L’esperienza genitoriale nella prima infanzia

Page 1

L’ESPERIENZA GENITORIALE NELLA PRIMA INFANZIA E PERCEZIONE DEI SERVIZI

SWG



L’ESPERIENZA GENITORIALE NELLA PRIMA INFANZIA E PERCEZIONE DEI SERVIZI RICERCA SU VALORI, ATTEGGIAMENTI, COMPORTAMENTI E DIFFICOLTÀ DEI GENITORI DI BAMBINI IN ETÀ 0-3, NONCHÉ SULLA FRUIZIONE E LA VALUTAZIONE DEI SERVIZI PER LA PRIMA INFANZIA


www.societadolce.it Il 26 febbraio 1988, a Bologna, un gruppo di giovani studenti universitari che condividono gli stessi valori decide di dare vita a un’idea ambiziosa ma lungimirante: impegnarsi per contribuire a creare una società più dolce, dove tutti, anche chi fatica a “tenere il passo”, possano trovare servizi che favoriscano una condizione di vita migliore e, allo stesso tempo, offrire buone opportunità di lavoro a chi desidera operare nel sociale. Nasce così la cooperativa Società Dolce. Un progetto che ha continuato anno dopo anno a crescere, anticipando la tendenza verso le attuali necessità e visioni del welfare, rispondendo alle richieste sempre più pressanti in ambito sociale di risposte flessibili, qualificate e innovative e diventando così una tra le realtà più significative nell’ambito della cooperazione sociale e dei servizi alla persona. Infanzia, minori, disabilità, disagio e anziani i settori nei quali Società Dolce opera ogni giorno.

www.swg.it Fondata a Trieste nel 1981, SWG progetta e realizza con cura artigianale da oltre 30 anni ricerche sociali, di mercato, di opinione, istituzionali, studi di settore e osservatori, analizzando i trend e le dinamiche del mercato, della politica e della società. Lo sguardo al futuro e le potenzialità delle nuove tecnologie da applicare alla ricerca sono state fin dall’inizio i tratti distintivi della società. SWG opera in settori diversificati: dall’agroalimentare ai servizi, dai distretti economici alle filiere, dal mondo dei media a quello della finanza, dalle associazioni alle istituzioni. I principali clienti sono: imprese, media, multiutilities, comuni, province, regioni, ministeri, associazioni di categoria, fondazioni, cooperative, enti no profit, partiti e Università. A partire dal 2009 SWG ha realizzato diverse ricerche sul mondo dell’infanzia sia a livello locale che nazionale.

La ricerca è stata coordinata da Caterina Segata (Società Dolce) e Rado Fonda (SWG). Presentazione di Caterina Segata. I testi e le analisi sono a cura di Rado Fonda per l’indagine quantitativa e Alessandra Salfi (SWG) per la Web Discussion. Progetto grafico e impaginazione: Glenda Heidebrunn (SWG).


Sommario Presentazione .............................................................................................................................5 Diventare genitori ......................................................................................................................7 Il peso psicologico dell’essere genitori ...............................................................................8 I rapporti di coppia e le dinamiche familiari ...................................................................10 Gli atteggiamenti nei confronti dell’esperienza genitoriale ..........................................13 I sacrifici .....................................................................................................................................21 Il sacrificio economico .......................................................................................................21 La conciliazione tra il ruolo di genitore e l’attività lavorativa........................................23 La privazione del tempo per se stessi ...............................................................................25 I servizi per la prima infanzia ...................................................................................................31 Soddisfazione rispetto ai servizi ..........................................................................................34 Pubblico vs privato .............................................................................................................39 I nidi d’infanzia .........................................................................................................................45 Atteggiamento di base nei confronti del nido d’infanzia .............................................45 Soddisfazione per il servizio di nido d’infanzia .................................................................47 Flessibilità - la questione degli orari ...................................................................................51 Chi non frequenta il nido ...................................................................................................53 Voucher per la fruizione del servizio di nido d’infanzia...................................................55 Pubblico vs privato .............................................................................................................57 Un confronto territoriale: Emilia Romagna-Lombardia........................................................59 I servizi di nido d’infanzia ....................................................................................................62 Proposte di nuovi servizi per l’infanzia ...................................................................................69 Conclusioni ...............................................................................................................................73 Nota metodologica.................................................................................................................77



Presentazione

La ricerca che presentiamo nasce dalla collaborazione pluriennale di Società Dolce e SWG nell’analisi periodica delle richieste che i cittadini e le aziende esprimono per i servizi educativi o assistenziali che la cooperativa offre nei territori dove opera. Oggi la cooperativa, che opera in varie regioni del centro nord, ha consolidato il settore infanzia e conta ottanta servizi all’infanzia tra nidi, scuole dell’infanzia, servizi integrativi e domiciliari. Lo sviluppo del settore ha visto nel tempo ampliarsi il numero e le tipologie di servizi e al contempo modificarsi la relazione con l’ente pubblico (in particolare i Comuni) e le famiglie. L’ente pubblico ha con il tempo assunto sempre più la funzione di governo di un sistema di servizi di pubblica utilità, dove convivono servizi pubblici a gestione diretta, servizi pubblici a gestione indiretta affidati alle cooperative sociali e servizi privati. E la cooperativa da gestore esclusivo per conto dell’ente pubblico ha sviluppato negli ultimi anni anche attività proprie ampliando e articolando la relazione con i genitori che da ‘fruitori’ dei servizi sono diventati anche ‘clienti’ nel senso stretto del termine. Comprenderne i valori, gli atteggiamenti, i comportamenti e le difficoltà è per noi di fondamentale importanza, oggi come ieri, per poter orientare al meglio la nostra offerta, i nostri progetti e le nostre attività. La ricerca affidata ad SWG si è articolata in un’indagine campionaria basata su 650 interviste con persone residenti nelle regioni del centro (Lazio, Umbria, Marche, Toscana) e del nord Italia (Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino-Alto Adige, Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta) con figli in età compresa tra 0 e 3 anni e


in un’indagine qualitativa realizzata attraverso una web discussion al fine di arricchire l’analisi dei dati rilevati nella fase quantitativa (vedi nota metodologica). I capitoli che seguono presentano gli esiti dello studio partendo dall’esperienza che le persone vivono quando diventano genitori, affrontando insieme gioie e fatiche e cercando nuovi equilibri sia a livello individuale che di coppia. Il capitolo dedicato ai sacrifici mette in luce il tema centrale del tempo, tempo per i propri bambini, tempo per sé e per la coppia, tempo per il lavoro, che si collega all’arduo compito di mitigare le incompatibilità tra le diverse esigenze e desideri. Al tempo si aggiunge il delicato tema delle risorse economiche, che sono necessarie per garantire ai propri figli e a se stessi una vita dignitosa. La ricerca si sviluppa analizzando cosa pensano le persone intervistate dei servizi per l’infanzia, con una focalizzazione particolare dedicata ai nidi d’infanzia, considerato dai più il servizio cardine del sistema dei servizi educativi per la prima infanzia. Le esigenze in relazione alle diverse tipologie di servizio, la soddisfazione, i costi, i gradi di flessibilità sono messi in luce anche confrontando le percezioni e vissuti rispetto ai servizi pubblici (a gestione diretta o indiretta) e ai servizi privati. L’analisi prosegue con un approfondimento dedicato ai territori della regione Emilia Romagna e della regione Lombardia, che storicamente hanno sviluppato diversi sistemi di risposta alle esigenze delle famiglie e dei bambini. Il modello emiliano romagnolo si è sviluppato a partire dagli anni 70 grazie all’azione dei Comuni nella costruzione e gestione diretta dei servizi. L’offerta pubblica, oggi in parte affidata tramite gare d’appalto a gestori del terzo settore, rappresenta il centro nell’offerta di servizi all’infanzia. In Lombardia il modello di welfare fonda le sue radici sulle capacità dei singoli (individui, famiglie, formazioni sociali) e sulla loro libera iniziativa, garantendo attraverso gli enti locali le regole comuni e le linee programmatiche comuni. L’ultimo capitolo prima delle conclusioni ripercorre tutte le sollecitazioni raccolte nel corso delle interviste e nella web discussion in merito alle proposte di nuovi servizi offrendo spunti di riflessioni utili ed interessanti per lo sviluppo del settore e per la diversificazione delle risposte. Presentiamo questo lavoro con l’interesse e la volontà di stimolare e arricchire il dibattito sulle politiche per l’infanzia e sui servizi educativi che rappresentano, a nostro avviso, una delle risposte fondamentali a sostegno della famiglia.

Caterina Segata Responsabile Area Infanzia Cooperativa Sociale Società Dolce

6


Diventare genitori

Secondo un proverbio africano “Per far crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”. La strada della genitorialità è tortuosa, faticosa e piena di ostacoli. Nel periodo della prima infanzia poi è ancora più complessa, se non altro per via dell’inesperienza e dell’insicurezza. Nonostante ciò, uomini e donne intraprendono questa strada con uno spirito positivo, perché nel percorrerla incontrano anche tante gioie e soddisfazioni. In effetti, le risposte fornite dai genitori intervistati evidenziano in larga parte un atteggiamento positivo nei confronti dell’avventura genitoriale. Emergono tuttavia anche diversi aspetti problematici, principalmente legati alla conciliazione dei tempi, al rapporto di coppia e alle ripercussioni sul piano psicologico. Essenzialmente la maggioranza dei genitori, il 59% per l’esattezza, incontra delle serie difficoltà in almeno uno di questi ambiti. L’area critica è rappresentata dall’8% del campione, ovvero da soggetti che vivono l’esperienza in maniera particolarmente negativa in quanto risentono marcatamente del peso psicologico della situazione, presentano forti problemi di coppia e grosse difficoltà a conciliare il ruolo di genitore con quello lavorativo.


Elenchiamo qui di seguito una serie di espressioni. Indichi quale di queste descrive meglio la sua esperienza di genitore nel periodo in cui i figli hanno l’età tra 0 e 3 anni:

l'esperienza più bella della mia vita

42

un'esperienza bella ma stancante

35

un'esperienza che vorrei non passasse mai

12

un'esperienza soprattutto molto difficile

5

un'esperienza che non so se valeva la pena fare

3

un'esperienza come un'altra

3

Valori %

IL PESO PSICOLOGICO DELL’ESSERE GENITORI Le frustrazioni e le ansie che la paternità e la maternità implicano mettono a dura prova l’equilibrio e la stabilità dei genitori. Le difficoltà sul piano psicologico, infatti, si mostrano piuttosto diffuse: il 46% ha vissuto episodi di depressione, a oltre il 60% è capitato di sentirsi inadeguato, mentre a soffrire problemi di stress sono 3 intervistati su 4. La depressione, in particolare, investe in misura maggiore chi ha più di 2 figli e i monogenitori, evidenziando dunque un legame con il carico di oneri e di responsabilità. A esserne poco soggetti risultano invece i genitori stranieri provenienti dall’Europa dell’Est, dall’Africa, dall’Asia o dall’America Latina. Il diverso background culturale degli immigrati implica un diverso modo in cui vengono vissute, sopportate e affrontate le difficoltà, oltre al fatto che spesso vi è una differente percezione dei disturbi depressivi tra una cultura e l’altra. Tra le donne i maggiori problemi psicologici li hanno le lavoratrici full time, secondo le

8

DIVENTARE GENITORI


quali la prolungata permanenza sul posto di lavoro finisce per penalizzare il rapporto con il bambino. Al contrario, gli uomini che ne soffrono di più sono i lavoratori part-time. Ciò conferma, quindi, quanto il percorso verso l’uguaglianza di genere negli ambiti lavorativo e familiare, stia generando notevoli conflitti interiori, sia tra gli uomini che tra le donne.

Dal punto di vista psicologico durante i primi tre anni del bambino lei ha avvertito qualcuna delle seguenti difficoltà? (% di chi dice “spesso”) 23

forte stress

maschio

femmina

14

29

sensazione di non potercela fare

16

8

21

senso di inadeguatezza

14

9

17

12

14

maschio

femmina

66

80

54

73

48

72

32

55

depressione

13

(% di chi dice “spesso” o “a volte”)

75

forte stress senso di inadeguatezza

66

sensazione di non potercela fare depressione

DIVENTARE GENITORI

62

46

9


I RAPPORTI DI COPPIA E LE DINAMICHE FAMILIARI Le difficoltà psicologiche paiono in parte associate ai dissidi che nascono all’interno delle coppie durante i primi anni di vita del bambino. Il legame tra i partner viene messo a dura prova e per più di un terzo prende una piega negativa, mentre nel 14% dei casi si deteriora in maniera consistente. La capacità della gestione del rapporto di coppia in questa delicata fase sembra dipendere, in parte, dalle caratteristiche socio-culturali dei soggetti. Nell’ambito delle classi sociali1 più basse, infatti, le incrinature delle relazioni tra partner risultano significativamente più frequenti. Durante l’attesa del bambino e durante i primi anni dopo la nascita il suo rapporto di coppia:

28

si è rinforzato

35

è rimasto lo stesso

21

si è indebolito

11

è diventato problematico

3

è arrivato alla separazione preferisce non rispondere

classe sociale bassa: 13

1

Valori %

Uno dei fattori che incidono sulla tenuta del rapporto è sicuramente la capacità di comprensione e sostegno reciproci. A rendere difficile questo compito è la differenza di attitudine che si evidenzia nel fatto che gli uomini apparentemente tendono a sottovalutare le difficoltà psicologiche, sia proprie sia quelle delle compagne, e lo stesso vale per le difficoltà nel rapporto di coppia.

1 10

La variabile “classe sociale” (alta, medio-alta, medio-bassa, bassa) è stata calcolata considerando la professione, il reddito e il livello di scolarità dei genitori

DIVENTARE GENITORI


Nell’affrontare la questione delle dinamiche familiari ci si imbatte inevitabilmente nel tema della distribuzione dei carichi. Tale distribuzione si mostra fortemente sbilanciata. La suddivisione delle responsabilità legate all’educazione e alla cura dei figli pende più dalla parte della madre, ma solamente per poco più di un terzo in misura netta. Quanto alle faccende domestiche il disequilibrio è molto più marcato. La distribuzione dei carichi

5

tutti a carico della madre

19 31

gran parte a carico della madre

37 36

a carico di entrambi, ma leggermente più della madre

24 24

a carico di entrambi in misura uguale

15 3 4

a carico di entrambi, ma leggermente più del padre gran parte a carico del padre

tutti a carico del padre

1

1

cura e educazione bambini

faccende domestiche

Valori %

In parte ciò è dovuto al fatto che le madri lavorano mediamente di meno (nel nostro campione l’88% degli uomini lavora a tempo pieno, contro il 50% delle donne), ma anche nei casi in cui entrambi i genitori siano occupati full time, i lavori domestici gravano più sulle donne.

