Rivista I - 2008

Page 1

ANORAMIC P A Edizione italiana - I - 2008

Un ponte tra i due mondi grazie al commercio e alla cultura Il rilancio della cooperazione economica dell’Italia a favore dell’America latina Panorama internazionale dell’oro. Il caso del Perù

la patata peruviana:

un tesoro del Perù per il Mondo



Editoriale

SOMMARIO

Editoriale

na volta terminato il IV Vertice ALC-UE, realizzato a Vienna, da Milano il CEFIAL ha lanciato l'iniziativa di realizzare Seminari informativi e di riflessione che permettessero un maggiore avvicinamento della società civile italiana alla regione latinoamericana. Abbiamo realizzato quattro Seminari, tre a Milano ed uno a Venezia. Tutto ciò col Patrocinio della Rappresentanza a Milano della Commissione Europea e del Ministero del Commercio Internazionale, e anche della Rappresentanza a Milano del Parlamento Europeo, del Governo Peruviano e last but not least della Regione Veneto. Il risultato è stato ottimo, si sono aperte alcune finestre ed alcune porte.

U

Tuttavia, non è sufficiente. L’abbiamo potuto constatare giovedì 24 aprile, quando il Parlamento Europeo ha respinto l'inserimento del Movimiento Revolucionario Tupac Amaru (MRTA) nella lista di organizzazioni terroristiche del vecchio mondo, il che significa congelare conti bancari ed impedire di ricevere finanziamenti. Il Perù ha sofferto per anni il terrorismo, con conseguente danno sociale ed economico, da parte di Sendero Luminoso, così come da parte dell' MRTA. I membri di questo ultimo, nel dicembre 1996, tra altri fatti violenti, sequestrarono la residenza dell’Ambasciata giapponese, un fatto internazionalmente noto. Nonostante ciò, la richiesta sottoscritta dagli eurodeputati del Partito Popolare Europeo, PPE, José Ignacio Salafranca e Fernando Fernández, i favorevoli sono stati sconfitti con 275 voti contro a 271. Ciò significa che non si conosce l’America Latina, non si conosce la Comunità Andina, non si conosce il Perù. Partecipare alla Comunità internazionale richiede conoscenza e sensibilità. Sarà un compito arduo, sradicare definitivamente quell'idea romantica, che constatai dalla mia prima visita in Europa, circa l'America Latina come posto dove è possibile realizzare tutto quanto in questi paesi non ha prosperato. A Lima è appena terminata la riunione Parlamentare EUROLAT, che ha avuto l’obiettivo di appoggiare l’agenda del Vertice: lottare contro la povertà, l'esclusione sociale, la disuguaglianza ed il cambiamento climatico. Questa Assemblea porrà all'attenzione dei Capi di Stato che si riuniranno in maggio due progetti: un fondo di solidarietà per opere sociali ed un osservatorio sull'emigrazione. Due realtà si troveranno tra poco. Una di esse presenta: grandi ricchezze naturali e culturali, alti tassi di natalità, una positiva crescita economica, apertura commerciale basata su accordi ed alleanze con nuove potenze; richiede poi trasferimenti di conoscenze e di modelli di equità sociale la cui ispirazione può essere il modello di integrazione europea. L’altra realtà è composta da paesi la cui popolazione ha un maggior grado di formazione e di benessere economico, una minor crescita ed il cui sviluppo commerciale ed economico si è verificato da venti anni di maniera quasi costante; ma che ha lasciato da parte, nel suo sviluppo, l'attenzione all'ambiente. Un continente giovane con un vecchio continente. Solo possiamo apprezzare positivamente queste intenzioni e questi processi che mettono in risalto la cosa migliore che può offrire una civiltà ad un'altra, la sua esperienza e conoscenza. Cordialmente, Isabel Recavarren

PANORAMICA Latinoamericana est membre d’Union des Editeurs de la Presse Périodique Distribuzione Scrivere a: revista@cefial.org o visitare il sito www.cefial.org

Con il patrocinio di: Ministero Affari Esteri Peruviano Ministero Commercio Internazionale Italiano Rappresentanza a Milano della Commissione Europea

4 5 6 8 10 12 14 15

16 18 20 21 22 23

DALL’ITALIA Roberto Santaniello DA MILANO Letizia Moratti ATTUALITA UE - AL La coesione sociale un’urgenza latinoamericana Un ponte tra i due mondi grazie al commercio e alla cultura La negoziazione UE-CAN ALCUE II Vertice Imprenditoriale Investimento europeo in America latina: un'opportunità per entrambi Assemblea EUROLAT: impegno per un reale progetto di crescita comune ITALIA -AMERICA LATINA Y CARIBE La visione di Affari Esteri dell’America Latina Il rilancio della cooperazione economica dell’Italia a favore dell’America Latina Le negoziazioni multilaterali e minilaterali Missioni italiane in America Latina Quante “Ferrari” può costruire America Latina? Lotta ai cambiamenti climatici

32 33

DOSSIER GUARDANDO AL VERTICE EULAC 2008: PERU La patata peruviana: un tesoro del Perù per il mondo Biodiversità di papas nativas in salvo con le banche genetiche comunali L'Attività produttiva del Perù L’acquicoltura peruviana Panorama internazionale dell’oro. Il caso dell’America Latina. Il caso del Perù

34 35 38 40

MICRO-MACRO ECONOMIA Direcon-Prochile storia di un’istituzione Lo stato di salute dell'economia cilena Il Clima per l’Accordo di associazione Cile-Perù L'APEC e lo sviluppo del Cile e del Perù

43

INTEGRAZIONE Il Trattato di Cooperazione Amazzonica a favore dell’integrazione dell’Amazzonia Continentale

44

TURISMO CULTURALE Il treno Lima-Huancayo

24 27 28 30

Edizione Italiana N° I - IV - 2008 Direttore: Isabel Recavarren Malpartida - isabel.recavarren@cefial.org Vicedirettore: Luz Stella García Ocampo. Comitato di Redazione: CEFIAL - SEDIF Rappresentante in Argentina e Chile: Luis Fernando Morales Barria - fernando.morales@cefial.org Progetti CEFIAL - servizi@cefial.org Impostazione Grafica: Sedif asbl Fotografie interne: Autori e CEFIAL Fotografia Copertina: Patate Native. Si ringrazia il Centro Int. della Patata Hanno collaborato in questo numero: isabelita.santagostino@cefial.org; heisen.davila@cefial.org rebeca.veda@cefial.org; alejandra.santagostino@cefial.org Regia Pubblicitaria e contatti: revista@cefial.org Traduzioni: servizi Cefial Stampa: Intergrafica Verona s.r.l. Registrazione al Tribunale di Milano n. 351 del 9 maggio 2005 PANORAMICA Latinoamericana si distribuisce gratuitamente on-line scrivendo a: revista@cefial.org Gli articoli pubblicati su PanAL PANORAMICA latinoamericana è sotto la responsabilità degli autori e non impegnano in alcun modo la redazione né ai patrocinatori, in particolare al Ministerio de Relaciones Exteriores del Perú.


4

PanAL Dall’Italia

DALL’ITALIA

G

razie a Isabel Recavarren, infaticabile nel tenere vivo l'interesse per luoghi a noi lontani, ho potuto conoscere la realtà politica, economica e sociale dei Paesi Andini. In particolare, attraverso alla collaborazione alla rivista “Panoramica Latino americana” ho avuto la possibilità, nella mia esperienza milanese p resso la Rappresentanza della Commissione, di approfondire gli aspetti salienti delle relazioni tra la Comunità Andina e l’Ue. Grazie a questa esperienza, ho compreso quanto sia importante la posta in gioco del prossimo Vertice euro-andino che avrà luogo prossimamente a Lima. Un rilancio in grande stile del dialogo politico, il rafforzamento delle relazioni commerciali e della cooperazione economico e finanziaria, basate su interessi forti per tutti i soggetti coinvolti. A fare da sfondo ai lavori del Vertice, c'è sopratutto l'ambizione dell'Europa ad aiutare altre aree regionali del mondo a svilupparsi integrandosi tra loro. Un obiettivo certo alto e nobile, ma anche vantaggioso per l'Europa stessa che può veder crescere le sue possibilità di cooperazione attraverso la stabilità del quadro politico di questa vasta area dell’America latina. In quest'ottica, si conferma la naturale vocazione dell'Europa nei confronti del resto del mondo nel cercare di condividere i propri valori e di impegnarsi affinché altre aree al di fuori del Vecchio Continente possano avviare e consolidare progetti di integrazione politica ed economica. Se la tela di fondo é politica, molto concreto é lo strumento con cui viene messo in atto concretamente questo obiettivo. In particolare, stiamo parlando del programma comunitario Ala che consente di rafforzare, a vario titolo, la cooperazione tra l'UE e i paesi andini. Per l'Unione europea, aiutare i paesi della Comunità Andina è dunque un obiettivo autentico che risponde alla sua visione del mondo, al suo approccio multilaterale. Combattere la povertà, sostenere il rispetto dei diritti umani, il pluralismo e la democrazia sono tutti principi che fanno parte del patrimonio genetico dell'Unione europea. I paesi della Comunità Andina ne sono consapevoli e per questo attendono il prossimo Vertice di Lima con comprensibile impazienza e speranza. La rivista su cui sto scrivendo ha contribuito ad alimentare il confronto tra UE e la Comunità Andina a Milano, una città da sempre aperta all'Europa e nel mondo. Isabel Recavarren si é molto impegnata affinché lo scambio di informazioni e la comprensione tra realtà molto diverse tra loro trovasse un felice punto di sintesi. Al termine della mia esperienza di Direttore della Rappresentanza della Commissione europea a Milano, ricordo con piacere le iniziative e l'attenzione che abbiamo rivolto nei confronti dei paesi andini ricevendo in cambio, con la generosità che é propria di queste terre, un patrimonio di conoscenze e di emozioni di particolare valore nell'alimentare un fruttuoso rapporto tra l'Unione Europea e la Comunità Andina. Roberto Santaniello - Commissione Europea

G

racias a Isabel Recavarren, incansable en tener vivo el interés por lugares para nosotros lejanos, he podido conocer la realidad política, económica y social de los Países Andinos. En particular, a través la colaboración a la Revista “Panorámica Latinoamericana” he tenido la posibilidad, en mi experiencia milanesa en la Representación de la Comisión, de profundizar los aspectos más saltantes de las relaciones entre la Comunidad Andina y la Ue. Gracias a esta experiencia, he comprendido cuanto sea importante el reto de la próxima Cumbre euro-andina que tendrá lugar próximamente en Lima. Un relance en gran estilo del diálogo político, el reforzamiento de las relaciones comerciales y de la cooperación económica y financiera, basados en fuertes intereses por parte de todos los sujetos involucrados. Como escenario de fondo a las reuniones de la Cumbre, está sobre todo la ambición de Europa de ayudar a otras áreas regionales del mundo a desarrollarse integrándose entre ellas mismas. Un objetivo ciertamente alto y noble, pero también ventajosos para la misma Europa que puede ver crecer sus posibilidades de cooperación a través la estabilidad del marco político de esta vasta área de la America Latina. Bajo esta óptica, se confirma la natural vocación de Europa frente al resto del mundo en buscar compartir sus propios valores y comprometerse con la finalidad que otras áreas fuera del Viejo Continente puedan poner en marcha y consolidar proyectos de integración política y económica. Si el telón de fondo es político, muy concreto es el instrumento con el cual viene actuado concretamente este objetivo. En modo particular, estamos hablando del programa comunitario Ala que permite reforzar, bajo diferente título, la cooperación entre la Ue y los países Andinos. Para la Unión europea, ayudar a los países de la Comunidad Andina es entonces un objetivo auténtico que responde a su visión del mundo, a su enfoque multilateral. Combatir la pobreza, sostener el respeto de los derechos humanos, el pluralismo y la democracia todos son principios que hacen parte del patrimonio genético de la Ue. Los países del Pacto Andino son conscientes de ello y por esto esperan la próxima Cumbre de Lima con comprensible impaciencia y esperanza. La revista en la cual estoy escribiendo ha contribuido a alimentar la confrontación entre la Ue y la Comunidad Andina en Milán, una ciudad desde siempre abierta a Europa y en el mundo. Isabel Recavarren se ha comprometido bastante con el fin que el intercambio de informaciones y la comprensión entre realidades muy diferentes entre ellas encontrasen un feliz punto de síntesis. Al finalizar mi experiencia de Director de la Representación de la Comisión europea en Milán, recuerdo con placer las iniciativas y la atención que hemos dirigido a los Países andinos recibiendo en cambio, con la generosidad que es propia de estas tierras, un patrimonio de conocimiento y de emociones de particular valor en el alimentar una fecunda relación entre la Unione Europea y la Comunidad Andina.


Dall’Italia

E

' un piacere e un onore essere ospitata sulle pagine di questa interessante Rivista e poter rivolgere un saluto ai suoi lettori in occasione del V° Vertice Unione Europea - America Latina, che si tiene quest'anno a Lima. Al subcontinente latinoamericano ci legano rapporti culturali, politici, economici; rapporti che negli anni abbiamo rinsaldato e che auspico continuino progressivamente a rinforzarsi. Come certamente saprete Milano è stata scelta come città che ospiterà l’Esposizione Universale del 2015. Il tema scelto per Expo 2015 è “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, un tema importante in stretto collegamento con gli Obiettivi della Campagna del Millennio al cui raggiungimento Milano e l'Italia vogliono dare un contributo sostanziale, proprio attraverso la progettualità e le tante collaborazioni avviate con Expo. L'ampiezza e la complessità di questo evento, che coinvolgerà 200 Paesi da tutto il mondo, ci dà un senso di grande responsabilità nei confronti dell'intera comunità internazionale. Abbiamo di fronte un’occasione unica per migliorare la qualità della vita per noi e per i nostri figli. Il tema pre-

scelto, infatti, è un argomento che può essere declinato attraverso diverse tematiche - la tematica scientifica, la tematica tecnologica, quella formativa, quella culturale, quella industriale - ed è fortemente collegato a quello della salute e dell'ambiente. Per questo il nostro pro getto di Expo è già stato segnalato da autorevoli personalità i n t e rnazionali part i c o l a rmente attente alla salvaguardia dell’ambiente (a cominciare dal Premio Nobel per la Pace Al Gore ) come un modello per l’intera comunità internazionale. Expo 2015 sarà un’Esposizione apert a a tutti e non a pochi; un’Expo costru i t a sulle idee e su progetti concreti, su cui o ff r i remo le nostre competenze, il nostro know-how in uno spirito di part n e r s h i p reale fondato sulle esigenze e gli intere s s i di ogni singolo Paese. Il senso di questa sfida sta proprio nella decisione che ho p reso di non costru i re la grande torre dell’Expo ma di investire piuttosto risorse e idee per la creazione di un Centro per lo sviluppo sostenibile. Se fino ad oggi le città che hanno ospitato l’ Esposizione universale hanno voluto lasciare un «landmark», cioè una grande costruzione che simboleggiasse la grandezza dell’evento (basti p e n s a re alla Tour Eiffel a Parigi), noi intendiamo invece disseminare in tutto il mondo tangibili testimonianze dell’Expo di Milano, favorendo la c o s t ruzione di scuole, centri di formazione, ospedali ovunque sia possibile, in una rete mondiale di cooperazione e solidarietà. Per questi motivi riteniamo sia un’occasione importante per tutti i Paesi, ma in particolare per quelli in via di sviluppo. Ora infatti si aprono orizzonti nuovi che permetteranno di rinsaldare ulteriormente la già forte cooperazione tra l’Italia, l’America Latina e i Caraibi con proposte che siano di reale beneficio per tutti i Paesi. Abbiamo recentemente firm a t o un Protocollo d’Intesa con la Banca Interamericana di Sviluppo per la promozione e il finanziamento di attività in ambiti diversi, tra cui la lotta alla povertà urbana, la sicurezza alimentare, il co-sviluppo, la tutela delle biodiversità, la protezione da catastro f i naturali, il trasferimento di know-

PanAL

how e la formazione di capitale umano nei settori moda, design e tessile. Si è poi da poco conclusa la prima fase del “Master in Progettazione Urbana Sostenibile e Sicurezza Umana in America Latina e i Carabi” che ha visto il coinvolgimento di 8 città del Cile. Focalizzato sullo sviluppo sostenibile delle aree urbane, il progetto riguarda tematiche importanti come la qualità dell'aria, la mobilità, il potenziamento delle foreste, delle aree naturali e verrà presto esportato in altri Paesi. Tra le città che hanno già espresso il proprio interesse a partecipare alla seconda fase del progetto voglio ricordare Città del Messico, Sao Paolo, Curitiba, Bogotà, Lima, Quito, Asuncion, Cordoba. A breve verrà inoltre avviato un Programma di Cooperazione Tecnica per la creazione di progetti inquadrati all’interno degli Obiettivi del Millennio e verranno sviluppati progetti di Clean Development Mechanisms in grado di generare Crediti di Carbonio, così come previsto dal Protocollo di Kyoto. In un'ottica di sviluppo equo e di accesso ai mercati per tutti, stiamo sviluppando la Borsa Agroalimentare Telematica, che consentirà a tutti i Paesi di esportare i loro prodotti senza costi di intermediazione. Infine, per sottolineare ulteriormente la stima reciproca che lega Milano ai Paesi dell'America Latina voglio ricordare i numerosi progetti in ambito culturale, mostre ed esposizioni, conferenze, seminari e concerti tematici organizzati nella nostra Città. Tra questi si distingue la collaborazione del Comune di Milano con le Civiche Raccolte Extrauropee del Castello Sforzesco, volta a valorizzare la figura di Antonio Raimondi, uno scienziato di origine milanese che emigrò in Perù a metà del XIX secolo e lì divenne uno dei Padri della Patria. In questa prospettiva di collaborazione lavoriamo dunque insieme per rafforzare l'integrazione tra le nostre società e porre le basi per stabili relazioni attraverso un sempre maggiore scambio intellettuale, economico ed umano: l'appuntamento dell’Expo 2015 non può che essere un ulteriore stimolo a consolidare i rapporti tra la Città di Milano e l’America Latina. Letizia Moratti - Sindaco di Milano

5


6

PanAL Attualità UE-AL

LA COESIONE SOCIALE UN’URGENZA LATINOAMERICANA di Virginia Borra Toledo già Ministra de la Mujer y Desarrollo Social

O

ggi sappiamo che quasi 5 mila anni fa, mentre in Africa emergeva l’Egitto, nel sud dell’America, in quello che è oggi il Perù, esisteva anche Caral, un’importante civiltà del cui sviluppo si stanno ancora scoprendo dettagli. Sappiamo che verso il XV secolo in America esistevano i Maya, gli Aztechi e gli Inca, con un alto grado di sviluppo agricolo, astronomico ed idraulico, con una sicurezza alimentare e con attenzione generalizzata alla salute. Mentre l’Europa aveva trascurato la sua agricoltura e soffriva la fame nera, controllata in gran parte grazie alla patata portata dall’America. Oggi, invece, lo sviluppo tecnologico è concentrato nell'emisfero Nord e le carenze si concentrano maggiormente al Sud. L’Europa non ha superato solo la fame nera, ma ha soddisfatto gran parte delle necessità dei suoi paesi, unendone 27 nell’Unione Europea. Ma non abbiamo imparato dai nostri antenati a vivere in armonia con la natura, né stiamo sfruttando le risorse naturali in modo razionale e pensando alle generazioni future. Ancora i nostri modelli di crescita generano rischi significativi per la preservazione dell' ecosistema, milioni di persone si trovano in situazioni di povertà, disuguaglianza nell'accesso ad opportunità, nonché esclusione.

Il Rapporto sullo Sviluppo Umano del 2005 del Programma dell’ONU per lo Sviluppo, segnala che il reddito totale dei 500 individui più ricchi del mondo è superiore al reddito dei 416 milioni più poveri. Oltre questi estremi, i 2,5 miliardi di persone che vivono con meno di due dollari il giorno e che rappresentano il 40% della popolazione mondiale - ottengono solo il 5% del reddito mondiale. Il 10% più ricco, quasi tutti abitanti dei paesi con redditi alti, ottiene il 54%. Nel Rapporto ci segnala che l’importo necessario per portare un miliardo di persone a superare la soglia delle povertà estrema di un dollaro il giorno è di 300 miliardi di dollari, cifra che rappresenta l’1,6% del reddito del 10% più ricco della popolazione mondiale. Benché l’andamento medio della regione nasconda un certo grado di eterogeneità,

negli ultimi anni, i paesi dell'America Latina e dei Caraibi sono caratterizzati da un crescente sviluppo economico, un maggiore consumo, la modernizzazione delle infrastrutture, maggiori volumi di esportazioni, la creazione di posti di lavoro e l'aumento del livello di salari in certi settori dell'economia. Inoltre questi paesi continuano nel processo di consolidamento di società democratiche con processi elettorali ininterrotti e migliore governabilità. Benché le economie crescano, dobbiamo essere coscienti del fatto che il semplice reddito pro capite non può essere l'indicatore che ci guidi. Secondo dati della CEPAL, il 39,8% della popolazione della regione vive in condizioni di povertà (209 milioni di persone) e un 15,4% della popolazione (81 milioni di persone), in povertà estrema. Inoltre, la situazione di povertà non è solo espressione di disuguaglianze nel reddito, ma anche nelle opportunità per condurre una vita degna. In conseguenza, la crescita economica dell'America Latina e dei Caraibi, nonostante i tassi relativamente alti che lo caratterizzano, sono insufficienti per rimediare, specialmente nel medio termine, ai gravi problemi sociali della povertà, povertà estrema, e per superare gli insufficienti livelli di inclusione e coesione sociale nella regione. Questi colpiscono particolarmente la popolazione rurale e indigena, gli afro-discendenti, donne povere, madri adolescenti, bambini, handicappati ed altri gruppi svantaggiati della società. La povertà, la disuguaglianza e l'esclusione, continuano ad essere le sfide più importanti dell'America Latina e dei Caraibi in questo nuovo secolo. Nel quadro del processo di preparazione del V Vertice America Latina e Caraibi - Unione Europea, è proposito comune dei governi della regione, in alleanza con gli attori economici e la società civile, raddoppiare gli sforzi per accentuare la propria azione e perfezionare l'efficacia di questa, in modo da ridurre la povertà e, contemporaneamente, incre m e n t a re l'inclusione sociale. Da parte sua, l'Unione Europea è cosciente che la costruzione di un'associazione bi-regionale effettiva richiede che le società che la compongono siano socialmente integrate, stabili e con

alto grado di governabilità, il che implica ottenere maggiori livelli di benessere ed inclusione nella nostra regione. Ai vertici di Rio, Madrid, Guadalajara e Vienna, i Capi di Stato e di Governo si sono impegnati, nel quadro della promozione dello sviluppo e crescita, a dare priorità al superamento della povertà, marginalità e esclusione sociale, come a canalizzare maggiori risorse ed app l i c a re meccanismi finanziari innovatori per rispondere alle urgenti domande sociali. Dobbiamo adottare politiche redistributive, che si orientino verso il superamento della povertà e l'uguaglianza nell' accesso ad opportunità. Se la democrazia non fa sentire ai poveri un beneficio concreto nella loro vita quotidiana, la governabilità democratica sarà solo un termine, minacciata nella quotidianità dall’insodisfazione e dalla mancanza di identità cittadina. La lotta contro le disuguaglianze passa per modelli di crescita e sviluppo che rispondano meglio alle necessità dei nostri paesi. In America Latina e nei Caraibi incominciamo a lasciare da parte la crescita centralista, dipendente dell'esportazione di materie prime ed incominciamo anche a preoccuparci per fortificare le nostre istituzioni pubbliche, private e politiche affinché siano più efficaci e contribuiscano alla governabilità. Attaccare questi problemi implica essenzialmente tre linee: a) lo sviluppo di capacità; b) l'accesso ad opportunità e c) una rete di protezione sociale: a) Lo sviluppo di capacità è indispensabile per potere incrementare la produttività, per crescere in equità. L'espansione delle capacità ha come primo requisito l’essere ben nutrito. L'investimento o spesa sociale deve aumentare ed orientarsi anche all'educazione ed alla salute, affinché lo sviluppo sia inclusivo, decentrato, sostenibile, equo e stimoli la competitività. b) L'accesso ad opportunità è vitale. Dobbiamo generare spazi e vie affinché la produttività e la crescita economica significhino contemporaneamente aumento di impiego degno, formale e di lungo termine. Per ciò l’istruzione deve essere di qualità ed accessibile, con politiche che stimolino la formazione di piccole e medie imprese, sti-


Attualità UE-AL PanAL

molando la partecipazione di donne, indigeni, di afro-discendenti. Nel Perù, per esempio, abbiamo questi gruppi storicamente esclusi ed abbiamo generato politiche nazionali di inclusione, con indicatori di risultato e con osservatori nei quali partecipa la società civile per il loro monitoraggio e valutazione, attraverso relazioni semestrali. c) Una terza via di lotta con-tro la povertà è la rete di protezione sociale. La protezione sociale è un elemento necessario per lo sviluppo, unendo il sociale con l’economia. Dobbiamo incominciare ad affrontare le strutture eterogenee che caratterizzano il mercato del lavoro, per affrontare e vincere le esclusioni che esistono ancora in quel mercato. La globalizzazione colpisce e lascia la sua impronta nella nostra società ed in America Latina e nei Caraibi, la nostra regione ed in altre di mondo, soprattutto per quanto riguarda il mercato di lavoro: il lavoro decente ed i livelli retributivi sono ancora in costruzione. Possiamo promuovere politiche per incrementare l’occupazione e migliorare la sua qualità, ma nel medio o corto termine non avrà la dimensione necessaria per eliminare i rischi di salute, della vecchiaia o della mancanza di redditi. Per quel motivo dobbiamo stabilire nuovi meccanismi di protezione sociale in base alla solidarietà. La responsabilità sociale delle imprese è uno degli elementi da considerare per ridisegnare questi meccanismi di protezione. Il nuovo approccio che applichiamo richiede un nuovo patto sociale tra i governi, gli attori economici e la società civile, basato sui diritti sociali, e contemporaneamente cosciente delle restrizioni del bilancio. Col risultato che l'uso efficiente delle risorse, evitando la proliferazione e duplicazione di programmi, e spingendo l'applicazione della gestione e del bilancio per risultati diviene in imperativo. Benché la coesione sociale in Europa abbia un'altra dimensione

ed il concetto non può essere automaticamente trasportato alla realtà latinoamericana, dove la povertà colpisce la maggioranza, le nostre regioni mantengono la lotta contro la povertà, la disuguaglianza e l'esclusione come un tema prioritario dell' agenda del dialogo politico.

Se la democrazia non fa sentire ai poveri un beneficio concreto nella loro vita quotidiana, la governabilità democratica sarà solo un termine, minacciata nella quotidianità dall’insoddisfazione e dalla mancanza di identità cittadina

Apprezziamo il trasferimento di esperienze in politiche pubbliche che si realizza, per esempio, attraverso il Programma eurosocial, l'assistenza tecnica e finanziaria che ci è offerta mediante programmi di cooperazione e l’ampliamento di risorse della Banca Europea per gli Investimenti o della Banca Interamericana di Sviluppo, per appoggiare gli sforzi che fanno i nostri governi al fine di soddisfare le domande sociali e stabilire infrastrutture minime di servizi pubblici. Inoltre, consideriamo che l’opzione per l'appoggio preventivo diretto per facili-

tare il transito a meccanismi tributari e di previdenza sociale più efficienti e le agevolazioni che si concedono per l'accesso al mercato europeo sono preziosi strumenti che c'incoraggiano a perseverare nei nostri sforzi per ottenere società più coese. In questo contesto, nel quale le nostre regioni hanno fatto passi importanti per superare la pov e rtà, disuguaglianza ed esclusione, dato che siamo alle porte dell’ Anno Europeo della Lotta cont ro la Povertà ed a metà strada del termine per raggiungere gli Obiettivi del Millennio, il Perù e la regione hanno proposto di focalizzare e rendere più efficienti gli sforzi biregionali mediante un Piano di Azione ALC-UE che permetta di superare la povertà con misure inclusive. Sappiamo che i nostri paesi chiedono che i Summit si traducano in cose concrete che rispondano alle loro necessità e deficit storici. Così è stato espresso nei fori della società civile. Gli elementi per sviluppare una maggior cooperazione in queste materie sono stati segnalati nella prima edizione di questo Foro nell'anno 2006. Aspettiamo tutta la collaborazione dei governi dell’America Latina e dei Caraibi e dell’Unione Europea per adottare questo Piano di Azione nel Summit di Lima. Affinché ci sia coesione sociale dobbiamo innanzitutto superare la povertà, simultaneamente assicurando il benessere di tutti i suoi membri, minimizzando le disparità o divari ed evitando le polarizzazioni, per vivere una cultura di pace che faccia sì che i distinti strati sociali identifichino un obiettivo o abbiano una visione del futuro comune e nella quale ogni gruppo sociale rispetti i diritti umani ed i valori degli altri gruppi. Abbiamo un lungo compito davanti. Il nostro successo dipenderà dalla perseveranza nello sforzo e dai ponti che costruiremo tra paesi e tra blocchi di paesi. ●

7


8

PanAL Attualità UE-AL V VERTICE UE-ALC 2008

UN PONTE TRA I DUE MONDI GRAZIE AL COMMERCIO E ALLA CULTURA Ambasciatore Hernán Couturier Mariâtegui Coordinatore generale del V Vertice ALC-UE

N

el maggio del 2008 il Perù riceverà, come presidente e ospite del V Vertice, i Capi di Stato e di Governo dell'America Latina e Caraibi e dell' Unione Europea, in tutto sessanta governanti: trentatre dell'America Latina e Caraibi e ventisette dell' Unione Europea, oltre ai loro rispettivi ministri degli Esteri e altre autorità, così come i più alti rappresentanti dell’Unione Europea e dei meccanismi subregionali di integrazione. Inoltre, il processo di preparazione del V Vertice sarà preceduto ed accompagnato dalla realizzazione di altri fori, che offriranno uno spazio per sviluppare l’agenda comune tra le regioni. Per ciò, il Perù accoglierà il Foro Imprenditoriale ALC-UE, il IV Foro della Società Civile ed il V Foro della Società Civile Organizzata, tra altri importanti eventi internazionali.

