ANORAMIC P A
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latinoamericana
Edizione Euro-Latinoamericana - N째 II 2010
Brasil: Nuestro Global Player Asamblea EuroLat: Sevilla Cumbre UE-ALC: Madrid Foro Euro-Latinoamericano delle Donne: Milano - Lombardia
Editoriale
de Isabel Recavarren
ario Vargas Llosa, Nóbel de la Literatura, gran escritor que ha hecho conocer ario Vargas Llosa, Nobel della Letteratura, è il grande scrittore che ha fatto la sociedad peruana y latinoamericana “secreta” al mundo, ¡cuánto he reído conoscere la società peruviana e latinoamericana “segreta” al mondo; quanto y cuánto he aprendido con él!. Sin embargo MVLL significa un gran aporte ho riso e quanto ho imparato con lui!. Invece MVLL significa, anche, un al desarrollo económico y cívico del Perú. grande apporto allo sviluppo economico e civile del Perù. Hasta fines de los ’90 mi país ha tenido como gobernantes: militares, oligarcas Fino alla fine degli anni ’90 il mio paese ha avuto come governanti: militari, oligarchi encerrados en su mundo, corruptos, ambiciosos, resentidos sin un proyecto político rinchiusi nel loro mondo, corrotti, ambiziosi, risentiti, senza un progetto politico che que no fuera más allá de quitar a uno para darle al otro, destruir sin saber como non fosse altro che togliere a qualcuno per dare ad un altro, distruggere senza sapere construir, muy pocas construcciones. Quizás socialmente hubieron cambios pero come costruire, pochissime costruzioni. Magari socialmente ci sono stati cambiaeconómicamente fueron pérdidas e internacionalmente descrédito. Si recordamos menti però economicamente ci sono state delle perdite e internazionalmente il la situación con la que terminaba el primer gobierno de A. García, quien había decla- discredito. Se ricordiamo la situazione nella quale finiva il primo governo di A. García, rado que no pagaría la deuda externa, que nacionalizaría los bancos, que olvidó el il quale aveva dichiarato che non avrebbe pagato il debito estero, che avrebbe nazioresto del Perú (sólo Lima) durante su mandato permitiendo el reforzamiento de nalizzato le banche, il quale dimenticò il resto del Perù (fuori Lima) durante il suo “Sendero Luminoso” y tantas desgracias más……… que precisamente impulsaron a governo permettendo il rafforzamento di “Sendero Luminoso” e tante altre disgrazie MVLL a fundar el Movimiento Libertad, el cual posteriormente se une con Acción ……… che diedero impulso precisamente MVLL a fondare il Movimento Libertà, che Popular (AP) y el Partido Popular Cristiano (PPC) para dar nacimiento al Frente posteriormente strinse alleanze con Azione Popolare (AP) e il Partito Popolare Democrático del FREDEMO. Considero que estas Cristiano (PPC) per dare nascita al Fronte Democrático del alianzas perjudicaron a MVLL ante la población que FREDEMO. Ritengo che queste alleanze danneggiarono buscaba un cambio y precisamente en la búsqueda MVLL agli occhi della popolazione che cercava un cambiade ese cambio eligió al japonés Fujimori quien luego mento, proprio nella ricerca di quel cambiamento elesse il de haber institucionalizado la corrupción, fugo del giapponese Fujimori il quale dopo avrebbe istituzionalizzato Perú y renunció a la presidencia de mi país por la corruzione, fuggi dal Perù e rinunciò alla presidenza del fax…… qué hombre! Una joya! Paese via fax…… che uomo! Un gioiello! Volviendo a MVLL, su propuesta política y econóTornando a MVLL, la sua proposta politica ed economica era mica era extremadamente novedosa y llena de vitaestremamente nuova e piena di vitalità; proponeva la libertà lidad, proponía la libertad económica en un país economica in un paese dove si ambiva ad una carica donde se ambicionaba un cargo público pues la pubblica giacché l’impresa privata era riservata a pochi e empresa privada era reservada a pocos y grandes grandi imprenditori, di preferenza stranieri. Egli sosteneva empresarios, preferiblemente extranjeros. Sostenía che la libertà economica era fondamentale per assicurare la que la libertad económica era fundamental para libertà politica ed il progresso…. Non può esserci libertà asegurar la libertad política y el progreso…. No politica né progresso se non c’è libertà economica. Per la podía haber libertad política ni progreso sin libertad prima volta nella storia peruviana qualcuno proponeva che económica. Por primera vez en la historia peruana tutti – bianchi, indigeni, mori, neri, meticci, donne, uominialguien proponía que todos – blancos, indios, tutti, potevamo generare ricchezza senza pensare di divenModena, Italia 09/09/2001 trigueños, negros, mestizos, mujeres hombres- todos, tare impiegati pubblici. Poi il giapponese Fujimori adottò il podíamos generar riqueza sin pensar en ser empleados públicos. Luego el japonés programma come proprio, questo parla bene del programma e anche della scarsità Fujimori lo adoptaría como su programa, esto habla bien del programa y también dei programmi di Cambio’90. de la carencia de programas de Cambio ’90. Il Perù è una giovane economia, ha meno di 20 anni di vita e i suoi risultati sono El Perú es una joven economía, tienes menos de 20 años de vida y sus resultados estremamente positivi. Ha bisogno di una gran società civile che contenga le forze son sumamente positivos. Urge de una gran sociedad civil que contenga las fuerzas negative dall’espandersi. E qui abbiamo la rinuncia irrevocabile di MVLL alla presinegativas. Y aquí tenemos la renuncia irrevocable de MVLL a la presidencia de la denza della Commissione Incaricata del Luogo della Memoria datata 13.09.2010 al Comisión Encargada del Lugar de la Memoria de fecha 13.09.2010 al Presidente A. Presidente A. García II dove segnala: “La ragione della mia rinuncia è il recente García II donde señala: “La razón de mi renuncia es el reciente Decreto Legislativo Decreto Legislativo 1097 che, chiaramente, costituisce un’amnistia appena trave1097 que, a todas luces, constituye una amnistía apenas disfrazada para bene- stita in beneficio di un buon numero di persone vincolate alla dittatura e ficiar a buen número de personas vinculadas a la dictadura y condenadas o condannati o processati per crimini contro i diritti umani -assassini, torture e procesadas por crímenes contra los derechos humanos -asesinatos, torturas y sparizioni-, tra questi l’ ex dittatore e il suo braccio destro. La misura ha creato desapariciones-, entre ellos al propio exdictador y su brazo derecho. La medida indignazione in tutti i settore democratici del paese e dell’opinione pubblica ha indignado a todos los sectores democráticos del país y a la opinión pública internazionale, come lo dimostrano le pronunce del Relatore dell’ONU, della internacional, como lo muestran los pronunciamientos del Relator de la ONU, Commissione Interamericana dei Diritti Umani, della Conferenza Episcopale, la Comisión Interamericana de Derechos Humanos, la Conferencia Episcopal, la della Difesa del Popolo …….. Coincido pienamente con queste proteste. …… Defensoría del Pueblo …….. Coincido plenamente con estas protestas. …… Ignoro quali pressioni dei settori militari che prosperarono con la dittatura e non Ignoro qué presiones de los sectores militares que medraron con la dictadura y si rassegnano alla democrazia, o quali considerazioni di spicciola politica elettono se resignan a la democracia, o qué consideraciones de menuda política elec- rale l’hanno portato a dare protezione ad una iniziativa che solo porterà disotoral lo han llevado a usted a amparar una iniciativa que sólo va a traer nore al suo governo e darà ragione a quelli che l’accusano di aver pattuito in desprestigio a su gobierno y dar razón a quienes lo acusan de haber pactado en segreto una collaborazione stretta con gli stessi funzionari fujimoristi che lo secreto una colaboración estrecha con los mismos fujimoristas que lo exiliaron esiliarono e perseguitarono durante otto anni. In ogni caso, quanto successo è y persiguieron durante ocho años. En todo caso, lo ocurrido es una verdadera una vera disgrazia che farà risuscitare la divisione ed il rancore politico nel desgracia que va a resucitar la división y el encono político en el país, precisa- paese, precisamente in un periodo eccezionalmente benefico per lo sviluppo e mente en un periodo excepcionalmente benéfico para el desarrollo y durante un durante un processo elettorale che dovrebbe invece servire per rafforzare la proceso electoral que debería servir más bien para reforzar nuestra legalidad y nostra legalità e le nostre consuetudini democratiche.” nuestras costumbres democráticas.” Il Decreto Legislativo 1097 è stato abrogato, il Ministro di Difesa Rey Rey non è stato El Decreto Legislativo 1097 ha sido abrogado, el Ministro de Defensa Rey Rey no confermato. Questo per dire che MVLL è più di un Nobel della Letteratura e che fue confirmado.Todo esto para decir que MVLL es más que un Nóbel de la Literatura abbiamo bisogno di una società civile solida che impedisca l’avanzare delle forze y que requerimos de una sociedad civil sólida que impida el avanzar de fuerzas negative e di tanta corruzione in un paese che sta perdendo il suo miglior momento negativas y de tanta corrupción en un país que está perdiendo su mejor momento per ridurre la povertà. Questo, purtroppo, non soltanto nel Perù. para reducir la pobreza. Esto, lamentablemente, no solo en el Perú. Grazie Mario Vargas Llosa. Gracias Mario Vargas Llosa.
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SOMMARIO 3
Editorial - Editoriale
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DALL’ITALIA
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BRASIL Brasil: Nuestro Global Player Italia e Brasile El Consenso de Brasilia
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ACTUALIDAD Yasuní en pie Nuevas Tecnologías Una nuova opportunità? European Diaspora Expert Meeting
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ASAMBLEA EUROLAT - SEVILLA Los retos del cambio climático La Migración en las relaciones UE-ALC Foro Euro-Latinoamericano de Mujeres Mensaje a la VI Cumbre
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ASAMBLEA PLENARIA EUROLAT Dialogando con Alejandro Toledo Dialogando com Alejandro Toledo
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II CUMBRE EMPRESARIAL Mensaje a la VI Cumbre
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VI CUMBRE UE-ALC Declaración de Madrid Plan de Acción
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UE-CHILE Relación estratégica UE-Chile
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UE-COLOMBIA Il Perù da un estremo all’altro
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MILANO-LOMBARDIA Reforzar las relaciones UE-ALC Constitución del Foro Euro-Latinoamericano de Mujeres Atto costitutivo del Foro Euro-Latinoamericano delle Donne Donne in attesa
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DE CÁDIZ A… Cádiz: España y México Argentina y la celebración del Bicentenario
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LUGANO Y EL BICENTENARIO Cosa celebra l’America Latina? El desarrollo cultural de la Venezuela de hoy
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CULTURA Maratona Macondo
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CULTURA EMPRESARIAL Empretec Women in Business Awards
Con il patrocinio di: Ministero Affari Esteri Peruviano Ministero Dello Sviluppo Economico Italiano Commissione Europea CEFIAL-UE Distribuzione
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Edizione Euro-Latinoamericana - N° II 2010
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Si ringrazia il Comune di Milano Ufficio Cooperazione e Solidarietà Internazionale
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PanAL Dall’Italia
Milano è per tutti di Stefano Pillitteri
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on è soltanto un modo di dire. E la “capitale del nord” lo ha ampiamente dimostrato nel corso della sua storia. Passata e recente. Negli anni 60/70 ha vissuto l’imponente fenomeno dell’emigrazione interna. Centinaia di migliaia di italiani provenienti dalle aree depresse del meridione sono “saliti” a Milano in cerca di riscatto sociale. L’impatto non è stato facile. Conflitti di ordi-
nel reciproco sapersi “riconoscere” e “rispettare”, un ruolo molto importante lo riveste l’accessibilità dei servizi al cittadino. Se, anche arrivando da un paese lontano e diverso, sono messo nelle condizioni di utilizzare facilmente i servizi disponibili a tutti gli altri cittadini, tenderò a sentirmi incluso nella nuova realtà in cui desidero inserirmi. Come Assessore ai Servizi Civici di Milano ho cercato, in questi anni, di applicare questo principio negli ambiti in cui mia competenza. Dirigendo i servizi anagrafici (tra i più utilizzati dai neocittadini di provenienza extracomunitaria) mi sono subito posto il problema ci come renderli più “accoglienti” per l’utenza straniera. Un primo esempio.
conseguenti, nell’unico luogo che gli era dato conoscere; per l’appunto la sede di via larga. Disagi, incomprensioni, un generale clima di disordine. Insomma un ambiente tutt’altro che accogliente. Ma anzi quasi ostile. Non un bel “biglietto da visita” per chi si era appena stabilito nella nostra città. Ed un imprinting fortemente negativo circa l’efficienza della nostra città. Dal 2007 tutto ciò non si verifica più. Grazie ad un accordo che il mio assessorato ha siglato con la Questura di Milano al cittadino extracomunitario viene rilasciato, insieme al permesso di soggiorno, un talloncino che gli indica un luogo e una data. Il luogo è la sede decentrata dell’ anagrafe più vicina alla sua residenza. Il giorno è quello in cui presentarsi “su appunta-
Naviglio Grande - Milano
ne culturale sommati alle questioni concrete dell’alloggio, delle scuole, delle infrastrutture necessarie per inserire queste nuove e numerose comunità. Eppure, nel giro di pochi anni, quei nuovi cittadini sono diventati più milanesi dei milanesi di origine. E oggi dire “terùn” (meridionale) non è più un segno di spregio ma un’espressione scherzosa e senza nessuna carica offensiva. Anche perché, a Milano, siamo tutti un po’ “terun”. E il “rimescolamento” ha arricchito la città. Che, del resto, è storicamente votata, più di qualsiasi altra, all’accoglienza e all’integrazione. Da qualche anno Milano sta affrontando il grande fenomeno dell’immigrazione “esterna”. Come dal sud italia 30 anni prima, centinaia di migliaia di cittadini stranieri sono arrivati in città per costruirsi un futuro. Le questioni da affrontare sono, ancora una volta, complesse. E i conflitti culturali più forti, anche per via della diversità delle lingue, spesso delle religioni, delle abitudini in genere. Ma si può già dire che quella capacità di “rendere milanesi” che connota peculiarmente il capoluogo lombardo, è ancora efficacemente in azione. Se l’immigrazione clandestina resta un fenomeno spinoso che impone risposte rigorose, molte comunità giunte a Milano regolarmente costituiscono, già ora, una componente fortemente integrata nella realtà cittadina. E se l’integrazione passa, in primo luogo,
Fino a quattro anni fa si verificava ciclicamente il fenomeno di lunghe e caotiche code presso gli sportelli del Salone C e n t r a l e d i Vi a Larga. Ad attendere il proprio turno, confusamente mescolati insieme a tutti gli altri utenti, frotte di cittadini extracomunitari che, appena ottenuto il permesso di soggiorno, si precipitavano ad effettuare le pratiche anagrafiche
Maratona StraMilano
mento” per effettuare le registrazioni di rito. Il cittadino extracomunitario impara, innanzitutto, che il comune è presente anche vicino a casa sua (e che non deve, per forza, venire in centro), non fa nessuna coda, è assistito da un operatore che non lo tratterà frettolosamente ma si sforzerà di capirlo di farsi capire. E’ il migliore modo per comprendere, sin da subito, che questa è una città in cui tutti vengono trattati con efficienza e rispetto. E che, naturalmente, vuole che lo stesso rispetto sia rivolto alle sue regole e ai suoi usi. Un piccolo ma significativo modo di “fare integrazione”. Ne abbiamo realizzati anche altri. Ed avremo occasione di parlarne dalle pagine Naviglio Grande - Milano di questo giornale.
Brasil
PanAL
brasil: nuestro global player Entrevista a Guido Mantega En esta entrevista, deseamos hacer conocer más de cerca la exitosa gestión económica de Brasil en estos últimos años resaltando los avances en el sector social que hacen de Brasil un país con un desarrollo más sólido con el pasar del tiempo. Se debe resaltar además el desarrollo de las Regiones brasileñas gracias a políticas nacionales e inversiones extranjeras. Luego la nueva diplomacia que Brasil está actuando con África, los países del Golfo Pérsico y otros más. ¿Cuál es el estado de salud de la economía brasileña luego de la crisis internacional? A economia brasileira está bem, crescendo de forma saudável, gerando emprego - o país deverá gerar mais de 2 milhões de postos de trabalho este ano - e com equilíbrio fiscal. Após a fase mais aguda da crise, que levou o País a ter uma pequena retração em 2009, retomamos rapidamente um novo ciclo, registrando expansão de 8,9% no primeiro semestre deste ano. É um crescimento extraordinário. Nos próximos meses a economia tende a desacelerar, mas o crescimento de 2010 será superior a 7%, porque o país mantém um patamar vigoroso de atividade. O avanço da economia é resultado dos investimentos realizados, principalmente, na agricultura, na indústria e no setor de serviços. São poucas as economias que estão crescendo acima de 4% e 5%. Somente a China e a Índia têm esse desempenho. Nossa previsão é de crescimento médio de 5,8% a 6% entre 2011 e 2014. ¿Cuánto contribuye el consumo/demanda interna al crecimiento de la economía brasileña? Y cuanto la demanda externa? A retomada do crescimento da economia brasileira tem sido capitaneada, entre outros fatores, pelo vigor do mercado doméstico. O crescimento da renda e do emprego em 2010, será responsável pelo aumento do consumo das famílias. Impulsionado pelo alto nível de investimentos públicos e privados, a demanda interna crescerá acima de 9% neste ano. Já a demanda externa deverá cair 2,6% porque a recuperação das economias norte-americana e européia está sendo mais lenta do que o previsto. A projeção para este ano é de que o déficit em transações correntes fique entre US$ 45 bilhões a US$
48 bilhões. Mas este déficit em conta é conseqüência do sucesso da economia brasileira no enfrentamento da crise financeira em relação a outros países. É reflexo de um fato positivo. Nós sofremos menos e superamos a crise mais rapidamente e outros mercados não conseguem absorver a demanda como o Brasil. ¿Cuál es el desarrollo del sector industrial? A indústria brasileira volta investir em inovação e redução de custos com o objetivo de ampliar sua capacidade competitiva. Atualmente o setor passa pelo processo de ampliação de sua produtividade e ampliação de suas plantas. Em julho deste ano, conforme o IBGE (Instituto Brasileiro de Geografia e Estatística), a produção industrial voltou a crescer depois de três meses de redução, registrando alta de 0,4% em julho frente a junho. No mês anterior, a indústria havia apresentado queda de 1,1%. Em relação a igual período em 2009, a produção industrial subiu 8,7%, nono mês consecutivo com variação positiva. No acumulado dos últimos 12 meses, verifica-se alta de 8,3%. De janeiro a julho, a produção industrial registra alta de 15% em relação ao mesmo intervalo do ano passado. Essa é a maior alta para o período da série histórica do IBGE, iniciada em 1991. A alta é expressiva porque o ano 2009 ainda sofria os efeitos da crise econômica global. A nossa indústria é responsável por 22% do PIB, 26% dos empregos e 68% do valor exportado ¿Cuál es el desarrollo y tendencia del sector automotriz? A tendência é de crescimento tanto nas vendas
Brasilia - Brasil
quanto na produção. Em julho deste ano, as vendas atingiram 302,3 mil unidades, um crescimento de 6% sobre julho de 2009, que já havia sido o melhor de todos os tempos, com licenciamento de 285,4 mil unidades. Entre janeiro e julho, foram vendidos quase 1,9 milhão de automóveis. Em junho, o país produziu quase mais de 300 mil veículos automotores. A produção acumulada no ano de 2010 foi 18,3% a igual período de 2009. Também as exportações merecem destaque, com valor acumulado entre janeiro e julho de US$ 6,9 bilhões, uma elevação de 65,9% quando comparadas ao mesmo período de 2009. O setor automotivo é um dos que melhor se recupera da crise.
¿Qué políticas sociales han aplicado a fin que desde el 2002, 25 millones de brasileños hayan mejorado su posición económico-social? Os programas de transferência de renda do governo federal foram responsáveis por fazer com que cerca de 25 milhões de brasileiros se deslocassem para o meio da pirâmide social. O índice de brasileiros em situação de pobreza (com renda de até meio salário mínimo) baixou de 42,7% para 28,8% de pessoas. Já a extrema pobreza – renda domiciliar per capita abaixo de um quarto do salário mínimo por mês – caiu de 12% para 4,8% no mesmo período. O Programa Fome Zero, por exemplo, contribuiu extraordinariamente para esse resultado O Bolsa Família é carro-chefe do programa Fome Zero. Ele beneficia famílias em situação de pobreza e de extrema pobreza. Tem como objetivo assegurar o direito humano à alimentação adequada, promovendo a segurança alimentar e nutricional e contribuindo para a conquista da cidadania pela população mais vulnerável à fome. O programa a atende mais de 12 milhões de famílias em todo território nacional. Dependendo da renda familiar por pessoa (limitada a R$ 140), do número e da idade dos filhos, o valor do benefício recebido pela família pode variar entre R$ 22 a R$ 200. Diversos estudos apontam para a contribuição do Programa na redução das desigualdades sociais e da pobreza. O Bolsa Família tem programas complementares que visam o desenvolvimento das famílias, de modo que os beneficiários consigam superar a situação de vulnerabilidade. De 2002, até agora, o poder de compra das classes sociais de menor renda tem evoluído de forma consistente, o que deve resultar no aumento da participação das classes C e D no ranking de potencial de consumo. Essa dinâmica reflete as condições favoráveis da macroeconomia para as camadas de menor renda, como aumento do salário mínimo, o controle da inflação, a geração de empregos e os benefícios sociais.
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¿Cuál es la participación del BNDES en estos resultados? Nós entendemos que uma das questões mais importantes para o Brasil crescer sem pressão inflacionária é viabilizar investimento. E investimento público é algo importante e necessário para um crescimento de médio prazo. Quando veio a crise, enxergamos absoluta necessidade de sustentar os investimentos, porque se a taxa caísse muito a tendência seria, no momento seguinte, de o país ter uma enorme dificuldade de retomada do crescimento. O caminho que optamos foi aumentar os investimentos por meio do BNDES, que tem por objetivo alavancar investimento de bens de capital, que é o desafio mais importante do Brasil neste momento. Os empréstimos do Tesouro brasileiro ao BNDES, no total de R$ 180 bilhões, foram importantes para evitar a queda do PIB no Brasil durante a crise financeira internacional. E esse reforço no caixa do banco não implicou em aumento de custo para o Tesouro Nacional. O custo é menor do que os ganhos com os empréstimos e os gastos com subsídios voltam em forma de aumento da arrecadação de impostos e dividendos do banco. Sem os financiamentos do BNDES ao setor produtivo e as demais medidas anticíclicas adotadas para o enfrentamento da crise o país teria registrado queda de 2,5% a 3% do PIB. E quando cai o PIB, a arrecadação cai e o emprego cai. Nós evitamos o prejuízo com pagamento de seguro-desemprego, por exemplo, e não estaríamos crescendo no patamar acima de 7% em 2010. ¿Quiénes son los principales socios comerciales de Brasil y quienes son los mejores compradores de sus productos? Em 2009, os principais parceiros comerciais do Brasil, em volume de comércio, foram União Europeia, China, Estados Unidos, Argentina e Japão, nessa ordem. No primeiro semestre de 2010 houve poucas alterações, e a União Europeia respondeu por um fluxo de comércio de mais de US$ 43 bilhões, tendo importado quase US$ 23 bilhões de produtos brasileiros. A China segue ocupando o primeiro lugar entre nossos principais países importadores, tendo adquirido mais de US$ 16 bilhões de produtos brasileiros. Apesar da importância desse parceiro comercial, nossa pauta de exportações para aquele país é praticamente toda composta por produtos básicos como soja e minério de ferro. Na seqüência do acumulado de 2010 vem os Esta-
dos Unidos, com exportações totais de US$ 10,5 bilhões e Argentina, com US$ 9,4 bilhões. Cabe notar que no mês de julho deste ano a Argentina ultrapassou os Estados Unidos e tornou-se o segundo principal país de destino das exportações brasileiras, o que para o Brasil é bastante significativo pois os produtos industrializados respondem por mais de 96% das nossas exportações para aquele país. Brasilia - Brasil Entre nossos fornecedores, em 2010, importamos US$ 20,8 bilhões da União Européia, US$ 14,6 bilhões dos EUA, US$ 13 bilhões da China e US$ 8 bilhões da Argentina, conforme dados da Secretaria de Comércio Exterior (Secex) de janeiro a Julho de 2010. Según datos de su Ministerio, Brasil exporta 44,6% de productos básicos, 38,2% de productos manufacturados, 14,9% de productos semi-facturados ¿cuál es la previsión futura? A crise financeira internacional contraiu os mercados e, por isso, houve uma redução das exportações brasileiras de manufaturados. Mas isso é passageiro. Temos uma indústria competitiva. Exportamos aviões, automóveis e produtos com tecnologia. O governo tem estimulado a produção com valor agregado. É uma questão prioritária dentro do governo. Quando a crise se reduzir lá fora, voltaremos a ampliar nossas exportações. O Brasil reduziu seu superávit comercial porque está crescendo mais do que outros países e, com isso, continua importando, mas não tem mercado para exportar. Isso vai mudar quando houver a reconstrução do mercado internacional. O recente aumento no preço do minério de ferro, um produto de pouco valor agregado, se refletirá positivamente em aumento das exportações e da balança comercial brasileira. O ministro afirmou que o País não pode é exportar apenas commodities. Não podemos nos descuidar da parte industrial. Acaban de asumir la Presidencia del MERCOSUR ¿Cuál es el programa de la Presidencia Brasileña en campo económico? O Brasil, em sua Presidência Pro Tempore, buscará dar continuidade aos trabalhos de consolidação da União Aduaneira, com destaque para o fim da dupla cobrança da Tarifa Externa Comum e o desenvolvimento de uma maior cooperação na área de fiscalização aduaneira. Iremos ainda analisar alternativas, em conjunto com os demais países do Bloco, para ampliar o comércio de serviços e os investimentos no interior do Bloco. Ao longo da presidência brasileira, se fará a implementação de importantes projetos financiados pelo
Fundo de Convergência Estrutural do MERCOSUL, que conta com aportes regulares do Brasil, principal contribuinte, além de beneficiar principalmente projetos dos países menores do Bloco. Por fim, seguiremos com os trabalhos de convergência macroeconômica e harmonização de estatísticas atualmente em curso no Grupo de Monitoramento Macroeconômico do MERCOSUL. Daremos ainda prosseguimento a importantes negociações comerciais em curso, com destaque para a negociação com a União Europeia, bloco com o qual temos nosso mais expressivo intercâmbio comercial. Tienen en agenda la negociación bloque a bloque con la Unión europea, cual es la posición de Brasil lograr: a) Acuerdo MERCOSUR-Unión europea; b) Acuerdo con velocidades diferentes; c) Acuerdo Brasil – Unión europea? O mercado europeu é sem dúvida importante, e ao Brasil interessa ampliar seus fluxos comerciais com os países da União Européia. Apesar disso, a conclusão de um acordo comercial é uma tarefa complexa, já que envolve alcançar um equilíbrio satisfatório para ambos os lados. E quanto maior o número de países envolvidos, mais complexo é alcançar esse equilíbrio. Além disso, ambos os lados possuem suas sensibilidades e em função disso não se pode descartar a possibilidade de um formato que compreenda velocidades diferentes de desgravação tarifária, em função dos países e dos setores envolvidos na negociação. Não se pode esquecer, ainda, que ao se fechar uma negociação desse porte se fecha um grande pacote, e a avaliação de cada parte do acordo está vinculada ao que se obtém nas outras partes do acordo. No momento a negociação está se desenvolvendo em um formato bloco a bloco, em que negociam Mercosul de um lado e União Européia de outro. E esse me parece um formato adequado para que se alcance um acordo com a maior amplitude possível.
Brasil está desarrollando una política internacional de gran interés con los países africanos basada en la formación universitaria común, en la triangulación con la Unión europea, caso de Mozambique, ¿es una nueva diplomacia internacional? O lo que siempre de habría debido haber hecho? O Brasil sempre enxergou o continente africano como uma das prioridades de suas relações externas, e essa visão estratégica foi sem dúvida reforçada ao longo da gestão do Presidente Lula
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Brasil iniciativa entre Índia, Brasil e África do Sul com o objetivo de promover o comércio e o investimento mútuo, com desenvolvimento social e diminuição da pobreza, dentre outros objetivos. O conceito de BRIC, por outro lado, foi cunhado para congregar um grupo de países cujo desempenho econômico mundial tem sido notável. Apesar de não resultar de uma iniciativa entre as partes, tem adquirido importância a medida em que tal desempenho legitima seu caráter propositivo. Meu entendimento, nesse caso, é que não há uma incompatibilidade de estar em um e outro. Entendo eu que a cooperação é sempre bem vinda e que devemos aproveitar todas as oportunidades para aprofundar parcerias com países que enfrentem desafios semelhantes aos nossos nos mais diferentes campos. Italia ocupa el 10 lugar importando productos brasileños ¿Cuál es la perspectiva luego del Foro Brasil-Italia del 2009?
Enxergo um grande número de áreas nas quais é possível desenvolver um estreito trabalho de cooperação com países africanos. Não apenas no campo da educação, mas também na agricultura, na extração mineral, no setor de serviços de engenharia, no setor de serviços financeiros e até mesmo em setores de tecnologia de ponta. A relação entre o Brasil e os países do continente africano, entendo eu, irá se intensificar ainda mais nos próximos anos. O movimento que observamos agora, portanto, não é uma iniciativa pontual deste Governo. Mas um processo em curso que deve se intensificar ao longo dos próximos anos. Brasil hace parte del BRIC (Brasil, Rusia, India, China) pero también hacen parte del IBAS (India, Brasil y Sudáfrica) ¿cuál es la diferencia? Mantega - Tanto o BRIC quanto o IBAS envolvem as principais economias emergentes. É de se esperar que haja preocupações semelhantes, pois em ambos os grupos se discutem assuntos econômicos e se busca explorar o potencial de comércio e investimentos entre seus membros. Contudo, o IBAS é um foro de cooperação, uma
Mantega - A Itália é um importante parceiro comercial do Brasil e nos interessa ampliar esse fluxo de comércio. Tenho a satisfação de comentar que, entre 2003 e 2008, antes da crise internacional, o comércio bilateral cresceu 450%, superando os US$ 9 bilhões. Para 2010, temos a expectativa de exceder os US$ 10 bilhões em comércio bilateral, o que representará um aumento de 25% sobre os números de 2009. Nesse mesmo período, também observamos uma mudança no resultado do intercâmbio bilateral: de uma seqüência de superávits crescentes para o lado brasileiro entre 2002 e 2008, mudamos para um resultado superavitário para a Itália de US$ 648 milhões no ano de 2009.
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Uma análise mais detalhada dos fluxos de comércio mostra ainda que as exportações brasileiras têm se concentrado em itens nos quais nossos produtores são altamente competitivos no mercado internacional, como soja, café, celulose e minério de ferro. Por outro lado, o Brasil importa da Itália principalmente máquinas agrícolas e partes para automóveis. Isso é, em grande parte, reflexo dos expressivos investimentos italianos neste setor no Brasil. Aliás, no tema investimento, temos um histórico de forte presença de empresas italianas na economia brasileira. E vejo boas perspectivas para ampliar essa presença nos próximos anos. Diversas oportunidades estão se abrindo nos setores de infra-estrutura, extração mineral, exploração de petróleo e de prestação de serviços. Além do setor industrial de transformação, que já conta com uma forte presença de empresas italianas. O estoque de investimentos italianos no Brasil atingiu US$ 32,4 bilhões em 2005. Em 2009, a Itália foi a 18ª maior origem de investimento estrangeiro direto no País. Até 2007, os principais setores de destino dos investimentos italianos no Brasil eram a indústria automotiva, refino de petróleo e energia (eletricidade e gás). Já a partir de 2008, passaram a ser extração mineral, metalurgia e serviços financeiros. Por outro lado, o estoque de investimentos diretos brasileiros na Itália foi de US$ 357 milhões em 2008.