DIVENTARE GENITORI

11


La distribuzione dei carichi nelle famiglie dove entrambi i genitori lavorano full time.

tutti a carico della madre

2 12 23

gran parte a carico della madre

32 43

a carico di entrambi, ma leggermente più della madre

34 28

a carico di entrambi in misura uguale

a carico di entrambi, ma leggermente più del padre

17 4 5

cura e educazione bambini

faccende domestiche

Valori %

I nuclei in cui vige l’equità sono una nicchia: la spartizione del tutto bilanciata degli oneri inerenti l‘educazione si ha in un quarto delle famiglie e soltanto nel 15% dei casi si ha un’equidistribuzione delle faccende domestiche. Anche su questo argomento è necessario operare delle distinzioni sulla base dell’estrazione sociale degli individui. Le famiglie in cui vige maggiore equità provengono dalle fasce più elevate dove si hanno i livelli di scolarizzazione più alti e i redditi maggiori. Tuttavia anche tra i soggetti più istruiti non si può parlare di vera equità, dato che in ogni caso gli impegni gravano maggiormente sulle spalle della donna.

12

DIVENTARE GENITORI


La disparità di distribuzione dei carichi crea indubbiamente un disagio per la donna, ma non sembra incidere particolarmente sulla valutazione complessiva dell’esperienza genitoriale, né sul rapporto di coppia in relazione alla nascita del bambino. Ciò può essere in parte dovuto alle capacità di sopportazione delle donne, ma segnala anche un atteggiamento di rassegnazione. Spesso si tratta di una situazione che si protrae già da prima dell’avvento dei figli e l’iniquità viene data per scontata.

GLI ATTEGGIAMENTI NEI CONFRONTI DELL’ESPERIENZA GENITORIALE Spesso si parla del fatto che gli approcci tenuti dai genitori odierni siano profondamente mutati rispetto a quelli delle generazioni precedenti, con conseguenti dibattiti, scientifici e non, su quale attitudine sia più corretta o efficace. Al fine di comprendere quali siano oggi gli orientamenti valoriali dei genitori di bambini in età fino ai 3 anni abbiamo sottoposto agli intervistati una serie di quesiti strutturati in modo da poter studiarne il differenziale semantico2. Elaborando le risposte a queste domande attraverso la tecnica della Cluster Analysis, abbiamo suddiviso le famiglie in due gruppi, in base all’omogeneità rispetto agli atteggiamenti studiati. I due cluster presentano le seguenti caratteristiche:

2

A.

i vecchio stampo: non sono certo assimilabili ai genitori di 50 anni fa (il termine serve solo a distinguerli meglio dall’altro gruppo), ma la loro visione tende ad essere più legata agli schemi del passato. Sono più inclini alla severità e a lasciare i bambini per conto loro per renderli autonomi, in caso di malattia ricorrono più prontamente ai farmaci, sono maggiormente abituati a fare affidamento alla rete familiare, ritengono di avere le idee piuttosto chiare sui metodi di educazione e nutrono qualche perplessità sull’equa distribuzione della responsabilità del modo in cui vengono cresciuti i figli.

B.

i genitori moderni: preferiscono un’educazione meno rigida, ritenendo utile lasciare maggiore libertà di espressione ai bambini (comportamento che può sconfinare nel lassismo) e tendono a prestare loro molta attenzione. Appaiono meno apprensivi per quanto riguarda le malattie, sostengono

Agli intervistati sono state proposte 6 coppie di affermazioni (si veda il grafico) che rappresentano atteggiamenti opposti, chiedendo di esprimere un punteggio tra 1 e 5 a seconda di quanto la propria posizione si avvicini a una (punteggio 1) o all’altra (punteggio 5) affermazione.

DIVENTARE GENITORI

13


una più equa distribuzione degli oneri nella coppia, ritengono di voler essere il più possibile autonomi rispetto ad aiuti esterni. Inoltre evidenziano una maggiore insicurezza in merito al modo in cui educano i figli. I “vecchio stampo” sono in minoranza, circa un terzo del campione. Risultano più soggetti a difficoltà sul fronte psicologico e ai problemi di coppia. Qui emerge, inoltre, con maggiore spinosità il nodo della conciliazione degli impegni lavorativi con il ruolo genitoriale. L’età non incide sull’appartenenza a un gruppo o all’altro. Piuttosto, nel cluster “vecchio stampo” troviamo una quota più rilevante di monogenitori, di stranieri e di fruitori del nido d’infanzia. I “genitori moderni” sono circa due terzi, hanno, in generale, un atteggiamento più positivo nei confronti dell’esperienza genitoriale e appartengono mediamente a classi sociali leggermente più basse rispetto agli altri. Tra i due gruppi si rileva inoltre una differente attitudine rispetto alla scelta tra nidi d’infanzia pubblici o privati. I “vecchio stampo” optano in gran parte per il privato soltanto nell’eventualità in cui non riescano ad ottenere un posto nelle strutture comunali. Tra i “genitori moderni”, al contrario, è molto più frequente la scelta non obbligata del nido privato. Molte donne appartenenti al gruppo “vecchio stampo” non occupate, o occupate part-time, mandano ugualmente al nido i bambini, mentre le omologhe dei “genitori moderni” preferiscono tenerlo a casa.

14

DIVENTARE GENITORI


Qui di seguito troverà alcune coppie di affermazioni che riguardano l’essere genitori di bambini piccoli, in età tra 0 e 3. Le due affermazioni di ogni coppia descrivono atteggiamenti opposti. Indichi quale delle due affermazioni si avvicina di più alla sua esperienza di genitore. (DIFFERENZIALE SEMANTICO)

dato medio

Con i bambini occorre essere severi, hanno bisogno di avere chiari i limiti Se il bambino dà qualche segno di malessere reagisco subito e gli do un farmaco E meglio lasciare i bambini molto per conto loro, così imparano a diventare autonomi

genitori vecchio stampo

genitori moderni

Bisogna lasciare che i bambini esprimano se stessi, senza reprimerli

Se il bambino dà qualche segno di malessere aspetto prima se passa da solo I bambini hanno bisogno di continua attenzione

Nel gestire i bambini spesso cerco aiuto e sostegno da altri

Nel gestire i bambini cerco il più possibile di arrangiarmi in maniera autonoma

Ho ben chiaro il modo in cui voglio educare il mio bambino

Spesso mi vengono dubbi se nell'educare il mio bambino sono sulla strada giusta

E’ soprattutto la madre che deve decidere il modo in cui educare il bambino

Madre e padre devono avere uguale peso nelle decisioni su come educare il bambino

DIVENTARE GENITORI

15


dalla web discussion... Tutti parlano in termini entusiastici del momento in cui sono diventati genitori, anche se il racconto delle diverse esperienze nasconde anche le zone d’ombra. I figli rappresentano un rifugio per i genitori, tanto che qualcuno parla di “un balsamo contro la ruvidezza della vita”, “un pensiero dolce che fa dimenticare l’incertezza del futuro”, ma sono anche un amplificatore di emozioni positive e negative. Entrambi i genitori raccontano il timore di non sapere cosa sia giusto e cosa sbagliato, molte mamme diventano fan di programmi educativi, come “SOS tata”, molti papà si chiedono dove sia finito il “libretto d’istruzioni”. “Diventare genitore è stata una grossa bomba di paura e felicità esplosa in faccia, l’incertezza del futuro, l’idea di dover cambiare la propria vita e le proprie abitudini...ma nel momento in cui prendi in braccio quel fagottino tutto non conta più e il pensiero di un futuro incerto sparisce.” “Quando ho saputo di essere incinta la prima volta è stata una gioia...e subito dopo mi è venuta una fifa blu...ogni giorno mi chiedevo che tipo di genitore sarei stata, che valori avrei potuto trasmettere al mio bimbo, cosa era veramente giusto e cosa sbagliato. Guardavo ogni sera la trasmissione SOS Tata su LA7 e cercavo di carpire tutto ciò che di positivo deve saper faretrasmettere un genitore.” “il giorno che sono andato a prendere mia moglie e figlio a casa dall’ospedale, appena saliti in macchina Luca è scoppiato a piangere e dopo 10 minuti di disperazione ho gridato ‘Ma si sono dimenticati di darci il libretto delle istruzioni!’. È una sensazione paurosa, ma che infonde una forza incredibile.” La paura, ma soprattutto il senso di solitudine cresce quando dopo l’euforia del nuovo arrivo, la mamma resta sola, i parenti vanno via e il compagno torna alla normale vita lavorativa. “subito dopo ho poi provato senso di inadeguatezza e incapacità, soprattutto perché dopo10 giorni sono rimasta da sola a gestire tutto, i parenti se ne sono andati e mio marito tornava la sera tardi.” A questo proposito si apre la discussione rispetto all’esigenza, molto sentita soprattutto

16

DIVENTARE GENITORI


nel primo periodo dopo la nascita, di costruire una “rete di salvataggio” per far fronte alla solitudine e alle difficoltà di gestione dei tempi. La rete di salvataggio è quasi sempre costituita dai nonni, ma chi non può contare sulla famiglia parla anche di servizi (nidi, centri estivi) e di solidarietà tra mamme. È infatti molto sentito il bisogno di stare a contatto con chi vive la stessa esperienza, tanto che molte mamme aderiscono a community e forum dedicati al tema, non solo per racimolare consigli sulla gestione dei figli, ma anche per creare relazioni che consentano di fuggire quel senso di solitudine. Molti raccontano la propria “compulsione” a parlare solo dei propri figli e la conseguente tendenza a cambiare amicizie e a frequentare persone nuove che vivono la stessa esperienza. I social network sono anche una risorsa che consente di mantenere vecchi legami che, fisicamente con la nascita dei figli, si fatica a tenere vivi. Le nuove tecnologie assumono quindi un ruolo di supporto rilevante anche per le mamme. “Ho trovato molto supporto e tante informazioni utili in un forum per mamme su internet, ce ne sono molti, basta frequentarli per un po’ e capire quali sono quelli validi e quelli meno validi. Sono amicizie virtuali ma confrontarsi con altre mamme è molto utile.” “È fondamentale avere di fronte delle mamme con bimbi piccoli ora. Ho poi trovato un confronto interessante anche con mamme “virtuali”, di cui leggevo le storie nei blog. Il mondo delle mamme blogger rappresenta un supporto diverso dagli altri perché si affrontano in maniera forse più profonda alcune questioni, non rimanendo solo su problemi a volte molto pratici, ma lasciando lo spazio alla riflessione.” “Spesso mi ritrovo a parlare dei miei bimbi anche con chi figli non ne ha o li ha già grandi.....e allora cerco di limitarmi, ma è difficile: quando arrivano i cuccioli diventano il centro del mondo!” “Mi trovo a condividere di più con persone più estranee che però hanno bambini” “Ho perso tanti contatti che però grazie a facebook e ad internet mantengo virtuali e non più “fisici” come prima.” Nel tentativo di costruire la rete di salvataggio, i genitori sottolineano la differenza tra le prime settimane di vita del bambino e il periodo successivo: nei primi tempi la rete di salvataggio è solo informale, costituita dai nonni e da altri parenti o da vicini di casa e

DIVENTARE GENITORI

17


amici; le strutture e i servizi diventano organizzati e fruibili solo nel periodo successivo, anche se si rivelano molto costose, tanto da rendere conveniente, per chi fa lavori meno qualificati, lasciare il lavoro. Per le donne che vogliono conservare una posizione lavorativa di alto livello, il nido rimane un’opzione fondamentale, anche se costosa. “Avere un bambino piccolo senza una “rete di salvataggio” (come la chiamo io intendendo nonni e supporto vario) è durissima.” “Che bello sapere che non sono sola a vivere questa solitudine. Anche se ho ancora genitori e suoceri mi sento orfana perché lontani. Sono sempre costretta a chiedere la mano di un’ amica di cui non si può abusare come dei nonni.” “Siamo in una situazione che quasi non conviene per le donne andare a lavorare dopo la nascita di un figlio.” “Per 1 anno ho avuto entrambi i grandi al nido comunale. La retta era sui 450 euro a testa, quindi quasi 900 euro al mese. Grazie al cielo il mio stipendio è superiore, ma quello che davvero conta, se si ha un lavoro minimamente qualificato, è mantenere il posto. Se avessi rinunciato per dedicarmi qualche anno esclusivamente ai bimbi, economicamente sarebbe stato più o meno lo stesso, ma il rientro nel mondo del lavoro ora come ora è quasi impossibile! L’alternativa poteva essere una tata, che forse sarebbe stata meno costosa, ma qui abbiamo considerato l’aspetto educativo e optato per l’inserimento in comunità.” Con la nascita dei figli cambia anche il rapporto tra i genitori. A parte alcuni casi estremi in cui le difficoltà di coppia portano anche alla separazione, molti genitori, dopo un periodo di instabilità, ritrovano nuovi equilibri. Le donne parlano dei compagni come di altri figli, di come si contendano i tempi e le attenzioni delle mamme/compagne, sottolineano le loro paure, le loro difficoltà ad accettare un cambiamento delle abitudini di vita. Gli uomini parlano delle compagne come di persone nate per essere mamme e ne riconoscono la dedizione e lo spirito di sacrificio. “Quando nasce un figlio bisogna risintonizzare la manopola delle mete e dei sogni… la cosa che però mi ha sorpreso di più, anche se avrei dovuto esserne consapevole, è stato il rapporto con la mia compagna: diventare mamma l’ha come proiettata in un universo parallelo, dove per lunghi periodi, non

18

DIVENTARE GENITORI


c’erano punti di contatto con il mio universo... i primi tempi sono stati duri, poi sono diventati durissimi. Siamo andati da un consulente, cercando di capire cosa non andasse. Alla fine ho capito che ero io a non andare... insomma, alla lunga le mie compagne di vita mi trovano inaffidabile, e per una mamma non c’è nulla di peggio che sentirsi sole nel viaggio della genitorialità.” “Secondo me mio marito era anche un po’ geloso perché il figlio aveva molte mie attenzioni e quelle che riservavo a lui prima erano decisamente diminuite.” “Mia moglie non ha cambiato molto le sue abitudini, sembra stata progettata per fare la mamma.”