Palazzo di Torre Tagle XVII secolo, sede del Ministero degli Affari Esteri del Perù;

Questo processo di associazione non è cominciato di punto in bianco, ma risponde ad una visione condivisa durante molti decenni della necessità di fortificare i legami tra le due regioni. Non c'è dubbio che le nostre regioni sono legate tra loro dalla storia, da molteplici elementi culturali e dalla globalizzazione. Inoltre, condividono processi politici, sociali, economici e culturali di rilievo per le nostre società. In questo senso, la comunità di valori, gli interessi reciproci ed i problemi condivisi ci hanno dato la base per perseverare nel costruire un rapporto solido, profondo, reciprocamente vantaggioso tra America Latina, Caraibi e Unione Europea. Fu questo coraggio che spinse i Capi di Stato e di Governo delle due regioni a riunirsi, per la prima volta, a Rio de Janeiro, nel 1999, per definire priorità ed agire in modo più dinamico e coordinato in tutti gli ambiti del nostro rapporto, fissando come primo obiettivo un’associazione strategica. Da allora, attraverso i quattro vertici realizzati fino a oggi, le due regioni hanno continuato ad approfondire il dialogo politico, la cooperazione economica, scientifica, culturale e dell’istruzione, consolidando nello stesso tempo i lacci commerciali e fortificando i rispettivi processi di integrazione. Oggi possiamo affermare che i Vertici dei Capi di Stato e di Governo dell’America Latina, Caraibi e Unione Europea si sono trasformati nel meccanismo per eccellenza per il dialogo politico istituzionalizzato tra queste due regioni. Va sottolineato che il V Vertice ALC-UE che si realizzerà a Lima il 16 di maggio 2008, ha una connotazione speciale, poiché sono trascorsi quasi dieci anni dall'inizio del processo di consultazioni tra governanti delle due regioni. Sarà effettuato un bilancio del progressi fatti nel processo di associazione strategica e saranno stabilite le linee per continuare a fortificare questi progressi. Per l’Agenda del Vertice di Lima, gli Alti Funzionari dell'America Latina, Caraibi e Unione Europea, riuniti a Lisbona il 10 ottobre

2007, hanno approvato per acclamazione che i due temi sui quali si focalizzerà l'attenzione dei Capi di Stato e di Governo saranno “Povertà, disuguaglianza ed inclusione” “Sviluppo sostenibile: eco-sistema; cambiamento climatico; energia.” Inoltre, esiste l’accordo per cui questo Vertice dovrà trascendere il momento delle dichiarazioni ed adottare misure operative e azioni congiunte nelle due materie di maggior interesse bi-regionale. Per il primo tema, è previsto elaborare “l’Agenda di Lima contro la povertà, disuguaglianza ed esclusione” che permetterà di migliorare la sinergia tra gli sforzi dei nostri governi e quelli della cooperazione europea, al fine di fortificare la coesione sociale delle nostre rispettive società. Il secondo tema sarà sviluppato con l’appoggio di una riunione tecnica di esperti in mutamento clima-


Attualità UE-AL PanAL

tico, al margine della Conferenza degli Stati Membri della Convenzione su Cambiamento Climatico, che è tenuta a Bali, la quale sarà a sua volta un’istanza preparatoria del Primo Dialogo Politico ALCUE dei Ministri dell’ Ambiente che si terrà a Bruxelles, nel marzo del 2008. Inoltre, il V Vertice ALC-UE offrirà l’opportunità per avanzare nei processi di promozione del commercio e degli investimenti tra l'Unione Europea ed i paesi della regione, particolarmente coi sistemi di integrazione subregionali come CAN, MERCOSUR, CARIFORUM E SICA, basati sui tre pilastri dell'associazione strategica bi-regionale: dialogo politico, libero commercio e cooperazione.

Oggi possiamo affermare che i Vertici dei Capi di Stato e di Governo dell’America Latina, Caraibi e Unione Europea si sono trasformati nel meccanismo per eccellenza per il dialogo politico istituzionalizzato tra queste due regioni.

L'Unione Europea è il terzo mercato di destinazione delle esportazioni peruviane, con più del 20% percento del totale delle nostre esportazioni. Le nostre vendite all'Unione Europea hanno registrato una crescita del 124% negli ultimi cinque anni, raggiungendo nel 2006 più di 4,6 miliardi di dollari. Nel caso dell'investimento estero diretto, i paesi del Unione Europea nel loro insieme costituiscono la principale fonte per il Perù, con un stock di investimento di 8,5 miliardi di dollari, che corrisponde al 55% dell'investimento registrato, che ammonta a 15,4 miliardi di dollari (dati al 30 di giugno di 2007). L'investimento estero diretto dell'Unione Europea si trova quasi in tutti i settori dell'economia peruviana, ma soprattutto nei settori delle comunicazioni, finanza e minerario.

Rispetto alla cooperazione allo sviluppo, l'Unione Europea è la principale fonte multilaterale di cooperazione non rimborsabile che riceve il Perù. Questa nell'ultimo decennio ha raggiunto un importo approssimato di 420 milioni di euro. D'altra parte, i paesi dell'Ue nel loro insieme costituiscono il secondo luogo di destino degli emigranti peruviani. Spagna e Italia sono le destinazioni preferite nella regione. In questo senso, il Perù ha particolare interesse nell’appoggiare iniziative per integrare gli emigranti nelle società che li ricevono ed assicurare la piena validità dei loro diritti, come, ad esempio, facilitare e ribassare i costi dei loro trasferimenti. Inoltre, le statistiche segnalano che i turisti europei sono aumentati in modo significativo negli ultimi anni, arrivando nel 2006 alla cifra di più di 350.000 visitatori. In quest’ ambito abbiamo un ampio margine per continuare a crescere, se si prende in considerazione che il turista europeo si trova tra quelli a più alto potere d'acquisto e con interesse per le attrattive turistiche che offre il Perù. Questi dati mostrano che l'associazione strategica con l'Unione Europea rappresenta una grande opportunità, ma anche una sfida per modernizzarci, essere più competitivi e sviluppare le nostre economie. La complessa e singolare natura del processo europeo contemporaneo e la speciale genesi dell'Unione Europea, si nutrirono e si nutrono di una cosmovisione e di principi, valori e propositi condivisi, prodotto di una secolare e dura storia comune che bene possono essere ascritti, mutatis mutandis, al processo che sperimentano i paesi latinoamericani da vari decenni. E ciò è risultato, senza dubbio, della natura strutturale e profonda dei vincoli che legano l’Europa all'America Latina. Ma dobbiamo riconoscere anche che questo stretto ordito di concezioni, sentimenti ed in qualche modo interessi, sono messi a prova di fronte alle grandi sfide dell'ora presente, che giustamente si costituiscono nei temi centrali del prossimo Vertice ALC-UE di Lima. In sintesi: la povertà e il mutamento climatico, flagelli che colpiscono l’umanità e minacciano la stessa sopravvivenza della nostra specie. Da come sapremo affrontare e superare in modo cooperativo, europei e latinoamericani, queste sfide capitali, dipenderà non solo la nuova tappa dell’associazione strategica che oggi cerca di rilanciare i nostro antichi rapporti, ma anche l'essenziale ed indispensabile contributo delle due regioni a benessere dell'uomo e del suo ecosistema. ●

9


10

PanAL Attualità UE-AL

LA NEGOZIAZIONE UE-CAN Intervista a Joao-Luis Aguiar-Machado Direttore generale RELEX- Rapporti esterni con America Latina e Asia Lo incontriamo, mentre è immerso nel suo lavoro, è il Direttore Joao-Luis AguiarMachado - DG RELEX - Rapporti esterni con America Latina ed Asia. Portoghese, negoziatore dell'Unione europea con all'attivo un interessante percorso professionale. Arriva alla Commissione europea dopo avere lavorato nell'Exchange and Trade Relations del FMI nel 1986. Nella DG Commercio internazionale della Commissione europea, copre differenti incarichi tanto a Bruxelles come nella Delegazione a Tokyo, occupandosi del Giappone. Nel 1994 va a Ginevra alla Delegazione della Commissione europea, per arrivare nel 1998 dalla DG Commercio, Capo dell' Unità Disputes Settlement and Trade Barriers Regulation; nel 2001 è a Capo dell' Unità, Trade in Services. Nel 2004 è Direttore della DG Trade per i temi dell'OMC nel commercio dei servizi ed investimenti, agricoltura, sviluppo sostenibile ed i rapporti bilaterali con la Cina. Dal 2007 i temi continuano ad essere gli stessi, ma cambiano le aree geografiche: India e Estremo Oriente nella DG Trade. Infine dal settembre 2008 si occupa nella DG Rapporti Esterni dell'Asia e dell'America Latina. Ci riceve persona affabile, entusiasta, con una visione del futuro chiara nelle sue posizioni ed idee. E' un piacere conversare con lui. Il tempo è letteralmente volato, mentre gli abbiamo posto le seguenti domande:

La Comunità Andina e l'Unione e u ropea, dal 1993 hanno sottoscritto accordi Quale è la sua valutazione? Che cosa si è costruito operativamente? Attraverso gli accordi incominciamo una serie di dialoghi con la Comunità Andina, a partire dal 1996 con la Dichiarazione di Roma. Da quella data vengono poste le basi del dialogo politico. Stiamo stabilendo rapporti coi leader più importanti a livello ministeriale, a livello di sinergie. I contatti coi differenti politici così stretti al punto che si pensa creare un'associazione che avrà l'obiettivo di consolidare i rapporti dell'Unione Europea con la Comunità Andina. Questo sui tre versanti che costituiscono la base principale dei rapporti che si sono consolidati e che sono seguiti in modo diverso: il dialogo politico mediante la dichiarazione di Roma, la parte commerciale che sta nel quadro del sistema di preferenze generalizzate e la cooperazione che fa parte di un programma dell' Unione l'Europa per il periodo 2007- 2013. L'accordo di associazione consolida in un solo pacchetto tutto questo insieme di adattamenti. È un accordo che, come ho detto, ha tre pilastri: politico, cooperazione e commerciale. Per il commerciale passeremo da un sistema unilaterale di preferenze garantito da parte dell'Unione Europea in modo unilaterale e temporale ad un Trattato di Libero Commercio, un accordo reciproco con vantaggi mutui per gli Stati. Poi abbiamo un dialogo politico coi differenti leader politici, pensiamo di estendere le aree di dialogo politico e di cooperazione. Questi negoziati, che sono incominciati alla fine del 2007, sono stati avviati con l'obiettivo di inserire in un solo quadro tutti gli aspetti del nostro rapporto che sta evolvendo dal 1993, ma ora abbiamo bisogno di consolidare e di approfondire.

Tra questo progetto, questa pro p osta e quanto si sta verificando in-

formalmente con l'APEC, Lei crede l'UE re c u p e rerà spazi? L'America Latina crederà che l'UE sia realmente il partner ideale? Siamo in fase di negoziato con la conclusione di accordi di associazione, nella parte commerciale si tratta di un accordo di Libero Commercio.

Il negoziato riguarda tutti i prodotti? Anche questo è da negoziare. È un accordo di libero commercio che riguarda i rapporti che noi abbiamo coi paesi andini in ambito economico e commerciale. Al principio l'APEC aveva l'obiettivo di creare una zona di libero commercio nel Pacifico, ma oggi è lontana dal farlo. Per questo motivo, non so se l'Europa attraverso questo accordo occuperà il primo posto come partner commerciale dell'America Latina. Ma con questo accordo cercheremo di avanzare il più possibile. Incominciamo con un Trattato di Libero Commercio, dialogo politico, cooperazione, copriremo tutti i settori del nostro rapporto. Oltre è difficile prevedere, ma nella parte commerciale stiamo andando più lontano dell'APEC.

Quali sono stati i risultati dello SGP Plus? Fino ad ora i risultati sono stati buoni, secondo le informazioni che ho le esportazioni sono cresciute del 6% nel 2006. Il tasso di utilizzo dei paesi della Comunità Andina è stato maggiore che quella di altri partner commerciali. I risultati dello SGP Plus sono vantaggiosi. Lo SGP Plus è un sistema temporaneo con limiti di tempo che lo rendono incerto. Tuttavia i paesi andini l'hanno utilizzato per attrarre investimenti, per cui devono avere prospettive a medio e lungo termine che l'SGP Plus non può dare. E' di cinque anni rinnovabili, ma non è certo che sia rinnovato dopo ogni periodo. E' per ciò che da parte dei paesi andini vi è stata domanda per un

L'obiettivo principale dell'Ue nei suoi rapporti esterni è sviluppare un dialogo politico ed attraverso la cooperazione ed il commercio, facilitare lo sviluppo sociale della Comunità Andina

Trattato di libero commercio. Questo accordo darà un accesso più ampio, perché coprirà prodotti che l'SGP Plus non copriva. Dobbiamo pensare più in là, a quanto questo trattato può apportare di positivo.

Come vede la Comunità Andina dal punto economico e sociale? Anche io mi occupo dell'Asia, vado in Cina, India ho conosciuto anche l'America Latina e quando sono lì mi sento come a casa. In America Latina parliamo degli stessi temi, discutiamo sui diritti umani, un tema che si deve trattare con attenzione in altri paesi. Questo è un aspetto importante: avere valori ed ideali comuni. Vogliamo sviluppare e consolidare i processi democratici nei paesi andini e vogliamo sviluppare i rapporti. L'obiettivo principale dell'Unione Europea nei suoi rapporti esterni è sviluppare un dialogo politico ed attraverso la cooperazione ed il commercio, facilitare lo sviluppo sociale della Comunità Andina. Non vediamo la Comunità Andina come un mercato, perché il commercio con quest'area costituisce meno dell1 1% del commercio dell'Unione


Attualità UE-AL PanAL

Europea. Il nostro obiettivo essenziale è politico e lo sviluppo della regione attraverso un quadro regionale. L'ambizione dell'Unione Europea è c re a re poli regionali a livello mondiale che permettano un maggiore equilibrio ed una mig l i o re gestione dei rapporti internazionali. Si pretende che non ci sia un'egemonia di una grande potenza. Per questo motivo sosteniamo la creazione di zone regionali. Il negoziato dell’Unione Europea ha l'obiettivo di consolid a re rapporti da regione a regione. Si vuole s o s t e n e re l'integrazione regionale andina, il che non è sempre facile.

zione multilaterale del mondo, senza egemonie. Abbiamo in comune molti obiettivi, molti principi, molti valori, abbiamo un potenziale enorme da coord i n a re per pre n d e re decisioni comuni sulla scena internazionale. Questo è l'obiettivo dell'Ue, sviluppare una regione affinché esca dal ciclo di povertà, per avere soci che abbiano pace e democrazia consolidata con uno sviluppo economico nel quale non ci sia tanta disuguaglianza. Un partner i n t e rnazionale col quale lavorare per difendere valori comuni sulla scena internazionale. Questo è il grande obiettivo.

La Bolivia ha una visione diff erente da quella del Perù e dell'Ecuador, ma anche differente da quella della Colombia. Anche il Venezuela si è trasformato in un outsider. Il Cile vuole integrarsi. Tutto questo si è trasformato in qualcosa di complesso. Come potre b b e rounificarsi tutte questi visioni?

Nonostante l'accordo e gli investimenti siano importanti, personalmente considero che il migliore investimento è l'istruzione. Che cosa pensate voi su questo tema? È essenziale per lo sviluppo economico, è uno dei grandi vettori dei programmi di cooperazione. Nel finanziamento dei programmi di cooperazione dell'Unione Europea con la regione andina, l'educazione, la coesione sociale, assieme all'integrazione regionale sono i tre temi più importanti. L'istruzione è uno dei temi più importanti nei programmi di cooperazione

Non è facile. L'unico desiderio che ho è che mediante questo processo di negoziazione da regione a regione l'Unione Europea sostenga ed unifichi per quanto possibile la Comunità Andina e che questo non sia un motivo per dividere. La verità è che ci sono due prospettive ideologie molto marcate. Noi non vogliamo ripetere l'approccio degli Stati Uniti nella firma dei Trattati del Libero Commercio, dove si conclusero accordi dividendo le regioni. Gli obiettivi degli Stati Uniti e dell’ Ue non sono gli stessi. L’obiettivo dell'Unione Europea è rispettare l'obiettivo dell'integrazione Andina. Vogliamo che la negoziazione sia un motivo per rinforz a re l'unione. Non può negarsi il fatto che vi siano certe diff erenze. Per esempio, non possiamo aff e rm a re che Ecuador e Bolivia abbiano dato in realtà motivi per ostacolare la negoziazione, nessuno di essi ha manifestato una cattiva volontà. Al contrario, i boliviani hanno fatto un grande sforzo per accompagnarci, per non rimanere a rretrati. La regione è complicata. Se noi avessimo una prospettiva puramente economica, come quella di firmare un TLC, sarebbe più facile negoziare con ogni paese. Invece il nostro obiettivo è consolidare la pace, la democrazia, lo sviluppo sociale e per questo motivo vogliamo un approccio regionale che alla fine rende più complesso il mio lavoro come negoziatore .

L’Ue ha tanti rapporti col mondo i n t e ro. Realmente cosa significa per voi la Comunità Andina? La Comunità Andina è un'alleata potenziale nella scena internazionale con la quale condividiamo valori ed obiettivi, abbiamo la conce-

Ed in questa cooperazione per l'is t ruzione pensate di raff o rz a re l'occidentalizzazione? Vogliamo raff o rz a re questa area e continuare a sviluppare programmi universitari come l’Erasmus Mundus che consiste nello scambio di studenti e che si estende fino all'America Latina, continuerà fino al 2013.

A che cosa si deve il fatto che per l'Unione Europea il tema delle simmetrie è trasversale, mentre per gli andini questo tema deve ess e re un capitolo specifico, che deve essere valutato continuamente? Per la Comunità Andina la questione e la percezione delle asimmetrie mi sembra che non sia molto chiara. Per noi è chiara, ci sono livelli di sviluppo diversi tra la Comunità Europea e la Comunità Andina, come quelli tra ogni paese della Comunità Andina, come quelli tra ogni paese dell' Unione Europea. Considero che durante la negoziazione dobbiamo tenere in conto questi livelli di sviluppo diversi, per riflettere nella maniera più appropriata il livello di obblighi, di termini più lenti, sono questioni da negoziare. Le asimmetrie non possono essere un pretesto per non negoziare o escludere aree di negoziazione. Che cosa possiamo fare con le asimmetrie? L'Unione Europea creò i fondi regionali stru tturali per sostenere alle nazioni più povere, col

finanziamento dei paesi più ricchi, come una f o rma di solidarietà interna. Non bisogna sper a re che l'Unione Europea crei un fondo per la Comunità Andina, una simile iniziativa deve v e n i re dalla Comunità Andina, deve esservi solidarietà interna, non una cosa finanziata da fuori. Affinché vi sia un risultato vi è bisogno di solidarietà interna. Come si è organizzata l'Unione Europea? All'inizio con ricette p roprie, si fissò un'unione doganale, nelle quali i dazi erano comuni. Il costo di entrata di merci era lo stesso per tutti i paesi dell'Unione Europea. Il denaro riscosso si concentrò in un fondo comune. E' quanto si deve fare, così si sono sviluppate le politiche comuni, con un minimo di solidarietà. Non si può pensare che l'Europa deve finanziare le asimmetrie della Comunità Andina, perché così non si fanno le cose.

Forse il fondo di compensazione p revisto nell’accordo col Cile. Per esempio, per i negoziatori della Bolivia le asimmetrie hanno un senso completamente diverso, per essi le asimmetrie non implicano r i s o l v e re le disuguaglianze nel contesto dei modelli economici esistenti, ma mettere in discussione i modelli economici esistenti. È una concezione completamente diversa

Vi sono aspettative di attrarre investitori che possano poi esport a re verso il mercato degli Stati Uniti attraverso il TLC. Vi sono elementi per favorire gli impre n d i t ori europei affinché investano in queste zone? Tenuto anche conto che a loro volta hanno un'uscita in soli due paesi? L'accordo con gli agenti economici è molto d i fficile da stabilire. Se fissiamo un accordo tra la Comunità Andina e l'Ue esisteranno più possibilità affinché agenti economici europei vogliano investire in Perù, Colombia. Alcuni lo faranno con mira agli Stati Uniti. Ma non penso che sarà l'obiettivo primordiale. Alcuni lo faranno, altri no. Altri lo faranno per il loro m e rcato, per riesportare in Europa. Dai contatti che ho nessuno mi ha espresso il fatto di essere interessato all'approvazione dei Trattati di Libero Commercio con i Paesi Andini per u t i l i z z a re la regione come una piattaforma per esport a re verso gli Stati Uniti.

Con l'accordo in negoziazione potrebbe essere possibile la creazione di un vincolo economico e culturale mediante i trasferimenti di tecnologia? Il trasferimento si integra nei programmi di ricerca e di sviluppo che estendiamo anche ai paesi latinoamericani. Il trasferimento di tecnologia >

11


12

PanAL Attualità UE-AL

ALC-UE II VERTICE IMPRENDITORIALE Intervista a Jaime Cáceres Sayan Organizzatore del II Vertice Imprenditoriale e Presidente della CONFIEP >è una questione imprenditoriale. Quanto possiamo fare come governanti è negoziare un accordo che crei condizioni di sicurezza legale e giuridica che sostengano l'investimento e il trasferimento. Accordi dove ci sia sicurezza giuridica, protezione della proprietà intellettuale, che generino investimenti sapendo che la tecnologia non è rubata. Alla fine chi concretizza questo sono gli imprenditori, i governi non pos-sono obbligare a re a l i z z a re il trasferimento, è la logica economica. Noi possiamo cre a re un ambiente p ropizio affinché i trasferimenti si verifichino, è la logica economica.

Come vede la Comunità Andina dal punto economico e sociale? Questo è l'anno dei Ve rtici in Perù: il Vertice Asiatico e il Vertice Unione Europea - America Latina. Si dice che se Perù e Cile si unissero per alimentare l'Asia non dovre b b e ropreoccuparsi di nient'altro. C'è un risveglio nella regione latinoamericana che si è trovato di fronte ad un continente asiatico affamato di molto e di tutto, che desidera cre s c e re senza importargli altro. D'altro canto abbiamo un'Unione Europa che dice comportati di un certo modo, tenta di crescere di forma equilibrata, cerca di svilupparti, di rispettare i valori, i diritti umani in un ambiente dove prevale una logica commerciale e di denaro. Come si può f a re tutto ciò? È normale che paesi come Perù e Cile che danno al Pacifico e che vedono la crescita della Cina, dell'India e di tutta l'Asia, vogliano anche per essi uno sviluppo economico similare. La Cina agisce come un gran aspirapolvere che assorbe tutto, dà una possibilità enorme per v e n d e re i minerali ed i prodotti basilari. È completamente legittimo e naturale che questi paesi vogliano condividere questo sviluppo economico. La vita economica è così, benché questo vada a detrimento degli scambi commerciali con l'Unione Europea e gli Stati Uniti. Il rischio è una super concentrazione nelle importazioni di materie prime senza una specializzazione dell'economia. Lo sviluppo economico deve darsi in forma equilibrata. Non deve dimenticarsi che lo sviluppo economico della Cina non è molto specializzato. L'America Latina potrebbe trasformarsi in una fabbrica gigantesca al servizio di questo paese. Questi paesi non possono rimanere in una situazione di dipendenza totale da questo tipo di sviluppo. Qui in Europa non è gelosia per questo tipo di scambi latinoamericani perché consideriamo legittimo il fatto che ogni paese voglia avvantaggiarsi dallo sviluppo dell'Asia.●

I Fori imprenditoriali sono andati via via rafforzandosi a fianco dei Vertici ALC-UE. Hanno definito la loro logica e i loro obiettivi. L'abbiamo visto ultimamente a Vienna (Maggio 2006) dove si sono riunite imprese, organismi e banche del mondo che girano attorno all'America Latina. Questo anno il Perù organizza il Vertice. Sarebbe stato comodo seguire l'organizzazione viennese o forse, sotto una certa protezione, co-organizzarlo con gli amici spagnoli. Tuttavia il Perù ha assunto il ruolo di organizzatore di questo Foro con un programma di stretto stampo latinoamericano. Abbiamo incontrato chi dirige questo evento, un uomo agile, un dirigente con una visione imprenditoriale, che crede profondamente nello sviluppo peruviano: Jaime Cáceres Sayan che espone la panoramica da un punto di vista imprenditoriale, affermando che il Perù ha dichiarato ufficialmente il 2008 come "Anno dei Vertici". Il primo Foro, dal 14 al 16 di maggio, oggetto della nostra conversazione, sarà un Vertice Imprenditoriale, con la partecipazione di investitori ed imprenditori. Vi è da rilevare che il Vertice ALC-UE è rilevante per i nostri vincoli, come regione, con l'enorme mercato del continente Europeo e per la sua capacità di importazione e di investimenti con quest’area. Quanto al secondo Vertice, in novembre, dell'APEC Asia-Pacifico Economic Cooperation, la sua importanza è dovuta alla connessione ed al rapporto con paesi che rappresentano il 55% del commercio del mondo.

Che cosa è la CONFIEP? La CONFIEP è l’associazione delle associazioni. Le imprese appartengono a associazioni e le associazioni appartengono alla CONFIEP. In cifre rappresenta l’80% della riscossione tributaria del paese. E dentro la CONFIEP e dentro le associazioni della CONFIEP troviamo ogni tipo di impresa con le loro differenti attività: energia, esportazioni, imp o rtazioni, banche, assicurazioni, tutto il sistema finanziario, pesca, imprese di sicurezza, in sostanza tutta l'attività commerciale e industriale del Perù.

E’ un’associazione politica? Ha un'incidenza politica? Senza dubbio le espressioni o le posizioni della CONFIEP hanno un'incidenza politica. La sua azione è ovviamente diretta fondamentalmente verso lo sviluppo, la difesa e la promozione degli investimenti e dell'impresa privata. Tuttavia, ci preoccupa sempre di più la responsabilità sociale, re s t i t u i re alla società qualcosa che ci dà. L'educazione è un aspetto fondamentale per il nostro presente ed il nostro futuro. L'imprenditore privato sta facendo molti sforzi per contribuire con lo Stato e direttamente a migliorare l'educazione in due ambiti: l'infrastruttura delle scuole ed il miglioramento dell'educazione. C'è anche un terzo aspetto che non si può non menzionare, l'innovazione e la tecnologia.

Se il Ministero del Commercio Internazionale Italiano chiedesse al Perù di indicare due settori produttivi per la cooperazione quali potrebbero essere? Senza lasciare da parte l’esigenza di rafforz a re l'educazione, l'innovazione e la tecnologia, considero che il settore tessile peruviano ha una gran compatibilità con lo sviluppato settore tessile italiano.

L'altro settore, potrebbe essere quello della gioielleria. In ciascuno di questi due settori il Perù ha le materie per sviluppare questa attività in maniera eccellente, oltre a generare e cre a re fonti di lavoro e di e s p o rtazione. Sono questi due settori dove l'Italia può collaborare col Perù. Attualmente il settore tessile europeo ed italiano attraversano una certa crisi, ci sono perfino imprese che stanno chiudendo o sono comprate dai RIC: Russia, India e Cina. Ciò non succede qui. Quelle imprese italiane devono venire a stabilirsi in Perù. Dove abbiamo uno dei migliori cotoni del mondo e dove le imprese tessili hanno grandi successi. È questo il momento nel quale si concretizzano i trattati di Libero Commercio e nel quale si può far entrare nel Paese macchinario e beni di capitale in generale a dazio zero. Dal Perù possono esport a reverso gli Stati Uniti e l’Europa.


Attualità UE-AL PanAL

C'è manodopera qualificata in questo settore? Ovviamente, abbiamo una manodopera qualificata e molto buona. Le imprese tessili che operano in Perù non riescono a coprire la domanda. Ci sono alcune che esportano il 100% della loro produzione e se potessero esport a re il doppio probabilmente lo f a re b b e ro. Varie di loro stanno programmando di crescere, dunque scorgono una serie di opportunità. Inoltre, sono convinto che il Perù è il paese delle opportunità in America Latina. Un altro settore è il turismo, un'area che non è sufficientemente sfruttata in Perù e dove ci sono enormi possibilità di successo per chi voglia investire .

Che tipo di turismo? Ci sono differenti tipi, uno è il turismo vincolato agli aspetti archeologici del Perù, poi ci sono le spiagge del nord del Paese. Soffriamo di insufficienza alberghiera. Una maggiore infrastruttura turistica genererà, a sua volta, un incremento di turisti, questo porterà ad un circolo virtuoso. Sicuramente la congiuntura monetaria europea facilita gli investimenti in America Latina ed ovviamente in Perù. Senza alcun dubbio, ma la cosa importante è la stabilità. Ci sono due paure, la stabilità politica e la conseguente stabilità giuridico-economica, non è molto lontano il ricordo del primo governo dell’attuale Presidente Garc í a . Un altro tema è il terrorismo, si pensa che ancora non è stato del tutto eliminato. Sul primo aspetto, la stabilità politica-giuridica, tutti siamo coscienti che sono aspetti fondamentali per attrarre investimenti importanti. L'investitore pensa a lungo termine. Il mondo è cambiato. Questo governo e la maggioranza dei politici, hanno capito che non esiste una terza via, qualcuno commenta qualche volta che nemmeno ve ne è una seconda. Oggi vi è una sola via. La via dell'investimento generatore di impiego che è quanto va a ridurre la povertà attraverso l'incremento di ricchezza. García ha imparato, io non ho nessun dubbio in p roposito, dalla sua esperienza del passato, così come la maggioranza dei politici, su che cosa si deve fare per sviluppare questo Paese. Come impre n d itori non temiamo che questa rotta di sviluppo possa essere invertita, e se qualcuno lo tentasse, staremo come soldati per difendere la rotta e sostenerla senza dubbi. I tempi sono cambiati, le differenze sono chiaramente marcate tra i paesi che continueranno ad essere poveri e quelli che si sviluppano.

Quanto al terro r i s m o ? Sul tema del terrorismo il governo e la cittadinanza sono coscienti di quanto abbiamo soff e rto quando questo flagello ha colpito il Perù. Oggi non vediamo la possibilità che un movimento terroristico possa avere il minimo successo in Perù. Il g o v e rno è completamente cosciente che se dovesse generarsi qualche ritorno terroristico dovrà essere eliminato. E siamo sicuri che così è.

E la droga? La droga non è un problema esclusivamente peruviano, né è esclusivamente un problema dei paesi che la producono, ma anche dei paesi che la consumano i quali sono co-responsabili del tema. C'è una serie di azioni che si stanno implementando per r i d u rrele coltivazioni e la produzione di droga, ma è un problema mondiale che implica un movimen-

Può entrare già da ora in poi, ma l'ATPDA è una specie di trattato di libero commercio pro v v i s orio, con scadenza, è per ciò che molti impre n d i t ori non hanno realizzato più investimenti. Nell'ipotesi che non si sarebbe rinnovato, essi avre b b ero potuto perd e re. Invece il TLC è permanente, possono realizzarsi investimenti tanto da parte di peruviani, tanto da parte di stranieri che desiderino stabilirsi in Perù.

Quale è la diff e renza tra investire in Perù o investire in Cile?

Il settore tessile peruviano ha grande compatibilità con lo sviluppato settore tessile italiano. L'altro settore, potrebbe essere quello della gioielleria, due settori dove l'Italia può collaborare col Perù

In Cile le cose sono più fatte. Il Perù sta risorg e ndo e pertanto ha opportunità di crescita maggiori. Mentre si va creando il mercato esterno attraverso a c c o rdi internazionali, il mercato locale sta crescendo, off re una grande opportunità. È per ciò che vediamo in Perù, una crescita annuale di più dell’8 %, che non vediamo in Cile.

