Porta

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UnitĂ 3.Dispositivi/5 Porta! Siracusa 23.01.12!


1. Marco Biraghi, Porta multifrons, Sellerio Editore, Palermo 1992!

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!il problema della porta / il simbolismo! !- La porta chiusa! !porte forti / porte strette/ la porta che non porta / la porta che divide! !- La porta socchiusa! !il socchiuso! !- La porta come volto e maschera! !il volto e la maschera / porte-maschera / la cornice / travestimenti della porta / porta come volto! !- La porta aperta! !la porta aperta / la porta automatica / ambiguità della porta! !- La porta senza porta! !la porta girevole / la porta specchio!

2. Carlo Scarpa, Tomba Brion, 1969, San Vito dʼAltivole , Tv.! 3, NOWA, Porta multifrons, 2011, Caltagirone!


39|N21.a Porta

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1. Marco Biraghi, Porta multifrons, Sellerio Editore, Palermo 1992!

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2. Carlo Scarpa, Tomba Brion, 1969, San Vito dʼAltivole , Tv.! 3, NOWA, Porta multifrons, 2011, Caltagirone!



“Forma variabile ma sempre necessaria, la Porta è simbolo determinato e tuttavia sconfinato, costituzionalmente non racchiudibile in un’unica, univoca definizione. Indagata attraverso alcune delle sue infinite “epifanie” letterarie, filosofiche , artistiche, oltrechè architettonica, è suddivisa in base ai suoi stati “fenomenologicamente” determinati – aperta, chiusa, socchiusa- la Porta si mostra qui non semplicemente bifrons, bensì addirittura multifrons : molteplice, sfaccettata, “plurale”.


1. Marco Biraghi, Porta multifrons, Sellerio Editore, Palermo 1992!

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Il problema della porta Nel costruire una casa l’uomo lascia uno spazio vuoto attraverso il quale avervi accesso, uno spazio non colmato dal materiale impiegato per la costruzione; l’uomo cioè costruisce la casa e non costruisce la Porta. Ma proprio questo < mancare > della porta, questa sua assenza, è anche la sua più profonda essenza. Scrive Le Corbusier : < Al giovane studente domando: Come faresti una porta ? Con quali dimensioni? Dove la metteresti?.. .. In quale angolo della camera apriresti una porta? Tu comprenderai che queste diverse soluzioni sono il fondamento stesso dell’architettura? A seconda del modo con cui entri in un appartamento, secondo dove sono messe le porte nei muri, tu provi tali diverse sensazioni, e il muro che tu fori, anche lui assume delle caratteristiche molto diverse. Tu allora senti che questa è architettura.>


La porta, a seconda che si apra o che si chiuda, diventa simbolo della separazione o della comunicazione tra un mondo e l’altro: è così che lo spazio del posseduto, il luogo chiuso della sicurezza, che delimita il potere del dominus, si apre su un mondo estraneo e spesso ostile… … Unico punto di incontro e di comunicazione è la soglia . Essa infatti – sempre contrassegnata da un oggetto materiale che ne segnala simbolicamente la presenza : una porta infissa nel terreno, un gradino, un palo, un portico – segna una soluzione nella continuità dello spazio, e nel contempo ne sancisce il legame. Essa è cesura e passaggio, termine e inizio.


Hayao Myazaki, Il castello errante di Howl, 2004






39|N21.b Porta

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Unico punto di incontro e di comunicazione è la soglia . Essa infatti – sempre contrassegnata da un oggetto materiale che ne segnala simbolicamente la presenza : una porta infissa nel terreno, un gradino, un palo, un portico – segna una soluzione nella continuità dello spazio, e nel contempo ne sancisce il legame. Essa è cesura e passaggio, termine e inizio. Discorso analogo si potrebbe fare per la Porta cittadina. Quest’ultima, infatti, come la casa, è un imago mundi, fuori dalla quale domina lo spazio < caotico > non cosmizzato.


G.B Piranesi, Arco di Giano, da Alcune vedute di Archi trionfali ed altri monumenti, 1765 c.a.


Porta del mercato di Mileto, II sec. , Pergamon Museum, Berlino.


Porta Portese, Roma, 1644, incisione XVIII sec.