DIVENTARE GENITORI

19



I sacrifici

La cura dei bambini esige una notevole quantità di tempo ed energie. Per questo, quando si diventa genitori i ritmi della vita quotidiana e le abitudini subiscono un forte sconvolgimento, al punto che le scalette vanno completamente riorganizzate. Necessariamente bisogna rassegnarsi a delle rinunce rispetto allo stile di vita precedente. Alcuni intendono queste privazioni come sacrifici, altri ritengono si tratti semplicemente di ridefinire le proprie priorità, a seconda di come vengono vissuti personalmente questi cambiamenti. Principalmente le rinunce rientrano in quattro categorie: il sacrificio economico, le difficoltà di conciliazione tra il ruolo di genitore e l’attività lavorativa, la privazione del tempo per se stessi, nonché la riduzione del tempo da dedicare al rapporto di coppia (tema affrontato già nel capitolo precedente).

IL SACRIFICIO ECONOMICO La cura dei bambini ha un suo costo che certamente incide sui bilanci familiari. Tuttavia non per tutti ciò comporta un abbassamento significativo dello standard di vita. Per due intervistati su tre la condizione economica familiare è peggiorata da quando hanno avuto il bambino. Ma non bisogna dimenticare che l’avvento di questa generazione di bambini è stato concomitante allo scoppio della crisi finanziaria ed economica. Dunque, per molte di queste famiglie se la situazione è diventata più difficile dipende soltanto in minima parte dalle spese aggiuntive che comportano i figli. Tuttavia vi è una porzione non trascurabile (il 25%) di soggetti per cui è stato soprattutto


il costo dei bambini a produrre un abbassamento dello standard. Per poco più della metà di questi, il 14% del totale, l’aggravio sul bilancio familiare è stato particolarmente pesante e ha reso la situazione piuttosto difficile. Pensi alla sua prima esperienza da genitore. Durante i primi tre anni, la situazione economica della sua famiglia è peggiorata rispetto a prima?

sì, per via delle esigenze del bambino

non frequenta il nido

29

20

41

44

29

32

1

4

25

sì, ma per altri motivi

42

30

no preferisce non rispondere

frequenta il nido

3

Valori %

La situazione economica della sua famiglia è peggiorata: (TRA CHI RITIENE SIA PEGGIORATA PER VIA DEL BAMBINO) 23

di molto, è diventata difficile di molto, ma era difficile già prima

19

di molto, ma è rimasta soddisfacente

22 13

di poco, ma è diventata difficile di poco, ma era difficile già prima

8

di poco, ma è rimasta soddisfacente preferisce non rispondere

12 3

Valori %

22

I SACRIFICI


La retta del nido rientra indubbiamente tra i fattori che contribuiscono maggiormente a indebolire le condizioni economiche delle famiglie. Tra chi vive una situazione difficile, infatti, i frequentatori dei nidi sono in numero sensibilmente più alto rispetto alla media. Non a caso le richieste di questi soggetti nei confronti delle istituzioni si concentrano sugli aiuti economici e sulla richiesta di un contenimento dei costi delle strutture per l’infanzia. Queste famiglie hanno mediamente anche una minore disponibilità di aiuti esterni, come ad esempio nonni e parenti. A trovarsi in situazioni di ristrettezze non sono soltanto soggetti appartenenti alle classi sociali più basse, bensì anche una quota cospicua del ceto medio. Da un’analisi attenta dei vari dati raccolti emerge che i problemi non sono riconducibili soltanto ai costi di mantenimento dei bambini, i quali nel periodo della prima infanzia sono tuttavia assecondabili dalla gran parte delle famiglie, ma in molti casi sono dovuti anche a una riduzione dell’attività lavorativa. Questo vale soprattutto per i lavoratori autonomi e i liberi professionisti (che, contrariamente ai cliché, non sono certo tutti ricchi), per i quali il reddito è più o meno proporzionale all’entità del lavoro svolto.

LA CONCILIAZIONE TRA IL RUOLO DI GENITORE E L’ATTIVITÀ LAVORATIVA Riuscire a combinare gli impegni lavorativi con i doveri di genitore è spesso impresa ardua. Il problema è diffuso, sono pochi (l’8%) gli occupati a non dover fare i conti con tale questione. Per il 38% degli intervistati armonizzare le due principali mansioni è persino molto complicato. Generalmente lei trova difficoltà a conciliare i tempi da dedicare ai figli con il lavoro (TRA CHI LAVORA) 54 38

8 molte difficoltà

alcune difficoltà nessuna difficoltà

Valori %

I SACRIFICI

23


L’impossibilità di dedicare tempo ed energie sufficienti ad entrambi porta necessariamente a dover fare delle rinunce, o su un fronte o sull’altro. Per quanto riguarda i padri a farne le spese è soprattutto il ruolo di genitore, mentre le madri risultano divise tra i due compiti. Nel dover conciliare il suo ruolo di genitore e la sua posizione lavorativa, secondo lei cosa viene sacrificato di più? (TRA CHI LAVORA)

il ruolo di genitore

45

la posizione sul lavoro

31 24

nessuno dei due

maschi

femmine

52

39

18

42

30

19

Valori %

La sfera femminile è in ogni caso quella che subisce i maggiori disagi. Per una quota consistente di donne (due terzi - il doppio rispetto agli uomini) il dedicarsi ai figli ha ridotto le opportunità di carriera. Appaiono particolarmente penalizzate le madri con più figli, le lavoratrici autonome e le libere professioniste. Molte di queste donne esprimono la sensazione di non riuscire a gestire in modo adeguato né la sfera lavorativa né quella

Secondo lei, le sue opportunità di carriera sul lavoro si sono ridotte nel periodo dell’attesa del bambino e dei suoi primi anni di vita? (TRA CHI LAVORA)

54

no

46

maschi

femmine

madri con più di 2 figli

lavoratrici autonome e libere prof.

35

69

87

79

65

31

13

21

Valori %

24

I SACRIFICI


familiare, il che porta spesso a delle conseguenze negative sul piano psicologico. Tra gli uomini sulla questione vi sono punti di vista diversi. Non tutti i padri ritengono che lavorare tutto il giorno implichi sacrificare il ruolo di genitore. 3 uomini che lavorano full time su 10 sostengono di non essere costretti a limitare le proprie prestazioni lavorative e nemmeno a penalizzare la famiglia.

LA PRIVAZIONE DEL TEMPO PER SE STESSI Le esigenze personali e il tempo libero devono necessariamente passare in secondo piano quando si è genitori di bambini piccoli, anche se l’importanza di questi aspetti della vita non è da trascurare. Larga parte dei genitori non vive tali rinunce in maniera drammatica, in linea di massima sono date per scontate. Sacrificare il proprio tempo libero rappresenta un problema serio per poco più di un quarto dei rispondenti. A soffrirne di più sono ancora una volta le donne, soprattutto per via della mancanza di tempo per la cura di se stessi. Generalmente lei trova difficoltà a conciliare i tempi da dedicare ai figli con: (CHI HA RISPOSTO “MOLTE DIFFICOLTÀ”)

gli hobby e il tempo libero

39

il prendersi cura di se stessi

le faccende di casa e altri impegni

33

23

maschi

femmine

31

44

22

41

14

29

Valori %

I SACRIFICI

25


Per lei, il dover sacrificare una parte o completamente i suoi hobby e le cose che solitamente faceva nel tempo libero è:

un problema grave

3

un problema serio, ma non grave

25

un problema di poco conto

37 32

non è un problema NON SACRIFICO NULLA

3

maschi

femmine

2

3

21

27

37

37

38

29

2

4

Valori %

26

I SACRIFICI


dalla web discussion... Quello di dover fare sacrifici per i propri figli è un aspetto metabolizzato da tutti i genitori: sanno di dover fare delle rinunce e si preparano per essere pronti al momento opportuno. Il tema del sonno è un vero discrimine tra le esperienze positive e quelle più difficili (chi le ha vissute parla di un “dramma”), tanto che molti leggono libri per imparare a far dormire i propri figli. Le mamme studiano, ma restano comunque spiazzate quando si rendono conto di quanto l’esperienza sia totalizzante. “Io parlo proprio dei primi mesi quando riuscivo a dormire 2-3 ore a notte. E di giorno era un dramma.” “Ero abbastanza pronta a diventare genitore, ho letto molto durante la gravidanza, sapevo che avrei dovuto sacrificare buona parte del mio tempo, quello che però non ti dice nessuno è che soprattutto all’inizio è un’esperienza totalizzante: non esiste un minuto per te! Ricordo la fatica a fare una semplice doccia.” Nel rapporto con se stessi ci si ritrova a dare molto più peso alle emozioni che ad aspetti pratici: si rinuncia a molto e lo si fa con gioia, ma sottotraccia affiora l’esigenza di non perdere la propria identità e le donne parlano del bisogno di tenersi in forma, di non rinunciare ad una puntata dal parrucchiere o dall’estetista per non “mammizzarsi” troppo. “Sono rientrata sempre molto presto al lavoro e credo che questa sia un ottimo aiuto per non “mammizzarsi” troppo e per staccare un po’ dal quotidiano pappa-nanna-pannolino.” “Anche io sono stanca ma mi sono imposta di andare in palestra 2 volte alla settimana la sera (45 minuti di lezione di step). Il bimbo sta con il suo papà per un’oretta anche perché non si può rinunciare proprio a tutto e tenersi in forma è importante e voglio comunque avere del tempo per me. La parrucchiera e l’estetista.” Il tempo diventa la risorsa più preziosa in assoluto, ma, mentre i papà raccontano una gestione del tempo più ingegneristica (usano termini come pianificazione, prioritizzazio-

I SACRIFICI

27


ne, delega…), le mamme convivono con l’imprevisto ed evitano troppe pianificazioni. Alcuni genitori esprimono il desiderio di avere un secondo figlio, ma la mancanza di tempo e di persone, strutture e servizi di supporto spesso porta a desistere. “Tempo libero???? cos’è??? Una cosa che riesco a fare perché posso coinvolgere anche il bambino è cucinare.” “Cerco di applicare nella gestione del tempo a casa le stesse regole basic che applico nel lavoro: pianificazione delle attività, prioritizzazione delle stesse, delega di quelle futili che posso demandare ad altri. Nella vita frenetica di tutti credo sia l’unico modello applicabile per evitare di essere aggrediti dall’entropia delle nostre vite perdendo di lucidità. In questo modo riesco ad essere un supporto utile ed efficace anche per mia moglie.” “Io lavoro a tempo pieno e tra l’altro distante da casa per cui gestire il bimbo senza l’intervento dei nonni mi sarebbe impossibile. Per ora non penso faremo il bis perché abitando in un piccolo paese non ci sono strutture adeguate che supportino le mamme lavoratrici e dare un ulteriore impegno ai nonni ci sembra egoistico da parte nostra anche se ci piacerebbe e Marco chiede spesso un fratellino o una sorellina.” Il lavoro appare, soprattutto alle mamme, come il peso peggiore perché è l’unico elemento che compete realmente con la famiglia. Con il rientro a lavoro dopo la maternità cambia il peso attribuito al lavoro, la disposizione emotiva nei confronti di esso. Nella discussione sulla “rete di salvataggio” affiora spesso, soprattutto da parte dei papà, il disagio per l’assenza di un sistema italiano che renda fruibile o addirittura obbligatorio il congedo di paternità e per la necessità di dover tornare subito al lavoro senza potersi godere il lieto evento. Sempre i papà parlano di un periodo di maternità troppo breve, ma le mamme, soprattutto quelle con ruoli dirigenziali, piuttosto che allungare la maternità, vogliono poter contare su una rete di servizi più estesa per non dover rinunciare a coltivare la propria professionalità. I genitori, in particolare le donne, additano l’arretratezza del sistema imprenditoriale italiano che spaventa e discrimina le aspiranti mamme. La Svezia, la Francia, addirittura la Moldavia appaiono come esempi da seguire. “Mi sono sempre sentita una donna in carriera. Anche incinta lavoravo 10 ore al giorno e ho lavorato fino a 20g prima di partorire. Ho detto a tutti, essen-

28

I SACRIFICI


done convinta io per prima, che sarei rientrata al lavoro in tempo zero e che niente sarebbe cambiato…GRASSA RISATA! Col senno di poi, mi pento di non essermi goduta la gravidanza. Ho ricominciato col tempo pieno ma mi limito a fare le mie 8 ore. Mi impegno e il mio lavoro mi piace sempre, ma non è più la mia priorità. Esco dall’ufficio e spengo il cellulare aziendale e lo riaccendo la mattina dopo.” “A me non piace l’idea di dover lasciare il bambino 10 ore in un nido per il lavoro. Preferirei che fosse il mondo del lavoro ad adattarsi alle esigenze dei genitori, è tollerabile un’uscita alle 17 o un part time verticale. È assurdo che questa società imponga di far crescere i propri figli ad altri.” “Le aziende dovrebbero essere obbligate a concedere forme di flessibilità ai genitori (telelavoro, part time, flessibilità di orario) alla mamma, ma anche al papà, almeno fino ai 3 anni dei bambini.” “Io ho staccato dal lavoro il giorno del parto e il giorno dopo, poi sono ritornato al lavoro nello stesso ritmo precedente (sono in proprio e quindi ho degli orari un po’.... allungati). Si fa il possibile è ovvio, ma se per almeno le prime settimane ci fosse un sistema (tipo Svezia, se non sbaglio) dove anche il padre DEVE stare a casa, potrebbe comunque alleviare il peso della madre (che per quanto aiutata da fattori esterni non può staccare un istante dal suo nuovo compito di madre).” L’idea di una banca del tempo dei genitori, lanciata da qualcuno, trova subito grande apprezzamento tra i partecipanti alla discussione, tanto da assumere una forma più concreta anche nella fase successiva di proposta di nuovi servizi. Si tratta, infatti, di un progetto in grado di esaltare quella solidarietà tra i genitori, che costantemente emerge nel dibattito. “Nel mio paese c’era la Banca del tempo, è un’idea fantastica, ma non è durata molto. Purtroppo la maggior parte delle persone si isola e non si fida.” “In questo fantomatico spazio dove i genitori si possono scambiare opinioni, libri esperienze etc, i genitori potrebbero anche collaborare nella gestione dei bambini che intanto sono nello spazio bimbi e sempre i genitori, unitamente ad altro personale, potrebbero garantire il baby sitting “24 ore su 24” offrendo una determinata disponibilità oraria: una sorta di banca del tempo dei genitori.”