Abbiamo creato l’ Associazione di Imprenditori per l’Educazione, che si dedica esclusivamente a questo tema, con apporti dell'impresa privata, per c o n c e n t r a regli sforzi che si venivano già facendo in forma individuale da parte delle imprese appartenenti alla CONFIEP. L'idea è migliorare la qualità dell'infrastruttura e dell'educazione.

to enorme di denaro, perciò risulta molto difficile liquidarlo. Si desidera, per lo meno minimizzarlo per evitare che si trasformi in un alleato del terrorismo. Io credo che il governo ne è cosciente e sta p redisponendo azioni. Ci sono paesi come Colombia, per esempio, che ha problemi di terrorismo e narcotraffico da anni e tuttavia continua a crescere.

In agosto 2008 il TLC Perú - Stati Uniti entra in vigore. Quali sono gli aspetti di maggiore potenzialità in questo accordo? Il settore agro-esport a t o re e i tessili. Per questo sostengo che è giunto il momento delle opportunità. I n o l t resi stanno aprendo possibilità nel pro p r i o m e rcato europeo, se si riesce a concretizzare l'Acc o rdo con l'Unione Europea, un'aspirazione che esiste nel paese. Il problema è che ci sono alcuni paesi membri della Comunità Andina che non sono molto convinti di negoziare .

L'imprenditore tra otto mesi potrà entrare negli Stati Uniti?

Che cosa fa l'imprenditorialità peruviana per aumentare la coesione socioeconomica?

La mia impresa ha fatto la scuola dei "Niños picapedreros", bambini e bambine che lavoravano pietre nei moti di Carabaillo. Si è costruita la scuola elementare e media, completa di infrastru ttura e computer. Affinché la scuola si potesse auto-sostenere è stata costruita una panetteria con macchine moderne. Oggi la scuola vende pane a questo sobborgo e con questo si mantiene e si re gge di forma decente. Agli alunni è stato insegnato anche a fabbricare, con un po’ di tecnologia, panettoni come quelli italiani. Le imprese comprano da loro questo prodotto a Natale. Migliaia di bambini di questa zona hanno un futuro di educazione ed un futuro per le loro vite.

Lo avete fatto da soli? Lo abbiamo fatto con la collaborazione del dire tt o re, dei professori della scuola e coi genitori. L'idea non era regalar loro qualcosa, bensì fare che tutti contribuissero alla concretizzazione del progetto e che questo si auto-sostenesse nel tempo. E’ stato insegnato a loro che c’è una forma migliore di vita, che ci sono speranze di pro g resso e di maggiore benessere. D'altra parte vi è la necessità di investimenti per cre a re posti di lavoro degni, con benefici sociali per questi bambini. Il vincolo con l'Italia e l'Europa è fondamentale perché con il Trattato di Libero Commercio ci sono più investimenti, pertanto più lavoro per gli attuali bambini nel futuro e di conseguenza meno povertà. ●

13


14

PanAL Attualità UE-AL VERTICE COMMERCIALE UE-ALC 2008

INVESTIMENTO EUROPEO IN AMERICA LATINA: UN’OPPORTUNITA’ PER ENTRAMBI di Margarita Escobar Pereira Economista

I

l 29 maggio il CEFIAL ha organizzato a Milano il convegno “Dal foro imprenditoriale di Vienna 2006 al foro imprenditoriale di Lima 2008: Come partecipare allo sviluppo territoriale dell’America Latina”.

Tema del convegno mostrare come l'America Latina sia un’ottima destinazione dell'investimento estero. All’incontro hanno partecipato rappresentanti diplomatici dell’Ue, dell' imprenditoria latinoamericana e italiana e esponenti delle ONG della regione. La globalizzazione è un fenomeno cui non è possibile sottrarsi, e dal quale i paesi in via di sviluppo possono trarre profitti. Ciò non significa che lo sviluppo delle regioni più arretrate non debba interessare i paesi sviluppati perché lo sviluppo mondiale è determinante per la crescita di tutti. I promotori dello sviluppo sono le aziende, gli imprenditori; incrementano l'occupazione, il reddito, il risparmio, trasformano le attività produttive. Ai governi spetta di creare un ambiente favorevole per l'imprenditorialità. In America Latina, negli ultimi 25 anni, le economie hanno affrontato un mutamento profondo, passando dalla “sostituzione delle importazioni e protezione dell'industria nazionale” alla liberalizzazione commerciale. All'inizio questo cambiamento ha comportato uno shock (con costi economici e sociali maggiori dei vantaggi), ma negli ultimi 5 anni la liberalizzazione ha portato a un importante processo di stabilizzazione. Oggi l'America Latina presenta indici di crescita che non sperimentava da 25 anni: negli ultimi 10 anni il Pil è aumentato dal 4.5% al 5%; negli ultimi 4 l'inflazione si è mantenuta alla media del 5%; nello stesso periodo i rapporti Pil-debito pubblico e Pil-deficit fiscale tendono al ribasso e la crescita delle esporta-

zioni e delle importazioni e' stabile. Ciò mette in evidenza l'esistenza di un ambiente economico per lo sviluppo imprenditoriale, raff o rz a t o dal rinvigorimento delle istituzioni democratiche, ed è stato possibile grazie anche agli impegni degli Stati nell’integrazione (CAN, MERCOSUR, MCCA) e all'appoggio finanziario di organizzazioni internazionali quali il BID e la CAF. Per la crescita, oltre all'ambiente economico, occorre la modernizzazione della produzione con l'introduzione di nuove tecnologie e la formazione di risorse umane. Oggi l’ Europa ha avviato un dialogo politico e commerciale con i paesi latinoamericani, per identificare le opportunità di investimento. Questo dialogo si basa sull'interesse reciproco: da parte europea vi è bisogno di nuove fonti di energia e di nuovi mercati; da parte latinoamericana di innovazione industriale. Il dialogo, però, è possibile non soltanto in quanto vi sono tali interessi e bisogni; più importante è considerare che l'America Latina costituisce una opportunità per gli imprenditori europei.

Per la crescita, oltre all'ambiente economico, occorre modernizzare la produzione con l’introduzione di nuove tecnologie e la formazione di risorse umane

Quanto agli indici d'investimento, l'AL presenta grandi vantaggi: ogni anno si riduce la vulnerabilità e la volatilità delle economie, e cresce la stabilità. Ciò permette tassi di interesse bassi, sistemi finanziari solidi, regimi di investimento estero flessibili, patti di stabilità tributaria. Nel 2003, gli investimenti europei nella regione sono aumentati rispetto ai due anni precedenti.

scano le due le parti. Per questi fini esistono strumenti che hanno già prodotto effetti positivi: le camere di commercio bi-nazionali e il principio di responsabilità sociale imprenditoriale. Le prime mettono in contatto gli imprenditori, identificano le opportunità d'investimento e di formazione in business. Il secondo permette attività commerciali in armonia con la società civile, nel rispetto dell'ambiente e dell'economia del paese che riceve l'investimento.

P e rché l'investimento produca i risultati desiderati per entrambe le regioni è necessario canalizzare le o p p o rtunità che l'America Latina offre. Dato che il soggetto di sviluppo sono le aziende, e che l'investimento si attua attraverso esse, è necessario, mettere in contatto i possibili investitori europei con gli imprenditori latinoamericani, nonché stabilire regole chiare che favori-

L'investimento in America Latina costituisce un'opportunità per gli investitori europei, ma è anche un'opportunità di crescita per l'AL. Il profitto che può derivare per entrambe le aree dipende, però, dall'equilibrio e dal rispetto re c i p roco nei loro rapporti. Non si deve dimenticare che lo sviluppo delle diverse regioni del mondo costituisce un fattore decisivo per la crescita di tutti.●


Attualità UE-AL PanAL V VERTICE UE-ALC 2008

ASSEMBLEA EUROLAT: IMPEGNO PER UN REALE PROGETTO DI CRESCITA COMUNE Iles Braghetto Deputato Parlamento Europeo. Membro Delegazione Assemblea parlamentare Eurolat

E

’all'insegna dell'impegno, della concretezza e della fattiva collaborazione il programma dell'Assemblea parlamentare euro-latino-americana, che si propone di sviluppare un accordo di Associazione strategica biregionale in ambito politico, economico, sociale, culturale e dello sviluppo sostenibile. La conferma della volontà di lavorare assieme, per sostenere, promuovere e consolidare la partnership tra le due aree del mondo con iniziative definite e realistiche, è nei progetti di risoluzione messi a punto dalle diverse Commissioni in vista dell'Assemblea di fine aprile e del successivo vertice dei Capi di Stato e di Governo dell'America del Sud e dei Carabi. Il primo, dal titolo “Le relazioni Unione europea-America latina in vista del quinto vertice di Lima, con particolare riferimento alla governabilità democratica”, redatto dalla Commissione per gli affari politici, la sicurezza e i diritti umani, mette soprattutto in chiaro i presupposti e le tappe necessarie per realizzare entro il 2012 l'obiettivo di un' Associazione strategica biregionale. Questa, si dice, deve fondarsi su impegni condivisi e verificabili in materia di sviluppo e di rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, di governabilità democratica e di multilateralismo, basandosi sulla complementarietà economica e la solidarietà sociale. In particolare, dal

punto di vista istituzionale, vengono proposte alcune misure concrete. Tra queste credo sia da sottolineare l'istituzionalizzazione sia dell'assemblea p a r l a m e n t a re euro-latinoamericana sia di un dialogo biregionale regolare tra i Governi locali e regionali, esteso anche a livello imprenditoriale e sindacale, in modo tale da migliorare i meccanismi di partecipazione della società civile alla costruzione della nuova Associazione. Ritengo poi di particolare rilievo la proposta di creare due Centri biregionali, uno per la prevenzione dei conflitti e uno per la prevenzione delle catastrofi naturali che consentano di individuare in anticipo le cause degli eventi disastrosi e definire strategie comuni che possano evitarli o per lo meno limitarne l'impatto. Il documento riserva un capitolo i m p o rtante anche all'attuazione di nuove forme di collaborazione a carattere sociale e culturale, privilegiando la cooperazione nei settori della tecnologia, dell'istruzione superiore e dell'innovazione, attraverso l'apertura dei programmi comunitari in questi settori, come anche in quelli tecnico-scientifici, e la promozione di mercati regionali e di progetti relativi al commercio equo e solidale. Ci si propone di cre a re, inoltre , uno strumento finanziario europeo per la promozione della democrazia e dei diritti umani, assieme, o in alternativa, ad uno strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo.

La seconda risoluzione della Commissione degli affari economici, finanziari e commerciali, riguarda le sfide e le opportunità derivanti dalla globalizzazione per le relazioni economiche e commerciali tra l'Unione europea e i Paesi dell'A.L. Si parte da alcune considerazioni sostanziali. Intanto l'Unione europea è il primo investitore estero in America latina, oltre ad essere il primo erogatore di fondi e il principale partner commerciale di numerosi Paesi di tale regione. E negli ultimi anni il flusso commerciale tra UE e America latina è notevolmente aumentato, ma ciò nonostante esiste ancora un forte potenziale di crescita. Dobbiamo anche tener presente che la globalizzazione è un fenomeno inevitabile, ma per coglierne le opportunità e far in modo che le relazioni commerciali ed economiche siano di vantaggio reciproco occorre però mettere in atto un reale processo di integrazione economica. Solo con una reale integrazione si possono, infatti, aprire o ampliare i mercati di esportazione dei Paesi, attirare gli investimenti esteri, acquisire tecnologie pro d u ttive, incoraggiare la competenza e l'efficacia. Oltretutto l'integrazione contribuisce a superare gli squilibri regionali e a rendere più dinamico lo sviluppo interno delle nazioni coinvolte, favorendo la riduzione delle povertà e delle disparità sociali. E uno dei principali obiettivi che ci poniamo è proprio la riduzione della povertà dell'AL e dei Caraibi, che nelle zone rurali riguarda il 65% della popolazione. Detto questo, il documento è chiaro: per arrivare a stimolare l'integrazione tra la UE e l'America latina occorre però che entrambe le parti contribuiscano alla diversificazione e alla modernizzazione degli apparati produttivi nazionali latinoamericani, oggi ancora dipendenti da pochi rari prodotti d'esportazione, tra cui molti primari o semilavorati, con alternative tecnologiche efficaci, in modo tale che da una dimensione prettamente commerciale si passi ad una dimensione produttiva condivisa.>

15


16

PanAL Italia-AL y Caribe

LA VISIONE DI AFFARI ESTERI DELL’AMERICA LATINA intervista a Donato Di Santo Sottosegretario al Ministero agli Affari Esteri

> Il terzo progetto di risoluzione, emanato dalla Commissione degli affari sociali, degli scambi umani, dell'ambiente, dell'istruzione e della cultura, affronta le tematiche relative allo sviluppo sostenibile e all'equilibrio ambientale nell'ottica del riscaldamento del pianeta. L'assunto è chiaro: vivere in un ambiente sano è un diritto di tutti e il cambiamento climatico costituisce una delle sfide principali che l'intera umanità deve cogliere, perché se non si tiene sotto controllo la situazione entro il 2050 i cambiamenti climatici raggiungeranno dimensioni drammatiche. Da qui l'esigenza di mettere in essere strategie comuni e importanti iniziative di cooperazione mirate ad affro n t a re il problema in maniera seria e responsabile. Tenendo presente che la forza ecologica dell'America latina e dei Carabi potrebbe comport a re un'evoluzione positiva nelle relazioni euro-latinoamericane, che risulterebbe di indubbio vantaggio anche per lo sviluppo sociale. Ricordiamo che le popolazioni più povere, soprattutto quelle indigene, sono le prime vittime del cambiamento climatico e del degrado ambientale e che la biodiversità deve e s s e re considerata una ricchezza. La sua pre s e rvazione deve essere oggetto della massima attenzione e gli i n t e ressi economici di breve term i n e non devono avere la meglio sui benefici a lungo termine. Ecco allora la proposta concreta di cre a re meccanismi sovranazionali in America Latina allo scopo di i n t e rv e n i re nella protezione delle grandi riserve naturali del pianeta situate in tale continente, come l'Amazzonia, e di finanziarle. Se questi sono i contenuti delle risoluzioni, quali sono allora le condizioni perché gli impegni possano non solo realizzarsi ma anche risult a re fruttuosi? Io credo che si possano sintetizzare in tre punti: sviluppare il dialogo politico ad ogni livello, pro m u o v e re la partecipazioni della società civile e re n d e re pro t a g onisti in attività di cooperazione tutti i soggetti sociali. ●

Ha iniziato presto a dedicarsi all'impegno politico e, dopo molti anni di militanza volontaria, ha lasciato il lavoro di operaio ed é stato assunto come funzionario politico a tempo pieno nella Federazione provinciale del PCI di Lecco di cui, nel 1983, è stato eletto Segretario provinciale, carica che ha mantenuto per due mandati congressuali, fino all'89. In quella data è stato chiamato a Roma, presso la Sezione Esteri della Direzione nazionale del PCI, come Responsabile per le relazioni politiche con l'America latina, incarico che ha ricoperto ininterrottamente anche nel Partito Democratico di Sinistra e nei Democratici di Sinistra, fino al 2004. Il suo rapporto con l'America Latina inizia in Nicaragua. Nel 2006 è stato nominato Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri dove aveva a suo carico le relazioni con l'America centrale e meridionale, al fine di favorire l'intensificazione dei relativi rapporti e l'azione italiana nelle diverse Organizzazioni intergovernative regionali e sub regionali (ASC, CARI-COM, MERCOSUR, CAN, Gruppo di Rio, ALCA, BID). Intervistiamo a Donato Di Santo crede nelle sue idee ed è convinto in una cooperazione fattiva tra l'Italia e l'America Latina.

Come il Ministero degli Esteri vede America latina ? Stiamo rilanciando la relazione dell'Italia con l'America latina dopo anni di forte disattenzione, dopo anni in cui un responsabile politico italiano non andava in gran parte o in quasi nessuno dei paesi dell'AL. Pochi mesi fa ho accompagnato il Ministro D'Alema in Brasile, Cile e Perù. In Perù il ministro degli Esteri italiani che era andato prima del Ministro D'Alema fu Emilio Colombo nel 1982.

Italia. Questa è stata, a grandi linee, la visione del Ministero degli affari esteri.

Bene, in questa situazione quale è stato l'impegno del governo ? E' stato quello di rilanciare con molta forza, con molta determinazione e con molto senso dello Stato i rapporti dell'Italia con tutte le realtà latinoamericane, perché è nostro i n t e resse, di un paese come l'Italia, che ha vincoli e radici fortissimi in AL, ma non radici di carattere coloniale. Quindi è anche ben visto all'interno di molti di questi paesi latinoamericani. Nei primi 12 mesi del mio l a v o ro sono stato in 18 paesi latinoamericani. In alcuni di questi erano decenni che nessun responsabile politico andava, abbiamo firmato accordi di collaborazione, ripreso protocolli che giacevano polverosi in qualche cassetto, avviato delle iniziative di carattere economico, culturale, istituzionale con i paesi del Centro America, Caraibi e del Sudamerica. In tre di questi paesi, come dicevo prima, siamo andati insieme al M i n i s t ro D'Alema ed in due di questi paesi siamo ulteriormente tornati. Ho avuto l ' o n o re di accompagnare il ministro D'Alema con il Presidente Prodi in Cile ed il Brasile. Con il Brasile, Prodi ha firmato l'acc o rdo di collaborazione strategica che pone il Brasile allo stesso livello dell'India e della Cina nella collaborazione strategica con

Italia ha ospitato l'Assemblea della Banca Interamericana di Sviluppo e per questo possiamo avere un rapporto ulteriormente strategico sia con la BID, sia con la CAF sia con le altre strutture e questo va a merito dell'Italia, ma soprattutto della determinazione, della capacità d'iniziativa di una realtà come è la Regione Lombardia, il cui governatore è un esponente politico che ha un grande conoscenza dell'America Latina. Le prime due Conferenze sull'AL sono state realizzate con un grande sforzo e hanno portato a importanti risultati, però sono state Conferenze che il governo dell'epoca ha guardato un attimino da lontano, tanto è che l'allora Ministro degli esteri intervenne alla Conferenza, con tantissimi ospiti latinoamericani, in videoconferenza da Roma. Quindi noi vorremo fare crescere, diventare adulta questa Conferenza, con la presenza fisica del Presidente del Consiglio nella Conferenza, con la presenza fisica di esponenti di primo piano dell'America Latina. Ci hanno già confermato e sarà anche in visita di Stato in Italia la Presidente del Cile, Michelle Bachelet, il Presidente di El Salvador, il Ministro degli Esteri della Spagna Moratinos, il Ministro García Belaúnde del Perù, paese che sarà la sede del prossimo vertice Unione Europea - America Latina, dunque stiamo lavorando in modo molto intenso con gli amici peruviani. Questo è lo sforzo che stiamo facendo, raccogliere il testimonio soprattutto dalla realtà lombarda, che riconosco essere stata

Italia, dal 2002, il Governo Berlusconi aveva già manifestato questa diversa a p e rtura verso l'America latina. L'Italia ha ospitato a Milano l'Assemblea della Banca Interamericana di Sviluppo e poi quando Italia ha avuto la Presidenza dell'Unione europea ha organizzato la I C o n f e renza nazionale sull'America Latina, ci troviamo già alla vigilia della III C o n f e renza, possiamo dire che i tempi sono maturi per cosa?


Italia-AL y Caribe

incontrare con gli operatori italiani, si potrebbe pensare ad un ALInvest Italia - America Latina? Ci sono tante idee da questo punto di vista, molte di queste iniziative passano dal Ministero per Commercio Internazionale e c'è una fort e interazione con il Ministro Emma Bonnino e con il Sottosegretario Milos Budin, che appunto lavora da questo punto di vista per l'America Latina. Sugli strumenti possiamo discutere, non sta a me dare la risposta, ma sulla volontà di fare leva sulle capacità imprenditoriali degli italiani, cittadini dei paesi latinoamericani, ma che mantengono un legame parentale, storico o personale con l'Italia, questo si dobbiamo farlo. Non è un caso che l'anno scorso si sono tenuti incontri tra imprenditori brasiliani in Italia e italiani in Brasile a Belo Orizzonte, è un caso c o n c reto. Abbiamo fatto anche un altro incontro con una delegazione di imprenditori messicani vogliamo andare in questa direzione e la sinerg i a con il Ministero del Commercio internazionale va esattamente in questa direzione. molto attenta a tutto questo. Non è un caso che il sottoscritto Sottosegretario agli Esteri con delega per l'America Latina, da quando si è insediato viene tutti i mesi qui in Lombardia e fa una permanenza di uno o due giorni proprio perchè l'AL è molto importante nelle relazioni esterne con l'Italia.

Possiamo dire che siete intenzionati a costru i re una politica di Stato verso America Latina? Sì, questa è la dizione che mi sta più a cuore, la più congeniale. Noi stiamo agendo in nome del Governo di centro sinistra presieduto da Prodi, con Ministro degli Esteri D'Alema. Ma, quello che noi stiamo costruendo da parte dell'Italia con l'America latina andrà oltre questo governo; stiamo ricostruendo le basi, le fondamenta della possibilità che la seconda porta verso l'Europa dei paesi latinoamericani, dopo naturalmente la Spagna, debba essere l'Italia. Nei dieci mesi passati sono transitati dall'Italia dieci tra presidenti e vice presidenti dell'America latina, è una cosa importantissima, vuol dire che l'AL si è accolta questa novità. Quando i presidenti dell'AL pensano all'Europa, pensano anche all' Italia come paese, alcuni poi pensano anche alla Regione Lombardia. Per esempio abbiamo fatto in modo che il Presidente del Messico Calderon passasse, con un'importantissima iniziativa, da Milano. Tutte queste cose vanno nella direzione di una politica di Stato, oltre che di Governo come è naturale, verso l'America latina.

Intanto esiste una classe impre n d itoriale d'origine italiana in America latina, cosa sta facendo il sistema Italia dal punto di vista operativo per coinvolgerli affinché si possano

Come lei sa, con il sistema bancario avete perso presenza. Prima eravate anche i primi in America latina. Cosa ritiene che si potrebbe fare? E' un punto debolissimo del nostro paese. Non c'è più praticamente una banca italiana in Sudamerica. Noi abbiamo segnalato con forz a questa inadeguatezza, perchè molte impre s e sarebbero anche teoricamente interessate a produrre, a re a l i z z a re investimenti, a fare delle operazioni di carattere imprenditoriale in alcuni paesi dell'America latina, ma incontrano diff icoltà, soprattutto le meno grandi e quelle che non hanno una propria struttura finanziaria consolidata. Quelle di dimensioni medie, diciamo così, non possono fare operazioni di questo genere senza avere anche una capacità finanziaria che deriva dalla fiducia di qualche banca con cui lavorano qui in Italia o di altre banche. Quando il m i n i s t ro degli esteri italiano ha segnalato, in occasione del suo viaggio in Brasile, coi suoi colleghi questo problema, è uscito un trafiletto di dieci righe in corsivo siglato sul Sole 24 ore dove si diceva “ma il ministro degli esteri italiano pensi alla diplomazia, che alle banche sono capaci di p e n s a rci i banchieri”.

In queste missioni istituzionali che sono state fatte in India, Cina, Sud Africa a pre s c i n d e re da quelle in Cile e Brasile,ivi è stata una grande presenza di imprese. Il quinto v e rtice UE-AL in Perù che appoggio politico riceverà? Una grande missione, con la presenza di imprese avrà il significato di un forte segnale di intere s s e ?

PanAL

Parliamo del Panama, subito dopo i tedeschi sono andati gli italiani, hanno preso contatti con l'Autorità del Canale, con il ministro degli Esteri. Il vicepresidente della Repubblica, mi onoro di dirlo, è venuto a trovarmi durante la riunione con il ministro degli Esteri, ci conosciamo da tanti anni, quindi è un valore aggiunto che voglio mettere a disposizione del mio paese. Abbiamo costruito delle relazioni che hanno fatto sì che nel primo viaggio in Europa, in relazione al raddoppio del Canale di Panama che ha fatto il vicepresidente di Panama, una delle sue tappe è stata appunto l'Italia. È stato qui due-tre mesi fa il vicepresidente Luis Navarro. Quindi non solo i grandi paesi dove tradizionalmente c'è la presenza italiana come Brasile, Argentina, Uruguay, ecc., ma anche quelle realtà non minori come importanza ma minori come dimensioni, come popolazione ecc. Per quanto riguarda il V vertice non sappiamo ancora come sarà strutturata la delegazione. Per prima cosa spero si facciano molte cose che r i g u a rdano gli imprenditori italiani in America Latina e l'imprenditoria latinoamericana nei rapporti con l'Italia. Sicuramente all'interno ci sarà una presenza delle imprese. In un vert i c e che mette insieme 27 paesi europei e 33 paesi latinoamericani è importante la presenza imprenditoriale.

All'interno di questa idea che cosa si potrebbe fare affinché ci sia un po' più di coordinazione, armonia tra i vari ministeri, perché si possa parlare di sistema Italia. Potrebbe coniugarsi un'attività svolta dal ministero sul piano commerciale, culturale, scientifico, cooperazione allo sviluppo, in modo da avere un quadro positivo e unitario evitando azioni frammentate? È esattamente uno dei punti dolenti. Nell'ambito delle mie pre rogative sto coordinandomi con il maggior numero di ministeri, perché dovunque ci sono possibili interazioni rispetto all'America Latina. In questi mesi ho avuto incontri formali con Parisi, Melandri, Bonino, Budin, Mazzonis e Montecchi per le Politiche culturali, Bindi per la Famiglia, Turco per la Sanità, Damiano per il L a v o ro, De Castro per le Attività agricole che andrà tra poco in Brasile per la questione importantissima delle carni. Sto cercando di fare questo in modo strutturato con riunioni formali dove ci siano atti. Questo è il problema, quello di non avere per tanti motivi, non solo di volontà, la possibilità di c o o rd i n a re e re n d e re sinergico il nostro lavoro. Lo sto facendo con molto aiuto da parte dei miei colleghi anche all'interno della Farnesina, con B rucianelli per quanto riguarda l'Europa, con Sentinelli per la cooperazione e con Danieli per gli italiani all'estero. ●

17


18

PanAL Italia-AL y Caribe

IL RILANCIO DELLA COOPERAZIONE ECONOMICA DELL’ITALIA A FAVORE DELL’AMERICA LATINA intervista a Milos Budin Sottosegretario al Ministero del Commercio Internazionale Esponente del Partito Democratico, Membro della Direzione regionale del FriuliVenezia Giulia. Nella XIV legislatura, al Senato, iscritto al Gruppo Democratici di Sinistra - L'Ulivo, è stato membro nella 3ª Commissione permanente - affari esteri, emigrazione, nella 14ª Commissione permanente - politiche dell'Unione Europea e componente della Delegazione italiana presso l'Assemblea del Consiglio d'Europa e della Delegazione Italiana presso l'Unione dell'Europa Occidentale. Nella XV legislatura eletto Deputato, ha rassegnato le dimissioni il 6 giugno 2006 in seguito alla nomina a Sottosegretario di Stato al commercio internazionale nel II Governo Prodi. Una persona affabile, gentile e profonda ci riceve dopo una Riunione con gli Ambasciatori Latinoamericani donde sono state esposte le linee del Ministero del Commercio Internazionale verso l'America Latina, riunione alla quale ha partecipato straordinariamente il Ministro degli Affari Esteri del Perù Garcia Belaúnde.

Quale è il ragionamento del Minis t e ro del Commercio Intern a z i onale riguardo l'AL? Oggi siamo tutti consapevoli che il mondo è cambiato, è molto più multipolare ed ovviamente c'è bisogno di ripensare le strategie economiche e commerciali, adattandole alla nuova realtà. In questo ambito, il continente AL è uno dei mercati emergenti, cresce con una media del 5%, media notabile, che evidenzia le forti prospettive di miglioramento delle condizioni economiche e sociale. Nel contempo questa crescita dimostra che l'America Latina è oggi protagonista nel mondo globalizzato e che dobbiamo tenerne conto per rafforzare i rapporti economici e commerciali.

Come volete impostare questi rapporti?

sto cambio di atteggiamento che lei adesso espone si rifletterà anche in ambito comunitario? Si, è inevitabile che sia cosi, perchè noi riteniamo che l'UE avrà un ruolo più positivo e forte nel mondo se ciascun paese porterà al suo interno le sue capacità migliori e come dicevo l'Italia vuole rafforzare il ruolo dell'UE anche con la sua sensibilità e con le relazioni privilegiate che ha nel mondo. Uno di questi ambiti è sicuramente l'AL perchè c'e una tradizione storica di rapporti privilegiati, c'e la presenza di una grande collettività italiana e c'è inoltre una grande comunità latinoamericana radicatasi di recente in Italia. Dobbiamo rafforzare la presenza economica dell'Italia nei paesi dell' AL e dei paesi dell'AL in Italia.

Dal punto di vista operativo come pensate di mettere in pratica questa nuova strategia?

Noi come Italia e anche come paese membro della UE vogliamo impostare questo rapporto sulla base della reciprocità, per un mutuo beneficio, mettendo a disposizione il nostro sistema p roduttivo, il nostro sistema dei servizi, le nostre esperienze e le nostre migliori conoscenze. Ci considerano un paese che ha una relativa forza economica ed anche una relativa forza politica, non soltanto in ambito europeo, ma anche in ambito mondiale e questa forza deriva anche da una sensibilità che abbiamo per gli interessi degli altri. Va infatti sottolineato che la nostra collaborazione, anche in campo economico, poggia sempre sulla risposta alla domanda di quale sia non solo il nostro interesse, ma anche e soprattutto quello del nostro paese interlocutore. Come è noto, in America Latina c'è una presenza molto forte di comunità italiane ed anche grazie a questo, noi abbiamo l'ambizione o la presunzione di avere una particolare sensibilità per gli interessi e le esigenze dei paesi dell' AL e per questo vogliamo mettere a disposizione il nostro sistema.

Noi siamo un paese che non ha una grande forza sistemica, ma ha come caratteristiche la creatività e l'iniziativa individuale. Il famoso “made in Italy” è il risultato di questo. Ora, per come è diventato il mondo, si regge meglio la competizione in ambito mondiale se si è più sistemici e se si realizzano aggregazioni in campo commerciale e bancario. L'Italia si sta appunto muovendo in questa direzione. Accanto a questo, l'Italia ha praticamente in tutti i paesi dell'AL una buona rete, sia diplomatica, che delle Camere di Commercio e dell'ICE, la cui presenza è stata rafforzata. Poggiandoci su questa rete, noi cercheremo di individuare nelle relazioni con i singoli paesi le aree di interesse specifico dove noi possiamo mettere a disposizione le nostre “best practices” nei vari campi.

