Antonello Marchitelli GILLO ARMADILLO
WIP Edizioni
1a edizione ottobre 2012 ISBN 978-88-8459-230-9 WIP Edizioni Srl Via Capaldi, 37/A - 70125 Bari tel. 080.5576003 - fax 080.5523055 www.wipedizioni.it - info@wipedizioni.it
Immagine di copertina: Alessia Coppola Editing: Gianna Raffaele
Le vicende e i personaggi descritti in questo libro sono assolutamente frutto della fantasia dell’autore. Eventuali corrispondenze con vicende realmente accadute o con personaggi realmente esistenti devono considerarsi pure coincidenze.
è vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, senza l’autorizzazione dell’Autore e dell’Editore.
Alla mia famiglia
...C’ERA BISOGNO DI UN ARMADILLO?
Esistono centinaia di investigatori privati nel mondo della letteratura, del cinema, della TV e dei fumetti: e allora perché crearne un altro? Inoltre nel bestiario ci sono già il Gorilla di Sandrone Dazieri, l’Alligatore di Massimo Carlotto e il Poiana della coppia Francesco Guccini Loriano Macchiavelli (e spero di non averne omesso nessuno perché le mie conoscenze nel campo sono ampie ma non illimitate), c’era dunque bisogno di un Armadillo? Ho impiegato tre anni per creare un personaggio che non somigliasse a nessuno di quelli esistenti. Che vi piaccia o no, miei cari lettori, gli unici che possono dire se ho raggiunto o meno il mio obiettivo, siete proprio voi! A. M.
1 Dallo sguardo della ragazza seduta di fronte a lui Gillo capì cosa stava per accadere. Tutte le volte che si presentava a una persona prima o poi arrivava la fatidica domanda. «Posso essere un po’ indiscreta?» chiese la bionda. Ecco qua, siamo arrivati al punto: spara pure. «Certo, dimmi» sorrise. «Come mai questo nome insolito? C’è qualche motivo particolare?» Perfetto, benvenuta nel club. Sei l’ennesima persona che me lo chiede da quando esisto. «Mio padre è un grande appassionato di cinema d’autore e ‘La battaglia di Algeri’ è in assoluto il suo film preferito.» Lo sguardo inebetito della sua dirimpettaia dai lunghi capelli biondi fece capire a Gillo che quella spiegazione non era esauriente. Se riesco a parlare serenamente con mio padre devo chiederglielo ancora una volta: quale forza oscura ti ha spinto a segnare il mio destino in questo modo? Gillo era abituato a quella domanda quanto lo era alle reazioni dopo la sua risposta; c’erano quelli che annuivano convinti perché capivano subito il riferimento cinefilo, ma erano la minoranza; poi al secondo posto in classifica si collocavano coloro che non capivano ma fingevano di aver compreso alla perfezione; il primato però spetta7
va alle persone come Patrizia, che non capivano e neanche fingevano il contrario. «Gillo Pontecorvo è il regista del film preferito di mio padre al punto che ha voluto appiopparmi il suo nome.» Patrizia scoppiò in una sonora quanto sguaiata risata. «Scusami, io avevo capito che Gillo era il cognome e Armadillo il nome di battesimo. Mi sembrava strano che i tuoi genitori potessero aver scelto il nome di un animale. Se non sbaglio è una specie di cammello, vero?» Promemoria per domani: ringraziare Alberto e Vanessa per avere organizzato questo indimenticabile appuntamento con una fanciulla dal quoziente intellettivo pari a quello di un abete, senza offesa per l’albero. «Sì una specie, per la verità somiglia più al dromedario.» «Ah, vedi qualcosa capisco, in fondo.» Patrizia sorrise e Gillo ricambiò. Era una bella ragazza, la serata era fresca e il ristorante serviva dell’ottimo pesce. Eppure lui avrebbe preferito essere altrove. Il silenzio prese il sopravvento creando un certo imbarazzo. Era evidente che avevano ben poco da dirsi. «Anche a me piace il cinema. Questo Ponteconte che film ha fatto di recente?» «Veramente sarebbe un po’ defunto.» «Oh, condoglianze, credevo…» 8
