radical restructuring of a building located in the park of the villa. This was a small rustic building in masonry built against an old stone wall that bordered on another property.
The glass that extends along the entire length of the facade brings a greenhouse to mind. It exemplifies a radical but ingeniously discrete restoration carried out with philological rigour which has revived and attributed new functions to an originally modest building. 'Plain' materials were used that were not expensive in order to respect the origins of the old building. The floor is in red stoneware into which white
cubes have been inserted and arranged in a 'basket' pattern. The indoor staircase is in slate with a metal banister. The roof is also slate, on a metal structure that still displays the bluecoloured beams. The use of metal and strongly contrasting colours makes the glass facade really stand out. This consists of a light structure in pale and dark-blue metal that fits in well with the rational design of the nearby villa Domus. For the pro-
truding doors and windows of the facade, thin sections and thick metal squares were used. No specially high-performance standards were required, e.g. water tightness; this was due to the location of the building and to the fact that it is a summer residence. The parts in glass are positioned horizontally, the natural light filters through freely and floods the inside. This small building is thus hidden in the park, in symbiosis with nature of
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A lato: particolare del sistema dei serramenti in acciaio e vetro. Sotto: schema sezione trasversale Pagina a lato: dettagli costruttivi con schizzi dei particolari realizzativi della finestratura Vista dal tetto in ardesia su telaio in acciaio.
On the side: Close up of the door and window system in glass and steel. Below: Cross section diagram. Opposite page: Construction sketches showing window details. View of the slate roof with steel structure.
which it almost becomes a part, not only in a figurative sense: an eucalyptus tree which is protected by a glass case grows inside the house and is the centre and link with the natural world surrounding it.
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Pa l l a d i o Pr o f i l i i n a c c i a i o z i n c a t o
Sections in Palladio 20/10 galvanised steel
Non di rado esigenze del progettista, del realizzatore e dell'utilizzatore, nel campo della serramentistica, possono trovare un punto di convergenza quando il materiale ad essere impiegato è l ' a c c i a i o. As regards door and window fixtures, steel is the material that perfectly satisfies the different requirements of architects, building contractors and end users.
La serie di profili tubolari in acciaio zincato Palladio 20 decimi risulta una valida e competitiva proposta se si considera un duplice aspetto fondamentale: innanzitutto la resistenza meccanica garantita dall'impiego di profili in acciaio zincato Sendzimir (qualità St 02Z 150NA secondo DIN 17162/P1 ed UNI 5733.84) formati a freddo e saldati in continuo, ovvero la resistenza di un elemento stabile, robusto e non aggraffato; non ultimo lo spessore considerevole di tali profili (2 mm) dotati di cave portaguarnizioni. In riferimento alla lavorabilità del materiale, la saldabilità dell'acciaio ha storicamente consentito - e permette tutt'oggi - la realizzazione di abbinamenti nuovi e di soluzioni diverse e personalizzate. Le particolari caratteristiche mecca-
niche del materiale acciaio, l'elevato modulo di elasticità consentono - a parità di prestazioni richieste - l'utilizzo di profili di più ridotte dimensioni, soddisfando parimenti le esigenze costruttive statiche ed i requisiti estetici. Storicamente la possibilità di lavorare elementi di ridotte dimensioni e di sezioni più elaborate ha consentito di produrre profili per assemblare infissi: i cosiddetti "ferrofinestra", soluzione che presentava però problemi di ponti termici e di tenuta, vista la mancanza di elementi portaguarnizioni. Verso la metà degli anni Cinquanta, in seguito allo sviluppo e per fezionamento della tecnica di piegatura a freddo di nastri in acciaio, si è dato inizio alla produzione di profili più leggeri e di forme più raffinate, adatte a risolvere
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20/10 Spaccato del Sistema Palladio 20/140 completo di fermavetri e guarnizioni. Section view of Palladio 20/140 System equipped with glass stoppers and seal supports.
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il problema della battuta e della tenuta. Questo ha permesso l'introduzione dei profili con portaguarnizione e la saldatura in continuo degli elementi formati a freddo lungo la linea di giunzione. I profili Palladio 20 decimi sono perfettamente complanari, questo - oltre ad essere un aspetto da non trascurare per l'igiene e la pulibilità - consente di ottenere un disegno semplice e lineare dei prospetti e delle sezioni.
