ed Ru
e
e
a
no vo si vi
ila M
o gi ag gu lin
m o su
to il
na A
r au iB
Anatome a Milano Ruedi Baur e il suo linguaggio visivo
Yanti Li
SCUOLA DEL DESIGN Corso di laurea in Design della Comunicazione Laboratorio di Sintesi Finale a cura di: Gianfranco Torri, Fulvia Bleu, Francesco E. Guida A.A. 2010/2011 Milano, 27 Settembre 2011
INDICE
1. La Galleria Anatome 09_Introduzione 1 1_Progetto del logo e declinazioni
2. Il mondo e il linguaggio dell'autore 20_Ruedi Baur 24_Stile e filosofia 28_Inquadramento storico 32_Metodo progettuale 34_Comunicazione integrata 36_Associati 40_IntĂŠgral Concept 44_Anticiper 46_Inscrire 48_Questionner 50_Orienter 52_Distinguer 54_Irriter 56_Traduire
3. Il percorso progettuale 61_Fonti di ispirazione: I nuovi linguaggi visivi 66_Concept del progetto 74_Schede progettuali
4. Progetto 90_Manifesto 96_Sedicesimo 104_Comunicazione per la mostra 106_L'invito e busta 112_Cartelle stampa 116_Stendardo 119_Le immagini che raccontano il progetto
5. Bibliografia / Sitografia
01/ La Galleria Anatome
Introduzione Galleria Anatome, 38 Rue Sedaine, Paris La rue Sedaine, nell’undicesimo arrondissement di Parigi, è nelle vicinanze della Bastiglia. Al numero 38 c’è un edificio tipico dell’architettura della seconda metà del XIX secolo. Superato il portone un cortile interno introvduce a un vecchio atelier oggi occupato dai locali della Galerie Anatome. Galleria che, a partire dal progetto di Henri Meynadier e Marie-Anne Couvreu – proseguito più recentemente grazie all’impegno di Nawal Bakouri, l’attuale direttrice che si ringrazia –, ha fatto da anni la scelta di essere consacrata alla presentazione della produzione grafica contemporanea. Un’iniziativa senza precedenti in Francia in cui non esiste alcun luogo di esposizione permanente interamente dedicato al graphic design. La storia della Galleria è ormai piuttosto importante, a partire da settembre 1999, ed è sembrato interessante proporre la presentazione a Milano di una serie dei principali autori sia francesi che di altri paesi, simulando l’allestimento di una serie di mostre che fornisse uno spaccato di quanto presentato a Parigi in questi ultimi 11 anni. Durante il laboratorio di sintesi finale (a.a. 20102011), in collaborazione con la Galleria, è stato proposto agli allievi di lavorare su una serie di artefatti – manifesto, un quaderno in formato sedicesimo,un coordinato che potesse funzionare come cartella stampa – che presentino 18 autori ritenuti particolarmente significativi della produzione recente e contemporanea. Con la speranza, se non l’aspettativa, che tale proposta possa essere di auspicio a iniziative similari anche nel nostro paese se non più semplicemente di presentare l’esito di questo lavoro in uno spazio espositivo interno alla Facoltà del Design. Gianfranco Torri
009
Progetto del logo e declinazione L’attività progettuale del Laboratorio di Sintesi Finale parte dall’analisi della realtà della Galerie Anatome, centro internazionale di sviluppo del design grafico e unico spazio permanente, in Francia, dedicato alla grafica contemporanea, per poi spingersi nelle fasi successive alla realizzazione di un logo per l’ipotetica Galleria Anatome a Milano. L’obiettivo finale di tale fase di progetto è, dunque, quello di realizzare un logo distintivo e riconoscibile, sintesi grafica della Galerie Anatome e della città di Milano. Fase di analisi Ricontestualizzare Galerie Anatome significa conferire una nuova sfaccettatura alla sua identità. La realtà milanese é ben diversa da quella parigina, pertanto la galleria necessita di un nuovo logo che tenga conto della cultura, della storia, della psicologia dei nuovi fruitori. La progettazione del logo parte, innanzitutto, da un’attenta analisi non solo dell’immagine coordinata della Galerie Anatome ma anche e soprattutto da quell’immaginario di segni e simboli con i quali siamo soliti identificare la città di Milano. Perciò, la Galleria Anatome Milano si dovrebbe contraddistinguere per le seguenti caratteristiche: << Semplice ed elegante << Moderna << con presenza di arti visive << della percezione dei colori << Design grafico e comunicativo << mettere in evidenza il contesto milanese
011
Fase di progetto Nella fase di progetto si è cercato di unire, partendo dalle riflessioni effettuate in fase di analisi, l’estrema semplicità e pulizia del logo della Galerie Anatome con la vastità di segni e simboli che caratterizzano la città di Milano.Ne nasce, quindi, un logo estremamente razionale e sintetico in grado di unire in un unica grafica la lettera “A” identificativa della Galerie Anatome e la lettera “M” identificativa della città di Milano. La progettazione del logo per la Galleria Anatome a Milano, ha visto la realizzazione di numerose varianti, ciascuna delle quali ha contribuito alla definizione di una versione risolutiva, adottata all’interno dei progetti realizzati per il Laboratorio di Sintesi Finale. Le due lettere ”A” ed “M” sono gli elementi di design principali, costruite a partire da due forme geometriche elementari: il quadrato ed il cerchio, combinandole insieme in modo ingegnoso al fine di ottenere le due lettere. Si utilizza in questa maniera la geometria per rappresentare le arti grafiche, in modo vivace ed al tempo stesso inspirato al minimalismo ed ai moderni concetti di arte grafica. Con un incremento della prospettiva e proiezione alla fine del processo realizzativo, si dà al logo il senso dello spazio sul piano. Espressione di arte moderna e contemporanea è stato completamente sviluppato nell’Anatome Milano, mettendo in evidenza il tema. Integrare i due concetti di: elementi visivi e logo della galleria, ha lo scopo di dimostrare l’intento principale della galleria stessa, ossia la “comunicazione”.
012
013
Declinazione del logo La terza fase di progetto è costituita dalla declinazione del logo, documentata da un manuale all’interno del quale sono definite le linee guida per l’utilizzo. In questa sede sono descritte la composizione del logo, la sua costruzione, le dimensioni minime d’utilizzo, le versioni a colori, in bianco e nero, in negativo ed i relativi colori istituzionali. Composizione
Il logo della Galleria Anatome a Milano si compone di due parti: 1.La struttura geometrica che simboleggia le lettere ”A.M” con le sue ombre (Composta da i quadrati e i cerchi); 2.La dicitura ”ANATOME MILANO” (Carattere: Levenim MT Regular). Costruzione La costruzione del logo è piuttosto complessa ed articolata. Essa si compone di due fasi: l’una geometrica e l’altra ottica. La prima fase prevede la definizione e l’utilizzo di numerosi moduli e sottomoduli al fine di realizzare un disegno corretto e preciso dal punto di vista geometrico, alla quale segue, successivamente, la fase di correzione ottica del marchio attraverso l’applicazione dei principi gestaltici che regolano la percezione visiva umana. Dimensioni minime Alla composizione e costruzione segue la definizione delle dimensione minime di utilizzo di un logo. Si tratta di un passaggio importante, che prevede un’attenta riflessione sulla leggibilità del logo stesso in condizioni estreme di utilizzo. Le dimensioni minime d’uso del logo “Anatome Milano” sono state fissate, soprattutto, in relazione alla componente tipografica, la quale non poteva avere corpo inferiore ai 7 pt per poter essere letta con facilità.
015
8.5A
7.5A
Tipografia
L’utilizzo del carattere tipografico ”Levenim MT”é dettato dalle caratteristiche di pulizia e generosità dello stesso. Usiamo delle maiuscole per evidenziare il contenuto e anche per soddisfare le prestazioni del tema.
016
A
A
22
22
5
so la creazione del blu e del verde scuro si é voluto esprimere con il linguaggio del colore la diversità e creatività all’interno della galleria.