Nonostante siete stati paese fondat o re e vi siete occupati dell'AL come area d'interesse, dopo l'ingresso della Spagna vi siete ritirati. Que-

Noi abbiamo promosso una riunione congiunta con tutti gli Ambasciatori dell'AL qui al Ministero del Commercio Internazionale perchè volevamo dare il segnale che noi siamo

P e rché avete promosso una riunione congiunta con gli Ambasciatori latinoamericani?

consapevoli ovviamente dell'importanza delle relazioni bilaterali per il rafforzamento delle relazioni economiche e commerciale, ma è altrettanto importante la dimensione regionale. L'approccio regionale sta acquisendo importanza in AL in parallelo alla crescita economica ed allo sviluppo dell'area. Non per caso si affermano organizzazioni regionali quali il Mercosur, la Comunità Andina, e quella del Centro America. Noi con questa riunione abbiamo voluto dare prova che anche sul piano bilaterale è molto importante che l'Italia, anche per conto dell'UE, tenga in considerazione questa dimensione regionale dell'AL. Abbiamo ricordato agli Ambasciatori che noi abbiamo una serie di istituti e di enti preposti alla internazionalizzazione, i quali hanno illustrato la loro attività e le loro caratteristiche. Oltre a quelli già menzionati, vorrei citare la Simest, che è una società finanziaria, che tra i diversi strumenti gestisce anche un fondo di venture capital mediante il quale si può intervenire col 49% del capitale in un investimento, la SACE, società pubblica per le assicurazioni, l'ABI, che associa il mondo bancario. Noi stiamo sollecitando al mondo finanziario una maggiore presenza nell'AL dopo questo temporaneo ritiro. Con tutti questi soggetti abbiamo proposto agli Ambasciatori di predisporre ed indicarci i loro programmi di sviluppo, magari evidenziando le priorità dove si ritiene che si possa dare un valido contributo.

Questo è un cambio da parte dell'Italia, normalmente si studiavano a tavolino i modelli di cooperazione - sviluppo a favore dell'AL. La trasmetterete in ambito UE questa sinergia di sviluppo, che potrebbe essere la chiave di volta delle relazioni UE-AL, cosa ne pensa? Penso che sia cosi, questo è oggi possibile e va anche seguita questa strada perchè il grado e la vitalità dello sviluppo raggiunto dall'AL ci consente e ci chiede questo. Nel passato c'è stato in effetti questo approccio della programmazione a tavolino, probabilmente perché non percepivamo ancora gli stimoli vitali che invece oggi vengono dall'AL stessa. Il rapporto ora è


Italia-AL y Caribe PanAL

bilaterale, non può essere unidirezionale di sostegno, perché è dettato dall'interesse reciproco. Sarà positivo e bene accolto da tutti che ci sia un forte aumento di società miste in AL nonché investimenti reciproci.

Come percepite la regione Latinoamericana? L'AL dispone di ricchissime materie prime e di grandissime potenzialità in un campo di importanza fondamentale, come quello delle cosiddette energie rinnovabili, nonché di una eccellente esperienza e cultura del lavoro. Ho ricordato solo 3 grandi aspetti: materia prime, energia rinnovabile, grande esperienza nella cultura del lavoro. Tutto questo fa del continente uno dei co-protagonisti dello sviluppo futuro e delle ambizioni che l'umanità nutre per affrontare con successo le grandi sfide del futuro, da quelle della stabilità politica generale a quelle della stabilità ambientale ed economica.

La visita del Ministro degli Affari Esteri del Perù cosa significa per l'Italia e per il suo Ministero. Questa visita è emblematica per questo rilancio generale di rapporti tra l'Italia e l'AL. È emblematica perchè prima della visita del Ministro di Affari Esteri del Perù in Italia c'è stata a gennaio la visita del Ministro D'Alema in Perù ed è stata la prima dopo qualche decennio, é molto significativo che questi giorni ci sia il Ministro a Roma ed è molto significativo che questa visita del Ministro coincida con questa riunione con gli Ambasciatori dell'AL.

Il Ministro Garcia Belaúnde ha proposto due settori d'investimento nell'AL da parte dell'Italia ed

in part i c o l a re nel Perù: le infras t ru t t u re e l'energia rinnovabile, quale sarà la risposta italiana?. Circa il primo settore posso evidenziare il forte interesse da parte italiana al comparto delle infrastru t t u re. Le aziende italiane possiedono capacità progettuali e tecniche tali da aver consentito loro di essere presenti in quasi tutto il mondo, specialmente in America Latina, attraverso la realizzazione di grandi opere infrastrutturali, ponti, autostrade, gallerie, strade ferrate etc. Le nostre aziende sono in grado di concorrere ai più importanti progetti infrastrutturali; nostro auspicio è quello di poter sempre più partecipare ai processi di ammodernamento di paesi come il Perù, non aspettiamo altro che essere chiamati per continuare a dare il nostro contributo alla crescita di paesi amici. Quanto all'energia rinnovabile, oltre a confermare quanto sopra detto, posso aff e rm a re che per l'Italia il settore rappresenta la scommessa dell' oggi. Una scommessa che dobbiamo e vogliamo vincere, e va vinta oggi perché è sul nostro futuro che andranno ad incidere le scelte di oggi. Quella dell'energia rinnovabile è una scelta dovuta, che noi stiamo affrontando con massimo senso di responsabilità e nel rispetto delle istanze di crescita dei paesi ancora fortemente legati e dipendenti dalle fonti energ etiche tradizionali.

Ritiene che il Perù sia un paese attrattivo per gli investimenti esteri? Ha la solidità economica e la sicurezza giuridica richiesta nei canoni europei?

Il Perù ha ormai imboccato un percorso di solida crescita economica e politica ed è questo il messaggio che occorre trasmettere agli investitori esteri, assicurando loro che alla base di tutto sussiste una forte certezza del diritto. Non sono pochi gli sforzi che negli ultimi anni sono stati fatti per “costruire” un Paese che oggi non ha nulla da invidiare ad altri. E' nostra intenzione collaborare con le autorità peruviane affinché il Paese possa essere conosciuto in Italia come ricco di opportunità per le nostre imprese, specie se piccole e medie. Sarà questo uno degli obiettivi centrali del Forum Italo-Peruviano preannunciato dal Ministro Garcia Belaunde in occasione della visita al Ministero.

Part e c i p e rete a Perù 2008, al Foro economico, che aspettative avete?. Lavoreremo perchè l'UE definisca la stipulazione di accordi di associazione con l'America Centrale, con la Comunità Andina e con il Mercosur. Sono accordi che non si limitano al settore commerciale strettamente economico, ma sono accordi di associazione e noi stiamo lavorando perchè a questo si giunga quanto prima e anche in quest'ottica lavoriamo affinché il vertice Perù 2008 sia di grande risonanza e di grande contenuto e successo. Vorrei aggiungere che l'Italia lavora perchè si vada avanti anche con il negoziato DDA dell'OMC, è un obiettivo che segna diversi rallentamenti, sappiamo che ci sono appuntamenti elettorali che condizionano, noi tuttavia lavoriamo perchè si vada avanti per quella strada. Come dicevo all'inizio, la complementarietà tra le varie aree e sistemi economici è la condizione per il progresso di tutti. Infatti, per come è il mondo oggi, lo svantaggio di uno non è più vantaggio per un altro né viceversa, è svantaggio per tutti. ●

19


20

PanAL Italia-AL y Caribe

LE NEGOZIAZIONI MULTILATERALI E MINILATERALI intervista a Leonardo Schiavo Capo di Gabinetto del Ministro Emma Bonino Funzionario europeo di carriera, distaccato al Ministero del commercio internazionale per occuparsi dei temi europei, ha lavorato alla Commissione europea nella Direzione generale rapporti esterni, ha fatto parte del Gabinetto dell'allora Commissario Emma Bonino e dell'Alto Rappresentante della politica estera delle Comunità Europee, Javier Solana.

Che paese è l'Italia? L'Italia non è solamente un paese del G-8, ha una gran proiezione imprenditoriale, una dinamica di esportazione che è molto importante per la sua crescita. In questa stagione di crescita limitata una buona part e della crescita dell'attuale Pil è conseguenza di un incremento delle esportazioni. È un momento interessante per l'Italia ed importante per le dinamiche economiche del paese. Un momento di grande sviluppo delle relazioni commerciali e di investimento con gli attori del panorama internazionale come Cina, India e coi paesi esportatori di materie energetiche come Russia, Paesi del Golfo, Venezuela. Quale è la posizione del MCI in merito ai negoziati tra l'Unione europea e la Comunità Andina, l'America Centrale e il MERCOSUR? È molto positiva e diamo il nostro appoggio alla Commissione per negoziare gli accordi bilaterali o multilaterali ed anche per la definizione dell'Agenda di Doha. Questa è la posizione politica. D'altra parte sappiamo che ci sono differenze tra le concessioni nel quadro agricolo del negoziato multilaterale wto e il negoziato minilaterale col Mercosur. Bisogna dire che i negoziati col mercosur, nella mia opinione, sono stati resi piuttosto complicati dall'adesione del Venezuela. Questo paese non è un attore secondario, ha le sue esigenze particolari, le sue caratteristiche economiche, è un importante produttore di petrolio. D'altra parte, l'Agenda di Doha è un processo complicato anche dalle elezioni politiche in Europa e negli Stati Uniti. Ora che il Venezuela si è ritirato della Comunità Andina sarà più facile arr i v a re ad un soddisfacente negoziato con l'Unione europea?

Bisogna sperare che il ritmo dei negoziati si acceleri e soprattutto che i processi di presa di decisione siano molto più rapidi e a misura di quanto succede nel mondo reale

È verità che ora la can è più omogenea nella sua realtà economica, ma abbiamo anche il negoziato per una zona di libero commercio con l'America Centrale. Abbiamo un mondo economico e di relazioni commerciali che si è regolato non sempre maniera universale. Aspettiamo i risultati dei negoziati commerciali multilaterali. Ci sono troppi attori ed interessi affinché il negoziato possa arrivare ad ottenere il massimo dei risultati possibili per quanto si riferisce alle liberalizzazioni. Da ciò, tutti dobbiamo accettare un livello di liberalizzazione sufficiente nella cornice dell'omc, così come una serie di accordi bilaterali o minilaterali di zone di libero scambio. È quanto sta succedendo e credo che i paesi che hanno relazioni più vicine, sia culturali, o commerciali o di maggiori interessi reciproci negli investimenti, di sviluppo delle relazioni bilaterali, potranno intensificarli e svilupparli in maniera soddisfacente. I nordamericani lo fanno da sempre. Allora bisogna essere più pragmatici? Si, bisogna essere più pragmatici. Il ritmo del commercio e di quella che noi chiamiamo ora convenzionalmente la globalizzazione è più rapido dei negoziati diplomatici, segue i movimenti delle imprese, degli attori dell'investimento, dei

grandi attori dell'economia mondiale, dei mercati finanziari. La cosa migliore che possiamo fare è non creare ostacoli e lasciare che le relazioni economiche si sviluppino, noi dobbiamo creare una cornice di accordi, di leggi. I problemi di sicurezza come i temi dell'Iran, della Corea del Nord o i problemi generati da attori non statali come i terroristi. Sono tutti problemi che richiedono tempo, processi diplomatici e politici e richiedono anche da lontano processi di analisi interna o a medio termine. Invece i rapporti economici si mobilitano molto più rapidamente, lo stesso gli imprenditori, le imprese fanno cose fantastiche, evidentemente la tecnologia è una specie di fast track, se la paragoniamo con le altre attività economiche. Allora, per i legislatori e i diplomatici, il compito è di grande importanza. Conoscendo i tempi di Bru x e l l e s , per quando avremo gli accordi con l'America Latina? Dovremmo già avere l'accordo col MERCOSUR, ogni anno diciamo che è l'anno decisivo, ma ci sono sempre problemi od ostacoli. Sottolineo che ci sono a volte alcuni termini tanto lunghi da risultare completamente irrazionali. Stiamo finendo un negoziato di una zona di libero commercio coi Paesi del Golfo che ha richiesto quindici anni, è un tempo completamente assurdo se lo paragoniamo ai tempi dei commerci e degli imprenditori. Da quando abbiamo incominciato il negoziato, quindici anni fa, ad oggi quei paesi sono completamente diversi, uno di essi non esiste oramai, altri hanno cambiato totalmente la loro immagine economica, sociale, etnica, per esempio Dubai. C'è allora chiaramente un spazio, che non è fisiologico a livello temporaneo con i ritmi dei negoziati multilaterali sia dell'Unione europea o dell'omc. Bisogna sperare che il ritmo si acceleri e soprattutto che i processi di presa di decisione siano molto più rapidi e a misura di quanto succede nel mondo reale. ●


Italia-AL y Caribe PanAL

MISSIONI ITALIANE IN AMERICA LATINA di Pietro Celi Direttore delle Americhe - Ministero del Commercio Internazionale

L

a visita di Stato svoltasi in Brasile il 26 e 27 marzo 2007 dal Presidente del Consiglio Prodi, accompagnato dal Sottosegretario agli Affari Esteri Donato di Santo e dal Sottosegretario per il Commercio Internazionale, Milos Budin, ha dato un forte impulso ai già cordiali rapporti tra Italia e Brasile. Nel corso della visita il Presidente Lula ed il Presidente Prodi sono stati firmati tre accordi. Il primo, sottoscritto dalla SACE e il Banco do Brasil, prevede l'apertura di una linea di credito di cento milioni di dollari, sostenuta con una copertura assicurativa dall' ente italiano, e destinata dall'istituto bancario brasiliano all'acquisto di macchinari italiani da parte di piccole e medie imprese brasiliane. Il secondo, firmato dal Sottosegretario Di Santo e dal Ministro degli Esteri Amorim, prevede l'impegno congiunto dei due paesi nella cooperazione con i paesi terzi. Il terzo, firmato dall'Amministratore delegato dell’ ENI Paolo Scaroni e dal Direttore della Petrobras, Paulo Roberto Costa, prevede la collaborazione delle due imprese nel settore dei biocombustibili e delle energie rinnovabili.

Nel quadro del cordiale colloquio tra i due presidenti, uno degli argomenti di particolare interesse è stato quello del potenziamento delle infrastrutture brasiliane; in particolare, per far fronte al costante aumento del numero di passeggeri, è stata evidenziata la necessità di creare una nuova linea ferroviaria ad alta velocità tra Rio de Janeiro e S. Paolo a supporto del sistema di trasporto aereo. In merito al modello di integrazione regionale dell' America del Sud, il Presidente Lula da Silva ha confermato i risultati positivi conseguiti attraverso l'intensificarsi di accordi bilaterali all'interno dell'area latinoamericana. L'incontro è terminato con la dichiarazione congiunta dei due Presidenti nella quale si ribadisce l'intenzione di innalzare il partenariato commerciale tra Italia e Brasile e di facilitare la realizzazione di progetti in settori di interesse comune quali lo sviluppo delle energie rinnovabili, gli accordi commerciali in ambito OMC o ancora la tutela dell'ambiente. Successivamente il Presidente Prodi ha proseguito la missione ufficiale in Cile dove ha incontrato la Presidente Bachelet. La visita, svoltasi nella giornata del 28 marzo, segue quelle realizzate dal Ministro degli Esteri D'Alema, lo scorso dicembre, e quella in gennaio del Presidente della Camera dei Deputati, Fausto Bertinotti. Sono state sviluppate le seguenti tematiche.

Sul piano politico bilaterale è stata evidenziata la disponibilità italiana, in qualità di membro del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, per una collaborazione nel quadro delle attività dello stesso organo. Relativamente alle relazioni economiche, è stata riscontrata una crescita dell'interscambio commerciale italo -cileno che ha beneficiato anche dell'entrata in vigore dell'accordo di associazione tra Cile e UE. E' stata inoltre auspicata una riduzione dello squilibrio tra esportazioni cilene ed italiane, che attualmente vedono prevalere le prime con un rapporto di 4 a 1. Particolare interesse da parte cilena è stato manifestato nei confronti di investimenti italiani nel campo delle energie rinnovabili, con particolare riferimento ai settori idroelettrico e geotermico. Parimenti, da parte italiana il Presidente Prodi ha evidenziato il forte interesse italiano al prossimo lancio di un programma da parte del Governo Bachelet, di grandi lavori pubblici stimato oltre i 2000 milioni di dollari. Parallelamente alla visita del Presidente Prodi, il Sottosegretario al Commercio Internazionale, Milos Budin, ha partecipato ad un seminario sulla collaborazione industriale Italia - Cile organizzato dall'Istituto del Commercio Estero, a cui hanno partecipato trenta imprenditori italiani, in missione in Cile per promuovere azioni di collaborazione industriale, e rappresentanti di aziende italiane operanti in Cile. Il Sottosegretario Budin ha poi incontrato il Sottosegretario alle Miniere e all'Energia, Signora Marisol Amarena, con la quale è stato ribadito l'interesse per il r a ff o rzamento della cooperazione energetica, riconoscendo una valenza strategica all'Enel, presente sul territorio con 2 centrali idroelettriche e alcune concessioni geotermiche. Con il Vice Presidente Esecutivo di Corfo, Carlos Alvarez, è stata presa in esame l'ipotesi dell'investimento diretto in Italia da parte di società cilene del settore distribuzione e/o agro a l i m e n t a re. Ciò consentirebbe di riconoscere all'Italia il ruolo di “piattaforma” europea e garantire alle merci cilene dei canali preferenziali di distribuzione. Il Sottosegretario Budin ha infine incontrato il Sottosegretario all'Economia, Signora Ana Maria Correa con la quale sono state approfondite tematiche, di particolare interesse per il Governo Bachelet, legate ai modelli di sviluppo italiano in tema di PMI, con particolare riferimento agli strumenti legislativi e al sistema creditizio di appoggio. ●

21


22

PanAL Italia-AL y Caribe

QUANTE “FERRARI” PUO’ COSTRUIRE L’AMERICA LATINA ? di Isabel Recavarren Malpartida

L

e risorse naturali sono una benedizione per un paese, però l'ingegno degli uomini è un valore che non ha confini nel tempo. Basta un'idea, cre d e rci e farla diventare una passione per completare la vocazione di una vita, che può diventare un pro d o t t o simbolo o un simbolo di un paese. Questo è la Ferr a r i . Molte cose si sono scritte su questo simbolo e guard a ndolo dall'angolo latinoamericano viene da chiedersi: quante “Ferrari” possono crearsi in America Latina? Beninteso che non si parla del prodotto in sé, ma di quanto di intrinseco c'è dietro questo prodotto: idea, passione, identità, continua innovazione e tanto lavoro artigianale. Se l'Italia ha un simbolo questo è la Ferrari che ha superato il tempo ed il suo ideatore. Costituisce un modello di successo che ha fatto grande Italia nel mondo, può costituire uno stimolo per credere in una passione, farla realtà e diventare non solo importante per il suo cre a t o re bensì per i lavoratori che si sentono identificati ed orgogliosi di lavorare per questo m a rchio. Per l'Italia la Ferrari è un fenomeno di unità t e rritoriale, quasi come il calcio, però a questo si aggiunge una classe che conferma ancora questo paese come la m i g l i o re sartoria al mondo. Nata a Modena, da Enzo Ferrari (morto nel 1988), che nel 1929 fonda la Scuderia Ferrari per far part e c i p a re alle competizioni automobilistiche i propri soci con vetture Alfa Romeo e nel 1938 divenne Dire t t o re di Alfa Corse. Nel 1939 si stacca dall'Alfa Romeo e fonda, presso la vecchia sede della Scuderia, l'Auto Avio Costruzioni Ferrari che lavorò per la Compagnia Nazionale Aeronautica di Roma, la Piaggio e la RIV. In realtà la sua principale attività divenne la produzione di rettificatrici oleodinamiche. La sua Azienda realizzò una vettura sportiva -nonostante l'impegno di non concorrenza con l'Alfa Romeo-, la spider 8 cilindri 1500 cm3 (o la 815) la quale part e c i p ò alla Mille Miglia del 1940. La Seconda Guerra Mondiale mette fine ad ogni attività sportiva. Dopo la fine del conflitto si progettò e si costruì la prima vettura Ferrari, la 125 sport, 12 cilindri, 1500 cm3 che debuttò sul Circuito di Piacenza nel 1947 e due settimane dopo vinse il Gran P remio di Roma, è l'inizio. I suoi finanziatori in una Italia che rinasceva dopo la Seconda Guerra Mondiale sono stati gli industriali dell'epoca. Il marchio ha un'origine Modenese, il pilota da caccia Francesco Baracca medaglia d'oro della prima Guerra Mondiale lo aveva dipinto sulla fusoliera del suo aereo. Alla fine del conflitto i genitori di Baracca aff i d a rono l'immagine del Cavallino a Enzo Ferrari che lo assunse come simbolo della Scuderia apponendolo su uno scudo giallo, colore della città di Modena s o rmontato dal tricolore. Il colore rosso è ripreso invece da quello nazionale italiano per le vetture da Gran Pre m i o , stabilito dalla Federazione Internazionale dell'Automobile nei primi anni del secolo scorso. Una costruzione aziendale caratterizzata da una grande identità italiana a misura d'uomo che oggi non è tanto facile tro v a re .

Il resto: Gran Premi, Formula 1, coppe vinte, corse e grandi piloti sono belle perf o rmances che sono importanti in quanto sono il risultato anche di una gestione impre nditoriale attuale anche da parte del suo odierno Pre s i d e n t e Luca di Montezemolo in carica dalla fine del 1991. Però, dietro le gare si cela un grande lavoro artigianale realmente sconosciuto. È difficile in questa epoca dove l'automatismo, l'alta tecnologia prevalgono sulle capacità manuali dell'uomo scoprire una sartoria dell'automobile: Maranello. É realmente una esperienza indescrivibile v e d e re costru i re una Ferrari, pro v e remo a raccontarlo. Maranello è un paese al quale si arriva con una strada a doppia corsia che ha mantenuto una dimensione umana molto confortevole. Il complesso di Maranello è visitato da compratori provenienti dal mondo intero i quali attendono anche due anni per avere la propria Ferrari. Quando si scrive “propria Ferrari” è proprio così, ogni f u t u ro proprietario sceglie il suo colore o i suoi colori della macchina, i colori degli interni, cuoio, camoscio, dettagli impercettibili come le proprie iniziali e questo assemblaggio è curato maniacalmente da tutti quelli che confezionano questo gioiello. Dall'inizio dell'assemblaggio, quando il telaio entra nella “sartoria”: un gran capannone di cinque file, cammina con tutti i suoi componenti e dopo ogni “intervento” si registra la firma dell'autore. Segue un perc o r s o questo “telaio - macchina” dove in ogni fila inizia a pre nd e re forma acquisendo interni, radio, timone, sedili, ruote, il motore è collocato da due specialisti ai quali si aggiunge un braccio robot. Per il resto si vedono solo braccia umane e di tante donne, quasi tutti del paese di Maranello. Per loro é un grande orgoglio lavorare alla Ferrari con un l a v o ro che si tramanda da Padre a figlio. La produzione della Ferrari in quattro modelli è approssimativamente di 5.800 macchine per anno. La parte finale e di verifica si conclude nell'ultima parte delle fila senza nessun tipo di concessione. Tutto dev'essere perfetto e rispondere alla descrizione della scheda della macchina. Una volta superati i controlli di assemblaggio passa alla prova macchina e si vedono girare le vetture dentro lo stabilimento Maranello rombando come nella Formula 1. Tornando alla nostra realtà latinoamericana dove p revalgono dimensioni non a grande scala bensì pro d o t t i di nicchia bisogna tener presente che per essere i migliori non c'è bisogno di inondare il mondo con prodotti invece sì di off r i re prodotti di qualità che mantengano al centro della produzione l'uomo e la sua identità. In America latina abbiamo comprato l'idea che tutto ciò che viene da fuori è migliore senza aver guardato all'interno della nostra cultura e della nostra identità dove si trova una ricchezza unica al mondo perchè appartiene solo a noi e non è imitabile. Nel Perù abbiamo il caso del Pisco, il tessuto della vicuña, la maca, la raffinata cucina riconosciuta nel mondo intero, proviamo a costruire una “ F e rrari” anche in America latina? ●


Italia-AL y Caribe PanAL

L0TTA AI CAMBIAMENTI CLIMATICI intervista a Gianluca Rubagotti Direzione generale per i paesi delle Americhe, Ufficio III Sudamerica, del Ministero agli Affari Esteri L'11 e 12 marzo si è svolto al Comune di Milano - Palazzo Marino - il Semi-nario internazionale sui “Modelli di sostenibilità urbana e piani di gestione integrata dei rifiuti solidi urbani e l'energia”,dove si sono illustrati i programmi sperimentali nel campo della gestione integrata dei rifiuti solidi urbani in alcune città dell'America latina. Questo grazie all'accordo sottoscritto dal Ministero dell'Ambiente e dall'IDRC, The International Develop-ment and Research Centre del Canada. Sono stati presenti Paesi e comunità locali dell'America latina e dei Carabi, fra cui l'Ecuador, il Perù, il Paraguay, l'Argentina, il Brasile e il Messico. Il Comune di Milano con questa iniziativa ha manifestato la chiara intenzione di avviare, come previsto dal Protocollo di Kyoto, per l'America Latina programmi di cooperazione tra città e di tutela dell'ambiente. Intervistiamo Gianluca Rubagotti, giovane diplomatico italiano, PhD in Diritto internazionale dell'economia dell'Università Bocconi esperto di Ambiente.

Perché il fenomeno dei cambiamenti climatici è importante? Negli ultimi anni la comunità internazionale ha preso coscienza della serietà del problema del surriscaldamento della terra e dei cambiamenti climatici che ne derivano. Nel 1992 è stata firmata la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite, seguita, nel 1997, dal Protocollo di Kyoto; due strumenti di diritto internazionale per cercare di ridurre la quantità di CO2 e altri gas ad effetto serra che mettiamo in atmosfera. Questi gas trattengono il calore e le conseguenze per il pianeta possono essere molto gravi: aumento delle temperature, scioglimento dei ghiacci, innalzamento del livello di mari ed oceani, alterazioni delle precipitazioni, incremento fenomeni catastrofici come tifoni. Quale è il ruolo del MAE? Tradizionalmente il settore della tutela dell'ambiente era riservato al Min i s t e ro dell'Ambiente, ma ora è cresciuta la consapevolezza che ad un fenomeno globale serve una risposta più articolata. Il MAE oggi è attivamente coinvolto nella lotta ai cambiamenti climatici: un ufficio della Direzione Generale per la cooperazione economica, un ufficio della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo, e in generale una maggiore attenzione al tema nell'ambito sia degli incontri bilaterali sia nei consessi multilaterali.

Oggi il Ministero agli Affari Esteri è attivamente coinvolto nella lotta ai cambiamenti climatici

Che cosa è il CDM? Il Clean Development Mechanism (CDM) è un meccanismo di mercato previsto dal Protocollo di Kyoto, con lo scopo di garantire maggiore flessibilità agli Stati che devono ridurre le proprie emissioni di CO2 in atmosfera. In altre parole, un'impresa che dovesse affrontare costi molto alti per attuare in un Paese sviluppato misure di riduzione delle emissioni, potrebbe investire in un Paese in via di sviluppo, dove i costi sono verosimilmente inferiori, ed ottenere in cambio crediti di riduzione delle proprie emissioni da utilizzare per raggiungere gli obiet-

tivi stabiliti dal Protocollo di Kyoto. E' una situazione favorevole sia ai Paesi sviluppati, che possono ottenere le riduzioni a costi inferiori, sia per i Paesi che accolgono tali progetti, perché attirano investimenti e tecnologia d'avanguardia. Quali sono le conseguenze per l'America Latina? L'America Latina contribuisce in minima proporzione al fenomeno solo il continente africano produce meno emissioni-, ma è destinata a subirne le conseguenze in maniera ben più significativa. Gli studi più recenti sugli impatti dei cambiamenti climatici prevedono una situazione di frequenti fenomeni di disastri naturali, impoverimento ed inaridimento del suolo, deforestazione, ed un impatto generalmente negativo su società ancora in gran parte dipendenti da un'agricoltura condotta con mezzi obsoleti. Ci sono opportunità per le imprese italiane ed europee? Certamente. Questo seminario ha dimostrato che il settore della raccolta e della gestione dei rifiuti può fornire ampie possibilità di investimento. Fra i progetti in cui la tecnologia italiana ha svolto un ru o l o significativo, vale la pena di citare la costruzione di centrali idro e l e t t r i che, nonché di grandi impianti di captazione del biogas da discarica con generazione di energia elettrica. L'intero continente Latinoamericano sembra avere bisogno di impianti di questo genere, e l'esperienza delle nostre imprese è conosciuta ed apprezzata. Ci sono poi altri settori che devono ancora essere esplorati: le costruzioni, ad esempio, non sono riuscite, ad oggi, ad attrarre investimenti per progetti che ricadano nel CDM. Anche nei trasporti, soprattutto a livello urbano, ci sono ampie possibilità di investimenti ambientalmente compatibili, ed infine la gestione delle grandi foreste, con progetti specifici di riforestazione, magari con il coinvolgimento delle comunità locali. ●

23


24

PanAL Dossier GUARDANDO AL VERTICE EULAC 2008: PERU’

LA PATATA PERUVIANA: UN TESORO DEL PERU’ PER IL MONDO di Miguel Ordinola Coordinatore Generale del Progetto INCOPA

L

a patata è una delle coltivazioni alimentari basilari del mondo. Nel caso peruviano, la patata è la principale coltivazione dei piccoli produttori delle Ande per i quali è un'importante alimento e fonte di entrate. Ma è anche molto importante per la popolazione urbana, perché questo tubero millenario fornisce nutrizione e varietà alla dieta giornaliera. La Culla della Patata

L'origine delle patate coltivate risale alle varietà native sviluppate dagli agricoltori precolombiani a partire da specie che crescevano allo stato silvestre. L'evidenza archeologica situa i primi indizi della coltivazione attorno al lago Titicaca, circa 7.000 anni fa.

bassa produzione, che si usa essenzialmente per autoconsumo, la gran maggioranza dei consumatori urbani, non arriva a conoscere né cinque di queste varietà native. Non possono così consumare una ricchezza culinaria preziosa per il suo valore nutrizionale e culturale. Le analisi scientifiche hanno determinato che la gran maggioranza delle papas nativas possiedono migliori caratteristiche nutrizionali delle patate commerciali che, in generale, ricevono un'alta dose di prodotti agro-chimici durante la crescita. Così, le varietà gialle hanno un alto contenuto di vitamina C, quelle pigmentate di rosso o porpora contengono sostanze con effetti anticancerogeni, come antocianine e flavonoidi, quanto più scura offusca è la polpa, maggiore la quantità di antiossidanti.

Un recente articolo scientifico afferma che ci fu un punto di origine unica delle patate coltivate, al nord del lago Titicaca, nel sud peruviano. David Spooner botanico del Servizio di Ricerca Agricola degli Stati Uniti, che lavora nell'Università del Wisconsin, ed i suoi collaboratori dell'Istituto Scozzese di Ricerca sulle Coltivazioni, hanno effettuato varie analisi genetiche di specie silvestri e varietà native, raccolte sulle Ande, per approdare a questa conclusione. La patata fu coltivata dalla donna, mentre l'uomo si dedicava alla caccia e la pesca. Il parola “patata” è di origine quechua e significa semplicemente tubero.

Oltre alle sue straordinarie qualità nutritive, le patate native emergono per la diversità straordinaria di forme, colori della buccia e della polpa, sapori e consistenza. Le polpe sono bianche, gialle, rosse, azzurre, arance e violacee ed in molti casi formano combinazioni vistose ed uniche.

