Il piacere d'annunzio

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GABRIELE D’ANNUNZIO Il piacere a cura di Stefano Favarato & Andrea Costa

Bisogna fare la propria vita come si fa un’opera d’arte



Il piacere: nozioni generali Gabriele D’Annunzio scrive il piacere nel 1889 a Francavilla al Mare e l’opera viene pubblicata l’anno seguente. Il romanzo introduce nella cultura italiana di fine ottocento l’estetismo e la tendenza decadente in contrapposizione al naturalismo e al positivismo che in quegli anni avevano conquistato la letteratura italiana. Infatti nello stesso anno viene pubblicato il capolavoro verista di Giovanni Verga Mastro Don Gesualdo. “L’anno moriva assai dolcemente”. Già nell’incipit de “Il Piacere”, l’opera che inaugura il successo letterario di d’Annunzio, veniamo trasportati nell’atmosfera decadente che caratterizza la produzione letteraria europea di fine ‘800, accanto a quella naturalista-verista; basta ricordare che I Malavoglia di Verga, romanzo diametralmente opposto, è solo otto anni più vecchio. Bisogna fare la propria vita come un’opera d’arte. Sperelli dedica infatti la sua esistenza al lusso, alla raffinatezza dei profumi, alla cultura e alla dissipazione erotica, alla pari del protagonista del romanzo contemporaneo al suddetto Il ritratto di Dorian Grey di Oscar Wilde. Questa costante ricerca del piacere nel senso più edonistico del termine, diventa per lui una forza distruttiva che si manifesta principalmente nel suo rapporto con l’universo femminile. Il protagonista è diviso tra due donne: Elena Muti, donna fatale, intelligente e sensuale, che rappresenta l’abbandono erotico lussurioso il cui nome richiama la mitologia classica, e Maria Ferris, una donna pura e angelicata, la cui purezza simile a quella della vergine che richiama appunto con il nome, può rappresentare per Andrea l’occasione di riscatto spirituale. Una delle scene che meglio rendono questa opposizione sicuramente è quella presente al terzo capitolo del terzo libro, in cui l’atmosfera lirica e surreale nella Roma avvolta dalla neve, Andrea Sperelli si abbandona ad una fantasia estetizzante sulle due donne che segnano la sua vita, ma come rivelerà il narratore e dunque una presa di coscienza anche dell’autore stesso, l’estetismo altro non è che una menzogna, una maschera costruita per dare veste e poetica simbolica ai volgari desideri carnali. L’errore di Sperelli che allo stesso tempo rappresenta anche il momento di crisi della visione estetica di d’Annunzio stesso, consiste proprio in questo atteggiamento ambiguo di fronte al vivere inimitabile, che come altro non è l’estremo tentativo dell’intellettuale di riacquisire a fine ‘800 il suo ruolo eccezionale. Il mondo aristocratico italiano di fine ‘800, insieme agli strati più elevati della borghesia, ritrova la propria cultura raffinata e prediletta: il protagonista soffre per l’imporsi della mentalità borghese e quindi capitalistica e per l’ascesa delle masse che distrugge la sensibilità artistica e mercifica l’arte. E cosi, nella Roma dei papi, si consuma il tentativo di Andrea Sperelli di porre l’estetismo quale motivo portante della propria esistenza, finendo col perdere entrambe le donne amate e allo stesso tempo anche l’aspirazione al vivere inimitabile a cui aspirava anche l’autore. D’Annunzio sarà dunque costretto a ricercare una soluzione alternativa. Il romanzo è costituito da 30 capitoli ripartiti in 4 libri, ma non procede con ordine cronologico bensì per lochi distinti legati da flashback e da digressioni. 1


Il Piacere è un’opera che dipinge egregiamente la parabola dell’aristocrazia di fine ‘800 di fronte all’avanzata delle masse. La borghesia che emerge in quegli anni rappresenta la negazione dei valori dell’estetismo, tuttavia grazie alle loro conoscenze tecniche e alla spinta imprenditoriale, oggi non avremmo tutte le comodità che contraddistinguono la nostra quotidianità. Questi sconvolgimenti sociali dimostrarono che il lusso e la raffinatezza non sono tutto, che talvolta è necessario rimboccarsi le maniche e lavorare duramente, nonostante il culto del bello e dell’arte fa parte della condizione umana. Profilo dei protagonisti principali Andrea Sperella, il protagonista del romanzo è un esteta che seguendo la tradizione di famiglia ricerca il bello e costruisce la sua vita come un’opera d’arte, rifiutando le regole morali della società borghese. Questo suo atteggiamento ha ragioni psicologiche profonde: il giovane Andrea ha infatti vissuto la separazione dei genitori dove la madre ha anteposto l’amante al figlio e il padre lo ha spinto verso l’arte, l’estetica e le avventure amorose facili ma vuote. Andrea è segnato nel suo intimo da una duplicità che dà fascino al personaggio e rappresenta allo stesso tempo il cuore del romanzo. Egli è cinico ma sensibile, falso eppure sentimentale, egoista, ma anche amorevole. Fonda la sua esistenza sulla doppiezza e sulla menzogna, atteggiamento che sarà infine la causa della sua sconfitta intellettuale morale e sentimentale. Questo personaggio tipico della letteratura decadente e simbolista è in linea con l’ideologia di d’Annunzio, sia per quanto riguarda il l’estetismo sia perché denuncia la crisi dei valori e degli ideali aristocratici di fronte alla meschinità del mondo borghese. D’Annunzio ha un atteggiamento ambiguo nei confronti di questo personaggio: se da un lato si può affermare che Andrea è ciò che l’autore è o che vorrebbe essere, vale a dire nobile ricco, seduttore intellettuale, cinico e allo stesso tempo timido, dall’altro d’Annunzio ne condanna il cinismo e la perversione. La duplicità appena descritta si incontra anche nei personaggi femminili che sono appunto due: Elena muti è l’esponente di una cultura mediocre, una seduttrice sensuale e passionale, che cita infatti versi di un poeta sensuale come Goethe. Maria Terres al contrario è colta, intelligente, sensibile all’arte e alla musica, molto legata alla figlia Delfina e molto religiosa; nel corso del romanzo assume una natura inafferrabile, passionale, misteriosa. Maria cita infatti versi di un poeta malinconico come Shelley. La contrapposizione tra le due donne risulta evidente anche nella scelta dei loro nomi: Maria ricorda infatti la madre di cristo mentre Elena è il nome di colei che ha fatto scoppiare la guerra di Troia. Nella mente del protagonista, però, avviene un processo di identificazione delle due donne che conduce infine alla loro sovrapposizione anche dal punto di vista sentimentale.