Porta Ticinese, Milano, 1865


Il simbolismo della porta E proprietà del simbolo è appunto di modificarsi, di < metamorfizzarsi>, e persino momentaneamente scomparire, senza con ciò cessare di esistere… … Cosicchè sotto infiniti simbolismi, la porta reincarna sempre di nuovo il suo fondamentale differire.





Lorenzo Ghiberti, porta nord Battistero S. Giovanni, 1404-1424.


1. Marco Biraghi, Porta multifrons, Sellerio Editore, Palermo 1992!

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La porta chiusa Un modo di dire tradizionale sentenzia, < senza sorprese > : < una porta deve essere aperta o chiusa>. Una simile logica dell’evidenza, che si radica profondamente nel principio di non-contraddizione, non soltanto è per noi priva di qualunque attrattiva, ma rischia di risultare addirittura falsa. Per la saggezza < proverbiale > infatti una Porta chiusa è semplicemente una Porta non-aperta, e una porta aperta semplicemente una porta non-chiusa. Ma schematizzazioni di questo tipo mal si addicono alla varietà della Porta, che –come vedremo- per ciascuna ampiezza d’angolo tra il battente e la parete esige un nome diverso e , mostra un diverso volto… … La porta chiusa non si limita ad impedire l’accesso, a sbarrare il passaggio. Tale funzione, qualora esaurisse effettivamente nel senso più profondo il significato della chiusura, sarebbe adeguatamente svolta dai battenti, che sono appunto quanto di materialmente solido la Porta ha da opporre alla volontà di penetrazione. Ma ancora una volta, secondo una curiosa legge d’inversione, le Porte chiuse che prenderemo in esame nelle prossime pagine, non avranno affatto, se non raramente, battenti serrati, pesanti chiavistelli e arrugginiti catenacci da mettere in mostra.



La crescita smisurata del bugnato intorno alle Porte degli edifici, verso la metà del cinquecento (si pensi al portale di Palazzo Bocchi a Bologna o a quello di Villa Giulia a Roma, entrambi del Vignola ), corazza litica indossata con funzione protettiva, può essere letta come la divisa marziale dell’architettura civile. Erik Forssmann ha analizzato il rapporto tra ordine dorico –toscano, bugnato e Porta.. Quest’ordine è storicamente ricorrente in tutti i casi in cui la Porta voglia essere difesa.



La porta delle Suppliche ( 1580 circa) di Bernardo Buontalenti fa ricorso ad altri, non meno persuasivi, mezzi. La porta è posta a Firenze, agli Uffizi, a quel tempo sede degli uffici amministrativi della magistratura medicea. < Cardine > di questa porta straordinaria – che risente della lezione di Michelangelo e che al tempo stesso, in un certo senso, la supera- è il frontone spezzato al centro e incurvato simmetricamente. Indizio di disavventura e d’interrotto corso di vita, i due frontespizi si condensano, nella parte inferiore e precisamente nel mezzo della Porta, in una minuscola maschera ghignante, appuntita, spaventoso volto chirotterico che pare interrompere nel sottostante architrave.





39|N21.c Porta

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Porte < forti> Tutto, nelle porte cittadine di Boullè, è volto alla precisa determinazione del chiuso, alla sua traduzione in immagine come alla sua fondazione teoretica. Ciò si condensa in due espedienti linguistici: - nel predominio dei pieni sui vuoti (la solidità come ornamento) - nell’esposizione, volutamente retorica, dei simboli della forza (la solidità dell’ornamento)







La forza della Porta sta altrettanto nella ciclopicità dei suoi elementi e dei muri circostanti che nell’efficacia delle immagini della forza da essa esposte. Così di fronte alla Porta dei Leoni a Micene, non sapremmo se sgomentarci maggiormente per le dimensioni dei pilastri monolitici, dell’architrave e dei blocchi di pietra appena squadrati o per la maestosità terrifica dei due leoni affrontati ai lati di una colonna trabeata.


Le porte strette




La porta che non <porta> Vi è un secondo tipo di chiusura…Si tratta di quello della Porta che ha perso le sue funzioni, della Porta che, pur rimanendo tale, non è però più porta. E’ questo il caso di numerose porte cittadine che si aprivano un tempo lungo la cerchia delle mura urbane, e che ora, dopo che le mura- distrutte dal tempo e dagli eventi- hanno abbandonato il loro spazio protettivo, giacciono nel mezzo di immensi spazi vuoti… ..Lasciate nella loro contraddizione continuano ad essere la forma di ciò che portano.