I SACRIFICI

29


I sacrifici non riguardano solo il rapporto con il tempo, ma sono anche di ordine economico. Seppur non confessato apertamente, il disagio economico affiora spesso nei racconti delle diverse esperienze, tanto che qualcuno arriva a parlare dell’Italia come di un “Paese per bambini con il portafogli gonfio”. “Avere un figlio costa tanti soldi… tra visite, pannolini e altro il portafoglio piange sempre quindi abbiamo sacrificato qualche cena al ristorante e anziché 3 vacanzine all’anno ora ne facciamo una sola.” “Avrei voluto un maggiore sostegno economico dallo Stato, non mi è sembrato molto giusto, ad esempio, che per alcuni anni sia stato concesso il bonus bebè e invece ora abbiamo solo i finanziamenti a tasso agevolato (ho già un mutuo allucinante a cui pensare, grazie mille, ma tenetevi pure il vostro finanziamento!).”

30

I SACRIFICI


I servizi per la prima infanzia Possono i servizi per l’infanzia intervenire efficacemente per agevolare la conciliazione dei doveri lavorativi e familiari dei genitori, in particolare della donna che i dati descritti nei capitoli precedenti dipingono come la figura più penalizzata in questo contesto? La maggior parte dei genitori ritiene che essi possano fornire un sostegno, ma non è convinta che possano rappresentare la soluzione. I servizi rivestono un ruolo rilevante nel sostegno alla gestione e all’educazione dei bambini, ma sul tema della conciliazione evidentemente il fulcro del problema viene associato soprattutto all’ambiente lavorativo, e in parte a quello familiare. Tuttavia tra i genitori che vivono maggiori difficoltà nel combinare i diversi impegni si rileva una marcata richiesta di potenziamento dei servizi, il che segnala comunque un ampio riconoscimento della loro importanza. I servizi sono Crede che una maggiore o migliore offerta di servizi per l’infanzia nella sua zona avrebbe potuto ridurre le difficoltà che lei ha avuto nel conciliare le esigenze lavorative con quelle di genitore? 48 37 14 1 Valori %

sì, decisamente

sì, forse

no

preferisce non rispondere


dunque ritenuti una risposta necessaria, ma non sufficiente. A rimarcare l’efficacia dei servizi nel contesto della conciliazione è poco più di un terzo degli intervistati, i quali puntano in modo particolare sui nidi d’infanzia. Inoltre è opinione diffusa, al punto che viene espressa dall’84% dei genitori, che una maggiore offerta di servizi favorirebbe una maggiore natalità. Si dice che se fossero a disposizione più servizi per l’infanzia ad agevolare i genitori, le coppie farebbero più figli e quindi la natalità crescerebbe. Lei con questa affermazione si trova:

37

del tutto d'accordo

47

abbastanza d'accordo abbastanza in disaccordo

11 4

del tutto in disaccordo preferisce non rispondere

84

1

Valori %

La comparazione tra le criticità espresse in merito all’esperienza genitoriale e le richieste di sostegno delinea un’apparente contraddizione. I problemi evidenziati sono tanti e di tipo diverso, quelli economici risultano però piuttosto marginali al confronto del resto. Le esigenze di aiuto invece si incentrano soprattutto su interventi che possano agevolare il bilancio familiare. Prima di auspicare la disponibilità di ulteriori servizi, quindi, i genitori tendono a richiedere alle amministrazioni pubbliche le risorse per poter fruire di quelli già attivi, ma piuttosto costosi. La necessità di servizi è strettamente legata alle reti di appoggio di cui dispongono le famiglie con bambini piccoli. Nonni, fratelli e sorelle, ma anche altri parenti e amici rivestono un ruolo rilevante nella gestione dei figli. In Italia queste reti si mostrano ancora solide ed estese. Una larga maggioranza di genitori (71%) può infatti contare su aiuti esterni più o meno continui.

32

I SERVIZI PER LA PRIMA INFANZIA


Nella gestione dei bambini, in caso di bisogno lei può contare sull’aiuto da parte di altre persone (escluso il partner)?

34

sì, sempre o quasi

19 37

sì, ma solo a volte

quasi mai

36 15 6 14

no mai

39 dato medio

stranieri

Valori %

A quali persone in particolare? (RISPONDE CHI DICHIARA DI POTER CONTARE SU UN AIUTO). Possibili più risposte

83

nonni (genitori/suoceri)

28

fratelli/sorelle

15

altri parenti amici

7

baby sitter

6

altri

1

Valori %

I SERVIZI PER LA PRIMA INFANZIA

33


Il 29% tuttavia si affida totalmente alle proprie forze e ai servizi per l’infanzia. Tra questi figurano molti soggetti appartenenti alla classe sociale più bassa e, in particolare, molti degli stranieri. Questa situazione ha come conseguenza marcate difficoltà sul piano della conciliazione, mentre non sembra implicare particolari criticità di tipo psicologico né economico. Ciò è dovuto anche al fatto che nelle classi più basse sono più diffusi i casi di madri non occupate o occupate part-time, oltre alle agevolazioni sull’accessibilità e sulle rette dei nidi di cui spesso gode questa fascia di popolazione.

SODDISFAZIONE RISPETTO AI SERVIZI Le opinioni sul complesso dei servizi per l’infanzia presenti nelle rispettive realtà locali risultano divise tra giudizi moderatamente positivi e negativi. Le valutazioni nette sono molto limitate, in gran parte sono solo tendenti alla bocciatura oppure alla promozione. In generale lei pensa che nella zona in cui vive i servizi per l’infanzia e di sostegno ai genitori siano: CLUSTER vecchio genitori stampo moderni

del tutto soddisfacenti

5 44

soddisfacenti

36

insoddisfacenti del tutto insoddisfacenti

alta

medio bassa

bassa

49

54

46

40

47

44

57

45

39

48

56

48

49

38

9 5

non saprei preferisce non rispondere

CLASSE SOCIALE media alta

1

Valori %

I soggetti provenienti dalle classi sociali più elevate sono i più severi nei giudizi, dimostrandosi i più esigenti. Nella suddivisione delle famiglie in base all’atteggiamento nei confronti della genitorialità (si veda il primo capitolo) si nota come i “genitori moderni” siano sensibilmente più critici verso i servizi rispetto ai soggetti che rientrano nel gruppo

34

I SERVIZI PER LA PRIMA INFANZIA


denominato “vecchio stampo”. La maggiore attenzione rivolta al bambino rende questi genitori più vigili sulla qualità dei servizi fruiti. Se mettiamo da parte i nidi d’infanzia (i quali verranno trattati nell’apposito capitolo) gli spazi gioco e i servizi pediatrici sono i servizi utilizzati in maniera più estesa, seguiti da consultori e servizi ricreativi. La fruizione si concentra quindi, oltreché sui servizi inerenti le necessità di cura e informazione più essenziali, sull’ambito ricreativo. Le attività di carattere più specifico invece risultano essere più di nicchia. Lasciando fuori per il momento il nido d’infanzia, di quali dei seguenti servizi lei fruisce attualmente o ha fruito nel corso degli ultimi 3 anni? (Possibili più risposte) spazi gioco per bambini all'aperto

63 55

servizi pediatrici consultori

28

servizi ricreativi (centri gioco, centri per bambini e genitori, baby parking)

27

percorsi di musica, teatro o piscina per bambini

16

ludoteche

14

biblioteche per bambini

13

incontri formativi/informativi per genitori

12 9

laboratori creativi

10

nessuno di questi preferisce non rispondere

1

Valori %

I SERVIZI PER LA PRIMA INFANZIA

35


Le esigenze di potenziamento dei servizi sono diffuse, il che evidenzia una carenza, soprattutto sul piano quantitativo. Le richieste appaiono indirizzate principalmente verso servizi di tipo ludico, luoghi dove far giocare e passare il tempo ai bambini, ovvero spazi gioco all’aperto e vari servizi ricreativi. Quali dei seguenti servizi dovrebbero essere, secondo lei, potenziati (o introdotti se non ci sono) nella zona in cui vive? (Possibili più risposte)

49

spazi gioco per bambini all'aperto servizi ricreativi (centri gioco, centri per bambini e genitori, baby parking)

45

nidi d'infanzia

44 36

laboratori creativi ludoteche

29

percorsi di musica, teatro o piscina per bambini

29 27

servizi pediatrici

25

biblioteche per bambini incontri formativi/informativi per genitori

20 16

consultori nessuno di questi

5

Valori %

Tali richieste sembrano riferirsi soltanto in parte a una questione di qualità dell’offerta attuale, per cui le necessità espresse riguardano soprattutto un loro ampliamento. I livelli di soddisfazione nei confronti dei vari servizi sono infatti piuttosto elevati: in nessuno dei casi la quota di giudizi negativi supera il 25%. Gli spazi gioco all’aperto e i servizi ricreativi attirano le maggiori critiche.

36

I SERVIZI PER LA PRIMA INFANZIA


Indichi ora, quanto si ritiene soddisfatto di ognuno dei servizi di cui ha usufruito.

10

6,7

1

6,5

spazi gioco per servizi ricreativi bambini all'aperto

7,1

7,2

consultori

servizi pediatrici

Valutazione media (scala 1-10)

Si mostra tuttavia consistente anche la domanda per alcune attività più specializzate e con maggiori contenuti educativi, soprattutto laboratori creativi, ma anche percorsi di musica, teatro o piscina. In merito a questi servizi, la richiesta di un potenziamento è sensibilmente più alta rispetto al livello di fruizione, il che denota un rilevante potenziale espansivo dell’utenza. Ad esempio, del 36% di genitori che auspicano una maggiore disponibilità di laboratori creativi, soltanto il 3% ne ha già fatto uso, per cui il rimanente 33% rappresenta la possibile nuova utenza di questo servizio. Secondo lo stesso ragionamento, le ludoteche avrebbero una potenziale nuova utenza del 25% e i percorsi di musica teatro o piscina del 24%. Tali dati mettono in luce un evidente gap tra domanda e offerta di servizi di tipo più specializzato. In parte ciò può essere dovuto al fatto che i genitori italiani stiano diventando più confidenti con la possibilità che i bambini sotto i 4 anni possano praticare attività educative e non solo ricreative, mentre i fornitori di tali servizi non abbiano ancora colto questo cambiamento.

I SERVIZI PER LA PRIMA INFANZIA

37


Potenziale nuova utenza

70

60

servizi ricreativi laboratori creativi

50

spazi gioco all’aperto

40

ludoteche musica, teatro, piscina

30

biblioteche

20

incontri per genitori

10

servizi pediatrici consultori

FRUIZIONE

0 0

10

20

30

40

50

60

70

Emergono delle problematicità peculiari tra i residenti nei centri minori, dove risulta accentuata la richiesta di potenziamento di nidi d’infanzia e servizi ricreativi. In queste realtà i servizi per l’infanzia nel complesso ottengono una valutazione prevalentemente negativa, ma principalmente per una questione di insufficienza dell’offerta, considerato

38

I SERVIZI PER LA PRIMA INFANZIA


che nei piccoli comuni i servizi sono di solito qualitativamente migliori (il che è confermato da un livello di soddisfazione, rispetto ai singoli servizi, mediamente più elevato nei comuni sotto i 10.000 abitanti). I giudizi più positivi nei confronti del complesso dell’offerta di servizi per la prima infanzia si registrano invece nelle grandi città e nei centri medio piccoli (10-30 mila abitanti).

PUBBLICO VS PRIVATO Nell’immaginario collettivo i servizi per l’infanzia si mostrano ancora molto identificati con le strutture pubbliche3. La propensione a priori per il settore privato è molto ridotta (10%), mentre raggiunge quasi la metà degli intervistati per quanto riguarda il pubblico. Nella scelta di un servizio per l’infanzia lei generalmente preferisce rivolgersi a: REDDITO FAMILIARE NETTO

meno da 2.000 da 3.000 più di di 2.000 a 3.000 a 4.000 4.000 Euro Euro Euro Euro una struttura pubblica (comunale, statale, ...)

46

dipende soprattutto dal tipo di servizio offerto

49

51

34

32

9

7

18

22

19

dipende soprattutto dai costi

12

una struttura privata

10

una struttura privata convenzionata con il comune (strutt. pubblica gestita da privati)

9

non mi rivolgo a nessuna struttura

3

preferisco non rispondere

1

Valori % 3

Per strutture pubbliche si intende sia quelle a gestione diretta che indiretta (convenzionati per gestione del nido o convenzionati per posti nel nido privato); le strutture private invece riguardano i nidi gestiti da soggetti privati e senza convenzioni

I SERVIZI PER LA PRIMA INFANZIA

39


Dal punto di vista della qualità entrambi vengono ritenuti in ritardo rispetto alla media europea, anche se l’ambito privato con un divario più contenuto. Per quanto ne sa, come sono i servizi per l’infanzia che la pubblica amministrazione (direttamente o in convenzione)/ il settore privato offre in Italia, rispetto alla media europea. Dica qual’è la sua sensazione. di molto sopra la media

2

3

un pò sopra la media

11 10 32

nella media un pò sotto la media

21

11 9

non saprebbe preferisce non rispondere

23

17

di molto sotto la media

38

20

1 2

Somma sopra media Somma sotto media

pubblico

privato

14 44

12 28

Valori %

La scelta tra pubblico e privato tuttavia risulta molto legata alle disponibilità economiche. Non siamo certo in presenza di una dinamica dicotomica, ovvero che i ricchi optano tutti per il settore privato e i meno abbienti per il servizio pubblico. In verità la preferenza per il pubblico prevale in tutte le fasce socio-economiche, anche tra i più benestanti, ma il livello del reddito è correlato con la tendenza alla scelta del privato: al crescere degli introiti aumenta progressivamente la quota di famiglie che si rivolgono alle strutture private, con un picco del 22% (contro il 32% del pubblico) nella fascia di reddito più alta. Vi è però una differenza di approccio nei confronti delle alternative disponibili: i più

40

I SERVIZI PER LA PRIMA INFANZIA


benestanti che fruiscono di strutture private lo fanno principalmente per una deliberata scelta, mentre i meno abbienti tendenzialmente si rivolgono al privato quando non hanno accesso al servizio pubblico. Nella scelta una porzione ragguardevole dei genitori, poco meno di un terzo, non parte da posizioni precostituite, bensĂŹ si riserva di decidere sulla base del costo del servizio o della tipologia di servizio offerto.