Patrizia si fermò. Qualcosa non stava andando per il verso giusto. Eppure Vanessa le aveva dato molti consigli: le aveva spiegato che Gillo non era il solito uomo che al primo appuntamento le sarebbe saltato addosso. Certo che da quello a ignorarla completamente, come stava avvenendo, doveva pur esserci una via di mezzo. Gillo guardò il cameriere augurandosi che di sua iniziativa portasse il conto come tacito invito a lasciare il tavolo a qualche coppia di clienti meglio assortita. Purtroppo era un ordinario martedì, i camerieri lasciavano gli avventori tranquilli e Gillo fu costretto a sopportare quella noiosa serata. Sperava solo di non suscitare nessun interesse in lei. Era bello, dal fisico atletico e ricercato nel vestire, tutte cose che non poteva nascondere. L’unica carta da giocare era quella di apparire poco interessante. Se le avesse raccontato del suo lavoro o di come occupava il tempo libero dedicandosi alle sue passioni, avrebbe suscitato più curiosità in lei. Così inanellò una serie pazzesca di bugie per screditare la sua immagine. Raccontò di essere un impiegato di banca che collezionava francobolli. Lei scatenò ancora una volta la sua risata sguaiata. «Che simpatici Vanessa e Alberto. Pensa, mi avevano raccontato che fai il detective privato, hai 9
una palestra dove insegni full-contact e suoni bene anche il clarinetto.» Secondo promemoria per domani: ricordare a Vanessa e Alberto che ogni tanto dovrebbero farsi gli affari loro e se proprio vogliono raccontare qualcosa di me, che almeno siano precisi dal momento che ‘non ho’ una palestra dove insegno full-contact ma ci lavoro soltanto, mentre l’agenzia investigativa è di mio padre, quindi ‘quasi mia’ e il clarinetto lo suono benissimo. «Hanno una grande fantasia. Volevano solo che io facessi colpo su di te» sorrise lui. Lo sguardo di lei gli fece capire che neanche con la storia dei francobolli poteva evitare di farle perdere la testa. La maggior parte degli uomini avrebbe fatto carte false per avere a propria disposizione le armi di seduzione in dotazione a lui. Un uomo come suo padre ne avrebbe approfittato di certo. Lui no, preferiva interessare qualcuno per le sue idee, per il suo modo di essere, non certo per i pettorali o, peggio, l’estratto conto. La cena terminò e Gillo, dopo aver pagato un salatissimo conto che avrebbe dimezzato lo stipendio di un comune impiegato, si preparò alla parte più difficile. Arrivati sotto casa si aspettava che lei lo invitasse a salire. Le note di ‘Moon River’ echeggiarono nell’abitacolo dell’auto. «Scusami… Pronto… chi? Ah ciao. Certo è un po’ tardi. Ah, ma dove ti trovi? Va bene, dai, non sono 10
molto distante. Ti raggiungo immediatamente.» Patrizia era l’emblema della delusione. «Problemi?» «Già. Un amico è uscito fuori strada con la sua auto e mi ha chiesto di passare a prenderlo.» La storia non reggeva neanche un po’. Con il telefonino nascosto nella mano sinistra aveva composto il numero dell’altro cellulare che aveva nel taschino della giacca e aveva improvvisato quella recita mal riuscita per tirarsi fuori dai guai. Una persona attenta avrebbe potuto chiedergli come mai l’amico chiamasse lui piuttosto che il carro attrezzi. Lei non lo fece, perché ormai era certa di non piacergli. Si salutarono con casti baci sulle guance e false reciproche promesse di futuri contatti. Dopo aver chiuso lo sportello della sua Audi TT nera, Gillo si lasciò scappare un lungo sospiro di sollievo. Rientrò a casa depresso. Sul pianerottolo si fermò a guardare la porta dell’appartamento di fronte al suo. Chi abitava lì lo interessava sul serio, ma c’erano troppe complicazioni e la sua depressione aumentò. All’improvviso gli venne in mente che Patrizia aveva creduto che Armadillo fosse il suo nome di battesimo. «Una specie di cammello» ripeté a voce alta.
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