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italia e brasile rafforzano il partenariato strategico di Gherardo La Francesca
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e relazioni tra Italia e Brasile stanno vivendo una fase di forte rilancio e intensità, che poggia non solo sugli storici legami esistenti tra i due popoli (circa 30 milioni di brasiliani hanno una discendenza italiana) e sulle loro naturali affinità culturali e linguistiche, ma anche su interessi economici di grande concretezza. Da un lato le aziende italiane guardano al mercato brasiliano con rinnovato interesse per via dei suoi elevati tassi di crescita, della sana gestione macroeconomica dell’ultimo decennio e delle potenzialità esistenti in una pluralità di settori strategici, dalle telecomunicazioni all’energia, dalle infrastrutture all’organizzazione dei grandi eventi sportivi dei prossimi anni. Dall’altro, con la crescita del reddito e delle ambizioni del Paese, il Brasile rivolge la propria crescente attenzione alle aree di eccellenza italiane e al contributo decisivo che il Sistema Italia può tornare a dare per la crescita del Brasile, in termini di tecnologia, innovazione e modelli di sviluppo, dopo quello fornito nel secolo scorso che ha caratterizzato il de-
collo industriale di alcune aree del Paese, come la regione Paulista o gli Stati del Sud. Entrambi i Governi sostengono con forza il pieno utilizzo delle complementarietà esistenti tra i due Paesi ed hanno varato a tal fine un ambizioso piano d’azione per il partenariato strategico, firmato il 12 aprile a Washington dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dal Presidente del Brasile Inacio Lula da Silva. Il documento, che si compone di sedici capitoli settoriali, riafferma la solidità di alcuni legami profondi, come nel terreno delle piccole e medie imprese, delle telecomunicazioni, della cooperazione universitaria e del dialogo politico; e getta le basi per un rilancio della cooperazione bilaterale in nuovi ambiti settoriali, tra i quali il turismo, lo sport, le infrastrutture, l’industria e la difesa. La visita del Presidente del Consiglio Berlusconi a San Paolo il 28-29 giugno scorso, accompagnato da una delegazione imprenditoriale di circa 50 aziende guidata dal Vice Ministro dello Sviluppo Economico Adolfo Urso, ha permesso di definire i termini della cooperazione bilaterale nei settori
indicati dal piano d’azione. A margine della visita sono stati firmati ben dodici accordi e una articolata dichiarazione congiunta, a cui hanno già fatto seguito una serie di iniziative concrete quali la visita del Ministro brasiliano del Turismo in Italia, la decisione di alcune importanti aziende italiane del polo delle due ruote di concentrare nella Zona Franca di Manaus i propri progetti di investimento in Brasile, l’intensificazione dei contatti tra le Marine Militari dei due Paesi per la progettazione e lo sviluppo di nuove unità navali e lo svolgimento del IV seminario sulle tecnologie strategiche.
Oltre agli appuntamenti istituzionali già esistenti nel quadro del Consiglio di Cooperazione Economica, Industriale, Finanziaria e per lo Sviluppo
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Italia-Brasile, i due Governi hanno inoltre deciso di istituire un nuovo strumento per rafforzare le relazioni economiche e commerciali tra Italia e Brasile. Trattasi del Consiglio imprenditoriale italo-brasiliano (“Business Council”), che avrà il compito di rappresentare le istanze del settore privato dei due Paesi alle riunioni del Consiglio di Cooperazione e di realizzare iniziative specifiche di promozione degli scambi. Un “Meccanismo di Monitoraggio” intergovernativo era peraltro già stato creato alla fine del 2009, per iniziativa dei Ministeri dello Sviluppo Economico dei due Paesi, con la finalità di identificare e rimuovere gli ostacoli al commercio e agli investimenti. E’ su questo sfondo di grande entusiasmo e dinamismo che l’Italia si accinge a organizzare una grande rassegna multisettoriale in Brasile a cavallo tra il 2011 e il 2012, dal titolo “Momento Italia-Brasile”. L’iniziativa, varata dal Presidente del Consiglio Berlusconi e dal Presidente Lula, avra’ l’obiettivo di consolidare i sentimenti di simpatia e affinità diffusi in larghi strati della popolazione brasiliana mediante eventi di alto livello e ampia partecipazione di pubblico. Un segnale importante della vitalità delle relazioni bilaterali e’ inoltre dato dal numero crescente di imprese italiane che stabiliscono attività in Brasile. Negli ultimi anni, anche grazie agli interventi della SACE e al sostegno della SIMEST, la presenza economica italiana e’ cresciuta significativamente, sia sotto forma di collaborazioni industriali e progetti infrastrutturali, sia nel commercio di prodotti italiani su un ventaglio merceologico sempre più ampio (l’Italia detiene una quota di mercato di quasi il 3 per cento in Brasile, collocandosi nella posizione di ottavo maggiore Paese esportatore in assoluto e secondo tra gli europei). Abbiamo censito finora 370 filiali e uffici di rappresentanza di imprese italiane, di cui molte radicate ormai da vari decenni in Brasile. Oltre a circa 50 grandi imprese produttive, commerciali e di servizi, 4 istituti bancari, 6 imprese di costruzione, sono presenti circa 300 filiali di PMI italiane, senza contare il numero molto più ampio di investimenti da parte di imprenditori italo-brasiliani non necessariamente vincolati ad una casa madre in Italia. I settori nei quali si inserisce la presenza delle nostre imprese sono principalmente quelli legati al-
la meccanica (automobili, macchinari, componentistica, trasformazione di metalli), che per numero di filiali rappresenta il 57 percento della presenza italiana. Seguono poi i settori della telefo-
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nia, energia, chimica, arredamento, moda, industria alimentare. Vanno inoltre citati casi di suc-
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cesso nei servizi: telecomunicazioni e informatica, consulenza e progettazione, turismo e assicurazioni. La distribuzione geografica riflette in parte la storia dell’immigrazione italiana ed europea dei secoli scorsi: il 57 percento delle imprese italiane sono infatti radicate nello Stato di San Paolo. La restante quota è distribuita negli Stati di Minas Gerais (10 percento), Rio de Janeiro (9 percento), Paraná (7 percento), Rio Grande do Sul (4 percento), Espirito Santo (4 percento) e Santa Catarina (3 percento). Merita peraltro segnalare l’interesse manifestato negli ultimi anni da imprenditori italiani per l’avvio di investimenti negli Stati del Nord-est, geograficamente più marginali ma che offrono interessanti potenzialità (energia, ambiente e infrastrutture). Al servizio dell’ulteriore diffusione delle aziende italiane in Brasile e al consolidamento di quelle già radicate opera un insieme coordinato di istituzioni, cosi’ articolato: Ufficio Commerciale dell’Ambasciata d’Italia, Uffici Consolari di San Paolo, Rio de Janeiro, Curitiba, Porto Alegre, Belo Horizonte, Recife, Addetto Finanziario della Banca d’Italia, Ufficio ICE in San Paolo (con tre antenne in Rio, Belo Horizonte e Porto Alegre), Rete Camerale (cinque Camere di Commercio Italia-Brasile riconosciute: San Paolo, Rio de Janeiro, Porto Alegre, Belo Horizonte, Santa Catarina), ENIT, SACE, GEI (Gruppo Esponenti Italiani) e Associazione Italia-Brasile (AIB). Nell’ambito del suo ruolo l’Ambasciata promuove iniziative di alta visibilità a beneficio del Sistema Italia, l’ultima delle quali e’ denominata “Ambasciata Verde” e si prefigge di rendere la sede diplomatica e le sue dipendenze completamente autosufficienti dal punto di vista energetico mediante l’utilizzo di pannelli solari fotovoltaici. Il progetto, realizzato insieme ad Enel Green Power, costituisce il primo esempio in Brasile di interconnessione alla rete cittadina di un impianto solare di piccole dimensioni, con una valenza quindi che va oltre il semplice risparmio per l’erario, puntando a dimostrare la validità e la convenienza economica in Brasile delle tecnologie europee di sfruttamento della risorsa solare.
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EL CONSENSO DE BRASILIA Los gobiernos de los países participantes en la undécima Conferencia Regional sobre la Mujer de América Latina y el Caribe, representados por ministras, delegadas y delegados del más alto nivel dedicados a la promoción y defensa de los derechos de las mujeres, reunidos en Brasilia, del 13 al 16 de julio de 2010, para discutir el tema de los logros y desafíos para alcanzar la igualdad de género con énfasis en la autonomía y el empoderamiento económico de las mujeres,
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atificando el Consenso de Quito y su plena vigencia, además de los consensos regionales adoptados en las anteriores conferencias sobre la mujer de América Latina y el Caribe. Reafirmando asimismo nuestro compromiso con los tratados internacionales sobre la mujer, principalmente la Convención sobre la eliminación de todas las formas de discriminación contra la mujer y su Protocolo Facultativo, la Convención interamericana para prevenir, sancionar y erradicar la violencia contra la mujer, la Declaración y Plataforma de Acción de la Cuarta Conferencia Mundial sobre la Mujer (Beijing, 1995), el Programa de Acción de la Conferencia Internacional sobre Población y Desarrollo (1994), el Programa de Acción de la Conferencia Mundial contra el Racismo, la Discriminación Racial, la Xenofobia y las Formas Conexas de Intolerancia (Durban, 2001) y los convenios de la Organización Internacional del Trabajo (OIT), y reafirmando también el compromiso con los demás instrumentos y resoluciones en materia de igualdad de género, empoderamiento y progreso de las mujeres, Teniendo en cuenta que la región se ha sumado a la Campaña del Secretario General de las Naciones Unidas “Únete para poner fin a la violencia contra las mujeres”, Teniendo presente la necesidad de multiplicar los esfuerzos para alcanzar efectivamente los objetivos convenidos internacionalmente, incluidos los establecidos en la Declaración del Milenio de la Asamblea General de las Naciones Unidas (Nueva York, 2000), Teniendo presente asimismo la resolución 54/4 sobre el empoderamiento económico de la mujer, aprobada por la Comisión de la Condición Jurídica y Social de la Mujer de las Naciones Unidas en su quin-
cuagésimo cuarto período de sesiones (Nueva York, 2010), Reconociendo que, entre los avances logrados por los países a 15 años de la implementación de la Plataforma de Acción de la Cuarta Conferencia Mundial sobre la Mujer (Beijing, 1995), pueden destacarse el incremento del acceso de las mujeres a la educación y la atención de la salud, la adopción de marcos legales igualitarios para la construcción y el fortalecimiento de los mecanismos para el adelanto de la mujer, el diseño de planes y programas para la igualdad de género, la definición y puesta en marcha de planes nacionales de igualdad de oportunidades, la aprobación y el cumplimiento de legislación para prevenir todas las formas de violencia contra la mujer, sancionar a quienes la ejercen y garantizar los derechos humanos de las mujeres, la presencia creciente de las mujeres en puestos de toma de decisiones y las medidas dirigidas a la lucha contra la pobreza, Reconociendo también que persisten obstáculos que muestran la necesidad de redoblar los esfuerzos para eliminar todas las formas de violencia contra la mujer y que limitan o impiden la plena igualdad de género, tales como la feminización de la pobreza, la discriminación en el mercado laboral, la división sexual del trabajo, la falta de protección social y de pleno acceso a la educación y a los servicios de salud, incluida la salud sexual y reproductiva, y el trabajo doméstico no remunerado, la discriminación por raza o etnia, y las medidas unilaterales contrarias al derecho internacional y a la Carta de las Naciones Unidas, cu-
yas consecuencias fundamentales recaen en las mujeres, niñas y adolescentes, Reiterando la activa y coordinada contribución a estos procesos por parte de los poderes del Estado, de los organismos internacionales dedicados a la promoción y defensa de los derechos de las mujeres y de la sociedad civil, a través del movimiento de mujeres y feminista, Reiterando la contribución del movimiento de mujeres y feminista de la región en la profundización de la democracia, la construcción de la igualdad real y del desarrollo de la institucionalidad y políticas públicas de género, Reafirmando que el carácter laico de los Estados contribuye a eliminar la discriminación contra las mujeres y a garantizar el ejercicio pleno de sus derechos humanos, Reafirmando además que la paridad es una condición determinante de la democracia y una meta para erradicar la exclusión estructural de las mujeres en la sociedad, que afecta sobre todo a las mujeres afrodescendientes de los pueblos indígenas y con discapacidad. Reafirmando asimismo que la paridad tiene por objeto alcanzar la igualdad en el ejercicio del poder, en la toma de decisiones, en los mecanismos de participación y de representación social y política, y en las relaciones familiares, sociales, económicas, políticas y culturales, Considerando también que el trabajo doméstico no remunerado constituye una carga desproporcionada para las mujeres y en la práctica es un subsidio invisible al sistema económico, que perpetúa su subordinación y explotación, Dado que un efecto del proceso de transición demográfica que atraviesan los países de la región es el envejecimiento de la población, que sobrecarga a las mujeres con la tarea de cuidar a las personas mayores y a las personas enfermas, Reconociendo que el acceso a la justicia es fundamental para garantizar el carácter indivisible e integral de los derechos humanos, incluido el derecho al cuidado, Señalando que el derecho al cuidado es universal y requiere medidas sólidas para lograr su efectiva materialización y la corresponsabilidad por parte de toda la sociedad, el Estado y el sector privado,
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PanAL Brasil Resaltando la significativa contribución de las mujeres, en toda su diversidad, a la economía —en las dimensiones productiva y reproductiva— y al desarrollo de múltiples estrategias para enfrentar la pobreza y preservar los conocimientos, incluidos los conocimientos científicos, y las prácticas fundamentales para la supervivencia y el sostenimiento de la vida, especialmente en lo que respecta a la salud integral y a la seguridad alimentaria y nutricional, Considerando que los avances en materia de igualdad en la región son heterogéneos y que aún persisten desafíos para el logro de la igualdad de género que demandan inversiones permanentes y políticas de Estado en lo relativo a la división sexual del trabajo, el trabajo doméstico no remunerado, la eliminación de la discriminación en el mercado laboral y la protección social de las mujeres, la prevalencia y persistencia de la violencia contra las mujeres, el racismo, el sexismo, la impunidad y la lesbofobia, la paridad en todos los espacios de toma de decisión y el acceso a servicios públicos, universales y de calidad en materia de concientización, educación y salud, incluida la salud sexual y reproductiva, Considerando también que el derecho a la propiedad de la tierra, así como al acceso al agua, bosques y biodiversidad en general, es más restringido para las mujeres que para los hombres; que el uso de esos recursos naturales está condicionado por la división sexual del trabajo; que la contaminación ambiental tienen impactos específicos sobre las mujeres en la ciudad y el campo, y que es necesario que el Estado reconozca el aporte de las mujeres a la conservación de la biodiversidad, implemente políticas de acción afirmativa y garantice el ejercicio de sus derechos en este ámbito, Considerando además que las mujeres están marginadas del acceso y control de los medios de comunicación social y de las nuevas tecnologías de la información y que el Estado debe diseñar políticas específicas que, junto con las universales, garanticen su participación en condiciones de igualdad, Teniendo en cuenta que las crisis alimentaria, energética y financiera ponen en riesgo la sostenibilidad de los logros alcanzados por las mujeres y subrayan la imperiosa necesidad de acelerar los progresos en materia de igualdad de género, Considerando que las medidas adoptadas para lograr la estabilidad macroeconómica no han reducido las desigualdades de género y persiste la baja carga tributaria e inversión pública, Reconociendo que, pese a las medidas para prever, prevenir o reducir al mínimo sus causas y mitigar sus efectos adversos, el cambio climático y los desastres naturales pueden afectar en forma negativa el desarrollo productivo, el uso del tiempo por parte de las mujeres, particularmente en las áreas rurales, y su acceso al empleo, Reafirmando la necesidad de superar la tendencia a la vinculación exclusiva de las políticas de igualdad con el área social, Poniendo de relieve la importancia y la necesidad de contar con sistemas de seguridad social amplios, inclusivos, sustentables, redistributivos, solidarios y fortalecidos, que funcionen como mecanismos de protección social para la población en situación de vulnerabilidad, promuevan la justicia social y contribuyan a reducir las desi-
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gualdades, Considerando que la salud integral de las mujeres es un derecho fundamental que implica la interacción de factores sociales, culturales y biológicos y que la desigualdad de género forma parte de los determinantes sociales de la salud, y que se agudizan las brechas de género, etnia y raza que registra; que es inaplazable cambiar las bases sociales, políticas, culturales y económicas que sostienen la división sexual del trabajo, y que la clave para lograrlo supone una nueva ecuación entre el Estado, la sociedad en su conjunto, el mercado y las familias, en la que el trabajo doméstico no remunerado y las tareas de cuidado se entiendan y traten como asuntos públicos, de responsabilidad compartida entre todas estas esferas, Resaltando que la autonomía económica de las mujeres es el resultado de una articulación entre independencia económica, derechos sexuales y reproductivos, una vida libre de violencia y paridad en la política, Reconociendo la importancia del fortalecimiento de las estructuras del Estado y el papel estratégico que han desempeñado los mecanismos para el adelanto de la mujer, así como la necesidad de dotarlos de autonomía y recursos humanos y financieros que les permitan incidir en forma transversal en la estructura del Estado para la construcción de estrategias de promoción de la autonomía de las mujeres y la igualdad de género, Reconociendo la persistencia del racismo y la consecuente acumulación de desventajas para las mujeres afrodescendientes y de pueblos indígenas, Considerando que la salud integral de las mujeres depende de medidas concretas para reducir la morbimortalidad materna y el embarazo adolescente y asegurar una mejor calidad de vida y que el quinto Objetivo de Desarrollo del Milenio es el que está más lejos de alcanzarse, Teniendo presente que el crimen organizado y la presencia de grupos fácticos que amenazan la seguridad y el fortalecimiento de la democracia, y los conflictos armados, con los desplazamientos que provocan, tienen especial impacto en la trata de personas, el comercio sexual y la inseguridad de las mujeres, Reconociendo que el territorio ocupado milenariamente por las mujeres de los pueblos indígenas es la base para su desarrollo económico y cultural, Deciden, a fin de enfrentar los desafíos para la promoción de la autonomía de las mujeres y la igualdad de género, adoptar los siguientes acuerdos para la acción, 1. Conquistar una mayor autonomía económica e igualdad en la esfera laboral a) Adoptar todas las medidas de política social y económica necesarias para avanzar en la valorización social y el reconocimiento del valor económico del trabajo no remunerado prestado por las mujeres en la esfera doméstica y del cuidado; b) Fomentar el desarrollo y el fortalecimiento de políticas y servicios universales de cuidado, basados en el reconocimiento del derecho al cuidado para todas las personas y en la noción de prestación compartida entre el Estado, el sector privado, la sociedad civil y los hogares, así como entre hombres y mujeres, y fortalecer el diálogo y la coordinación entre todas las
El término se extrae del documento “El trabajo decente para los trabajadores domésticos”, presentado por la Comisión de los Trabajadores Domésticos a la 99ª. reunión de la Conferencia Internacional del Trabajo celebrada en Ginebra en junio de 2010, que en el párrafo 145, inciso b), dice “La
partes involucradas; c) Adoptar políticas que permitan establecer o ampliar las licencias parentales, así como otros permisos de cuidado de los hijos e hijas, a fin de contribuir a la distribución de las tareas de cuidado entre hombres y mujeres, incluidos permisos de paternidad irrenunciables e intransferibles, que permitan avanzar en la corresponsabilidad; d) Impulsar el establecimiento, en las cuentas nacionales, de una cuenta satélite sobre el trabajo doméstico no remunerado y el trabajo de cuidado que llevan a cabo las mujeres; e) Impulsar cambios en el marco jurídico y programático para el reconocimiento del valor productivo del trabajo no remunerado en las cuentas nacionales, para la formulación y aplicación de políticas transversales; f) Desarrollar políticas activas referidas al mercado laboral y el empleo productivo a fin de estimular la tasa de participación laboral de las mujeres, de la formalización del empleo y de la ocupación de puestos de poder y decisión por parte de las mujeres, así como la reducción de las tasas de desempleo, con particular atención a las mujeres afrodescendientes, de los pueblos indígenas y jóvenes afectadas por la discriminación racial, de sexo y orientación sexual, a fin de asegurar el trabajo digno para todas y garantizar igual salario por trabajo de igual valor; g) Impulsar y hacer cumplir leyes de igualdad laboral que eliminen la discriminación y las asimetrías de género, raza, etnia y orientación sexual en el acceso y permanencia al mercado laboral, en la toma de decisiones y en la distribución de las remuneraciones, establezcan mecanismos de presentación de quejas y determinen sanciones para las prácticas de acoso sexual y otras formas de asedio en el espacio laboral; h) Promover e incidir en la aprobación de una legislación que equipare los derechos de las trabajadoras domésticas1 con los derechos de los demás trabajadores, reglamentando su protección, promoviendo su valorización social y económica y erradicando el trabajo doméstico infantil; i) Promover la ratificación e implementación del Convenio 156 de la Organización Internacional del Trabajo; j) Garantizar igual remuneración por trabajo de igual valor entre hombres y mujeres y entre las propias mujeres, de conformidad con los convenios internacionales ratificados, en particular los convenios 100, 111 y 112 de la Organización Internacional del Trabajo, y las normas internacionales en materia de derechos de las mujeres; k) Promover la adopción de políticas y programas de formación profesional para las mujeres, urbanas y rurales, en áreas competitivas y dinámicas de la economía, para lograr el acceso a las tecnologías y el reconocimiento a las tecnologías tradicionales y una participación femenina más amplia, diversa y calificada en el mercado de trabajo, considerando además las limitaciones impuestas por la doble jornada de trabajo; l) Garantizar el acceso de las mujeres a activos productivos, incluidos la tierra y los recursos naturales, y el acceso al crédito productivo, tanto urbano como rural; m) Promover la valorización y el reconocimiento
expresión [trabajador o trabajadora doméstica] [trabajador o trabajadora del hogar] debería designar a toda persona que realice trabajo doméstico en el marco de una relación de trabajo.”
Brasil de la contribución económica de las mujeres en el medio rural y en las comunidades tradicionales y pueblos indígenas, así como en los pueblos afrodescendientes o grupos minoritarios y de las mujeres migrantes a través de las remesas; n) Promover asimismo la autonomía económica y financiera de las mujeres por medio de la asistencia técnica, del fomento a la capacidad empresarial, el asociativismo y el cooperativismo, mediante la integración de las redes de mujeres a procesos económicos, productivos y de mercados locales y regionales; o) Impulsar y profundizar, en el sector público y privado, en la adopción de sistemas de gestión de igualdad de género que promuevan la no discriminación de las mujeres en el empleo, la conciliación de la vida profesional, privada y familiar, y la prevención y erradicación de todas las formas de violencia de género en el ámbito laboral, principalmente el acoso sexual y otras formas de asedio en el espacio laboral; p) Establecer legislación orientada a la acreditación de estudios y programas de educación no formal que habiliten a las mujeres adultas para la productividad y el empleo; q) Adoptar medidas para poner fin a todas las formas de violencia económica ejercida contra las mujeres, particularmente aquellas que atentan contra su dignidad humana o que las excluyen del derecho a recibir recursos financieros con miras a impulsar su autonomía y el respeto a sus derechos en la esfera laboral. 2. Fortalecer la ciudadanía de las mujeres a) Promover y fortalecer políticas de Estado que garanticen el respeto, la protección y el cumplimiento de todos los derechos humanos de las mujeres, de todas las edades y condiciones, como base sustantiva de los procesos democráticos; b) Garantizar la libertad religiosa y de culto, siempre que se respeten los derechos humanos de las mujeres; c) Propiciar que las políticas fiscales combinen criterios de eficacia con criterios de equidad, resaltando su función redistributiva y progresiva, que aseguren la ejecución de políticas que garanticen el desarrollo de las mujeres; d) Promover y asegurar la transversalización del enfoque de género, raza y etnia, en todas las políticas, especialmente en la política económica y cultural, y la articulación entre los poderes del Estado y los actores sociales para garantizar la igualdad de género; e) Aumentar la inversión pública en la seguridad social, de manera que aborde en forma integral las demandas específicas de cuidado y protección social que requieren las mujeres en situaciones relacionadas con la enfermedad, la discapacidad, el desempleo y los ciclos vitales, especialmente la infancia y la vejez; f) Fortalecer la producción de información estadística necesaria desagregada para visibilizar los problemas de desigualdad de género en el ámbito de la autonomía física y económica y de la toma de decisiones; g) Adoptar el enfoque y medidas de igualdad de género, raza y etnia, en relación con la política económica, fiscal y tributaria, la reforma agraria, el acceso a la propiedad de la tierra, la vivienda y otros recursos productivos, para asegurar la redistribución equitativa de la riqueza; 2
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h) Realizar estudios sobre los efectos de la crisis económica, financiera, alimentaria, energética y ambiental en las mujeres, en especial en los flujos migratorios internos e internacionales y en la reconfiguración de todas las esferas; i) Avanzar en la adopción de medidas que mejoren la situación de las mujeres migrantes y sus familias, teniendo en cuenta la situación de vulnerabilidad por la que atraviesan, a fin de mejorar su situación laboral y su inclusión social, tanto en su país de origen como de destino; j) Desarrollar políticas que favorezcan el arraigo de las mujeres campesinas y el empleo rural en las áreas afectadas por procesos de reconversión productiva y asegurar los mecanismos necesarios para su efectiva implementación; k) Implementar medidas que tiendan a eliminar las limitaciones específicas que afrontan las mujeres en el acceso a los servicios financieros formales como el ahorro, el crédito, los seguros y las transferencias; l) Garantizar el derecho y acceso de las mujeres a la propiedad de las tierras y las viviendas concedidas mediante los programas habitacionales de los gobiernos, con título de propiedad, respetando el derecho de las mujeres de los pueblos indígenas a su territorio, ya que es la base para el desarrollo económico y cultural; m) Promover la reformulación de los sistemas previsionales nacionales, a fin de incluir en su cobertura a las trabajadoras insertas en el mercado informal, las productoras familiares campesinas, las trabajadoras autónomas y las trabajadoras domésticas2, las distintas formas de familia, incluyendo las parejas del mismo sexo, y las mujeres que se dediquen a actividades relacionadas con el cuidado; n) Impulsar la revisión de los sistemas previsionales nacionales existentes, para que se garanticen los derechos de las mujeres como beneficiarias, contemplando la situación de su incorporación al mercado laboral; o) Implementar sistemas de gestión de riesgos naturales y antrópicos con enfoque de género, étnico y racial, que permitan atender las causas y consecuencias de los desastres naturales y los impactos diferenciales de estos y del cambio climático en las mujeres, con particular énfasis en la recuperación de medios de vida sustentables, la administración de refugios y albergues, la salud sexual y reproductiva, la prevención de la violencia de género y la superación de las barreras que impiden a las mujeres una rápida inserción o reinserción en el empleo formal, debido a su papel en el proceso de reconstrucción económica y social; p) Impulsar la reforma del sistema y de las prácticas educativas para que se introduzca en su contenido la transmisión del concepto de corresponsabilidad en la vida familiar y pública; q) Fomentar la ruptura de estereotipos de género a través de medidas dirigidas a los sistemas educativos, los medios de comunicación y las empresas; r) Incorporar las variables sexo, etnia y raza, considerando la autoidentificación como criterio básico para el registro de la información en los censos de población y vivienda, encuestas de hogares, encuestas rurales y registros vitales, entre otros; s) Elaborar y aplicar políticas y planes de educación a lo largo de toda la vida con recursos suficientes, con metas medibles, especialmente diri-
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gidos a mujeres jóvenes y adultas, a fin de reforzar el ejercicio pleno de su ciudadanía. 3. Ampliar la participación de las mujeres en los procesos de toma de decisiones y en la esferas de poder a) Incrementar y reforzar los espacios de participación igualitaria de las mujeres en la formulación e implementación de las políticas en todos los ámbitos del poder público; b) Adoptar todas las medidas que sean necesarias, incluidos cambios a nivel legislativo y políticas afirmativas, para asegurar la paridad, la inclusión y la alternancia étnica y racial en todos los poderes del Estado, en los regímenes especiales y autónomos, en los ámbitos nacional y local y en las instituciones privadas, a fin de fortalecer las democracias de América Latina y el Caribe, con una perspectiva étnico-racial; c) Contribuir al empoderamiento de los liderazgos de mujeres indígenas para eliminar las brechas existentes y garantizar su participación en espacios de decisión, respetando el consentimiento libre, previo e informado para el diseño e implementación de políticas públicas nacionales y regionales; d) Promover la creación de mecanismos y apoyar los que ya existen para asegurar la participación político-partidaria de las mujeres que, además de la paridad en los registros de candidaturas, aseguren la paridad de resultados, garanticen el acceso igualitario al financiamiento de campañas y a la propaganda electoral, así como su inserción en los espacios de decisión en las estructuras de los partidos políticos. De la misma forma, crear mecanismos para sancionar el incumplimiento de las leyes en este sentido; e) Estimular acciones para garantizar el acceso de las mujeres a los espacios de decisión, y fortalecer, entre otros, la sindicalización femenina, tanto en el medio urbano como en el rural, a efectos de avanzar en materia de igualdad de oportunidades y de trato entre mujeres y hombres en el ámbito laboral; f) Impulsar la creación y el fortalecimiento de los mecanismos gubernamentales de políticas para las mujeres a nivel nacional y subnacional, dotándolos de los recursos necesarios y de la más alta jerarquía gubernamental de acuerdo con los contextos nacionales; g) Promover la representación paritaria en los parlamentos regionales, como por ejemplo el Parlamento del MERCOSUR, el Parlamento Centroamericano, el Parlamento Andino y el Parlamento Latinoamericano; h) Impulsar la creación y fortalecimiento de la observación ciudadana sobre los procesos electorales y el establecimiento de mecanismos institucionales para el cumplimiento de las legislaciones que garantizan la participación política de las mujeres;
i) Crear mecanismos de apoyo a la participación pública y política de las mujeres jóvenes, sin discriminación de raza, etnia y orientación sexual, en espacios de toma de decisiones y el respeto a sus expresiones organizativas propias, propiciando condiciones para la prevención de la estigmatización generacional de sus formas propias de organización y expresión; j) Promover medidas para incrementar la participación de las mujeres en los directorios de las empresas.