2A
Il CMYK è il modello di colore più comune a livello internazionale per la stampa, rappresenta versatilità e comunicativa nelle arti grafiche. La quadricromia è il metodo base per formare i vari colori e le varie combinazioni tra di loro, attraver-
2
Versione a colori, in bianco e nero e in negativo Il logo può essere utilizzato in versioni differenti a seconda delle modalità d’utilizzo e di stampa. Per questo motivo è necessario stabilire con precisione i colori istituzionali e la loro modalità d’impiego. La versione a colori del logo “Anatome Milano” prevede l’utilizzo di quattro colori base nel modello di colore CMYK: Cyan, Magenta, Yellow, Key black. Essi hanno un elevato livello di riconoscimento ed un forte impatto visivo.
8A
7.5
8A
2.5A
9A
8.5
9A
A
5 2.5A
02/ Il mondo dellâ&#x20AC;&#x2122;autore
Ruedi Baur Ruedi Baur nasce nel 1956 a Parigi. Designer di nazionalità franco-svizzera, trascorre la propria infanzia in Francia e successivamente studia e si laurea in graphic design presso la Scuola di Arti Applicate di Zurigo nel 1979. Dopo l’esperienza del 1983 degli studi BBV fondati a Lione, Milano e Zurigo insieme a Michel Baviera e Peter Vetter, egli crea nel 1989 il suo studio “Intégral Ruedi Baur et associés” con sedi a Parigi e Lione e, successivamente, coadiuvato da Pippo Lionni sviluppa la rete interdisciplinare di studi “Intégral Concept”. Tale rete ad oggi conta ben sette studi in grado di intervenire congiuntamente su qualsiasi progetto interdisciplinare. Nel 1995 diventa professore di corporate design alla Hochschule für Grafik und Buchkunst di Lipsia dalla quale è stato nominato rettore dal 1997 al 2000. Ad oggi egli è professore presso numerose scuole di design come l’Accademia Luxun di Shenyang, l’Accademia Centrale di Pechino (CAFA), l’École Nationale Supérieure des Arts Décoratifs di Parigi (all’ENSAD) e la Hochschule der Künste di Zurigo (ZHdK). Nel 1999 crea l’Interdisciplinare Design Institute (2id) che dirige fino al 2004, anno in cui diventa responsabile del Design Research Institute Design2context ZHdK, centro di ricerca e di studio dell’identità visuale, del design e dell’identità urbana, dei sistemi di orientamento. Membro dell’Alliance Graphique Internationale (AGI) dal 1992, egli partecipa a numerosi workshop e giurie, le sue opere sono pubblicate in diversi paesi e i suoi progetti presentati in diverse esposizioni. Nel 2002, Ruedi Baur crea con Axel Steinberger l’atelier Intégral Ruedi Baur Zurigo. Nel 2007, ristruttura gli atelier Intégral Ruedi Baur Parigi con le associate Stéphanie Brabant, Chantal Grossen e Eva Kubinyi, crea con Denis Coueignoux il Laboratotio Irb a Parigi e con Karim Sabano l’atelier Intégral Ruedi Baur Berlino.
021
Personaggio particolarmente complesso e degno di interesse, Ruedi Baur non è solo uno dei designer e progettisti contemporanei più curiosi ed eclettici ma è anche docente di design, mediatore culturale e progettuale, in grado di coniugare la dimensione pratica con quella teorica. Definito da Philippe Apeloig un “direttore d’ochestra” egli è capace di collegare mondi, lingue e culture diverse sia all’interno dei progetti grafici commissionategli, sia tra i suoi collaboratori, che operano negli studi associati dell’ “Intégral Concept” in tutto il mondo. Ruedi Baur è dotato della straordinaria capacità di ascoltare e farsi ascoltare, di raccogliere ed unire le idee e le opinioni di più progettisti in un dialogo costante, fondato sulla partecipazione, la condivisione e la ricerca di soluzioni grafiche. É un avido osservatore, attento alle proprietà semantiche dei simboli della nostra società; con occhio penetrante studia la realtà che lo circonda, con un sguardo vigile e vorace. Uno sguardo che osserva i dettagli di tutti i giorni, uno sguardo in grado di nutrire la sua immaginazione ed il suo potere creativo. Esigente con se stesso, egli è in grado di comprendere e gestire le più complesse richieste avanzate dalle committenze, sfruttando ogni singolo progetto per affrontare nuove avventure nel campo del graphic design e sperimentare tecniche di comunicazione originali.
023
Stile e Filosofia Ruedi Baur non è un designer.Dietro la firma Irb(Intégral Ruedi Baur),infatti,lavora una fitta rete di associes che compongono il network Intégral Concept. Da Parigi a Zurigo ogni studio è composto da personalità disomogenee, ognuna delle quali contribuisce al lavoro della rete esercitando le proprie peculiari competenze. Ciò che si viene a creare è un fertilissimo connubio di scienze per cui il progetto non è mai frutto di un solo punto di vista, ma scaturisce invece dall’incastro perfetto di diversi tasselli. In questo contesto Baur gioca un ruolo fondamentale assimilabile, con una certa dose di elasticità, a quello del regista. Suo è il compito di assicurarsi l’efficenza e il coordinamento degli studi, pegno l’abbassamento della qualità, inaccettabile per qualsiasi designer degno di essere definito tale, nonché il deterioramento della sua stessa immagine. Ad un’analisi superficiale il concetto di firma collettiva può sembrare conveniente, nell’accezione negativa del termine, ovvero approfittare dello status del proprio nome e delegare con arroganza il vero lavoro ai collaboratori meno conosciuti. Al fine di evitare accuse ingiustificate è bene distinguere fra firma collettiva e firma di facciata, dove la seconda costituisce una degenerazione della prima. Una firma collettiva consiste nell’attribuire il progetto costruito da un team ad una personalità riconosciuta dal pubblico come leader, che nella partecipazione fisica o concettuale o direttiva legittima il processo stesso. Una firma di facciata, invece, implica che una persona acquisisca ingiustamente i meriti di un lavoro a lui/lei estraneo. Ruedi Baur lavora proprio contro quest’ultimo modus operandi. Grazie alla regolare attività di docenza da lui espletata sin dal 1987, si tiene costantemente aggiornato sull’andamento di un campo disciplinare oltremodo mutevole come quello del design grafico. Le conoscenze acquisite confluiscono in Intégral, così che ogni arte-
024
“Le grande monde d'Andy Warhol” Esibizione presto le Galeries nationales du Grand Palais, Parigi, Francia Identità visuale per l'esibizione; comunicazione mediale, catalogo e concept del colore, design della grafica. Progetto realizzato da Lab Irb dal 2008 al 2009.
fatto firmato col suo nome conservi una traccia tangibile del suo operato. Inoltre Baur crede fermamente che l’interdisciplinarità dei progettisti e la loro capacità di rispondere nel modo più adeguato ad una richiesta del committente siano direttamente proporzionali. Poter contare su background differenti è quantomai utile, considerando che spesso l’autore si trova al servizio di enti pubblici o privati con una rete di problematiche complesse che richiedono soluzioni altrettanto elaborate. Ne scaturisce un portfolio che conta per lo più sistemi visivi, ciò che un altro designer avrebbe sintetizzato in un artefatto Baur e i suoi associati lo hanno tradotto in una serie complessa di elementi. Il contesto in cui si inserisce un progetto presenta al designer delle limitazioni, o meglio dei pilastri intorno ai quali lavorare, degli spunti creativi. Tuttavia l’analisi è intimamente legata al presente, al momento in cui viene effettuata, trasmettendo questa sua temporalità limitata al progetto stesso. Compito del progettista è quello di anticipare le trasformazioni che avverranno con l’introduzione del suo lavoro nel mondo e agire di conseguenza. Obiettivo ultimo la creazione di un linguaggio adattabile a diversi contesti. “ Deplioire ” Installation designed for Galerie Roger Tator Lyon, in the context of the exhibition series “Dépliage dépliment, déplioire, dépliance”, held in Lyon and Echirolles. The installation was developed in 2006 by Ruedi Baur in collaboration Karim Sabano, David Pomante and Sandrine Herbery. Supported by Grand Lyon. 027
Inquadramento storico Ruedi Baur eredita le caratteristiche del PostModernismo elvetico, sviluppatosi dagli anni 90 in poi. Dopo lo sconvolgimento grafico degli anni ’60 e la messa in discussione del ruolo sociale del designer, i modelli rigidi del Modernismo svizzero lasciano il posto a nuove interpretazioni più flessibili. La gamma dei font si espande e viene introdotta l’idea che un carattere tipografico debba essere creato ad hoc per ogni progetto. Non è più accettabile rivolgersi solamente all’Akzidenz ed all’Helvetica (Richard Hollis,”A coincise history of graphic design”, 2001).