Gli elementi della serie 20 decimi sono dotati di portaguarnizione e sono caratterizzati dalla presenza di una fascia di ripresa della zincatura sul cordone di saldatura, in maniera tale da garantire un'uniforme protezione, sia interna che esterna, alla corrosione. L'infisso realizzato con profili di tali caratteristiche - grazie alla robustezza - risulta indeformabile durante l'arco di vita d'utilizzo, mantenendo ottimi livelli di resistenza alla corrosione e richiedendo ridotte spese manutentive. L'ampia gamma di soluzioni creative
della Palladio Trading per la realizzazione di finestre e porte ha conseguito ormai da diversi anni la certifi-
convenzionale: edifici con ampie vetrate a piano terra, ristrutturazioni di immobili, edilizia ex-novo, consentono di gestire grandi luci con il minimo ingombro strutturale, garantendo resistenza meccanica e stabilità del serramento. Con i profili in acciaio Palladio Trading si possono facilmente ottenere sagome calandrate per buona parte della gamma di profili della serie 20/10, consentendo la realizzazione di finestre, porte o
cazione ISO 9002 relativamente alle caratteristiche costruttive dei profili tubolari e l'autorizzazione ad essere impiegata nelle costruzioni tedesche, in base alle norme Vuß (marchio Ü). La richiesta e l'impiego della serie di profili Palladio 20 decimi ha interessato non solo i settori più specialistici quali musei, istituti bancari, che necessariamente dovevano porre la sicurezza al primo posto nella lista dei requisiti che un serramento doveva possedere, ma ha trovato un ampio mercato anche nell'edilizia
Certificato di Garanzia Sistema Palladio 20/140. Palladio 20/140 System - Certificate of Guarantee.
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Pagina di sinistra: Esempio di calandratura per passaggio-tunnel urbano.
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sopraluce dalla geometria arcuata semplice o policentrica. Facilità di posa in opera, adattabilità all'accessoristica standard sono altre prerogative della linea, un prodotto di alta tecnologia che consente leggerezza ed economicità nelle realizzazioni, garantendo ermeticità, alto grado di isolamento termo-acustico e l'abbattimento dei costi manutentivi .
Schema tecnico del sistema. Opposite page: Example of bent sections for a covered walk-way. Schematic diagram of the system.
Sopra: Hotel Villa Palma A destra: serramenti interni per struttura pubblica A sinistra e a lato: vista interna delle vetrate di Palazzo Magnani di Reggio Emilia con relativi disegni tecnici. Above: Hotel Villa Palma Internal door and window fixtures for a public building. On the left and right: Internal view of the windows of Palazzo Magnani in Reggio Emilia with relative diagrams.
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PROFILI CON PORTAGUARNIZIONE PER PORTE E FINESTRE
PT 4050 LDN
PT 4050 TDN
PT 4050 Z DN
PT 5020 LDN
PT 5020 TDN
PT 5020 Z DN
PT 5030 LDN
PT 5030 TDN
PT 5030 Z DN
STEEL SECTIONS WITH SEAL SUPPORTS
PT 5030 Z DN A/ R
PT 5050 LDN
PT 5050 TDN
PT 5050 ZDN
PT 5050 T2DN
PT 5050 Z2DN
PT 5060 LDN
PT 5060 TDN
PT 5060 ZDN
PT 5060 T2DN
PT 5060 Z2DN
PT 6050 LDN
PT 6050 TDN
PT 6050 Z DN
PROFILI CON PORTAGUARNIZIONE A CODA DI RONDINE STEEL SECTIONS WITH DOVETAIL SEAL SUPPORTS PER PORTONI
PT 4050 LN R
PT 4050 N R
PT 5050 LN R
PT 5050 N R
P T 7070 L N R
P T 7070 N R
P T 5 070 L N R
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P R O F I L I C O N B AT T U TA A S O R M O N T O
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STEEL SECTIONS WITH OVERLAP
PT 3430 LK
PT 3435 LK
PT 3440 LK
PT 3450 LK
PT 3430 TK
PT 3440 TK
PT 3450 TK
PT 3455 TK
PT 3455 Z K
PT 3430 Z K
PT 3440 ZK
PT 3450 Z K
PT 4020 LK
PT 4040 LK
PT4055 LK
PT 4020 TK
PT 4040 TK
PT 4055 TK
PT 5040 LK
PT 5050 LK
PT 5040 TK
P R O F I L I S E N Z A P O R TA G UA R N I Z I O N E
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PT 4040 ZK
PT 5050 TK
PT 3455 LK
PT 4055 Z K
PT 5040 ZK
PT 5050 Z K
STEEL SECTION WITHOUT SEAL SUPPORTS
FERMAVETRI E FERMAPANNELLI GL ASS AND PANEL STOPPERS
OG 3
OG 20
GL 15
OG 10
OG 25
GL 20
OG 12
OG 30
GL 25
GL 30
OG 15
OG 35
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The series of Palladio 20/10 galvanised steel sections are valid and competitive for two fundamental reasons. First of all, mechanical resistance is guaranteed by the use of Sendzimir galvanised steel sections (St 02Z 150NA quality according to DIN 17162/P1 and UNI 5733.84 standards) that are roll formed and seamlessly welded. In other words, resistance performance of a stable element that is tough and not double hemmed. Secondly there is the
enabled producing sections for the assembling of fixtures, however these 'metal windows' presented problems with insulation and tightness because there were no elements on which to fix the seal supports. Towards the middle of the fifties, following the development of rollformed sheet steel strips, lighter sections were manufactured with more refined forms that could solve problems connected with the jambs and the tightness. This enabled the pro-
advantage of the considerable thickness of these sections (2 mm ) and their seal supports. The welding and forming of steel has historically enabled - and still enables - obtaining new combinations and different customized solutions. The special mechanical properties of steel, its great modulus of elasticity enable smaller sections to be used with no loss of performance in order to meet both constructional and aesthetic requirements. Historically, the possibility of working elements of reduced dimensions
duction of sections with seal supports and roll-formed elements to be seamlessly welded along the joint. Palladio 20/10 sections are completely coplanar. This is important for hygiene and ease of cleaning and enables a simple and linear design. The elements of the Palladio 20/10 series are equipped with seal supports, moreover the area over and around the welding seam is galvanised. This ensures uniform inside and outside protection against corrosion. Fixtures made from sections with these properties are so tough that
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Esempio d’impiego: apertura con speciale cerniera in acciaio progettata da Palladio Engineering per favorire la pulizia estetica del serramento. Example of application: Special two-way steel hinges designed by Palladio Engineering in order to enhance aesthetics.