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Il piacere: lingua e registro Il lessico è conforme al comportamento e all’educazione da esteta di Andrea Sperelli. Pregiato tanto da apparire quasi artefatto, aulico e molto elaborato, in particolar modo nella descrizione degli ambienti e nell’analisi degli stati d’animo. I frequenti riferimenti a opere letterarie e artistiche intendono conferire un tono elevato all’opera. Per la stessa ragione sono inoltre presenti vocaboli in inglese greco tedesco francese e latino. A differenza di quanto abbiamo visto in Verga che aveva eliminato il narratore onnisciente nel piacere, la narrazione è appunto affidata a un narratore onnisciente in terza persona, alternando il punto di vista critico del narratore stesso che condanna il cinismo e la perversione del protagonista con quello interno del protagonista. Importanti elementi di novità sono l’attenzione per emozioni e sentimenti e la semplificazione della trama, che più che su meri fatti, si concentra sull’interiorità dei personaggi e sulle sensazioni che in essi generano luoghi e oggetti. Significativo in questo senso anche l’uso del flashback, che rompe lo schema lineare della narrazione per seguire le vicende interiori dei personaggi. La musica ha un ruolo importante nel piacere, così come ce l’ha in altri romanzi di d’Annunzio nella sua poesia nella sua formazione e nella sua stessa vita. Andrea, infatti, conosce Elena ad un concerto e lo scrittore decide di incorniciare la nascita del loro amore con la Sonata al chiaro di luna di Beethoven. Anche Maria Verres è in qualche modo legata alla musica in quanto è un abile pianista. Il piacere: contesto storico Il periodo in cui viene scritto il piacere è caratterizzato da significativi cambiamenti nella struttura socio-economica delle grandi nazioni occidentali. Nascono monopoli industriali e finanziari sostenuti da politiche protezionistiche, che portano alla crisi del liberalismo e favoriscono lo sviluppo di tendenze autoritarie. Questi mutamenti si scontrano con le conquiste sociali precedentemente ottenute dalle classi lavoratrici, che a loro volta reagiscono favorendo la nascita di grandi partiti di massa; sia socialisti che social democratici in particolare che diventano la struttura portante della società industriale. In questo contesto artisti e intellettuali scelgono spesso di auto emarginarsi dalle masse, dalla vita ordinaria “promossa dal nuovo modello produttivo capitalistico” e dalla mercificazione dell’arte assumendo atteggiamenti eccentrici elitari o provocatori. Grazie al suo impiego giornalistico per il quotidiano La Tribuna, d’Annunzio può stabilire e mantenere un rapporto con intellettuali e scrittori europei, soprattutto francesi e riesce ad assimilare i modelli letterari europei più all’avanguardia. Alle sue influenze precedenti che comprendono Baudelaire, Gautier e Goethe, si aggiungono quelle di Gustave Flaubert, Guy de Maupassant, Emile Zola e Oscar Wilde. Di grande importanza sono poi gli influssi dell’ambiente romano, in particolare la collaborazione di d’Annunzio alla rivista Cronaca Bizantina, di proprietà dello spregiudicato editore Angelo Sommaruga, che sarà anche il primo a pubblicare i suoi libri. 3


La rivista ha una linea editoriale orientata alle concezioni letterarie moderne: si parla di una Roma bizantina e ospita rubriche di letteratura firmate da importanti artisti e scrittori. D’Annunzio collabora anche con molte altre testate romane e dal 1884 al 1888 scrive di arte e di cronaca mondana, firmando con vari pseudonimi e occupandosi di mostre d’arte, ricevimenti aristocratici e aste di antiquariato. Grazie a questa intensa attività, d’Annunzio si costruisce un originale archivio di stili di scrittura da cui attingerà poi per le sue opere di narrativa. L’arte ha un ruolo assolutamente fondamentale nel romanzo. È un modello di vita a cui il protagonista Andrea Sperelli subordina tutto il resto; diventa la ragione unica della sua esistenza e finisce per portarlo alla corruzione fisica e morale. Atteggiamento tipico del dandy, formatosi nell’alta cultura e votato all’edonismo. L’accostamento tra arte e bellezza, tra arte e vita è una risposta energica alla massificazione dell’arte e alla mercificazione del letterato e della letteratura. Il piacere racconta la vacuità e la decadenza della società aristocratica dove il valore del profitto ha sostituito quello della bellezza.

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Istituto Belzoni 5 AS


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