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PanAL Brasil 4. Enfrentar todas las formas de violencia contra las mujeres a) Adoptar medidas preventivas, punitivas, de protección y atención que contribuyan a la erradicación de todas las formas de violencia contra las mujeres en los espacios públicos y privados, prestando especial atención a las mujeres afrodescendientes, indígenas, lesbianas, transgénero, del campo, de la selva, migrantes y de las zonas de frontera; b) Ampliar y garantizar el acceso efectivo a la justicia y a la asistencia jurídica gratuita de las mujeres en situación de violencia y capacitar y sensibilizar, desde un enfoque de género, al personal y funcionarios encargados de impartir justicia; c) Adoptar todas las medidas necesarias y efectivas para prevenir, sancionar y erradicar todas las formas de trata y tráfico de mujeres, jóvenes y niñas, para la explotación sexual y cualquier otro fin; d) Formular y aplicar medidas para combatir la violencia contra las mujeres que ejercen la prostitución; e) Garantizar los derechos humanos de las mujeres privadas de libertad; f) Incorporar en las políticas de seguridad pública medidas específicas para prevenir, investigar, sancionar, penalizar y erradicar el femicidio y el feminicidio, entendidos como la forma más extrema de violencia de género contra las mujeres; g) Promover políticas y programas para prevenir la violencia contra las mujeres dirigidos a los agresores y sus familias para evitar la
5. Facilitar el acceso de las mujeres a las nuevas tecnologías y promover medios de comunicación igualitarios, democráticos y no discriminatorios a) Promover acciones que faciliten el acceso de las mujeres de todas las edades a las comunicaciones y a las nuevas tecnologías de la información, como la educación y la capacitación sobre el uso de tales tecnologías para la creación de redes, la promoción y el intercambio de información, las actividades educativas, y el empleo especializado en las actividades económicas; b) Formular políticas orientadas a eliminar contenidos sexistas y discriminatorios en medios de comunicación y capacitar a los profesionales de la comunicación en tal sentido, valorizando las dimensiones de género, raza, etnia, orientación sexual y generación; c) Construir mecanismos de monitoreo del contenido transmitido en los medios de comunicación social, así como en los espacios de regulación de Internet, asegurando la participación activa y constante de la sociedad con el fin de eliminar contenidos sexistas y discriminatorios; d) Promover y garantizar el acceso de las mujeres, sobre todo las de pueblos indígenas y afrodescendientes, a los medios masivos de comunicación a través de programas que incorporen las lenguas propias y las identidades culturales en espacios comunitarios radiales y audiovisuales; e) Promover Nilcéa Freire - Ministra para la Mujer de Brasil el acceso de reincidencia; h) Promover políticas las mujeres a la ciencia, la tecnología y la innovación, estimudirigidas al cambio de los patrones socioculturalando el interés de las niñas y las jóvenes en estos les que reproducen la violencia y la discriminacampos científicos y tecnológicos. ción hacia las mujeres; i) Crear sistemas nacionales de vigilancia de la 6. Promover la salud integral y los derechos sexuales y reproductivos de las mujeres violencia de género para recopilar, compilar y a) Garantizar las condiciones y los recursos analizar datos sobre la violencia de género con miras a influir en las políticas y programas napara la protección y el ejercicio de los derechos cionales y locales; sexuales y reproductivos de las mujeres en todas j) Asegurar que en situaciones de desastres natulas etapas de su ciclo de vida y en los diversos grupos poblacionales, sin ningún tipo de discrirales o climáticos las mujeres no sean víctimas minación, basándose en el enfoque integral ni corran ningún riesgo de cualquier tipo de viopromovido en el Programa de Acción de la Conlencia y la ayuda humanitaria contemple las ferencia sobre la Población y el Desarrollo; necesidades de las mujeres, evitando una doble b) Incluir, en los presupuestos nacionales y subvictimización; k) Promover y fortalecer programas de sensibilinacionales, recursos suficientes para la ampliación de la oferta pública de servicios de calidad zación y capacitación con perspectiva de género para la atención integral de la salud de las dirigidos a operadores de justicia que aseguren mujeres, en toda su diversidad, en particular las una atención de calidad y eliminen la violencia enfermedades crónicas y no transmisibles; institucional contra las mujeres; l) Adoptar medidas de seguridad ciudadana denc) Fomentar la reglamentación e implementación tro de las estrategias regionales y nacionales de las leyes aprobadas en materia de igualdad que incluyan criterios de género y diversidad de género, incluidas las relativas a la autonomía de las ciudades y/o comunidades como espacios física, y favorecer el acceso y permanencia de las de encuentro de todas las personas, que mujeres en el mercado laboral; d) Garantizar el acceso a la educación sexual imaseguren un ambiente exento de violencia contra las mujeres; plementando programas de educación sexual inm) Garantizar la atención integral, multiprofesiotegral con perspectiva de género y pertinencia cultural; e) Garantizar el acceso universal de las mujeres, nal gratuito para las mujeres víctimas de violencia; n) Promover y adoptar medidas para la asignaen toda su diversidad, a servicios integrales y de calidad en salud sexual y reproductiva, inclución presupuestaria para los programas de yendo la atención al VIH y al SIDA, su prevenprevención y atención de la violencia contra ción, diagnóstico y tratamiento gratuito y en espelas mujeres.
cial promover campañas para el uso de los preservativos masculinos y femeninos; f) Revisar las leyes que prevén medidas punitivas contra las mujeres que se hayan sometido a abortos, conforme a lo recomendado en la Plataforma de Acción de la Cuarta Conferencia Mundial sobre la Mujer, incluidas las nuevas medidas e iniciativas para la aplicación de la Declaración y Plataforma de Acción de Beijing, así como en el Programa de Acción de la Conferencia Internacional sobre la Población y el Desarrollo, y en las observaciones del Comité contra la Tortura de las Naciones Unidas, y garantizar la realización del aborto en condiciones seguras en los casos autorizados por la ley; g) Fortalecer y ampliar los planes y programas que promuevan la maternidad saludable y prevengan la mortalidad materna, asegurando el acceso universal a los servicios de salud, especialmente para las adolescentes y las mujeres de pueblos indígenas y afrodescendientes; h) Promover la reducción de los embarazos en la adolescencia mediante la educación, información y acceso a servicios de salud sexual y reproductiva, incluido el acceso a todos los métodos anticonceptivos;
i) Promover el acceso de las mujeres de pueblos indígenas y afrodescendientes a servicios de salud, con pertinencia cultural y lingüística, incorporando y valorando los saberes y prácticas de la medicina ancestral y tradicional ejercidos especialmente por las mujeres; j) Recomendar que, en la Reunión plenaria de alto nivel de la Asamblea General sobre los Objetivos de Desarrollo del Milenio, que se celebrará en septiembre de 2010, se preste especial atención a la meta 5B relativa al acceso universal a la salud reproductiva. 7. Realizar actividades de capacitación, intercambio y difusión que permitan la formulación de políticas públicas basadas en los datos del Observatorio de igualdad de género de América Latina y el Caribe a) Solicitar a la Comisión Económica para América Latina y el Caribe el desarrollo de actividades de formación y creación de capacidades, de intercambio y difusión de experiencias, incluidas aquellas de incidencia política, dirigidas a quienes planean las políticas públicas y a los operadores políticos, con el fin de recoger las prácticas de los países y avanzar en la formulación de políticas públicas basadas en los datos del Observatorio de igualdad de género de América Latina y el Caribe, y que constituyan una fuente general de conocimiento y un complemento del Observatorio. 8. Promover la cooperación internacional y regional para la equidad de género a) Impulsar programas de cooperación regional, subregional y multilateral, aprovechando los procesos de integración para el desarrollo socioeconómico que tienen lugar en América Latina y el Caribe, particularmente acciones que promuevan la igualdad de género; b) Fortalecer la cooperación Sur-Sur para el logro de la igualdad de género y el avance de las mujeres;
c) Instar a los donantes a que cumplan sus compromisos en materia de asistencia oficial para el desarrollo, como un elemento esencial para la promoción de la igualdad de género. 9. Acoger con beneplácito el ofrecimiento del Gobierno de la República Dominicana de ser anfitrión de la duodécima Conferencia Regional sobre la Mujer de América Latina y el Caribe
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EL YASuNí EStÁ tODAvíA EN pIE de Paulina Garzón
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espués de más de 40 años Ecuador le ha apostado a la explotación petrolera y finalmente el anuncio del gobierno ecuatoriano de dejar el petróleo bajo tierra en el Parque Nacional Yasuní abre la esperanza de de cerrar el círculo vicioso de más explotación, más pobreza y más daño ambiental. La iniciativa Yasuní ITT (por los ejes petroleros Ishpingo, Tambococha y Tiputini donde se encuentran el 20% de las reservas crudo pesado del Ecuador) fue presentada públicamente en el 2007. No obstante, la iniciativa del Yasuní no es la primera de su clase, pues desde años varios grupos de la sociedad civil ecuatoriana habían venido proponiendo la moratoria petrolera y los canjes de deuda por naturaleza para evitar la explotación de recursos no renovables en la Amazonía ecuatoriana. Esto se explica, en gran parte, a que desde inicios de los 70s cuando empezó la exportación del petróleo en el Ecuador, la mayoría de los ecuatorianos nunca vio los prometidos beneficios del “oro negro”. Por el contrario, el negocio petrolero ha sido un factor crítico para fomentar la corrupción, el caos ambiental y la ingobernabi lidad. El conocido “juicio del siglo” contra Chevron Texaco muestra la magnitud de esta problemática. Chevron Texaco enfrenta el juicio ambiental más caro en la historia, por un daño estimado en USD 27 mil millones por derramar sistemática y planificadamente, durante 26 años, alrededor de 17 millones de galones de petróleo y 20 mil millones de galones de agua tóxica en los ríos amazónicos ecuatorianos, muy por encima de las cifras de los accidentes de la Exxon Valdez en Alaska (1989) o del derrame de British Petroleum el Golfo de México el abril pasado. La devastación ambiental de la Amazonía norte ha sido un motor para que la sociedad ecuatoriana, mayoritariamente apoye la no extracción de petróleo en el Yasuní y para reformar la Constitución en el 2008, la cual reconoce los Derechos de la Naturaleza y promueve el desarrollo sustentable, lo que se conoce como los principios del Buen Vivir. La Amazonía y el Yasuní La Amazonía ecuatoriana contiene el 19% de las especias de plantas que existen en el mundo y el 18% de las especies de pájaros. Además es una reserva de agua dulce para el planeta, y según varios científicos es un “baúl de tesoros “de recursos genéticos críticos para el avance de la ciencia y la medicina. El Parque Yasuní esta localizado en la intersección de los Andes y la Amazonía y es un área alta biodiversidad, donde se considera que existe la mayor variedad de árboles e insectos en el planeta. En 2.5 acres hay más especies nativas de árboles que en los Estados Unidos y Canadá juntos. Además, constituye el territorio ancestral del pueblo Huaorani, como también de los Tagaeri y Taromenane quienes viven en aislamiento voluntario.
En qué consisten la Iniciativa del Yasuní ITT A través de esta iniciativa, se propone conservar el Parque Nacional Yasuní y abandonar la posibilidad de explotación de combustibles fósiles. Aquello, además impediría que más de 400 millones de toneladas de CO2 el gas de efecto invernadero más importante en causar el cambio climático entren a la atmósfera como resultado de la quema del petróleo extraído. Por otra parte, a través de la preservación del Yasuní se protegería el derecho a vivir en aislamiento voluntario reconocido por las leyes ecuatorianas- de los pueblos Tagaeri y Taromenane. De acuerdo a los cálculos del gobierno, el Ecuador dejaría de percibir alrededor de USD 7 mil millones (estimación basada en el precio internacional del petróleo de similares características a Mayo del 2009) y ha planteado a la comunidad internacional una compensación equivalente al 50% los ingresos no obtenidos, es decir USD 3 mil quinientos que deberían ser entregados durante los próximos diez años con una meta inicial de obtener USD 100 millones hasta Diciembre del 2011. Esta suma -USD 3 mil quinientos millones- parecería muy razonable en comparación a los USD 557 mil millones gastados por los gobiernos en subsidios a los combustibles fósiles en el 2008, según la Agencia Internacional de Energía.
Además, el gobierno ha propuesto la creación de los Certificados de Garantía del Yasuní CGYs por las emisiones evitadas. En tal sentido, los certificados emitidos no aumentarán el número de emisiones permitidas. Si el petróleo del Yasuní fuera extraído y consecuentemente quemado, se requeriría la compra de certificados de reducción de emisiones CERs por parte de los usuarios de ese petróleo para compensar por la quema del mismo (cap and trade system); tales certificados tendrían un valor presente a Mayo del 2009, en el mercado europeo de comercio de emisiones, de aproximadamente USD 5 mil millones. A pesar del apoyo nacional e internacional que ha tenido la iniciativa del Yasuní desde el 2007 el nivel de apoyo del gobierno ecuatoriano ha variado en varios momentos restando credibilidad al proyecto. Los cambios en el escenario nacional con tres diferentes Ministros de Relaciones Exteriores y tres equipos diferentes de negociadores, y la confrontación del Presidente Correa con las organizaciones indígenas y ambientalistas han socavado no sola la confianza de las organizaciones sociales sino también de funcionarios del gobierno que estuvieron comprometidos con la Iniciativa y que esperaban que el fondo de fideicomiso para la captación de los recursos financieros fueran firmado en la Cumbre Climática de Copenhague. Los impases con el gobierno finalmente causaron la renuncia de todo el equipo negociador y del Ministro de Relaciones Exteriores, Fander Falconí, uno de los promotores claves del la propuesta del Yasuní. Finalmente, el 3 de Agosto pasado, el gobierno firmó un Acuerdo con el Programa de las Naciones Unidas para el Desarrollo para establecer un Fondo Fideicomiso que sería administrado por el
PNUD, a través del cual se recibirían y administrarían las contribuciones internacionales. El gobierno se ha comprometido ha invertir el 93% del capital a recaudarse en la conservación de todas las áreas protegidas en el país y en la ejecución de proyectos de energía renovable, y el restante 7% en proyectos sociales, de conservación y manejo del patrimonio nacional y el desarrollo de la ciencia y tecnología en eficiencia energética. Algunos de los países que han mostrado interés de comprometer recursos para respaldar la iniciativa son Alemania, España, Francia, Suecia y Suiza.
El “Plan B” y otras amenazas Las celebraciones por la firma del Acuerdo con las Naciones Unidas fueron empañadas por las declaraciones que meses atrás había venido haciendo el Presidente Rafael Correa y que fueron repetidas a los pocos días de la firma del Acuerdo: el Plan B. Este Plan B consiste en la explotación de los ejes Tambococha y Tiputini –una parte se encuentra fuera del Parque cuyo estudio de exploración ya fueron realizados por empresa estatal Petróleos de Venezuela PDVSA, en Septiembre del 2007. Si estas operaciones progresan se abriría la puerta a una cadena de impactos directos e indirectos que terminarían afectando la integridad ecológica del Yasuní.
Bajos los mismos argumentos, los grupos de la sociedad civil nacional e internacional, así como las organizaciones indígenas han demandado del gobierno el cierre de operaciones del bloque 31 que colinda con el Parque y la no aprobación del eje multimodal Manta- Manaos (parte de un proyecto que busca abrir vías terrestres y marítimas para establecer una línea alternativa al Canal de Panamá que conecte el Océano Atlántico con el Pacífico) que afectaría las cercanías del Parque Nacional Yasuní. Aunque la firma del Acuerdo con PNUD ha despertado esperanzas de que el gobierno del Presidente Correa retome los compromisos hechos durante la campaña del 2006 relacionados a la protección de los derechos de la naturaleza, la justicia climática y la búsqueda de un modelo de desarrollo que supere el modelo extractivista, las organizaciones no confían que éste sea un indicativo de que las políticas públicas vayan a dar un giro sustantivo. Al contrario, se teme que bajo la justificación de que se “salve” el Yasuní hay que explotar el petróleo y la minería del CentroSur de la Amazonía, en donde se encuentran áreas con características ecológicas similares a las del Yasuní, es igualmente preocupante, que el Parque Nacional Yasuní se convierta en territorio de los proyectos REDD. A pesar del escepticismo de muchos, es claro que si el gobierno ecuatoriano no defiende la Iniciativa del Yasuní y continua con el Plan B y las existentes políticas petroleras, en 25 años el país se quedará sin reservas de hidrocarburos, con una deuda masiva, con problemas sociales intensificados y con una Amazonía dramáticamente alterada. Para la sociedad global en cambio, la explotación del Yasuní representará un fracaso emblemático en la lucha contra el cambio climático.
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NuEvAS tECNOLOGíAS: uNA OpORtuNIDAD pARA tODOS de Margaretha Mazura
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na “revolución digital” marcó el comienzo del siglo XXI y está en pleno auge. El porcentaje de penetración de la telefonía móvil se acerca al 100%, y las conocidas como redes sociales son cada vez más utilizadas en el ámbito de la comunicación (ver, por ejemplo, el número de entradas de Facebook de CEFIAL en www.facebook.com). Las “Tecnologías de la Información y la Comunicación” o TIC, se sumergen en nuestro día a día, nos rodean y nos conectan en cualquier lugar y en cualquier momento. Dejan a un lado los desplazamientos y llamadas telefónicas que suponen consumo de tiempo y dinero: Internet permite conectar a todos con todos, incluso, a través de sensores, permite la conexión con objetos. Recientemente (19 de Mayo de 2010), la “Agen-
da Digital para Europa”, un Comunicado de la Comisión Europea, enfatizaba la dimensión internacional de las TIC: “El Mercado Único Digital necesita una cara externa ya que el progreso en muchas de las cuestiones políticas sólo se puede realizar a nivel internacional”. Ya antes de esta declaración, la UE abría los programas de Investigación y Desarrollo (I+D) para participantes de terceros países. Los socios de proyectos de investigación dentro del VII Programa Marco pueden participar con las mismas condiciones que los europeos, es decir, podrán ser cofinanciados de la misma forma que los socios europeos. Esto abre nuevos horizontes. Pero ¿cómo los centros de investigación, empresas y universidades de América Latina pueden acceder a un proyecto europeo? Con el objeto de incrementar su participación, la Comisión Europea financia las conocidas como acciones de sopor-
te para promover el programa TIC en América Latina y crear herramientas de ayuda para aquellas personas interesadas en participar. PRO-IDEAL y PRO-IDEAL PLUS - el nombre responde a la “Promoción del diálogo TIC entre Europa y América Latina”- han desarrollado una plataforma online con herramientas tales como:
• Wiki del programa TIC: una lista de palabras clave ordenadas alfabéticamente, que proporcionan información concisa acerca del programa ICT, sus subtemas, reglas de participación y enlaces a la página oficial del VII Programa Marco CORDIS (www.pro-ideal.eu/wiki) •Módulos de aprendizaje de los principios básicos de meca nismos de financiación de la UE y redacción de proyectos. •Noticias, eventos, páginas de países con gran cantidad de información al acceso del usuario. Nuestros “Project Angels”: A pesar de que Internet es el invento más útil desde la radio (para obtener una rápida comunicación con un gran número de personas), el contacto personal es mu-
chas veces indispensable. Por este motivo, PROIDEAL entrena a personas para ayudar localmente a participantes potenciales en futuros proyectos. El mecanismo Project Angels crea una red de personas que fueron capacitadas a través de un curso online (normalmente iniciado a partir de un evento PRO-IDEAL) de 12 meses de duración (1 módulo al mes que requiere dedicación de ½ día a 1 día) para aprender a entender el programa TIC de la UE, los mecanismos de financiación y la redacción de propuestas de proyectos. Nos sentimos orgullos de entrenar actualmente a 19 Project Angels, algunos de ellos ya en la última fase. Este curso está abierto a todas aquellas personas con perfil en el área de la investigación, gestión y también a aquellos estudiantes en la última etapa de sus estudios. Este curso proporciona una ventaja competitiva en el currículum, ya que no hay muchas personas en América Latina capacitadas para encontrar el camino en el laberinto de los programas I+D de la UE. Más de la mitad de nuestros Project Angels son mujeres. Si estás interesado/a, visita el apartado: http://www.pro-ideal.eu/Become_project_angel. Los próximos eventos PRO-IDEAL tendrán lugar en Mexico (8/9 de Noviembre), Colombia (11/12 de Noviembre) y Chile (Noviembre, fecha por confirmar). Más información acerca de estos eventos en el sitio web www.pro-ideal.eu o contactando directamente con Margaretha Mazura: mm(at)emfs.eu
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uNA NuOvA OppORtuNItà pER L’AmERICA LAtINA? di Alfredo Somoza casi, in colossali frodi ai danni degli Stati e dei cittadini. Politiche fallite perché applicate senza criterio su società disarticolate da decenni di dittature e su mercati deboli, ma soprattutto perché imposte da politici corrotti che si arricchivano con le svendite e non esercitavano i poteri di controllo tipici di uno stato democratico. Con Chavez, Morales, Bachelet, Kirchner, Vazquez, Correa, Lula i paesi latinoamericani hanno vissuto un cambio di rotta, spesso contradPresidenta Cristina Fernández dittorio, ma sicuramente di discontinuità rispetto al passato recente. Tranne poche ell’ultimo decennio l’America Latina ha eccezioni, nessuno è tornato indietro sulla strutconquistato protagonismo sulla scena intura macro-economica ereditaternazionale dopo secoli di marginalità. ta, ma si è registrato il ritorno Questo è accaduto per diverse circostanze, tra le del protagonismo dello stato quali spiccano la fine della Guerra Fredda, che in nell’economia con un ruolo America Latina è stata combattuta sotto diverse fondamentale di indirizzo, conforme ma sempre a discapito della democrazia, trollo e ridistribuzione del redil momento favorevole per le materie prime di dito. Basta un solo dato per cacui il subcontinente è ricco e il protagonismo di pire se le politiche di sostegno una potenza prima regionale e ora mondiale, il ai settori più poveri, applicate Brasile. in quasi tutto il continente neMolto si è scritto in questi anni sul tema, sopratgli ultimi dieci anni, siano state tutto sul rinnovamento quasi completo della clasefficaci: nel 1999 i poveri e i pose dirigente dei paesi latinoamericani, spesso riverissimi erano il 38,2% della ducendo a luoghi comuni cambiamenti di propopolazione latinoamericana, fondo valore simbolico, come ad esempio il fatnel 2008 si erano ridotti al to che un sindacalista, un indio, un ex-dirigente 29,2% (dati CEPAL). Quasi un guerrigliero, un impresario, diverse donne siano terzo di riduzione della povertà in un decennio non si era mai verificata nella storia latinoamericana. Dati in buona parte influenzati dal “risveglio del gigante”, il Brasile, che ha ridotto i propri poveri dal 28% della popolazione nel 2001 agli attuali 16,5%. Le politiche sociali attive, mirate a colpire la estrema povertà, sono state possibili senza peggiorare l’indebitamento dei paesi della regione, che è anzi diminuito, perché finanziate da una crescita del PIL latinoamericano del 29% negli ultiPresidentes: Alan Garcia y Rafael Correa mi 9 anni. Altro tassello per capire questo successo delle poliarrivati alle massime cariche politiche senza intiche di governi che genericacontrare resistenze se non quelle della normale mente si definiscono “progressidialettica democratica. Questa democratizzaziosti” (declinando questo concetne della vita politica in latinoamerica, dopo deto molto pragmaticamente come cenni di governi autoritari o aristocratici, è stato “impegnati sul sociale”) sono l’inizio di grandi cambiamenti sul piano econostate le scelte di politica internamico e sociale, introdotti a partire dalla premeszionale. E qui entra in gioco l’amsa del totale fallimento delle dottrine neoliberali ministrazione Lula in Brasile, baapplicate nella quasi totalità dei paesi dell’area tra luardo che ha permesso il naugli anni ’80 e ’90. Alla fine di quel decennio, le fragio della politica per l’Ameristoriche differenze tra ricchi e poveri, la più alta ca Latina dell’amministrazione al mondo, era ancora cresciuta e le privatizzaBush (l’ALCA, area di libero zioni dei servizi essenziali e delle risorse pubbliscambio delle americhe) , che che, che avrebbero dovuto fare da volano all’eavrebbe rilegato i paesi latinoaconomia, si sono risolte, nella maggior parte dei mericani a semplici “mercati” per
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le merci USA, e la costruzione di un percorso in tre tappe, prima il rinforzamento del Mercosur (Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay), poi la nascita di Unasur, l’alleanza di tutti i paesi sudamericani e infine l’alleanza strategica con le altre potenze del Sud del mondo: Cina, India, Sudafrica, Paesi arabi. Dalla volontà politica, spesso in solitario, dei brasiliani, è nata una nuova architettura internazionale nella quale il G20 (del quale fanno parte oltre al Brasile, Argentina e Messi-
Presidentes: Alan Garcia y “Lula” da Silva
co) ha quasi fatto dimenticare il vecchio G8 e ha portato una ventata di novità e partecipazione su una scena internazionale paralizzata dai veti incrociati tra le vecchie potenze. L’America Latina del 2010 ha ancora da scontare enormi problemi tra i quali si annoverano il potere militare e finanziario del narcotraffico, le sacche di estrema povertà, la violenza urbana, la disparità di genere ed etnica. Problemi antichi, da non facile risoluzione se non sulla scia di quanto fatto negli ultimi anni: inclusione sociale e democratica, sostegno ai più deboli, investimento sull’educazione, valorizzazione delle risorse naturali e del lavoro, modernizzazione dello stato, autonomia politica internazionale e costruzione di alleanze economiche sull’asse Sud-Sud.
Presidente Evo Morales
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EuROpEAN DIASpORA ExpERt mEEtING di Alessandro Ravano
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l Cefial è stato invitato a rappresentare l’Italia e l’America Latina a un “meeting” di esperti della diaspora europea che si è tenuta a Soesterberg Olanda dal 26 al 28 febbraio 2010. Era la prima volta che si provava a vedere se era possibile inquadrare il problema dei migranti coinvolgendo rappresentanti di tre continenti. Questo sforzo è stato affidato a Mrs. Dorothe Appels, Chairman del “meeting”, che grazie alla vasta esperienza internazionale e alla perfetta padronanza di inglese e francese è riuscita a creare il consenso su un documento che articolasse una posizione comune al fine di creare una piattaforma di organizzazioni della diaspora europea. Questa iniziativa, promossa dal DFD Diaspora Forum for Development, ha avuto il pregio di radunare intorno a un tavolo “networkers” e “good thinkers” da più parti d’Europa. Mancava solo una rappresentanza dell’Europa dell’Est. La realtà del Paese ospite, l’Olanda, è particolare. Esiste un piano d’azione governativo relativo a migranti e sviluppo e le iniziative dei migranti sono ben supportate. Altri Paesi europei non sono così avanti su questi temi per cui il primo obiettivo è stato costruire un’agenda basata sulle similitudini piuttosto che sulle differenze. Queste similitudini sono state ben evidenziate negli interventi della prima mattinata, il primo del Prof. Mansoob Murshed e quelli che lo hanno seguito dei rappresentanti dei tre continenti: Pape Sene per l’Africa, Yaun per l’Asia dalla diaspora filippina del Lussemburgo e Bonomi che rappresentava Fedelatina. E’ stato proprio il Prof. Murshed nel suo intervento a ricordare come l’Italia abbia avuto nella prima parte del novecento una propria diaspora che ha costretto parte della popolazione a emigrare per alleviare il problema della povertà offrendo la propria forza lavoro anche a Paesi dell’America Latina che in quel momento vivevano un ciclo di prosperità migliore di quello italiano. In Europa non è stato il solo caso, ma nello stesso periodo anche i Norvegesi che ai tempi erano uniti agli
svedesi emigrarono verso l’America del nord per gli stessi motivi. E possiamo aggiungere la massiccia ondata di migrazione irlandese in tempi ancora più lontani a seguito della carestia delle patate che costrinse alla fuga una buona parte di questa popolazione. E’ singolare riscontrare tante altre similitudini tra i movimenti migratori di allora e la diaspora europea odierna. Gli emigranti italiani mossi dalla povertà e desiderosi di offrire la propria forza lavoro costituivano un potente impulso allo sviluppo dei Paesi ospiti, contribuendo alla riduzione del costo della mano d’opera in processi “labour intensive” e indirettamente portavano in questi Paesi la ricchezza culturale del Paese d’origine, diversità che trovò un proprio modo di esprimersi cristallizzando il linguaggio e i ricordi al momento del doloroso distacco dalla Patria. Gli emigranti di allora come adesso pur contribuendo con le rimesse in maniera sostanziale alla bilancia dei pagamenti del loro Paese d’origine venivano ignorati dalla Patria, troppo impegnata a perseguire il proprio evolvere di equilibri politico economici. In Italia solo di recente si è avviato un movimento di riconoscimento di questi cittadini residenti all’estero riconoscendo loro diritti di voto e possibilità di partecipare ad appositi concorsi di bellezza, ma ci sono voluti più di cinquant’anni perché la Madre Patria si ricordasse di questi suoi figli. Il riconoscimento è tardivo per i nonni che emigrarono, ma almeno la possibilità di rivendicare i legami di sangue con i nonni italiani emigranti è stata utile per i nipoti che desideravano ottenere la cittadinanza italiana. Alcune di queste considerazioni sono valide anche per la diaspora italiana dei latino americani che è quella che come Cefial ci sta più a cuore. Dalla mia esperienza estiva allo Stand del Cefial al Festival Latino Americando di Milano mi sono reso conto della ricchezza culturale che le comunità latine sono desiderose di comunicare e testimoniare, ricchezza che si riflette nelle diversità di costumi e tradizioni e nell’attaccamento alla propria terra come mezzo per affermare la propria
identità nazionale per non rinunciare alla speranza di non dimenticare le proprie radici nello sforzo di integrarsi nella nostra realtà locale. Una seconda caratteristica che balzava agli occhi di chiunque abbia partecipato al Festival è l’alta percentuale di giovani e di donne latine. La donna per il Cefial è l’asse dello sviluppo, non ci stanchiamo mai di ripeterlo, ci riferiamo alle tante infermiere e badanti nonché preziose collaboratrici domestiche, ma anche alle donne migranti di seconda generazione e ai giovani in genere ai quali è affidato il delicato compito di mantenere i valori della propria tradizione pur avendo avuto il vantaggio di essere riusciti in modo più naturale ad adattarsi alla realtà italiana atraverso la scuola. Se è da apprezzare la capacità di adattamento dei migranti di prima generazione non bisogna trascurare la più complessa realtà che si trova a vivere la seconda generazione, che proprio perché ha avuto modo di integrarsi più facilmente della prima rischia di perdere di vista o trascurare il valore della propria diversità e delle proprie radici. Un altro argomento che appare comune a tutti i fenomeni migratori del presente che è emerso da più parti nel corso dell’incontro olandese è il fatto che i contributi promessi dalla cooperazione internazionale ai Paesi d’origine sono di molto inferiori al valore delle rimesse degli emigranti di questi stessi Paesi. E’ pur vero che le rimesse sono liberamente indirizzate dal desiderio dei migranti di sostenere finanziariamente le famiglie d’origine, ma è anche vero che a volte la stessa destinazione dei fondi della cooperazione internazionale oltre a essere insufficiente viene vincolata a destinazioni che contribuiscono solo scarsamente allo sviluppo. E’ necessario trovare il modo di coordinare la destinazione di parte delle rimesse attraverso istituzioni finanziarie di microcredito che insieme ai fondi siano in grado di trasmettere localmente il “know how” necessario a impiegarli produttivamente per ridurre la povertà favorendo lo sviluppo locale e riducendo la necessità di alimentare nuovi flussi migratori. Sul sito del Cefial (www.cefial.org) potrete scaricare il documento in inglese e spagnolo con le decisioni finali e le raccomandazioni scaturite dall’incontro olandese. Consiglio a tutti di prenderne visione perché frutto di un’appassionata discussione che ha coinvolto tutti i partecipanti rappresentanti di organizzazioni di migranti di 16 diversi Paesi della CEE.
Esperti della Diaspora Europea
Asamblea EuroLat - Sevilla
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Hacer frente conjuntamente a los retos del cambio climático
La Asamblea Parlamentaria Euro-Latinoamericana, – Vistas la Declaraciones realizadas en las cinco Cumbres de Jefes de Estado y de Gobierno de América Latina, el Caribe y la Unión Europea celebradas respectivamente en Río de Janeiro (28 y 29 de junio de 1999), Madrid (17 y 18 de mayo de 2002), Guadalajara (28 y 29 de mayo de 2004), Viena (11 y 13 de mayo de 2006) y Lima (15 y17 de mayo de 2008), – Vista la Resolución del Parlamento Europeo, de 14 de febrero de 2007, sobre el cambio climático, – Vistos la Convención Marco de las Naciones Unidas sobre el Cambio Climático (CMNUCC, 1992) y su Protocolo de Kyoto (11 de diciembre de 1997), – Vistas la quinceava Conferencia de las Partes (COP 15) de la CMNUCC y la quinta Conferencia de las Partes que sirvió de base en la Reunión de las Partes para el Protocolo de Kioto (COP/MOP 5) celebrada en Copenhague, Dinamarca, del 7 al 18 de diciembre de 2009, así como el Acuerdo de Copenhague, – Vistas la decimotercera Conferencia de las Partes (COP 13) en la Convención Marco de las Naciones Unidas sobre el Cambio Climático (CMNUCC) y la tercera Conferencia de las Partes o Reunión de las Partes del Protocolo de Kyoto (COP/MOP 3), celebrada en Bali, Indonesia, del 3 al 15 de diciembre de 2007, – Vistas las conclusiones del Cuarto Informe de Evaluación (AR4) del Grupo Intergubernamental de Expertos sobre el Cambio Climático (IPCC), publicado en Valencia España, el 17 de noviembre de 2007, así como otros estudios encargados por los gobiernos nacionales o realizados por otros organismos de las Naciones Unidas, – Visto el paquete sobre clima y energía de la UE aprobado por el Parlamento Europeo y el Consejo en diciembre de 2008, – Visto el artículo 16 de su Reglamento, A. Considerando que el resultado final de la Convención Marco de las Naciones Unidas sobre el Cambio Climático (CMNUCC) no permite fijar la estabilización de la concentración de gases de efecto invernadero en la atmósfera en un nivel que evite poner en peligro todo el ecosistema, B. Teniendo en cuenta que, según estimaciones del Banco Mundial, los países en desarrollo van a soportar el 80% de las consecuencias del cambio climático, mientras que sólo son responsables del 30% de las emisiones de CO2 y que, en el caso del conjunto de los países latinoamericanos las emisiones apenas superan el 5%, según se ha constatado durante la última reunión del Foro de Cooperación América Latina – Asia del Este (FOCALAE), C. Considerando que, de conformidad con un estudio independiente, el cambio climático ya está provocando más de 300 000 muertes cada año; considerando asimismo que en los 1
países en desarrollo se registra prácticamente el 99 % de dichas muertes y que en ellos vive el 98 % de las personas gravemente afectadas; considerando que el 90 % de las pérdidas económicas debidas al cambio climático las padecen los países en desarrollo1, D. Considerando que los esfuerzos de mitigación y adaptación revisten una importancia primordial; que los países industrializados tienen una responsabilidad histórica por el cambio climático; que los países en desarrollo han contribuido menos al cambio climático y sin embargo, son los más afectados por él, y que la financiación disponible paracombatir el cambio climático en los países en desarrollo es insuficiente, E. Considerando que algunos países latinoamericanos como Honduras y Perú, junto con Bangladesh, están catalogados como tres de los países más vulnerables al cambio climático del mundo y teniendo en cuenta la especial incidencia de los procesos de desertificación, deforestación, aumento de fenómenos como los ciclones y extinción de especies que afectan en gran medida a América Latina, y ejemplos concretos alarmantes y altamente significativos de la amenaza global del cambio climático, como el estado de la selva amazónica o el riesgo que presentan los glaciares de Bolivia, F. Considerando que el Acuerdo de Copenhague no es lo bastante ambicioso como para abordar el problema del cambio climático y que el único resultado formal de la Conferencia de Copenhague sobre el Clima ha sido seguir con el proceso e intentar llegar a un acuerdo en México, en diciembre de 2010, G. Considerando que el Programa Mundial de Alimentos de las Naciones Unidas ha destacado que se espera que en América Latina
el cambio climático incremente la magnitud del proceso de desertización, la frecuencia de las sequías, el deshielo de los glaciares y la intensidad de los ciclones tropicales. Estos efectos del cambio climático repercutirán gravemente en la agricultura, la seguridad alimentaria, el abastecimiento de agua, la salud pública, la propiedad, las vidas y los ecosistemas H. Considerando que la deforestación es la causa de un 20 % de las emisiones mundiales de gases de efecto invernadero, y que se considera que atajar la deforestación es una de las formas más efectivas de reducir dichas emisiones, 1. Destaca que la mitigación del cambio climático es una de las cuestiones más importantes, si no la más importante, para la humanidad, y que es crucial para el presente y el futuro del planeta, el mundo natural y la humanidad lograr resultados sustanciales en las negociaciones internacionales en curso; 2. Lamenta que la Cumbre de Copenhague no permitiera alcanzar los acuerdos esperados para evitar el peligroso cambio climático, generando un sentimiento de decepción en la opinión pública internacional que habría cifrado importantes expectativas en los resultados a alcanzar en el COP-15; 3. Acepta de buen grado cualquier foro o iniciativa de diálogo organizada a nivel mundial pero, teniendo en cuenta que el cambio climático es un problema global, reitera su convencimiento de que Naciones Unidas debe ser el centro de negociación, de toma de decisiones y de acuerdos vinculantes a nivel mundial; 4. Insta a la comunidad internacional a intensificar sus esfuerzos para llegar a un acuerdo vinculante efectivo antes de diciembre de 2010 en México;
Co-ponentes: Peter Liese (PE), Carlos Baraibar (Parlatino)
Informe sobre el impacto humano: El cambio climático – Anatomía de una crisis silenciosa (publicado por el Foro Humanitario Mundial ― Ginebra 2009).