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Su entrambe le pagine: Immagini di realizzazioni di serramenti con Sistema Palladio 20/10 per edifici residenziali e commerciali pubblici e privati. On both pages: Examples of applications with Palladio System 20/10 for residential buildings, public buildings and commercial centres.
they are not deformed during their working life, are highly resistant to corrosion, and their maintenance costs are ver y low. The wide range of creative products supplied by Palladio Trading for windows and doors has held the ISO 9002 certification for many years for the constructional properties of its sections which have also been approved by VuĂ&#x; standards (Ăœ marking) for use in German constructions. The demand and the use of Palladio
20/10 series is not limited to more specialist areas such as museums or banks which must make security the prime requisite for doors or windows. It is also in great demand in the conventional construction market: buildings with large ground-floor windows, renovated buildings and all types of new buildings. The series enable the creation of extremely large doors and windows with minimum frame encumbrance whilst ensuring that the door and window fixtures are mechanically tough and stable.
Palladio Trading's steel sections can be used to easily obtain roll-bent shapes for a large part of the 20/10 series. This enables creating win-
Esempio d’impiego per portone a libro. Example of application for folding gate.
dows, doors or skylights with an arched, simple or polycentric geometr y. The ease of installation and the adaptability to standard accessories are other prerogatives of this hightech product range that makes for lightweight and economical products that ensure airtightness, a high level of thermal and acoustic insulation and greatly reduced maintenance costs.
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Serramenti di qualità europea European-standard door and window fixtures d i Fi l i p p o Fe r r a r e s e
La qualità in edilizia, fondata sulla qualità del progetto, è il risultato di scelte formali, di linguaggio, dipende dal processo costruttivo e dalle caratteristiche dell'oggetto edilizio o dei subsistemi di cui l'oggetto è composto. Building quality depends on design quality and is the result of formal choices of linguistic expression. It depends on the constructional process and the characteristics of the building and the subsystems of which it is made up.
Il ventaglio di possibilità per conferire qualità a un progetto, per esprimere valori estetici, funzionali, tipologici, di linguaggio, è teoricamente molto vasto ma è, nella pratica, limitato. Il progettista può cercare, anche al di fuori del mercato di serie dei componenti e dei sistemi, i mezzi con cui esprimere o realizzare il proprio progetto. Egli deve però confrontarsi in primo luogo con le valutazioni del committente, sia esso privato o impresa, sulla base di parametri di costo, tipologici, dimensionali ed estetici e deve faticare per garantire che le proprie scelte progettuali si traducano in un assemblaggio di componenti o sistemi che abbiano requisiti di qualità compatibili. Il compito del progettista è quindi complesso perché comporta la necessità di mantenere la massima coerenza nella scelta dei vari componenti o, in altri termini, degli elementi che compongono il suo linguaggio compositivo, la sua sintassi. Egli si trova spesso a voler sostenere la validità di un componente o di un materiale che sappia, meglio di altri, esprimere le qualità formali del progetto (soprattutto per quei componenti che rimangono "a vista" quali ad esempio gli infissi). Oggi è possibile
definire in modo univoco il livello qualitativo del componente. L'entrata in vigore in Italia della Direttiva Prodotti da Costruzione 89/106/CEE, avvenuta con l'emanazione del DPR 246/93, regolamento d'attuazione della Direttiva 106/89, permette di individuare se un
prodotto da costruzione è idoneo all'impiego previsto, vale a dire se nell'opera in cui è incorporato soddisfa uno, alcuni o tutti i sei requisiti essenziali della Direttiva 106/89 (resistenza meccanica e stabilità, sicurezza in caso d'incendio, igiene salute e ambiente, sicurezza nell'impiego, protezione contro i rumori, risparmio energetico e ritenzione del calore). Per la prima volta il componente può essere scelto sulla base di livelli di qualità misurabili secondo parametri numerici, verificabili, confrontabili e "certificati" preventivamente (marcatura CE del prodotto da costruzione). Ora le possibilità d'impiego di componenti in edilizia derivano da un varietà di prodotti certificati che dovrebbe consentire l'uso o l'assemblaggio compatibile ed economico di componenti
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o sistemi, dotati di livelli qualitativi diversificati. Tra le possibili, diverse ed articolate interpretazioni del concetto di qualità nel campo delle costruzioni, e in particolare dei componenti per l'edilizia, ci sembra poter assumere, con maggiore efficacia, il concetto di qualità come adeguatezza all'uso: in altri termini si può parlare di durabilità del componente, di funzionamento in esercizio, di contenimento dei costi di gestione, se vogliamo di mezzo espressivo e linguistico; a titolo di esempio si pensi all'importanza dell'adeguatezza di un componente che rimane "a vista" quale ad esempio il serramento. Gli strumenti finalizzati al conseguimento di più elevati livelli di qualità prestazionale di cui oggi disponiamo sono di tre tipi - gli strumenti per il governo della qualità formale, quelli per il governo della qualità di prestazione e quelli per la qualità totale - e sono tutti trasformabili, nel diverso coinvolgimento previsto dal loro ruolo, in occasioni ed opportunità nuove. Le imprese di costruzioni, i promotori delle iniziative immobiliari, ecc. non sempre trovano stimoli nell'inserire nel proprio processo nuova qualità e accampano l'alibi, non sempre giustificato plausibile, che la qualità ha costi aggiuntivi.