Tipografici: “Helvetica” e “Akzidenz”
Le scritte vengono talvolta costruite attraverso un’immagine, come si può notare in alcuni progetti di Baur. Riguardo alla crisi dell’utilità sociale del grafico, Baur risponde rivalutando appieno tale posizione. Nei suoi progetti di identità dinamica è insita una componente intrattiva, il lavoro infatti non si ferma al mettere a punto una serie di artefatti fissi nel tempo e nello spazio, ma attraverso il dialogo con gli utenti lascia spazio a possibilità di cambiamento. Un design democratico quindi, in cui l’emittente ha un ruolo tanto importante quando quello del destinatario, che diventa artefice di un nuovo messaggio.
029
Modernismo svizzero Il Modernismo in Svizzera divenne una vera e propria crociata negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, tanto che i suoi presupposti furono, addirittura, oggetto di una vera e propria fede da parte di alcuni progettisti. Basato sull’assunzione della razionalità, della logica scientifica e della competenza tecnica, già a fondamento degli insegnamenti del Bauhaus, il modernismo svizzero ebbe i suoi massimi esponenti in Max Bill, Karl Gestner e Josef MullerBrockmann.
La grafica svizzera tra gli anni ‘60, ‘70 e ‘80 Agli inizi degli anni Sessanta in Europa la grafica editoriale più all’avanguardia proveniva, ancora una volta, dalle scuole svizzere, e si esprimeva principalmente nelle riviste d’arte, di cultura e di architettura. La rigida e rigorosa impostazione grafica svizzera entra a contatto, in quegli anni, con l’ecclettismo americano, dando vita, così, ad un nuovo stile e linguaggio grafico. Negli anni Settanta e Ottanta lo stile svizzero, erede del modernismo europeo estremamente rigido e controllato, rappresentava, ancora, lo stereotipo del graphic design. Elaborato e raffinato, fu consolidato ed esportato come stile internazionale dalle scuole di Basilea e Zurigo in tutto il mondo. La nuova generazione di brillanti designers di quegli anni, dalla quale spicca la figura di Wolfgang Weingart, si formò su tale cultura progettuale, reinterpretandola e riadattandola al loro metodo progettuale, in un’ottica di maggiore sperimentalismo ed innovazione.
030
Sopra - sinistra: Max Bill “Unintended”, 1967 Sopra - destra: Josef Müller Brockmann “Less Noise”, 1960 Sotto - sinistra: Josef Müller Brockmann “Manifesto per un concerto”, 1955 Sotto - destra: Max Bill “Olympische Spiele Munchen”, 1972
Metodo progettuale
“Expo.02” Segnaletica per l’expo nazionale svizzero. Progetto sviluppato da Irb Parigi dal 2001 al 2002.
Il metodo progettuale di Ruedi Baur è frutto della cultura della progettazione postmoderna, caratterizzata da un design flessibile, mutante, cinetico ed adattabile al contesto, non imposto dall’alto ma costruito nella realtà, tenendo conto delle differenze e valorizzandole all’interno del progetto. Questo tipo di atteggiamento aperto, che si declina nelle diverse fasi di sviluppo di un progetto (concept, processo, realizzazione, interpretazione) prende il nome di “design integrato” o “design democratico”, in quanto basato sull’idea che si debba progettare il processo in modo interattivo, coniugando il punto di vista del progettista con quello del potenziale fruitore, adattando le soluzioni progettuali al contesto territoriale e culturale di riferimento, dando così vita ad un progetto reattivo, morbido, sensibile, relazionale ed interagente. Si parla, quindi, di progetto aperto, poiché capace di costruire un campo molteplice di possibilità, che possono suscitare interpretazioni differenti nell’utente, il quale partecipa in modo attivo arricchendo il progetto di significati nuovi. Il design aperto e metamorfico, frutto della realtà cinetica ed in continua trasformazione in cui viviamo, apre le porte ai valori della complessità e della diversità, “una volta che si sono fissati gli elementi base e si sono programmate le trasformazioni, l’apertura non risiede nell’elemento più riuscito ma nella compresenza di tutti gli elementi concepibili. Se si entra nella danza del provvisorio e del relativo, si accumula un’informazione che non è identificabile ad un unico significato, ma alla totalità di significati possibili. Non riceverete un messaggio, ma la possibilità di numerosi messaggi compresenti”. (Umberto Eco, 1961)
033
Comunicazione integrata
“La Cité Cinémathèque francaise” Orientation and visual identification system, external and internal signaletics and lighting system for the facade. Progetto sviluppato da Irb Parigi dal 2004 al 2006.
I concetti di design integrato e di progetto aperto ricorrono, nuovamente, nella definizione di comunicazione integrata. La dimensione sistemica del design, che ha portato ad un aumento della complessità delle azioni comunicative e del contesto nel quale esse hanno luogo, trova, infatti, espressione nella comunicazione integrata, caratterizzata da sistemi comunicativi complessi, dalla liquidità delle informazioni, dall’assunzione del paradigna della rete, come circuito di azione e di comunicazione principale, e dall’estensione dei processi comunicativi attraverso il ruolo attivo degli utenti finali, che costribuiscono al loro aggiornamento e arricchimento. L’assunzione di un approccio sistemico e della chiave di lettura della complessità consente al progettista di comunicazione contemporaneo di proporsi come responsabile culturale, ecologico, sociale e politico delle trasformazioni legate all’attività di design. Il compito del progettista, nella società odierna globalizzata e convenzionale, è, dunque, quello di progettare la differenza, rendendo il processo singolare ed intrigante agli occhi del fruitore e costantemente implementabile, scongiurando, così, qualsiasi forma di definizione e compimento, che causerebbe l’arresto e il fallimento del progetto aperto. Vincoli e contesti del mondo reale, per opposizione alle utopie realizzate, connessioni razionali, sistemi aperti, collaborazioni tra differenti progettisti, abbandono del design eccessivamente controllato e prescritto, importanza cruciale dei sistemi generativi, connettività, moltiplicazione delle possibili soluzioni ai problemi progettuali trovano, quindi, la massima espressione nella comunicazione integrata contemporanea.