La porta triumphalis diviene semplicemente arco, fornix; Forma isolata, Porta che non porta. La ripresa neoclassica dell’arco trionfale riattingerà la Forma senza farne rivivere il significato.







La porta che divide Porta che divide è quella della morte. Non dunque porta chiusa con duri battenti di bronzo, e tuttavia porta <invalicabile>, assolutamente impenetrabile, se non da chi sia giunto al termine della vita.





La chiusura, dunque, è il passato della Porta. Quanto più ci volgiamo all’indietro, e tanto più scorgiamo Portoni solidi e massicci, i cui battenti lignei ben rinforzati col ferro decantano con cupa voce a propria comprovata resistenza… …L’architettura del secolo ventesimo – con ben rare eccezioni- è divenuta troppo sottile, troppo trasparente, per dare immagine alla dimensione del chiuso. Nei giorni della chiusura lampo, della chiusura ermetica e sotto vuoto, la Porta chiusa non ha più statuto di immagine. Per questo le immagini di chiusura che abbiamo esaminato sono le più antiche. Le esagerazioni del chiuso non si addicono alla nostra epoca e alla sua misurata architettura. L’una è troppo rumorosa, l’altra troppo silenziosa, perché in essa possa udirsi l’eloquente silenzio della Porta chiusa.


1. Marco Biraghi, Porta multifrons, Sellerio Editore, Palermo 1992!

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Il socchiuso La porta socchiusa disegna un’infinità di <stati>, che variano al variare dell’angolo tra essa e il muro… … La porta semi-aperta è la porta delle tentazioni esaudite, sia pur sempre soltanto a metà; è insomma la porta del voyeur. La porta semi-socchiusa è la porta dei desideri, della curiosità che si fa tanto più bruciante quanto più in essa il battente nasconde allo sguardo ciò che soltanto in minima parte svela.




D. Velasquez, Las Meninas ,1656




Prospettiva architettonica, Urbino, sec. XV


Mimmo Paladino «Porta d’Oriente», 2005


1. Marco Biraghi, Porta multifrons, Sellerio Editore, Palermo 1992!

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Il volto e la maschera Spesso la porta, come la parte che sta per il tutto, rappresenta la casa, concentra su di sé l’intera personalità di questa. Così, ciò che comunemente è chiamata facciata, non è che un’estensione di quel che la porta, in quanto tale, è già di per se sola : la faccia dell’edificio… … Ciò che dona individualità ad un volto sono sempre le sue parti più espressive: occhi e bocca. E infatti proprio tali organi dei sensi è avvicinata più di frequente la Porta.


Porte-maschera















La cornice La cornice non è né l’abito della porta, poiché l’abito copre il corpo, mentre la cornice lo ostenta, - né un semplice ornamento, perché essa non attira su di sé lo sguardo, come invece accade all’ornamento, bensì si limita piuttosto a condensarlo, a indirizzarlo sulla porta. La cornice è un isolatore (Ortega). La prestazione della cornice è di simboleggiare e di incarnare fisicamente nel contempo la frontiera tra le due regioni del muro e della porta.



The Gates ( 7503 vinyl gates along 37 km of pathways in central park in New York City), Christo, Jeanne Claude, 2005




Travestimenti della porta Guimard, Horta, Basile, Mackintosh, Gaudì sono coloro che alla porta originaria, alla porta spontanea, hanno atteso con maggiore insistenza, benchè non sempre con felicità di risultati. Ma è Olbrich a fornirne l’immagine più radicale: al contempo più persuasiva e più improbabile.





La porta come volto La porta-volto è bensì qualcosa di semplice, ma proprio perciò difficoltoso; e proprio in ciò infatti consiste la differenza decisiva con la maschera; chè mentre quella accoglie in sé elementi disparati, eterogenei, e sopporta parole inutili e tra di loro anche opposte, senza bisogno alcuno di armonizzarle e ottimizzarle, questa vuole invece, nella propria essenza come nella sua definizione, esclusivamente il necessario, lo strettamente indispensabile- e dunque il molteplice, il contraddittorio, purchè ricondotto all’unità.