I SERVIZI PER LA PRIMA INFANZIA

41


dalla web discussion... Quando si parla di servizi per l’infanzia, il soggetto più chiamato in causa è lo Stato, di cui si sente l’assenza al fianco delle famiglie. Quello della famiglia appare un tema strumentalizzato dalla politica, ma, nei fatti, del tutto trascurato. I genitori chiedono allo Stato • estensione di servizi oggi a “macchia di leopardo”, • incentivi fiscali alle famiglie, • paternità obbligatoria, • incentivi alla flessibilità lavorativa. “Cari amministratori, ricordatevi che il futuro di questo paese è nelle famiglie. Non usate la famiglia come argomento elettorale, ma come base del futuro di una nazione civile.” “Intanto dovrebbero essere estesi i servizi che ora esistono “a macchia di leopardo”: nidi, tagesmutter, babyparking, etc. poi si dovrebbe incentivare una miglior conciliazione famiglia lavoro, anche a livello fiscale: secondo me le aziende concederebbero più flessibilità ai genitori solo se avessero un ritorno economico. In questo sono davvero miopi, perché si dovrebbe capire che un genitore senza ansie è anche un lavoratore sereno. Infine, credo che bisognerebbe favorire (se non obbligare) la fruizione dell’astensione facoltativa anche ai padri: questo potrebbe diminuire la discriminazione e le difficoltà che le donne/mamme lavoratrici vivono ogni giorno nel mondo del lavoro.” Il Comune è invece un soggetto di cui si percepisce, soprattutto in Emilia-Romagna, una maggiore vicinanza e spesso è proprio la diversa sensibilità dei comuni su questo tema a fare la differenza tra le varie esperienze. Molte richieste sono rivolte, poi, alle aziende: nidi aziendali o convenzioni di consorzi di piccole imprese con strutture già presenti sul territorio. “Qui sono abbastanza soddisfacenti: il nido fa dalle 7.30 alle 17.30. la materna ha orario regolare dalle 8.00 alle 16.00, ma il comune offre pre-scuola (dalle 7.30) e prolungamento (dalle 16.00 alle 18.00) alle famiglie in cui lavorino entrambi i genitori (chiedono una certificazione degli orari). Il costo di queste estensioni di orario secondo me è davvero abbordabile: 23 euro al mese.

42

I SERVIZI PER LA PRIMA INFANZIA


Devo riconoscere che il mio comune è abbastanza attento alle esigenze delle famiglie.” “Attualmente sono soddisfatta dei supporti che offre il mio comune per aiutare le famiglie, c’è il consultorio, lo psicologo, e molte iniziative del centro famiglia che coinvolgono i bambini. Alcuni servizi non li ho mai utilizzati, ma già sapere che ci sono è confortante.” Ai fini della conciliazione la flessibilità degli orari di lavoro è molto più richiesta rispetto alla flessibilità degli orari dei servizi e le recriminazioni nei confronti delle aziende e della legislazione sul lavoro sono molto più frequenti rispetto alle richieste nei confronti dei gestori dei servizi per l’infanzia. Ma comunque gli orari dei servizi sono un punto importante della discussione: in assenza di flessibilità da parte dei datori di lavoro, diventa importante poter contare sulla flessibilità delle strutture a cui si affidano i propri piccoli. Si chiedono orari ampi (dalla mattina presto alla sera) e flessibili (orario di entrata e uscita flessibile in base alle esigenze dei genitori). Ciascuno ha bisogno di orari diversi, ma una fascia in grado di accontentare la maggioranza sarebbe quella dalle 7 alle 19. “Sarebbe bello poter contare su strutture che accolgano il bambino dalla mattina presto alla sera, con un orario di entrata ed uscita flessibile per venire incontro alle diverse esigenze lavorative dei genitori.” “Mah, sono stata proprio la settimana scorsa alla riunione per la materna, tutti hanno esposto le loro necessità a livello di orario lavorativo e mi sono fatta l’idea che per accontentare tutti le strutture dovrebbero essere aperte almeno dalle 7 alle 19...” “Si dovrebbe agire su più fronti: da parte del mondo del lavoro, orari di lavoro più ridotti e flessibili ovvero più part time, mentre, da parte degli asili, più flessibilità nei loro orari.”

I SERVIZI PER LA PRIMA INFANZIA

43



I nidi d’infanzia

ATTEGGIAMENTO DI BASE NEI CONFRONTI DEL NIDO D’INFANZIA Il dibattito sul ruolo socio-educativo del nido d’infanzia da tempo si sviluppa sia a livello istituzionale, tra esperti in materia, sia tra i soggetti direttamente coinvolti, ovvero i genitori di bambini in età 0-3. Le posizioni e le teorie sono molteplici e assumono diverse sfumature nello spazio intermedio tra due posizioni estreme: da una parte l’idea che il nido svolga esclusivamente una funzione di supporto ai genitori agevolando le difficoltà legate alla conciliazione; dal lato opposto vige il pensiero secondo cui il nido sia in grado di favorire in maniera fondamentale l’armonico e pieno sviluppo psico-fisico, sociale ed emotivo dei bambini e delle bambine nei primi tre anni di vita. Nel campione indagato le posizioni dei genitori tendono maggiormente verso la seconda tesi, seppure occorre considerare che, per evidenti esigenze di analisi del segmento in questione, nel campione vi è una folta presenza (60%) di famiglie che fruiscono di servizi di nido. Agli intervistati è stata sottoposta una serie di domande sul tema e successivamente i dati sono stati elaborati in maniera congiunta al fine di sintetizzare l’atteggiamento di base nei confronti della problematica.


Livello di accordo degli interpellati con le seguenti affermazioni:

78

il nido d'infanzia rappresenta un'esperienza importante nel processo di apprendimento e di socializzazione del bambino

i bambini che frequentano il nido hanno poi una marcia in più rispetto ai coetanei che rimangono a casa il nido è esclusivamente un servizio a cui affidare il proprio figlio solo nel caso non si possa fare altrimenti, ovvero che potendo scegliere è meglio tenere il bambino a casa fino ai 3 anni DATO MEDIO

frequenta il nido

85 68 65 77 47 52 41 69

non frequenta il nido

Valori %

Ne è emersa una suddivisione dei rispondenti in due gruppi: 1. soggetti piuttosto persuasi della funzione educativa del nido, ovvero che non si tratti di un mero “parcheggio” di bambini; sostengono inoltre che la frequenza del nido possa dotare i bambini di “una marcia in più” rispetto agli altri. E’ l’atteggiamento predominante in quanto riguarda il 60% del campione. 2. Genitori che nutrono seri dubbi sulle capacità educative dei nidi e sul fatto che i bambini ne possano trarre particolari benefici: potendo scegliere credono che l’opzione migliore per i figli sia tenerli a casa il più possibile. Queste posizioni coprono il 30% del totale. Il rimanente 10% non si esprime sulla questione.

46

I NIDI D’INFANZIA


CLUSTER: atteggiamento nei confronti del nido 10

60

30 DATO MEDIO

7

72

16

non classificati

39

nido ha un’importante funzione educativa

45

nido solo come necessità

21 sì

no

FREQUENZA NIDO Valori %

Gli atteggiamenti sul tema risultano legati in maniera significativa alla fruizione effettiva del servizio di nido d’infanzia: chi non ricorre al servizio tende a ridimensionarne il ruolo, mentre i fruitori si mostrano più convinti del valore aggiunto che è in grado di fornire al percorso di sviluppo del bambino. Le posizioni assunte possono essere quindi in parte condizionate da dinamiche di tipo psicologico, connesse alla necessità, anche subconscia, di difendere l’adeguatezza della propria scelta. In altri casi, invece, è proprio l’esperienza diretta, allorché ritenuta negativa, ad incidere sulle opinioni. I genitori insoddisfatti del nido di cui fruiscono sono maggiormente inclini ad esprimere delle perplessità sulla sua rilevanza educativa. La convinzione del fatto che il bambino possa trarre un beneficio dalla frequenza del nido porta alcuni genitori a iscriverli anche in assenza di una necessità pressante. In particolare, il 30% delle mamme non occupate porta ugualmente il bambino al nido (il 12% per l’intera giornata). Si tratta in gran parte di soggetti che pagano una retta inferiore alla media.

SODDISFAZIONE PER IL SERVIZIO DI NIDO D’INFANZIA Gli utilizzatori dei nidi si mostrano sostanzialmente soddisfatti dei servizi fruiti: la metà circa esprime un giudizio chiaramente positivo, un terzo si attesta su valutazioni medie (6 o 7),

I NIDI D’INFANZIA

47


mentre soltanto il 18% si dichiara insoddisfatto. Tuttavia poco meno della metà ritiene necessario un maggiore consolidamento del servizio nell’area in cui abita. Complessivamente quanto si ritiene soddisfatta/o del funzionamento del nido d’infanzia frequentato da suo figlio/sua figlia?

da 8 a 10

49

VOTO MEDIO (scala 1-10):

7.0

21

7

12

6

18

da 1 a 5

DATO MEDIO

Scala da 1 a 10

SODDISFAZIONE: segmenti

7,0

6,0

6,8

7,0

7,7

DATO MEDIO

alta

medio-alta

medio-bassa

bassa

CLASSE SOCIALE

7,0

7,6

DATO MEDIO

esentato o meno di 100

Valutazione media (scala 1-10)

48

6,9

7,2

6,7

da 101 a 300

da 301 a 500

da 501 a 700

4,3 oltre 700

RETTA PAGATA

I NIDI D’INFANZIA


L’aspetto del servizio che senz’altro provoca maggiori malumori è il costo: più è elevata la retta pagata più risulta ampia la quota di insoddisfatti. Inoltre, le lamentele inerenti l’ammontare della retta rappresentano l’elemento con la maggiore incidenza (in base all’analisi delle correlazioni) sulla formulazione del giudizio complessivo del servizio di nido. Di conseguenza i soggetti appartenenti alle classi sociali più elevate, i quali sostengono costi mediamente maggiori per le rette dei nidi, si dimostrano più severi nei confronti del servizio. Al contrario, i genitori stranieri sono quelli meno critici.

In particolare, quanto si ritiene soddisfatto/a dei seguenti aspetti del servizio di nido d’infanzia: educatori

7,3

ambiente (stabile, arredamento, pulizia)

7,3

accessibilità del nido (facile/difficile da raggiungere)

7,2

personale ausiliario

7,0

materiale (pannolini, giochi,...)

7,0

servizi o attività che vanno oltre l'attività ordinaria

6,9

orari

6,7

costi

5,3

Valutazione media (scala 1-10)

È dunque il lato economico a creare maggiori difficoltà alle famiglie, mentre sul piano della qualità non si rilevano particolari criticità. I genitori mostrano di apprezzare in modo particolare gli ambienti dei nidi e il personale educativo, due aspetti del servizio ritenuti basilari. Essi infatti pesano con maggiore forza sulla valutazione generale che i fruitori danno del servizio. I giudizi dei genitori sono largamente positivi in merito all’accessibilità delle strutture, al materiale disponibile e all’operato del personale ausiliario, mentre si intravedono dei margini di miglioramento riguardo agli orari e alle attività educative. La comparazione tra le opinioni espresse dai fruitori di strutture pubbliche e private met-

I NIDI D’INFANZIA

49


te in luce una significativa differenza nei livelli di soddisfazione espressi. La quota di voti negativi è più elevata tra i genitori con bambini frequentanti il nido privato (30%, contro il 14% del pubblico). Su tale divario grava indubbiamente il fattore costo che, come si è visto, contribuisce ampiamente alla formazione del giudizio complessivo. Fattore che inoltre ha due implicazioni diverse sul grado di soddisfazione: innanzitutto l’effetto diretto, legato al consistente peso con il quale la retta solitamente grava sul bilancio familiare, ma anche l’influsso del meccanismo per cui maggiore è l’esborso per il servizio più diventano elevate le attese sul piano della qualità. Il giudizio relativo all’offerta privata si mostra infatti lievemente più basso su tutti gli aspetti del servizio, in media -0,3. La differenza più rilevante si registra sulla questione dei costi (-0,7), mentre i pareri si mostrano più simili quando si parla di orari e accessibilità. SODDISFAZIONE RISPETTO AL SERVIZIO DI NIDO FRUITO

struttura

PUBBLICA Soddisfazione complessiva costi orari

7,1 5,6 6,8

struttura

PRIVATA 6,5 4,9 6,6

educatori

7,4

6,9

personale ausiliario

7,0

6,7

ambiente (stabile, arredamento, pulizia)

7,2

6,8

materiale (pannolini, giochi,...)

6,9

6,6

servizi o attività che vanno oltre l'attività ordinaria

6,9

6,6

accessibilità del nido (facile/ difficile da raggiungere)

7,1

6,9

Valutazione media (scala 1-10)

Si riscontra inoltre che ad influenzare il giudizio sul servizio di nido concorre pure l’atteggiamento che i genitori hanno nei confronti dell’esperienza genitoriale: chi vive maggiori difficoltà tende ad essere anche più critico.