La patata è una pianta alimentare che ha avuto influenza sulle culture più antiche della storia peruviana. I primi abitanti del Perù non realizzarono solo un lavoro arduo per addomesticarla e selezionarla, ma svilupparono conoscenze e tecnologie, ampiamente diffuse nella zona alto andina.

La patata è una delle coltivazioni alimentari più importanti nel mondo di oggi. È un esempio molto buono di come, combinando fattori agro-ecologici con manodopera efficiente, si può ottenere un prodotto di alto valore alimentare. Non vi è altra coltivazione alimentare che produce tanta energia e proteina per ettaro come la patata!

La biodiversità più ricca del mondo. Le varietà di patate addomesticate dagli antichi peruviani furono chiamate papas nativas. Costituiscono una preziosa eredità dei paesi preincaici che le selezionarono per il loro gradevole sapore, per la resistenza alle condizioni avverse del clima della catena montuosa, caratterizzato da frequenti gelate e siccità. Oggi, esistono in Perù più di 3.000 varietà di queste patate ancestrali. Sono uniche nel mondo perché, per via di una combinazione di fattori geografici, climatici e agro-ecologici, non si possono coltivare in altre latitudini. La gran maggioranza delle papas nativas si coltiva al di sopra dei 3.800 metri di altezza, dove nessuna altra coltivazione prospera. A questa altitudine la forte radiazione solare ed i suoli organici offrono condizioni naturali speciali affinché le varietà si coltivino senza usare fertilizzanti chimici. Tuttavia, a causa delle difficoltà di accesso al mercato e ad una

Un Alimento Efficiente e Versatile

Il valore nutritivo della patata è eccellente. Contrariamente a quello che si crede, ha un contenuto di calorie relativamente basso. Una patata di cento grammi possiede 90 calorie e 14% di vitamina C (la metà delle necessità giornaliere di una persona adulta). Contiene, inoltre, 560 mg di potassio; 50 mg di fosforo; 9 mg di calcio; 7 mg di sodio; 0.80 mg di ferro e 20.9 mg di magnesio. Il suo valore calorico equivale a 85 Kcal (chilocalorie, per ogni cento grammi), molto prossimo a quello delle lenticchie ed il riso, 87 Kcal. È notevole il suo contenuto in sali minerali e vitamine B1, B2 e B6. Esistono molte forme di preparare la patata. La sua versatilità, in quanto ai piatti che si possono ottenere è sorprendente. Una gran varietà di ricette hanno come ingrediente basilare questo nobile tubero. Praticamente non esiste un paese al mondo che non usi la patata in alcuna forma. Il suo sapore percorre e


Dossier

PanAL

Sopra, la biodiversità di patate native; sotto, i Chips colorati naturali.

non sia possibile evidenziare la sua erosione, è possibile constatare la stagnazione della sua produzione ed un pericolo latente di possibile sparizione. In questo contesto sta lavorando il Progetto INCOPA, Innovazione e Competitività per la Patata Peruviana, del Centro Internazionale della Patata (CIP), che si orienta a sviluppare azioni che riescano ad identificare ed approfittare di nuove opportunità di mercato, utilizzando la biodiversità delle patate native ed articolando in migliore maniera i produttori con altri attori della catena produttiva della patata. Si cerca di sviluppare ed applicare meccanismi partecipativi e piattaforme di accordo per generare innovazioni commerciali, tecnologiche ed istituzionali tra i differenti attori della catena, con una stretta messa a fuoco verso la domanda. sorprende il mondo. E' passata dagli umili tavoli degli abitanti andini ai grandi e lussuosi ristoranti. Recentemente, le più prestigiose scuole di cucina nel Perù hanno scoperto nuovi usi delle patate native nella gastronomia e hanno creato squisite ricette che danno un senso differente e moderno alla rinomata cucina peruviana. In ambito internazionale, il forum mondiale di gastronomia Madrid-Fusión ha riconosciuto alla patata peruviana come “uno degli otto prodotti emblematici del cibo internazionale”. Dare Futuro e Valore a questo Tubero Ancestrale È necessario rivalutare questo patrimonio culinario, sfruttando e conservando la ricca biodiversità della patata peruviana. È un compito prioritario promuovere le patate native, affinché i consumatori nel Perù ed all'estero comprendano il valore reale di questo alimento straordinario. Inoltre è necessario preparare la produzione ed il trattamento post raccolto per rispondere ad un mercato che è ogni giorno è più esigente nella qualità del prodotto e nell'organizzazione dell'offerta. L'industrializzazione delle patate native sarà una via importante per dar loro valore aggiunto, modernizzare la loro immagine ed equilibrare l'offerta del prodotto nel mercato. I primi risultati di questo sforzo condiviso sono promettenti: produttori che migliorano le loro entrate sostengono una coltivazione autoctona nelle sue zone di produzione; consumatori che godono la diversità culinaria; ricercatori soddisfatti perché una gran diversità di geni della patata continueranno ad essere accessibili per i lavori di ricerca. Una buona opportunità per coniugare tutti questi sforzi sarà l'Anno Internazionale della Patata che, con l'accordo delle Nazioni Unite, si celebrerà nel 2008. In quel contesto, la patata peruviana sarà al centro dell'attenzione mondiale e potrà mostrare le sue bontà su scala internazionale. Promuovere le innovazioni e rivalutare la biodiversità della patata peruviana Nella catena montuosa peruviana esiste un'ampia biodiversità di patata che non è sfruttata sufficientemente in termini sostenibili. La maggioranza delle varietà di papas nativas sono ignorate. Benché

A tal fine è stato creato l’Enfoque Participativo de Cadenas Productivas (EPCP), un metodo sviluppato dal Progetto INCOPA in Perù, che si orienta ad includere tutti gli attori del processo produttivo della coltivazione, al fine di generare innovazioni che hanno migliorato la competitività della catena produttiva. Nel grafico qui riportato sono indicati dettagli di questo metodo e dei suoi risultati. Si è applicato l'EPCP dall'anno 2002 in due opportunità. La sfida è consistita nell' incentivare l'utilizzazione della biodiversità della patata per sviluppare commerci sostenibili, che possano ridurre le condizioni di povertà in zone rurali. Le differenti attività implementate si sono orientate a dare una “migliore immagine e valore aggiunto” alle patate native, in funzione di nicchie di mercato, cercando stimolarne il consumo. I prodotti commerciali sviluppati in un lasso di due anni di lavoro nelle due applicazioni dell'EPCP sono: >

25


26

PanAL Dossier >Mi Papa, Seleccionada & Clasificada - un prodotto

standardizzato, gestito da un'associazione senza fini di lucro, di recente creazione, formata da persone ed istituzioni del settore per sostenere la commercializzazione di prodotti agricoli con strette norme di qualità. Il “mi Papa” garantisce la consegna di tuberi puliti ed uniformi ed allevia il pesante carico di lavoro degli stivatori del mercato all'ing rosso. Questo prodotto si c o m m e rcializza nel merc a t o a l l ' i n g rosso di Lima. Sopas instantáneas con chuño blanco (tunta) y hierbas aromáticas - prodotto con quattro formulazioni differenti sviluppate con le ricette degli chef delle scuole di cucina che collaborano con INCOPA nella rivalutazione della patata. Questo prodotto è un prototipo che attualmente si sta sviluppando. Chuño blanco (tunta) embolsado - una pre s e n t a z i o n e m o d e rna con ricette di cucina per commercializzare questo p rodotto ancestrale (si veda foto) con gran potenziale culinario. Si vende nell'importante mercato regionale di Arequipa al sud del paese. Lo si sta introducendo in un superm e rcato di Lima che fornisce i settori popolari.

Allievi della scuola di Chef peruviani

piattaforme di attori, settore pubblico, organizzazioni di sviluppo, ricercatori, scuole di cucina, che hanno partecipato all'esperienza attraverso alleanze publicoprivate. Il CIP si sente particolarmente orgoglioso di avere contribuito a questa unione di sforzi che ha ancora molte altre possibilità di sviluppo. Invita il settore pubblico e privato a continuare a formare alleanze ed associazioni che vincolino i piccoli mercati rurali con quelli nazionali ed internazionali, concedendo il riconoscimento dovuto a chi ha reso possibile la conservazione di questa ricca biodiversità, cioè, i produttori alto andini.

Puré Andino - un purè integrale, moderno, naturale e nutritivo, con sapore peruviano ed elaborato con la patata gialla. Si differenzia da altri prodotti simili esistenti nel mercato perché è l'unico elaborato con questa varietà di patata e senza pelarla. Vi è un gran potenziale di esportazione di questo prodotto. Tikapapa - una presentazione esclusiva per commercializzare papas nativas nei supermercati di Lima. Debitamente selezionate ed in una confezione attraente, che permette di informare sulle bontà delle patate native ed i benefici che porta per ambedue, produttori e consumatori. Il prodotto si distribuisce nella principale catena di self-service di Lima. Jalca Chips - una presentazione di chips di papas nativas a colori (potato chips), destinate - in una prima tappa - al mercato internazionale. Le patate native, per l'alto contenuto di materia secca, friggendole assorbono molto meno olio che delle patate fritte convenzionali. Sono vendute al Duty Free dell'Aeroporto Internazionale di Lima.

Questa esperienza dimostra che con questo approccio si può rivalutare questo patrimonio culinario, sfruttando e conservando la ricca versatilità della patata peruviana e generando commerci sostenibili per i piccoli produttori andini ed i differenti attori della catena della patata. Questo lavoro ha favorito allo stesso modo i consumatori (accesso a nuove alternative di consumi), ed ai produttori (accesso a nuove opportunità di mercato). Ugualmente, si sono avvantaggiati i self-service, imprese di commercializzazione,

Il chuño, uno degli alimenti più antichi dell'umanità

La tunta o moraya, anche conosciuta come chuño blanco, è una patata disidratata con metodi tradizionali ed artigianali che sfruttano gli elementi della zona e il rigore del clima dell'altopiano, cioè, le gelate e l'intensa radiazione solare. I colonizzatori andini usano questo metodo da tempi remoti come una forma per conservare ed assicurare il sostentamento. Il chuño blanco, immagazzinato in condizioni appropriate, può mantenersi per tempo indefinito senza alterare le sue caratteristiche. Tuttavia, il suo consumo nelle grandi città è ancora restretto per via di pregiudizi cittadini contro i prodotti autoctoni. Dal 2004, INCOPA ha sviluppato importanti innovazioni per promuovere il consumo di tunta di eccellente qualità in diversi posti del Perù, in confezioni adeguate e con una marchio commerciale. Parallelamente, con la collaborazione di scuole di gastronomia e ristoranti di Lima, si sono elaborati ricettari che usano la tunta come elemento principale per la preparazione di deliziosi piatti della cosiddetta cucina novoandina. Attualmente, con partecipazione delle agroindustrie, si stanno sviluppando formulazioni di zuppe istantanee con tunta ed altri ingredienti andini. ●


Dossier

PanAL

GUARDANDO AL VERTICE EULAC 2008: PERU’

BIODIVERSITA’ DI PAPAS NATIVAS IN SALVO CON LE BANCHE GENETICHE COMUNALIIL MONDO di René Gomez Ricercatore del Cip, specialista in papas nativas

O

gni anno in una data che varia tra maggio e giugno, secondo le condizioni agro-climatiche, la comunità rurale di San José di Aymará, situata nelle Ande centrali del Perù, a 3.850 metri sul livello del mare, si veste a festa. Tra le 1.700 e le 2.000 varietà di “papas nativas”, mostrano i loro succulenti tuberi man mano che i contadini affondano la zappa nelle terra. È il tempo del raccolto annuale delle patate della banca genetica, in situ, che il C e n t ro Internazionale della Patata sostenta per produrre semi sani. Tutte le patate mietute sono libere da malattie che possano portare a diminuire la produzione, mentre serviranno per rivitalizzare i semenzai delle comunità andine che li abbiano perduti per via di cause climatiche, malattie o altri fattori. Il raccolto fa parte dei lavori di recupero di materiali genetici che realizza il Centro Internazionale della Patata, CIP, nei quali si unisce la saggezza antica contadina con la scienza e la tecnologia di avanguardia, per conservare ed utilizzare la biodiversità della patata ed altre radici e tuberi andini. Molti campioni di queste patate libere da virus sono consegnati alle comunità andine che hanno perso il materiale per la semina, a causa di fattori come clima avverso, catastrofi naturali o problemi sociali come la violenza che distrusse a molte comunità durante gli anni '80. Fino ad oggi, 38 comunità alto-andine del Perù si sono avvantaggiate con più di 3.000 campioni di papas nativas. Le varietà coltivate in Aymara provengono dalla banca genetica che il CIP custodisce in base a un accordo con la FAO e la comunità internazionale che garantisce che queste siano offerte liberamente per fini di ricerca agricola e miglioramento. Ciò a patto che chi li riceve decida di mantenere il materiale genetico come un bene pubblico, senza restrizioni di proprietà. La banca custodisce più di 6.000 campioni di patata, tra native e silvestri - cioè gli antenati della patata - più di 5.500 di camote più di 1.600 di nuove radici e tuberi andini. Sebbene la maggior quantità di patate della banca del germoplasma provenga dal Perù. In totale sono custodite campionature raccolte in 12 paesi dal continente americano. In questo modo, inoltre, si preserva per i posteri il ricco tesoro genetico che rappresentano queste patate che per più di 10 mila anni hanno costituito parte importante della dieta delle popolazioni andine. Il lavoro per debellare le malattie che si sta realizzando permette di migliorare la qualità del seme, per ciò le patate potranno essere seminate per molti anni e rimpiazzare quelle di qualità deteriorata che diminuiscono i rendimenti dei raccolti a causa alle malattie. I semi sani duplicano e triplicano i rendimenti dei semi infettati o "stanchi." Uno degli obiettivi di questi lavori con le comunità rurali è lo stabilimento di "appezzamenti di conservazione" di papas nativas, così in diversi posti delle Ande, habitat naturale di queste patate, esistono "banche genetiche". Importanza delle Patate Native

Le patate native possiedono straordinari colori, forme e sapori. In America Latina esistono più di 4.000 varietà e solo nel Perù se ne coltivano 3.000. Sono seminate in appezzamenti misti dove possono trovarsi fino a 50 varietà differenti. Si tratta, in realtà, di una strategia di sopravvivenza perché in questo modo i contadini si

difendono contro la perdita dei raccolti: per esempio, se una piaga o fattori climatici attaccano una varietà, non si perderà tutto il seminato perché qualche varietà resistente riuscirà a sopravvivere. Questa pratica agricola ha dato luogo ad una serie di tradizioni ed abitudini. Ogni varietà ha un uso ed un significato differente. I nomi che di ogni varietà costituiscono la migliore dimostrazione dell'intima relazione della patata con la vita quotidiana delle popolazioni andine. Per esempio, la patata Lunchuy Wagachi, significa che fa piangere alla "nuora", perché fino agli anni '40 era usata per sapere se la fidanzata sarebbe stata una buona moglie, se fosse stato possibile pelarla senza rompere la buccia. La Wara Suru si chiama così perché paragona la bacchetta di comando del varayoc o sindaco della comunità rurale. Puma Cachi significa artiglio di puma, Kuntur Warmi, donna condor e così in una successione infinita di nomi, leggende e miti che sono sopravvissuti al passare del tempo. Un altro obiettivo di questi lavori del CIP è trasformare le patate native e le radici e i tuberi andini in una fonte di generazione di entrate per gli agricoltori, in generale contadini molto poveri che attualmente producono queste coltivazioni per autoconsumo. In questo senso, si fanno importanti passi per la formazione di alleanze strategiche tra produttori ed impresari, che contemplino e rispettino il diritto delle comunità native ad avvantaggiarsi dell'eredità biologica. Il Parco della Patata Oltre ai lavori che realizza INCOPA, si sta lavorando strettamente col Parco della Patata, una delle poche iniziative di conservazione al mondo, dove la gestione e protezione delle risorse genetiche e delle conoscenze tradizionali sulla salute, alimentazione ed agricoltura è amministrata dai contadini stessi. Posto nella Valle Sacra degli Inca, a Cusco, il territorio del Parco abbraccia più di 12.000 ettari tra i 3.150 e 5.000 metri di altezza, ed ospita sei comunità quechua, alcune delle quali si sono scontrate vari anni per litigi legati alle terre, fino a che l'Associazione Quechua-Aymara per le Comunità Sostenibili (ANDES), le ha riunite in un progetto comune di conservazione. Nel dicembre del 2004, il CIP ed il Parco della Patata hanno firmato un accordo per promuovere la coltivazione, uso e conservazione delle grandi varietà di papas nativas del Parco. Oltre alla ricerca scientifica, il CIP garantisce che le conoscenze autoctone e le tecnologie ereditarie, vincolate alla coltivazione della patata rimangano sotto la custodia delle comunità e non siano oggetto di reclami per diritti di proprietà intellettuale da parte di terzi. Il Centro Internazionale della Patata ha restituito al Parco della Patata 246 varietà di papas nativas, libere da virus, che stanno esprimendo una produttività del 30% superiore a quelle dei tuberi che non sono stati sottomessi a questa depurazione. Parallelamente, specialisti del CIP - usando avanzate tecniche molecolaristanno studiando le patate native del Parco, perché vi sarebbe la possibilità che questo divenga un centro secondario di origine del tubero. Il Parco ospita circa 600 varietà native di patate. La grande maggioranza non è uscita mai da questo habitat. ●

27


28

PanAL Dossier

GUARDANDO AL VERTICE EULAC 2008: PERU’

L’ATTIVITA’ PRODUTTIVA DEL PERU’L intervista a Rafael Rey Ministro della Produzione

I

l Perù ha optato per la modernizzazione, l'inclusione sociale, la governabilità, istituzioni democratiche ed un modello di sviluppo caratterizzato dall'apertura economica e commerciale a tutti i livelli. Sono state implementate politiche con continuità e consistenza che hanno permesso a questo Paese di crescere ininterrottamente nel corso di 7 anni, ad un ritmo annuo del Pil superiore al 6%. L'inflazione media annua è stata inferiore al 2% e da due anni è stato ottenuto un surplus del bilancio pubblico del 2% del Pil. Le esportazioni sono cresciute del 40% circa negli ultimi tre anni. Il Perù ha un rating che lo qualifica come un paese affidabile e sicuro per gli investimenti esteri e per il credito finanziario, pertanto la sua crescita economica potrà ancor più accelerarsi. E così che intervistiamo al Ministro Rafael Rey alla guida di uno dei Dicasteri più importanti del Perù. Quale è lo stato dell'industria nel Perù? In questo momento possiamo dire che vi sono buone prospettive. Il Perù è, fondamentalmente, produttore di materie prime, ci sono eccezioni, certo, ma la sua è un'industria primaria. Quello che abbiamo molto chiaro nel governo attuale è creare delle opportunità perché questa industria crei maggiore valore aggiunto, tanto per il mercato nazionale che per quello d'esportazione. In sintesi in Perù tutto ciò è da fare. È soprattutto un campo straordinariamente buono anche per le sicurezze costituzionali, che ci sono sia per gli investimenti nazionali e stranieri che per le possibilità di investimento in tanti settori. Quali sono questi settori? Tutto quello che sia industrializzazione con valore aggiunto, dai prodotti agricoli dove abbiamo incominciato per esempio ad essere conosciuti nel mondo con l'esportazione di ortaggi, concretamente di asparagi e pomodori, e nella frutta, per esempio, pere, avocado e mandarini. Anche l'industria della pesca è uno di questi settori; come si sa il Perù è, probabilmente, il paese più ricco in idrobiologia. Benché siamo il primo paese esportatore di farina di pesce, abbiamo ancora moltissime possibilità di sviluppo nell'industria per il consumo umano. Negli ultimi anni siamo cresciuti abbastanza, ma c'è ancora molto spazio per sviluppare l'industria alimentare attorno alle risorse marine. Ancora voglio ricordare le possibilità per i grandi investimenti industriali negli impianti per fertilizzanti, petrolchimica o produzione di etanolo. Il Perù è ricchissimo in terre che sono perfette per gli investimenti in questo tipo, l'industria per i combustibili nella zona della selva del paese, ma anche tutto quello che riguarda l'industrializzazione della frutta originaria del Perù che è apprezzata nel mondo.

Che cosa cerca il settore industriale per potere decollare? Tre cose: investimento, investimento ed investimento. Nel mondo di oggi è evidente la mancanza di denaro. Abbiamo il caso della costa peruviana, dove ci sono zone con scarsità di acqua, ma vi sono altre zone dove questa abbonda in valli e fiumi che offrono l'opportunità di realizzare coltivazioni molto importanti. Uno dei problemi della costa è stato, fino a poco tempo fa, il piccolo podere. Dopo la riforma agraria disposta dal Governo militare, inizialmente furono cooperativizzate le terre e posteriormente i beneficiari si divisero in piccoli appezzamenti, che non hanno rendimento perc h é misurano 5 ettari come massimo, non c'è redditività con progetti tanto piccoli. Il successo è consistito, giustamente, in arrivare a realizzare accordi dove o si comprano le terre per giungere a un'estensione redditizia oppure si arriva a costituire imprese con i proprietari di piccoli appezzamenti (parceleros). Si è verificato un rilancio di investimento da parte di chi ha avuto la possibilità di ottenere crediti o chi aveva possibilità economiche per sviluppare un'impre s a . D'accordo coi piccoli produttori della costa, sono state costituite imprese agro-esportatrici di grande successo. Quale è stato il risultato? Sono stati risultati di successo poiché mentre i parceleros sono quelli che forniscono la materia prima, gli investitori hanno il progetto agro - e s p o rtatore, dunque possono finanziarli e fornire assistenza tecnica per le differenti coltivazioni che interessano a loro, tutto questo costituisce un mercato sicuro per i produttori. Questa joint-venture è stata di successo nella costa, la stessa cosa la si può fare nella sierra e nella selva dove non abbiamo più il problema del piccolo podere. Quali norme favoriscono l'acquisto di tecnologia straniera? I paesi industrializzati hanno fonti di finanziamento per facilitare agli investitori l'acquisto di macchinari. Inoltre in Perù abbiamo ridotto i dazi su quasi tutti i beni di capitale e macchinari, ciò per facilitare l'importazione, per rinnovare e propiziare l'arrivo di tecnologia nel settore agricolo. Esiste alcuna politica peruviana per sostenere la creazione di industrie specifiche, quali le agroin dustrie, per produrre per esempio marmellate, succhi? Più che di predisporre una politica, si tratta di cogliere le opportunità di commercio perché vi è mercato nel mondo, si tratta solamente di assumersi il


Dossier

Noi siamo decisi ad ottenere il trattato con l'Ue, consideriamo che negoziare in blocco ha i suoi svantaggi ma ha anche i suoi vantaggi

rischio dell'investimento. Non conosco nel Perù alcun investimento nazionale o straniero che abbia compiuto incursioni nei settori dove vi è mercato mondiale per i prodotti peruviani e che non abbia avuto successo. Fondamental mente quello che manca è il capitale e la conoscenza delle opportunità che esistono nel Perù, è per ciò che mi interessa che attraverso voi queste opportunità possano conoscersi. Quali sono i vantaggi comparativi del Perù? Il gran vantaggio che ha il Perù su un gran numero di paesi è la stabilità economica, la stabilità giuridica e la stabilità politica. Si è avuta una sana crescita del Perù negli ultimi anni. Noi dobbiamo sviluppare il nostro vantaggio comparato che è la nostra produzione nazionale oriunda, la possibilità di sviluppo di prodotti autoctoni che abbia a che vedere col consumo di alimenti naturali, abbiamo una diversità biologica straordinaria.

Può parlarci sullo sviluppo dell’acquicoltura? È una delle linee madri della gestione del nostro Ministero, lo sviluppo massiccio dell'acquicoltura. Il Perù è un paese privilegiato, abbiamo dodicimila specchi d'acqua nella zona territoriale, assolutamente adeguati per lo sviluppo dell’acquicoltura. Per la richezza del nostro mare la maricoltura è anche ad alto potenziale di investimento. Abbiamo condizioni eccellenti per lo sviluppo della trota, della tilapia, di pesci amazzonici come il paiche tra altri, oltre alle conchiglie a ventaglio, gamberetti, etc. Da quanto ho sentito l'offerta esportatrice peruviano - cilena di trota non arriva a coprire la domanda dell'Unione europea. È del tutto possibile, il Cile ha soprattutto sviluppato il salmone e noi abbiamo migliori condizioni per la coltivazione della trota. Nel Perù l'esportazione di trote è all'inizio, il numero di imprese dedicate a questa attività sta tuttavia crescendo. L'Italia ed altri paesi europei importavano pesci del Perù, ma questa importazione si è arenata a causa della “cattiva gestione” da parte dei pescatori tra il momento della pesca e della refrigerazione, che alteravano le sue caratteristiche. Questo stato di cose è cambiato moltissimo in questi ultimi anni, per via di una politica diretta ad assicurare la qualità di tutto il processo dell'industria del pesce. In ciò sì, siamo un modello nella riconversione industriale che si è avuta negli ultimi anni. Inoltre si è avuta una crescita esponenziale dell'industria per il consumo umano ed inoltre siamo entrati nella produzione ed esportazione di prodotti che è quasi sparito nel continente europeo, come la sardina o l'acciuga (anchoveta). Con una risorsa tanto ricca come l'anchoveta si stanno elaborando conserve di “anchoveta tipo sardina” con il permesso dell’o m c, con le stesse caratteristiche della sardina originale, ma anche di acciughe. Questo prodotto è importato dall'Italia. Abbiamo una gran domanda.

PanAL

Che strategia ha il suo Ministero per il p rossimo Vertice Ue - America Latina? L'Europa ha deciso con realismo che un possibile trattato di libero commercio si faccia per lo meno con la Comunità Andina: Perù, Ecuador, Colombia, Bolivia, Cile che si è ha appena ricongiunto. Il Venezuela si è ritirato, ma considero che sia un tema più che altro politico, una decisione del Presidente Chávez. Noi siamo decisi ad ottenere questo trattato con l'Ue, consideriamo che negoziare in blocco ha i suoi svantaggi ma ha anche i suoi vantaggi, quello è una politica molto chiara. D'altra parte non crediamo che per sviluppare le esportazioni peruviane ci sia solo lo strumento del trattato di libero commercio; in realtà Prompex, un'istituzione che promuove le esportazioni, sta facendo entrare le nostre imprese nei differenti mercati. Che tipo di cooperazione spera? Ripeto: investimento, investimento ed investimento. Approfitto di questa intervista per ringraziare in special modo l'Italia per lo scambio di debito contro investimento, approssimativamente circa 78 milioni di dollari. Alcuni giorni fa, durante la visita del Ministro D'Alema, si è firmato un accordo per il quale quel denaro è investito nelle zone più impoverite del Perù in progetti sostenibili di produzione. Quale è la presenza italiana nel Perù? Abbiamo una lunga tradizione di imprese italiane concentrata nel settore alim e n t a re, nell'industria del grano, nella panetteria in generale, in servizi per alimenti. Noi stiamo incominciando ad essere per il mondo una fonte di investimenti di ogni tipo ed a noi c'interessa molto l'arrivo di investimenti. Abbiamo molti vantaggi comparati, il Perù ha un clima straordinario, il nostro clima permette di approfittare di vuoti nel mercato internazionale. Come conseguenza dei cambiamenti climatici, altri paesi non possono produrre la stessa cosa che possiamo produrre noi ed in realtà possiamo produrre quasi durante tutto l'anno una grandissima diversità di prodotti e siamo in grado di fornirli continuamente. ●

29


30

PanAL Dossier

GUARDANDO AL VERTICE EULAC 2008: PERU’

L’ACQUICOLTURA IN PERU’ Ing. Paola Cavero Cerrato Directora general de Acuicultura del ViceMinisterio de Pesquería del Perú

L

’acquicoltura comprende la coltivazione di specie in forma organizzata e tecnicizzata, in ambienti selezionati, contro l lati, naturali, condizionati o artificiali, sia che realizzino il ciclo biologico parziale o completo, in acque marine, continentali o salmastre. Questa attività comprende anche la ricerca ed il procedimento primario di prodotti provenienti di detta attività. In Perù, è aumentato non solo da un anno all'altro il volume del raccolto di risorse idrobiologiche provenienti dall'acquicoltura, ma anche la varietà delle specie. Le esportazioni dei risorse dell'acquicoltura hanno avuto un andamento sostenuto nel periodo 2000-2006. Il principale prodotto esportato nel 2006 è stato il gamberetto, il quale ha raggiunto un volume esportato di 7.555 tonnellate. Le esportazioni di conchiglia a ventaglio hanno raggiunto le 2.289 tonnellate nello stesso anno. I principali paesi di destinazione delle esportazioni dei prodotti dell'acquicoltura sono USA, Francia e Spagna, che hanno importato rispettivamente il 45%, 20% e 18%.