EuroLat 5. Considera que es necesario asimismo trabajar en la adaptación a los efectos del Cambio Climático que son ya inevitables y muy en particular en aquellas zonas más vulnerables como son las zonas costeras y montañosas, islas y archipiélagos y áreas con problemas de sequía y escasez de agua; 6. Considera que la Asociación Estratégica Birregional entre la UE y América Latina y el Caribe, así como todos sus miembros, deben fijar la mitigación del cambio climático, sus causas y la creciente vulnerabilidad de países como los de Centroamérica, como prioridad absoluta de sus programas políticos birregionales con objeto atajar la grave catástrofe climática actual; 7. Considera que los parlamentarios nacionales y regionales deben participar en este proceso; opina que los miembros de la Asamblea Parlamentaria Euro-Latinoamericana (EuroLat) deben comprometerse a concentrar sus esfuerzos en la consecución de un resultado efectivo de las negociaciones internacionales y en la estricta aplicación de las decisiones para llegar a un acuerdo internacional vinculante en interés general de los pueblos además de impulsar el diseño de políticas públicas que promocionen el mecanismo de desarrollo limpio y adaptación a los impactos del cambio climático y en caso necesario, legislar; 8. Hace hincapié en que la solución reside en la inversión en eficiencia energética y en las energías renovables, la contención de la deforestación, un cambio en el comportamiento humano hacia un modelo de producción y consumo más sostenibles, el compromiso político y la solidaridad internacional para reducir las emisiones per cápita y en que el debate no debería estar dominado por las teorías maltusianas o neo-maltusianas que sugieren que el principal problema es el crecimiento demográfico; 9. Cree que los acuerdos internacionales sobre política climática fomentarán la estabilidad y la seguridad que los inversores necesitan para asignar fondos a una economía con baja emisión de carbono, y que una mayor cooperación y unos compromisos formales entre países y regiones favorecerán la inversión en energía limpia, empleo verde y una economía ecológica a escala mundial; 10. Destaca que la crisis económica y financiera no debería servir de excusa para no emprender acciones destinadas a mitigar el cambio climático, porque dicha falta de acción y el fracaso de las negociaciones internacionales provocarían una crisis mucho más intensa y duradera, y no sólo económica; considera, por el con-
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trario, que las crisis económicas deberían utilizarse como un reto para invertir en la eficiencia energética, las energías renovables, la protección de las selvas tropicales y otros sumideros de carbono y tecnologías modernas, a fin de crear puestos de trabajo y crecimiento sostenible, aumentar la competitividad y reducir las emisiones de gases de efecto invernadero; 11. Destaca que en especial los países pobres y los segmentos pobres de la población son vulnerables ante el cambio climático y, por consiguiente, la lucha contra la pobreza y la
en la lucha contra el cambio climático; acoge con satisfacción, en particular, el ejemplo dado por el compromiso de Costa Rica de reducir drásticamente las emisiones de CO2 con objeto de ser neutral en cuanto a sus emisiones de carbono en 2021, el ejemplo de México de reducir las emisiones de gases de efecto invernadero en un 50 % con respecto a los niveles de 2002 para 2050, y su objetivo para 2012 es reducir las emisiones en 50 millones de toneladas anuales de aquí a 2012, así como los esfuerzos realizados por el Gobierno de Brasil de reducir las emisiones de gases de efecto invernadero en un 39 % con respecto a su actividad habitual; 16. Acoge con satisfacción los esfuerzos de algunos países en desarrollo y emergentes, en especial el compromiso de Maldivas de convertirse en un país neutral con respecto al carbono ya en 2019; 17. Destaca que el paquete sobre clima y energía de la UE, que incluye la posibilidad de reducir las emisiones de gases de efecto invernadero en un 30 % con respecto a 1990 si otros países industrializados realizan esfuerzos comparables, y los países emergentes asumen Reserva de Paracas - Perú una responsabilidad distinta de la que lucha contra el cambio climático no deben contienen los países del Anexo I, sigue siendo una siderarse una contradicción; de las propuestas más ambiciosas articulada por 12. Pone de relieve que el Grupo Intergubernalos países industrializados, pero también agradece los compromisos de Noruega de consemental de Expertos sobre el Cambio Climático guir una reducción del 30-40%, y de Japón de (IPCC) ha calculado que las emisiones deberían conseguir una reducción del 25%; disminuir antes de 2015 y reducirse aún más, 18. Invita a otras partes signatarias de la CMNUCC, hasta un nivel inferior a un 50% – 85% de las emisiones actuales, para 2050; y especialmente a los Estados Unidos, la India, 13. Subraya que el IPCC concluyó que las emiChina y Rusia, a seguir el ejemplo de Costa Rica, México, Brasil, Maldivas, la UE, siones de los países industrializados deberían Noruega y Japón; reducirse, para 2020, en un 25%-40% con 19. Lamenta que los compromisos asumidos por respecto a los niveles de 1990 y, para 2050, en 80%-95%, en tanto que debe haber una EE.UU. y China están lejos de ser suficientes, y desviación importante con respecto a los valoque por lo tanto no fueron una contribución res de referencia en América Latina, Oriente efectiva al éxito de la Conferencia de Copenhague; 20. Destaca que los Estados Unidos emiten un Medio y Asia y los países asiáticos de economías de planificación centralizada; en este sentido, 20% de las emisiones del planeta, con solo un es necesario que todos los países adopten pro4% de la población mundial, y que ni gramas de mitigación en consonancia con las prosiquiera los planes que se presentan al puestas de Naciones Unidas. La reducción de Congreso modifican esta cifra de forma las emisiones debe ser objeto de control y significativa a corto plazo; destaca que China supervisión a fin de valorar la aplicación de los es el mayor emisor mundial y que las emisiones programas de mitigación y su efecto en el conper cápita ya son mucho más elevadas que las junto de las emisiones; de la mayoría de países de América Latina y 14. Destaca que el objetivo de 2020 es de cruotros países en desarrollo y emergentes, y sin emcial importancia, dado que si las emisiones bargo el compromiso de China se queda corto aumentan demasiado podrían alcanzarse con respecto al compromiso de otros países puntos de inflexión, de modo que las futuras emergentes e incluso al de algunos países en generaciones no podrán controlar el cambio clidesarrollo; 21. Insta a las Partes a superar los conflictos mático por mucho que lo intenten; 15. Acoge con satisfacción los tremendos esfueren otros ámbitos políticos y las confrontaciones zos realizados por algunos países latinoamericanos entre los países que figuran en el Anexo I y los
Contribución del Grupo de Trabajo III al Cuarto Informe de Evaluación del Grupo Intergubernamental de Expertos sobre el Cambio Climático (IPCC)
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que no figuran, así como a crear nuevas alianzas de países respetuosos con el medio ambiente; 22. Hace hincapié en que, si bien el acuerdo sobre mitigación del cambio climático es la tarea más importante y más estimulante, el acuerdo internacional debe incluir una adecuada transferencia de recursos financieros y tecnológicos de los países industrializados y emergentes, especialmente a los países menos desarrollados y a los pequeños Estados insulares, destinada a los esfuerzos de mitigación y adaptación; 23. Acoge, por lo tanto, con satisfacción las propuestas concretas presentadas por México, Noruega, Dinamarca y la Comisión Europea de reunir los fondos necesarios y agradece el progreso considerable, aunque no suficiente, conseguido en Copenhague con la creación del «Fondo de Copenhague contra el Cambio Climático»; 24. Expresa su moderada satisfacción por el acuerdo alcanzado en Copenhague de destinar 30 mil millones de dólares para el período 20102012 a los procesos de mitigación y adaptación de los países en desarrollo y entiende que es sólo un primer paso en el compromiso de alcanzar la cifra de 100 mil millones para 2020. Solicita, de todos modos, que se aclare de manera inmediata cómo se dividirá dicha financiación entre los donantes y como se repartirá entre los países receptores; 25. Destaca que tanto la aviación como el transporte marítimo deben formar parte del acuerdo internacional en el marco de la CMNUCC; considera que el acuerdo debe incluir los mismos objetivos de reducción vinculantes que los previstos para los países industrializados y que una parte importante de los derechos de emisión debe distribuirse mediante subasta, así como que una parte considerable de los ingresos provenientes de la subasta se destinen de antemano a apoyar la reducción de las emisiones y la adaptación en los países menos desarrollados, medida esta
trol democrático de las transferencias financieras es de crucial importancia y acoge con satisfacción el progreso realizado en este sentido en Copenhague; destaca, no obstante, que la financiación destinada a los países en desarrollo en relación con la mitigación del cambio climático y la adaptación al mismo debe ser financiación adicional y no debe proceder de los presupuestos existentes para el desarrollo, por lo que la comunidad internacional deberá prever mecanismos de financiación innovadores; 28. Recuerda que el aprovechamiento y generalización del uso de energías renovables, como la solar, la eólica, geotérmica y otras, constituyen una alternativa importante para satisfacer la demanda de energía y mitigar los efectos del cambio climático, por lo que recomienda destinar recursos, cooperación científica y tecnología, diseño y aplicación de políticas púManglares Tumbes - Perú blicas, estimulo a la inversión privada, y todas que aplicaría el principio de “quien contamina, las medidas que permitan del patrón energético paga”, generándose así nuevos fondos adicionales Eurolatinoamericano y del Caribe; 29. Toma nota de la propuesta del gobierno de para la mitigación del cambio climático y la adaptación al mismo, especialmente en Ecuador sobre el proyecto Yasuni y pide a los países menos desarrollados y en los todas las partes implicadas que vuelvan a pequeños Estados insulares; deplora profundaexaminar la mejor manera de apoyarlo respemente que no se haya progresado en este sentando los principios antes mencionados; 30. Hace hincapié en la importancia crucial de tido en Copenhague e insta a la comunidad internacional a que intensifique sus esfuerzos paevitar una mayor deforestación de las selvas ra conseguir unos resultados satisfactorios que tropicales, de que los países de América Latina permitan reducir de forma considerable las emideben recibir ayudas a través de programas siones de la aviación y del transporte marítimo y mecanismos que canalicen fondos para en México; proteger las selvas tropicales, como el 26. Acuerdan instar a las autoridades que partiprograma REDD de las Naciones Unidas y de que deben estudiarse a fondo las opciones ciparán en la Primera Cumbre de Aviación Cipara invertir en bosques y ponerlas en práctica vil AL-UE que se llevara a cabo en Río de Janeiro de forma adecuada, al igual que deben el próximo 25-26 de mayo de 2010 a que foraplicarse sistemas eficaces para controlar los nitalezcan la cooperación en el ámbito de la aviaveles de deforestación; ción civil entre América Latina y la Unión Euro31. Opina que una parte fundamental del acuerpea, a crear las condiciones que faciliten los intercambios entre México y la Unión Europea en do internacional debe consistir en la suspensión materia de aviación civil y en particular en made la deforestación en todo el mundo de aquí teria de navegación aérea, así como a promover a 2020 y el cese de la tala de árboles, con meun transporte aéreo más seguro, eficiente y didas a corto plazo para la lucha contra la tala sostenible; ilegal o el comercio ilegal de la madera. En este 27. Recomienda que la distribución de los recursos sentido, la Asamblea Euro-Latinoamericana sugiere a todos sus componentes que hagan suyas financieros con arreglo a la CMNUCC se beney apliquen medidas parecidas a las planeadas por ficie de los principios y orientación existentes en la cooperación al desarrollo, como la buena gola UE sobre prohibición total de la importación bernanza; considera, en particular, que el conde madera ilegal procedente de terceros países, conjuntamente con la puesta en marcha con los Gobiernos y las comunidades indígenas de América y los agricultores europeos de planes de reforestación de especies autóctonas; 32. Destaca la importancia de integrar los diferentes sistemas de comercio de emisiones a nivel mundial en el marco del mercado global de derechos de emisión bajo los auspicios de la ONU; reconoce que para ello es necesario que los sistemas de comercio de emisiones tengan límites de emisiones vinculantes para los sectores significativos de la economía, en coherencia con las reducciones necesarias para cumplir el objetivo de 2°, es decir, que los países Manglares Tumbes - Perú industrializados logren antes de 2020
EuroLat
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reducciones nacionales del 25-40% con respecto al nivel registrado en 1990 y que los países emergentes logren reduccionesdel 15-30% con res pecto las emisiones que tendrían si no aplicaran medidas; destaca asimismo la importancia de contar con unas normas de seguimiento, información y verificación fiables; insta a los miembros de los países de la UE, América Latina y el Caribe a presentar propuestas para aplicar las normas en el marco de la CMNUCC/PK, sobre la base de mayorías significativas en relación con los diversos criterios, si es el caso, para permitir un avance más rápido de las negociaciones para llegar a un acuerdo internacional sobre el clima que sea vinculante y conforme a las recomendaciones científicas sobre la reducción de emisiones necesaria para limitar el cambio climático a 2ºcon respecto al nivel preindustrializado; 33. Pide, en este sentido, que la Asociación Estratégica Birregional entre la UE y América Latina y el Caribe sirva de marco para unas negociaciones que conduzcan a la creación de un mercado mundial integrado para el comercio de emisiones de carbono; considera que un importante paso a tal efecto debe ser la creación de un régimen de comercio de derechos de emisión de la UE y América Latina, que, a ser posible, incluya a los Estados Unidos de América; 34. Pide que haya un compromiso explícito por parte de los Estados para reducir las emisiones de los sectores difusos como la agricultura y la ganadería, el transporte, las emisiones derivadas de la construcción, de la pequeña industria, etc.; 35. Insiste en que el desarrollo continuo de fuentes de energías renovables en América Latina debe recibir el máximo nivel posible de transferencia de conocimientos y tecnología procedente de otros países; 36. Destaca que los biocombustibles pueden ser una aportación importante para el cambio hacia una economía con pocas emisiones de carbono, pero es vital que los cultivos de biocombustible se gestionen correctamente para evitar la deforestación y los efectos adversos en la seguridad alimentaria y la biodiversidad; indica que es esencial que el enfoque de la producción de
biocombustibles sea sostenible; considera que deben respetarse los derechos de los pueblos indígenas cuando la producción de biocombustibles implique un cambio en el uso del suelo; conviene señalar que el 80% de los ecosistemas estratégicos se encuentran en territorios indígenas, sean estos en la Amazonía, los Andes o la Costa; subraya la conveniencia de examinar cuidadosamente sus efectos en el abastecimiento alimentario para evitar un agravamiento de la escasez de alimentos; destaca que la producción de biocombustibles en muchos países latinoamericanos ya respeta estos principios; 37. Propone que la Asociación Estratégica Bi rregional entre la UE y América Latina y el Caribe cree normas mutuas para la producción de biocombustibles, así como un certificado de calidad para estos productos, definiéndose y acordándose el mecanismo y la Institución responsable de otorgar tal certificado; considera que deberían estimularse las empresas mixtas entre importadores europeos y exportadores latinoamericanos y caribeños; opina que debe-
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ría prestarse apoyo a los gobiernos a la hora de sentar las bases de las políticas en materia de biocombustibles y darse prioridad a los principios mencionados anteriormente; 38. Recomienda que la Asociación Estratégica Birregional entre la UE y América Latina y el Caribe trabaje por la armonización de todos los acuerdos multilaterales y bilaterales con las exigencias más ambiciosas en términos de reducción de las emisiones de gases de efecto invernadero; 39. Solicita a las partes integrantes del mismo que participen con la mejor voluntad en las reuniones preparatorias del COP 16 en México para que, de este modo, se alcance finalmente un acuerdo global y vinculante para la lucha contra el cambio climático; 40. Insta a todas las partes, con vistas a la COP 16 de Ciudad de México, a trabajar sobre la base del Acuerdo de Copenhague y los compromisos de reducción de emisiones ya adquiridos por la Unión Europea a fin de alcanzar un acuerdo ambicioso y jurídicamente vinculante para cumplir el objetivo de los 2 grados; 41. Subraya la necesidad de empezar inmediatamente los trabajos y negociaciones a fin de que la próxima Cumbre de Cambio Climático a realizarse en México a finales de 2010 alcance acuerdos concretos que lleven a la firma de un nuevo instrumento que refleje las necesidades de todos; 42. Encarga a sus Copresidentes que transmitan la presente Resolución al Consejo de la Unión Europea y a la Comisión Europea, a los Parlamentos de los Estados miembros de la Unión Europea y de todos los países de América Latina y el Caribe, al Parlamento Latinoamericano, al Parlamento Centroamericano, al Parlamento Andino, al Parlamento del MERCOSUR, a la Secretaría de la Comunidad Andina, a la Comisión de Representantes Permanentes de MERCOSUR, a la Secretaría Permanente del Sistema Económico Latinoamericano, al Secretario General de las Naciones Unidas y a la Secretaría de la CMNUCC.
Caida de Agua Huancayo - Perú
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PanAL EuroLat
la migración en las relaciones ue-alc
La Asamblea Parlamentaria Euro-Latinoamericana, – Vista su Resolución, de 20 de diciembre de 2007, sobre las relaciones Unión EuropeaAméria Latina en la perspectiva de la V Cumbre de Lima, así como su Mensaje, de 1 de mayo de 2008, a la V Cumbre UE-ALC, – Vista la Resolución del Parlamento Europeo, de 24 de abril de 2008, sobre la V Cumbre UE-ALC, – Vista la Declaración de Lima de la V Cumbre UE-ALC de Jefes de Estado y Gobierno de 16 de mayo de 2008, – Visto el Enfoque Global de la Migración de la UE, aprobado por el Consejo Europeo, los días 15 y 16 de diciembre de 2005, – Visto el Pacto Europeo sobre Inmigración y Asilo, aprobado por el Consejo Europeo, los días 15 y 16 de octubre de 2008, – Visto el documento titulado "Bases para estructurar el Diálogo UE-ALC sobre migración", adoptado el 30 de junio de 2009, – Vista la Comunicación de la Comisión al Parlamento Europeo y al Consejo sobre "La Unión Europea y América Latina: Una asociación de actores globales", de 30 de setiembre de 2009, (COM(2009) 495), – Vistas las Conclusiones del Consejo de la Unión Europea sobre las relaciones entre la Unión Europea y América Latina, de 8 de diciembre de 2009, – Visto el Programa de Estocolmo, aprobado por el Consejo Europeo, los días 10 y 11 de diciembre de 2009, – Visto el comunicado especial sobre cooperación en materia migratoria de la Cumbre de las Jefas y Jefes de Estado y de Gobierno de los países de América Latina y el Caribe, de 23 de febrero de 2010, – Vista la decisión de la Mesa Directiva de la Asamblea Parlamentaria Euro-Latinoamericana,
María Muñiz de Urquiza, Co-ponente PE
adoptada en su reunión de 26 de febrero de 2009, en Antigua, Guatemala, sobre la creación de un Grupo de Trabajo sobre Migración en las relaciones entre la Unión Europea, América Latina y el Caribe, – Vista la resolución del Parlamento Europeo, de 5 de mayo de 2010, sobre la Estrategia de la UE para las relaciones con América Latina, – Vista la propuesta de Recomendación presentada por el Grupo de Trabajo de EuroLat sobre migración en las relaciones UE-ALC, A. Considerando que las migraciones entre Europa y ALC han registrado un cambio de dirección, en el marco de una transformación general de ALC, que ha pasado de ser una región con un preeminente carácter receptor a constituir una zona con una creciente condición emisora hacia la UE, B. Considerando que la Asamblea EuroLat debe ser formalmente asociada al Diálogo UEALC sobre migración y, en particular, continuar participando en sus reuniones de Alto Nivel, C. Considerando que es necesario que las políticas y prácticas migratorias de ambas regiones aseguren tanto el respeto de los derechos fundamentales de todos los migrantes, como una gestión ordenada, informada y segura de los flujos migratorios, con base en el principio de la responsabilidad compartida, D. Considerando que la existencia de normas más eficientes en materia de prevención de la inmigración irregular, incluyendo el retorno de inmigrantes irregulares, y contra el empleo ilegal está estrechamente relacionada con la promoción de la inmigración regular, vinculada a las necesidades de los mercados laborales, y de la integración,
E. Considerando la relación histórica y el beneficio mutuo que han generado las migraciones entre ambas regiones, donde destacan la acogida a cientos de miles de migrantes europeos en diversas etapas de la historia, y los aportes significativos en diversos ámbitos del desarrollo que genera la actual migración desde ALC hacia la UE y que ésta relación sustenta el principio de la reciprocidad histórica, expresada en la promoción y respeto de los derechos humanos de los migrantes y la acogida e integración en los países de residencia y retorno, F. Considerando que la Asociación Estratégica UE-ALC debe condenar todos los instrumentos legislativos que promuevan la discriminación de los inmigrantes, entre otros, la ley de inmigración recientemente aprobada en el Estado Norteamericano del Arizona y leyes similares, 1. Formula las siguientes recomendaciones a la VI Cumbre UE-ALC: Acuerdos de Asociación y de Comercio a) Los acuerdos de asociación entre la UE y las regiones o países de ALC deben incluir disposiciones sobre migración, entre otras, cláusulas sobre no discriminación, transferencia de derechos de jubilación y de otras prestaciones sociales, prevención de la migración irregular y diálogo sobre la política de migración; b) Los capítulos comerciales de los acuerdos de asociación o los acuerdos de comercio deben contemplar no solamente compromisos sobre el desplazamiento temporal de personas físicas en relación con el comercio de servicios y/o inversiones, con base en el modelo del modo 4 del Acuerdo General
EuroLat diásporas en el desarrollo de sus países de origen, reducir la fuga de cerebros y explorar el concepto de migración circular y temporal; Observatorio de la Migración f) La Cumbre de Madrid debe crear el Observatorio de la Migración, integrado en la orgánica de la Fundación UE-ALC, el cual estará encar-
sobre el Comercio de Servicios de la OMC, que se centra en la mano de obra cualificada, sino también sobre servicios a prestar por trabajadores de cualificaciones medias y bajas; Aplicación del Enfoque Global de la Migración de la UE a ALC c) La UE debe extender formalmente a la región ALC el Enfoque Global de la Migración y sus instrumentos, entre otros, las asociaciones de movilidad, las misiones de migración, los perfiles de migración y las plataformas de cooperación; d) La UE debe reforzar los instrumentos de cooperación UE-ALC, por ejemplo, a través de la incorporación del tema migratorio en los programas EUROSOCIAL y URBAL; e) La UE y ALC, reconociendo que las remesas son flujos de aportes financieros entre las familias de los migrantes, deben desarrollar iniciativas con vista a garantizar el envío de remesas eficiente, seguro y barato y a mejorar su impacto en el desarrollo, implicar a las
gado del seguimiento de las cuestiones vinculadas con los flujos migratorios en el área Euro-Latinoamericana; Migración regular g) Los países de la Asociación Estratégica deben adoptar políticas e instrumentos que promuevan la migración regular, entre otros, la regularización por mérito individual; la UE debe seguir aplicando el plan de política en materia de migración legal, en particular, aprobando las medidas legislativas previstas en dicho plan; h) La UE debe adoptar una política común de visados que permita responder con flexibilidad a los movimientos de carácter temporal de las personas físicas a fines profesionales o de educación; debe ser
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creado un visado específico para empresarios, académicos, investigadores, estudiantes y sindicalistas participantes en la Asociación; i) Los países de la Asociación Estratégica deben agilizar el proceso de reconocimiento de títulos y diplomas académicos y profesionales y la autorización del ejercicio profesional y reconocer las competencias formales o informales adquiridas por los migrantes; j) La UE debe hacer pública más información en los países de origen acerca de las posibilidades de emigración regular, así como de los derechos y obligaciones de los inmigrantes cuando llegan a la UE y considerar la creación de centros de información y de gestión de la migración también en los países de ALC; k) La UE, sus Estados miembros y los países de
Jorge Pizarro Soto Co-ponente AL
ALC deben facilitar la migración temporal y circular, mediante, entre otros, la instauración de mecanismos que permitan a los migrantes viajar a su país de origen sin
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PanAL Eurolat perder las ventajas de su estatuto de residentes en el país de destino; l) La UE debe conceder a los inmigrantes de los terceros países el derecho a la movilidad dentro de la UE, de manera que, como residentes legales en un Estado miembro, puedan ejercer un empleo como trabajadores transfronterizos en otro Estado miembro sin necesidad de solicitar otro permiso de trabajo, y conceder a esos inmigrantes la plena libertad de circulación como trabajadores tras un período de cinco años de residencia legal en un Estado miembro; Integración m) Los países de la Asociación Estratégica deben conceder a los migrantes regulares derechos y obligaciones comparables a los de sus ciudadanos; a los trabajadores migrantes regulares debe ser asegurada la igualdad de trato con los trabajadores nacionales por lo que se refiere, entre otros, a la educación y formación lingüística, formación profesional, reconocimiento de diplomas, certificados y otros títulos profesionales, seguridad social, acceso a bienes y servicios y el suministro de bienes y servicios a disposición del publico, así como los procedimientos para acceder a la vivienda y la asistencia
regulares con vista a la integración en las sociedades de acogida, promover la reagrupación familiar y combatir la discriminación, el racismo y la x e n o f o b i a ; Migración irregular y lucha contra la trata de seres humanos q) La repatriación de inmigrantes irregulares debe respetar plenamente el principio de no devolución, así como los derechos fundamentales y la dignidad de los repatriados, dando preferencia al retorno voluntario; r) Los Estados miembros de la UE, en el marco de la transposición de la Directiva sobre
propuesta por las oficinas de empleo;
n) Los países de la Asociación Estratégica deben asegurar que los migrantes irregulares tengan acceso a servicios esenciales para garantizar el respeto de los derechos fundamentales (por ejemplo, atención sanitaria, educación, acceso a la justicia); o) Los países de la Asociación Estratégica que no lo han hecho deben ratificar cuanto antes la Convención Internacional sobre la protección de los derechos de todos los trabajadores migrantes y de sus familiares, adoptada por la Asamblea General de las Naciones Unidas el 18 de diciembre de 1990; p) La Asociación Estratégica debe apoyar los esfuerzos de sus países y de los migrantes
retorno, directiva que no comparten los países de ALC, deben mantener las disposiciones más favorables que estén previstas en sus ordenamientos jurídicos internos; s) Los países de la Asociación deben proteger y ayudar a las víctimas de la trata de seres humanos, en particular, mediante la expedición de un permiso de residencia a esas víctimas o a las personas que hayan sido objeto de una acción de ayuda a la inmigración irregular, que cooperen con las autoridades competentes, y colaborar al nivel regional e internacional a fin de garantizar que los instrumentos internacionales aplicables en la materia sean efectivamente aplicados;
Protección de grupos especialmente vulnerables, dimensión de género y familia t) Los países de la Asociación deben tomar en consideración, en el contexto de la política de migración, los derechos de los niños y prestar especial atención a los niños en situación de particular vulnerabilidad, como es el caso de los menores no acompañados; u) Los países de la Asociación deben tener en cuenta, a la hora de elaborar y poner en práctica sus políticas nacionales y regionales de migración e integración, la dimensión de género y la situación y necesidades específicas de las mujeres y conceder un permiso de residencia a las mujeres migrantes víctimas de violencia de género; v) Los países de la Asociación reconocen el rol de la familia de los migrantes como el ámbito que facilita los procesos de inserción y/o retorno de las personas migrantes, por ello, contemplaran iniciativas tendientes a su desarrollo, asistencia, orientación y apoyo en los procesos de migración, ya sea al iniciar la migración como al retorno. 2. Encarga a sus Co presidentes que transmitan la presente Recomendación a la Presidencia de la VI Cumbre UE-ALC, al Consejo de la Unión Europea y a la Comisión Europea, así como a los Parlamentos de los Estados miembros de la Unión Europea y del conjunto de los países de América Latina y del Caribe, al Parlamento Latinoamericano, al Parlamento Centroamericano, al Parlamento Andino y al Parlamento del Mercosur. 3.Encarga a los Copresidentes y a los Co-ponentes del Grupo de Trabajo sobre migración en las relaciones UE-ALC que evalúen el seguimiento que se dé en la VI Cumbre UE-ALC de Madrid a la presente Recomendación y que lo comuniquen a la Mesa Directiva de la Asamblea.
Eurolat
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foro: sociedad ciVil Y autoridades euro-latinoamericanas Comisión de Asuntos Sociales, Intercambios Humanos, Medio Ambiente, Educación y Cultura CoPresidentes: Dip. Edite ESTRELA, Parlamento Europeo, Dip Carlos BARÁIBAR, América Latina y el Caribe - Parlatino
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os encontramos frente a la celebración del 15º aniversario de la Declaración y Plataforma de acción de Beijing, a 15 años de la Convención Belém do Pará, al 10º aniversario del Programa Interamericano para la Promoción de los Derechos Humanos de las Mujeres y la Igualdad de género de la OEA, además de la Estrategia para la igualdad en la política de cooperación europea. Grandes esfuerzos realizados. Por las mujeres que han luchado para que podamos ejercer nuestros derechos civiles y políticos, actuar la paridad en nuestra vida. Sin embargo los resultados no van a la par de aquellos esfuerzos. Seguramente es nuestra responsabilidad, hemos trabajado creyendo que existía igualdad, las cosas no son así. Lo verificamos en nosotras mismas. Existe desigualdad, no participamos en la economía ni en la política y se ejerce violencia contra nosotras: física, sicológicamente. Por este motivo proponemos la creación del Foro Euro-Latinoamericano de Mujeres que tiene como Objetivos: 1) Propiciar el encuentro de las Mujeres Eurolatinoamericanas políticas con las organizaciones femeninas más representativas de la sociedad civil y el sector empresarial para constituir una plataforma internacional permanente que diseñe las estrategias de desarrollo social; 2) Realizar un balance sobre la condición femenina de Europa y de América Latina y recibir propuestas de mejoramiento de la misma; 3) Estimular la participación de las Mujeres en el reforzamiento de la Asociación estratégica UE-ALC a través de la plataforma internacional formalizada con las tres columnas mencionadas, elaborando una Agenda femenina que será presentada a las Cumbres UE-ALC. La situación política latinoamericana, considerada una de las mejores al mundo, cuenta con el 22.6% de participación femenina en los Poderes legislativos. El 18,5% en la Cámaras de Diputados; el 14.9% en los Senados. En los Consejos Comunales, gracias a la ley de cuotas, han pasado del 14% al 21%. Entre 1998 y 2008 la participación de las mujeres en los Gabinetes Ministeriales del Poder Ejecutivo ha pasado del 15% al 29%; las Ministras ocupan cargos en áreas social y cultural en un 35%, siendo subrepresentadas en áreas tradiciones con un 17.9%. En el Sector Justicia han pasado del 8% al 19%. El 46,5% de mujeres son afiliadas a los Partidos políticos donde solo el 19% ocupa cargos de liderazgo. Las cifras no son estables y tienden a disminuir sino se imprime una constante vigilancia.