50

I NIDI D’INFANZIA


FLESSIBILITÀ - LA QUESTIONE DEGLI ORARI Gran parte delle famiglie che utilizzano i nidi ha esigenze di orari e di giorni di apertura che coincidono con l’offerta attuale, ma esiste una porzione non trascurabile di genitori che avrebbero bisogno di un’estensione temporale del servizio o di una maggiore flessibilità. Circa una famiglia su cinque esprime la necessità di aperture estive, di sabato o durante le vacanze pasquali e natalizie. Un terzo degli intervistati invece auspica una maggiore flessibilità degli orari di entrata e uscita. In particolare, il 35% necessiterebbe della possibilità di fruire del nido in orari diversi a seconda del giorno, il 19% vorrebbe ampliata la fascia oraria di entrata fino alle 10.30 e il 28% avrebbe bisogno di poter lasciare i bambini al nido fino alle 18 o 19. Potendo scegliere, in quali giorni avrebbe bisogno di portare suo figlio/ sua figlia al nido d’infanzia? (Possibili più risposte)

i giorni feriali (da lunedì a venerdì)

74

in luglio (anche solo per una o più settimane)

23

durante le festività natalizie e/o pasquali (anche solo per uno o più giorni)

22

in agosto (anche solo per una o più settimane)

19 18

il sabato

solo alcuni giorni feriali

6

E avrebbe bisogno di portarlo/a al nido: ogni giorno con lo stesso orario

57

con orari diversi a seconda del giorno

35 7

nessuno di questi preferisce non rispondere

1

Valori %

I NIDI D’INFANZIA

51


Potendo scegliere, con quale orario avrebbe bisogno di portare suo figlio/ sua figlia al nido d’infanzia? 7.30-9.30/13.30

26

7.30-9.30/16.30

26 19

8.30-10.30/16.30

20

7.30-9.30/18

3

10.30/18 12.30/18

0 5

oltre le 18 fino alle 19.00 altro non risponde

0 1

Per quanto la riguarda il nido d’infanzia frequentato da suo figlio/ sua figlia ha un orario di entrata e uscita: flessibile quanto basta

66

non abbastanza flessibile

33 1

preferisce non rispondere Valori %

In tale contesto le ipotesi di servizi con orari personalizzati suscitano ampio interesse e vengono accolte con particolare favore da chi si trova in difficoltà con gli orari in vigore nei nidi frequentati. Seppure in misura minore, anche l’idea di poter concordare nel corso della stessa giornata gli orari di entrata e uscita attira una quota rilevante di genitori. In alcuni nidi d’infanzia c’è la possibilità di definire un orario di uscita e entrata personalizzato, in modo da definire per ogni giorno della settimana l’ora di entrata e quella di uscita, a seconda delle esigenze dei genitori. Nella sua situazione pensa che le potrebbe essere agevole un servizio di nido d’infanzia con orario personalizzato? 52

42 6

Valori %

52

Sì, molto agevole

Sì, agevole ma non fondamentale

No


In certi nidi c’è anche la possibilità di fare un accordo ancora più flessibile, ovvero di poter decidere in corsa ogni giorno le ore di entrata e uscita, avvertendo il personale per telefono. Nella sua situazione pensa che le potrebbe essere agevole un servizio di nido d’infanzia di questo tipo? 55 35 8

Valori %

Sì, molto agevole

2

No

Sì, agevole ma non fondamentale

non risponde

La richiesta di una maggiore flessibilità arriva in misura analoga sia dai fruitori di nidi pubblici che di quelli privati. Le strutture private dunque sono capaci di venire meglio incontro alle esigenze dei genitori per quanto riguarda i giorni di apertura (in estate, i sabati…), ma non sembrano in grado di distinguersi dall’offerta pubblica sul piano dell’elasticità degli orari.

CHI NON FREQUENTA IL NIDO Tra chi ha bambini nell’età adatta alla frequenza del nido, ma non ne fruisce, circa la metà non ne è interessato. Il 31% invece sarebbe propenso ad avvalersi del servizio, ma non riesce ad accedervi. Il 13% addirittura non presenta nemmeno la domanda perché ritiene impossibile ottenere un posto. Per quale motivo suo figlio/figlia non frequenta un nido d’infanzia? (RISPONDE CHI HA FIGLI IN ETÀ DA ASILO NIDO MA NON FRUISCE DEL NIDO) non ho fatto domanda di iscrizione perchè non interessa il servizio non ho fatto domanda di iscrizione per altri motivi ho fatto domanda ma non sono rientrato nelle graduatorie non ho fatto domanda di iscrizione perchè non avrei ottenuto il posto è in attesa di avere assegnato un posto altro

29 22 15 13 3 18

Valori %

53


Gran parte di questi soggetti rientra nella fascia sociale intermedia, dove il reddito non è abbastanza basso per avere la priorità nelle graduatorie dei nidi d’infanzia pubblici, ma neanche sufficientemente alto per sostenere le rette delle strutture private. Complessivamente il 38% delle famiglie che non si servono del nido auspicano un potenziamento dell’offerta di questo servizio nella propria zona di residenza. Distribuzione su classi sociali di chi vorrebbe fruire del nido ma non riesce

alta

10 32

medio-alta

46

medio-bassa bassa

12

Valori %

In una maniera o nell’altra queste famiglie riescono a cavarsela ugualmente, ma circa una su quattro incontra grosse difficoltà per sopperire alla mancanza del posto al nido. Il fatto che suo figlio/figlia non frequenti il nido le crea: (RISPONDE CHI VORREBBE FRUIRE DEL NIDO MA NON RIESCE)

25

grosse difficoltà

38

qualche difficoltà

18

poche difficoltà nessuna difficoltà non risponde

10 9

Valori %

54

I NIDI D’INFANZIA I NIDI D’INFANZIA


VOUCHER PER LA FRUIZIONE DEL SERVIZIO DI NIDO D’INFANZIA Questo tipo di sostegno risulta avere una notorietà più estesa in Emilia-Romagna, ma la sua effettiva fruizione sembra maggiormente diffusa in Lombardia. L’iniziativa appare quindi meglio promossa e divulgata sotto il Po, dove però trova una minore applicazione.

VOUCHER PER LA FRUIZIONE DEL SERVIZIO DI NIDO D’INFANZIA

34

22

11 7

conosce Voucher

Emilia Romagna

fruisce dei Voucher

Lombardia

Valori %

I NIDI D’INFANZIA

55


dalla web discussion... Quando si parla di servizi per l’infanzia il fuoco dell’attenzione cade sempre sui nidi. Nonostante qualcuno li ritenga una struttura di parcheggio dei bambini, la maggioranza dei genitori ne apprezza il valore educativo. I nidi restano una risorsa importante per le famiglie, ma i costi elevati e le graduatorie spesso sono ostacoli invalicabili. Connesso al tema delle graduatorie, c’è quello del lavoro: le mamme disoccupate spesso restano fuori dalla graduatoria e così ulteriormente impossibilitate a dedicare il proprio tempo alla ricerca del lavoro. “Secondo il mio parere è solo un parcheggio per mettere i figli se non si ha nessuna possibilità di gestirli in famiglia. Se pensate bene a un bambino piccolino in un asilo cosa può fare con una\due maestre che devono seguire più bimbi??? Quindi dopo che il bambino entra viene messo a giocare per tutto il tempo. Diverso quando il bambino raggiunge l’età dei 2 anni, qui si incomincia con i primi lavoretti.” “Io penso che il nido sia una esperienza educativa e di crescita per il bambino unica e non sostituibile, mi chiedo anche come possa non essere obbligatoria. Purtroppo ho visto bambini che, mamma casalinga, sono arrivati alla veneranda età di 4/5 anni senza aver frequentato né nido né materna, e personalmente li vedo molto più “indietro” di un bimbo con 1/2 anni di meno che ha fatto il nido.” “La mia vicina di casa non lavora (e non ha molto aiuto dai parenti) ma voleva iscrivere il bimbo al nido proprio per potersi cercare un’occupazione. Gli rispondevano che non lo accettavano perché siccome non lavorava il bimbo poteva stare a casa con lei... e lei tutta “incacchiata” perché diceva “come faccio a trovarmi un lavoro se devo badare al bimbo, mica posso andare ai colloqui con lui”! Insomma, un cane che si morde la coda!” “Se 2 genitori hanno la fortuna di lavorare (di questi tempi certamente lo è) vengono “discriminati” dai servizi sociali come gli asili a cui devono accedere pagando di tasca propria.” Molti condividono l’opportunità di non lasciare subito i bimbi al nido, ma, potendolo fare, solo dopo i 10 mesi, quando, secondo questi genitori, sono maggiormente in grado

56

I NIDI D’INFANZIA


di cogliere l’aspetto educativo dell’interazione con gli altri. I genitori, dunque, pur lamentando un vuoto nell’offerta di servizi per l’infanzia nei primi mesi di vita dei piccoli, tendono a evitare, se possibile, l’iscrizione al nido. È proprio in questo alveo che si crea spazio per la nascita di nuovi servizi di supporto, come si vedrà più avanti. “Personalmente ritengo che durante il primo anno di vita il bambino starebbe bene a casa con la mamma o il papà, e successivamente gli fa molto bene il graduale inserimento in una piccola comunità: impara a convivere e condividere, diventa più autonomo sia dal punto di vista pratico che emotivo, apprende emulando i compagni più grandi, le educatrici sono un valido aiuto educativo... insomma, W i nidi ma son sempre troppo pochi e troppo costosi!”

PUBBLICO VS PRIVATO Se i nidi privati si distinguono per l’ampiezza della gamma di servizi di supporto offerti (flessibilità degli orari in primis), i nidi pubblici si caratterizzano per l’alta qualità dell’offerta educativa. “I comunali che ho visto offrono molto di più dei privati: spazi più ampi e curati, presenza di giardini, personale formato; in compenso il privato a cui avevo iscritto il bambino mi consentiva una frequenza elastica: il bambino poteva ad esempio andare 3 giorni a settimana, c’erano varie possibilità di frequenza che consentivano di variare la retta.” Qualcuno suggerisce di estendere la flessibilità offrendo la possibilità di pagare rette variabili in base alla frequenza con cui i piccoli vengono lasciati al nido o, più semplicemente, di poter tardare nel ritiro del bimbo con eventuale pagamento di slot di 15 minuti senza dover iscrivere il bambino al prolungamento di orario. “Per quanto riguarda la qualità, secondo me non c’è tanta differenza tra pubblico e privato. Per quanto riguarda invece la flessibilità degli orari sicuramente i nidi privati hanno maggiori flessibilità e ti vengono più incontro, anche perché tutto avviene ovviamente con aggiunte di denaro!”

I NIDI D’INFANZIA

57


“Soluzione come veniva adottata al nido privato: possibilità di tardare con eventuale pagamento di slot di 15 minuti, senza dover per forza iscrivere il bambino al prolungamento di orario.” Il punto di forza dell’offerta privata, unanimemente riconosciuto, è la possibilità di personalizzazione dei servizi, in particolare degli orari e dei giorni di apertura (qualcuno parla anche del weekend), elemento per cui i genitori potrebbero essere disposti a sostenere un esborso aggiuntivo. “Orari più flessibili magari anche durante il week end.” “Forse potrei pagare di più per la flessibilità di orari e potrei essere anche interessata ad un nido che propone nella stessa struttura anche le scuole materne, in una sorta di soluzione di continuità.”

58

I NIDI D’INFANZIA


Un confronto territoriale: Emilia Romagna-Lombardia In Italia le politiche per la prima infanzia sono sprovviste di un inquadramento nazionale e sono in gran parte gestite, sia dal punto di vista delle strategie che dei finanziamenti, a livello subnazionale dalle Regioni e dagli enti locali. I Comuni stanziano i finanziamenti e gestiscono i servizi, le Regioni emanano le leggi e le direttive attuative, mentre lo Stato si limita a trasferire fondi in determinate situazioni, ma non in maniera strutturata. Per questo motivo nelle diverse aree del Paese si riscontrano approcci distinti alla materia, a seconda degli indirizzi definiti dalle singole amministrazioni. Di conseguenza, l’offerta e gli standard dei servizi variano da regione a regione. Nell’ambito di questa ricerca abbiamo messo a confronto le percezioni dei servizi per l’infanzia dei genitori di due tra le più grandi regioni del Nord, le quali hanno elaborato, come premesso nella presentazione, due modelli alquanto differenti. Al fine di rendere significativo il paragone tra le due realtà abbiamo cercato di rendere i due subcampioni, quello emiliano-romagnolo e quello lombardo, il più possibile simili per quanto riguarda le caratteristiche socio-anagrafiche, ponderando adeguatamente i dati. Le due regioni si distinguono innanzitutto nella percezione della qualità dei servizi fruiti. I genitori residenti in Emilia Romagna (EmR) esprimono in media un grado di soddisfazione notevolmente più elevato, sia rispetto al servizio di nido d’infanzia che ad altri servizi. In entrambe le realtà prevalgono i giudizi positivi, ma in EmR in maniera più netta: rispetto al nido, sotto il Po l’alto gradimento (voti da 8 a 10) raggiunge il 58%, mentre di sopra si ferma al 41%; quanto agli altri servizi destinati alla prima infanzia in EmR le valutazioni positive sono del 13% superiori a quelle lombarde.


SODDISFAZIONE RISPETTO AI SERVIZI PER L’INFANZIA NELLA ZONA DI RESIDENZA

non risponde 26

insoddisfatti

72

soddisfatti

Emilia Romagna

35

59

Lombardia

Valori %

SODDISFAZIONE RISPETTO AI SINGOLI SERVIZI PER L’INFANZIA (RISPONDE CHI FRUISCE DEL SERVIZIO)

Emilia Romagna

Lombardia

nidi d'infanzia

7,5

7,0

+0,5

spazi gioco per bambini all'aperto

7,2

6,8

+0,4

servizi ricreativi

7,4

6,6

+0,8

consultori

7,7

6,7

+1,0

servizi pediatrici

7,7

6,8

+0,9

Scala 1-10

60

UN CONFRONTO TERRITORIALE: EMILIA ROMAGNA-LOMBARDIA


I genitori lombardi fruiscono meno dei vari servizi rivolti alla prima infanzia (nido a parte) ed esprimono una più forte esigenza di potenziamento di praticamente tutti i servizi. In entrambe le aree le richieste si concentrano soprattutto su nidi, spazi gioco all’aperto e servizi ricreativi, ma in Lombardia tali richieste riguardano quasi la metà dei genitori, mentre in Emilia Romagna rimangono sotto il 40%.

FRUIZIONE DICHIARATA DEI SERVIZI PER L’INFANZIA

servizi pediatrici

70 65

spazi gioco per bambini all'aperto consultori

30

servizi ricreativi (centri gioco, centri per bambini e genitori, baby parking)

41

35 35

biblioteche per bambini

19

percorsi di musica, teatro o piscina per bambini

19

ludoteche

13

laboratori creativi

15 10

incontri formativi/informativi per genitori

12 14 7 5

nessuno di questi non risponde

71

58

0 2

26 26 26

Emilia Romagna Lombardia

Valori %

Nella regione più grande d’Italia si registra un bisogno molto più marcato rispetto all’EmR, di consultori e servizi pediatrici. Risulta, inoltre, che questi due servizi abbiano in Lombardia anche un’utenza più ridotta, il che ne mette in evidenza la carenza. Nella stessa regione si dimostra ampia anche la potenzialità dei laboratori creativi, considerato che attualmente ne fa uso solamente il 10% dei genitori, mentre la quota di interessati raggiunge il 43%.