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Per questo spesso adottano soluzioni di qualità solo quando la norma esercita un'azione coercitiva, o il livello standard qualitativo troppo basso rischia di portare fuori mercato l'impresa o l'iniziativa immobiliare da essi intrapresa. I produttori di materiali e componenti si trovano invece a confrontarsi con due diverse problematiche: l'innovazione del processo e l'innovazione tecnologica residua del prodotto, e su queste investono. Il progettista, più di altri, ha il compito di guardare alla qualità globale dell'oggetto edilizio, la qualità cioè che scaturisce dall'assemblaggio di componenti e prodotti aventi ciascuno qualità specifiche. La qualità finale è quella che interessa un utente sempre più esigente; egli vuole, ad esempio, che i propri infissi d'acciaio siano in grado di fornire una serie di
controllo può garantire il proprio operato nel rispetto delle normative cogenti (norme UNI EN 29000 ed UNI EN 45000 relative agli enti certificatori). La qualità prestazionale del prodotto è oggi garantita da un buon numero di strumenti e norme, come ad esempio alcune direttive europee tra le quali assume particolare rilievo la direttiva 89/106 sui prodotti da costruzione. Questi pacchetti di specifiche tecniche normalizzate a livello europeo forniscono un sistema armonizzato di metodi per la valutazione della conformità alle norme. La qualità prestazionale nel mondo CEE è quindi fondata su due presupposti principali: gli Eurocodici che contengono norme per la progettazione strutturale, e la direttiva prodotti da costruzione che valuta i materiali da costruzione dal punto di vista della loro idoneità all'uso.
prestazioni (isolamento acustico, termico, ecc.) tali da garantire elevati livelli di comfort abitativo oltre che garantire i requisiti economici standard che si ritiene siano comunque assolti: durabilità e limitati costi manutentori. La qualità formale riguarda invece il fatto che un''impresa sia "certificata", vale a dire che l'azienda con mezzi propri di
Il progettista ha molti strumenti in più, rispetto al passato, per chiedere e pretendere prodotti di qualità certificata, che garantiscano prestazioni ben definite. D'altra parte assemblando in modo casuale componenti di buona qualità non c'è garanzia che si ottenga un'elevata qualità finale, mentre è vero che assemblando prodotti di scarsa qualità si otter-
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rà sempre un prodotto scadente. Le caratteristiche qualitative di un serramento d'acciaio, ad esempio, correttamente costruito ed opportunamente dimensionato potrebbero essere ridotte di molto da un non adeguato progetto dell'interfaccia infisso-muratura, nel caso in cui il mancato coordinamento dimensionale tra foro e infisso non permetta una perfetta tenuta all'aria e all'acqua. Si verifica allora una permeabilità dell'infisso non soddisfacente - sulla base della norma UNI 7979 - dovuta non già alla maggiore o minore bontà dell'infisso ma ad una scarsa qualità progettuale. In questa direzione, e a conferma che la strada intrapresa è quella giusta, si è mossa un'altra importante normativa capace di influenzare positivamente il mondo delle costruzioni: la Legge 10/91 Norme per l'attuazione del Piano Energetico Nazionale in materia d'uso razionale dell'energia -, e in particolare un suo decreto attuativo, il DPR 412/93, che ha accantonato definitivamente la Legge 373 del 1976. Il DPR 412 ha fissato nuovi criteri per la progettazione termotecnica ma soprattutto sottende una nuova filosofia: la nuova norma, diversamente dalla precedente, impone limiti ai rendimenti dei componenti (impianto) secondo un approccio prestazionale, ma soprattutto considera l'edificio come unico sistema in cui per soddisfare i requisiti del F.E.N. (fabbisogno energetico normalizzato) limite, bisogna operare la giusta integrazione progettuale tra i vari sub-componenti di cui l'edificio è composto: impianto, chiusure, serramenti. In altri termini non esiste alcuna
direttiva o norma che consenta di individuare un "buon" serramento o il "miglior" serramento esistente nel mercato (europeo o internazionale), né esisterà mai. Esiste invece, e in questo consiste la sfida, il serramento "adatto" o "non adatto" all'uso specifico progettato in relazione alle richieste esigenzialiprestazionali, formulate dall'utilizzatore finale attraverso l'individuazione di una serie di specifiche di prestazione fornite dal progettista. Da qui la necessità di conoscere le caratteristiche dei prodotti (e queste sono certificate) per capire qual è l'uso idoneo che del prodotto si può fare. The range of possibilities for enhan cing the quality of a project, for expressing aesthetic and functional values, is theoretically vast but in practice it is limited. The designer can choose components, systems and means with which to express or implement his project even outside the market. However, he must adapt to the assessments of the client, on the basis of the parameters of cost, type, dimensions and aesthetics and must strive to ensure that his project choices become a set of components or systems that have compatible quality requisites. Today it is possible to clearly define the quality of a component. Directive106/89/EEC on building materials has been enacted in Italy by Presidential Decree DPR 246/93 and enables establishing whether a material is suitable for its prescribed use. In other words, it can be established whether the material meets one, some or all six of the requirements set out in Directive 106/89. The component can now be chosen on the basis of quality levels which can be measured by numeric parameters that can be tested, compared and 'certified' beforehand. The variety of