035
Associati La rete di studi associati Intégral Concept nasce nel 1989 da un’idea di Ruedi Baur, Philippe Délis e Pippo Lionni. Ad oggi comprende numerosi studi: Intégral Jean Beaudoin, Montreal; Intégral Philippe Délis, Parigi, Casablanca; Intégral Florence Lipsky e Pascal Rollet, Parigi; Intégral Laurent Malone, Marsiglia; Intégral Lars Müller, Baden; Intégral Giulio e Valerio Vinaccia, Milano; e naturalmente Intégral Ruedi Baur, presente a Parigi, Zurigo e Berlino. La rete di studi è supportata da alcune figure indipendenti, in particolare Christine Breton, Hans Höger e Sébastien Thiery. Gli studi dell’Intégral Concept sono noti per essere in grado di sviluppare progetti bi e tridimensionali nelle più diverse aree del design: programmi d’identità visuale, sistemi di orientamento e d’informazione, segnaletica, esposizioni e design urbano. Essa è supportata, inoltre, dal Laboratorio Irb, una piccola organizzazione formata con Denis Coueignoux nel 2008 al fine di affrontare con maggiore precisione i concorsi e i progetti che richiedono un grande investimento di forze e risorse nella sperimentazione. Questa piccola e flessibile organizzazione supporta caso per caso i tre studi a Parigi, Zurigo e Berlino durante le fasi di analisi e progettazione. Diretto da Ruedi Baur e Denis Coueignoux il Laboratorio Irb ha lavorato con numerosi professionisti, tra cui negli ultimi due anni Marion Arnoux, Olivier Duzelier, Marine Nyiri, Hiroyuki Tsukamoto e David Thoumazeau.
et associés
Irb Paris Lars Müller Irb Baden
Irb Milan
Intégral Concept
Irb Montreal Laboratoire Irb Irb Marseille
È evidente come i progetti realizzati dagli studi dell’Intègral Concept non nascano solo dal pensiero di Ruedi Baur, ma anche e soprattutto da un’equipe eterogenea ed interdisciplinare, in grado di collaborare con lui al fine di affrontare qualsiasi problema progettuale a 360 gradi.
Irb Berlin 036
Irb Zurich
La collaborazione in fase di progetto non avviene solo fra componenti di una stessa equipe ma anche tra progettisti appartenenti a studi differenti, ciascuno dei quali mette in campo le competenze e le conoscenze maturate durante la propria esperienza lavorativa. Le equipe sono, infatti, solitamente composte da graphic designers, architetti, urbanisti, scenografi, esperti di segnaletica e d’identità visuale; impegnati a collaborare tra di loro con l’obiettivo di individuare soluzioni comunicative funzionali ed integrate in risposta ai problemi progettuali. Tra i numerosi associati e collaboratori che operano all’interno della rete di studi “Intégral Concept” spiccano alcune figure di particolare interesse, degne di essere menzionate. Axel Steiberger, nato a Monaco di Baviera nel 1968 e diplomatosi in architetura e urbanistica presso l’Università di Stoccarda nel 1998, entra a far parte della rete di studi “Intégral Concept” nel 1999, iniziando a collaborare per gli studi di Ruedi Baur e associati e di Philippe Delis. Nel 2002 istituisce, insieme a Ruedi Baur lo studio Intégral Zurigo, di cui diventa azionista e direttore. Denis Coueignoux, nata a Parigi nel 1963 e diplomatasi all’École des Beaux-Arts di SaintÉtienne nel 1984, effettua un apprendistato tra il 1985 e il 1989 all’interno della società BBV guidata da Ruedi Baur. Nel 1993 diventa associata e collaboratrice permanente dello studio Intégral Ruedi Baur et associés. Dal 2007 è co-fondatrice e coamministratrice, insieme a Ruedi Baur, del Laboratorio Irb con sede a Parigi. Sébastien Thiery, nato nel 1975 e dottore in scienze politiche presso l’Univerità PanthéonSorbonne di Parigi, è stretto collaboratore di Ruedi Baur da più di dieci anni. Professionista di fama internazionale, nel 2004 diventa ricercatore associato presso l’istituto Design2context a Zurigo. Nel 2008 entra a far parte dello studio Intégral Ruedi Baur e associés con la carica di designer e project manager. 038
Intégral Concept C’era un mondo nel quale le differenze accadevano naturalmente. La mancanza di informazione, le difficoltà di accesso, i motivi economici, politici, religiosi e culturali creavano automaticamente diversità profonde. Quel tempo è finito per sempre. Né il protezionismo o altre aberrazioni nazionaliste, né le reminiscenze religiose, né la tutela delle tradizioni potranno contribuire alla creazione di naturali differenze in uno spazio di interferenza continua. In questo mondo ormai irreparabilmente globale la differenza può risultare solo da un atto volontario: un atto di design,in un certo senso. Ma il termine “design” non è anche l’espressione dell’uniforimità visiva contemporanea? Quali approcci deve sviluppare questa disciplina per sfuggire alle soluzioni intercambiabili della cultura della decontestualizzazione che ancora la caratterizza? (Ruedi Baur)
Immagine di coperrina del libro “Intégral” di Ruedi Baur (Lars Muller Publishers, 2009 )
Leggendo le parole di Ruedi Baur si nota, immediatamente, come esse celino tra le righe il concetto di Intégral, non solo fondamento della sua poetica e del suo metodo progettuale, ma anche termine con il quale egli identifica la rete di studi associati da lui creata. Tale duplice definizione del termine non è certo casuale; essa rientra, infatti, nell’ottica di Ruedi Baur, secondo la quale l’integrazione di saperi, conoscenze e competenze è fondamentale sia in fase di progettazione sia in fase di collaborazione tra professionisti. In un’ottica progettuale il concetto di Intégral ricorre in tutte le fasi di sviluppo del progetto: concept, analisi e processo, realizzazione, interazione con i potenziali fruitori. L’integrazione di segni e strutture tratte dalla realtà, il confronto continuo con il contesto territoriale, culturale e sociale, la valorizzazione delle differenze all’interno di un sistema strutturato, passano attraverso l’applicazione di sette principi progettuali, ritenuti da Ruedi Baur fondamentali per una corretta progettazione.
041
I principi progettuali di cui Baur parla sono anticiper, inscrire, questionner, orienter, distinguer, irriter e traduire. La loro applicazione e il loro utilizzo è finalizzato alla previsione delle potenziali trasformazioni legate al progetto e delle possibili interazioni con gli utenti, nell’ambito di un progetto aperto, dinamico e continuamente implementabile ed integrabile. In un’ottica di collaborazione, il concetto di Intégral trova esemplificazione nella messa in gioco di conoscenze, competenze ed esperienze progettuali differenti, maturate sia dai singoli progettisti sia dalle equipe di lavoro, favorendo, così, la nascita di progetti complessi e totali.
“Ecole Supérieure d’Ingénieurs en Systèmes Industriels Avancés Rhône-Alpes”, Valence Graphic work on the facade (1% artistique) and segnaletic for Esisar,Rhône-Alpes. Progetto sviluppato da Irb Parigi al 1997.
042
Anticiper Una buona progettazione parte necessariamente dall’individuazione e dalla definizione delle problematiche e delle esigenze avanzate dalle committenze. É compito del designer, quindi, individuare delle soluzioni progettuali a tali richieste anticipando le conseguenze sociali, culturali ed ecologiche del proprio progettare, tenendo in considerazione le trasformazioni generate dall’attività di progetto. In questo senso, anticipare significa essere in grado di prevedere il futuro, le conseguenze del proprio operato e le possibili implicazioni legate alla realizzazione del progetto, prefigurare un mondo a venire, confrontarsi con lo spazio e il tempo, con il contesto di riferimento e con tutte le conseguenze che ciò implica. Tutto questo necessita di una certa flessibilità del progettista, il quale ha il compito di integrare le limitazioni e le problematiche legate all’attività di progetto, traendo ispirazione da esse. Progettare tenendo in considerazione tali restrizioni significa progettare in modo integrato con la realtà, prevenendo i tardivi e cattivi compromessi di un’idea sviluppata in modo isolato da ogni considerazione del reale problema. La progettazione integrata prevede, quindi, la collaborazione tra progettisti e la condivisione delle responsabilità, la capacità di ascoltare e di calarsi nelle problematiche, la comunicazione e l’assunzione di eventuali cambiamenti, al fine di definire una proposta progettuale comune.