UN CONFRONTO TERRITORIALE: EMILIA ROMAGNA-LOMBARDIA

61


RICHIESTA DI POTENZIAMENTO DEI SERVIZI PER L’INFANZIA

nidi d'infanzia

39

spazi gioco per bambini all'aperto

38

servizi ricreativi (centri gioco, centri per bambini e genitori, baby parking) percorsi di musica, teatro o piscina per bambini

34 26

19

ludoteche incontri formativi/informativi per genitori

17

biblioteche per bambini

16

6

consultori nessuno di questi

2

43

25 33 33 25

15

47

26

12

servizi pediatrici

49

35

21

laboratori creativi

48

Emilia Romagna Lombardia

Valori %

I SERVIZI DI NIDO D’INFANZIA Secondo le dichiarazioni dei genitori intervistati le performance dei nidi dislocati all’interno del territorio emiliano-romagnolo sono migliori nel complesso e in sostanza su tutti i vari aspetti del servizio. I lombardi si mostrano particolarmente critici in merito alla questione economica, il che era prevedibile considerato che in questa regione le rette sono significativamente più salate (da una ricerca di CittadinanzaAttiva del 2011 emerge che in Lombardia si paga il nido mediamente il 25% in più rispetto all’EmR). Il divario nei giudizi nelle due regioni risulta più marcato sul punto del personale educativo, mentre si ha un maggiore equilibrio nella qualità dell’ambiente del nido.

62

UN CONFRONTO TERRITORIALE: EMILIA ROMAGNA-LOMBARDIA


SODDISFAZIONE RISPETTO AI DIVERSI ASPETTI DEL SERVIZIO DI NIDO D’INFANZIA

Emilia Romagna

Lombardia

educatori

7,8

7,2

+0,6

ambiente (stabile, arredamento, pulizia)

7,6

7,4

+0,2

personale ausiliario

7,5

7,1

+0,4

accessibilità del nido (facile/difficile da raggiungere)

7,5

7,1

+0,4

materiale (pannolini, giochi,...)

7,5

7,2

+0,3

servizi o attività che vanno oltre l'attività ordinaria

7,1

6,7

+0,4

orari

7,0

6,6

+0,4

costi

5,5

5,1

+0,4

Valutazione media (scala 1-10)

Sullo sfondo si delineano delle diversità di tipo culturale tra i genitori delle due regioni. Rileviamo, infatti, che le esigenze e le aspettative nei confronti del servizio non sono del tutto coincidenti. In entrambe gli aspetti che assumono maggiore rilevanza nella valutazione del servizio di nido d’infanzia sono l’ambiente e il personale educativo. A seguire però, in Emilia Romagna troviamo il materiale (pannolini, giochi, ecc.), mentre in Lombardia si rivelano più importanti gli orari e l’accessibilità, il che segnala una maggiore attenzione verso i fattori che riguardano le esigenze dei genitori in termini di conciliazione con le altre attività. Passa più in secondo piano dunque l’attività educativa che il bambino potrebbe ricevere al nido (ad es. materiali e attività). In Lombardia risulta inoltre molto più estesa la quota di genitori che considera il nido come un mero servizio di supporto per i genitori senza riconoscerne il ruolo di agente educativo.

UN CONFRONTO TERRITORIALE: EMILIA ROMAGNA-LOMBARDIA

63


Cluster atteggiamento nei confronti del nido 21

nido solo come necessità

38 74

nido ha una importante funzione educativa non classificati Valori %

56 Emilia Romagna

5 6

Lombardia

La conciliazione dei tempi è un problema serio per i genitori di entrambe le regioni, ma si presenta più accentuato in Lombardia (non tanto per le questioni lavorative quanto per gli impegni personali o familiari). Anche per questa ragione i lombardi lamentano in maniera molto più diffusa l’inadeguatezza degli orari e dei giorni di apertura dei nidi. Essi esprimono maggiori necessità di avere a disposizione i nidi in estate, i sabati e durante le festività, nonché di poter avere la possibilità di praticare orari diversi in giorni diversi. Potendo scegliere, in quali giorni avrebbe bisogno di portare suo figlio/ sua figlia al nido d’infanzia? (Possibili più risposte) i giorni feriali (da lunedì a venerdì) solo alcuni giorni feriali

0

il sabato durante le festività natalizie e/o pasquali (anche solo per uno o più giorni) in luglio (anche solo per una o più settimane) in agosto (anche solo per una o più settimane)

8 10

21

10

24 19

12

Lombardia EmR

Lombardia

ogni giorno con lo stesso orario

77

54

con orari diversi a seconda del giorno

20 2

41 5

1

0

nessuno di questi preferisce non rispondere

64

25

Emilia Romagna

20

E avrebbe bisogno di portarlo/a al nido:

Valori %

88

74

UN CONFRONTO TERRITORIALE: EMILIA ROMAGNA-LOMBARDIA


Per quanto la riguarda il nido d’infanzia frequentato da suo figlio/ sua figlia ha un orario di entrata e uscita:

80 flessibile quanto basta

52

19 non abbastanza flessibile

47

1

Emilia Romagna

preferisce non rispondere

Lombardia

1

Valori %

Queste difficoltà determinano un interesse decisamente più vasto in Lombardia per le ipotesi di servizi con un elevato grado di flessibilità oraria. In alcuni nidi d’infanzia c’è la possibilità di definire un orario di uscita e entrata personalizzato, in modo da definire per ogni giorno della settimana l’ora di entrata e quella di uscita, a seconda delle esigenze dei genitori. Nella sua situazione pensa che le potrebbe essere agevole un servizio di nido d’infanzia con orario personalizzato? (CHI HA RISPOSTO “MOLTO AGEVOLE”)

Emilia Romagna

Lombardia

32 55

Valori %

UN CONFRONTO TERRITORIALE: EMILIA ROMAGNA-LOMBARDIA

65


In certi nidi c’è anche la possibilità di fare un accordo ancora più flessibile, ovvero di poter decidere in corsa ogni giorno le ore di entrata e uscita, avvertendo il personale per telefono. Nella sua situazione pensa che le potrebbe essere agevole un servizio di nido d’infanzia di questo tipo? (CHI HA RISPOSTO “MOLTO AGEVOLE”) 27

Emilia Romagna

46

Lombardia Valori %

Infine, notiamo come in Emilia Romagna la maggioranza dei genitori faccia affidamento a priori al servizio pubblico, mentre in Lombardia la tendenza prevalente è di puntare sul privato, oppure valutare le due opzioni sulla base dei costi o della qualità dell’offerta.

Nella scelta di un servizio per l’infanzia lei generalmente preferisce rivolgersi a: una struttura pubblica (comunale, statale, ...)

40 9

una struttura privata una struttura privata convenzionata con il comune (struttura pubblica gestita da privati)

6

15 15 9

dipende soprattutto dai costi

preferisco non rispondere

13

12

dipende soprattutto dal tipo di servizio offerto

non mi rivolgo a nessuna struttura

60

0 1 0

4

16 Emilia Romagna Lombardia

Valori %

66

UN CONFRONTO TERRITORIALE: EMILIA ROMAGNA-LOMBARDIA


dalla web discussion... Sul dibattito pubblico/privato emergono le differenze più rilevanti tra genitori emilianoromagnoli e genitori lombardi: se i primi esprimono una netta preferenza per i nidi pubblici, di cui lodano l’alta qualità degli ambienti come del personale e lamentano solo la scarsità dei posti su cui grava il vincolo della graduatoria, i lombardi manifestano un pregiudizio negativo nei confronti dell’offerta pubblica, vissuta come ontologicamente meno efficiente, mentre apprezzano dell’offerta privata la flessibilità degli orari. “Sicuramente l’offerta privata è ben diversa dalla pubblica per prima cosa come fasce orarie e disponibilità al dialogo con le famiglie anche se non nascondo che nel mio caso dopo tre anni di materna con due gemelli non ho trovato nessuna difficoltà nella materna statale.” (LOMBARDIA) “Io vivo in una regione felice, almeno credo, che è l’Emilia Romagna. Qui in tutto l’offerta pubblica è pari se non superiore al privato, come qualità, come costi, come ampiezza. E questo è vero tanto nei nidi e in generale nell’istruzione, quanto nella sanità. Non ho MAI dovuto rivolgermi al privato nemmeno per la salute, mia e dei miei bimbi, trovando grande assistenza e professionalità nel pubblico. L’unico neo è in generale l’offerta numerica: i nidi e le materne statali non hanno posti sufficienti a fronte delle richieste.” (EMILIA-ROMAGNA) “Tra offerta pubblica e privata c’è un abisso soprattutto per quanto concerne la qualità dei servizi. In parole povere basta pagare e il bambino viene seguito meglio, nutrito meglio e gli orari di pick up del bambino maggiormente flessibili. Negli istituti statali viene garantito il minimo indispensabile senza aggiunta di attenzione, qualità e orari.”(LOMBARDIA) “Non so. Forse c’è discrepanza geografica. Ma a Reggio Emilia il pubblico batte il privato 10 a zero.” (EMILIA-ROMAGNA)

UN CONFRONTO TERRITORIALE: EMILIA ROMAGNA-LOMBARDIA

67



Proposte di nuovi servizi per l’infanzia La fase creativa della web discussion si è rivelata molto proficua e, in assenza di vincoli di bilancio, queste sono le proposte dei genitori, in ordine di apprezzamento: 1.

uno spazio multifunzionale per le famiglie aperto anche nel weekend, dotato di biblioteca e spazio living per i genitori, di aree gioco con educatori per i bimbi e di spazi gestiti da professionisti con attività che coinvolgano genitori e figli. Di questa proposta viene apprezzato soprattutto il coinvolgimento e la presenza dei genitori, che molti immaginano anche come co-gestori volontari del servizio, coinvolti anche per far sì che il servizio sia meno caro e più accogliente. All’interno di questo progetto prende corpo anche la proposta di una banca del tempo dei genitori e di uno spazio in cui ci si possa scambiare consigli, ma anche vestiario, attrezzature, giochi, ecc.; “In questo fantomatico spazio dove i genitori si possono scambiare opinioni, libri esperienze etc, i genitori potrebbero anche collaborare nella gestione dei bambini che intanto sono nello spazio bimbi e sempre i genitori, unitamente ad altro personale, potrebbero garantire il baby sitting “24 ore su 24” offrendo una determinata disponibilità oraria. Una sorta di banca del tempo di genitori.” “Un posto in cui ci si possa trovare con i propri bimbi, in compagnia di altri bimbi e genitori, in modo che i piccoli possano giocare, fare attività svariate, laboratori, cantare ecc. e i genitori possano confrontarsi, avere sostegno e consigli da altri genitori e ovviamente anche dalle educatrici. Poi mi piace-


rebbe si potessero consultare liberamente pedagogiste e anche psicologhe infantili.” “Sono d’accordo sull’incentivare una rete di sostegno tra famiglie, sia per quanto riguarda il baby sitting sia, perché no, per scambiarsi anche vestiti, attrezzature o altro.” 2.

nidi d’infanzia ecologicamente certificati con utilizzo di materiali di costruzione naturali, utilizzo di pannolini lavabili o in fibra naturale e di cibi biologici. Questa proposta piace a molti, ma risulta comunque un servizio accessorio e non imprescindibile; “ambienti “sani”, costruiti con materiali naturali, e con un orientamento simile all’Ecolabel degli alberghi. Pannolini lavabili o in fibra naturale.”

3.

un servizio di baby sitting 24h, a domicilio o meno, ma comunque utile per tamponare ogni imprevisto; “A me basterebbe un servizio di babysitter anche non a domicilio, dove poter lasciare i propri figli in qualsiasi momento della giornata e riprenderli appena si può.” “Vorrei una baby sitter disponibile per qualsiasi mia esigenza... sono ammalata? Posso chiamarla e lei interviene... devo andare a prendere i bambini a scuola ma non posso? Chiamo lei che ci va al mio posto.. sarebbe un sogno e io e mio marito guadagneremmo tempo per altri imprevisti che possono succedere.”

4.

strutture con educatrici in cui poter lasciare i bimbi nei primi periodi di vita anche solo per brevissimi periodi (2 o 3 ore per fare la spesa o altre commissioni); “A me sarebbe piaciuto avere un posto vicino a casa e adatto anche a bambini molto piccoli, da uno - due mesi dove andare col bambino, trovare delle educatrici responsabili e qualificate. Un ambiente suddiviso in più locali, uno più tranquillo dove allattare e far fare la nanna, uno più movimentato dove bambini / mamme ed educatrici potrebbero fare delle attività, anche solo ascoltare musica con i bambini o altre attività proposte ai cuccioli con età variabile, e un terzo locale, per le mamme, dove poter passare un po’ di tempo anche tra loro, mentre i bambini sono al sicuro con le educatrici, per staccare. In un ambiente del genere poi, una volta che i bambini prendono

70

UN CONFRONTO TERRITORIALE: EMILIA ROMAGNA-LOMBARDIA


confidenza con l’ambiente e le educatrici sarebbe bello poterli lasciare magari un paio di ore alla volta, così una mamma può tornare a casa a fare una doccia o la spesa.” 5.

servizio di sostegno e assistenza ai neo-genitori con puericultrici, pediatri e psicologi che insegnano ai genitori tecniche per far dormire i bambini, danno consigli sulla corretta alimentazione o forniscono sostegno psicologico alle neomamme. Questo tipo di servizio può vivere su canali diversi: dall’assistenza a domicilio o comunque personale a quella telefonica fino ad arrivare a quella online. “Cercando su internet ho trovato delle “puericultrici” che vengono a casa tua per insegnare al bambino a dormire correttamente. I prezzi sono SPAVENTOSI ma si approfittano del fatto che dopo mesi e mesi di insonnia più totale i genitori sono disperati e farebbero qualsiasi cosa. Se esistesse un team di professionisti che offrisse questo servizio sarebbe un sogno!!!” “Un’assistenza (anche solo telefonica) da parte di un pediatra o uno specialista in comportamenti del bambino. Le neomamme andrebbero anche supportate psicologicamente e incoraggiate anche se con il tempo e l’esperienza tutto passa.”