Ragioni per investire nell'acquicoltura Il Perù ha uno dei mari più produttivi nel mondo, come una gran diversità di microclimi. Queste caratteristiche, unite alla localizzazione strategica nella Conca del Pacifico, generano vantaggi tanto comparati e competitivi nel settore peschereccio ed dell'acquacoltura. D'altra parte, il Perù conta con più di 12 mila risorse lentiche, la maggioranza di queste provenienti dai ghiacciai chi costituiscono un scenario perfetto per l'allevamento delle trote. Nel nord del litorale peruviano, le acque calde sono ideali per la produzione di “tilapias” e “vieiras”, mentre le correnti di acque fredde della costa meridionale favoriscono l'allevamento di rodaballos, abalones, ostriche, ed altre specie. La Conca delle Amazzoni ha la più grande varietà di pesci nel mondo grazie alla sua immensa estensione ed alla gran diversità di ecosistemi. La gran maggioranza di prodotti della pesca p e ruviani entrano senza dazi nell'UE e negli Stati Uniti. Riguardo alla can e all'aladi, la maggior parte dei prodotti entra in forma di conserve e congelati, godono anche di pre f erenze doganali. Esistono numerose alternative per produrre prodotti di valore aggregato in base dei risorse dell'acquicoltura, già sia ferma consumo

interno o ferma la sua esportazione. In questo ultimo caso, le esportazioni non sono gravate con l'igv o iva, e si può fare uso di incentivi come il “drawback”, l'ammissione temporanea e la replica di merci in franchigia. Misure Promozionali per lo sviluppo dell' Acquicoltura Il Perù riconosce il gran potenziale delle sue risorse e condizioni, ha grandi possibilità di trasformarsi in uno dei paesi più importanti nella commercializzazione di prodotti derivati dell'acquicoltura, come della crescente domanda per questi prodotti. Dentro la portata di questo obiettivo, lo Stato dirige le sue azioni verso la promozione dell'investimento nazionale e straniera. Perciò mise a disposizione degli investitori più di 25 mila ettari gratuiti nei bordi della costa, come in laghi e lagune, tutte esse liste per portare a termine detta attività. Di seguito si presentano le misure di promozione per lo sviluppo dell'attività acquicola nel paese, si stabilirono nella Legge nº 27460 "Legge di Promozione e Sviluppo dell'Acquicoltura." Benefici Tributari Di seguito si elencano i benefici tributari che concede lo Stato ai produttori dell'acquicoltura. Detti benefici hanno validità fino al 31 di Dicembre del 2010 e si applicheranno senza danno di ogni altro beneficio tributario stabilito col fine di promuovere attività in zone specifiche del paese. Le persone naturali e giuridiche comprese nella Legge Nº 27460 che si trovino nella tappa pre p roductiva dei suoi investimenti, potranno recuperare anticipatamente l'IGV, pagato per l'acquisizione di beni di capitale, input, servizi e contratti di costruzione. ● Pagamento di un tasso del 15 percento sul reddito per effetti dell'Imposta al Reddito, 3ª Categoria. Si deve segnalare che sono soggetti a questo pagamento, tanto le persone naturali come giuridiche. ● I benefici tributari avranno validità fino al 31 di dicembre del 2010, e si applicheranno senza danno di ogni altro beneficio tributario stabilito col fine di promuovere le at-tività economiche in zone specifiche del paese, di accordo alla legislazione vigente. ●


Dossier

PanAL

QUADRO Nº 1 PERÙ: Raccolto di Risorse Idrobiologiche dell'Acquicoltura secondo ambito e specie Ambito/Specie 2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006*

CONTINENTAL

2041

2872

3231

3601

6550

6586

6411

BOQUICHICO

11

7

6

103

82

60

12

GAMBERO GIGANTE DI MALASYA

10

6

7

8

11

18

4

CARPA

6

10

6

0

1

3

2

GAMITANA

14

20

54

203

241

251

319

PACO

26

20

36

9

6

43

35

PACOTANA

-

-

4

6

3

17

7

TILAPIA

46

223

122

112

1 326

619

339

TROTTE

1 928

2 586

2 981

3 111

4 699

5 475

5 610

181

100

83

MARITTIMO

4 623

4 667

8 303

10 009

15 564

19 392

21 335

CONCHA DE ABANICO

3 915

3 913

5 701

6 670

10 485

11 065

12 301

GAMBERETTO

614

731

2 593

3 328

5 073

8324

9 034

OSTRAS DEL PACIFICO

16

8

9

11

6

3

-

ALTRE

78

15

-

-

-

-

-

TOTALE

6 664

7 539

11 534

13 610

22 114

25 978

27 746

ALTRI

Fonte: PRODUCE

-

-

15

49

Elaborazione: DC - PRODUCE

Recupero Anticipato dell'Imposta Generale alle Vendite (IGV) Le persone naturali e giuridiche comprese nella Legge Nº 27460 che si trovino nella tappa preproductiva dei suoi investimenti, potranno recuperare anticipatamente l'IGV, pagato per l'acquisizione di beni di capitale, input, servizi e contratti di costruzione. Detta tappa preproductiva non potrà eccedere 5 anni.

Sicuro di Salute e Regime Previsionale Si incorpora ai lavoratori dell'attività di acquicoltura all'Assicurazione di Salute dei lavoratori dell'attività agraria creato per Legge Nº 27360, in sostituzione del regime di prestazioni di salute; con apporti mensili a carico del principale; essendo beneficiari i soci ed i suoi aventi diritto. Sospensione del pagamento di diritti dell'acquicoltura

Regime Lavorativo e Previdenza sociale Gli impiegati dell'attività acquicola potranno contrattare personale per un periodo indeterminato o determinato. In questo ultimo caso, la durata dei contratti dipenderà dall'attività acquicola potendo stabilirsi giornate di lavoro cumulative in ragione della natura speciale dei lavori, purché il numero di ore lavorate durante il termine del contratto non ecceda, in media, i limiti massimi previsti per la Legge. Di stesso modo, si è stabilito un regime lavorativo e di previdenza sociale che ha le seguenti caratteristiche tra altre: Giornata lavorativa di 4 ore giornaliere. Riposo vacanziero di 15 giorni calendario. Indennità equivalente a 15 rimunerazioni giornaliere per ogni anno completo di servizi, con un massimo di 180 rimunerazioni. ● Il sedimento mensile dell'assicurazione di salute per i lavoratori dell'attività acquicola a carico del principale corrisponderà al 4 percento della rimunerazione mensile per ogni lavoratore. ● ● ●

L’articolo 2º della Legge Nº 28326 che modifica la Legge Nº 27460, sospende il pagamento di diritto di acquicoltura tanto a Pesca, come a DICAPI, fino al 31 di dicembre di 2010. Stabilità Giuridica Gli investitori nel settore acquicola del paese, e le imprese riceventi di detti investimenti, possono rifugiarsi al regime di stabilità giuridica previsto nei Decre t i Legislativo Nº 662 e 757. L'Accordo di Conservazione, Investimento e Produzione Acquicola sottoscritto per il titolare di una concessione per sviluppare l'acquicoltura, può contemplare la stabilità giuridica delle disposizioni contenute nella Legge Nº 27460, in quanto a: ● ● ● ●

Estensione, bonifico ed accesso alle concessioni. Proprietà delle risorse idrobiologiche. Regime delle comunità. Norme lavorative e di previdenza sociale. ●

31


32

PanAL Dossier

L’ORO. SCENARIO MONDIALE IN EVOLUZIONE

di Luana Carcano Docente SDA Bocconi

L

a filiera orafa, dall'estrazione delle materie prime fino alla realizzazione dei manufatti, nell'ultimo decennio ha subito una forte trasformazione che ha portato alla ribalta internazionale nuove nazioni che hanno saputo affermarsi con successo, imponendo nuove regole del gioco. A puro titolo esemplificativo si cita il caso dell'Italia che, dal 1996 al 2005, pur mantenendo la leadership nelle e s p o rtazioni mondiali di manufatti preziosi (in argento, oro e platino), ha perso il 15% di quota a vantaggio di una serie di nazioni, è bene sottolineare, non solo di area asiatica. La filiera è diventata sempre più globale aprendo quindi una serie di opportunità per chi saprà coglierle. Dal 1996 al 2005, il progresso maggiore è stato fatto da nazioni asiatiche emergenti che hanno preso il posto di paesi consolidati e storici, europei e asiatici, come il Giappone. Questo rappresenta un cambiamento epocale di cui non si può non tener conto. Queste nazioni, di fatto, hanno introdotto un nuovo modello di competizione internazionale. Infatti i paesi emergenti possono contare in genere su una forte tradizione e cultura locale del gioiello, un mercato interno di consumo in espansione, buona parte delle attività della filiera all'interno dei propri confini, un supporto da parte delle autorità politiche (si pensi, per esempio, alla costituzione ex novo di aree produttive dedicate in Cina, grazie al supporto delle autorità locali) oltre che ad agevolazioni al far impresa (si pensi, per esempio, alle free export zone dell'India). Inoltre questi paesi hanno saputo creare degli eventi, non necessariamente legati a festività, in cui promuovere gli acquisti di gioielli (come per esempio il Dubai Shopping Festival, oppure il Lucky Lakshmi in India). E'possibile notare anche l'emergere, negli scambi complessivi di filiera, di paesi sud americani, ricchi di materie prime, come il Perù, il Brasile e il Messico. Questo fenomeno è particolarmente evidente analizzando l'export mondiale di oro e di argento. In questo caso emerge la forte focalizzazione nel commercio di metallo prezioso, in forma grezza (nel 2005, il Perù era il quarto paese al mondo per importanza nell'export di o ro) e non come semilavorati a maggior valore aggiunto. Alcuni di questi paesi, come per esempio Brasile e Messico, hanno cominciato però a affermarsi nelle fasi, a maggiore valore aggiunto, delle lavorazioni delle pietre e dei metalli. In un prossimo futuro altre nazioni potrebbero seguire le stessa strada, evolvendosi anche verso la produzione di manufatti. Passando invece a analizzare gli scenari di settore, tre sono le macro tematiche che rappresentano, nel panorama internazionale, le sfide per le imprese: la creazione e gestione di una marca; le relazioni industria distribuzione e la fiducia. Dalle ricerche fatte la marca rappresenta la Sfida per tutte le imprese orafe, da Oriente a Occidente, forse la più importante e difficoltosa da affrontare. La creazione di marche viene considerata infatti come uno strumento di “modernizzazione” del settore. Nonostante le difficoltà insite nel processo, un numero crescente di imprese ha colto la sfida e ha iniziato a creare e far crescere la propria marca. Il risul-

tato è stata la diffusione di una pletora di marche a connotazione locale e regionale. A puro titolo esemplificativo della varietà di approcci, con specifico riferimento al Sud America, si possono citare due casi di marche in crescita nel mercato più “ sviluppato”, il Brasile. Quest'anno infatti si contano più di una decina di imprese brasiliane alla fiera di Basilea, principale appuntamento mondiale del settore. Da un lato è possibile trovare una realtà come S t e rn, marca consolidata a livello internazionale, fondata nel 1945 da un cittadino tedesco ma con cuore carioca, come lui stesso si definisce. Le sue creazioni sono indossate nella notte degli Oscar e hanno già raggiunto un alto livello di riconoscibilità internazionale, anche attraverso le tre boutique monomarca presenti negli USA e in Germania; dall'altro invece t roviamo Antonio Bern a rdo, un artigiano-designer che punta sull'unicità delle sue creazioni e sulla distintività estetica dei propri prodotti. Anche questa realtà, molto legata alla figura dell'imprenditore-artigiano ha ottenuto successo sul principale mercato al mondo, gli USA, con l'apertura recente di corner in uno dei più importanti department store (Bergdorf Goodman). All'interno di un'analisi relativa agli scenari internazionali, è importante citare il caso di Dubay City of Gold, essendo esemplificativo dell' importanza di una strategia congiunta, tra forze politiche e associazioni settoriali, e deliberata per riuscire a affermare un settore all'interno di una nazione senza forti tradizioni nello stesso. City of Gold è il claim che rappresenta il filo rosso per i diversi enti coinvolti e che ha consentito di trasformare la città famosa per il Gold Souk (650 negozi che vendono oro e preziosi) in un'area dedicata alla filiera orafa nel suo complesso. Tra le iniziative realizzate si possono citare, a puro titolo esemplificativo, il Dubai Gold & Diamond Park, zona dedicata alla produzione di manufatti, aperta a aziende locali e straniere, dove i costi di avviamento sono contenuti e non si pagano tasse sul reddito per i primi tre anni o il Dubai Multi Commodities center vera e propria borsa valori per lo scambio delle materie prime. Infine, con riferimento ai singoli attori, è interessante evidenziare l'emergere di due tendenze prevalenti nel mondo: la sempre maggiore attenzione all'integrazione verticale da parte delle grandi marche, a monte acquisendo fornitori o a valle, con apertura di negozi monomarca, e quella della crescente valorizzazione degli accordi di collaborazione che consentono di sfruttare le risorse e competenze dell'azienda partner. Se da un lato si possono trovare quindi le marche globali integrate, che rendono le grande strade dello shopping un po' tutte uguali, dall'altra i produttori di nicchia, con forte identità di prodotto, potrebbero rappresentare le realtà più ricercate dai clienti raffinati in cerca di un oggetto veramente unico. Quest'ultimo caso apre la strada, tutta da percorre, alla possibile collaborazione tra nazioni ricche di materie prime e di tradizioni culturali, come potrebbe essere il Perù, e nazioni in prevalenza trasformatrici, con forte competenza settoriale e alla ricerca di nuove fonti di competitività, come potrebbe essere l'Italia. ●


Dossier

L’0RO DEL PERU’

A

ntonio Raimondi per molti è un milanese sconosciuto, per i peruviani è un apprezzato italiano immigrato ed autodidatta, che percorse il Perù. Tra altre cose disegnò la prima mappa del paese, con le sue ricchezze geologiche, vegetali, con la sua geografia. Il suo nome lo porta la Scuola italiana a Lima. Egli diceva “non c'è regione del Perù che non offra qualche deposito aurifero; le colline che formano brevi catene nella piana regione della costa; le profonde gole della catena montuosa; l'elevata ed inospitale cordigliera; i boschi vergini della montagna; in una parola, tutte le zone offrono miniere o depositi auriferi.” Tuttavia, è da 1990 che questa attività si è sviluppata grazie alle privatizzazioni, alla loro legislazione e alla protezione giuridica peruviana. Quadro Giuridico - Legge del Settore minerario La legislazione del settore minerario considera due attività minerarie: l'esplorazione e lo sfruttamento. La prima ha lo scopo di i n d i c a re dimensioni, posizione, caratteristiche mineralogiche, riserve e valori dei giacimenti minerali; lo sfruttamento è l'attività di estrazione dei minerali contenuti in un giacimento. Entrambe le attività possono essere eseguite da persone naturali o giuridiche nazionali o straniere, dopo avere ottenuto una concessione mineraria. E' l'Instituto Nacional de Concesiones y Catastro Minero che concede le concessioni con estensioni da 100 a 1.000 ettari in appezzamenti o insieme di appezzamenti attigui da una parte.

La legge di settore minerario, inoltre, concede ai titolari delle attività menzionate benefici quali: la stabilità tributaria, cambiaria ed amministrativa; deduzione delle imposte interne che incidano sulla produzione; deduzione di imposte per gli investimenti realizzati in infrastrutture e servizi pubblici; la compensazione del costo dei contributi sociali dei lavoratori e dipendenti; non esiste discriminazione cambiaria, né tasso di cambio regolato o altre misure di politica economica; libera remissione di utilità, dividendi, risorse finanziarie e libera disponibilità di moneta straniera ed altri vantaggi. Tuttavia, il principale beneficio per i titolari delle concessioni deriva dai Contratos de Garantías y Medidas de Promoción a la Inversión e dai Contratos de Inversión en Exploración, che si sottoscrivono con il Ministerio de Energia y Minas ed i Convenios de Estabilidad Jurídica che si sottoscrivono con PROINVERSION. La validità degli accordi è di 10 anni e possono essere modificati solo con il comune accordo tra le parti. Nel caso delle concessioni la validità dell'accordo di stabilità giuridica è conforme al termine di validità della concessione. D'altra parte, i vantaggi di investire nel settore minerario peruviano consistono nel rendimento sicuro dal momento che la sua ricchezza naturale è una garanzia, perchè occupa i primi posti a livello mondiale e latinoamericano nello sfruttamento ed esportazione di minerali pregiati (si veda il quadro 1). L'Oro Questo metallo si unisce a fatidici momenti della storia svelati con la Conquista del Perù, come la stanza del "Riscatto dell'Inca Atahualpa" che conteneva otto tonnellate di oro, quantità che nel 2000 il Perù ha esportato ogni mese, arrivando a 133 tonnellate di oro. Recentemente il Governo peruviano ha chiesto all'Università di Yale la restituzione dei 40.000 pezzi che il prof. Hiram Bingham si era portato nel 1916, per un periodo di 18 mesi, a questa

PanAL

di Isabel Recavarren Malpartida

Università. Tuttavia nonostante Yale riconosca la proprietà peruviana, è disposta a restituire solo 384 oggetti nei prossimi anni. Lasciando la storia, l'attuale situazione internazionale, sia per via della domanda sia per via del prezzo, sta facendo di questo minerale uno dei principali protagonisti dell'economia internazionale. Importanti investimenti si stanno realizzando con magnifici risultati in questo paese andino (si veda la tavola 2). Vantaggi dello sviluppo del settore minerario Indubbiamente per il Perù il settore minerario è una fonte di sviluppo che favorisce lo sviluppo di altri settori. Questo settore sostiene lo sviluppo locale e nazionale, genera opportunità in zone dove non possono crearsi altre attività produttive, genera la ricerca di opportunità per le popolazioni nel loro ambiente, promuove lo sviluppo di capacità, migliora l'efficienza produttiva. Il 62% del Pil peruviano proviene dal settore minerario; le imposte sul reddito che provengono da questo settore sono passate dai $352 milioni nel 2001 a 7.180 nel 2006; le royalties sono aumentate in un 45% dal 2005 al 2006. Nonostante ciò lo sviluppo non può basarsi solo sulle risorse naturali, é lo sviluppo territoriale basato sul capitale umano quello che deve generare la ricchezza. Quadro 1

Quadro 2

Posizioni del Perú

Principali investitori

Rame Oro Zinco Argento Piombo Stagno Molibdeno Bismuto Tellurio

AL 2 1 1 1 1 1 2 2 1

Mondo 3 5 3 1 4 3 4 3 2

Anglo American Gold Fields Ltd. Barrick Gold Corp. Noranda BHP Billiton Sumitomo Metal Minino Doe Run Newmont Mining Corp. Phelps Dodge Glencore Grupo Mexico Votorantim Vale Do Rio Doce Freeport Rio Tinto Shougang Corporation Teck Cominco Xstrata

Sud Africa Sud Africa Canada Canada Australia Giappone USA USA USA Svizzera Messico Brasile Brasile UK Cina Canada Svizzera

Formazione delle risorse umane

Se la storia viene in nostro aiuto e ci fa conoscere che più di 4000 anni fa gli antenati peruviani, attorno al Lago Titicaca in Jiskairumoko, usavano collane di oro con turchesi, secondo le ultime scoperte del prof. Mark Aldenderfer dell'Università dell'Arizona, la tecnologia, il design, la gestione imprenditoriale, sono elementi decisivi per gestire con successo un'attività di produzione di gioielli che in Perù manca. Questa carenza si deve alla debole capacità di sviluppo ed innovazione nel design, alla carenza di centri specializzati di formazione, all'accesso limitato al credito per il capitale circolante, al basso livello di competitività tra le imprese del settore, così come al basso accesso ed utilizzo della tecnologia. E' lì dove paesi come Italia, con un settore di eccellenza, possono stabilire quel vincolo magico, per mezzo del quale si stabilisca un reale rapporto costruttivo, che genererà sviluppo in entrambe le regioni. ●

33


34

PanAL Micro-Macro Economia

LA PROMOZIONE DELLE ESPORTAZIONI IN CILE di Fernando Morales Barría Direttore Generale delle Relazioni Economiche Internazionali

L

a stampa riporta spesso commenti su prochile, istituzione di grande prestigio, responsabile dal 1974 della promozione delle esportazioni del Cile. Un successo completo, perché le esportazioni del paese sono passate da 1.500 milioni di dollari nel 1974 a 60.000 milioni nel 2006.

Prochile è il nome o marchio comm e rciale col quale si designa l'attività esportatrice della Direzione Generale delle Relazioni Economiche Internazionali (direcon), organismo pubblico tecnico dipendente del Ministero delle Relazioni Esterne, Articoli 1 e 27 del DFL 53 del 1979. Negli anni'30, il Ministero delle Relazioni Esterne (Rree) cileno possedeva due sottosegretariati, una per i temi politici e l'altra per il commercio esterno. Quando fu creato il Ministero dell' Economia, Sviluppo e Ricostruzione (Economia), dopo il terremoto di Chillán, in quest'ultimo Ministero fu inglobato il Sottosegretariato del Commercio. Ma l'esperimento durò pochi anni, perc h é Economia non poté duplicare un corpo diplomatico all'estero. Dovette ricorrere alla diplomazia tradizionale per operare all'esterno. Rree riprese le cose. In Economia sussistette, tuttavia, un ridotto Dipartimento di Commercio Esterno che prestava un'importante consulenza al Ministro dell' Economia. Dagli anni '30 fino all’11 di settembre dell'anno 1973, ci furono diversi tentativi per riunire in una sola istituzione la totalità dei compiti per commercio esterno e la promozione delle esportazioni. Di quei tentativi i più conosciuti furono il Consiglio di Commercio Esterno, Condecor, e la Segreteria Esecutiva delle Relazioni Economiche Esterne (Serex), questo ultimo ai tempi del Presidente Salvador Allende e Unidad Popular. In quel periodo, la promozione delle esportazioni era amministrata dalla Gerencia de Promoción de Exportaciones del Banco Central e dalla Corporación de Fomento de la Reconstrucción (Corfo). Dal 1973 il Cile inizia una serie di programmi di aggiustamento e riforme di carattere strutturale (*) dirette ad aumentare la capacità di produzione dell'economia,

attraverso una nuova allocazione delle risorse, un miglioramento qualitativo dei fattori di produzione, e una migliore distribuzione del risparmio e dell'investimento. Fanno parte delle riforme adottate la liberalizzazione del settore del commercio esterno, con l'obiettivo di facilitare la crescita verso l'esterno dell'economia, con enfasi nell'investimento privato, riconversione produttiva e sviluppo del potenziale di esportazione del paese. Le misure di carattere macro-economico, inquadrate nel processo di liberalizzazione del settore esterno, incluse nei programmi di aggiustamento, postulano una maggiore inserzione del paese nell'ambito economico internazionale, assegnando al settore esportatore la responsabilità di motore dello sviluppo che ebbe la sostituzione delle importazioni" nel passato. (* David Tunik, Centro de Comercio Internacional). Alla fine del 1973 il Capitano della Marina di Guerra (R) Raúl Barros Garcés, andò a Bogotà, si interessò all'esperienza di promozione delle esportazioni della Colombia, e portò l'idea in Cile. Incaricò del suo sviluppo l'avvocato Fernando Morales Barria, che aveva lavorato nell'elaborazione del Serex di Unidad Popular, l'economista Octavio Figueroa e la giornalista María Olga García Huidobro. Come conseguenza di questo lavoro, nel novembre 1974, fu emesso il decreto legge costitutivo dell'Istituto di Promozione di Esportazioni del Cile, Prochile, nome inventato da Barros Garcés, chi si ispirò al nome colombiano di proexpo. La squadra chiamata “Chicago Boys”, contrari a ogni intervento statale, non fu favorevole a Prochile, e verso l'anno 1976 volle eliminarlo, considerando che quanto aumentava le esportazioni non era precisamente la promozione, bensì il tasso di cambio ed i dazi. In quello stesso anno il Cile si ritirò dal Patto Andino, e stette anche a punto di ritirarsi dell'alalc (oggi aladi), se non fosse stato per una s e rrata difesa dell'integrazione fatta davanti alle autorità civili dell'epoca dall' l'economista Andrés Concha e Haroldo Venegas e da Fernando Morales Barria. Dimostrarono, con cifre alla mano, che un ritiro dall' alalc avrebbe rappresentato per il Cile perdere un “patrimonio

Fanno parte delle riforme adottate la liberalizzazione del settore del commercio esterno, con l’obiettivo di facilitare la crescita verso l’esterno dell'economia, con enfasi nell'investimento privato, riconversione produttiva e sviluppo del potenziale di esportazione del paese

storico” di concessioni, ad un costo di un miliardo di dollari, ed il paese esportava allora 2 miliardi di dollari. Le circostanze prima raccontate, così come l'assenza di una struttura incaricata di amministrare una politica di relazioni economiche internazionali, ispirò Fernando Morales Barria a preparare e presentare nel 1977, al suo capo diretto, il S e g retario Esecutivo per i Temi dell' Alalc, una bozza di disegno di legge che creava il “Sottosegretariato per le Relazioni Economiche Internazionali”, dipendente dal Ministero delle Relazioni Esterne. Questo progetto fu ben accolto dai ministri dell'epoca Pablo Baraona (Eco-nomia), Sergio de Castro (Finanze) e Patrizio Carvajal (rree), che crearono


Micro-Macro Economia PanAL

LO STATO DI SALUTE DELL’ECONOMIA CILENA intervista ad Alejandro Ferreiro Yazigi già Ministro de Economía, Fomento y Reconstrucción de Chile

una ridotta Commissione di Studio. Il testo, proposto da Fernando Morales e vidimato dalla Commissione di Studio, proponeva un “Sottosegretariato per le Relazioni Economiche Internazionali”. Il progetto fu concepito con quel fine: dotare il Ministero delle Rree di un altro sottosegretariato, specializzato nelle relazioni economiche internazionali. Purtroppo all'ultimo minuto, prima di inviarlo alla firma, un alto funzionario dell' epoca ritenne che bisognasse abbassare il profilo dell'ente che si creava. Nonostante le argomentazioni di Barria, in tutto il progetto la parola “Sottosegretariato” fu cambiata in “Direzione Generale”, lasciando uguale il resto del testo. In definitiva, direcon nacque legalmente in virtù dei DFL 53 e 105, di Rree, del 1979. Con la sua creazione, sparirono la Segreteria Esecutiva per i Temi dall'al a l c, il posto di Direttore Generale Economico del Ministero delle Relazioni Esterne, e l'antico Istituto di Promozione di Esportazioni del Cile. Di r e c o n è dunque il successore legale. Il marchio Prochile gli appartiene e lo utilizza per la promozione delle esportazioni. Direcon-Prochile è un organismo pubblico tecnico abbastanza sui generis, perché la sua struttura giuridica corrisponde quella di un Sottosegretariato, ma che non si chiama Sottosegretariato, bensì Direzione Generale...!, in modo che se in futuro si desiderasse dare a direcon una struttura di Sottosegretariato, basterebbe sostituire le parole Direzione Generale o Direttore Generale con Sottosegretariato o Sottosegretario. Ha per obiettivo principale, eseguire la politica che formuli il Presidente della Repubblica in materia di relazioni economiche con l'esterno e di promozione delle esportazioni. Ma Direcon-Prochile non solo ha competenza in materia di relazioni economiche internazionali, ma, inoltre, con essa è stata creata una carriera diplomatica economica, poco conosciuta. In effetti, parallelamente alla carriera diplomatica del Servizio Esterno Politico del Ministero delle Relazioni Esterne, la legge stabilisce in Direcon una carriera diplomatico-economica sui generis. ●

Potrebbe spiegarci la storia di successi dell' Amministrazione dei Fondi Pensioni in Cile? Le AFP furono create nel 1981. Funzionano, quindi da oltre 25 anni, valutati generalmente come un successo. Il Governo ha deciso di avviare un processo di revisione e riforma per il quale ha convocato un gruppo di 15 esperti che tra marzo e luglio del 2006 hanno elaborato un diagnostico ed un insieme di proposte. Oggi il Governo sta elaborando disegni di legge che mirano a rinforzare, fortificare ed ampliare la protezione sociale del sistema previdenziale. Si tratta di un sistema che, come il mondo sa, si basa sui contributi individuali, amministrati da entità private chiamate Amministrazioni dei Fondi Pensioni. Si basano sulla proprietà individuale dei conti da parte dei lavoratori e nell'investimento di quelle risorse nei mercati dei capitali nazionale e straniero, nella prospettiva di ottenere la migliore combinazione possibile di rendimento e sicurezza dei fondi. Quale è stato il risultato? Il risultato finanziario di questo sistema, credo che sia insuperabile. Si sono accumulate risorse dell'ordine dei 70 miliardi di dollari, equivalenti oggi a quasi il 50% del Pil. Con questo sistema si è dinamizzato il mercato del lavoro perché i contributi che bisogna versare in un sistema di contribuzione individuale sono minori di quelli che tradizionalmente un sistema di ripartizione dovrebbe fare. Ciò ha permesso una maggiore formalizzazione del mercato del lavoro. Secondo studi di organismi indipendenti di alto livello, lo 0, 5-0,9% della crescita del Pil annuale degli ultimi 20 anni si deve all'esistenza del sistema di capitalizzazione individuale. Ciò ha consentito al Cile di contare su un accumulo di risparmio interno suscettibile di essere investito nel paese, generando crescita ed occupazione. Si è stimato che per il settore informale della popolazione, per quanti non contribuiscono normalmente, per gli indipendenti o altri, questo sistema non offra una copertura sufficiente. Vi è un insieme di cileni che non contribuiscono, e per questi il Governo ha definito la necessità di una riforma che fornisca protezione sociale a chi non ha potuto contribuire regolarmente. Ugualmente si cercano riforme che migliorino la concorrenza tra le AFP e generino un regime più flessibile di investimento dei fondi che permetta di ottenere migliori guadagni Quale è stata la sua partecipazione? Partecipai alla Commissione di Marcel e sono stato sovrintendente di AFP e pertanto ho una conoscenza diretta del sistema previdenziale perché mi toccò soprintenderlo in Cile. Ho presieduto l'Organismo internazionale di Supervisori di Sistema di Pensioni di capitalizzazione individuale a livello mondiale tra gli anni 2001-2003.>

35


36

PanAL Micro-Macro Economia Quale è la base del successo? Una gestione buona e trasparente? La base è un sistema di ripartizione dove la popolazione attiva finanzia quella passiva, il che è sostenibile. Quando il rapporto di dipendenza è tale per cui troppi passivi dipendono da pochi attivi, per via dell'invecchiamento della popolazione e per la diminuzione dei tassi di natalità che i paesi sviluppati sperimentano, il sistema diviene non sostenibile. Abbiamo paesi come Italia o Germania che spendono in pensioni circa il 12 - 14% del Pil. E' un carico significativo per l'erario, ne segue che la gente comincia a dubitare se sia possibile che lo Stato continui a sopportare il costo della previdenza. In Cile attualmente tale spesa è approssimativamente il 3.5% del Pil. Se niente si facesse, probabilmente questa tendenza a diminuire continuerebbe. Ora quello che il Governo vuole è approfittare di questa situazione buona per migliorare il caratt e re di solidarietà delle pensioni non contributive per molti cileni, che oggi non possono versare contributi dato che non lavorano nell'economia formale. Questo modello è stato replicato in America Latina? Questo modello è il principale in America Latina, esiste in Perù con alcune differenze, in Bolivia, Argentina, Colombia, Messico, El Salvador, Nicaragua, Repubblica Dominicana. E' anche importante in Europa dell'Est, funziona in Polonia, Kazakistan e con alcune variazioni in Ungheria ed altri paesi. Come va l'economia cilena? Nel 1990 quando si insediarono i Governi dell'Accordo il Cile era la recluta della regione c'erano quattro paesi in AL che avevano reddito pro-capite superiore. Secondo le ultime cifre il Cile ha oggi il reddito pro-capite più alto dell' AL. In quindici anni passiamo del quinto posto al primo posto. Se uno valuta, abbiamo moltiplicato per 2.7 il reddito pro-capite in questi 16 anni di governo dell'Accordo democratico. Secondo le cifre, il Cile è l'economia numero 25 in termini di competitività internazionale, il secondo paese latinoamericano che gli segue si trova trenta posti dietro. Il caso del Cile indica, nonostante il fatto che sia un paragone odioso, che la qualità delle politiche pubbliche si sono riflesse di una maniera molto notevole negli indicatori di competitività dell'economia cilena. Il Cile riflette una certa divergenza rispetto all'andamento economico del resto della regione. Quale è stato l'andamento in questi ultimi anni? Nel 2004 e 2005 il Cile è cresciuto a tassi sul 6%, nel 2006 la crescita è stata del 5%.

intervista ad Alejandro Ferreiro Yazigi

Secondo esperti la crescita potenziale del Cile è del 6,3%. In questi ultimi anni pertanto stiamo crescendo secondo il potenziale, nel 2006 un po'sotto, soprattutto per l'impatto del prezzo dei combustibili.