certified products provides wide scope that enables compatible components or systems to be assembled or used economically at different quality levels. One of the possible interpretations of the quality concept in the field of construction, and in particular building materials, seems to be the concept of adaptation to use. In other words, we can talk of the durability of the component, its function and cost effectiveness; if we prefer we can also consider it a means of linguistic expression. As an example let us take the importance of the suitability of a component that remains 'in view' such as door and window fixtures. Today, we have three types of instrument that enable us to achieve high levels of quality: instruments for controlling formal quality, performance quality and total quality and they can all be transformed into new opportunities that differ according to the role they play. Construction companies, promoters of building sites, etc. do not always find stimuli for inserting new quality into their own process and proffer the excuse, which is not always plausible, that quality has additional costs. For this reason they often use quality solutions only when the standard requires it or when too low a standard of quality threatens to put the company out of business or jeopardises its building project. Manufacturers of materials or components, on the other hand, have to face two different problems: processing innovation and technological product innovation. And this is where they invest. Even more than others, the designer must look at the overall quality of the building project, i.e. at the quality that comes from assembling components and products that all have specific qualities. Final quality is the quality that
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interests the user, who is becoming more and more exacting. For example, he wants high levels of comfort and performance and the guarantee of durability and limited maintenance costs. Formal quality consists of the fact that a company is 'certified'. In other words the company uses its own supervisory means to guarantee that its procedures conform to the relevant standards. Product performance is today guaranteed by a good number of instruments and standards, such as, for example, certain European standards, of which Directive 106/89 on building materials is the most important. These packages of stand ardised technical specifications provide a harmonised system of methods for evaluating the conformity of standards. Performance quality within the EU is therefore based on two principles: Eurocodes that contain the standards for structural planning and the building materials directive that assesses the suitability of building materials for their prescribed purpose. The designer therefore has many more instruments than in the past for insisting on products of certified quality that guarantee precisely defined performance.
Good-quality components that are 'casually' assembled does not guarantee that a high level of final quality will be obtained. On the other hand using poor quality materials will always produce a poor quality product. Fo r example, inadequate interfacing between the fixture and the masonry can impair the quality characteristics of a steel door or window fixture that has been correctly built and dimensioned. If there is a gap between the fixtures and the hole in the wall, the door or window will not be completely weatherproof. This failure to conform to standard UNI 7979 will not be due to the quality of the fixture but to substandard design quality. Another move in the right direction is another important standard which is good news for the construction industry: Law 10/91 Standards for implementing the National Energy Plan on rational use of energy and in particular the enacting Presidential Decree DPR 412/93. This definitively supersedes Law 373 of 1976. Presidential Decree DPR 412/93 sets new criteria for energy saving but above all heralds a n e w p h i l o s o p h y. Unlike the previous law this standard defines the requisites and sets the limits on component performance, and considers the building as a single system in
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which the different subcomponents of the building - structure, doors and windows, fixtures and frames - must be integrated in order to meet the specifications of the F. E . N . ( S t a n d a r d i s e d E n e r g y Requirement). In other words, no single directive or standard enables a 'good' component, or the 'best' component available on the market to be identified, and such a directive or standard will never exist. There do however exist - and this is the challenge - fixtures that are 'suitable' or 'unsuitable' in terms of the requirements and performance that have been specified by the end user, who has identified a series of performance specifications supplied by the designer. That is why it is necessary to know product properties in order to know how the product can be suitably used.