UN CONFRONTO TERRITORIALE: EMILIA ROMAGNA-LOMBARDIA

71



Conclusioni

La ricerca ha seguito un percorso funzionale all’analisi della relazione che intercorre tra la domanda e l’offerta dei servizi per la prima infanzia vista dalla prospettiva dell’utenza, ovvero dei genitori. Nella parte iniziale lo studio si sofferma sul vissuto di chi ha un bambino di meno di 4 anni, sulle criticità dell’esperienza genitoriale e quindi sulle esigenze di supporto che emergono. A seguire si passa ad analizzare il modo in cui vengono percepiti i servizi erogati, i quali dovrebbero appunto soddisfare tali esigenze. L’approccio seguito si basa sull’assunto che per essere in grado di valutare l’adeguatezza dell’offerta di servizi e individuarne i punti deboli, ovvero gli aspetti migliorabili, non si possa prescindere dall’ascolto diretto dei soggetti che ne sono maggiormente coinvolti. E occorre sottolineare che i genitori che hanno partecipato alla ricerca hanno palesato una straordinaria disponibilità e una forte motivazione ad esprimere le proprie opinioni, dimostrandosi anche molto propositivi. Per quanto dura e complessa, l’avventura genitoriale nei primi tre anni del bambino viene descritta in una luce prettamente positiva, con l’eccezione di una ristretta porzione di soggetti per cui le difficoltà sono tali da oscurare addirittura la gioia di veder crescere i propri figli. Tuttavia andando a scavare nel vissuto di questi genitori poi le problematicità vengono a galla. Esse riguardano sicuramente anche i padri, ma appare evidente che siano soprattutto le donne a soffrirne e a farne le spese, a conferma del fatto che la transizione verso la completa uguaglianza di genere, per quanto abbia fatto degli importanti passi in avanti, è ancora lontana dalla conclusione.


Le difficoltà nell’esperienza genitoriale messe in rilievo dagli intervistati sono soprattutto le seguenti: 1) 2) 3) 4) 5)

la conciliazione con gli impegni lavorativi l’indebolimento del rapporto di coppia la carenza di tempo per la cura di se stessi l’incertezza nella scelta della linea educativa da seguire le ripercussioni sul bilancio familiare

I dati raccolti mostrano poi come spesso queste dinamiche mettano a dura prova l’equilibrio psichico dei genitori. Depressioni, senso d’inadeguatezza e di incapacità si rivelano essere malesseri molto diffusi, soprattutto tra le donne. Un aspetto della genitorialità che forse nei dibattiti pubblici non ottiene un’adeguata rilevanza e rimane spesso relegato nella sfera più intima delle persone. Un valido sostegno alle persone che vivono questo genere di difficoltà può arrivare non da un’unica direzione, bensì da quella che gli stessi genitori chiamano la “rete di salvataggio”, nella quale hanno un ruolo importante i parenti e i rapporti con altri genitori, ma che deve necessariamente prevedere anche la disponibilità di efficaci servizi di supporto. La conciliazione famiglia-lavoro rappresenta il problema più diffuso (il 38% ha serie difficoltà a combinare efficacemente i compiti di genitore e lavoratore). Per le madri, in particolare, l’impresa di mettere d’accordo i due ruoli assume una valenza più ampia. La maggioranza riesce, seppure con difficoltà, nella conciliazione dei tempi, ma per molte ciò comporta una perdita di opportunità di crescita professionale e di fare carriera. Inoltre, spesso il compromesso raggiunto lascia nelle donne l’amara sensazione di non aver svolto al meglio né il compito di madre né quello di lavoratrice. Al giorno d’oggi per la maggior parte delle donne l’occupazione riveste un’elevata importanza nella propria vita, sia dal punto di vista economico che in termini di realizzazione personale, per cui il nodo della conciliazione assume un peso notevole. Secondo la concezione generale i servizi per la prima infanzia, in particolare il nido, sono in grado di agevolare soltanto in parte la mediazione tra le mansioni professionali e genitoriali. Ad incidere sono anche il grado di collaborazione all’interno della coppia, il sostegno esterno della rete sociale di cui si dispone e, soprattutto, l’atteggiamento da parte dei datori di lavoro. La scarsa disponibilità a venire incontro alle esigenze delle madri in termini di flessibilità di orario e la tendenza a penalizzare i percorsi di carriera delle donne nei periodi in cui devono necessariamente dividersi tra occupazione e cura dei bambini creano spesso delle grosse difficoltà e frustrazioni. A dimostrazione della tesi secondo la quale allo stato attuale i servizi per la prima infan-

74

CONCLUSIONI


zia non siano in grado di agevolare più di tanto la conciliazione, si rileva che il problema viene avvertito in misura pressoché analoga sia in Emilia Romagna che in Lombardia, nonostante il fatto che nella prima regione l’offerta di servizi, considerando il livello di soddisfazione degli utenti, risulti migliore. I servizi non possono certo risolvere tutti i problemi con cui si scontrano quotidianamente i genitori, ma appare evidente che essi siano fondamentali nell’ambito del sostegno nella gestione ed educazione dei bambini. Al punto che è convinzione diffusa che l’efficacia di questo sostegno possa influenzare in maniera significativa la propensione delle giovani coppie ad avere più bambini. Secondo i giudizi espressi dall’utenza, l’offerta attuale presenta un discreto standard qualitativo, mentre risultano evidenti i margini di sviluppo in senso quantitativo. Emerge un’ampia richiesta di potenziamento dei servizi in termini di una maggiore diffusione sul territorio, ma anche di un’estensione della loro varietà. Seppure vi sia una certa omogeneità nelle esigenze della maggior parte dei genitori, per una porzione cospicua si pone in rilievo la necessità di maggiori flessibilità, personalizzazione e specificità. Oltre ai nidi d’infanzia, l’attenzione dei genitori si concentra soprattutto sui servizi ricreativi e sugli spazi gioco all’aperto, ma si rileva una notevole potenzialità di sviluppo per i servizi maggiormente caratterizzati da contenuti educativi e con finalità più specifiche, come i laboratori creativi e percorsi di musica, teatro e piscina. A suscitare un considerevole interesse sono poi anche le ludoteche. Le famiglie sembrano quindi sempre più attratte da questi tipi di servizi, mentre l’offerta appare carente o non sufficientemente promossa. Come accennato in precedenza, non si riscontrano delle vere criticità nelle valutazioni dei servizi fruiti. Tuttavia si evince che nella prospettiva di un nuovo atteggiamento nei confronti dell’esperienza genitoriale, il quale è predominante nell’attuale generazione di genitori, l’attenzione al lato qualitativo del servizio sia piuttosto forte. A innalzare le attese nei confronti dei diversi aspetti del servizio, senza limitarsi alla questione del costo, sono principalmente due fattori. Uno è il peso con cui le rette gravano sui bilanci familiari: maggiore è il sacrificio economico che le famiglie devono sostenere, più le stesse diventano esigenti sul piano della qualità. L’argomento riguarda soprattutto il nido d’infanzia, per il quale l’esborso dei fruitori è particolarmente oneroso nell’attuale contesto di crisi economica e di un generale impoverimento della popolazione. L’altro fattore concerne invece il modo in cui viene oggi concepito il servizio per la prima infanzia dalla maggioranza dei genitori. I bambini vengono affidati alle varie strutture

CONCLUSIONI

75


non soltanto per soddisfare le esigenze dei padri e delle madri, bensì anche nell’ottica di favorire lo sviluppo psico-fisico dei propri figli, per cui chi usufruisce del nido si aspetta la pratica di attività di tipo educativo, oltre a quelle dedicate alla cura. Si rivela infatti largamente condivisa l’idea che i servizi (in particolare quelli di nido d’infanzia, ma il discorso è estendibile anche ad altri) siano in grado di contribuire in maniera efficace, in certi casi ancora di più del contesto familiare, al percorso di crescita del bambino. Naturalmente ciò comporta un elevato grado di professionalità e preparazione del personale, nonché una buona qualità degli ambienti e dei materiali utilizzati. Le reti familiari di sostegno ai genitori in Italia sono ancora solide e diffuse, ma esse non sono più alternative alla fruizione dei servizi, proprio per il fatto che sta facendo breccia il concetto per cui questi non rappresentino esclusivamente un supporto nella gestione dei bambini, ma possono avere un importante ruolo educativo. Nell’ambito della ricerca è stata analizzata anche la distinzione tra l’offerta pubblica e quella privata di servizi per la prima infanzia. Nella concezione generale questi tipi di servizi vengono largamente associati al settore pubblico. Le strutture private non sono viste sotto una luce particolarmente positiva: al costo mediamente più elevato non sembra corrispondere uno standard di qualità migliore. La prospettiva naturalmente è quella dell’utente e il parametro di riferimento è dato dal servizio pubblico. Non vi è, quindi, consapevolezza del livello di spesa che la gestione, ad esempio, di un nido comporta, ovvero dei fattori oggettivi che concorrono alla determinazione del livello della retta. La differenza nei costi grava in maniera significativa sul giudizio rispetto al servizio fruito. Ciò non consente di dedurre dalle valutazioni degli utenti, quale dei due settori offra un maggiore livello di qualità. Tuttavia è possibile asserire che per la maggioranza dei genitori il rapporto qualità-prezzo nel contesto privato sia, in media, sconveniente. Il punto di forza delle strutture private è sicuramente la maggiore estensione dei giorni di apertura. Un altro cavallo di battaglia del privato è la capacità di aderire meglio alle necessità dei fruitori in materia di orari, ovvero uno degli aspetti del servizio al quale viene attribuita maggiore importanza. Ma anche su questo fronte il livello di soddisfazione non supera quello dell’offerta pubblica, in quanto evidentemente le attese dei fruitori dei servizi privati sono particolarmente elevate.

76

CONCLUSIONI


Nota metodologica I dati e le informazioni presentati sono stati raccolti attraverso due diversi metodi di ricerca: UN’INDAGINE QUANTITATIVA E’ stata realizzata un’indagine campionaria basata su 650 interviste con maggiorenni residenti nelle regioni del centro (Lazio, Umbria, Marche, Toscana) e del nord Italia (Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino-Alto Adige, Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta) con figli in età 0-3 (non più di un genitore a coppia). Il campione è distribuito per quote relative ai seguenti parametri: - regione di residenza - ampiezza centro (grande città, città media, città piccola/paese) - età del figlio/a (0-1, 2-3) Gli obiettivi della ricerca prevedevano, tra l’altro, l’analisi separata dei residenti nelle regioni Emilia-Romagna e Lombardia, nonché dei genitori con figli che frequentano un nido d’infanzia. Al fine di ottenere dati significativi relativi a questi segmenti sono stati operati dei sovracampionamenti all’interno del campione principale. Le proporzioni reali tra le diverse aree geografiche sono state ripristinate attraverso la ponderazione dei dati, basata sui più recenti dati ISTAT. Come riferimento è stata presa la popolazione dei bambini in età 0-3, il che rappresenta un’approssimazione in quanto presuppone la presenza di un solo figlio in età 0-3 per genitore. La procedura di ponderazione dei dati ha inoltre equilibrato il campione sul piano del livello scolare degli intervistati. In questo caso i dati ISTAT di riferimento sono quelli sul titolo di studio per fascia d’età. La numerosità e la distribuzione del campione hanno permesso di ottenere dati con un margine di approssimazione del dato medio di +/- 3,8%, a un intervallo di confidenza del 95%. Le interviste sono state effettuate mediante tecnica di rilevazione mista, on-line e faceto-face, nel periodo tra il 15 dicembre 2011 e il 2 febbraio 2012. Le interviste dirette face-to-face sono state effettuate nei luoghi pubblici, davanti ai consultori familiari, davanti ai nidi d’infanzia e altri luoghi. La scelta dei soggetti da intervistare era basata su un meccanismo di casualità. Le interviste sono state realizzate in diversi giorni della settimana e in tre diverse fasce orarie (mattino, pomeriggio, sera). Al termine della rilevazione le informazioni raccolte attraverso i questionari cartacei sono state sottoposte a procedura di input su supporto informatico. Le interviste on-line sono state effettuate utilizzando l’esclusivo panel di SWG.


UN’INDAGINE QUALITATIVA Le indagini di tipo qualitativo presentano un’impostazione metodologica diversa dalle ricerche quantitative. L’utilizzo di queste tecniche affiancate alle indagini campionarie permette di cogliere sfumature che possono integrare le informazioni rilevate nella ricerca quantitativa, sviscerare alcuni specifici argomenti di particolare interesse e focalizzare la ricerca su determinate tipologie di soggetti. Nell’ambito di questa ricerca è stata realizzata una Web Discussion al fine di arricchire l’analisi dei dati rilevati mediante la fase quantitativa. La Web Discussion è una metodologia che consiste in una discussione di un gruppo ampio, coordinata da un moderatore che propone gli argomenti di discussione, monitora e coordina le interazioni tra i partecipanti. Questo strumento di ricerca garantisce i vantaggi delle tecniche di indagine qualitativa, studiando i fenomeni e cogliendone gli elementi che li determinano nel loro processo dinamico e nel sistema di interazioni in cui si formano. La Web Discussion assicura un livello di analisi in grado di stabilire l’origine, la complessità e le sfumature di atteggiamenti e comportamenti, che non possono emergere attraverso l’analisi tramite questionario strutturato. Questa metodologia è particolarmente adatta agli obiettivi di questo studio in quanto consente di: - riunire intorno a un tavolo di discussione ‘virtuale’ e far interagire persone dislocate in diverse aree geografiche, - raccogliere opinioni scritte, frutto di una riflessione ed elaborazione personale: risposte meditate e non improvvisate sul momento, - superare i limiti di tempo imposti dalla necessità della presenza fisica costante dei partecipanti e limitare gli effetti di caduta dell’attenzione, - attenuare l’effetto di condizionamento che le dinamiche di gruppo possono innescare. La discussione si è svolta nel corso di tre giornate, dal 14 al 16 febbraio 2012. Hanno partecipato 27 genitori di bambini di età compresa tra 1 e 3 anni, residenti in EmiliaRomagna e Lombardia, distribuiti sulla base dei parametri di: - genere - età, nonché età dei figli e frequentazione dei nidi d’infanzia - ampiezza del centro di residenza - situazione occupazionale di entrambi i genitori Una ricercatrice di SWG, esperta di tecniche qualitative ha provveduto a moderare la discussione seguendo una traccia predefinita.

78



anno di pubblicazione 2013 Š I testi possono essere riprodotti a condizione che sia indicata la fonte e che non siano utilizzati a fini commerciali. stampato su carta ecologica riciclata




Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.