1. Marco Biraghi, Porta multifrons, Sellerio Editore, Palermo 1992!

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La porta aperta La porta aperta non si dovrà necessariamente presentare come <aperta> per esserlo ontologicamente, ed anzi, proprio la sua configurazione opposta infonde piacevole sensazione di vedere la Porta ritrarsi arrendevolmente sotto la spinta esercitata dai suoi battenti. Intesa in questo modo, la Porta aperta (cioè la Porta che scorre con semplicità e senza resistenze sui cardini ben oliati ) diviene simbolo stesso di un < servire > quotidiano, modesto ancorchè necessario,




La porta come volto Ciò che colpisce maggiormente nelle porte di Tessenow è il continuo replicarsi, pressochè invariato, del loro aspetto: Porte con battenti ad assi verticali, porte tamburate e tripartite orizzontalmente , porte dall’esile struttura in legno nelle quali si inseriscono riquadri vitrei, compongono lo scarno repertorio utilizzato da Tessenow nei suoi progetti… … < Assumere l’uniformità vuol dire sviluppare una notevole sensibilità, ma una sensibilità volta in una sola direzione; perché occorre concentrare tutta l’attenzione sulle cose che si somigliano per poterne cogliere tutte le sottili differenze> (Tessenow)






La porta automatica

Da un punto di vista fenomenologico non vi è dubbio che la Porta automatica faccia registrare una perdita di profonditĂ , di spessore, rispetto alla porta tradizionale. Anzi l’automatismo rappresenta una vera e propria dissacrazione della Porta.



Ambiguità della porta

< Occupiamoci ora della porta . La porta può aprirsi su un paesaggio visto alla rovescia. Il paesaggio può essere rappresentato sulla porta. Proviamo qualcosa di meno arbitrario: accanto alla porta pratichiamo un buco nel muro, che sarà anch’esso un’altra porta. Il riscontro sarà ancora maggiore se riduciamo questi due oggetti a uno solo. Il buco si colloca dunque nel modo più naturale nella porta e attraverso questo buco vediamo l’oscurità> … La notte perciò è la necessaria permanenza del mistero della Porta ambigua, <apertachiusa>, è ancor di più, è alternativamente la chiusura <infinita> della sua apertura, e l’apertura <infinita> della sua chiusura. In essa l’ineffabile, il non-rappresentabile della rappresentazione della porta ambigua, wittgensteiniamente, <mostra se>.




<Non c’è soluzione perché non c’è problema>, ha affermato emblematicamente Duchamp: l’assenza di soluzione nella Porta di rue Larrey, che deriva dall’assenza di problema (poiché la contraddizione è tanto imposizione di problemi quanto loro congelamento e dissoluzione) corrisponde dunque, non all’affermarsi della Porta reintegrata nella sua mitica totalità – Porta doppia comprendente, hegelianamente, sé e l’opposto da sé- bensì alla sua radicale negazione. La porta <ambigua>, costituzionalmente indecisa tra due soluzioni, non è perciò sempre aperta e sempre chiusa, ma piuttosto è mai aperta e mai chiusa. E’ negazione stessa della Porta.




39|N21.d Porta

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1. Marco Biraghi, Porta multifrons, Sellerio Editore, Palermo 1992!

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La porta senza porta Nel progetto di casa in mattoni del 1923, nel padiglione di Barcellona 1929, nella casa Tugendhat a Brno 1930, nei progetti di casa con tre corti e di un gruppo di tre case con cortili-giardino, ritorna in continuazione l’aforisma miesiano della Porta senza porta, anzi costituisce il vero e proprio nucleo intorno al quale ruota il senso di tali opere. Caratteristica comune a queste architetture, in conseguenza dell’esplosione dei muri divisori- o del loro silenzioso ritrarsi- è che lo spazio interno si presenta unico, continuo, indifferenziato, e senza porte… …L’assenza di porta dissolve anche il suo problema… … Nel vuoto di Porta il passare non è nemmeno più un entrare, è già da sempre un esserci.



1. Marco Biraghi, Porta multifrons, Sellerio Editore, Palermo 1992!

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2. Tomba Brion, Carlo Scarpa, 1969, San Vito dʼAltivole , Tv.! 3, NOWA, Porta multifrons, 2011, Caltagirone!





































1. Marco Biraghi, Porta multifrons, Sellerio Editore, Palermo 1992!

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2. Tomba Brion, Carlo Scarpa, 1969, San Vito dʼAltivole , Tv.! 3, NOWA, Porta multifrons, 2011, Caltagirone!




























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