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La lingua viva dell’architettura The effective language of arc h d i M i c h e l a To s a t t o
Progettista/Architect: Arch. Roberto Scannavini Progetto/Project: 1995 Realizzazione/Duration: 1996 - primavera 1997 (inaugurazione giugno '97) Direttore lavori/Director of Works: Ing. Claudio Comani Impresa realizzatrice/ Construction company: Montanari (BO)
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c hitecture
"Il restauro per avere diritto di essere qualificato come una opera di architettura deve impegnarsi a restituire all'architettura la sua capacità di comunicazione mediante il lessico che le è prop r i o, p e r i n t e r p r e t a r e i l q u a l e b i s o g n a e s s e r e prima di tutto buoni filologi" (da "San Giovanni in M o n t e r e c u p e r a t o " a c u r a d i Ro b e r t o S c a n n a v i n i , Grafis Edizioni, Bologna, 1996, pag.65). "If the restoration can be qualified as a work of architecture it must give the architecture back its power to communicate through its own language, so we must above all be good linguists' (from "San Giovanni in Monte recuperato" compiled by Roberto Scannavini, Grafis Edizioni, Bologna, 1996, page 65).
A lato: scorcio dal portico del chiostro principale. Pagina a lato: il gioco chiaroscurale nell'articolazione su tre differenti ordini del grande chiostro dell'ex convento di S. Giovanni in Monte. La grande cisterna ed il pozzo dopo i lavori di restauro.
On the right: View of the portico of the main cloister. Opposite page: The chiaroscuro effect of the arrangement in three hierarchical orders of the large cloister of the former monastery of San Giovanni in Monte. The large well after the restoration works.
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Struttura di diaframma fra parte climatizzata e area priva di tamponature: il serramento è stato realizzato con profili in acciaio complanari, di contenute dimensioni di spessore. Sotto: porticato del chiostro più piccolo con conservate le tamponature in muratura: sistema di partizione interna in vetro e acciaio. Pagina a lato: tamponamenti in vetro e acciaio delle aperture del secondo ordine.
Structure between the air conditioned area and the unclosed area. The fixtures were created with coplanar steel sections of reduced size and thickness. Below: Portico of the smaller cloister with closures in masonry. Internal system of partitions in glass and steel. Opposite page: Steel and glass closures on the second order.
Bologna, si dice, è la città dei conventi. Il fenomeno del monachesimo nato a Bisanzio, capitale dell'Impero Romano d'Oriente ma anche baluardo della Cristianità, e giunto in Italia attraverso l'Egitto, ha trovato in Bologna un luogo privilegiato di insediamento. La perdita architettonico-monumentale e urbanistica, aggravata dalla dispersione del patrimonio artistico, non ha risparmiato i pur numerosi conventi presenti nell'area della città emiliana. Basti pensare alle spoliazioni ed alienazioni operate da Napoleone durante la campagna in Italia o alla trasformazione dei centri storici come conseguenza della rivoluzione industriale nella seconda metà del 1800. Anche il convento di S.Giovanni in Monte ha assistito ad una progressiva trasformazione della propria destinazione d'uso: al suo interno l'ex chiesa di S.Lucia è stata deposito militare, palestra, officina, mentre le ex scuole dei Gesuiti sono state destinate a ghetto per gli sfollati della guerra fino al 1985. Il
primo insediamento monacale probabilmente di ordine benedettino, risalente al x secolo, aggregato attorno ad una piccola chiesa rotonda, fu riedificato dai padri Lateranensi a partire dal 1286, fino a ricevere la configurazione attuale nel 1543-49 per opera dell'architetto Antonio Morandi, il Terribilia. La struttura rinascimentale è un complesso organico articolato su due chiostri, uno più grande in stile "dorico" - secondo la consuetudine bolognese e ferrarese del primo Rinascimento - uno minore in stile "rustico", sul modello del Palazzo Tè d i Giulio R omano a Mantova. Ai nostri giorni il
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restauro di S.Giovanni in Monte, considerate le finalità di studio, ricerca, insegnamento universitario a cui il complesso è stato destinato, ricollega l'edificio alla sua originaria vocazione conventuale e al suo essere stato sede storica della cultura e della ricerca scientifica. Il recupero dell'ex convento si inserisce in un più ampio progetto di rilancio dello sviluppo edilizio dell'Ateneo, nel contesto di un nuovo rapporto tra città e Università dopo la spaccatura verificatasi negli anni ‘70. Con il nuovo Piano Regolatore da un lato l'Ateneo ha subito un decentramento con lo spostamento di alcuni Dipartimenti, dall'altro si sono recuperati grandi contenitori storici, come ex conventi o ex palazzi nobiliari. L'intervento dell'architetto Roberto Scannavini ha avuto come presupposto l'idea di una architettura storico-monumentale assimilabile ad una lingua parlata e scritta. Una lingua non è viva se non viene usata e quando viene usata inevitabilmente