“Aeroporto Köln-Bonn” Sistema d’identità visiva e principi grafici per la segnaletica. Progetto sviluppato da Irb Parigi in collaborazione con Irb Zurigo dal 2002 al 2005. 045
Inscrire Il termine francese “Inscrire” assume in italiano due significati differenti, quello di inscrizione e quello di iscrizione. Entrambe le definizioni, pur avendo implicazioni differenti, fanno riferimento al concetto di traccia, intesa come segno della realtà, la comprensione della quale richiede una forte capacità di monitoraggio e d’interpretazione. L’obiettivo del progettista sta, dunque, nel leggere e decodificare le tracce della realtà, per poterle inscrivere correttamente all’interno del progetto, attuando, in questo modo, il meccanismo della trasformazione, della reinterpretazione del passato e dell’esistente in qualcosa di futuro e potenziale, capace di distinguersi e rendersi particolare, nel panorama visivo globale, attraverso l’aumento ed il potenziamento della propria complessità espressiva. Così facendo il progetto “inscritto” si lega alla realtà, dando vita ad un segno contemporaneo unico e non riproducibile all’infuori del contesto di riferimento che lo ha generato.
“Quartier des spectacles” Progetto effettuato successivamente ad una competizione sul design urbano vinta nel 2005, in collaborazione con Intégral Jean Beaudoin, architetto. Progetto sviluppato da Irb Parigi, Zurigo e Montreal dal 2005 al 2009. 047
Questionner Una parte essenziale del processo di design sta nel “rimettere in discussione le domande”, ovvero i dubbi e le questioni insolute necessariamente legate alla creazione e alla progettazione di sistemi comunicativi. Porsi delle domande, interrogarsi sulle possibili soluzioni ai problemi progettuali sono parte integrante del processo creativo, che può portare alla crescita e allo sviluppo del progetto, all’individuazione di soluzioni e alternative valide, evitando così qualsiasi tipo di approccio frettoloso ed avventato. Il chiedersi e l’indagare costituiscono una sorta di peregrinazione, sia mentale che fisica, aperta alla riflessione e finalizzata all’individuazione di un punto di vista differente, attraverso il quale è possibile approcciarsi con occhi nuovi al problema. Il domandarsi può, quindi, favorire i cambiamenti progettuali, aiutarci quando siamo persi, riorientarci verso i nostri obiettivi, indirizzarci a cambiare metodo, farci riconoscere i nostri errori ed accettare le trasformazioni legate al nostro fare progettuale. Il concetto di questionner può essere applicato non solo al nostro metodo di approccio al progetto, ma anche all’analisi del contesto entro il quale ci troviamo ad operare, aiutandoci, così, a mettere in discussione i modelli, ad esaminare le specificità, gli usi e costumi, le regole, il processo, il nostro ruolo all’interno del progetto e le possibili trasformazioni legate ad esso.
049
Orienter Orientarsi all’interno di un contesto territoriale significa attuare un processo di individuazione fisica del singolo e della collettività, l’unione dei quali da vita ad una composizione totale capace di calarsi nel tempo e nello spazio e di relazionarsi in modo incrociato con verticalità ed orizzontalità. L’orientamento all’interno di contesti territoriali necessita della capacità di interpretare i segnali naturali ed artificiali, attraverso i quali i sistemi orientativi comunicano con i singoli individui, i quali sono a loro volta chiamati a riconoscere gli spazi, ad individuare e calcolare le distanze e a trovare la propria strada in tempo, mediante sistemi di tracce. Tali sistemi nascono dallo stretto legame tra il mondo reale ed il mondo virtuale; essi costituiscono, infatti, delle rappresentazioni formali e discrete della realtà, capaci di interagire con i gruppi dinamici e di rendersi comprensibili ed utilizzabili.
“Centre Pompidou” Sistema d’identità visiva e di segnaletica. Progetto Realizzato da Irb Parigi dal 1997 al 1999.
051
Distinguer Il termine “distinguer” si lega, necessariamente ai concetti di “immagine coordinata” e “brand”. A differenza di questi ultimi, però, il principio della distinzione apre le strade ad un nuovo modo di progettare l’identità, basato sull’indagine del contesto e della “corporate” di riferimento al fine di individuarne le caratteristiche principali, capaci di renderla immediatamente riconoscibile ed identificabile. In questo senso distinguere significa identificare attraverso le differenze, riflettere la realtà, rendere singolare enfatizzando le particolarità che altri non possono possedere, rinforzare la distinzione nella rappresentazione grafica, la quale diventa emblema ed immagine di un luogo o di un’istituzione. Rendere singolare, riconoscibile e comprensibile l’identità di un territorio o di un ente vuol dire identificare gli elementi esistenti che lo caratterizzano, rendere comprensibili gli emittenti e i significati dei messaggi comunicativi emessi, comprendere l’anima dei luoghi e delle corporazioni.
“Area francese alla Univaersal Expo di Shanghai 2010, Cina.” Scenografia e identità visuale. Competizione vinta da Jacques Ferrier, Agence Ter e il Lab Irb, lasciata in fase di rendering. L’architetto Jacques Ferrier continua il lavoro.
053
Irriter Progettare in modo corretto significa, anche, produrre una comunicazione irritante. Contrariamente al senso comune, che da a tale termine un significato negativo, in fase di progettazione un approccio irritante può apportare numerosi contributi positivi. L’irritazione è uno stimolo esterno, sintomo di un conflitto represso dal sistema, che produce una risposta attiva, spingendoci a cambiare atteggiamento, a muoverci, a cercare nuove soluzioni progettuali, a riconsiderare le problematiche con una nuova energia e con un metodo specifico per ogni situazione, a eliminare le proposizioni intercambiabili e decontestualizzate, evitando gli automatismi ed i trasferimenti di conoscenze e di competenze senza un reale confronto con il contesto di riferimento.
“Cité internationale” Programma d’identità visiva e segnaletica esterna del parco, segnaletica per la Maison internationale. Progetto sviluppato da Irb Parigi dal 2000 al 2004. 055
Traduire Tradurre un testo in una lingua differente da quella originaria genera sempre delle problematiche, legate all’impossibilità di riscrivere un messaggio in modo perfetto, mantenendone la stessa forma e lo stesso identico significato. Le discrepanze tra lingue generano, necessariamente, tensione, aprono le porte ad un mondo in cui le differenze sono riconosciute come un partimonio da conservare, nell’ambito di una società sempre più cosmopolita e multilinguistica che si oppone alla semplificazione e alla decontestualizzazione. In quest’ottica tradurre diventa un’esperienza multisensoriale, che ci consente di trasferire una parola, un pensiero, una sensazione, un colore o un’immagine da un posto ad un altro. Un ruolo attivo e considerevole è, dunque, riservato, al graphic designer, il quale ha il compito fondamentale di tradurre i contenuti trasformandoli in forme tipografiche, grafiche o pittogrammatiche, influenzandone, così, la percezione. “Una buona traduzione apporta un contributo critico alla comprensione dell’opera tradotta. Una traduzione orienta sempre il lettore attraverso un certo tipo di interpretazione del testo”. (Umberto Eco) Le discrepanze tra lingue differenti rappresentano la ricchezza di un mondo che si esprime attraverso numerosi sistemi linguistici basati su diversi approcci culturali.
“André Malraux Médiathèque”, Strasbourg External and internal signaletics Project developed by Irb Paris from 2007 to 2009. 057
03/ Il Percorso Progettuale
Fonti di ispirazione I nuovi linguaggi visivi Il caso Baur non è isolato. Si sta sviluppando una nuova tendenza alla creazione di un’immagine coordinata dinamica. Gli elementi del sistema visivo si presentano in forme mutevoli, seppur coerenti. Identità, infatti, non presuppone la ripetizione all’infinito di un denominatore comune al contesto. Questo tipo di approccio caratterizza il design postmoderno, che ha creato un’omogeneità di soluzioni visive insostenibile. La riconoscibilità di un segno dipende da quanto l’utente abbia assimilato il codice di lettura, non è necessario alcun formalismo universale. Una volta familiarizzato con i meccanismi del linguaggio, il fruitore ha poca o nessuna difficoltà a riconoscere tutte le varianti formali. Ed anzi, poiché i segni scaturiti dal contesto conservano in sé caratteristiche del contesto stesso in cui l’utente si muove e che conosce viene facilitato il processo di codifica. Tornando alla rivalutazione del dinamismo formale, negli ultimi anni i progettisti hanno spostato la loro attenzione dal manuale di normative al manuale del processo. Ciò significa che il linguaggio visivo non è più costituito da elementi fissi ed immutabili, nati esclusivamente dalla progettazione del designer, ma vengono modellati dal contesto. Gli utenti del sistema hanno il diritto e il dovere di adattare il progetto nei termini stabiliti dal progettista. Il committente riceve delle istruzioni precise all’applicazione del processo, non una serie di regole per l’applicazione dell’immagine precostituita.