Nell'integrazione territoriale i corridori bioceanici sono, per esempio, spazi di collaborazione necessari alla preservazione delle nostre risorse di pesca

Il Cile è un importatore netto di combustibili e l'impatto dei prezzi, trasportato integralmente nell'economia, senza sussidi, ha generato un costo addizionale alle imprese. Il Cile ha tentato di dinamizzare la sua innovazione e la sua imprenditorialità per generare una matrice produttiva che lo faccia meno dipendente delle risorse naturali che oggi esporta. Sebbene il rame ha un prezzo straordinariamente alto, e ciò ha generato un surplus fiscale senza precedenti, non è buono in una prospettiva a lungo termine fare dipendere la bonaccia economica dal Cile dal prezzo delle materie prime. Perciò stiamo mirando ad una diversificazione e rinvigorimento delle Pmi, crediamo che ci sia una classe imprenditoriale da potenziare, che si possa guadagnare molto in competitività se si fa un sforzo per migliorare l'accesso alla tecnologia, finanziamenti, mercato. In questo senso abbiamo sfruttato l'esperienza italiana dello stimolo alle Pmi in temi tanto diversi come l'associazionismo e le società di mutue garanzie tra distinti gruppi di piccoli e medi imprenditori. Come si propone il Cile di fronte all'economia mondiale? Il Cile è un'economia aperta al mondo, ha un dazio effettivo in media tra il 1-1.5% stiamo per sottoscrivere un accordo di libero commercio col Giappone, questo mette l'86% del Pil mondiale in trattati di libero commercio col Cile. Dato il deplorevole ritardo dell'accordo multilaterale dell'Agenda di Doha, la strategia unilaterale o bilaterale del Cile ci permette di accedere a mercati che sarebbero altrimenti chiusi. Il Cile ha dimostrato di

avere una strategia economica impressionante che è arrivata alla gente, ha diminuito significativamente la povertà, le opportunità si sono moltiplicate e ciò si traduce nell'aumento del reddito pro capite che si è realizzato attraverso politiche di libero mercato, di apertura, di fidarsi della creatività, di fidarsi dell'opportunità che la globalizzazione offre. Tuttavia, vi sono state nelle città alcune manifestazioni dei settori dell'educazione, della salute, a che si devono queste p roteste? Si devono a vari fattori. In primo luogo quando c'è un surplus fiscale tanto importante, quando il paese è riuscito a realizzare entrate straordinarie per via del prezzo del rame, molti settori del pubblico impiego è normale che vogliano che una buona parte di quegli incrementi di entrate fiscali vada ad incrementare i salari che essi ricevono. Tuttavia lo Stato ha emanato la Legge di Responsabilità Fiscale, mediante la quale si applica una disciplina che ci porta a risparmiare queste eccedenze, a non spenderle. Così si evita di dissipare le entrate che si considerano regolari o permanenti e quelle s t r a o rdinarie, come quelle che stiamo ricevendo oggi per il rame. In tal modo in futuro, quando le entrate saranno sotto la media, si potrà contare su quelle risorse per dare consistenza ai piani di investimento sociale, alle politiche pubbliche orientate a beneficio dei più poveri. Così non avremo una politica fiscale ciclica molto espansiva quando ci va bene e molto restrittiva quando ci va male. Vogliamo risparmiare quando ci va bene per non dovere stringere la cintura all'economia ed ai più poveri quando le circostanze economiche non siano tanto favorevoli. È, da una parte, una pressione sociale alla quale il Governo risponde con giustizia e con fermezza. Con giustizia concedendo quegli emolumenti che siano ragionevoli. Facendo in modo che l'incremento delle remunerazioni concordi anche con miglioramenti nell'efficienza e nella qualità del lavoro dei funzionari pubblici. E' una scelta di responsabilità perché non si spende quel denaro in spesa corrente, ma per generare investimento sociale intelligente, spesa sociale che arrivi direttamente ai settori più bisognosi. Quale è la sua opinione rispetto al Tr a ttato con il Perù? Questo Trattato è stato sottoscritto rapidamente, è stato un'espressione della buona volontà del Presidente Alan García di ripre n d e re con forza una relazione privilegiata col Cile, cosa per la quale questo paese ringrazia ed ha risposto di uguale maniera. Questo trattato è un


Micro-Macro Economia PanAL miglioramento, è un avanzamento rispetto all'Accordo di Complementarietà Nº 38 che aveva permesso uno sgravio doganale molto significativo sui beni. Arriva ad uno standard di Trattato di libero commercio di ultima generazione, includendo servizi e temi di investimento che è stato sottoscritto l'anno scorso a Lima. Quando il Presidente García ha assunto il potere in Perù, ha definito anche alcune aree per continuare a lavorare, come l'istituzione di zone franche, trattato di libero commercio, acquisti pubblici ed altri temi che sono part e dell'agenda. Oltre ad avere un'importanza economica questo Trattato ha un'importanza politica, perché è una manifestazione di volontà molto chiara da parte del Presidente García che si somma ad una disposizione permanente del Governo cileno di mantenere le migliori relazioni coi suoi vicini. In tempi in cui è importante esplicitare tale disponibilità questo Trattato è un esempio concreto. Degli incontri che abbiamo avuto si evidenzia l'idea “uniamoci Perù e Cile, conquistiamo il mondo” che ruolo avrà in questa strategia il suo Ministero? Il Ministero di economia ha una dimensione internazionale ma la sua missione è locale. In temi come il turismo vogliamo potenziare lo sviluppo turistico del Cile e sappiamo che se vogliamo vendere il nord del Cile non possiamo venderlo senza il sud del Perù ed il sud della Bolivia in complesso, in un circuito integrato turistico. Se vogliamo vendere il sud del Cile dobbiamo venderlo insieme al sud dell'Argentina, vuole dire che c'è per esempio spazio per uno sviluppo comune fondamentale nel turismo. Nell'integrazione territoriale i corridori bioceanici sono, per esempio, spazi di collaborazione necessari la pre s e rvazione delle nostre risorse di pesca. Allora, Cile e Perù devono migliorare la loro coordinazione in modo che quando vogliamo proteggere la pesca lo facciamo di un modo armonico ed efficiente. Il Perù non ottiene nulla se lo fa in modo separato e contraddittorio da quello che fa il Cile, così non possiamo avanzare neanche noi nella protezione del jurel o dell'acciuga se non ci coordiniamo con il Perù. Quando parliamo della pesca stiamo parlando di un'attività economica di grande importanza per entrambi i paesi. D'altra parte lo sappiamo in Cile ed in Perù, in Cile è stato sperimentato fortunatamente con benefici molto tangibili che la stabilità politica, la responsabilità fiscale, la collaborazione pubblica e privata, il fare cose, l'avanzare è normalmente l'unica ricetta per un sviluppo sostenibile, non ci sono scorciatoie, il populismo non paga, questo può essere attraente nel breve termine ma è un

disastro nel medio termine. I più danneggiati sono i poveri che normalmente applaudono inizialmente proposte che non hanno sostenibilità. Dentro questa dimensione di responsabilità politica ed economica, oggi Cile e Perù avanzano nella prospettiva di un migliore clima di commerci, migliore clima di investimento e di migliore clima per la fiducia, che è la base dello sviluppo. Si sente dire sulla strategia per fare del Cile una piattaforma di investimenti per tutta l'America Latina che pensa al riguardo?

Il Cile ha tentato di dinamizzare l’innovazione e l’imprenditorialità per generare una matrice produttiva che lo faccia meno dipendente dalle risorse naturali che oggi esporta

” Noi crediamo che il Cile si trova in una posizione privilegiata nel Pacifico, è la porta di entrata dei paesi APEC verso l'America Latina, ma anche una porta di uscita dei paesi del Sud-America, verso i paesi dell'Asia Pacifico. Siamo disposti a condividere, tutto ciò, ci sono sinergie, potenzialità aperte con tutti i paesi dell'Asia del Pacifico dove c'è concorrenza ma c'è anche spazio per la collaborazione. Quale tema lei considera prioritario nell'agenda delle relazioni Unione Europea - America Latina? È difficile per me parlare di queste relazioni, il Cile ha un trattato di ampio raggio non solamente economico, ma anche politico e di cooperazione con l'Ue del quale siamo molto orgogliosi. La nostra sfida come paese non è oramai continuare a sottoscrivere trattati di libero commercio, quel compito è stato già compiuto, bensì generare le condizioni interne affinché i nostri produttori sfruttino ed ottimizzino quello che questi trattati di libero commercio offrono. Considero che le relazioni UE-AL sono

in parte estranee alla mia ottica di politico, devo essere cauto, ma la cosa che io desidererei è che oltre a parlare di scambio e di collaborazione l'Ue si aprisse ad una posizione ma flessibile nell' Agenda di Doha perché uno può collaborare ed offrire aiuto e fare dichiarazioni di buona volontà rispetto all'importanza di dinamizzare la crescita dei paesi del Sud. Tuttavia altrettanto importante mi sembra sia aprire i mercati affinché, per esempio, i paesi più poveri, il cui vantaggio comparato sta nel campo dell'agricoltura ed in quello dei tessili abbiano accesso a m e rcati sviluppati, mercati solventi e questo è probabilmente un caso di giustizia ed anche un caso di legittimità dell'economia globale, legittimità delle economie di libero mercato, legittimità del commercio internazionale. Non ci sembra in generale ragionevole che il libero commercio si ponga nella prospettiva che il Nord venda al Sud prodotti manufatti e di alta tecnologia. Dovrebbe essere una strada a doppio senso, in modo che il Sud possa vendere al Nord quello che il Sud produce che sono fondamentalmente prodotti agricoli e tessili. Io credo che ci sia lì un tema incombente di integrazione effettiva commerciale per generare un level playing field nel commercio internazionale, non solamente per giustizia verso i paesi che esportano quello tipo di prodotti ma anche per dare una legittimità planetaria alle politiche di libero commercio e di globalizzazione. Crede lei che abbiamo relazioni ma quella che manca è una politica da parte dell'America Latina verso l'Unione e u ropea? Quando si parla dell'UE si parla di una quasi Unione federale, si parla di una certa politica estera comune, di un Parlamento europeo, si parla di una coesione istituzionale continentale della quale l'America Latina certamente manca. Ovviamente ma è probabile che l'UE abbia una politica che l'AL non ha, perché è la somma di un insieme di paesi distinti e che non hanno una coesione continentale equivalente a quella dell'Europa. Non dobbiamo sorprenderci che davanti ad uno scenario di frammentazione politica a livello Stato-nazione il continente americano abbia di fronte più difficoltà per avere una voce unica. Bisogna fare sforzi addizionali per avere una voce unica ed una posizione comune. Ancora prevale la logica dello Statonazione ed in questa logica i processi politici interni continuano a segnare differenze tra le nazioni. Ciò rende più difficile definire e spingere la politica a livello internazionale.●

37


38

PanAL Micro-Macro Economia

IL CLIMA PER L’ACCORDO DI ASSOCIAZIONE CILE - PERU’ intervista ad Juan Pablo Lira Direttore dell’America del Sud - Ministero degli Esteri - Cile

Come è stata la sua esperienza a Lima? Sono stato a Lima 5 anni e due mesi, pre f erisco parlare di sessanta due mesi a Lima, molto tempo e mi riempie di soddisfazione che il mio Paese abbia avuto fiducia in me. In questo periodo ci sono state molte cose positive tra Cile e Perù, ma anche molte cose complesse. Tuttavia per alcuna ragione che ignoro, non sono né psicologo né psichiatra, si pongono in risalto sempre le cose negative, non quelle positive. Ma ci furono molte cose positive. In secondo luogo? Vari accordi di promozione e pro t ezione degli investimenti, un accord o sulla doppia tassazione, un accord o per aiuti in caso di catastrofi nei paesi confinanti, un accordo sulla pre v idenza sociale. Quest' ultimo implica che i peruviani che emigrano in Cile, che sono più o meno circa centomila ed i cileni che emigrano in Perù, possono port a re "nel loro zaino" la previdenza sociale. Ora che ciò ha cambiato ed il sistema non più pubblico, è facilitato il libero transito delle persone. In terzo luogo? E' stato eliminato l'uso del passaporto tra peruviani e cileni, sono cose straordinarie tra paesi che dieci anni fa esigevano il visto. Ora né visto, né passaporto, solo documento di identità, con ciò si comincia a g e n e r a re fiducia. Un tema sensibile erano i rapporti tra F o rze armate; siamo andati avanti nella metodologia per l'omologazione delle spese militari. In Perù si diceva che il Cile era armato fino ai denti e che ovviamente quegli armamenti hanno come obiettivo il Perù. Il Cile risponde che il nostro obiettivo non è il Perù, che abbiamo tanto armamento obsoleto, che stiamo rinnovandolo, ma se c'è tanta sfiducia mettiamoci d ' a c c o rdo su una metodologia attraverso la quale i peruviani rimangono tranquilli e noi anche. Si potrebbe fare una lunga enumerazione di accordi riusciti come nei settori dell'is t ruzione e sanità Poi abbiamo pubblicato un libro congiunto tra l'Universidad Mayor de San Marcos e l'Universidad Católica de Valparaíso, "La storia di un seco-

lo tra Perù e Cile 1820-1920 compresa la Guerra del Pacifico, cose che non si pubblicano tanto. Lei ha vissuto una tappa difficile delle relazioni Perù - Cile? Io arrivai in Perù con un bambino di due anni e tornai in Cile con un bambino di sette ed un altro bambino di due anni nato in Perù. Mi potranno dire che è molto soggettivo, che ciò appartiene alla part e degli affetti, ma siamo esseri umani. Ho t rovato nei peruviani e nelle peru v i a n e molto affetto, molta accoglienza. Abbiamo visioni diverse su molti aspetti delle relazioni bilaterali, del mondo, dell'ambiente, ma anche molte cose in comune che, quando si producono accordi, alleanze, ci fanno guard a re le cose con molto ottimismo. Per questo motivo non nego che ci furono momenti difficili: il caso Luchetti, il Caso di Aerocontinente, alcuni problemi seri come quello dei ragazzi cileni che andarono a sfre g i a re le pietre del Cusco. C'è un’aggressività contenuta ed è importante studiarla. Stiamo entrando ad una nuova tappa nella relazione il Perù-Cile? Sono stato un osserv a t o re privilegiato di un avanzamento impressionante delle re l azioni o interrelazione con la società civile.

Cittadini cileni e peruviani, senza distinzione di condizione sociale e di genere, si riuniscono e conversano di più, ingegneri con ingegneri, medici con medici, agricoltori con agricoltori, si pensò sempre che questi due paesi invece di completarsi erano competitivi. Il Presidente García, nella sua campagna presidenziale ed una volta assunto l'incarico, disse ai peruviani che uno dei suoi obiettivi era battere il Cile in competitività. Questa è una sfida per niente aggre ssiva, è una competizione nel libero m e rcato dove ambedue vogliono la cosa m i g l i o re e lasciamo l'atteggiamento di quello è mio o quello è tuo. Oggi i beni sono a disposizione del mondo e chi sa approfittarne trionfa. Sul piano operativo che cambiamento ha visto? Ho percorso tutto il Perù, c'è stato un avanzamento nell'agricoltura peruviana molto interessante. Gran parte della tecnologia di irrigazione, coltivazione, lotta alla mosca della frutta, dei programmi fito e zoosanitari si avvale di tecnologia cilena e tecnici cileni. Si è prodotta una super simbiosi, un'alleanza interessante con buoni risultati per entrambi. Sono convinto che la Cina e l'India tra non molto, 25 - 30 anni, saranno l'una la prima


Micro-Macro Economia PanAL

potenza economica mondiale e l'altra tra le prime cinque. Sommate le popolazioni dell'India e della Cina sono due miliardi e mezzo di esseri umani, che migliorano la l o ro condizione di habitat, hanno bisogno di alimenti, ecc. Tutto quanto producono Perù e Cile è ins u fficiente per far fronte a quanto hanno bisogno quei due paesi. Possiamo aggiung e rvi Corea, Giappone, Indonesia ed una molteplicità di paesi dell'Asia. Il Pacifico è a nostra disposizione. Se, noi cileni e peruviani capiamo ciò, allora lavore remo insieme. La possibilità di miglior a re nostri due paesi sta nelle nostre mani. Ne sono completamente convinto. La storia è il racconto dei fatti successi nel passato, nessuno vuole cancellarla o dimenticarla, ma lasciamola dove sta, guardiamo al futuro; credo che ci siano grandi possibilità e se a Perù e Cile sommiamo Ecuador e Colombia, che sono i quattro paesi costieri sull'Oceano Pacifico. Se aggiungiamo anche la Bolivia abbiamo immense possibilità. Che possiamo dire della recente adesione del Cile alla Comunità Andina? Gran decisione che ha richiesto il suo tempo, la frutta non matura prima di un tempo determinato. Il Cile insieme al Perù, con l'Ecuador e con la Colombia furono i c reatori di quello che si chiamò Patto Andino. Per ragioni che sono abbastanza c o m p rensibili ora che è trascorso il tempo, il Cile optò nel 1976 per ritirarsi. Ci siamo associati nel settembre 2006 e abbiamo studiato il miglior meccanismo per essere parte di quei meccanismi della Comunità Andina che ci siano favorevoli e che non ci complichino la vita dal punto di vista della nostra apertura commerciale. Il Cile è un paese che non ha quasi dazi, è il paese più aperto del mondo dal punto di vista economico, abbiamo dazi massimo del 2- 2,5%, non li eleviamo per essere p a rte della Can. Credo che sia una grande decisione, che favorisce tutti. Nel 2008 la riunione APEC sarà in Perù, cosa ha significato per il Cile e s s e rela sede nel 2004, che risultati ha ottenuto? Do una buona valutazioni non solo della Riunione APEC del 2004, ma dell'appart e-

nenza del Cile all'APEC. Il mondo fino al decennio passato si è sviluppato attorn o alla Conca dall'Atlantico, ora i fatti economici e politici più rilevanti stanno succedendo nella Conca del Pacifico. Quindi associarci ed appart e n e re all'APEC e a tutti i suoi enti è un beneficio, così come lo è per il Perù lo è per il Messico. Speriamo che quando si alzeranno i limiti di adesione possano entrare altri paesi. Colombia ed Ecuador aspirano entrare, non è una cosa sicura, ma può succedere . La riunione in Cile facilitò la sottoscrizione di Accordi? Stavamo già negoziando alcuni accordi con paesi asiatici, poi li abbiamo sottoscritti, ma non grazie all'APEC, piuttosto attraverso l'APEC si facilitano i negoziati. Per esempio abbiamo un trattato di libero c o m m e rcio con la Corea, col Giappone, con la Cina, con Singapore attraverso il P4. Stiamo lavorando per ottenere il massimo di trattati di libero commercio con tutti i paesi del mondo, attraverso i quali la nostra economia che è molto piccola si potenzia ed ottiene maggiori risultati. Che rapporti ha il Cile con l'UE? Abbiamo un accordo pre f e renziale ed un trattato di libero commercio, chiamiamogli di seconda o terza generazione, francamente molto positivo. L'Unione euro pea trattò col Cile, ripeto dopo la fine della dittatura, ricevemmo molta cooperazione da parte loro. Con il Governo di Patrizio Aylwin, negli anni '90 -'94, si incominciò a cerc a re un' alleanza pre f e re nziale, che firmò il secondo governo pre s i eduto da Fre y. Allora era l'Unione euro p e a a quindici ed ora con l'Ue ampliata ci gioviamo di uno status molto buono con tutti i suoi paesi membri, attraverso i quali riceviamo non suolo cooperazione ma anche un trattamento economico pre f e re nziale. Oggi il 25-27% del nostro commercio avviene con i paesi euro p e i . Soprattutto si tratta di frutta? Il commercio si è incrementato e diversificato, all'inizio si trattava di frutta, esport avamo i prodotti contro stagione, mentre in Europa è inverno noi abbiamo maggiori possibilità di esport a re prodotti di qualità. A tutto ciò si sono uniti altri pro d o t t i , stiamo entrando nella tappa dell'esport a-

zione di prodotti manufatti e semi-fatturati, il che è molto intere s s a n t e . E con gli USA? Negoziammo dal 2000 un trattato di libero commercio che fu concluso nel 2002. Anche in questo caso le cose sono andate bene, dal punto di vista del commercio, dei flussi migratori. Il commercio con gli Stati Uniti si è raddoppiato. Come giudica il Trattato di libero c o m m e rcio Cile - Perù? Essenzialmente si propone una sorta di assicurazione per l'investimento dei peruviani in Cile e dei cileni in Perù, inoltre p revede un maggior numero di agevolazioni commerciali, è il primo trattato di lib e ro commercio in Sud-America è una cosa molto positiva. Lei ha vissuto in Perù e ne conosce le sensibilità, il tema del pisco ha generato sconcerto, tuttavia le cose sono fatte. Lei che strategia pro p one? Ho grandi amici peruviani produttori di pisco, non inimichiamoci per via della denominazione di origine del pisco cileno. L'uva con la quale si produce il pisco in Perù non è originaria dell'America, neanche quella con cui si produce il pisco in Cile: la port a rono i conquistatori ed i sac e rdoti. Quello che si denomina pisco in Cile e che i peruviani dicono che non è pisco, ma un'acquavite annacquata, è pro dotto in 55 milioni di litri. Il Perù produce un'altra qualità di pisco, p e rché il metodo è diverso, ma in quantità minori. Per questa situazione abbiamo negoziato col mondo interi accordi, comp resa la denominazione di questo liquore , ma non abbiamo chiesto la denominazione esclusiva, la cosa non è di poco conto. Detto questo, aggiungo che oggi il principale importatore di pisco peruviano è il Cile, nonostante che la quantità che si i m p o rta è molto piccola rispetto a quanto si consuma. In Cile, indipendentemente dalla qualità buona cattiva o così così, i ragazzi non concepiscono bere altro che non sia pisco con Coca Cola. Dei 55 milioni di litri che si producono, se ne consuma nel paese l' 85%. In Perù la gente consuma meno pisco che in Cile, non so la ragione.>

39


40

PanAL Micro-Macro Economia

L’APEC E LO SVILUPPO DEL CILE E DEL PERU’ intervista a Hernan Somerville Senn Presidente della Confederazione della Produzione e del Commercio del Cile

>P e rciò dobbiamo tro v a re il modo di associarci, peruviani e cileni, per conquistare il mondo col pisco. Il Perù non ha capacità di forn i re tutto il mercato, se domani i n o rdamericani o gli italiani che consumano grappa, optassero per consumare pisco p e ruviano non c'è la capacità sufficiente per forn i re quanto domandano, è logico che si faccia come il Messico con la Tequila. Il Messico lo produceva solo, ma riuscì a conquistare il mondo e non fu facile. Invece il pisco è conosciuto, per questo motivo dobbiamo fare uno sforzo unito, peruviani e cileni, per tentare di penetrare il mercato con questo prodotto, ma non continuare nella discussione che il pisco è di uno o un altro, è perd e re il tempo. Che diplomazia è quella cilena? È una diplomazia amichevole, quindi semp re conciliatrice, cerca di costru i re ponti. Tradizionalmente le relazioni tra paesi vicini hanno difficoltà che non si pre s e ntano tra paesi distanti, sono cose quali le f ro n t i e re, perché le persone si muovono con quotidianità. Se ci sono cinque mille milioni di dollari di capitale cileno in Perù, le possibilità di problemi sono maggiori che se vi fosse un solo dollaro di investimento, perché si generano conflitti di interessi, difficoltà, ma alla fine tutto si risolve ed hai l'immenso vantaggio che quel capitale va in Perù, lo si rischia in Perù, dà lav o ro in Perù e cerca generare utili, che sono legittimi. Qual' è la partecipazione dell'Italia all'economia del Cile? E' più dell'immigrazione italiana in questi ultimi cento anni della quale mi inorg oglisco. Io sono Lira Bianchi, la mia famiglia è di origine milanese. In questi ultimi anni sono arrivati importanti investimenti italiani, non solamente per il mondo agricolo e dei vini, ma anche per il mondo dell'oleicultura, grandi capitali italiani stanno arrivando in Cile perché sono giunti alla conclusione che può prodursi la stessa qualità di olio di oliva italiano, ma ad un costo più basso. Inoltre i capitali italiani sono entrati nel mondo delle concessioni pubbliche, un'autostrada di 38 Km Santiago sotto la città e sotto il fiume Mapocho, è “l'Autostrada del Sole”, ci sono altre opere di grande rilievo che ci inorgogliscono per la fiducia nel Cile, tutti guadagniamo. ●

Lei ha partecipato al negoziato dell'Accordo tra Perù e Cile cosa può dirc i ? Io valuto molto positivamente il rapporto tra Cile e Perù, ha una grande potenzialità. I due paesi si completano, hanno una proiezione unita verso il Pacifico. Sono membro del Consiglio ed assessore imprenditoriale dell'Asia Pacifico (APEC) dall'anno 2000, nominato dal Presidente Lagos. In questi anni ho lavorato con membri privati peruviani nell'APEC, sono favorevole a un'integrazione molto forte ed intensa col Perù. Sono stato gran sostenitore del primo ACE, facemmo quanto possibile affinché fosse ampliato e siamo molto contenti che si stato firmato l'Accordo di Lima. Questo accordo accentua non solamente la parte tariffaria, ma entra in altre aree e discipline, cosa molto importante. Quale è la situazione degli investimenti cileni? L'investimento cileno raggiunge nel Perù più di 4 miliardi dollari. Considero che il Presidente García stia governando bene, pertanto vedo che le imprese cilene continuano ad investire molto, credo che il Perù è il maggiore sbocco degli investimenti cileni. Oggi il Cile si è trasformato in un paese investitore, è una cosa sorprendente. Le imprese cilene hanno investito più o meno 25 miliardi di dollari nella Regione, la maggioranza in Argentina, (15 miliardi di $), ma ci sono già 4-5 in Perù, 3 in Colombia, 3 in Brasile. Quale di tutti questi paesi sarà lo sbocco preferito per il Cile nei prossimi anni? Perù e Colombia. Principalmente in tutto quanto faciliti il commercio con il Perù, il movimento di investimenti, l'integrazione turistica. C'è un enorme potenziale nell'integ r a re il circuito turistico peruviano-cileno. Da questa prospettiva, con gli amici di APEC, f o rmiamo il Comitato Imprenditoriale APEC cileno-peruviano, è stato uno stru m e n t o molto importante. I rapporti cileno-peruviani sono passati storicamente per alti e bassi, per luci ed ombre, come lei sa. L'unica maniera per continuare ad accentuare le luci e neutralizzare le ombre è avere maggiore scambio commerciale, investimenti, turismo, persone, scambi sportivi, culturali, militari, politici. Il nostro Comitato Impre n d i t o r i a l e ha verificato la notevole crescita del commercio cileno-peruviano, da cifre molto basse, stiamo ora parlando di due miliardi di dollari di scambio, il cui saldo è favorevole al Perù. Con soddisfazione notiamo come il commercio si é incrementato grazie ad una moltitudine di PMI. Anche l'importo dell'investimento é molto soddisfacente. Abbiamo incaricato uno studio di immagine dell'investimento cileno nel Perù. Appoggiamo l'ampliamento dell'ACE e segnaliamo che l'interesse é che entrambi i paesi possano lavorare insieme nell'APEC, con le magnifiche opportunità di commerci che si presentano in quella regione e la necessità che esista più investimento peruviano in Cile e viceversa.


Micro-Macro Economia PanAL

E quali investimenti del Perù in Cile si sono verificati? C'è stato poco investimento in Cile perché il successo economico peruviano è molto recente, ma sono sicuro che aumenteranno, sono presenti imprese di costruzione peruviane. Ad esempio le imprese Hotschill e Buenaventura, entrambe peruviane, stanno cercando investimenti in Cile. Gli impresari del Cile, come iniziativa privata, hanno chiesto ai governi del Cile e Perù che incorporino il Perù nel P4, un accordo che il Cile ha con Nuova Zelanda, Singapore e Brunei, vi é una clausola di accesso molto importante, di invito ad altri paesi. E' un accordo di terza generazione, include oltre al commercio, servizi finanziari, servizi, ecosistema. Il Cile ha un accordo per il quale alle persone peruviane che lavorano in Cile, le trattenute per la previdenza sociale possono essere accreditate in Perù e viceversa, è un tema molto importante. Come sono i rapporti tra impre n d itori? Profondi, stretti, sono due paesi che hanno una visione molto simile di strategia commerciale, stanno globalizzandosi e credono nella globalizzazione, nell'economia di mercato, nell'investimento straniero, nel libero commercio. Hanno una strategia politico-economica molto simile, io non sto parlando di un’asse del Pacifico (Cile-PerùColombia-Messico); no, io credo che bisogna cercare un'integrazione più ampia. Con questo, non posso non riconoscere che tra questi paesi c'è grande similitudine. Organizzò lei la Riunione APEC 2004? Io sono stato incaricato della parte imprenditoriale, sono stato il suo Pre s i d e n t e , adesso la Presidenza la tiene il Perù. Abbiamo una vasta esperienza organizzativa per quel che riguarda la parte imprenditoriale, cosi come il Governo cileno conosce bene il settore pubblico. Ambedue abbiamo offerto la nostra esperienza e tutta la nostra collaborazione al Perù. Che cosa si propongono queste riunioni? APEC è un processo di integrazione commerciale molto interessante che ha due limitazioni a mio avviso. Sono obiettivi molto lodevoli, ambiziosi, deplorevolmente è

un processo volontario e non ha elementi di impegno obbligatorio, pertanto non è coercitivo. Quella fu la sua forza all’inizio, ma di fronte al ritardo dell’ Agenda di Doha e la proliferazione di accordi bilaterali, quello che fu un elemento positivo nel

Per accentuare le luci e neutralizzare le ombre è meglio un maggiore scambio commerciale, turismo, investimenti, scambi sportivi, culturali, militari, politici

suo momento é passato ad essere una limitazione, un passivo. Noi come settore imprenditoriale dell'APEC abbiamo insistito per molti anni sulla necessità di introd u rre alcuni elementi di obbligatorietà. Finora non è stato ben ricevuto dai governi ma credo che abbiamo continuato a generare una certa convinzione. Specialmente se, contrariamente al mio desiderio, avessimo un fallimento dell'Agenda di Doha o si ottenesse un risultato modesto, nessuno dichiarerà il fallimento perché sarebbe dannoso per l'economia internazionale, per l'immagine dei paesi sviluppati, ma può tradursi in risultati molto poco ambiziosi in materia di liberazione del commercio, di eliminazione di sussidi agricoli, etc. È tanto difficile il dialogo nord sud? È molto complicato, passa per settori molto sensibili. Uno di loro è l’agricolo, dove l’UE ha una vasta gamma di aiuti agricoli i sussidi che sono una forma di vita per loro, uno stile di vita. Gli europei hanno preso l'impegno di eliminare il loro sussidi, ma per gli Stati Uniti, apparentemente ciò non è sufficiente. D'altra parte gli Stati Uniti hanno una gran quantità di quello che essi chiamano fund support o “fondo agricolo”, c’è una guerra di nervi, quello che offre l'Europa è insufficiente per gli Stati Uniti e quello che loro offrono non è sufficiente per l'Europa.