Presentación del Foro Euro-Latinoamericano de las Mujeres a la Asamblea EUROLAT
Durante la Presidencia española, se ha celebrado en Cádiz, en los más de 50 años de proceso comunitario, la II Cumbre europea de mujeres en el poder. La participación política femenina en la UE tampoco goza de buena salud. Situación económica latinoamericana, la mujer tiene un exigua participación en los poderes económicos y financieros, componen la franja de pobreza, indigencia y paro, emigran para empoderarse, son un Agente de cambio a favor de su sociedad de origen. Las Empresarias, requieren soporte económico, canales de salida al exterior, redes femeninas, capitales. Situación social, la desigualdad es difícil de erradicar. Para tener igualdad de oportunidades es imprescindible nivelar el terreno de juego (género, etnia o raza, lugar de nacimiento, entorno familiar), eliminar los estereotipos. Éstas recortan las oportunidades civiles, sociales, económicas y laborales en la vida de una persona. Es una cadena difícil de romper, se hereda de generación en generación. La Asociación estratégica UE-ALC “La Comisión sugiere que se discuta la Comunicación con nuestros socios latinoamericanos, como medio de estimular el debate sobre el modo de reforzar la alianza entre la Unión Europa y América Latina.” Solo una alianza entre las Mujeres, desde siempre agentes del desarrollo, generará el crecimiento de las sociedades y reforzará las relaciones UE-ALC. En las diferentes Declaraciones UE-ALC se menciona:
La Cumbre de Madrid (2002): “Promover la igualdad de género y la potenciación de la mujer como una política general y como un medio eficaz para combatir la pobreza y lograr un desarrollo sostenible y equitativo” La Cumbre de Guadalajara, México (2004): “Reiteramos la responsabilidad primaria de nuestros Gobiernos, junto con sus sociedades civiles, de dirigir procesos y reformas orientadas a aumentar la cohesión social, a través del combate a la pobreza, la desigualdad y la exclusión social. Destacamos la necesidad de emprender medidas para combatir la xenofobia y la discriminación, especialmente la motivada por causa de género, raza, creencias o etnia y, a la vez, garantizar el respeto a la diversidad cultural. Además, subrayamos la importancia de combatir todo tipo de violencia, especialmente contra las mujeres e intrafamiliar.” La Cumbre de Viena (2006): “Trabajaremos en favor de una plena igualdad de género otorgando especial atención a que la mujer goce plenamente de todos los derechos humanos y se continúe avanzando en esa vía, reafirmando
la Declaración y la Plataforma de Acción de Beijing, así como la Declaración de Beijing+5 y su documento de resultados. Garantizaremos el respeto y el cumplimiento de los derechos del niño y prestaremos la debida consideración a las necesidades de las personas con discapacidad y demás grupos vulnerables. Seguiremos avanzando en el fomento y protección de los derechos y libertades fundamentales de los pueblos indígenas a nivel local, nacional, regional e internacional. El pleno ejercicio de esos derechos resulta esencial para su existencia, bienestar y desarrollo integral, así como para su plena participación en la sociedad. Asimismo, seguiremos avanzando en los derechos y libertades fundamentales de las minorías a todos los niveles.” La Cumbre de Lima (2008): “Consideren los requerimientos específicos de grupos objetivo, promoviendo una mayor igualdad de género y los derechos de las personas con discapacidad, de los niños, de los pueblos indígenas o de otros grupos sociales que requieran atención especial, así como las asimetrías en materia de desarrollo económico existentes entre los países y otras condiciones o características adversas específicas, incluyendo a los países en desarrollo sin litoral.” Por último la Cumbre de Madrid (2010): “Recordamos el trigésimo aniversario de la adopción de la Convención sobre la eliminación de todas las formas de discriminación contra la mujer (CEDAW), así como el decimoquinto aniversario de la adopción de la "Declaración y la Plataforma de Acción de Beijing" (Beijing + 15) y resaltamos la importancia de la igualdad entre los sexos y la emancipación de las mujeres, aumentando su participación en las actividades políticas, sociales y económicas y haciendo frente a las consecuencias negativas que tiene la crisis financiera internacional para su situación. En este mismo sentido, condenamos firmemente cualquier tipo de violencia de género, y reconocemos la necesidad de adoptar todas las medidas necesarias para prevenirla y erradicarla. Reconocemos que es necesario integrar las cuestiones de género en todos los aspectos de la actividad internacional, incluido el cambio climático. A este respecto, estamos decididos a cooperar con vistas a desarrollar el diálogo futuro”.
Nosotras las mujeres, debemos asumir nuestra responsabilidad de construir una Agenda femenina, adueñarnos de nuestro problemas, buscarles soluciones, manifestar nuestro pensamiento euro-latinoamericano e incidir en las Cumbres UE-ALC.
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Mensaje a la VI CuMbre MadrId 2010
La Asamblea Parlamentaria Euro-Latinoamericana (EuroLat), institución parlamentaria de la Asociación Estratégica Birregional Unión Europea (UE) y América Latina y Caribe (ALC), como corolario de los trabajos de su Tercera y Cuarta Sesiones Ordinarias, que tuvieron lugar respectivamente en Madrid del 6 al 8 de abril de 2009 y en Sevilla del 13 al 15 de mayo de 2010, presenta a la Cumbre UE-ALC de 18 de mayo en Madrid las siguientes recomendaciones y propuestas para el refuerzo de la Asociación Estratégica: -Apoyar los diversos procesos de integración eficientes en materia de prevención de la inmide las decisiones y líneas de acción política en regional en América Latina que constituyen la gración irregular, incluidas el retorno en condiellas decididas, y a servir de foro de diálogo y base de la Asociación Estratégica; ciones dignas de los inmigrantes en situacion de coordinación en los períodos entre -Mantener un enfoque birregional de la irregular, y contra el empleo ilegal está estreCumbres para el conjunto de actores políticos, Asociación Estratégica para salvaguardar los chamente relacionada con la promoción de la institucionales, académicos y de la sociedad valores e intereses de los socios y reforzar el inmigración regular, vinculada a las necesicivil que se ocupan del refuerzo de las relamultilateralismo; dades de los mercados laborales, y de la integración; ciones euro-latinoamericanas; Crisis financiera -Mantener una visión estratégica global para la -Crear, bajo supervisión y coordinación de Asociación, que persiga como objetivo último -Insistir en que la Asociación Estratégica dicha Fundación: *un Observatorio de la Migración en el área la creación de una Zona Euro-Latinoamericana Birregional UE-ALC establezca mecanismos y euro-latinoamericana, encargado del seguide Asociación Global Interregional en torno al políticas coordinadas que, en el marco de los año 2015 en los ámbitos político, económico, pilares de la Asociación, fomenten la adopción miento permanente y detallado de todas las comercial, social, cultural, que garantice un de medidas monetarias y fiscales anticíclicas cuestiones vinculadas con los flujos migratorios desarrollo sostenible para ambas regiones; que estimulen las actividades económicas, en dicha área; *un Centro Civil Birregional de Prevención de -Adoptar una Carta Euro-Latinoamericana para apoyen la cohesión social, y permitan superar Conflictos dedicado a la detección anticipada la Paz y la Seguridad que, sobre la base de la la crisis financiera y económica, así como Carta de las Naciones Unidas y la legislación mitigar sus efectos en las personas y en los de las causas de potenciales conflictos internacional conexa, incluya estrategias y sectores económicos más vulnerables; violentos y armados, y al mejor modo de líneas de acción política y de seguridad -Recomendar la creación de instituciones regioprevenirlos e impedir una eventual escalada; *un Centro Birregional de Prevención de conjuntas para hacer frente a las amenazas nales para la administración de la deuda Catástrofes al objeto de elaborar estrategias comunes que enfrentan los socios de la pública en Europa y América Latina y Caribe, y Asociación Estratégica Birregional; presenta a para determinar las necesidades de su financiación; comunes, así como un sistema de alerta para Cambio Climático tal efecto a la Cumbre su propuesta de Carta emergencias, a fin de reducir la vulnerabilidad anexa a su Resolución de 8 abril de 2009; mutua ante las catástrofes naturales derivadas -Insistir en que la lucha contra el cambio climá-Apoyar el proceso tendente a la conclusión del cambio climático o tecnológico; tico y el calentamiento global constituyan una del Acuerdo de Asociación Unión Europea -Establecer un proceso de diálogo serio en prioridad en la agenda política entre la UE y los con Centroamérica y la reanudación de las negociamateria de ciencia y tecnología a fin de conspaíses de América Latina y del Caribe, con una truir un verdadero "espacio UE-ALC de innovaconcertación de posiciones en los diversos ciones de un Acuerdo de Asociación con Mercosur; ción y conocimiento"; foros de diálogo sobre medio ambiente y -Apoyar el proceso tendente a la firma del cambio climático, en particular en el marco de Acuerdo Multipartito entre la Unión Europea y -Profundizar el diálogo sobre empleo y crecila ONU y en relación con apoyando asimismo los países de la Comunidad Andina y la actuamiento sostenible, con especial incidencia en la próxima Cumbre que se celebrará en México lización y mejora del Acuerdo Político y de el empleo juvenil, la equiparación de las condia finales de 2010; Cooperación de 2003 entre la UE y la CAN; ciones salariales, la red de protección social y Energía - Las fuentes de energía renovables -Exhortar a la comunidad internacional a contiel trabajo decente, Migración -Insistir en que la seguridad energética debe nuar con los esfuerzos iniciados en la Ronda de constituir una prioridad fundamental de la -Proseguir y profundizar el Diálogo birregional Doha, en 2001, y subrayar su firme comproAsociación, lo que implica el aumento de la estructurado y global sobre migración entre la miso de trabajar por el éxito de la Ronda; eficiencia energética y la diversificación de los Unión Europea y América Latina y el Caribe, -Encarecer a la Comisión europea y al conjunto proveedores y de las fuentes de energía; que se inició el 30 de junio de 2009, y solicitar de los países de América Latina y del Caribe -Establecer dentro de los Acuerdos de que la Asamblea sea formalmente asociada a que presenten lo antes posible en Ginebra una Asociación entre la UE y las diferentes regiones dicho Diálogo; iniciativa explícita para retomar el hilo de la de América Latina una cooperación en el -Insistir en que las políticas y prácticas migrareflexión sobre el proceso de toma de deciámbito de la energía, principalmente en torias de ambas regiones aseguren tanto el siones, el mandato, el funcionamiento y el materia de fuentes de energía limpias y renorespeto de los derechos fundamentales de futuro de la OMC, con vistas a una posible vables, como la energía solar, eólica, hidráutodos los migrantes, como una gestión ordereforma de esta organización; lica, la biomasa y los biocombustibles de nada, informada y segura de los flujos migrato-Apoyar la creación de la Fundación Europaproducción sostenible; rios, con base en el principio de la responsabiAmérica Latina y el Caribe, cuyos objetivos -Crear normas comunes sobre biocombustibles que lidad compartida; principales deberían ir dirigidos a contribuir a puedan aplicarse posteriormente a escala mundial. -Subrayar que la existencia de normas la preparación de las Cumbres, al seguimiento
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dIalOGandO COn alejandrO TOledO
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n la Sesión Plenaria Ordinaria de la Asamblea EuroLat del 15 de mayo 2010 en Sevilla (España) y con motivo de la presentación de la “Agenda Social para la Democracia para América Latina para los próximos 20 años”, Alejandro Toledo Manrique al dar inicio a su exposición, rindió tributo a la ciudad de Sevilla para luego concentrarse en la relación entre América Latina, el Caribe y la Unión europea mirando a su futuro anclado en las raíces de nuestra historia. Señaló que “nunca como hoy América latina tiene entre sus manos una oportunidad extraordinaria para dar un salto cualitativo de ser una región eminentemente exportadora de materias primas para llegar a ser un continente que juegue un rol preponderante en la economía mundial y en la democracia internacional en los próximos 10 a 15 años” pues “nunca como hoy América Latina tiene entre sus manos la oportunidad de jugar un rol crucial en la economía mundial y en la democracia internacional. Nunca como hoy esa posibilidad está agarrada de la mano de una relación con la Unión europea” reiteró. La Región, continuó Toledo, “después del golpe de esta crisis financiera global va a recuperar su tendencia de crecimiento, todavía estamos pagando la factura de los impactos adversos de una
crisis financiera global que esta vez no la produjo América Latina”. Recordó también que la Región, desde hace 70 años, ha sido vista como un continente productor de crisis, caos, desorden, hiperinflación, esta vez recalcó “esta crisis no la ha producido América Latina la ha producido los Walls Streets de los países industrializados, sin embargo tenemos que pagar la factura, pero vamos a salir”. El reto que tiene América Latina, sostuvo, será retomar el crecimiento con una China que crece alrededor del 10% y que hace que los precios de nuestras materias primas sean altos, esta es una gran oportunidad, recalcó. Yo no sé, se preguntó Toledo ¿qué hicimos los latinoamericanos hace mucho tiempo que Dios, el o ella, se molestó con nosotros y nos castigó poniéndonos demasiados recursos naturales en nuestra Región? El reto que tenemos, manifestó, es ¿cómo convertimos este castigo en una oportunidad? ¿cómo hacemos para convertir América Latina de ser un continente exportador de materias primas en un continente con economías del conocimiento? ¿Cómo hacemos para que nuestro continente que en pocos años y días varios de nuestros países van a celebrar sus 200 años de independencia política, cómo hacemos para que en pocos años, 20 o 30 años puedan ser libres, libres
de esta sentencia de depender demasiado de las fluctuaciones de los precios de nuestras materias primas en el mercado internacional?. Si seremos suficientemente capaces, se respondió, y no dejamos que esta oportunidad se vaya, utilizaremos esos altos ingresos de la venta de oro, plata, cobre, estaño, petróleo, gas, harina de pescado. Si utilizaremos esos ingresos para invertir en la mente de nuestra gente, continuó, que en cristiano quiere decir: invertir en agua potable y desagüe para los pobres, en salud y educación de calidad, en electrificación rural, en caminos rurales, incluirlos en esta nueva plataforma digital de Internet. Si seremos capaces de utilizar la tecnología digital para construir una democracia digital con accesibilidad gratuita para los pobres: estaremos achicando el tiempo para obtener nuestra libertad. Si los pobres tuvieran acceso gratuito a Internet, señaló, con ciertos íconos hechos a la medida para los pobres, de repente ellos pudieran tener información sobre los temas sanitarios, sobre el cultivo de sus productos, o sobre el empoderamiento de las mujeres con proyectos pequeños que puedan identificar en esta democracia digital el acceso al microcrédito y que tanto el producto como su financiamiento puedan llegar al mercado, estaríamos haciendo un paso importante en esta
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tarea de ser libres, acotó. Refiriéndose al Bicentenario sostuvo que no obstante se esté por gritar doscientos años de independencia política el grito no será completo porque hay alrededor de 200 millones de mujeres y hombres en AL que no son libres y están sentenciados a vivir por debajo de la línea de la pobreza, no pueden por lo tanto escoger. Toledo recalcó “Yo ahora soy libre, yo me escapé de las garras de la pobreza, por un accidente, pero hoy soy libre gracias a la educación. Yo puedo escoger”. Por lo tanto, continuó, hay millones, cerca de doscientos millones de mujeres y hombres en América Latina, 2.4 billones en el mundo, que no son libres, que no tienen la capacidad para escoger, para optar, esa es la independencia a la que estamos convocados para enfrentar con esta nueva oportunidad que América Latina tiene: de ser libres saliendo de la pobreza, de no depender de la venta de las materias primas, de poder producir con valor agregado nuestra producción, vender nuestros espárragos, nuestras alcachofas, nuestros mangos, nuestra uvas con valor agregado. Ese es el reto. Necesitamos que la economía en América Latina crezca de manera sostenida pero que ese crecimiento tiene que venir inevitablemente con redistribución de los beneficios del crecimiento, puntualizó. ¿Qué la política de Estado esté dirigida? Si, se respondió, para lograr crecimiento económico sostenido pero, advirtió, si ese crecimiento no se siente en los bolsillos del ciudadano común y corriente, el crecimiento eco-
nómico que es indispensable para cualquier estrategia de reducción de la pobreza, será insuficiente, si es que los Estados no tienen políticas sociales deliberadas: agua potable, desagüe, educación, salud de calidad, digo políticas sociales deliberadas que van mas allá del chorreo, este es el reto. Continuando propuso a la platea: “Si Usted y yo invertimos un dólar en las mujeres pobres del mundo; comenzamos a cambiar el mundo. No es ésta una propuesta de un profesor de la Universidad de Stanford, las evidencias empíricas en el mundo son contundentes. ¿Lo podemos hacer? Si” se respondió. Refiriéndose a la relación con la Unión europea manifestó “yo creo que la reunión que se va a producir en pocos días en Madrid una reunión más entre la UE y América Latina y Caribe tiene enormes potencialidades, se han hecho muchos avances, se han hecho avances en temas de inversión, en temas de mercados, espero que se pueda concluir este acuerdo entre Perú y la Unión Europea. Me hubiera gustado ver una Comunidad Andina unida firmando juntos un acuerdo con la Unión Europea, pero vamos para adelante y no le cerremos la puerta a quienes todavía no han decidido entrar”. Sin embargo, continuó: “Yo creo que la relación entre América Latina y la Unión Europea tiene enormes potencialidades pero permítanme con toda franqueza compartir algunas reflexiones, que solo va en este espíritu constructivo de caminar juntos. La relación de inversión y de co-
mercio son muy importante, tan importantes que los Estados Unidos ya no son el primer inversionista en América Latina sino es la Unión Europea y principalmente España e Inglaterra en ese orden. Hemos abierto los mercados, tenemos productos manufacturados producidos en América Latina. Pero permítanme con muchísima humildad pero con fuerza, prosiguió, decirles que la relación entre la Unión Europea y América Latina y Caribe da para mucho más y exige ahora incluir temas que van más allá de un país individual”. Se refirió a la seguridad global, al cambio climático, a la brecha digital, a la inclusión social, a la construcción de instituciones democráticas fuertes que permitan dar a ambas regiones estabilidad política, económica, social y jurídica. Así como tampoco excluyó de esta Agenda: la lucha contra el narcotráfico y el terrorismo. Refiriéndose al narcotráfico sostuvo que éste penetra en las fibras más sensitivas de nuestras instituciones y cuando lo hace lo corroe, contamina a: jueces, fiscales, políticos, la salud de la economía porque es dinero mal habido. Refiriéndose al terrorismo exhortó a no dar espacio a la ambigüedad así como en el tema de la inclusión social, no puede haber diferencias salariales por cuestiones de género o por el color de la piel. Concluyendo señaló que abordar estos temas y discutirlos para la construcción de una Agenda Birregional proporcionaba esperanza al contenido de la relación.
Ignacio Salafranca, Alejandro Toledo, Jorge Pizarro
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dIalOGandO COM alejandrO TOledO di Nilson Mourão
1. Crescimento econômico – O ex-presidente do Peru e presidente do Centro Global para o Desenvolvimento e a Democracia, Alejandro Toledo, fez uma breve apresentação durante a IV sessão ordinária da Assembléia Parlamentar Euro-Latinoamericana, realizada no período de 13 a 15 de maio de 2010. Em sua exposição, Toledo falou sobre Agenda Social para a Democracia da América Latina para os próximos 20 anos. Destacou com propriedade, as desigualdades sociais existentes na América Latina, os problemas de infraestrutura, de saúde, educação, pobreza, assimetrias regionais. Demonstrou que a superação desses problemas só ocorrerão com o crescimento econômico, único vetor capaz de gerar empregos, produção e consumo, e, assim, fazer girar a máquina da economia. O ex-presidente teceu críticas contundentes contra países latinoamericanos, sobretudo em relação a Venezuela, Equador e Bolívia, que segundo sua opinião, praticam políticas populistas incapazes de resolver os reais problemas da população, além de caminhar para o autoritarismo político, aumentando, inclusive, seu orçamento com a compra de armas. Manifestou também sua preocupação em relação a aproximação que algumas nações vem realizando com países que estão fora das relações tradicionais, como o Irã e outros do oriente médio. Ressalvou, entretanto, como corretos os caminhos que estão sendo trilhados no Brasil e no Chile. 2. Economia e Estado – Há muitos anos perdi a ilusão de que crescimento econômico, significa
necessariamente, distribuição de renda, combate à fome, redução das desigualdades, avanços na educação e na saúde. Crescimento econômico só reduz as desigualdades sociais se houver interferência direta do Estado com esse objetivo: induzindo o desenvolvimento, definindo prioridades, regulando, legislando, fiscalizando severamente as ações das grandes empresas, sobretudo dos bancos, garantindo um clima político de soberania, combatendo a corrupção, administrando diretamente alguns setores da economia, e gestão pública eficiente. A doutrina neoliberal retira do Estado a competência de interferir na economia, pregando o Estado mínimo, perdendo, assim, a capacidade de exercer sua função social. A história mostra nas experiências de países que defenderam a idéia do mercado que tudo regula e que é capaz de exercer controle sobre si mesmo, que esse modelo conduz ao acúmulo de riquezas extraordinárias nas mãos de poucos e relega a maioria da população à miséria. Ilhas de fantasia e prosperidade, convivendo com milhões de necessitados, famintos, excluídos das benesses do mercado e dos bens por eles mesmos produzidos. A aplicação dessa doutrina econômica vem se tornando um verdadeiro laboratório onde nascem crises profundas como as que ocorreram recentemente nos Estados Unidos e agora na Grécia, Espanha, Portugal e Irlanda.
No Brasil o Estado é forte e detém instrumentos eficientes de regulação do mercado. O Estado controla os bancos privados e é dono de grandes bancos públicos. Controla o petróleo, portos, ae-
roportos e rodovias mas não impede que a iniciativa privada atue. O Estado define prioridades, executa obras, direciona o desenvolvimento, financiando projetos de interesse público, através de bancos estatais. Ao lado disso, cria políticas sociais compensatórias, capaz de elevar o padrão de vida dos mais pobres. Dessa forma é que foi possível retirar 11 milhões de brasileiros da miséria e criar uma classe média com poder aquisitivo. Com a economia fortalecida, durante o pico da crise econômica mundial, o Brasil conseguiu dar incentivo fiscal para bens de consumo variados, mantendo aquecido o mescado interno que sustentou a economia até que a crise fosse amenizada. Foi o último país a entrar na crise e o primeiro a sair, projetando o crescimento do PIB 2010 em mais de 5%. 3. Política externa soberana – A economia globalizada, os ataques especulativos impõe que o Estado defina uma política externa soberana. O Brasil ampliou parcerias e relações comerciais com países importantes da África, Ásia e Oriente Médio. Desde o início do governo Lula as relações comerciais com a China deram um salto de qualidade e hoje apresenta uma balança favorável para o Brasil. Mesmo assim, o país não descuidou dos parceiros tradicionais. Outro ponto importante nesse sentido foi o fortalecimento dos organismos regionais e a integração dessas economias. Isso permitiu a construção de uma economia diversificada e capaz de enfrentar crises. Só assim está sendo possível enfrentar os grandes problemas sociais.
Nilson Mourão Expone a la Asamblea Plenaria EUROLAT
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InnOVaCIón y TeCnOlOGía: COMparTIendO reTOs Mensaje de los Empresarios ALC-UE a la VI Cumbre ANTECEDENTES La I Cumbre Empresarial UE-ALC se celebró, en Viena en el año 2006, bajo el lema "Tendiendo un puente entre los dos Mundos a través de los Negocios y la Cultura", en la que se trataron las relaciones comerciales, la promoción de inversiones directas, la creación y crecimiento del empleo fomentando la competencia, el impulso de la educación, la investigación y la tecnología, el incremento de financiación para infraestructuras, el diseño de esquemas de cooperación en industrias clave, la puesta en marcha de políticas energéticas y medioambientales a largo plazo, la consideración del turismo y la cultura como catalizadores económicos y la mejora del diálogo con la comunidad empresarial. En la II Cumbre Empresarial, de Lima de 2008, bajo el lema "Bienestar, Desarrollo Sostenible e Inclusión Social" se establecieron como metas prioritarias, en primer lugar, la búsqueda del bienestar en términos de consolidar y fortalecer la democracia, las instituciones y la seguridad ciudadana; favorecer el acceso universal a la educación, la salud y el saneamiento básico; promover el acceso a las nuevas tecnologías de la información y las comunicaciones; y enfrentar a la delincuencia organizada transnacional. En segundo lugar, el desarrollo sostenible en la perspectiva de prestar especial atención al cambio climático y los desastres naturales, la preservación del medio ambiente y la biodiversidad para las generaciones futuras, el empleo de energías limpias y renovables, la construcción de infraestructuras, la promoción del empleo, el comercio y la inversión en condiciones de seguridad jurídica, y la cooperación hacia los países de menor desarrollo relativo y de renta media. En tercer lugar, la inclusión social en la línea de impulsar la lucha contra la pobreza, promover el respeto de los derechos y condiciones más equitativas para mujeres, niños y discapacitados, alentar la formación para el empleo, así como favorecer la reforma del Estado, la transparencia y el combate a la corrupción. III CUMBRE EMPRESARIAL UE-ALC Consecuencia de esas dos Cumbres Empresariales es la III Cumbre Empresarial UE-ALC, que se ha celebrado en Madrid, coincidiendo con la Presidencia española de la UE, dedicada a las políticas de innovación y tecnología como políticas de acercamiento y desarrollo. Antes de pasar a exponer las conclusiones de esta III Cumbre Empresarial UE-ALC, los empresarios de la Unión Europea y América Latina y el Caribe, deseamos manifestar nuestra solidaridad con los pueblos de Haití y de Chile e insistimos en el rol predominante del sector privado en los procesos de reconstrucción. Igualmente los empresarios europeos y de América Latina y el Caribe deseamos manifestar, tam-
bién, nuestra solidaridad con nuestros colegas de Honduras, Nicaragua y Venezuela en su lucha por la libertad de empresa, por la seguridad jurídica y por la economía de mercado, en sus respectivos países. Debe tenerse en cuenta que la UE y América Latina y el Caribe representan un conjunto de más de mil millones de personas, un tercio de los Estados Miembros de las Naciones Unidas, un tercio de los miembros del G-20 y que representan más del 30% del PIB mundial. La UE es el segundo socio comercial más importante de América Latina y el mayor inversor de la Región. Esta III Cumbre Empresarial consolida el encuentro de los líderes empresariales de la Unión Europea y América Latina y el Caribe, marcando su voluntad de contribuir a la elaboración de la Agenda Birregional, de impulsar las relaciones entre las dos Regiones y de contribuir a la reflexión para un desarrollo sostenible y equitativo de ambas zonas geográficas. Los empresarios, presentes y representados en estas Cumbres, destacan el potencial del sector privado para alcanzar estas metas y exhortan a los líderes políticos a involucrar al sector privado en este proceso. Más de 700 líderes empresariales se han reunido en el Palacio de Congresos de Madrid para reflexionar sobre algunos temas de particular relevancia en la Agenda Birregional, como son la innovación, las infraestructuras, la energía y las relaciones comerciales birregionales. En las sesiones paralelas, se ha hecho una presentación de la situación actual y perspectivas de las economías de América Latina y el Caribe y se ha tratado sobre la financiación de proyectos empresariales por organismos multilaterales como el Banco Europeo de Inversiones (BEI), el Banco Interamericano de Desarrollo (BID) o la Corporación Andina de Fomento (CAF).
Esta Cumbre Empresarial se ha desarrollado en el marco de una importante crisis económica originada en el ámbito financiero, en la que América Latina se está viendo menos influida gracias a las políticas económicas puestas en marcha en los últimos años. La situación de pobreza, desigualdad y marginación en la que se encuentran importantes núcleos de población en América Latina y el Caribe, refuerzan la necesidad de trabajar conjuntamente para intentar alcanzar los Objetivos de Desarrollo del Milenio (ODM) en el horizonte de 2015. De cara a la Reunión de Alto Nivel sobre los ODM, que se celebrará en el mes de septiembre de 2010 en Naciones Unidas, es recomendable la coordinación de las posiciones de ambas Regiones en cuestiones como la orientación de las inversiones hacia los países más pobres y la inversión en capital humano, como base de la cohesión social y del desarrollo socioeconómico. Esto permitirá que América Latina y el Caribe accedan a la
sociedad del conocimiento como elemento esencial para reducir las desigualdades y acceder al desarrollo. El objetivo de alcanzar la cohesión social a través de la asociación UE-ALC precisa de la generación de un alto grado de desarrollo y de equidad en la distribución de la renta y la riqueza, aplicando políticas firmes y constantes dirigidas a la erradicación de la pobreza y considerando que la integración de la perspectiva de género en todas las políticas contribuye a generar sociedades más justas y democráticas. Con el fin de continuar con el desarrollo económico de la Región y fomentar la cooperación europea con este área geográfica, es necesario profundizar las relaciones en los siguientes ámbitos de actuación: 1.Relaciones comerciales Los países de la Unión Europea y de América Latina y el Caribe son socios comerciales estratégicos. En la última década se ha puesto de manifiesto una tendencia en el aumento de las exportaciones de América Latina. La UE es el segundo socio comercial más importante de América Latina y el Caribe y el mayor inversión en la región. El stock de inversión directa europea en estos países superó los 312 mil millones de euros. El afianzamiento de las relaciones comerciales bilaterales por medio de la facilitación del acceso a los mercados es clave. El lanzamiento de negociaciones entre la UE y los países del Mercosur en 1999, el Acuerdo de Libre Comercio con México en 2002 y el Acuerdo de Asociación con Chile en 2003 y la conclusión del Acuerdo de Asociación Económica entre la UE y los países del CARIFORUM, en 2008, han contribuido a fortalecer las relaciones bilaterales y promovido el aumento de los flujos de comercio e inversión. Los Acuerdos de Asociación Económica entre la UE y Colombia y Perú y las negociaciones para la firma de un Acuerdo de Asociación entre la UE y los países de Centroamérica permitirán reforzar y expandir el comercio con estos países y ofrecerá una oportunidad única para consolidar aún más el proceso de apertura comercial e internacionalización, facilitando la atracción de inversión extranjera, la expansión del comercio y mejorando la competitividad y el clima de negocios. La buena disposición de los países centroamericanos para su propia integración regional constituye una oportunidad muy valiosa para consolidar algunos de estos esfuerzos y avanzar en áreas claves para la Región con un claro impacto positivo en el sector privado y en su potencial de integración, en particular, en la facilitación real del comercio y la armonización de estándares. El compromiso con la integración regional en ALC debe continuar mediante la creación de una Zona Euro-Latinoamericana de Asociación Global Interregional, en 2015, lo más amplia posible mediante la profundización de los acuerdos de integración en ALC y del proceso de asociación de la UE con los diversos países y asociaciones regionales.
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El impulso a las negociaciones comerciales en marcha con las distintas áreas y regiones, en el pleno respeto de los principios de la Organización Mundial del Comercio, será clave para fortalecer el desarrollo de los negocios en el futuro, en un entorno de mayor apertura, estabilidad y predictibilidad contribuyendo, además, a su desarrollo sostenible. La estrategia de crecimiento económico y promoción del tejido empresarial debe ser una prioridad mediante el fomento de las políticas públicas que generen entornos favorables para la actividad empresarial y el emprendimiento privado complementado con la mejora de los marcos regulatorios que incentive la inversión. La cohesión económica, social y territorial en la lucha contra la pobreza debe ser impulsada, debiendo considerarse dentro de la Agenda Social, la inclusión de unos Fondos de Cohesión para América Latina y el Caribe, acompañados de las condiciones de estabilidad democrática, economía de mercado, seguridad jurídica y refuerzo de las capacidades institucionales y administrativas. El acceso a los alimentos, a los medios para producir y a los mercados de comercialización son la base para contribuir a la seguridad alimentaria, factor intrínsecamente ligado al Objetivo nº 1 de Desarrollo del Milenio de erradicación de la pobreza. 2. Infraestructuras Los diversos procesos de integración en América Latina y el Caribe se han visto afectados, desde hace largo tiempo, por la falta de infraestructuras adecuadas que dificultan el comercio interregional. La capacidad de las infraestructuras duraderas es, por tanto, un factor esencial para contribuir a dichos procesos como herramienta efectiva para estimular el desarrollo sostenible y el crecimiento. La implantación de un sistema de Alianzas Público-Privadas debe servir de base para el diseño, construcción y mejora de las infraestructuras a través de una estrategia coordinada en proyectos concretos tales como, carreteras, redes ferroviarias, oleoductos y gaseoductos, así como la mejora del transporte público en las ciudades. La asistencia técnica para el diseño y estudio de viabilidad de proyectos de infraestructura, en concreto, aquellos relacionados con el medio ambiente, la energía renovable y el cambio climático debe contar con recursos financieros suficientes. La red de comunicaciones telefónicas y electrónicas debe ser una prioridad. Para favorecer el desarrollo de las comunidades locales se hace necesario el diseño de una red de infraestructuras en materia de puertos, aeropuertos vías de transporte terrestre y fluvial, que también contribuyen al desarrollo del turismo. El establecimiento de una red de centros de asistencia sanitaria accesibles para la mayoría de la población debe ser tenido en cuenta. El Mecanismo de Inversión para América Latina MIAL- (Latin America Investment Facility, LAIF en sus siglas inglesas) es una buena iniciativa para la promoción de inversiones en infraestructuras en América Latina y el Caribe. 3. Innovación y tecnología La innovación tecnológica es un factor esencial para la reducción de las desigualdades económicas y sociales.