060
061
“Le grande monde d’Andy Warhol” (Ruedi Baur Intégral, Pag. 319)
Luci, ombre, punti, linee, colori e forme costituiscono il linguaggio visivo. La comunicazione visiva è quel tipo di comunicazione che passa attraverso le immagini. Un linguaggio nasce dall’evoluzione di una struttura base estremamente malleabile seppur solida, alla quale vengono aggiunti, tolti o cambiati alcuni dettagli affinché se ne garantisca l’universalità nel contesto. Si pensi per esempio all’inglese e al cinese; nonostante la variazione di grammatica, accenti e forma delle lettere vi è sempre un denominatore comune che le fa rientrare entrambe sotto la denominazione ”Lingue”. Questo fattore condiviso è alla base del concetto di identità. Trovare una caratteristica comune non significa omogeneizzare formalmente nè universalizzare temporalmente progetti nati per un luogo e un tempo preciso. Gli esseri umani sono incredibilmente diversi tra loro eppure la loro struttura di fondo rimane la stessa. Così come un linguaggio visivo ben progettato deve poter essere adattato da e per i limiti imposti dal contesto mutevole. Il linguaggio conserva in sé una capacità integrativa che affascina profondamente Ruedi Baur. Ma siamo noi capaci di sviluppare un equivalente a livello visivo, cioè sistemi che siano in grado di garantire contemporaneamente identità ed espressione libera, addirittura la possibilità di cambiarne il contesto? Una risposta semplice non esiste, certamente Ruedi Baur ha dato il buon esempio sviluppando sistemi visivi che coltivano un potenziale espressivo quasi inesauribile, che si adattano, si differenziano, evolvono. Se individuate uno stile e volete ricrearlo negli artefatti da me realizzati è impossibile, data la complessità del network Intégral, più facile risulta formulare un meta-linguaggio visivo rappresentativo. Con il termine meta-linguaggio visivo intendo un sistema comunicativo risultante dall’integrazione e modifica di elementi ripresi da Baur che scatenino un processo di riconoscimento e comunichino quindi l’identità dell’autore. Una sintesi del tutto che mantenga la disomogeneità dell parti e proponga un qualcosa di nuovo, seguendo quindi la filosofia progettuale 063
dichiarata da Baur. “Rappresentativo” poichè la natura preponderante visuale del progetto non richiede un livello di complessità tale da dover realizzare un linguaggio del tutto nuovo, che rischierebbe di disorientare gli utenti. La chiave di un lavoro ben riuscito sta nello sfruttare gli stessi codici di lettura sviluppati da Baur, donando loro una nuova dimensione formale. Poichè il contenuto, il significato, della comunicazione integrata è uno e “semplice”, cioè Ruedi Baur, ho ritenuto opportuno porre l’attenzione sulle infinite possibilità di resa visuale del progetto. Concentrandosi su l’altro aspetto del design di Baur si possono creare diverse soluzioni, io ho scelto di concentrarmi sui progetti che meglio esprimono il concept che ho voluto sviluppare, ovvero linguaggi visivi che esprimano identità, e, dopo alcune modifiche, l’ho applicato al manifesto della mostra. Un segno già esistente, facente parte di un sistema visivo complesso, viene estratto dal tutto dentro cui è stato concepito, viene rilocalizzato mediate l’assegnazione di un nuovo significato, modificato nella forma per meglio inserirsi nel contesto cambiato. Da qui in poi è l’utente stesso a decidere della sorte del progetto: sarà lui o lei infatti a dialogare con la creazione e il nuovo ambiente arricchito da essa, ad assumerlo come realtà implementata o a rifiutarlo.
“Quartier des spectacles”
064
(Ruedi Baur Intégral, Pag. 034)
Concept del Progetto Ho voluto rappresentare una nuova creazione ed integrazione degli elementi visivi dello stile di design e il linguaggio visivo tipicamente multimediale di Reudi Baur, organizzando e riassumendo(reinterpretando) le sue opere, combinando insieme i suoi principali elementi di linguaggi visivi, ho creato una nuova forma integrale nel mio progetto, che riflette queste particolari caratteristiche ed elementi delle opere di Reudi. Tale fase di percorso prevede numerose sottofasi, finalizzate alla definizione di un metodo di progetto personale e coerente: • Analisi e ricerca iconografica relativa all’autore e ai suoi progetti; • Brain storming e ricerca di immagini e segni da rielaborare e dai quali trarre ispirazione in fase di progetto; • Progettazione concettuale e ricerca di un linguaggio visivo adatto alla narrazione della poetica dell’autore; • Individuazione di alcune strade di sviluppo dell’idea, visualizzate attraverso appunti visivi e schizzi di progetto; • Elaborazione di soluzioni visive e di uno stile grafico capace di interpretare e rappresentare il liguaggio visivo dell’autore.
067
Il manifesto è dedicato al concetto dei linguaggi visivi di Ruedi Baur, fondamento della poetica progettuale di Ruedi Baur, basata su un’attenta analisi e valutazione delle problematiche e sulla messa in gioco di competenze e conoscenze provenienti da discipline differenti, in una logica sistemica. Tutto questo trova un’esplicazione grafica in un linguaggio visivo complesso ed articolato, caratterizzato dall’utilizzo spasmodico di stratificazioni e sovrapposizioni di elementi grafici, che diventano, quindi, metafora della comunicazione integrata. Il manifesto realizzata con linguaggi grafici differenti, ispirati a quelli utilizzati all’interno dei progetti d’identità visiva e di segnaletica elaborati per il André Malraux Médiathèque,zollverein school of management and design,france-russia year 2010,l’expo 2004,Bmw museum in Germania,Palais des Nations,United Nations Office at Geneva,La Champs Libres,le grande monde d’Andy Warhol e il concorso per le idendificazione visuale di Grand Théatre. La progettazione integrata, evmblema del metodo progettuale di Ruedi Baur, trova, quindi, un’esplicazione grafica nella sovrapposizione e nella molteplicità formale delle scritte, alle quali si accompagna la citazione dei principi progettuali tra le informazioni relative alla mostra.
070
Schede Progetti Aeroporto Köln-Bonn
Sistema d’identità visiva e principi grafici per la segnaletica. Progetto sviluppato dal Irb Parigi in collaborazione con Irb Zurigo dal 2002 al 2005. Il progetto per la identità visiva del Cologne Bonn Airport è un mix complesso, ma perfettamente articolato di segnaletica, identità visiva, design e architettura. Ciò che stupisce di questo progetto è il concept di base che fa da driver nello sviluppo delle tante applicazioni: la semplicità. Ruedi Baur parte dal concetto che l’aeroporto, luogo di per sè caotico e primo elemento che un viaggiatore incontra giungendo in una città sconosciuta, debba innanzitutto evitare l’effetto disorientante. La sua “leggibilità” deve cioè essere tale da poter fornire discretamente le informazioni utili per muoversi all’interno dell’aeroporto. La fruizione semplice delle informazioni dell’aeroporto di Koln parte proprio dall’utilizzo di un carattere tipografico che porta questo nome: simple. Ma il carattere non era semplice abbastanza per il team di Baur e così è stato ulteriormente semplificato ottenendo caratteri ad elevata leggibilità definiti da un “semplice” insieme modulare di segmenti. È un vero e proprio sistema tipografico, disegnato per divertire e alleggerire lo stress dell’ambiente aereoporto.