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si trasforma per adeguarsi a nuove esigenze. Ci si imbatte qui nella questione sul significato del restauro, restauro monumentale da un lato, restauro funzionale dall'altro, a cui si accompagnano opposti valori di conservazione e di integrazione funzionale. La prospettiva che ha guidato il progetto dell'architetto Scannavini è stata quella di restituire all'ex convento di S.Giovanni in Monte tutta l'espressività del manufatto rinascimentale, senza farvi perdere attualità storica. Premessa ne è stata la considerazione che il manufatto architettonico non è un oggetto d'arte, da collezionare e/o contemplare: l'architettura è suo malgrado un'arte sociale con finalità pratico-funzionali, per ciò i monumenti per sopravvivere devono essere riutilizzati e non contemplati. Ciò non toglie che ci sia bisogno di sensibilità storica: nel caso del restauro di S.Giovanni in Monte il riuso dell'antico convento ha consentito al monumento di recuperare la sua storia, senza perdere il valore di attualità che bene si inte-
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gra con quello di funzionalità. La buona riuscita di un restauro così concepito si giocava perciò sul giusto equilibrio tra passato e presente. In particolare l'intervento di restauro delle chiusure del Chiostro grande si proponeva di restituire a questo esempio di architettura rinascimentale il senso della spazialità e dell'effetto chiaroscurale originali, frutto dell'articolazione dell'edificio su tre ordini gerarchici di cui i primi due loggiati. Insieme all'esigenza di rispettare l'architettura esistente, senza componenti metalliche in vista, venivano poste le questioni della circolazione d'aria e della riduzione della riflessione delle parti vetrate. Dalla lettura dei prospetti si può cogliere il perché della scelta dei profili in acciaio: le grandi arcate vetrate dei loggiati risultano completamente trasparenti la loro originaria geometria è ribadita e non alterata. Per il loggiato superiore la scelta è ricaduta su un sistema di articolate vetrate senza telai, appoggiate su un semplice elemento dotato orizzontalmente di griglia mobile, per permettere un ricambio d'aria naturale e regolabile dall'interno delle logge stesse. È stato infatti messo a punto un elemento continuo interno, realizzato con aeratori Renson A-101, che garantisce un flusso d'aria per metro lineare sotto ai 20 PA uguale a 231 cm², oltre ad una corretta regolazione delle aperture mediante comando manuale e protezione con reti antinsetto in acciaio inox. Alla sommità dell'aeratore è stato montato un vetro del tipo Saint Gobain Visarm Diamant 55V, la cui estrema chiarezza ha eliminato l'effetto fondo di bottiglia dei vetri tradizionali. Con vetro dello stesso tipo è stata realizzata una traversa montata sull'imposta del capitello, allo scopo di correggere i diversi allineamenti tra la parte inferiore della vetrata e la chiusura dell'arco superiore. Anche per le chiusure del loggiato inferiore sono stati utilizzati vetri del tipo Saint Gobain Visarm Diamant 55V, tagliati in base ad un centinaio di sagome rilevate accuratamente durante la fase di analisi o per consentirne l'adattabilità alle diverse
Sotto: vista di interno.
Below: Internal view.
Pagina a lato: particolare di uno dei portali monumentali in pietra finemente lavorata.
Opposite page: View of one of the monumental doors with finely executed work in stone.
geometrie delle opere murarie originali senza intaccare queste ultime. Date le grandi dimensioni delle vetrate (3,60x5,00 m) si è ricercata una soluzione affinché le strutture portanti non appesantissero l'effetto delle semiaperture dell'edificio. A questo scopo è stata montata una traversa in acciaio - 100x20mm di sezione - impostata sui capitelli, fissata al pavimento con due elementi verticali della stessa sezione che contengono le porte di accesso, realizzate con profili in acciaio dotati di guarnizioni di tenuta in gomma. I vetri sono stati montati sui capitelli e sull'arco, fissati con manine in acciaio verniciato. La verniciatura micacea di colore marrone, per la finitura delle porte, ha favorito l'integrazione con le arenarie circostanti, così da non compromettere il valore estetico dell'edificio. L'intervento per il recupero di San Giovanni in Monte ha fatto rivivere il complesso restituendogli piena funzionalità all'interno del contesto sociale, senza peraltro tradirne la storia. Per quanto riguarda la sua destinazione d'uso, come si è visto, è stata conservata la tradizionale vocazione a luogo di studio e di ricerca; dal punto di vista artistico-architettonico il restauro non ha compromesso la poetica della leggerezza e della trasparenza ben individuabile negli ordini loggiati dei chiostri. Nel chiostro grande le ampie vetrate costituiscono una membrana impalpabile che non ostacola i giochi di luce, lo scambio immediato tra l'ambiente esterno e gli spazi coperti, rendendo questi ultimi massimamente fruibili.