La innovación es una ventaja competitiva, un motor de productividad y de desarrollo sostenible. La innovación es esencial para la transformación productiva y el desarrollo económico. Las universidades, los centros tecnológicos y las empresas son fundamentales para la innovación. La ciencia y la innovación tienen o pueden tener respuesta, en un futuro cercano, a las importantes carencias derivadas de la pobreza y la exclusión social que sufren los ciudadanos europeos, latinoamericanos y caribeños. Las Tecnologías de la Información y Comunicación desempeñan un papel transformador de la sociedad. La educación e inversión en capital humano son la base de la cohesión social y del desarrollo socioeconómico para acceder a la sociedad del conocimiento La colaboración internacional y el intercambio de conocimientos desempeñan un papel particularmente importante para la mejora de las capacidades y la elaboración de políticas públicas eficientes. El diálogo y la cooperación entre ambas Regiones deben intensificarse en el ámbito de las tecnologías y la innovación mediante programas concretos, incluido el refuerzo de la capacidad institucional en materia de cooperación científica y técnica. La inversión en este sector debe incrementarse para acelerar y ampliar el crecimiento de ambas Regiones. Esto será más eficiente con una cooperación más estrecha entre los centros de investigación, las universidades y el sector privado. Todo ello, dentro de un espíritu de coordinación de esfuerzos innovadores entre diferentes industrias y alianzas público-privadas. La innovación requiere la transferencia de conocimientos que es también ncesaria en el campo de la Formación Profesional. Los empresarios de la Unión Europea y América Latina y el Caribe animan a seguir el mandato de la Cumbre Iberoamericana de Jefes de Estado y de Gobierno de 2009 para establecer un nuevo y ambicioso programa para la investigación aplicada e innovación tecnológica, abierta a todos los países. Este programa es complementario a los ya existentes y además está estrechamente relacionado con otros que potencian la cooperación empresarial en el sector de la innovación. La actual crisis económica mundial exige unas medias económicas drásticas y un nuevo planteamiento enfocado hacia la innovación. El ámbito regional conjunto UE-ALC ofrece a las empresas un mayor número de oportunidades, como consecuencia del incremento en el número de países y de mercados. El proceso de cooperación científica, indiciado ya hace años, precisa de la innovación en colaboración con la investigación y la educación para poner en valor los resultados del conocimiento. Por tanto, es necesario que las empresas refuercen su apuesta por la innovación.
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4. Energía y Cambio Climático Energía Tanto en Europa como en Latinoamérica nos enfrentamos a problemas comunes, aunque con diferente grado de madurez. Por ello, es necesario fomentar el diálogo y el intercambio de las lecciones aprendidas. El reto es solucionar la "ecuación energética": seguridad de suministro, competitividad y sostenibilidad. - Para solucionar la ecuación energética hay que aprovechar todas las tecnologías de generación y garantizar un correcto funcionamiento de los mercados.
-La apuesta por la energía renovable debe ser firme, teniendo en consideración y gestionando en la medida adecuada las consecuencias de su desarrollo: alcanzando una mayor competitividad de las renovables; evitando que el desarrollo de las renovables pueda afectar al correcto funcionamiento del mercado; encontrando esquemas de remuneración correctos para que las centrales térmicas puedan cumplir su fundamental función de respaldo. - Aprovechando la disponibilidad de recursos hidráulicos, que producen energía limpia, sin emitir CO2, a precios competitivos y con recursos autóctonos. En el desarrollo de estos proyectos, se debe poner especial atención a la minimización de los impactos ambientales así como definir un justo reconocimiento de los costes sociales. - Aprovechando los activos existentes y de alto valor como son las instalaciones nucleares, que son esenciales para alcanzar todas las variables de la ecuación: seguridad de suministro, competitividad y sostenibilidad. Todo ello nos lleva a que debemos reflexionar sobre la oportunidad de extender la vida útil de las plantas existentes -manteniéndolas siempre en condiciones eficientes y seguras- así como la construcción de nuevas centrales. - La distribución de energía eléctrica tiene un papel clave en la resolución de la ecuación. En particular, para alcanzar la total electrificación del territorio, así como la implantación de nuevas tecnologías (smart grids, contador electrónico, vehículo eléctrico). Por ello, es clave tener modelos de remuneración que consideren las inversiones realizadas evitando que se basen sobre cuestiones generales. - Para solucionar la ecuación energética, en general, hay que evitar cualquier distorsión del mercado, enviando señales de precio correctas, tanto a los clientes finales como a los inversores. El justo nivel de precio tiene que trasladarse a los clientes finales evitando la generación de déficit del sistema. - Para aumentar la integración de los diferentes mercados es preciso seguir avanzando en la definición y aplicación de una regulación común, estable e independiente. Cambio climático Desde la Cumbre de Viena, la protección del medioambiente y la prevención de los desastres naturales son parte de la Agenda Birregional En la Cumbre de Lima, se impuso la necesidad de cooperar más profundamente en la lucha contra el cambio climático y el desarrollo sostenible Por tanto, celebramos la aprobación, en diciembre de 2009, del programa EUrocLIMA por la Comisión Europea, que favorecerá el intercambio de
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conocimientos, el fomento de un Diálogo Birregional regular y estructurado a todos los niveles, asegurando la coordinación y las sinergias de las acciones. Estando convencidos del papel primordial del sector privado en el proceso de lucha contra el cambio climático, insistiendo en la necesidad de reforzar el diálogo entre las instancias Públicas y el Sector Privado, favoreciendo los intercambios entre las empresas públicas y privadas y creando los incentivos necesarios que favorezcan la innovación tecnológica e industrial. Reconocemos los esfuerzos de la Comisión Europea, del Banco Europeo de Inversiones y del Banco Interamericano de Desarrollo, entre otros, para financiar proyectos innovadores, en particular en los sectores de las energías renovables y sostenibles. La falta de financiación adecuada es uno de los principales obstáculos para realizar la transferencia de tecnología en relación con la eficiencia energética y las energía renovables. Apostamos porque se debe reforzar la promoción de inversiones en el sector de las energías renovables, permitiendo en todos los países el acceso a los mecanismos de reducción de costes, como por ejemplo, el Fondo de Tecnología Limpia (CTF) y el Mecanismo de Inversión en América Latina (LAFI en sus siglas en inglés) de la Comisión Europea. Los Gobiernos pueden promover “créditos verdes” en mercados financieros locales para facilitar las inversiones en el área de eficiencia energética por medio de regulaciones y otros incentivos. Asimismo, pueden ofrecer estímulos para que el usuario final haga uso de tecnologías con eficiencia energética, reforzando los sistemas de información y la normativa sobre la elección de tecnología. 5. Instrumentos financieros y cooperación institucional Para el desarrollo de los ámbitos señalados, se deben consolidar los instrumentos financieros exis-
tentes y apoyar algunos de nueva creación: El Mecanismo de Inversión en América Latina, LAIF, para la consolidación de la integración regional y la financiación de proyectos de inversión sostenibles en la región, en tres áreas: 1. Interconectividad e infraestructuras (energías renovables, transporte sostenible y redes de comunicaciones) 2. Sectores social y ambiental. 3. Fortalecimiento del sector privado (PYMES en especial). La superación del enfoque asistencialista en la cooperación al desarrollo con América Latina, pasando a concentrar los recursos financieros de la ayuda al desarrollo en los países más pobres y establecer nuevas formas de cooperación con los países emergentes y de renta me-
dia en América Latina, a través de la utilización del Instrumento para los Países Industrializados (IPI plus). La política de cohesión es una de las grandes políticas de la Unión Europea, con efectos visibles en la modernización y la inclusión social europea, que podría trasladarse a la realidad de América Latina y el Caribe. Se debe facilitar el acceso a las empresas europeas a la financiación mediante la colaboración de las instituciones oficiales de crédito y de la banca privada. Asimismo, los mecanismo financieros de los Acuerdos Birregionales deben prever esa misma facilidad para las empresas locales para el desarrollo de sus proyectos empresariales en América Latina y el Caribe. La inversión en programas de microfinanzas para dar respuesta a las necesidades de financiación. Las microfinanzas se manifiestan como herramientas esenciales para acabar con la exclusión financiera y mejorar la integración
social. A través de ellas se impulsa el desarrollo de economías privadas, fomentando la creación de tejido económico y empresarial mediante el apoyo a proyectos empresariales de autónomos, minipymes y pymes que conforman la base económica de los países. Cooperación Institucional Para la consecución de los objetivos destacados, además, se hace necesario fortalecer la relación Unión Europea-América Latina y el Caribe como red de redes, dirigida al seguimiento de las decisiones y líneas de acción política decididas en las Cumbres UE-ALC, como foro de diálogo y coordinación en los periodos entre Cumbres para los actores políticos, económicos, institucionales y académicos incluida la Asamblea Eurolat. En el ámbito empresarial, anunciamos y celebramos la creación de la Secretaría de Cumbres Empresariales Unión Europea-América Latina y Caribe, concretando de esta forma, las Declaraciones de Viena y de Lima. La Secretaría tiene como objeto principal facilitar la preparación y el seguimiento de las Cumbres Empresariales UE-ALC y apoyar la implantación de orientaciones y decisiones adoptadas en las mismas. La Secretaría operará desde su sede en Madrid, bajo la orientación continua de las Organizaciones Empresariales que han sido anfitrionas de las Cumbres Empresariales UE-ALC, Confederaciones Empresariales Europeas y de América Latina y el Caribe, así com del Banco Interamericano de Desarrollo. Dispondrá, además, de un portal hacia los países de Europa Central y del Este desde Viena. A estas instancias, se suman Organizaciones Empresariales de ambas Regiones que coadyuvan a esta iniciativa. Este mecanismo inclusivo, listo para servir a las comunidades empresariales, permitirá impulsar las relaciones empresariales entre las dos Regiones.
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deClaraCIón de MadrId 1. Nosotros, los Jefes de Estado y de Gobierno de la Unión Europea y de América Latina y el Caribe, el Presidente del Consejo Europeo y el Presidente de la Comisión, nos hemos reunido en Madrid el 18 de mayo de 2010 para reiterar nuestro compromiso de continuar promoviendo y reforzando nuestra asociación estratégica birregional, basada en nuestros principios, valores e intereses comunes. Para ello, nos comprometemos a reforzar nuestro diálogo y cooperación en los ámbitos prioritarios que hemos definido conjuntamente en las cinco cumbres anteriores, desde la de Río de Janeiro en 1999, haciendo hincapié en la presente cumbre en la innovación y la tecnología en favor del desarrollo sostenible y de la inclusión social. I. Socios para hacer frente de manera común a los retos mundiales 2. Para promover la paz y la seguridad, la libertad, la democracia, el Estado de Derecho, los derechos humanos y la prosperidad, reiteramos nuestro compromiso con el multilateralismo, en particular en el marco del sistema de las Naciones Unidas. En este contexto, intensificaremos nuestros esfuerzos, tanto a escala subregional como birregional, para definir los intereses comunes y, siempre que sea posible, coordinar posiciones y actuaciones en las organizaciones y foros multilaterales en los que nuestros países son Partes. Para seguir defendiendo un sistema multilateral eficaz, seguimos estando dispuestos a cooperar en la reforma de las Naciones Unidas, con el objeto de reforzar su capacidad para hacer frente a los muchos retos que plantea el nuevo milenio. Reconocemos la necesidad de proseguir la reforma general de los organismos principales de dicha organización, como: la Asamblea General, el Consejo Económico y Social y el Consejo de Seguridad, a fin de mejorar la representatividad, la transparencia y la eficacia del sistema. 3. Reiteramos nuestro apoyo al desarme nuclear y a la no proliferación. Nos comprometemos a proseguir nuestros esfuerzos conjuntos para lograr el éxito de la VIII Conferencia de Examen del Tratado sobre la No Proliferación de las Armas Nucleares. 4. Igualmente nos comprometemos con la Conferencia de las Naciones Unidas sobre el Tratado sobre el Comercio de Armas, que se llevará a cabo en un espíritu de apertura y transparencia, de forma consensuada, para conseguir un tratado fuerte y sólido. 5. Confirmamos nuestro compromiso con la Declaración Universal de los Derechos Humanos, y la Declaración y el Programa de acción de Viena de 1993 así como con la defensa y protección de los derechos humanos universales, y resaltamos nuestra voluntad de cooperar para lograr el objetivo común de alcanzar los más altos niveles de derechos humanos. Además, hacemos hincapié en el deseo mutuo de ampliar nuestra coordinación en foros como el Consejo de Derechos Humanos de Ginebra y la Tercera Comisión de la
Asamblea General de las Naciones Unidas de Nueva York. Reconocemos los esfuerzos relacionados con la moratoria sobre la utilización de la pena de muerte. 6. Reafirmamos nuestro compromiso de combatir la impunidad, en particular respecto de los delitos más graves del Derecho internacional, y en concreto los que se contemplan en el Estatuto de Roma de la Corte Penal Internacional (CPI). Se deberán adoptar medidas de ámbito nacional u otro ámbito adecuado e intensificar la cooperación internacional, a fin de que dichos delitos sean sometidos a la acción de la justicia. Invitamos a aquellos países que no son Partes a que contemplen la posibilidad de ratificar o de adherirse, según proceda, al Estatuto de Roma. Nos congratulamos ante la próxima Conferencia de Examen de la Corte Penal Internacional, que se celebrará en Kampala, Uganda, del 31 de mayo al 11 de junio de 2010. 7. Reiteramos nuestro compromiso con los objetivos y principios consagrados en la Carta de las Naciones Unidas, confirmamos nuestra decisión de apoyar todos los esfuerzos para defender la igualdad soberana de todos los Estados, respetar su integridad territorial e independencia política, abstenernos en nuestras relaciones internacionales de la amenaza o el uso de la fuerza en contradicción con los objetivos y principios de las Naciones Unidas, y defender la resolución de controversias por medios pacíficos y en conformidad con los principios de la justicia y del Derecho Internacional. Rechazamos tajantemente todas las medidas coercitivas de carácter unilateral y efecto extraterritorial que sean contrarias al Derecho internacional y a las normas generalmente aceptadas del libre comercio. Coincidimos en que este tipo de prácticas representa una amenaza grave para el multilateralismo. En este contexto, y en referencia a la resolución A/RES/64/6 de la Asamblea General de las Naciones Unidas, confirmamos nuestras ya conocidas posiciones sobre la aplicación de las disposiciones extraterritoriales de la Ley Helms-Burton. 8. Estamos decididos a intensificar nuestra coo-
peración para hacer frente a las consecuencias mundiales de la crisis económica y financiera y evitar que vuelva a producirse una crisis de este tipo, en consonancia con los resultados de la Conferencia de las Naciones Unidas sobre la crisis económica y financiera mundial y sus efectos sobre el desarrollo (22 y 23 de junio de 2009), teniendo además en cuenta los objetivos establecidos por el G-20 y los foros regionales adecuados. Seguiremos esforzándonos por aplicar políticas macroeconómicas y financieras concebidas para evitar futuras crisis financieras con las subsiguientes consecuencias económicas y financieras, fomentar un crecimiento económico mundial equilibrado y sostenible, restablecer la confianza y estabilizar los mercados financieros mundiales. Subrayamos la importancia de prestar especial atención al impacto social y económico de la crisis, especialmente en los países en desarrollo. Resaltamos que es necesario reforzar la ayuda a las personas más vulnerables y pobres. En este contexto, confirmamos nuestro compromiso de trabajar juntos en pro de una nueva arquitectura financiera internacional, que incluya la reforma de las instituciones financieras internacionales, dando mayor voz y derechos de voto a los países en desarrollo o en transición que están subrepresentados y realizando al mismo tiempo reformas en materia de gobernanza fuera de cuotas. También confirmamos nuestro compromiso de reformar el marco reglamentario y de supervisión financiera internacional, para garantizar la estabilidad y la solvencia de nuestros sistemas financieros. 9. Recordamos el trigésimo aniversario de la adopción de la Convención sobre la eliminación de todas las formas de discriminación contra la mujer (CEDAW), así como el decimoquinto aniversario de la adopción de la "Declaración y la Plataforma de Acción de Beijing" (Beijing + 15) y resaltamos la importancia de la igualdad entre los sexos y la emancipación de las mujeres, aumentando su participación en las actividades políticas, sociales y económicas y haciendo frente a las consecuencias negativas que tiene la crisis financiera
VI Cumbre UE-ALC, Madrid 2010 internacional para su situación. En este mismo sentido, condenamos firmemente cualquier tipo de violencia de género, y reconocemos la necesidad de adoptar todas las medidas necesarias para prevenirla y erradicarla. Reconocemos que es necesario integrar las cuestiones de género en todos los aspectos de la actividad internacional, incluido el cambio climático. A este respecto, estamos decididos a cooperar con vistas a desarrollar el diálogo futuro. 10. Manifestamos nuestra intención de mejorar la coherencia y la eficacia de nuestras políticas de cooperación para el desarrollo y de lograr el objetivo del 0,56% en 2010 y el de un ratio entre ayuda oficial al desarrollo y renta nacional bruta del 0,7% en la UE para 2015, tal como quedó reflejado en el Consenso de Monterrey y en la Declaración de la Cumbre de Viena. Los Estados miembros que se han adherido a la UE después de 2002 se esforzarán por aumentar dicho ratio al 0,33% para 2015. Además, reconocemos la importancia de colaborar en la sesión plenaria de alto nivel de las Naciones Unidas sobre los Objetivos de Desarrollo del Milenio, que se celebrará en septiembre de 2010, a fin de lograr resultados prácticos para lograr dichos Objetivos de aquí a 2015. Reconocemos, además, los progresos significativos realizados a nivel regional para alcanzar estos Objetivos. 11. Reiteramos nuestro compromiso de prestar especial atención a los países menos desarrollados, los países en desarrollo sin litoral, y los pequeños países insulares en desarrollo. 12. Nos comprometemos a evitar el proteccionismo en todas sus formas. Seguimos decididos a favorecer un sistema comercial multilateral abierto y no discriminatorio, basado en normas, y a respetar plenamente su disciplina, y reconocemos su contribución para promover la recuperación de la crisis económica, así como el crecimiento y el desarrollo, conforme al principio de tratamiento especial y diferenciado para los países en desarrollo, cuando corresponda. Por lo que se refiere al programa actual de negociación de la OMC, reiteramos nuestro compromiso de coordinar esfuerzos para la obtención de una conclusión rápida, ambiciosa, plena, equilibrada y rápida de la Ronda de Doha. 13. Reconocemos el principio del derecho soberano de los Estados para gestionar y reglamentar sus recursos naturales. Se deberían tomar en consideración criterios de sostenibilidad. Para la erradicación de la pobreza y el logro de los Objetivos de Desarrollo del Milenio consideramos que son esenciales la diversificación y la complementariedad de las matrices energéticas, mediante la promoción de las energías renovables, así como una mayor eficiencia energética y mayores ahorros energéticos en todos los sectores de la economía, como el transporte, cambios en los modelos actuales de consumo y producción, la mejora de la interconectividad regional de la energía y el acceso de las personas a los servicios de energía. Intercambiaremos experiencias sobre tecnología, normas y reglamentaciones en materia de biocombustibles, energía hidroeléctrica y otras energías. 14. Reconocemos nuestro interés común en mejorar la eficiencia energética y reducir la intensidad de las emisiones de gases de efecto inverna-
dero en las actividades de consumo y producción en nuestros países, en consonancia con los compromisos internacionales existentes para hacer frente a los retos económicos, sociales, medioambientales y de otro tipo que plantea el cambio climático. Además, subrayamos la importancia de estrategias de desarrollo sostenible con baja emisión de gases de efecto invernadero, para el crecimiento y el desarrollo, que sirvan para orientar y aplicar las medidas y acciones de adaptación y mitigación. Con arreglo a los compromisos contraídos en virtud de la Convención Marco de las Naciones Unidas sobre el Cambio Climático (CMNUCC), reforzaremos la confianza entre nuestras regiones sobre las cuestiones de cambio climático, e intensificaremos nuestra cooperación para alcanzar sus objetivos. 15. A raíz de la CP 15 celebrada en Copenhague y trabajando conjuntamente de cara a la futura CP 16 en la Convención Marco de las Naciones Unidas sobre Cambio Climático (CMNUCC), reconociendo el parecer científico sobre el límite del aumento general de la temperatura y basándonos en los progresos realizados hasta el momento en el proceso formal multilateral, y mediante la CMNUCC y el Protocolo de Kyoto, manifestamos
nuestro apoyo a México y a sus esfuerzos por obtener, mediante un proceso de negociación transparente y aglutinador que busca un resultado general, ambicioso, eficaz y jurídicamente vinculante, destinado a reducir y limitar las emisiones de gases de efecto invernadero para alcanzar el objetivo final de la CMNUCC, teniendo en cuenta el principio de las responsabilidades comunes pero diferenciadas y de las capacidades respectivas. 16. Tomamos nota de que se han organizado actos para estimular el debate acerca del cambio climático, como la Conferencia sobre el Cambio climático que tuvo lugar en Cochabamba, cuyas conclusiones han sido remitidas a la CMNUCC, y el Diálogo para una acción progresiva que tuvo lugar en Cartagena. 17. Estamos decididos a redoblar nuestros esfuerzos en el marco del Convenio sobre la Diversidad Biológica por lo que respecta a la conservación y al uso sostenible de la biodiversidad, y proseguiremos nuestros esfuerzos para reducir significativamente la pérdida de biodiversidad, teniendo en mente los Objetivos de Desarrollo del Milenio y la contribución de la biodiversidad a la erradicación de la pobreza. Manifestamos nuestra determinación de hacer lo posible por adoptar un plan estratégico para el periodo posterior a 2010, eficaz y localizado, que incluya objetivos
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mensurables, alcanzables y realistas, en la 10ª Conferencia de las Partes en el Convenio sobre la Diversidad Biológica (CP 10). Asimismo, confirmamos nuestro empeño por concluir con éxito en la CP 10 las negociaciones sobre un régimen internacional legal de acceso a los recursos genéticos y de participación en los beneficios de los mismos. Confiamos en alcanzar un acuerdo acerca de si debe establecerse una plataforma intergubernamental sobre biodiversidad y servicios ecosistémicos (PIBSE) en la tercera y última reunión ad hoc que se celebrará en Busan, República de Corea, en junio de 2010. 18. Estamos decididos a contribuir de forma positiva a la constitución de un Comité de Negociación Intergubernamental del Programa de las Naciones Unidas para el Medio Ambiente, encargado de elaborar un instrumento jurídicamente vinculante sobre el mercurio, cuya primera reunión tendrá lugar en Estocolmo del 7 al 11 de junio de 2010. 19. Reiteramos que toda cultura tiene derecho a existir y a preservar su propio patrimonio cultural. En esta perspectiva, el diálogo intercultural debería fomentar la comprensión mutua y preservar la diversidad y la identidad cultural, promoviendo al mismo tiempo el desarrollo de la industria cultural. 20. Deberíamos intensificar nuestra cooperación en torno a los retos que plantean el terrorismo, la delincuencia organizada transnacional, la corrupción, el tráfico ilícito de armas y municiones, el problema mundial de las drogas y el tráfico de armas relacionado con ellas, el blanqueo de dinero, la trata de seres humanos, especialmente de mujeres y niños, y la introducción ilegal de inmigrantes. Expresamos nuestra preocupación por la violencia cada vez mayor relacionada, en algunos casos, con organizaciones delictivas implicadas en el tráfico ilícito de drogas, y abogamos por que se adopten medidas que impidan a estas organizaciones adquirir los medios para proseguir sus actividades, las cuales pueden afectar a la sociedad civil así como a las fuerzas de seguridad. Rechazamos tajantemente el terrorismo en todas sus formas y manifestaciones y reiteramos que, sea cual sea su origen o su motivación, no hay nada que pueda justificarlo. Reiteramos además nuestro empeño en prevenir, combatir y eliminar el terrorismo y su financiación a través de una cooperación lo más amplia posible. Nuestra cooperación para combatir estos problemas deberá respetar plenamente los derechos humanos y el Estado de derecho, así como ajustarse al Derecho internacional. 21. Apoyamos la cooperación en los ámbitos de la paz y la seguridad con el objetivo de reforzar el papel de la ONU en este ámbito, incluyendo la prevención de conflictos y la gestión de crisis. Desarrollaremos un diálogo birregional en la materia. II. Reforzar nuestra asociación birregional 22. Nos congratulamos de los avances logrados en nuestra asociación estratégica. Nos comprometemos a seguir reforzando esta asociación con los objetivos de profundizar el diálogo político y la integración regional, promover la inclusión y la cohesión social, así como intensificar las relaciones bilaterales entre los diferentes países de ambas regiones.
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23. En particular, expresamos nuestra satisfacción por los siguientes avances: – UE-Colombia y Perú: la conclusión de las negociaciones de un Acuerdo Comercial a Varias Bandas1. – UE-Centroamérica: conclusión de las negociaciones de un acuerdo de asociación. – UE-CARIFORUM: diálogo político regional renovado, iniciado el 23 de marzo de 2010 en Kingston, Jamaica, y avances hace el establecimiento de una nueva estrategia conjunta UE-Caribe. – III Cumbre UE-Brasil en el marco de la Asociación estratégica UE-Brasil. – V Cumbre UE-México y adopción del Plan ejecutivo conjunto en el marco del la Asociación estratégica UE-México. – IV Cumbre UE-Chile y establecimiento de la Asociación para el Desarrollo y la Innovación UE-Chile. 24. Negociaciones UE-MERCOSUR: recordamos la importancia de las negociaciones recientemente reanudadas con vistas a alcanzar un Acuerdo de Asociación ambicioso y equilibrado entre ambas regiones. 25. Manifestamos nuestra satisfacción por la decisión adoptada por los Jefes de Estado y de Gobierno de América Latina y del Caribe de crear la Comunidad de Estados Latinoamericanos y del Caribe, como primer mandato de la Declaración Presidencial de la "Cumbre de la Unidad de América Latina y el Caribe" celebrada en Cancún el 23 de febrero de 2010. Expresamos asimismo nuestro apoyo a la República Bolivariana de Venezuela y a la República de Chile en sus tareas de organizar, respectivamente, las Cumbres de la CALC y del Grupo de Río, el 5 de julio de 2011 en Venezuela y en 2012 en Chile, con el compromiso de que representen un verdadero avance hacia la consolidación de la Comunidad de los Estados Latinoamericanos y del Caribe. 26. Reiteramos nuestro compromiso de contribuir, a largo plazo y al límite de nuestra capacidad, a los esfuerzos conjuntos emprendidos en favor del pueblo de Haití y a la recuperación y reconstrucción del país y de sus instituciones, según las prioridades y las necesidades más esenciales del pueblo y del Gobierno de Haití. Expresamos nuestra confianza en que la reciente catástrofe natural se convierta no solo en una oportunidad de "reconstruir mejor", sino también de fomentar el progreso económico y social general, en consonancia con el Plan de Acción para la
Recuperación y el Desarrollo Nacional del país. En este sentido, confiamos en el éxito de la Conferencia de Santo Domingo, que se celebrará el 2 de junio de 2010. 27. Manifestamos asimismo nuestro propósito de reforzar la cooperación para prevenir y gestionar los efectos de las catástrofes naturales. Reconocemos la importancia de las redes e infraestructuras de TIC, en situaciones de catástrofe natural y como instrumentos para la prevención y la gestión de dichas catástrofes. 28. A raíz de los compromisos que contrajimos en Lima en 2008, manifestamos nuestra satisfacción por el inicio, el 30 de junio de 2009, del diálogo estructurado y global UEALC sobre migración y apoyamos los principios y la plena ejecución de su programa, tal como se aprobó en el documento "Bases para estructurar el diálogo UE-ALC" adoptado en dicha ocasión. A través de un enfoque multidimensional, con este diálogo se pretende conseguir un conocimiento más adecuado de las realidades de la migración y a fomentar el disfrute efectivo y la protección de los derechos humanos de todos los emigrantes en ambas regiones, así como determinar los retos y los ámbitos de interés mutuo que requieren soluciones comunes y una cooperación práctica y concreta sobre cuestiones específicas, como las que se es-
1 Bolivia ha observado este Acuerdo y ha presentado una reclamación ante el Tribunal de Justicia de la Comunidad Andina.
pecifican en nuestro Plan de Acción. En el contexto de nuestro diálogo, deberíamos abordar también medidas para combatir la trata de seres humanos y la introducción ilegal de emigrantes y para ayudar a las víctimas. Manifestamos asimismo nuestra preocupación por todas las prácticas debidas a la intolerancia y los prejuicios raciales. 29. La asociación estratégica UE-ALC debería desempeñar un papel clave en las negociaciones futuras sobre el cambio climático y la biodiversidad. A este respecto, hemos iniciado un Diálogo UE-ALC sobre Cambio climático y Medio Ambiente, sobre la base de los compromisos pertinentes contraídos en la "Agenda de Lima para el Desarrollo Sostenible: Medio Ambiente; Cambio Climático; Energía", así como sobre biodiversidad, que pretendemos cumplir. En el marco del Diálogo, se ha subrayado la importancia de avanzar en la aplicación de la Agenda de Lima. Manifestamos nuestro respaldo político a que se estudien iniciativas innovadoras en este sentido. 30. Manifestamos nuestro compromiso con la promoción de estrategias integradas y políticas públicas como la protección social y las políticas fiscales, destinadas a erradicar la pobreza y reducir las desigualdades y la exclusión social. Alentamos la incorporación de los jóvenes a puestos
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de trabajo decentes, dignos y productivos y el establecimiento de sistemas educativos y de formación profesional que respondan a las necesidades del mercado de trabajo, a los objetivos de desarrollo así como para abordar y prevenir el paro de larga duración. 31. Nos congratulamos del activo papel desempeñado por el Comité Económico y Social Europeo (CESE) y por los organismos equivalentes de América Latina y el Caribe. 32. Intensificaremos nuestra cooperación birregional actual para combatir el problema mundial de las drogas, de acuerdo con el principio de la responsabilidad común y compartida. En este contexto, nos congratulamos por la Declaración de Madrid, adoptada durante la XII Reunión de alto nivel del Mecanismo de Coordinación y Cooperación en materia de drogas entre la Unión Europea, América Latina y el Caribe, que se celebró en Madrid el 26 y 27 de abril de 2010. 33. Celebramos la creación por la UE de un nuevo Mecanismo de Inversión en América Latina, cuyo objetivo principal es servir de palanca para movilizar nuevos fondos de respaldo a la inversión en América Latina, que ayuden a avanzar en los ámbitos prioritarios. Al mismo tiempo, esperamos con interés la creación de un Fondo Caribeño para Infraestructuras. Estas iniciativas aumentarán la capacidad de financiar proyectos en sectores clave de la región de América Latina y el Caribe. 34. Además de la iniciativa adoptada en la Cumbre de Lima, hemos decidido crear una Fundación UE-ALC, cuyo mandato hemos recibido. Esta fundación está concebida como instrumento útil para reforzar nuestra asociación birregional y como medio para suscitar el debate sobre las estrategias y actuaciones comunes, así como para mejorar su visibilidad. Los altos funcionarios adoptarán la decisión sobre la sede de la Fundación. 35. Tomamos nota de las resoluciones de la Asamblea Parlamentaria Euro-Latinoamericana (EuroLat) y le invitamos a seguir consolidando su actuación en beneficio de ambas regiones. 36. Mostramos nuestra satisfacción por las reuniones y actividades que se han llevado a cabo entre las cumbres de Lima y de Madrid, así como por su contribución en cuestiones incluidas en las relaciones birregionales, y por todas las iniciativas para llevar a la práctica nuestros compromisos. Expresamos nuestro agradecimiento a todos los países de la UE y de América Latina y el Caribe que han acogido y ha prestado su apoyo a estas reuniones. 37. Pretendemos que nuestro diálogo birregional alcance resultados concretos y de mayor valor ampliándolo a nuevos ámbitos de interés común,
como se expone en el Plan de Acción conjunto que adoptamos hoy. El principal objetivo de este Plan de Acción es elaborar programas e iniciativas de cooperación birregional, incluida la cooperación sursur y la cooperación triangular. Esto supone seleccionar los ámbitos prioritarios en los que trabajar en el futuro: sectores como ciencia, investigación, innovación y tecnología; desarrollo sostenible; medio ambiente; cambio climático; biodiversidad; energía; integración regional e interconexión para fomentar la inclusión y cohesión sociales; migración; educación y empleo para fomentar la inclusión y cohesión sociales; el problema mundial de las drogas. III. Promover la innovación y la tecnología a escala birregional en favor del desarrollo sostenible y de la inclusión social 38. Conscientes del papel clave que desempeñan la ciencia, la tecnología y la innovación para lograr un desarrollo sostenible y la inclusión social, gracias a la apropiación social del conocimiento, así como los beneficios comunes que aporta la cooperación en la mejora de las capacidades, los programas de investigación y las actividades de transferencia de tecnología, gracias a las redes temáticas de mejora de la innovación y al aumento de la competitividad, al fomento de la independencia en ciencia y tecnología y a la promoción de una mayor integración de la ciencia y la tecnología en Latinoamérica, el Caribe y la UE, convenimos en dar prioridad a la cooperación birregional y triangular, así como a las actividades en estos ámbitos, especialmente para permi-
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tir que los países que no participan o que participan de forma reducida en los programas europeos puedan acceder a las posibilidades de cooperación. 39. Asimismo, decidimos reforzar el diálogo sobre ciencia, tecnología e innovación a nivel ministerial y de altos funcionarios encargados de ciencia y tecnología de la UE y de América Latina y el Caribe, para poder garantizar la actualización y la supervisión de las prioridades y de los instrumentos comunes, teniendo en cuenta los intereses y las diferencias entre las regiones y en cada una de ellas, a fin de consolidar un entorno favorable para la innovación social y tecnológica en todas nuestras sociedades. 40. Plenamente comprometidos con las prioridades y con la decisión adoptada en las cumbres anteriores entre la UE-ALC de crear un "Espacio UE-ALC del Conocimiento", convenimos en el desarrollo y aplicación de la Iniciativa Conjunta de Investigación e Innovación UE-ALC, adoptada en el Foro ministerial UE-ALC sobre ciencia y tecnología celebrado en Madrid el 14 de mayo de 2010. La iniciativa se basa en una serie de actuaciones nuevas y preexistentes que combina diferentes tipos de instrumentos a nivel nacional, regional y birregional, según proceda, de una manera complementaria y coordinada en pro de los objetivos de la iniciativa. La iniciativa sitúa la cooperación científica y tecnológica en una estrecha coordinación con las actuaciones de educación superior y de innovación. Se espera que cree condiciones para mejorar la interfaz entre investigación e innovación y para facilitar la transferencia de tecnología y la adaptación en formatos accesibles para las microempresas y las PYME, mediante una red de centros de conocimiento e innovación, la participación en el Programa marco europeo de investigación, la apertura paulatina de los programas nacionales de investigación, la interconectividad entre infraestructuras de investigación, y promoviendo la cooperación en la constitución de capacidades humanas e institucionales. 41. A fin de realizar estos objetivos, por lo que respecta a la investigación, la tecnología y la innovación, el Plan de Acción conjunto antes citado incluye la ejecución de la Iniciativa Conjunta de Investigación e Innovación, así como otras actuaciones birregionales en relación con la investigación, el desarrollo y la innovación. 42. Nos congratulamos especialmente de que la VII Cumbre UE-ALC se vaya a celebrar en Chile en 2012 y aceptamos con mucho gusto la invitación para participar. 43. Agradecemos a España y a la ciudad de Madrid su ofrecimiento a acoger la VI Cumbre UE-ALC.