075
André Malraux Médiathèque
Sistema di segnaletica esterni ed interni per André Malraux Médiathèque. Progetto sviluppato da Irb Parigi dal 2007 al 2009. Lo spazio del nuovo “media” fatta da Ibo & Vitart è il supporto di libri di testo fuggiti intorno e selezionati in base alla segnaletica proposto. Sul pavimento, avvolto attorno ai pilastri e in movimento sulle pareti, questi scritti punteggiarono spazio, mostrano i materiali che compongono l’edificio. Messo in evidenza con le scatole di colori, le parole necessarie per canale apparire più forte. Le frasi rimangono sullo sfondo, un po ‘compromessa dalla perdita di una parte di ogni lettera. Qui, la segnaletica è articolato riferimenti, il contenuto dei testi stessi e l’architettura come una texture ingrandita. Inoltre, diversi stili rafforzare l’individualità di ogni sezione (letteratura, fumetti, giovani, ecc) e quindi esprimere le funzioni che definiscono una biblioteca.Infine, attraverso una selezione fatta da Thibault Fourrier, il progetto si trova accanto ai testi alsaziano, testi in lingue straniere, le popolazioni europee o di specifiche probabilità di andare in biblioteca.
077
France - Russia Year 2010
Sistema l’identità visiva per l’inderno evento. Progetto sviluppato da Irb Parigi al 2008. Molti dei altri sistemi di identificazione per le mostre temporanee ed eventi potrebbero essere presentati qui. Tra questi, Ruedi Baur preferisce parlare di quelli con un processo di progettazione che si distingue dall’ordinario. Attraverso questi esempi, che i risultato di esplorazioni più o meno intenso, tornerò di nuovo a questi sistemi di identificazione in evoluzione. La presentazione visiva di questi esempi sarà limitato a poche immagini di base, perché in questi casi la questione puramente grafica mi sembra secondario al processo di lavoro stesso. l’identità visiva della Francia - Russia Anno 2010, ora in fase di realizzazione. Due squadre presentate proposte simili a questa competizione. La soluzione Erano proponendo sembrava essere troppo semplicistico in relazione a questa idea di scambio culturale. Hanno deciso di sviluppare una nuova proposta in un dialogo grafica intorno al concetto di bolle. Questo principio può essere adottato per la progettazione dei manifesti per gli eventi.
079
Bmw museum,Munich,Germany
Progetto per il lavoro grafico per la mostra permanente. Progrtto sviluppato da Irb Zurigo dal 2006 al 2008. l’approccio a questo progetto è stato fortemente ispirato dalle nostre riflessioni sul linguaggio visivo. Il visitatore si muove in un ciclo in questo museo e trova tematiche raggruppate. Si è quindi una questione di creare atmosfere particolari che erano facilmente identificabili, ma ancora faceva parte della parte della narrazione in generale. Per raggiungere questo obiettivo in modo sottile, il trattamento dello spazio e le informazioni devono comportare una sinergia perfetta sia in termini di concetto generale, e che è più difficile, nei minimi particolari.
081
Les Champs Libres
Sistema d’identità visiva e di segnaletica. Progetto sviluppato da Irb Parigi dal 2003 al 2006. Utilizzando i servizi di un riferimento internazionale nel grafico, La Champs Libres hanno scelto di adottare un nuovo logo e adattato alla forte identità architettonica dell’edificio. “Tre entità separate compongono La Champs Libres. Abbiamo rimbalzato l’idea di sudore pluralità di creare un linguaggio visivo che esprime la diversità abbondanza e formicolio delle attività culturali.” spiega Ruedi Baur. Sul logo, la griglia appare come una filigrana la permanenza dell’edificio. La dimensione variabile del tipo di carattere, l’altezza curve connessioni irregolari e colori multipli esprimere eclettismo parallelo delle sue proposte culturali. L’adeguatezza del grafico risposta ad un posto particolare è il segno distintivo del workshop di Ruedi Baur. “Uno dei punti di forza del nostro intervento è quello di immergere il posto. Deve essere data visibilità e dare un’identità unica. Il mio obiettivo-tivo è quello di creare aree speciali, non intercambiabili, in modo da migliorare la loro attrattiva. Abbiamo bisogno di rafforzare l’architettura, essere in armonia con esso “, ha dichiarato Ruedi Baur. “Il logo sta cambiando. Le stagioni, possiamo cambiare i colori, ingrandire un rettangolo di incorporare un quadro ... Egli vivrà al ritmo del Champs Libres”, ha detto Denis Coueignoux, graphic designer in agenzia parigina, Intégral Ruedi Baur et Associés. Oppure, come conciliare la forma, attraverso la richiesta di una identità visiva affermato, e la parte inferiore, per lo sviluppo di ambizione multidisciplinare delle apparecchiature. Per motivi di coerenza, i principi di progettazione logo sono stati inclusi nella segnaletica del palazzo per guidare e informare i visitatori nel cuore del Champs Libres.
083
Le grande monde d’Andy Warhol
Sistema d’identità visiva per il esposizione; mezzi di comunicazione; il catalogo e il concetto di colore e la progettazione grafica per il esposizione. Progetto sviluppato da Labo Irb dal 2008 al 2009. “Intégral Ruedi Baur” realizza l’identificazione e la progettazione della mostra “Il mondo di Andy Warhol” al Grand Palais. La produzione in studio sottolinea laricerca immenso e meticoloso di un artista famoso. Dedicata esclusivamente ai ritratti, la mostra al Grand Palais offre una lettura di 60x60cm cartelli ad una distanza di circa 10 metri dando un passo indietro per vedere l’effetto delle tabelle di colore. Ruedi Baur e il suo team in vocato carattere del 1970 ha usato nel lavoro dell’artista. Ricercando tutte le variabili nella formazione della personalità, lo studio ha creato un’atmosfera che evoca la tavolozza dei colori, delle associazioni spesso improbabili - ritratti di Marilyn, Mao, Jackie Kennedy e molti altri personaggi della sua generazione. Utilizzandolo stesso processo per la realizzazione del catalogo della mostra, il “Intégral Ruedi Baur” mostra che, in un apparente semplicità, nulla è stato lasciato al caso con Andy Warhol.
085
concorso per Grand Théâtre di Ginevra
Sistemal’identità visiva. Progetto sviluppato da Ruedi Baur al 2001. Il concorso, che è stato organizzato dal nuovo direttore del Teatro dell’Opera diGinevra, [JeanMarie Blanchard], riguardava la ridefinizione del linguaggiopermanente visivo del teatro, così come proposte per la sua prima stagione.”Ogni spettacolo è identificata da una qualità della luce ... le informazioni e l’identità dell’istituzione si sovrappongono su questo primo ‘livello’ e sviluppatoin modo lineare, come in un linguaggio tipografico. Per la stagione seguente, lo stile iconografico del terreno sarà cambiato “.
087
04/ Progetto
Manifesto Immaginando di fare una passeggiata nel centro di una città come Milano quanti stimoli visivi si ricevono?certamente un numero molto alto,dai cartelloni pubblicitari,alle insegne dei negozi,alle locandine negli appositi supporti,ai volantini distribuiti da volontari,ma anche la luce naturale che a seconda dell’inclinazione risalta o meno segmenti di architetture.Gli osservatori sono talmente abituati a questo caos visivo da considerarlo normale;così normale che buona parte dei messaggi intercettati non supera la barriera ottica,rimane semplice percezione assimilata all’insieme indistino di colori e forme.Richiamando una del keyword di Baur,è necessario saper distinguere la propria comunicazione. Ovvero renderla leggibile,familiare a coloro che abitano nel contesto e a cui è rivolta,superando in questo modo il muro protettivo.(Ruedi Baur,”Intégral”,2009) Il manifesto è il primo mezzo di comunicazione a mettere in contatto Galerie Anatome Milano con il pubblico.Deve rompere il ghiaccio,interessare,dialogare.E deve anche sapersi distinguere.Il formato 100 x 70 cm mi ha permesso di giocare con sufficiente libertà con lo spazio disponibile per disporre gli elementi grafici.
