A Vaunières ci sono arrivata un po' per caso. Ma un caso fortunatissimo. Nelle prime sere calde di maggio, dopo intere giornate in biblioteca tra ragionamenti e risate con gli amici migliori, a un passo dalla laurea, mi concentravo sulla direzione da darmi dopo aver indossato la corona d'alloro per la prima volta. Così è arrivata l'opportunità di fare delle „vacanze intelligenti“. Tre settimane, venti ragazzi da Italia, Belgio, Francia ed Estonia, un progetto sulle migrazioni, le tende, le Alpi francesi e un festival finale. Perché no? Il paese con la mia lingua preferita, la natura estrema che non conosco, nuove persone da tutta Europa e un dibattito attualissimo e stimolante. Di corsa a preparare CV e una colorata lettera di motivazione! Dopo qualche ora arriva la conferma.. si parte! Liste con le cose da comprare (su Google Maps Vaunières è un puntino in mezzo al verde, quindi niente „civiltà“, bisogna portare tutto!), valigie che scoppiano e un lungo itinerario di viaggio. Dopo un primo giorno di tragitto arrivo nell'elegante Torino, dove posso fare una passeggiata per le vie pedonali del centro prima di andare in albergo. Ultima notte in un letto vero! Riparto il mattino dopo e sul treno da Chambéry a Lus-la-Croix-Haute conosco Valentina e Gaia, che sono partite quella mattina da Milano. Sorridenti e alla mano fin dal primo momento, si instaura giù un rapporto che è diventato bello solido molto in fretta. Alla stazione troviamo Clémence, una ragazza minuta e taciturna che ci porta a Vaunières su di un furgoncino che cigola sfrecciando su una stradina stretta e sterrata. Ed ecco il villaggio! Quattro o cinque case, un teatro all'aperto, tavoli di legno per mangiare assieme, un campeggio e Toones, il cane più vecchio di Vaunières. Ci appropriamo subito della nostra nuova casa per tre settimane; basse tende da due persone in cui cerchiamo di creare un ambiente confortevole. Conosciamo Lisa dalla Germania, Laura e Benjamin dalla Francia, che insieme a Clémence ci guideranno in questa nuova avventura. Ma finalmente, tra quella sera e i giorni seguenti, incontriamo i nostri compagni di avventura. Ecco Adile, Maïte, Collyns, Souliman, Omar, Lina-Maï, Émilie, Sebastien, Matthieu, Charline, Kerli, Koite, Olja, Francesca e Michela! Già dal primo impatto è evidente la diversità di carattere, di cultura, di lingua e di motivazione, ma fin da subito si crea una bellissima armonia di gruppo. Ci cominciamo a scoprire l'un l'altro piano piano; ognuno dondola a modo suo e con il suo tempo, cercando di stabilire un equilibrio con gli altri. Così comincia la prima settimana, in cui mettiamo un po' d'ordine tra le idee sulle migrazioni. Ogni mattina ci troviamo alle 8.30 davanti all'auberge per il point matin, il momento in cui ci scambiamo ogni tipo di informazione e in cui ognuno può proporre un'attività per la giornata, in maniera estremamente libera. Poi gli abitanti del villaggio si distribuiscono nei vari chantiers (cantieri) che al momento sono l'isolamento di una casa, la ristrutturazione di una facciata, la costruzione di una passerella per le carrozzine e naturalmente la cucina. Noi però abbiamo in programma delle attività un po' diverse, dato che siamo il gruppo che si dovrà occupare più degli altri della preparazione del festival del 22 agosto. La maggior parte degli ateliers a cui partecipiamo portano sull'interculturalità e ci fanno riflettere e discutere sulle differenze tra culture e modi di vita, un po' quello che stiamo sperimentando lì a Vaunières. Così ognuno sceglie una foto che per lui rappresenta le migrazioni, costruiamo insieme una nuova cultura con le sue regole che qualcuno da un altro gruppo dovrà sperimentare, ci ritroviamo confusi e seduti in cerchio nella taverna buia per simulare la cultura „albatros“ e corriamo per il villaggio per darci la carica giusta prima di iniziare. E ancora ci mettiamo nella pelle di migranti che arrivano in Francia scappando da situazioni inumane, poi siamo di nuovo noi a raccontare la nostra esperienza di migrazione, poi siamo componenti di un consiglio comunale di una città inventata pronti a difendere le nostre idee. Le pile si ricaricano a metà giornata con il pranzo preparato dalla “squadra cucina” sotto la guida di Felicitas, una ragazza tedesca ma poliglotta che sembra uscita da un mondo fatato. Il momento dei pasti è molto importante: lo scopo non è solo catapultarsi al tavolo del buffet dove stanno verdure, piatti dal mondo intero, frutta e dolci, ma soprattutto conoscere gli altri abitanti del villaggio che, data la peculiarità del nostro progetto, non abbiamo l'occasione di incontrare troppo spesso. Tutto ciò è possibile grazie anche alla proposta di Patrick, un ragazzo simpatico ed esuberante in servizio civile che lancia lo speed mealing: ad ogni portata del buffet si cambia tavolo e commensali. Così possiamo conoscere Louis e Javer, due simpatici spagnoli e habitués delle estati di Vaunières, una coppia di musicisti francesi in viaggio perenne con un asino che li aiuta a trasportare ciò che serve, i componenti dei campi di lavoro internazionali, gente di passaggio, curiosi, un gruppo di adulti con leggeri ritardi mentali che si cimenta con creatività a lavorare pietra