Ed il resto del mondo? Vi sono paesi in sviluppo come Brasile, India, Sudafrica, Egitto che hanno progetti che nella mia opinione sono: vogliamo aprire i mercati europei e degli Stati Uniti, ma essi dicono “non vogliamo aprirli molto” ed io credo che tutti devono cedere qualcosa, non difendo alcuna causa, ma questi sono negoziati nei quali ognuno deve cedere qualcosa in onore di un obiettivo comune. La Cina, è d'altra parte un giocatore molto rilevante nel commercio internazionale e la sua posizione è “io sono appena entrata all' OMC e per entrare ho fatto grandi sacrifici, non mi chiedano di più”, il Giappone ha un'economia molto protetta. Allora stiamo davanti ad un gran nodo politico tutto è complicato per governi deboli nell'UE. Lei vede che non c'è leadership forte, in Gran Bretagna il Primo Ministro é in uscita, in Francia ci sono le elezioni, l'autorizzazione che è stata data al presidente degli Stati Uniti scade questo anno. L'economia stata decelerandosi ed immediatamente aumenta il protezionismo. E per il Cile? Di fronte a questa situazione politica, non sono molto ottimista. Per paesi piccoli come Cile, l'OMC è fondamentale perché ha le uniche regole di diritto nel commercio internazionale altrimenti è la legge della giungla, dove i più grandi mettono le loro condizioni, la stessa cosa vale per il Perù. Lì sta la soluzione delle controversie, le regole del gioco, è lo stato di diritto nel commercio e non la legge del più forte. Il Cile ha il vantaggio - nel caso fallisse l'Agenda di Doha - di aver firmato tutti questi accordi che sono una polizza di assicurazione. Abbiamo firmato accordi con gli Stati Uniti, Canada, Messico, con tutta l'Europa, Cina, Giappone, Corea. Il 90% del commercio col Cile si impadronisce di accordi di terza generazione che hanno questa assicurazione, non è quello che noi desideriamo ma dobbiamo ricorrervi continuamente. Malgrado il sistema apec non sia coercitivo é un impegno volontario… Nelle Filippine recentemente abbiamo avuto una riunione dove si analizzò l'APEC, io fui uno dei contrari. L'APEC ha tre obiettivi:>

41


42

PanAL Micro-Macro Economia

intervista a Hernan Somerville Senn

>a) liberalizzazione del commercio; b) facilitazione del commercio; c) cooperazione. In materia di cooperazione c'è stata una gran quantità di progetti, in ciò l' APEC ha molti crediti. In materia di facilitazione di commercio l'APEC è stato pioniere ed è andato oltre l'OMC, perché l'OMC sta discutendo ora di dogane, mobilità di persone, etc. In ciò l'APEC è stato più efficiente dell'OMC. Teniamo in conto il rialzo dei costi marittimi, enorme dopo il 11 settembre, sono enormi i costi della sicurezza. Noi come Comitato Imprenditoriale abbiamo richiesto che questo aumento di costi sia compensato col ribasso di costi in altre aree come le dogane, semplificazione di procedure. Ma dove io sono critico dell’ APEC é in materia di liberalizzazione del commercio. Per esempio il Cile abbassò i suoi dazi negli anni '70 unilateralmente non perché esisteva APEC, non per accordi, lo fece per interesse nazionale, avendo un’economia piccola per renderla competitiva era il suo interesse farlo. Probabilmente fu la riforma più importante dei Militari e si fece senza Ginevra. Quindi la liberazione del commercio non ubbidisce necessariamente all’APEC, il 90% del commercio cileno ha una tariffa minore del 2% , la media é il 3%. Che cosa si potrà ottenere nell'APEC di Lima 2008? È lo stesso di tutte le anteriori riunioni annuali. Ogni anno si definiscono l'agenda, i funzionari incaricati si riuniscono quattro volte l'anno ed è la burocrazia che porta avanti questo processo. Parallelamente noi privati abbiamo la nostra agenda in quattro riunioni private che è come avanzare nei propositi dell'APEC, questi sono arrivare a quello che si definì 15 anni fa a Bogor in Indonesia: dazio zero dei paesi sviluppati nel 2010 e dazio zero nei paesi in via di sviluppo nel 2020. Quegli obiettivi non vengono raggiunti per differenti motivi, io dico che il carattere volontario di APEC non è stato positivo, avrebbe dovuto essere obbligatorio.

Che cosa pro p o s e ro nell'APEC Cile 2004? Noi proponemmo un Trattato di ampio libero commercio dell'Asia - Pacifico, quella iniziativa fino al momento non ha avuto accoglienza, forse solo una gentile simpatia, nel 2005 abbiamo ricevuto più adesioni. Come l’OMC si è andata posticipando questa proposta é cresciuta. Tutti stiamo per l’OMC, è come la felicità, ma è difficile da ottenere. Per ciò noi che siamo più pratici continuiamo a sostenerla soprattutto per il Cile e il Perù.

L’interesse é che entrambi i paesi possano lavorare insieme nell'APEC, con le magnifiche opportunità di commercio che si presentano in quella regione e la necessità che esista più investimento peruviano in Cile e viceversa

L'Asia è molto importante inoltre io credo che il futuro si trova lì, col dovuto rispetto per l’Europa, io sono un uomo di cultura occidentale, discendo dall'Europa, ma penso che il futuro economico del mondo sia nell'Asia, allora per il Cile ed il Perù è fondamentale vincolarsi alle aree che sono le più dinamiche con futuro. Inoltre il Cile vuole trasformarsi in un paese piattaforma. Che cosa vuole dire: Cile paese piattaforma? Vuole dire che le imprese asiatiche che vogliano fare commercio con l’AL si stabiliscano in Cile ed a partire dal Cile gestiscano i loro investimenti, che si associno con imprese cilene che stanno investendo già. Io sono amministratore di Nelsy, impresa di elettricità cilena di proprietà di Endes España, ma dal Cile siamo proprie-

tari di elettricità in Perù, Colombia, Argentina. Allora, compagnie che desiderino operare con l’AL che siano giapponesi, cinesi, coreane, etc., dal Cile devono gestire i loro investimenti. Il Cile ha tutte le condizioni per la sua alta stabilità politica, ha un grande stabilità macroeconomica, il suo stato di diritto funziona, bassa corruzione pubblica-privata e la sua trasparenza è superiore a molti paesi europei, è un paese sicuro, ha buone comunicazioni, ha una gran classe professionale e non sto facendo una lode. Il vincolo del Cile con l'Asia è importante, il suo vincolo è 40% superiore ad altre aree ed inoltre pensiamo che possiamo essere un recettore importante di investimenti in AL e verso l’Asia. Con relazione all'Europa lei che è stato nel Foro Economico di Vi e nna che prospettive vi trova? Il Cile ha firmato un accordo molto buono con l'Unione Europea non solo in materia di commercio ma anche in materia di cooperazione, non abbiamo approfittato fino ad ora della parte di cooperazione. Ci siamo avvantaggiati della parte di commercio. Sono stato a Vienna, al Belvedere. Vi arrivai con un discorso, ma feci un altro discorso, vedendo la televisione e leggendo i Giornali tutto era Chávez e Morales, se pagavano o espropriavano, il mio discorso a Vienna fu non pronunciarmi su essi. La mia posizione fu che oltre a loro c'erano altri esempi e parlai dello stato di diritto in Cile, del rispetto dei contratti, l'istituzionalità cilena, l'indipendenza della giustizia, l'indipendenza della Banca Centrale ed in sesto posto menzionai la macroeconomia ed il sistema finanziario solido. Per me le cose più importanti sono le istituzioni e lo stato di diritto, molto più che la macroeconomia. La gente investe essenzialmente in paesi dove i contratti si rispettano, la giustizia funziona, non bisogna andare a pagare tangenti ai funzionari pubblici per fare commercio e fortunatamente questo paese ha quelle caratteristiche.●


Integrazione PanAL

IL RUOLO DELL’OTCA NEL SOSTEGNO ALL’INTEGRAZIONE AMAZZONICA di Rosalia Artega Serrano già Secretaria General della OTCA già Presidente dell’Ecuador

L

’Organizzazione del Trattato di Cooperazione Amazzonica, Otca, è una “antica novità, poiché affonda le sue radici nei 25 anni di validità del Trattato di Cooperazione Amazzonica, Tca. Ma è certamente nuova se consideriamo i tre anni e mezzo trascorsi da quando fu installata la sua Segreteria Permanente a Brasilia per dare continuità alle politiche, progetti e programmi regionali. L ' Ot ca è l'unica Organizzazione regionale amazzonica con la presenza degli otto paesi amazzonici: Bolivia, Brasile, Colombia, Ecuador, Guyana, Perù, Suriname e Venezuela. Per ciò il suo ruolo nei processi di integrazione è vitale e merita il permanente appoggio di quanti vi partecipano. L'Otca ha oggi un'importanza rinnovata in una dimensione che eccede i suoi limiti geografici e la trasforma in interlocutrice rilevante per il trattamento di differenti aspetti relativi alla protezione dell'ecosistema, la biodiversità e lo sviluppo sostenibile in scala globale. Nel mondo affronta fenomeni della dimensione dell'uragano Katrina, siccità, inondazioni ed ogni gamma di fenomeni come possibili conseguenze del cambiamento climatico, vediamo che emerge una coscientizzazione rispetto alla necessità di proteggere l'ecosistema del maggiore bosco tropicale continuo del mondo: l'Amazzonia. Per ciò quello che facciamo con questa regione ha importanza per l'umanità intera. Le riserve di acqua dolce che possiede il bacino amazzonico, la biodiversità che vi alberga, le straordinarie possibilità che conserva nel suo seno, la diversità culturale che salvaguardia, i benefici di una comunicazione che si stacca dagli interessi dei paesi, come la lotta contro la povertà, il successo nelle politiche di salute, educazione, genere, cultura, risanamento, tutto ciò riassunto nella ricerca e consolidamento di uno sviluppo sostenibile e sostenuto, fanno pensare in che buona parte del futuro dell'umanità sta nelle nostre mani. Il valore che questa Organizzazione somma al lavoro che ogni paese può realizzare individualmente, è la capacità di guardare al bacino nel suo insieme, come unico insieme biologico, con un'interdipendenza evidente soprattutto pensando al sistema idrografico che si nutre in gran parte dell'acqua che p roviene dalle montagne andine, che serve per irrigare estese pianure come le amazzoniche propriamente dette, e che deve anche buona parte della sua biodi-

versità al limo che trasporta dall'alto. Per ciò, la visione di un'organizzazione regionale come l'Otca, è indispensabile, quando si tratta di porsi al lavoro per proteggere, usare in modo sostenibile questa regione con 7,5 milioni di km quadrati di estensione, il 20% dell'acqua dolce del quale dispone la terra, ed una biodiversità tanto ricca. Dialogo e consensi La Segreteria Permanente dell' Otca difende l'idea che è arrivata l'ora delle negoziazioni unite. Lo sta facendo relativamente alle posizioni unite su boschi, inquinamento da mercurio e, magari, potrà farlo in breve su aspetti di tanto rilevo come acqua, biodiversità e pro p r i e t à intellettuale ed industriale. Un esempio importante di questo principio è il fatto che, nel 2006, per il secondo anno consecutivo, i Paesi membri hanno portato al Foro delle Nazioni Unite sui Boschi, a New York, una posizione di consenso. L ' Otca sta generando un grande interesse e riceve una quantità enorme di richieste di alleanze da parte di organismi di tutto il mondo. Per ciò, è stato stabilito un intenso e fruttifero dialogo tecnico-politico con una vasta rete di organizzazioni bilaterali e multilaterali, organismi di cooperazione, paesi amici, governi locali, Ong, rappresentanti della società civile, ed altri attori coinvolti nell'Amazzonia. Recentemente sono stati stabiliti, tra altri, accordi con l'Organizzazione degli Stati Americani (Oea), Organizzazione Panamericana di Salute (Ops), Unctad, Comunità Andina delle Nazioni (Can), Corporazione Andina di Sviluppo (Caf), Fao, Programma delle Nazioni Unite per l’Ecosistema (Pnuma), Bid. Questi accordi hanno prodotto risultati concreti. Tra i maggiori vi sono i progetti di "Manejo Integrado y Sostenible de los Recursos Hídricos Transfronterizos de la cuenca del rio Amazonas” e quello di “Fortalecimiento de la Gestión Regional Conjunta para el Aprovechamiento Sostenible de la Biodiversidad

Amazónica”, con l'appoggio finanziario del Bid, il “Geo Amazonía”, insieme al Pnuma. Nell'ambito regionale, l'Otca partecipa alla costruzione della Comunità Sudamericana di Nazioni (Csn), vicino ad organismi regionali di lunga tradizione come la Comunità Andina, il Mercosur e l'Aladi. In questo foro, l'Otca difende gli interessi dell' Amazzonia Continentale, dove si trova 40% del territorio sudamericano. Cooperazione Internazionale In Europa, abbiamo costruito legami col Ministero Federale per la Cooperazione Economica e Sviluppo della Germania (Bmz), l'Agenzia Tedesca di Cooperazione (Gtz), il Joint Research Centre (Jrc, dell'Ue) ed il Governo dell' Olanda. Inoltre, con l'appoggio dell' Unione Europea l'Otca sta decidendo di lanciare un programma regionale, il Programa de Servicios de Iniciativa Local en la Cuenca Amazónica - “Proyecto Silca” con le seguenti caratteristiche. Gli obiettivi di detto Progetto sono m i g l i o r a re l'accesso delle popolazioni rurali amazzoniche ad infrastruttura e servizi come energia, telecomunicazione, acqua, fortificare le capacità di governabilità e di iniziativa dei governi locali ed o rganizzazioni indigene amazzoniche, stabilire una rete di scambio di iniziative, esperienze e servizi a livello della Cuenca Amazzonica, e sviluppare una cooperazione decentrata tra le comunità amazzoniche e le collettività dei paesi industrializzati Abbiamo coscienza che nonostante gli sforzi degli Stati, le sfide per una regione tanto vasta e contemporaneamente tanto vulnerabile, richiedono azioni urgenti. La soluzione per i gravi problemi della regione esige la stretta collaborazione di tutti i paesi amazzonici e di altri amici del mondo. È in questo punto che risiede il grande contributo dell'Otca che si attende la mobilitazione di tutti i settori per rispondere alle sfide della regione, una fonte strategica di vita.●

43


44

PanAL Turismo Cultural COME PERCORRERE TRADIZIONI, POPOLI E STORIA DI UN PERU PIÙ SCONOSCIUTO

IL TRENO LIMA - HUANCAYO di Rodrigo Morey Rivarola Ferrocarril Central Andino

S

ono le 5 del mattino del 15 di giugno di 2007, albeggia nella Stazione di Monserrate ed il personale di bordo del Ferrocarril Central (Ferrovia Centrale) finisce i lavori di preparazione del servizio turistico Lima - Huancayo. Qui, 137 anni fa il Presidente José Balta mise la prima pietra della costruzione del Ferrocarril Central, opera che fu terminata in più del tempo previsto. Il treno è formato per una poderosa locomotiva General Electric di 3000 HP, dietro i vagoni classici che, c o s t ruiti in Inghilterra negli anni '50 ed in Romania negli anni '80, hanno una capacità di 68 passeggeri. Li segue il “Pachamanca” il vagone cucina, seguito dai lucenti vagoni turistici che sono stati ristrutturati nel 2006 da tecnici e meccanici peruviani, partendo dalla struttura dei vecchi vagoni inglesi, con una capacità di 48 passeggeri. Ultimo vagone del treno è la carrozza bar “Infiernillo” dalla cui terrazza si ha la sensazione di un viaggio in libert à .

Nelle prossime ore, il treno ed il suo equipaggio porteranno i viaggiatori lungo le vie sinuose e ripide che centinaia di lavoratori peruviani, cinesi e cileni incominciarono a costruire nel secolo XIX. Alle 6, Fernando Tovar, il Capostazione dà l'ordine di partenza verso la Stazione Desamparados dove aspettano i viaggiatori. Da lì treno partirà alle 7 in punto verso la Valle del Mantaro, passando per Galera che a 4.781 m.s. l.m., è la stazione ferroviaria più alta del mondo. All'uscita della città, il treno svela una Lima che pochi conoscono, quella che i turisti non vedono. Passiamo fischiando per avvisare i viandanti della nostra marcia, seguono i distretti di Santa Anita e Ate. Nessuno è indifferente al passaggio del treno, bambini che ci salutano, chi viaggia in autobus ci guarda con un po' di gelosia, altri ci guardano curiosi dalla bancarella dove fanno colazione sul bordo della ferrovia.


Turismo Cultural PanAL

Viaggeremo attraverso vari meccanismi come una piattaforma girevole, 69 tunnel, 58 ponti e 6 zigzag: è un treno “scalatore”, che ascende ripidi pendii, costeggia profondi abissi e va dai 150 m.s.l.m della stazione di partenza, ai 4.781 della stazione di arrivo

Il sole diventa più forte a partire da Santa Clara, i viaggiatori che fino a poco fa dormivano, incominciano ad uscire sulla terrazza, alcuni si azzardano a provare il Pisco Sour di cortesia che è offerto a quanti vanno al servizio ristoro, dopo tutto è molto presto e rimangono molte ore di viaggio. La colazione è servita dalle 8, cibi grassi e latticini per prevenire i malesseri che può provocare l'altezza. Il mate de coca caldo è servito in abbondanza. Tra poco, a part i re dal chilometro 65.9 della ferrovia, incominceremo a v i a g g i a re attraverso vari meccanismi: una piattaforma girevole (tornamesa), 69 tunnel, 58 ponti e 6 zigzag che ci faranno sentire che stiamo in un tre n o “ s c a l a t o re”, che ascende ripidi pendii, costeggia profondi abissi e che va dai 150 m.s.l.m della Stazione Desamparados, fino ai 4.781 m.s.l.m. della Stazione di Galera, in sole 8 ore. Il Tornamesa-San Bartolomé

Si trova nel distretto di San Bartolomé, provincia di Huarochirí. Il tornamesa è una piattaforma girevole che permette alla locomotiva e ai vagoni di girare di 180° in un punto della ferrovia dove non è possibile continuare, la particolarità è che non ha motore, ma dipende dalla forza dei lavoratori della Ferrocarril Central. Locomotive pesantissime vengono girate con molta facilità.

Il distretto di San Bartolomé è ricordato per essere una delle destinazioni più frequenti dell'antico servizio turistico del Ferrocarril Central. Nella parte bassa si trovano le sponde del fiume Rímac che qui ha acque pulite, grandi piantagioni di avocado ed installazioni turistiche che la Municipalidad Distrital sta rinnovando e preparando per riprendere il servizio turistico in treno. Nella parte alta ed a 20 minuti di viaggio, vi è S. Bartolomé, la strada è gradevolmente sfumata dai tunales ed il cielo azzurro da grandi nuvole bianche. Lima Metropolitana sembra molto lontana. Ci sono negozi alimentari ed piccoli ristoranti, continua ad essere in essenza un paese, tranquillo, con il proprio ritmo. Il punto turistico più popolare di San Bartolomé, per chi ama la natura e la vita all’aperto, sono i Boschi di Zárate. La camminata dal punto di partenza richiede circa 6 ore ed è molto impegnativa. I Tunnel

Il primo dei 69 tunnel, lungo i 346 della ferrovia, è il Purhuay. Situato al chilometro 65.9, vicino a Corcona, ha una lunghezza di 482 metri. Rimanendo sulla terrazza del “Infiernillo”, si sente freddo entrando nel tunnel ed ammirazione per l’opera di ingegneria. Forse l’ammirazione di molti ha fatto sì che nel Regolamento Generale delle Ferrovie del Perù, tunnel, ponti e infrastrutture ferroviarie vengano chiamati obras de arte. Passiamo poi per il tunnel San Juan, situato all’altezza del chilometro 94, tra San Jerónimo de Surco e Matucana, è il più lungo del percorso, dato che misura 1.373 metri. All'uscita del tunnel si sono raggiunti i 2.200 m.s.l.m.. Questo tunnel fu una soluzione per affrontare i huaycos che portavano via i ponti del tratto originale della ferrovia. All'altezza del chilometro 172, ci troviamo nel tunnel Galera che ha una lunghezza di 1.177 metri, al suo interno passeremo per il punto più alto della ferrovia a 4.872 m.s.l.m. I Ponti

Passando San Jerónimo de Surc o , al chilometro 84, si arriva al ponte più lungo del percorso, il ponte Carr i ó n che misura 218 metri ed ha un'altezza di 80 metri. Il ponte rende omaggio a Daniel Alcides Carrión García, mart i re della medicina peruviana, che nel

1885, col sacrificio della sua vita, fece una descrizione minuziosa della sintomatologia della malattia che nel 1870 aveva decimato gli operai che c o s t ruivano il Ferro c a rril Central. Il ponte è chiamato popolarm e n t e “Verruche”, ed è stato costruito dalla Cleveland Bridge Co. nel 1937. Al chilometro 129.5, tra San Mateo e Río Blanco, si attraversa il ponte Infiernillo ad un’altitudine di 3 . 300 m.s.l.m., è l'unico ponte del percorso che unisce due tunnel e passa al di sopra della Carretera Central. Il ponte è stato fabbricato dalla stessa Cleveland Bridge Co. nel 1908, ha una lunghezza di 62.78 metri. Lo Zigzag

E' il meccanismo che permette a un treno di scalare pendenze molto pronunciate, dove non c'è spazio per costruire una curva né possibilità di perforare un tunnel. Somiglia ad una grande lettera zeta con le sue tre linee: superiore, diagonale e inferiore. Per usare lo zigzag il treno, dalla locomotiva fino all'ultimo vagone, avanza lungo la linea di sotto, poi retrocedendo prende la diagonale per poi continuare la sua strada lungo la linea superiore. Lo zigzag più lungo del percorso è quello di Chicla - Saltacuna, che si trova al chilometro 141 a 3.773 m.s. l.m. In questo punto il treno retrocede lungo la linea diagonale per circa 12 minuti e sale di 300 metri. Più o meno alle 2 del pomeriggio arriviamo a Ticlio, uno dei punti più conosciuti del percorso, alcuni viaggiatori incominciano a sentire l'altezza e hanno bisogno dell'assistenza dell'infermiera del treno. Alle 2 e mezza arriviamo a Galera, il paesaggio è impressionante, molti viaggiatori scendono senza sentirsi intimoriti dal freddo o dai 4.781 m.s. l.m. Da qui il viaggio sarà in discesa, il prossimo punto della strada è La Oroya. Il viaggio continua senza interruzioni, passiamo per Jauja e Concepción, finalmente arriviamo a Huancayo all’energico ritmo di huaylarsh, in questa stazione term i n a rono i lavori ferroviari nel 1908, quasi 100 anni dopo il treno continua a conquistare le Ande. La Valle del Mantaro

È uno dei centri agricoli più ricchi e produttivi del paese. Comprende quattro province: Huancayo, Jauja, Concepción e Chupaca.

45


46

PanAL Turismo Cultural >I suoi 3.330 metri di altezza media ne fanno un posto ideale per uccelli come tort o re, pernici, chihuacos, anatre selvatiche, huallatas, tra altre specie. Nella zona vivono anche volpi, cervi, vicuñas e gatti selvatici. Per quanto riguarda la flora il queñual, il quishuar, il molle, la tara, l’eucalipto e, ovviamente, la cantuta, sono le piante più frequenti. In questa valle si coltivano patate, mais, cipolle, carciofi, fave e da frutta come nespolo, fico, pesche, etc. Jauja

A 45 chilometri di Huancayo si trova la città di Jauja (3.552 m.s.l.m.). Francisco Pizarro la pensò come prima capitale per il Perù e fu il primo punto di arrivo del Ferrocarril Central a 301 chilometri di distanza dal punto di partenza al Callao (il porto di Lima). Il paesaggio che circonda Jauja è una grande attrazione. Si possono visitare i siti archeologici di Tunanmarca e Huajlasmarca, antichi insediamenti dei Jaujas, un popolo che fu conquistato dagli Inca attorno al 1460. A pochi minuti della città si trova una delle principali attrazioni, la laguna di Pacca sulla cui rive cresce la totora che è usata dagli artigiani del paese di San Pedro de Saño per i loro lavori. Visitando Jauja vale la pena trattenersi ad apprezzare le sue danze, come la Tunantada e soprattutto il Carnaval Jaujino. Apata

A 11 chilometri al sudest di Jauja si visita il pittoresco paese di Apata. La sua chiesa principale ha un bel altare e belle pitture della Scuola Cusqueña. Ad Apata si racconta la leggenda di tre sorelle disubbidienti che furono punite e trasformate in pietra. Una di esse si trova appena a 4 chilometri, è la pietra di Tulunco, un'altra a Izcuchaca e la terza a Huancavelica. Concepción

Si tratta di un tipico paese della Valle del Mantaro a 22 chilometri della città di Huancayo. Ha un'altezza di 3.252 m.s.l.m. e si trova al chilometro 324 del Ferrocarril Central. Da visitare è la chiesa principale, per poi riposare sulla piazza ed apprezzare la casa Ugarte León, un bel esempio dell'architettura re p u b b l icana ottocentesca. La leggenda dice

che i tesori di Catalina Huanca si trovano nascosti in qualche posto di questo paese. Convento di Ocopa

Si trova a 25 chilometri a nordovest di Huancayo. Fondato nel 1724 dai francescani. Da lì partivano i missionari verso la selva centrale per evangelizzare i nativi. Nel convento si conserva un'imponente biblioteca con circa 20 mila volumi, oltre ad una notevole collezione di pitture ed immagini del vicereame. San Jerónimo de Tunán

Questo paese, a 3.245 m.s.l.m. ed al Km 330 dall'inizio della Ferrocarril Central, è famoso per gli orafi che lavorano magistralmente l'argento in filigrana, per fare spille, braccialetti, collane e cerchietti. Nella piccola chiesa del paese basso si dice che siano sepolti i resti di Catalina Huanca. Huancayo

Nella valle del Mantaro, tra le cordigliere occidentale e centrale, si trova la città di Huancayo a 3.271 m.s.l.m. Huancayo ha un clima temperato durante tutto l'anno, variando tra 21° e i - 5º. Le stagioni sono due, quella delle piogge da ottobre ad aprile, quella secca da maggio a settembre. Le temperature più basse si registrano tra giugno e agosto. Le precipitazioni annuali sono moderate, il che contribuisce alla fertilità della valle. Il centro della città e attraversato da due fiumiciattoli: Shullcas e Chilca. Huancayo conta su un intenso movimento commerciale che si percepisce nella Calle Real, principale via della città. Una dimostrazione del movimento huancaíno è il Mercado Dominical, nel quale si possono trovare prodotti artigianali, agricoli e

industriali. Arrivando alla città vale la pena visitare la Cattedrale che si trova nella Piazza della Costituzione, nel cui interno sono esposte tele della Scuola Cusqueña. La cappella di La Merced merita una visita. Vale la pena anche salire sul Cerrito de la Libertad, dove si ha una visione panoramica della città. Quindi si può continuare verso Torre Torre, un sito geologico con enormi torri di terra argillosa, a 5 chilometri dalla città. Pure a 5 chilometri della città, a Huari si possono visitare i resti archeologici di Huarivilca e la sua sorgente di acqua sacra. Secondo la leggenda da questo posto uscì la prima coppia huanca che diede origine a questo paese. Per questo, oggi gli abitanti del luogo credono che se una coppia beve insieme l'acqua che sgorga dalla sorgente, se uno dei due è infedele morirà immediatamente. Allo stesso modo, è raccomandato il circuito turistico Huytapallana, che permette di percorrere posti come Palian, Vilcacoto, Cochas Chico, Cochas Grande, Hualahoyo ed il distretto di Tambo. In questo percorsosi si può osservare il lavoro degli artigiani che preparano los mates burilados. Una visita a Huancayo è un'eccellente opportunità per gustare la Papa a la Huancaína, la Pachamanca, le deliziose trote di allevamento o il cuy chactado. Chupaca e Ñanuimpuquio

Partendo dal quartiere El Tambo en Huancayo, inizia un percorso a t traverso villaggi tradizionali circondati da un bel paesaggio. Da Ahuac si può passare a Chupaca e degustare i suoi conosciuti chicharrones e, se è domenica, godere della sua feria dominical, vi sono anche da visitare i resti archeologici di Arwaturo e sulle rive della laguna di Ñahuinpuquio, per poi riposarsi in uno dei ristoranti campestri della zona.●


44_47_Turismo cultural.qxd

6-05-2008

16:38

Pagina 47

La qualità di stampa, sempre sotto torchio.

Intergrafica Verona s.r.l. Strada Corte Garofolo, 73/b - 37134 Verona Tel.045 826 6180 - 045 826 6001 - Fax 045 826 6011 http://www.intergraficavr.com mail: intergraficavr@intergraficavr.com

¿Quién es Quién? Joao-Luis Aguiar-Machado - Direttore Generale - Relazioni con Asia e America Latina - Commissione Europea. Rosalia Arteaga Serrano - Politica ecuadoriana, prima Donna Presidente dell'Ecuador. Virginia Borra Toledo - già Ministro delle Donne peruviane Iles Braghetto - Parlamentare Europeo - Membro di EUROLAT Milos Budin - già Sottosegretario al Ministero del Commercio Internazionale d'Italia Jaime Cáceres Sayan - Presidente della CONFIEP Organizzatore del Business Forum ALC-UE Luana Carcano - Docente Area Strategia e Imprenditorialità SDA Bocconi School Of Management, Milan, Ph.D candidate IULM University Milan Paola Cavero Cerrato - Direttrice Generale di Acquicoltura del Vice Ministero della Pesca del Perù Pietro Celi - Direttore delle Americhe - Ministero del Commercio Internazionale d'Italia Hernán Couturier Mariátegui - Ambasciatore Peruviano, Coordinatore Generale del V Vertice ALC-UE Donato Di Santo - già Sottosegretario agli Affari Esteri d'Italia Margarita Escobar - Economista colombiana Alejandro Ferreiro Yazigi - già Ministero di Economia del Cile

René Gómez - Ricercatore del Centro Internacional de la Papa Specialista nelle “Papas Nativas” Juan Pablo Lira - Ambasciatore - Direttore delle Americhe Ministerio de Relaciones Exteriores - Chile Fernando Morales Barria - Ambasciatore Cileno - Direttore Dirección General de Relaciones Económicas Internacionales DIRECON Letizia Moratti - Sindaco di Milano Rodrigo Morey Rivarola - Ferrocarril Central Andino Miguel Ordinola - Coordinatore Generale del Progetto INCOPA Centro Internacional de la Papa Isabel Recavarren Malpartida - PhD Diritto internazionale dell'economica - Avvocato Peruviana Rafael Rey - Ministro de las Actividades Productivas del Perú Gianluca Rubagotti - Diplomatico italiano, Ministero degli Affari Esteri - Direzione generale per i Paesi delle Americhe - PhD Diritto internazionale dell'economica Roberto Santaniello - già Direttore della Rappresentanza a Milano della Commissione Europea Leonardo Schiavo - Funzionario italiano presso il Consiglio Europea. Hernán Somerville - Presidente - Confederación de la Producción y del Comercio del Chile.



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.