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PLAN DE ACCIÓN MADRID 2010-2012 El presente Plan de acción contiene diversas iniciativas conformes a las prioridades establecidas en la VI Cumbre UE-ALC y recogidas en su Declaración final. El Plan de acción identifica instrumentos y actividades que, si se realizan correctamente, deberían ofrecer resultados concretos que garanticen implicación y desarrollo de capacidades en los siguientes ámbitos, vinculados de forma directa o indirecta al tema central de la Cumbre: 1. Ciencia, investigación, innovación y tecnología. 2. Desarrollo sostenible; medio ambiente; cambio climático; biodiversidad; energía. 3. Integración regional e interconectividad para fomentar la integración y la cohesión social. 4. Migraciones. 5. Educación y empleo para fomentar la integración y la cohesión social. 6. El problema mundial de la droga. a) Ciencia, investigación, innovación y tecnología El principal objetivo en este ámbito consiste en desarrollar el "Espacio UE-ALC del Conocimiento", por medio de: i) la mejora de la cooperación en investigación e innovación; ii) el refuerzo de las capacidades e infraestructuras científicas y tecnológicas; iii) la posibilidad de investigación, innovación y puesta en común de conocimientos de manera sostenible teniendo en cuenta la contribución de los conocimientos ancestrales y tradicionales; iv) la potenciación del uso de nuevas tecnologías y de la transferencia de tecnología que apoyen un desarrollo socioeconómico sostenible; y v) el fomento de la cooperación entre ambas regiones en lo relativo a la economía digital y la reducción de la brecha digital para mejorar su competitividad, al tiempo que se da a la integración social un carácter transversal. Programa de trabajo: Diálogo a. Establecer un diálogo birregional regular en materia de ciencia, investigación, tecnología e innovación para consolidar la cooperación UE-ALC y actualizar las prioridades comunes, propiciar el aprendizaje recíproco de las políticas y velar por
la correcta aplicación y la eficacia de los instrumentos de cooperación. b. Estudiar la posibilidad de trabajar conjuntamente con otras instituciones en cuestiones relacionadas con la innovación y el conocimiento, la investigación aplicada y la innovación tecnológica. Actividades e iniciativas de cooperación c. Comenzar el desarrollo y la aplicación del nuevo mecanismo, la "Iniciativa Conjunta UE-ALC de Investigación e Innovación", que combina instrumentos de nivel nacional, regional y birregional, según proceda, de manera complementaria y sinérgica. d. Establecer o reforzar redes temáticas sobre aspectos acordados de interés común, facilitando con ello los intercambios entre universidades y centros de investigación UE-ALC y con instituciones de los sectores público y privado. e. Reforzar la integración de ambas regiones en la Sociedad de la Información y respaldar el desarrollo del sector de las tecnologías de información y comunicación (TIC) y la reducción de la brecha digital y el analfabetismo digital por medio de la mejora de la interconectividad entre las redes de enseñanza e investigación tanto dentro como entre regiones, e incrementar el acceso y la utilización de recursos. f. Desarrollar e intensificar el diálogo y la cooperación sobre la sociedad de la información, estrategias, modelos de reglamentación del sector de las comunicaciones y del sector audiovisual.
Bernard Kouchner - Francia
g. Desarrollar un interfaz entre la investigación y la innovación, por medio de una red de centros de conocimiento e innovación que facilite el apoderamiento social del conoci-
miento y la tecnología teniendo especialmente presentes a las microempresas y las PYME. h. Promover la ampliación de la cooperación científica y tecnológica en todas las subregiones latinoamericanas y en el Caribe, así como la adopción de instrumentos innovadores para reforzar la cooperación, prestando especial atención a los países con escasa participación en las actividades de cooperación Científica y Tecnológica UE-ALC. i. Fomentar la cooperación para el desarrollo de las capacidades humanas e institucionales y alentar el regreso de los investigadores a sus países de origen. j. Intercambiar experiencias y mejores prácticas en los ámbitos de la innovación, como incubación, iniciativa empresarial, parques tecnológicos y empresas incipientes. Resultados esperados k. Nuevas iniciativas para una coordinación y cooperación más eficaces destinadas a la interconexión del conocimiento y la ciencia; la investigación y la innovación; así como centros y redes de negocios, empresariales y de investigación de los países de la UE y de ALC, y que den lugar a una mejora de la captación y de la divulgación de los resultados de investigación en aras de la innovación especialmente para las microempresas y las PYME. l. Se elaborará y actualizará regularmente una "hoja de ruta" que defina objetivos concretos y los correspondientes indicadores de resultados para la aplicación de la Iniciativa Conjunta. m. Una estrategia conjunta global de investigación, desarrollo e innovación que respalde, entre otras cosas, un mejor aprovechamiento de las posibilidades que brindan las TIC, incluso en los ámbitos de la administración electrónica, la sanidad electrónica y el aprendizaje por medios electrónicos, así como en cuestiones relacionadas con el cambio climático y otras cuestiones pertinentes.
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n. Intensificación de los esfuerzos del sector privado y público para mejorar la interconexión de las redes de enseñanza e investigación, a través de la mejora de los enlaces transatlánticos, también por medio de nuevos cables de fibra óptica. o. Aumento de la compatibilidad de los marcos reglamentarios en materia de comunicaciones electrónicas y mejora de la calidad de los contenidos digitales. p. Mejora de la calidad y la eficacia de la cooperación científica y tecnológica por medio de: i) el aumento de los conocimientos de las comunidades científicas y tecnológicas UE-ALC; ii) una mayor orientación de la investigación hacia temas acordados de interés común; iii) el aumento de las capacidades científicas y tecnológicas de los países de ALC, abarcando también programas nacionales y desarrollo de capacidades para el Caribe, para ser motores de su propio desarrollo y para acceder a mejores oportunidades de cooperación con la UE; iv) un mayor intercambio de información. b) Desarrollo sostenible; Medio ambiente; Cambio climático; Biodiversidad; Energía Los principales objetivos siguientes en este ámbito para garantizar la sostenibilidad medioambiental teniendo en cuenta el principio de las responsabilidades comunes aunque diferenciadas son: i) fomentar el desarrollo sostenible de todos los países y respaldar la realización de los OMD y los demás acuerdos internacionales sobre estas cuestiones;
ii) garantizar la aplicación efectiva de la Convención Marco de las Naciones Unidas sobre el Cambio Climático y del Protocolo de Kyoto, reconociendo el parecer científico sobre el límite del aumento de la temperatura del planeta; iii) desarrollar políticas e instrumentos de adaptación y mitigación para hacer frente a los efectos adversos del cambio climático, potenciar iniciativas de cooperación a largo plazo y reducir la vulnerabilidad ante las catástrofes naturales; iv) apoyar actividades orientadas a reducir la intensidad de las emisiones de gases de efecto invernadero de las actividades de consumo y producción de nuestros países, de conformidad con los compromisos adquiridos a escala internacional; v) facilitar el acceso y el intercambio de información sobre buenas prácticas y tecnologías medioambientales; vi) garantizar y apoyar la plena aplicación de los tres objetivos del Convenio sobre la Diversidad Biológica,
vii) mejorar la eficiencia energética y el ahorro y así como la accesibilidad; viii) desarrollar y llevar a la práctica energías renovables y fomentar las redes de interconexión energética, garantizando la diversificación y complementariedad de la matriz energética. Programa de trabajo: Diálogo a. Intensificar el diálogo regular para desarrollar los aspectos pertinentes de la "Agenda de Lima sobre desarrollo sostenible; Medio ambiente; Cambio climático; Energía" así como sobre Biodiversidad; con el objetivo, entre otros, de propiciar el consenso y facilitar la correcta aplicación de los acuerdos internacionales y otras decisiones en estos ámbitos. Actividades e iniciativas de cooperación b. Reforzar la cooperación birregional en materia de medio ambiente y la reducción y gestión del riesgo de catástrofes, entre otros medios mejorando el conocimiento de los problemas y las consecuencias del cambio climático y de la pérdida de biodiversidad y la importancia de un desarrollo resistente al clima y de la adaptación al clima, y fomentando la integración de estos aspectos en estrategias de desarrollo sostenible y en la concepción de las políticas. c. Intercambiar experiencias e información entre nuestro países y entre nuestras regiones, con vistas a facilitar la concepción de estrategias y polí-
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ticas de adaptación y mitigación, en particular, entre otros medios, a través del programa EUrocLIMA y la cooperación triangular y sur-sur. d. Obtener los recursos financieros necesarios para i) contribuir al desarrollo sostenible, la conservación de la biodiversidad, la utilización sostenible, así como la adaptación al cambio climático y la mitigación de sus efectos, ii) garantizar la coordinación de actividades destinadas a la reducción de emisiones resultantes de la deforestación y la degradación forestal, atendiendo a las especificidades de los distintos países. e. Fomentar el desarrollo de proyectos en los ámbitos de la energía renovable y la eficiencia energética. f. Impulsar la mejora de capacidades en materia de tecnologías con bajas emisiones de carbono seguras y sostenibles y de estrategias de desarrollo con bajas emisiones, observación del cambio climático, notificación y verificación de emisiones de gases de efecto invernadero, gestión de bosques y suelos, entre otras cosas. g. Trabajar conjuntamente para dar el curso adecuado al Foro sobre Cooperación Técnica, Energías Renovables y Eficiencia energética UE-ALC. Resultados esperados h. Mejor conocimiento de los problemas y las consecuencias del cambio climático, incluida la evaluación de la vulnerabilidad y el riesgo, la pérdida de biodiversidad, y los aspectos medioambientales en el sentido más amplio, así como la integración de estos aspectos en estrategias de desarrollo sostenible y de adaptación al clima y en otras actividades de adaptación. i. Capacidades y redes de emergencia reforzadas para prevenir y afrontar los efectos de catástrofes naturales. j. Mejora de la capacidad en lo tocante a los retos de desarrollo sostenible, medio ambiente y cambio climático, así como para la conservación y aprovechamiento sostenible de la biodiversidad. k. Mejora del uso y la accesibilidad de las energías renovables, mayor eficiencia energética y ahorro de energía, dado que estos aspectos desempeñan una función importante en la diversificación y la complementariedad de la matriz energética.
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PanAL VI Cumbre UE-ALC, Madrid 2010 c) Integración regional e interconectividad para fomentar la integración y cohesión sociales Los principales objetivos en este ámbito consisten en i) aumentar la integración regional y la integración y cohesión social, ii) contribuir al objetivo general de erradicación de la pobreza, en especial en la población vulnerable, en el contexto del desarrollo sostenible, como también el empeño de realizar los ODM. Son elementos esenciales para la consecución de estos objetivos el fomento de la inversión en infraestructuras que favorezcan la interconectividad y el desarrollo de redes sociales y económicas. Programa de trabajo: Diálogo a. Utilización de todos los instrumentos disponibles para garantizar un diálogo apropiado sobre este asunto entre la UE, los países de América Latina y del Caribe, como los contemplados en el programa EUROsociAL II (incluida la cooperación institucional), el diálogo vinculado a la ejecución del tramo de gobernanza en el marco del 10.° Fondo Europeo de Desarrollo (FED), así como en el contexto de actuales y futuros acuerdos de asociación económica con América Latina y el Caribe. b. Mantenimiento del diálogo birregional en el Foro de Cohesión Social UEALC. Actividades e iniciativas de cooperación c. Movilizar los recursos financieros necesarios para mejorar y crear infraestructuras y redes sostenibles que favorezcan la integración regional y la integración y cohesión social, incluso pormedio del Mecanismo de Inversión en América Latina (MIAL). Se espera que los subsidios del MIAL tengan un efecto de palanca para movilizar recursos de las entidades financieras con vistas a la financiación de proyectos tecnológicos y transferencia de tecnología, especialmente en tres campos: i) interconectividad e infraestructura, especialmente en los ámbitos de eficiencia y ahorro energético y sistemas de energías renovables, investigación, transporte sostenible, y redes de telecomunicaciones; ii) sectores social y medioambiental, con inclusión de la mitigación de cambio climático y la adaptación al mismo; iii) crecimiento del sector privado (en especial de microempresas y PYME). d. Movilizar los recursos necesarios para la constitución del Fondo para Infraestructuras UE-Caribe, destinado a contribuir al refuerzo de la integración regional y al acceso a servicios sociales básicos a través de mejoras de la infraestructura material y servicios asociados. Se espera que el Fondo facilite la movilización de otros recursos, gracias al efecto de apalancamiento de subsidios mediante préstamos y capital privado. e. Impulsar el desarrollo de políticas sociales públicas más eficaces, así como de políticas destinadas a reforzar el entorno empresarial local y la responsabilidad social de las empresas, propi-
ciando la inversión nacional y extranjera y la transferencia de tecnología. Resultados esperados f. Realización de proyectos, en ámbitos como la eficiencia energética, el ahorro de energía y la energía renovable, el transporte sostenible, las redes de comunicación, la adaptación al cambio climático y la mitigación de sus efectos, las redes sociales y económicas, dando lugar a una mayor integración regional y a una mayor integración y cohesión social, incluyendo la transferencia e innovación tecnológicas si procede. g. Establecimiento de asociaciones entre las administraciones públicas de la UE y de ALC, por medio del refuerzo y la cooperación institucional, en apoyo de la administración y aplicación de políticas sociales en ámbitos como la enseñanza, la sanidad, el aprendizaje permanente, la seguridad social y los servicios sociales, la administración de justicia, la fiscalidad y el empleo. Estas asociaciones podrán implicar también a distintos países latinoamericanos y caribeños en una cooperación triangular.
4. Migraciones Los principales objetivos en este ámbito son: i) intensificar la cooperación birregional determinando los retos y oportunidades comunes que requieren soluciones comunes; ii) constituir una base documental más sólida para la migración UE-ALC, con el fin de comprender mejor sus realidades; iii) abordar las sinergias positivas entre migración y desarrollo, migración regular e irregular y otras cuestiones relacionadas; iv) promover el pleno respeto de los derechos humanos de los migrantes. Programa de trabajo: Diálogo a) Reforzar y desarrollar en mayor medida el Diálogo Estructurado y Completo sobre Migración, junto con todos los temas acordados en la Cumbre de Lima, haciendo hincapié en los asuntos enumerados en el documento de 30 de junio de 2009 "Bases para estructurar el diálogo UE-ALC sobre migración", y adelantar su aplicación. Actividades e iniciativas de cooperación b) Mantener la cooperación en torno a los ámbitos enumerados en el documento sobre Bases. c) Promover programas de cooperación para combatir y prevenir el tráfico y las redes de contrabando de migrantes y asistir a las víctimas, especialmente a las mujeres y los niños. d) Promover una cooperación técnica entre la UE y los países de ALC para intercambiar informa-
ción sobre flujos migratorios, así como en apoyo de la mejora de las políticas de migración y desarrollo, entre otros medios a través de un "proyecto dirigido" destinado a reforzar el diálogo y la cooperación UEALC, además de actividades específicas para los países caribeños. e) Desarrollar medidas que hagan el envío de remesas de emigrantes más barato, seguro, transparente y propicio al desarrollo, sin dejar de respetar su carácter privado: f) Mantener la cooperación intrarregional y birregional en los ámbitos de la educación y la salud de los migrantes, así como por lo que atañe a los grupos de migrantes en situación de vulnerabilidad, especialmente las mujeres y los niños. Resultados esperados g) Reforzar el impacto de la relación positiva entre migración y desarrollo h) Promover el pleno respeto de los derechos humanos de todos los inmigrantes y mejorar la coherencia de la lucha y prevención de la trata de seres humanos y las redes de introducción ilegal de inmigrantes, así como de la ayuda a las víctimas. Luchar mejor contra la xenofobia, el racismo y todas las formas de intolerancia. i) Mejora de la información recíproca sobre novedades y buenas prácticas de la política de migraciones en ambas regiones, así como mejora del conocimiento y disponibilidad de datos más precisos sobre flujos migratorios entre ambas regiones. j) Mejora de las cualificaciones y la concienciación en torno a las cuestiones de migración por parte de los funcionarios pertinentes. k) Fomento de las sinergias positivas entre migración y desarrollo en los países de origen, tránsito y destino, con inclusión de medidas que hagan el envío de remesas de emigrantes más barato, seguro, transparente y conducente al desarrollo. l) Intensificación de la cooperación intrarregional y birregional para mejorar la situación de los migrantes en materia de educación y sanidad y de protección de los grupos vulnerables, en particular las mujeres y los niños, conforme a lo que se determine a través del Diálogo. 5. Educación y empleo para fomentar la integración y la cohesión sociales En este ámbito, los principales objetivos consisten en fomentar la educación, el aprendizaje y la formación permanentes (incluida la educación y la formación profesionales) tomando en consideración la diversidad y los niveles de vulnerabilidad, y mejorar el funcionamiento de los mercados laborales, también por medio de la cooperación triangular, atendiendo a la importancia del papel de la acción social de las empresas. De ello deberían derivarse un acceso más fácil al empleo, un trabajo decente, digno y productivo, así como oportunidades laborales sobre todo para las mujeres y los jóvenes, así como para otros grupos vulnerables, y una contribución a la mejora de la integración social y la cohesión. Programa de trabajo: Diálogo a) Establecer un diálogo periódico birregional sobre educación y empleo, partiendo de los resultados del II Foro UE-ALC sobre cohesión social.
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Actividades e iniciativas de cooperación b) Impulsar la calidad y la igualdad de acceso a la enseñanza superior, el aprendizaje permanente, la educación y la formación profesionales y la mejora de la integración regional en esta materia. c) Fomentar la movilidad y los intercambios de estudiantes, docentes y personal de los centros de enseñanza superior de los países de la UE y de ALC. d) Fomentar los sistemas de educación y formación profesionales y técnicas, entre ellos los transversales, que respondan a las necesidades del mercado laboral y los objetivos de desarrollo nacionales.
e) Contribuir al cumplimiento de los objetivos educativos 2021 mencionados en el Foro Ministerial UE-ALC sobre "Educación, innovación e integración social". f) Aplicar programas de fomento del empleo formal desde las primeras experiencias laborales, entre otras cosas fomentando el espíritu de empresa y mejorando el acceso de los jóvenes a los mecanismos de protección social. g) Aplicar programas destinados a reducir la discriminación de los jóvenes, las mujeres y las personas discapacitadas en el trabajo. h) Fomentar programas birregionales de intercambio de experiencias y conocimientos técnicos sobre los sistemas laborales y su vinculación al sistema de enseñanza técnica y formación para el empleo.
Resultados esperados i) Mayor movilidad, intercambios académicos y asociaciones duraderas entre los estudiantes/profesores/centros de enseñanza superior de la UE y de ALC, atendiendo a la necesidad de prevenir el fenómeno de "fuga de cerebros". j) Estudios estratégicos sobre el funcionamiento de los actuales sistemas de información del mercado de trabajo, que den lugar a la concepción y la aplicación de los necesarios planes de mejora de capacidades y a la mejora de los servicios estadísticos pertinentes. k) Surgimiento de una red de centros de enseñanza y formación técnica y profesional de alta calidad y de carácter integrador. l) Una mejor integración de los jóvenes trabajadores en trabajos decentes, dignos y productivos. m) Reducción del abandono escolar y refuerzo de los vínculos entre la enseñanza básica, profesional y superior. n) Avances en el cumplimiento de los objetivos educativos 2021 . 6. El problema mundial de las drogas El objetivo consiste en reforzar el diálogo birre-
gional y la eficacia de los esfuerzos conjuntos para abordar el problema mundial de las drogas, según se expone y desarrolla en el marco del Mecanismo de Cooperación y Coordinación UE-ALC en materia de Drogas de acuerdo con los principios de responsabilidad común y compartida, mediante un enfoque integral y equilibrado y con arreglo al Derecho internacional. Programa de trabajo: Diálogo a) Desarrollar y consolidar el Mecanismo de Cooperación y Coordinación en Materia de Drogas. b) Intensificar nuestra cooperación en el marco de las Naciones Unidas, en especial dentro de la Comisión de Estupefacientes con el fin de combatir, entre otras cosas, el tráfico de drogas llevado a cabo por la delincuencia organizada y organizaciones delictivas. Actividades e iniciativas de cooperación c) Respaldar la constitución de redes UE-ALC para poner en común experiencias, conocimientos técnicos y buenas prácticas destinadas a hacer frente al problema mundial de la droga por medio de la definición de políticas y la creación de capacidades, como el programa "COPOLAD". d) Reforzar las estructuras regionales de cooperación en el ámbito de la seguridad y propiciar la cooperación regional en la lucha contra las drogas ilícitas y la delincuencia relacionada con ellas, en el Caribe en el marco del programa regional del 10.° FED.
e) Reforzar la cooperación en la lucha contra el desvío y el tráfico ilícito de precursores químicos. (e bis) Reforzar la cooperación en la lucha contra el blanqueo de capitales relacionado con las drogas. f) Impulsar programas completos de prevención, la asistencia sanitaria, las toxicomanías y el tratamiento social y la reinserción social, a fin de reducir el consumo de drogas y su uso abusivo. g) Cooperar en materia de desarrollo alternativo en las regiones donde los cultivos estén orientados a la producción de drogas ilícitas, incluido, según convenga, el desarrollo alternativo preventivo, con un planteamiento integrado y sostenible. Prestar la debida atención a la asistencia técnica en relación con la cadena de producción y comercialización de productos procedentes del desarrollo alternativo. h) Fomentar iniciativas destinadas a afrontar las consecuencias medioambientales del problema mundial de la droga, de conformidad con las políticas nacionales. i) Avanzar en el cumplimiento de los compromisos adoptados en la Declaración política y el Plan de acción aprobados al término de la 52.ª sesión de la Comisión de Estupefacientes celebrada en 2009. Resultados esperados j) Refuerzo de la cooperación birregional, la coordinación y el intercambio de información sobre: - Reducción de la demanda - Reducción de la oferta - Desarrollo alternativo, incluido, si procede, desarrollo alternativo preventivo - Actuación policial, aduanera y judicial - Tráfico de armas y municiones relacionado con la droga - Blanqueo de capitales y desvío de precursores en relación con la droga - Organización judicial, legislación sobre estupefacientes y creación de capacidades institucionales, tanto a nivel político como técnico - Intensificación de las campañas de prevención y mejora de los programas de rehabilitación de toxicómanos - Repercusiones medioambientales relacionadas con la droga. - Refuerzo de la capacidad de los agentes institucionales en la reducción de la demanda y la oferta de drogas y en el tratamiento de las consecuencias generales del problema mundial de la droga.. -Presentación de iniciativas conjuntas en el marco de la ONU y mejora del cumplimiento de los compromisos.
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RELACIÓN ESTRATÉGICA UE - CHILE Entrevista a Carlos Appelgren ¿Cuál es el balance de las relaciones Unión europea – Chile hasta la Cumbre de Madrid?
¿Qué resultados en el campo económico y con relación a la negociación “cielos abiertos”?
Las relaciones Chile/UE son altamente satisfactorias, constatándose en el tiempo no sólo un incremento sustantivo de los flujos comerciales y de inversiones, sino que un gran dinamismo en los aspectos político y de cooperación, en donde se constata también un gran número de coincidencias entre ambas partes. Existe un diálogo político fructífero y variado, organizado en base a lo establecido en el Acuerdo de Asociación, el cual es un elemento central de la relación. De este modo existe la Cumbres cada dos años Chile/UE a nivel de Jefe de Estado y Presidentes de la Comisión y el Consejo, el Consejo de Asociación a nivel ministerial, también cada dos años y el Comité de Asociación que se reúne anualmente. A ello se agrega la Comisión Mixta Parlamentaria y diversos comités técnicos. Esta estructura de diálogo institucional se han ido demostrando eficaces para crear dinámicas que permitan llegar a un gran número de coincidencias en diversos temas bilaterales y de la agenda internacional, apoyando las acciones que cada parte realiza de manera individual.
Como introducción general cabría señalar que Chile y la Unión Europea tienen en vigencia un Acuerdo Comercial desde 2003 y que el intercambio comercial se ha mantenido en constante aumento desde esa fecha. No obstante, en 2009 se observó una importante contracción tanto en exportaciones como importaciones debido a la crisis internacional. En 2010 se está volviendo a niveles normales y retomando el crecimiento del comercio bilateral. En cuanto a la composición de las exportaciones chilenas a la UE, un 60% es minería, 29% industria y 9% agricultura. Los principales productos son: Cobre, US$ 4.963, Vino, US$ 682 millones y Celulosa con US$ 393 millones. En fruta fresca, la suma de uva, manzana y kiwi alcanza a US$ 429 millones. Las principales importaciones desde la Unión Europea son: aceites crudos de petróleo, medicamentos, furgones, automóviles, y turbinas. Si bien la balanza comercial ha sido favorable a Chile en los últimos años, la composición de las ventas europeas a Chile son en general con alto valor agregado, mientras que las chilenas a la UE son mayoritariamente materias primas. El Acuerdo de Asociación ha permitido que en 2009, el 92,4% del total de productos negociados se encuentren libres de arancel. En 2010, el 98% de productos chilenos está ingresando a la UE libre de arancel. En relación a la inversión extranjera, la UE como bloque se ubica en el primer lugar como inversionista en Chile, seguido por Estados Unidos. Dentro de los países de la UE que más invierten en Chile se ubican: España con un 52,5%, Reino Unido con un 21%, Países Bajos con un 6.6%, Italia con un 6%, Francia con un 5.5%, Bélgica con un 3.7% y Alemania con un 2.7%. En cuanto a los sectores en que se realiza esta inversión de la UE, el más importante es Electricidad, Gas y Agua con un 31,7%, Servicios con un 21,5% y Transportes/comunicaciones con un 17.2%. Las empresas chilenas, como parte de su proceso de internacionalización, también están invirtiendo en la UE. El total de esta inversión entre 1990 a 2008 es de US$ 812 millones. Los principales destinos son España con un 54%, Francia con un 27% y Bélgica con un 9%. Cabe señalar que el total de IED de empresas chilenas en el exterior asciende a US$ 48.621, por lo que la participación de la UE en el total es de sólo un 1,7%. La Cumbre permitió dotar de un nuevo impulso a las conversaciones previas necesarias para el inicio formal de negociaciones en el contexto de la cláusula evolutiva y modificar de este modo algunas medidas adoptadas por la UE (tales como el establecimiento de cuotas para las carnes de vacuno y cerdo) y cuya supresión representan oportunidades concretas para el sector productivo nacional. Respecto a la negociación sobre un acuerdo aé-
¿Cuál es el resultado de la Cumbre Unión europea – Chile en Madrid 2010, se han dado pasos hacia delante? La Cumbre de Madrid fue muy exitosa ya que permitió constatar la estrecha comunidad de valores que comparten Chile y la UE, así como la afinidad de intereses que existe y que permite consolidar a Chile como un socio privilegiado para la UE. En este contexto se planteó al más alto nivel posible algunos intereses específicos de Chile, tales como un mayor acceso a mercados a través de la Cláusula Evolutiva del Acuerdo de Asociación o el interés chileno por iniciar negociaciones para un acuerdo aéreo amplio. Asimismo se expuso a la UE el interés de Chile en explorar nuevas formas de cooperación con la UE, específicamente en los temas relativos a las energías renovables y, en un plano más amplio, sobre nuevas posibilidades de cooperación triangular. ¿Qué resultados en el campo político? La Cumbre permitió constatar las simetrías que existen en las respectivas estrategias de desarrollo, la coincidencia de posiciones frente a los principales temas globales, la coincidencia de visiones respecto a la proyección y visibilidad que la relación bilateral debe tener hacia ambas regiones y la necesidad de avanzar en la profundización y plena utilización de todas las posibilidades que otorga el Acuerdo de Asociación. Se reflejó asimismo un criterio común respecto a la conducción de la relación birregional ALC/UE en el período que resta hasta la VII Cumbre de 2012, en Chile.
reo amplio, se reiteró al más alto nivel el interés de Chile por el inicio de las mismas, encontrándose actualmente a la espera de la autorización respectiva que debe emanar desde el Consejo hacia la Comisión. Cabe recordar que Chile fue el primer país con el cual la UE negoció un acuerdo aéroa de tipo horizontal. ¿ Y en el campo de la cooperación con miras además a la reconstrucción debido al terremoto? La Cumbre permitió constatar la estrecha cooperación y espíritu de colaboración que existe en ambos planos. Respecto a la cooperación se constató la buena marcha del programa vigente (que está dotado de € 41 millones en el período 20072013 y de la adecuación de éste hacia aspectos específicos para el desarrollo de Chile tales como los iniciativas en áreas como la inclusión social, la energía o la formación de capital humano, teniendo a la innovación como elemento transversal en la elaboración de los proyectos. Respecto a los esfuerzos de reconstrucción, durante la Cumbre se puso en evidencia la voluntad de cooperación que existe en ambas partes para enfrentar este tipo de emergencias, así como la necesidad de adecuar algunos elementos de los programas de cooperación existentes a las nuevas circunstancias. La UE manifestó su voluntad de continuar cooperando con los esfuerzos de reconstrucción lo que se ha traducido en concreto en proyectos de apoyo a la recuperación de capacidades productivas y de reinserción de personas desplazadas, gestionados a través del Comité Interministerial para la reconstrucción. Asimismo, durante la Cumbre se acordó explorar la suscripción de un Acuerdo de Cooperación para el desarrollo de sistemas de alerta temprana y de manejo de crisis entre las agencias chilenas que se determine, y la Comisión Europea, lo que permitiría aprovechar el caudal de experiencia que esta última ha acumulado en este tipo de materias. ¿Qué estrategia de formación y de acción con relación a las PYMES y en el campo científico se ha establecido con la UE? La Cumbre permitió formalizar el interés mutuo en la realización de algunos diálogos sectoriales sobre temas específicos, entre los cuales están las Pymes. La evaluación respecto a la programación de este tipo de diálogos se realiza en conjunto con los servicios respectivos de la Comisión y existe el interés mutuo en realizar en el mediano plazo un diálogo específicamente dedicado a Pymes, que debería ser desarrollado en Santiago. Por otra parte cabe mencionar que la cooperación científica con la UE se encuentra regulada por el Acuerdo de Cooperación en Ciencia y Tecnología, de 2002, y en este marco se realizan periódicamente encuentros a nivel bilateral para evaluar el estado de la cooperación en estas
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po ALC y realizar la próxima Cumbre birregional en Santiago refleja el compromiso con la región y la disposición para servir como puente entre ambas partes, conciliando posiciones que, naturalmente, no siempre coinciden. Actualmente nos encontramos en un proceso de análisis y evaluación de propuestas respecto a lo que será la Cumbre de Santiago, por lo que es prematuro adelantar por ahora resultados en este sentido.
materias. En la última reunión de este tipo se nominó un Punto Nacional de Contacto específico para las Pymes, por primera vez. Ello permitirá facilitar el acceso de estas a la información y programas de la Comisión y ayudará a estas en su proceso de internacionalización. El Banco europeo de inversiones iniciará sus actividades en Chile, ¿Cuáles serán los sectores? y si los tienen ¿Cuáles son los proyectos? El BEI participa ya activamente en el financiamiento de proyectos en varios sectores en nuestra región tales como la lucha contra el Cambio Climático, lo que incluye a su vez apoyo a proyectos en energías renovables y en aumentar la eficiencia energética; la protección de la naturaleza y de los recursos naturales, incluyendo la protección de la biodiversidad; proyectos de transporte urbano sostenible y la seguridad del abastecimiento energético. El principal destino han sido proyectos del sector privado. Dentro de estos sectores existen varios proyectos que se encuentran en diversas etapas de análisis por parte del BEI para nuestro país, especialmente en el sector de energías renovables y transporte público.