e sabbia. A Vaunières può fermarsi chiunque: il patto è contribuire alla vita del villaggio. Dopo la frutta e il dessert, ci si ritrova tutti in coda all'Auto-Wash, una struttura in legno che contiene delle bacinelle in cui ognuno lava il suo piatto, il suo bicchiere e le sue posate. Una soluzione rapida ed efficace per ridurre il lavoro della squadra iscritta per il lavaggio piatti. Ogni settimana, infatti, ognuno si iscrive almeno due volte nel calendario dei compiti da svolgere per la comunità: lavaggio pentole, pulizia degli spazi comuni, immondizie eccetera. Ogni piccolo compito è occasione di incontro e scambio, ogni giorno si torna in tenda con molte informazioni in più rispetto a quando ci si sveglia. Così tra i nostri ateliers e dibattiti, passeggiate in montagna, sieste musicali, discese al fiume per fare la “lavatrice”, lezioni di zumba e interattivi spettacoli teatrali della sera, la prima settimana passa in fretta. Durante il week end ci immergiamo nella natura, partecipiamo agli incantevoli festival dei villaggi vicini e visitiamo qualche cittadina. Le due settimane che seguono sono molto intense: adesso siamo proprio noi a dover ideare dei workshop per i visitatori del festival e proporre attività e decorazioni. Le prime idee e i primi gruppi cominciano a formarsi: ci saranno ateliers di ombre cinesi, di comunicazione e lingue straniere, quiz itineranti di cultura generale, poesie sulle scalinate, i continenti che galleggiano nella fontana e tanto altro ancora. Mano a pennelli e seghetti e dal niente nascono delle bellissime proposte. L'uno con l'altro ci aiutiamo a trovare quello che serve per realizzare le nostre idee, ed ecco che anche costruire un mappamondo gigante e colorato in mezzo a un bosco diventa possibile. Piano piano si avvicina il giorno del festival.. È finalmente sabato! Tutto è pronto, i visitatori e le associazioni con i loro stand non tardano ad arrivare. Per fortuna splende il sole e la temperatura è ideale: il villaggio è pieno di persone, idee e colori. In ogni angolo succede qualcosa che vale la pena di sperimentare. La sera si assaggiano riso e dahl, tacos e dolci dal mondo e si gusta la birra “Vaunièrina”, poi il teatro si accende con dj e gruppi musicali, insomma, un successo! Il giorno seguente abitanti e visitatori si svegliano tardi, stanchi dai balli fino a notte fonda nonostante un breve temporale. Il villaggio va messo in ordine, e vanno messe in ordine anche le nostre tende e le valigie.. sono già passate tre settimane! Lunedì il momento dei saluti è parecchio difficile, lacrime e abbracci sinceri testimoniano amicizie speciali, nate in pochissimo tempo ma molto profonde, forse a causa del contesto particolare in cui ci trovavamo. Solo qualche settimana dopo, dal Portogallo dove sto cominciando una nuova vita e un servizio volontario europeo, riesco ad avere il tempo di realizzare quanto Vaunières è stata intensa e quanto mi ha cambiata. Sul momento forse non mi era così chiaro, essendo sempre impegnata a gestire la vita di comunità e tutte le sue facce, le notti in tenda e gli insetti in bagno. A Vaunières l'atmosfera è bizzarra: il tempo scorre lento durante le giornate ma molto veloce sul lungo periodo, non c'è né internet né rete, si torna alla dimensione semplice dei rapporti umani, del doversela cavare con poco, di inventare il tempo con creatività, tutti insieme. Quando ripenso al villaggio e a tutta quella meravigliosa diversità di persone che ho conosciuto penso a una casa, un posto dove essere liberi e propositivi, un posto dove ho vissuto tantissime cose in pochissimo tempo, un posto di cui mi porterò dietro tutto il positivo ma anche le cose che mi hanno fatto paura e che mi hanno fatto crescere. A Vaunières l'atmosfera è sospesa, è la natura a dettare i ritmi e i tempi, ma ogni momento è diverso dagli altri perché dipende tutto da chi lo compone e da cosa si inventa, da come reagisce agli stimoli e da come si adatta. A Vaunières l'atmosfera è bizzarra e sospesa, lenta e frizzante. Ed è casa.
Valeria Codognotto