091
La prima cosa che salta agli occhi è quello che voglio evidenziare il tema, tale questa combinazioni di lettere come la parte principale del manifesto complesso, per formare un forte impatto visivo.Dal colore e il composizione ai combinazioni,questi due paroli”Ruedi Baur”non sono semplicemente di un mosaico di alcune lettere ,si tratta integrazione dei linguaggi visivi di Ruedi Baur.Ho raccolto i principi elementi dei linguaggi visivi e compaiono nei quattro progetti di Ruedi Baur,e dopo li ho combinato e creato un nuovo simbolo visivo. Dietro il testo principale è lo sfondo composto dalli linee parallere e i cubici colorare.Quando ero nelle indagini e analisi del suo lavoro, ho trovato Ruedi Baur piace usare un elevato contrasto, colori brillanti e vivaci come linguaggio visivo delle identificazione,segnaletica,visualizza zione e informazione.Tale impostazione sembra rapporti molto elevati,dal sistema segnaletica all visualizzazione,dall’archittetua alla luce,Il suo campo di applicazione è molto ampio.,troviamo sempre il funzionamento da questo tracce. ho aderito le righe tra le cubici colorate,In primo luogo, Rüdiger Bauer lavora in elaborazione delle informazioni spesso si verificano in questo modo, il secondo è quello di utilizzare questa tecnica per esprimere la loro elaborazione delle informazioni per collegare i vari elementi della sua intenzione. Ho riassunto alcune delle sue opere appaiono più spesso il colore, e la disposizione irregolare da cima a fondo sono come in uno spazio fisso per dare alcune le informazioni dinamiche, per mostrare il suo stile è sempre in costante cambiamento.
093
Sedicesimo Un Sedicesimo è una misura tipografica: una rilegatura di sedici pagine, ma è anche una rivista: una rivista di diciassette centimetri di larghezza e ventiquattro di altezza. Ma non è una rivista normale, tanto per cominciare non ha una redazione neanche una gabbia grafica. Il sedicesimo è una narrazione,deve raccontare qualcosa a chi lo ha tra le mani. È il catalogo della mostra o un booklet informativo distribuito in tale sede. Il suo compito è quello di spiegare ciò che gli osservatori devono appeso alle pareti di Galerie Anatome Milano,fornire loro la chiave di lettura del linguaggio di Baur. Il sedicesimo è nuovamente dedicato al concetto, raccontato, in questo caso, attraverso sette principi progetti, per esprimere le sue metodi e visioni dei sistemi d’identità visivi. Il progetto prevede la realizzazione di una pubblicazione di sedici pagine, nel formato utilizzato dalla casa editrice Corraini (17 x 24 cm), in grado di raccontare visivamente i progetti dei linguaggi visivi più interessanti realizzati dagli studi Irb.
097
Comunicazione mostra L’ultima fase di progetto del Laboratorio di Sintesi Finale prevede la realizzazione della comunicazione della mostra, organizzata dalla Galleria Anatome Milano, dedicata all’attività di Ruedi Baur e associati. Tale comunicazione si compone di: un invito alla mostra, una cartella stampa destinata ai giornalisti e uno stendardo da affiggere all’ingresso della mostra. L’obiettivo di progetto prevede la realizzazione di una comunicazione coerente con il linguaggio grafico già adottato per l’elaborazione del manifesto e del sedicesimo, capace di recuperare e rielaborare gli elementi grafici emblematici e di ottenere dalla loro unione e commistione un’immagine nuova, dotata di una maggiore complessità e di un significato diverso. Gli elaborati, di seguito esposti, rappresentano, quindi, la sintesi grafica dell’intera attività di progetto.
105
Invito e busta La comunicazione della mostra prevede la realizzazione di un invito in grado di creare aspettativa ed interesse nel potenziale visitatore e, al tempo stesso, riprendere gli elementi visivi e i linguaggi che caratterizzano lâ&#x20AC;&#x2122;identitĂ della mostra e dei progetti grafici precedentemente realizzati. Lâ&#x20AC;&#x2122;invito alla mostra, in formato 10 x 15 cm, è spedibile, mediante la relativa busta brandizzata dalla Galleria Anatome Milano, e riporta gli orari, il luogo e la durata della mostra, alcune informazioni su Ruedi Baur e il suo metodo progettuale e naturalmente il marchio della Galleria Anatome Milano.
106
L’invito è composto da due parte:la coperta cartella plastica trasparente legate alle tre sezioni;cartocino con l’informazione della mostra. La tessera plastificata è pieghevole e può essere facilmente chiuso mediante un gioco di tagli e di incastri. Il linguaggio grafico, utilizzato, per la realizzazione dell’invito e la busta, nasce dall’unione di elementi grafici tratti dal manifesto, come la simbolo “Ruedi Baur” e la composizione del colorati e righe,stratificata e sovrapposta, dalla quale recupera i colori emblematici della progettazione di Baur.
109
Cartella stampa La comunicazione della mostra prevede la realizzazione di una cartella stampa, destinata ai giornalisti in visita, in grado di contenere il comunicato stampa della Galleria Anatome a Milano, in formato A4, e il cd contenente le immagini dei progetti esposti. La cartella riporta, naturalmente, il nome dell’autore,le informazioni relative alla mostra e il marchio della Galleria Anatome a Milano, presente, insieme ad altre informazioni, anche sulla carta intestata. La cartella stampa, così come l’invito, recupera gli elementi grafici significativi del manifesto e del sedicesimo: le righe con le riquadri colorati in bianco sfondo Internamente, la cartella presenta un taschino, decorata con le righerossi e riquadri colorati già utilizzata esternamente, che raccoglie il comunicato stampa e la carta intestata della Galleria Anatome a Milano, il cd, che raccoglie le immagini dei progetti esposti all’interno della Galleria, anch’esso texturizzato.
113
Stendardo La comunicazione della mostra prevede la realizzazione di uno stendardo, da affiggere allâ&#x20AC;&#x2122;ingresso dellâ&#x20AC;&#x2122;edificio N del Politecnico, sede ipotetica della Galleria Anatome a Milano. Lo stendardo, in formato 2,5 x 9 metri (stampato per il laboratorio in scala 1:10), riporta lâ&#x20AC;&#x2122;immagine della mostra e le informazioni relative ad essa, il nome dellâ&#x20AC;&#x2122;autore e il marchio della Galleria. Come negli altri progetti, anche lo stendardo sintetizza gli elementi grafici principali e significativi del manifesto e del sedicesimo in un linguaggio grafico coerente.
116
06/ Bibliografia & Sitografia
Bibliografia
D. Baroni, M. Vitta, Storia del design grafico, Longanesi editori, IT 2003
Sitografia
www.integral.ruedi-baur.eu/ www.galerie-anatome.com/site.php?lang=en
Adrian Frutiger, Segni & simboli, Nuovi equilibri s.r.l., 1998 Ruedi Baur, Intégral, Lars Müller Publishers, Baden 2010
unsedicesimo.corraini.com/ www.leschampslibres.fr/ www.villa-arson.org
Ruedi Baur, Ruedi Baur..., Intégral..., and Partners, Lars Müller Publishers, GB, F, D 2001 Yongyan Guo, Media Design for Exhibition, Shanghai people’s fine arts publishing house, 2006
www.quartierdesspectacles.com/ www.hiiibrand.com/article.php?id=196 www.3d2000.com/news/renwu/2184.htm
Les Champs Libres, Dossier presse ouverture LCL, 2010
www.toanvuhuu.com/projects/cologne-bonn-airport/visual-identity/
Elena Fiorentini, Anatome a Milano - Ruedi Baur e l’intégral concept, Politecnico di Milano, 2011
www.konstruktive.net/erscheinungsbilder/balance
Ilaria Introzzi, Anatome a Milano - Ruedi Baur e l’indentità dinamica, Politecnico di Milano, 2011
www.pixelcreation.fr/graphismeart-design/graphisme/ruedi-baur/
Valentina Faravelli, Comunicare Efficamente: Una cultura visiva accessibile a tutti, Politecnico di Milano, 2010
126
127