Bologna, is said to be the city of monasteries. Monasticism originated in Byzantium, the capital of the Eastern Empire that was also the bulwark of Christianity. It arrived in Italy via Egypt and found Bologna to be an ideal place in which to settle. The loss of architecture and monuments as well as features in the urban landscape and items from the artistic heritage did not spare the many different monasteries in the Bologna area. We need name only Napoleon's depredations and seizures during the Italian campaign or the transformation of the medieval parts of towns in the wake of the industrial revolution in the second half of the nineteenth century. The monastery of San Giovanni in Monte has also been put to different uses. The interior of the former church of Santa Lucia has been a military warehouse, depot, and workshop whilst the former schools of the Jesuits became a ghetto for refugees until 1985. The first monastic settlement was probably Benedictine and dates back to the tenth century. It was constructed around a small round church which was rebuilt by the Lateran Fathers in 1286, and was given its present form in 1543-49 by the architect Antonio Morandi, known as 'Terribilia'. The Renaissance building is an organic complex grouped around two cloisters. The larger one is in Doric style, in keeping with the style used in Bologna and Ferrara during the early Renaissance, whilst the smaller one is in 'rustic' style on the model of Palazzo del Tè by Giulio Romano in Mantua. Today, the restoration of San Giovanni in Monte, in view of the studies, research and university teaching of which it has been
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the object, links the building to its original use as a monastery and a historical centre of culture and scientific research. The restoration of the former monastery is part of a wider project for reviving the development of the buildings of the university in order to establish a new rapport between town and university after the rift that occurred in the nineteen-seventies. The new town-planning scheme has decentralised the university by moving different departments, and at the same time great historical communal buildings like the former monasteries and patrician residences have been restored. The architect Roberto Scannavini first had the idea of a historical and monumental architecture that could be compared to a written and spoken language. A language is not alive if it is not spoken and when it is used it is inevitably transformed to adapt to new needs. Here, we come up against the question of the meaning of restoration. On the one hand there is monumental restoration and on the other hand there is
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functional restoration with the opposing values of conservation and functional integration. The perspective behind the project of the architect Scannavini was to restore the expressiveness of the Renaissance building to the former monastery of San Giovanni in Monte without letting it lose its historical relevance. The assumption was that an architectural work is not a work of art to be collected or contemplated. Architecture is a social art with practical and functional aims. If monuments are to survive they must be reused and not just contemplated. This does not make historical sensibility superfluous. In the case of the restoration of San Giovanni in Monte reusing the old monastery has enabled this monument to recover its history without losing the relevance which combines well with functionality. The success of such a restoration was therefore based on the right balance between past and present. In particular, the restoration of the doors of the large cloister aimed at restoring
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Vista del grande chiostro dal secondo ordine. The large cloister viewed from the second order.
- to this example of Renaissance architecture - the sense of space and the effect of the original chiaroscuro which is the result of arranging the building in three hierarchical orders, the first two of which are loggias. Together with the need to respect the existing architecture without any visible metal parts there was the problem of air circulation and reduced reflection from the parts in glass. After reading the prospectus we can understand why steel sections were chosen: the great vaulted glass of the loggias is completely transparent and the original geometry is maintained. For the top loggia a complex system of glass panes without frames was chosen; the glass was positioned on a simple element with a horizontal movable grate in order to enable the natural air to circulate. The grate can be adjusted from inside the loggias. An internal element with uninterrupted line was designed and equipped with Renson A-101 aerators to ensure a linear air flow per square metre below 20 PA or 231 cm2; proper adjustment is by means of manual controls and there are also stainless steel insect screens. At the top of the aerator there is glass of the type Saint Gobain Visarm Diamant 55V whose perfection does not produce the 'bottom of a bottle' effect of standard-type glass. Glass of this type has been used for a crossbeam fitted to the capital in correspondence to the springer of the arch in order to correct the different alignments between the lower glass and the glass of the top arch. The type Saint Gobain Visarm Diamant 55V glass was also used for the lower loggia. This glass was cut to a hundred different shapes (that were carefully identified during the analysis phase) which enabled them to be adapted to the geometry of the original masonry without affecting the latter. Owing to the large dimensions of the glass (3.60x5.00 metres) a solution was sought whereby the bearing structures would not overwhelm the effect of the original structure. For this reason a steel crossbeam was positioned (100x20mm section) on the capitals and fixed to the floor with two vertical elements of the same section that accommodate the entry doors made of steel sections with rubber seals. The glass was fitted to the capitals and the arch with small fixing elements in painted steel. The brown micaceous paintwork for the door finish matches the surrounding sandstone so as not to detract from the building's aesthetic appeal. The restoration project for San Giovanni in Monte has revived the complex and given it back its full functionality within a social context, without betraying its history. Its traditional role as a place of study and research has been maintained. From the artistic and architectural point of view the restoration has not compromised the poetry of lightness and transparency that can clearly be seen in the loggia-like order of the cloisters. In the main cloisters the spacious glass panes are so clear that there is no interference with the interaction of light; they also create an immediate exchange between the outer environment and enable the indoor space to be fully exploited.
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