9. En Milán a fines de septiembre se ha creado el Foro Euro-Latinoamericano de Mujeres, ¿habrá espacio para las ideas de las mujeres en la próxima Cumbre ALCUE?
8. El Presidente Piñera en Madrid declaró que los problemas del siglo XXI se deben resolver con una reingeniería acorde a los tiempos actuales y que la Cumbre ALCUE, que tendrá lugar en Chile en el 2012, será la primera cumbre del siglo XXI que se realizará acorde al tiempo actual, ¿qué nos puede anticipar? Efectivamente, el proceso de Cumbres iniciado hace ya 10 años ha ido alcanzando una dinámica que aconseja revisar algunos de sus mecanismos para permitir mantener su eficiencia. La responsabilidad asumida por Chile para presidir el gru-
La Cumbre de Santiago, tanto en sus aspectos temáticos como de organización, se preparará tomando en consideración las sensibilidades que existen en ambas regiones e incorporando el aporte de diversos foros y temáticas específicas. En este sentido se puede adelantar que evidentemente los aportes que pueda efectuar este Foro, como insumos preparatorios de la Cumbre, serán bienvenidos e incorporados en los temas que se vayan a tratar. Por supuesto, todo lo anterior requerirá un trabajo previo de preparación, de modo de que su incorporación sea de la manera más eficaz posible.
¿QUIÉN ES QUIÉN? Carlos Appelgren, Embajador de Chile en Bélgica y Representante permanente ante la Unión europea. Carlos Baraibar, Senador uruguayo, Miembro de la Asamblea Parlamentaria EuroLat, Miembro del PARLATINO Paulina Garzón, Ecuadorian, co-Founder and Chair of the Board of the Center for Economic and Social Rights in Quito-Ecuador, Honorary Membership in the Frente de Defensa de la Amazonía for her advocacy work against Chevron-Texaco. Pablo Gómez, Político mexicano, es Senador del Grupo PRD. Andrea Kerbaker, scrittore milanese. Autore di Bufale apocalittiche (2010), un saggio dedicato alle catastrofi annunciate e mai avvenute del terzo millennio. Gherardo La Francesca, Ambasciatore d'Italia presso la Repubblica Federativa del Brasile. È stato Capo Ufficio V della Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo, Coordinatore della “Task Force Iraq” e Direttore Generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale del Ministero agli Affari Esteri. Peter Liese, Grupo del Partido Popular Europeo (Demócrata-cristianos), Miembro de la Asamblea Parlamentaria EuroLat, Parlamentario Europeo. Guido Mantega, Ministro de Estado da Fazenda. Presidente do Banco Nacional de Desenvolvimento Econômico e Social (BNDES), cargo que exerceu até março de 2006. Sara E. Mata de López, Doctora en Historia e
Investigadora del Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas. Directora del Instituto de Investigaciones en Historia y Antropología y de la Revista ANDES: Antropología e Historia.
Margaretha Mazura, Austrian national, since 1999, has been Deputy Secretary General of the European Multimedia Forum, where she specializes in content-technology partnerships, business expansion inside and outside of Europe and European funding programmes. César Méndez Gonzáles, Diplomático, Embajador de la República Bolivariana en Suiza. Especializado en Seguridad y Defensa. Francesco Mismirigo, Delegato Cantonale all’integrazione degli stranieri. Lugano, Svizzera. María Muñiz de Urquiza, Licenciada y Doctora en Ciencias Políticas y Sociología. Política española, Grupo de la Alianza Progresista de Socialistas y Demócratas en el Parlamento Europeo. Miembro de la Asamblea Parlamentaria EUROLAT. Nilson Mourão, deputado federal pelo Partido dos Trabalhadores e membro da Comissão de Relações Exteriores e de Defesa Nacional da Câmara dos Deputados do Brasil. Como membro do Parlamento Latinoamericano (Parlatino), participou da IV Sessão Ordinária da Assembléia Parlamentar Eurolat, realizada em Sevilla. Santiago Pardo, Economista, Master of International Affairs (M.I.A), Jefe Negociador del Gobierno Nacional para los tratados de libre comercio del Ministerio De Comercio, Industria y Turismo de Colombia.
Stefano Pillitteri, Avvocato, Assessore Qualità, Servizi al Cittadino e Semplificazione, Servizi Civici, Comune di Milano Jorge Pizarro Soto, Político chileno. Vicepresidente de la Mesa Directiva de la Asamblea Parlamentaria Eurolat (2009-2011). Co-Presidente del Grupo de Trabajo sobre Migración de la Asamblea Parlamentaria Eurolat. Ha sido elegido Presidente del H. Senado de la República de Chile (marzo 2010). Paola Profeta, Associate Professor in Public Economics at Università Bocconi, Milano. PhD in Economics from Universitat Pompeu Fabra of Barcelona in 2000. Alessandro Ravano, Laureato all’Università Bocconi, ha collaborato con Cefial con la qualifica di Tesoriere.
Alfredo Somoza, argentino-italiano. Antropologo, giornalista, scrittore. E’ membro del Board dei Membri Affiliati dell’OMT e del Comitato Tecnico-scientifico dell’ENIT E’ Presidente dell’ong “ICEI” (Istituto di Cooperazione Economica Internazionale). Alejandro Toledo Manrique, expresidente del Perú y candidato a la Presidencia del Perú. Instituciones: Amazon Watch Mission statement: Amazon Watch works to protect the rainforest and advance the rights of indigenous peoples in the Amazon Basin. We partner with indigenous and environmental organizations in campaigns for human rights, corporate accountability and the preservation of the Amazon's ecological systems.
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ACUERDo CoMERCIAL CoLoMbIA - UNIÓN EURoPEA de Santiago Pardo
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ara Colombia, la reciente exitosa culminación de las negociaciones con la Unión Europea y la aprobación en Canadá del TLC por el Parlamento de ese país, constituyen significativos pasos en el propósito de ahondar en la inserción de nuestro país en la economía internacional. Cabe anotar que ambos TLCs hacen parte de una agenda prioritaria de Acuerdos Comerciales determinada desde el año 2004, donde afortunadamente para Colombia, se han concluido satisfactoriamente los procesos con socios claves como Estados Unidos, Chile, los países del Triángulo del Norte de Centroamérica y los miembros de EFTA. La rúbrica del Acuerdo efectuada el 19 de Mayo en Madrid, fue precedida por años de discusiones, iniciativas y procesos de negociación para profundizar nuestro relacionamiento con la Unión Europea, no sólo en lo económico, sino también en lo político y en materia de cooperación. Solamente luego de un largo camino de diálogos y discusiones con la UE, que involucraron elementos como el cambio del formato de la negociación de un esquema bloque a bloque a un Acuerdo Multipartito, Colombia ha concretado un viejo anhelo, para hacer realidad los innumerables e innegables beneficios que traerá el Acuerdo para nuestra sociedad en las décadas venideras. El Acuerdo define reglas de juego claras y predecibles en materia del comercio de bienes, servicios y respecto a los flujos de inversión. Lo anterior, permitirá el mayor crecimiento económico y la generación de empleos estables y bien remunerados mediante el aprovechamiento de un mercado de los más grandes del mundo, en el cual, nuestros competidores tienen o tendrán próximamente acceso preferencial. Lo anterior, teniendo en cuenta que la UE cuenta con 500 millones de habitantes, que sus 27 estados miembros en el 2008 generaron el 30% de la producción mundial, que su PIB per cápita a precios de paridad es cercano a US$32.000 (casi 4 veces el de Colombia), y que es el primer importador mundial de bienes (USD 2.301.000 mi-
llones) y servicios (USD 618.000 millones). A su vez, la UE es nuestro segundo socio comercial, con USD $4.700 millones en exportaciones (14% del total exportado) y con USD $5.100 en importaciones (15% del total importado), y el segundo inversionista en Colombia. En cuanto al comercio de bienes, de trascendental importancia resulta el mantenimiento de los mecanismos de exoneración arancelaria para la importación de materias primas, que en Colombia se aplican bajo los esquemas de Plan Vallejo y Zonas Francas, para elaborar bienes a ser exportados a la UE bajo las preferencias acordadas. Asimismo, se logró la desgravación inmediata para el 99.9% de los bienes industriales en el mercado europeo desde la entrada en vigor del Acuerdo. Este resultado permitirá a los exportadores colombianos aprovechar verdaderamente este mercado ampliado para incrementar sus ventas en sectores de valor agregado como las manufacturas de cuero, textiles y confecciones, plásticos y sus manufacturas, entre otros, y los productos de la pesca, entre ellos los camarones, para los cuales se eliminará el arancel actual de 3.6% que registra el SGP Plus. Los sectores agropecuarios y agroindustrial colombiano reforzarán sus oportunidades de crecimiento en virtud de las condiciones preferenciales que la UE otorgará a Colombia. Al respecto, se obtuvo un acceso libre de aranceles desde la entrada en vigor del Acuerdo para productos como biocombustibles, flores, café y sus preparaciones, aceite de palma, tabaco y la mayor parte de las frutas y hortalizas. Igualmente, se consiguieron importantes tratamientos preferenciales que mejoran sustancialmente nuestras condiciones de acceso para productos como banano, azúcar, productos con azúcar y carne de bovino. De otra parte, el Acuerdo proporcionará un mejor acceso al mercado para los sectores de servicios de interés de Colombia y contiene disciplinas integrales para los sectores de servicios marítimos, financieros y de telecomunicaciones, lo que beneficia a la economía en su conjunto. Vale resaltar igualmente los compromisos para faci-
litar el ingreso y la permanencia temporal de profesionales, practicantes y proveedores de servicios en la UE Asimismo, los flujos de inversión entre la UE y Colombia se incentivarán como resultado de los compromisos de estabilidad, transparencia y protección de las inversiones acordados. De otra aparte, el Acuerdo Comercial con la Unión Europea incluye disposiciones que, más allá de los estándares universales de respeto a los derechos humanos fundamentales enunciados en la Declaración Universal de los Derechos Humanos, establecen obligaciones de respeto de los principios democráticos y el principio del Estado de Derecho, lo cual reafirma el compromiso de Colombia con los Derechos Humanos, en línea con los mecanismos de diálogo político existentes con la Unión Europea y con algunos de sus Estados miembros en la materia. Asimismo, se ha establecido un capítulo de Comercio y Desarrollo Sostenible, cuyo objetivo es asegurar que las políticas comerciales, ambientales y laborales se apoyen mutuamente, con el fin de contribuir al desarrollo sostenible. Para el Gobierno Nacional es grato observar que la gran mayoría de nuestros ciudadanos, consideran que el Acuerdo con la UE es altamente positivo. Como en todos los procesos de negociación, se presentarán grandes beneficios y retos específicos para sectores, para los cuales se debe realizar una alianza público - privada que permita encarar las realidades de una economía cada vez más globalizada.
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REFoRZAR LAS RELACIoNES UE-ALC de Isabel Recavarren
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l Cefial-UE sostiene el desarrollo de las relaciones entre la Unión europea y América latina. Desde Milán-Italia, promueve el comercio y las inversiones hacia la región latinoamericana por medio del conocimiento, en ambas regiones, de sus propias realidades. Actúa de puente dando prioridad a la igualdad de género, así, estimula la participación de las mujeres en la vida política y su empoderamiento económico. Por otro lado, las bianuales Cumbres Unión europea – América latina que se realizan desde 1999, recordemos la que tuvo lugar en Río de Janeiro (1999); en Madrid (2002); en México (2004); en Viena (2006); en Lima (2008) y la reciente realizada en Madrid (2010) han constituido y constituyen cada vez más un impulso concreto a la relación estratégica supranacional, en cada una de ellas se han dado pasos concretos. En este sentido la Asamblea EuroLat por medio de sus Mensajes a la Cumbre es una propulsora de esta la relación estratégica. También los empresarios de ambas regiones desde el 2004 se reúnen en la denominada Cumbre empresarial, cuya Secretaría ha sido apenas constituida en la ciudad de Madrid (mayo 2010). En este proceso las mujeres estamos ausentes. Así nace la propuesta del Foro Euro-Latinoamericano de las Mujeres con sede en Milán conformada por representantes de la Sociedad Civil y Autoridades de ambas regiones. Luego de una serie de reuniones de trabajo con la Unidad América Latina del Parlamento Europeo y con Diputadas y Diputados de la Asamblea Parlamentaria EuroLat. La Comisión de Asuntos Sociales, Intercambios Humanos, Medio Ambiente, Educación y Cultura de la Asamblea EuroLat
convocó al CEFIAL-UE a la Sesión del 13-14 de Mayo 2010, realizada en Sevilla-España. La Presidente, Isabel Recavarren, expuso que tanto la mujer latinoamericana y la mujer europea se encontraban en una situación similar de desventaja con las diferencias de mentalidad propias a cada región. Por otro lado, se hacia impelente la necesidad de hacer encontrar a las Mujeres de ambas Regiones para juntas analizar ya sea la situación del género así como pensar en una estrategia que influya en las futuras Cumbre ALCUE. Los datos presentados demostraban la necesidad de trabajar en la creación de una Agenda Femenina con la finalidad de mejorar el posicionamiento político y económico de las mujeres euro-latinoamericanas por el bien de las Sociedades. La próxima Cumbre ALCUE tendrá lugar en Santiago de Chile en mayo del 2012, mientras que Italia ha presentado su candidatura para ser la sede en el 2014. Se propuso la ciudad de Milán como sede del Foro por los vínculos privilegiados que tiene esta ciudad con los países latinoamericanos, desde la migración italiana hacia América Latina. Por la marcada vocación política manifestada por la Región Lombardia con su Presidente Roberto Formigoni, al organizar la Asamblea del Banco Interamericano de Desarrollo (2003), por la creación, durante la Presidencia italiana de la Unión europea en Milán, de la Conferencia ItaliaAmérica Latina reunión bianual, por los innumerables proyectos de co-desarrollo involucrando a los inmigrantes latinoamericanos, por ser una ciudad
internacional, próxima sede del EXPO 2015. Con este motivo Isabel Recavarren y el equipo del Cefial-UE, con Carlo Corazza de la Representación en Milán de la Comisión Europea; Hilary Anderson de la Comisión Interamericana de Mujeres de la OEA; Ludovica Bottarelli-TranquilliLeali de la Coordinación italiana de la Lobby europea de las Mujeres, organizamos en la ciudad de Milán el 24-25 de septiembre 2010 el Seminario “Reforzar las relaciones estratégicas Unión Europea-América Latina y Caribe”. El evento fue honrado con la presencia de la Viceministra de Relaciones Exteriores de Italia On. Stefania Craxi, figuras internacionales como la Embajadora Carmen Moreno, Secretaria Ejecutiva de la Comisión Interamericana de las Mujeres de la OEA; Beatriz Ramírez, Ministra de la Mujer de Uruguay; Mariella Enoc, Vicepresidente Fundación Cariplo, Maria Ida Germontani, Senadora de la República Italiana; Xhantis Suárez, de Nicaragua integrante del Parlacen, Paola Imperiale del Ministerio de Relaciones exteriores, Mirella Perlazzo del Ministerio de Desarrollo económico; Stefano Pillitteri Asesor de la Municipalidad de Milán, Concha Fernández de la Comisión europea, María Grazia Cavenghi-Smith del Parlamento europeo, Ambra Redaelli, Presidente Pequeña Industria Confindustria Lombardia; Esther Cerro Alonso y Covadonga Naredo de la sociedad civil española; Elisabetta Sani de la Unioncamere Toscana; Michela Matteoli, Embajadora WAI, Serenella Canova del Banco Popolare di Vicenza; académicas como Fiorella Kostoris (Italia); Leda Guillemette (Francia), Francisa Mëndez (México); Sandra Megens (Holanda). Al finalizar el Seminario se constituyó el Foro Euro-Latinoamericano de las Mujeres.
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CoNSTITUCIÓN DEL FoRo EURo – LATINoAMERICANo DE MUJERES
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Educacional y Medioambiental. El Foro podrá contar con la cooperación de hombres y mujeres con interés de contribuir al alcance de los objetivos del mismo. Tendrá un Grupo de coordinación Birregional, conformado por representantes para cada área temática, pudiendo acudir e invitar a especialistas en la materia, cuando se requiera. El Grupo de coordinación, emitirán la convocatoria para la primera reunión del Foro y contribuirán al éxito de las futuras reuniones. El Foro buscará al apoyo técnico de instituciones internacionales y regionales como la Comisión InFiorella Kostoris, Carmen Moreno Toscano, Stefania Gabriella Anastasia Craxi, Carlo Corazza teramericana de Mujeres adscrita a la Organizalos medios de comunicación y la publicidad en el ción de Estados Americanos; la Comisión Euron Italia, en la ciudad de Milán, los días 24 y trato como objeto comercial de la imagen de la pea; Comunidad Andina, MERCOSUR, Sistema de 25 de septiembre de 2010, las Euro-Latinomujer y presentará alternativas para los cambios Integración Centroamericano (SICA), así como a americanas abajo firmantes, reunidas en el jurídicos y de políticas públicas. la Asamblea Parlamentaria Euro-Latinoamericana Seminario “Reforzar las Relaciones estratégicas El Foro tendrá una Secretaria operativa situada en (EUROLAT), Parlamento Latinoamericano, ParlaUnión Europea-América Latina”, mento Centroamericano, Parlahemos acordado constituir el mento Andino. Además, de procu“Foro Euro – Latinoamericano de rar la cooperación especialmente, Mujeres”. de Italia, país sede, de estructuras El Foro, es una plataforma interde la Administración Pública y de nacional la cual tiene por objeto otras estructuras en y de, la Unión sensibilizar, promover y realizar Europea. acciones a favor de la intensifiEn su trabajo, el Foro, involucrará cación de las relaciones Unión a las entidades locales y regionales, Europea – América Latina, con tanto de la Unión Europea como de una visión transversal de género. América Latina, considerando su Está abierto a todas las mujeres contribución al desarrollo territode la Unión Europea y América rial, poder local y co-desarrollo. Se Latina, que aspiren a contribuir y solicitará la cooperación de instituestimular, la participación de las ciones financieras y sector privado, Mujeres en la política y la ecocuando sea necesario para la ejenomía, a trabajar en la agenda cución de las acciones que se proeconómica, social, cultural y meponen para alcanzar los objetivos Carmen Moreno Toscano, CIM - OEA dioambiental a fin de, contribuir del foro. a enriquecer, entre otras citas euLas participantes reafirmamos ro-latinoamericanas, la próxima Cumbre Unión la ciudad de Milán, la cual coordinará, fomentará nuestro compromiso de trabajo por los derechos Europea – América Latina que tendrá lugar en y organizará la reunión de sus integrantes para de las mujeres. Santiago de Chile en el 2012. dar seguimiento a las líneas de acción que deriCiudad de Milán, veinticinco de septiembre del Podrán hacer parte del Foro las organizaciones de varán de las Sesiones: Política, Económica, Social, año dos mil diez. mujeres, los organismos mixtos que trabajan con y por las mujeres, así como otras expresiones de la Sociedad Civil Euro-Latinoamericana. El Foro, tendrá como ejes prioritarios, la incidencia en las Cumbres entre la Unión Europea y América Latina; en los avances para el cumplimiento de la Plataforma de Acción de Beijing, los Objetivos de Desarrollo del Milenio, la Convención D'Belén Do Pará, la Conferencia de Durban, así como, de la legislación, políticas y estrategias de la Unión Europea como son los artículos del Tratado de Lisboa y la nueva Estrategia para la Igualdad 2010-2015; así como, impulsará el liderazgo de las mujeres y medidas para prevenir la violencia contra las mujeres. Incluirá el estudio permaStefania Gabriella Anastasia Craxi - Viceministra de Relaciones Exteriores de Italia nente sobre el impacto negativo que ocasionan
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Se hace presente y se agradece el valioso apoyo y trabajo de la Asamblea Parlamentaria EuroLat en la construcción del Foro. Se agradece a la Región Lombardía, a la Municipalidad de Milán, al Ministerio de Relaciones Exteriores y Ministerio de Desarrollo Económico de Italia, a la Fundación Cariplo y a la Comisión Europea, por la generosidad y las facilidades otorgadas para la exitosa realización de este I Seminario.
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ATTo CoSTITUTIVo DEL FoRo EURo – LATINoAMERICANo DELLE DoNNE
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oi sottoscritte Euro-Latinoamericane convenute a Milano (Italia) nei giorni 24 e 25 settembre 2010, e riuniteci per il Seminario “Rafforzare le Relazioni strategiche Unione Europea - America Latina”, abbiamo deciso di istituire il “Foro Euro – Latinoamericano delle Donne”. Il Foro è una piattaforma internazionale il cui obiettivo è quello di sensibilizzare, promuovere e realizzare azioni a favore del rafforzamento delle relazioni Unione Europea – America Latina, secondo una visione trasversale di genere. Il Foro é rivolto a tutte le donne dell’Unione Europea e dell’America Latina che hanno per obiettivo di contribuire alla e stimolare la partecipazione femminile nei processi decisionali politici ed economici, incidendo sull’agenda economica, sociale, culturale ed ambientale e contribuendo, in tal modo, ad arricchire il prossimo Vertice Unione Europea – America Latina che avrà luogo a Santiago del Cile nel 2012, tra i vari appuntamenti euro-latinoamericani. Potranno fare parte del Foro le organizzazioni delle donne, gli organismi misti che lavorano con e per le donne, così come le altre espressioni della Società Civile Euro-Latinoamericana. Il Foro avrà come obiettivo prioritario di premere sui Vertici tra l’Unione Europea e l’America Latina; di implementare la Piattaforma di Azione di Pechino, gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, la Convenzione di Belén Do Pará, la Conferenza di Durban, così come la legislazione, le politiche e le strategie di genere dell’Unione Europea contenuti nel Trattato di Lisbona oltre che nella nuova Strategia per l’Uguaglianza 2010-2015. Parimenti, il Foro lavorerà in favore della leadership delle donne e promuoverà misure per prevenire
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Ludovica Bottarelli-Tranquilli-Leali, Paola Imperiale, Xanthis Suárez García, Concha Fernández de la Puente
di Istruzione ed Ambientali. Il Foro potrà avvalersi della cooperazione di quelle donne e uomini che siano interessati a contribuire al raggiungimento delle finalità del medesimo. Il Foro potrà dotarsi, inoltre, di un Gruppo di Coordinamento Interregionale, costituito dalle rappresentanti di ciascuna area tematica e potrà ricorrere ed invitare esperti esterni, qualora lo ritenga necessario. Il Gruppo di Coordinamento avrà, anche, il compito di convocare la prima riunione del Foro stesso e di contribuire alla realizzazione delle future riunioni. Il Foro potrà avvalersi del supporto tecnico di istituzioni internazionali e regionali come : la Commissione Interamericana delle Donne presso l’Organizzazione degli Stati Americani; la Commissione Europea; la Comunità Andina, il MERCOSUR, il Sistema di Integrazione Centroamericano (SICA), Beatriz Ramírez Abella - Ministero di Sviluppo Sociale Uruguay l’Assemblea Parlamentare Euro-Latinoamericana (EUROLAT), il Parlamento Latinoamericano, il Parlamento CentroameriIl Foro si doterà di una Segreteria operativa situata cano, il Parlamento Andino. Inoltre, potrà coopenella città di Milano, con il compito di coordinarare, in modo particolare, con le strutture delre, favorire ed organizzare le riunioni dei suoi l’Amministrazione Pubblica Italiana, Paese sede membri e per implementare le linee d’azione dedel Foro stesso, e con ulteriori strutture nell’Ucise nelle Sessioni: Politico, Economico, Sociale, nione Europea e dell’Unione Europea. Nella realizzazione del proprio lavoro, il Foro potrà coinvolgere gli Enti locali e regionali, sia dell’Unione Europea che dell’America Latina, in considerazione del loro contributo allo sviluppo territoriale, al potere locale ed al co-sviluppo. Il Foro potrà anche avvalersi del sostegno di istituti finanziari e del settore privato, qualora sia necessario per la realizzazione di azioni relative al raggiungimento delle proprie finalità. Noi sottoscritte, qui convenute, desideriamo riaffermare il nostro impegno a lavorare per i diritti delle donne. Simonetta Zarrilli, Mirella Ferlazzo, Ambra Redaelli Milano, 25 settembre 2010 la violenza contro le stesse, occupandosi inoltre, di analizzare, in modo permanente, l’impatto negativo dei mezzi di comunicazione e della pubblicità sull’immagine della donna e di suggerire provvedimenti atti a portare cambiamenti legislativi e nelle politiche pubbliche.
Si ricorda e si ringrazia il valido appoggio e lavoro svolto dall’Assemblea Parlamentare EuroLat per la costruzione del Foro. Si ringrazia la Regione Lombardia, il Comune di Milano, il Ministero agli Affari Esteri, il Ministero per lo Sviluppo Economico Italiano, la Fondazione Cariplo e la Commissione Europea per la generosità e l’appoggio apportati per la felice realizzazione di questo I Seminario.
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DoNNE IN ATTESA di Paola Profeta L’attesa non fa bene all’Italia. Una maggiore presenza femminile nell’economia comporterebbe numerosi vantaggi: più donne al lavoro significa più PIL e più crescita economica, non solo per una questione di numero di lavoratori, ma anche per il vantaggio che si ottiene sfruttando la produttività e le competenze femminili, pari a quelle
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maschili. Significa anche più benessere per le famiglie: quando i redditi in famiglia sono due, la qualità della vita migliora e si è più preparati ad affrontare i rischi familiari e occupazionali, crescenti nelle nostre società.
ne delle società quotate le donne rappresentano il 4% contro una media dell’Unione Europea- 27 pari all’11%.
Quali sono quindi le cause di questa attesa? Quali i fattori che possiamo riconoscere alle origini della bassa occupazione femminile in Italia, della mancata valorizzazione dei talenti femminili e degli investimenti in istruzione nel mondo del lavoro? Come per tutti i fenomeni complessi, non esiste un’unica spiegazione. Possiamo individuare tre principali elementi: familiare, istituzionale e culturale. L’elemento familiare fa riferimento alla divisione del lavoro all’interno della coppia, che in Italia si presenta molto sbilanciata, con le donne prevalentemente dedite al lavoro domestico e al lavoro di cura e gli uomini impegnati sul mercato. Questa divisione asimmetrica del lavoro nella coppia interagisce con il comportamento delle imprese innescando un meccanismo che si autoalimenta: se le imprese si aspettano che le donne dedicheranno più tempo degli uomini al lavoro domestico , in particolare in presenza di carichi familiari come bambini o anziani, hanno incentivo a pagarle meno dei loro colleghi maschi e bloccare le loro carriere. A questo punto sarà davvero più conveniente per le donne lavorare a casa e dedicarsi alla cura, dovendo rinunciare ad un guadagno inferiore a quello a cui rinuncerebbero i loro mariti, per i quali invece sarà più conveniente lavorare sul mercato. Così le aspettative delle imprese si realizzano e il meccanismo si perpetua. Una trappola difficile da spezzare.
’Italia è fanalino di coda in tutte le classifiche europee sull’uguaglianza di genere nel mondo del lavoro e della politica. Il tasso di occupazione femminile è pari solo al 46%, penultimo in Europa, seguito solo da Malta, molto lontano dall’obiettivo fissato dai capi di Stato e di governo a Lisbona per il 2010 del 60%, e ancora più lontano dal nuovo obiettivo che prevede di raggiungere per il tasso di occupazione sia maschile sia femminile il 75%. L’occupazione è particolarmente bassa al Sud, fermo al 30%, e per le mamme: ben il 27% delle donne italiane lascia il lavoro in seguito alla maternità, una scelta che, a differenza di quanto accade in altri paesi europei, è per lo più definitiva. La situazione non è migliore quando guardiamo alle carriere femminili e alle posizioni di vertice: nei consigli di amministrazio-
Eppure le donne italiane sono più istruite degli uomini: su 100 ragazzi che si laureano, 60 sono ragazze, e la percentuale delle laureate ha ormai superato quella dei laureati. Con Alessandra Casarico definiamo questa situazione di ritardo delle donne italiane nel mondo del lavoro “un’attesa” (Donne in attesa, L’Italia delle disparità di genere, Egea 2010). Le donne italiane non sono in attesa di bambini, come l’espressione potrebbe suggerire, anzi, l’Italia ha il primato in Europa della bassa fecondità, ma sono piuttosto in attesa di trovare spazi di occupazione, di crescita professionale, di avere potere e ruoli decisionali nelle imprese, in politica, nella scienza.
Questa divisione dei ruoli nella famiglia si può in realtà vedere come parte di un processo culturale più ampio, dipende da valori e norme sociali che tendono a riprodurla, espressione delle attitudini degli individui e delle imprese. Per esempio, alla domanda “Un figlio in età pre-scolare soffre se la mamma lavora?” posta ad un campione di italiani nelle indagini World Value Surveys, oltre l’81% di italiani si dichiara d’accordo, contro una media europea del 50%. Un risultato simile mostrano i dati sulle imprese: l’indagine Excelsior di Unioncamere rileva che il 34,35% delle imprese italiane dichiara di preferire l’assunzione di uomini, solo il 17,18% preferisce una donna e il resto è indifferente. Se le imprese esprimessero una cultura di genere favorevole alle donne o almeno non avversa, avremmo più indifferenti. Anche le istituzioni contribuiscono a determinare l’attesa. Mancano gli asili nido: meno di 10 bambini su 100 trovano posto in un asilo nido, pubblico o privato, un dato che si aggrava molto al Sud. La spesa per famiglie è tra le più basse in Europa, pari solo a 1,36% del Pil (in Francia, per esempio supera il 3%). Qui si può fare molto: anche se il contesto familiare e culturale è difficile da cambiare, le istituzioni possono giocare un ruolo importante: per esempio la proposta di legge sui congedi di paternità obbligatori ed esclusivi potrebbe almeno in parte contribuire a promuovere la logica della condivisione della responsabilità dei figli tra i genitori e così rimuovere gli ostacoli familiari alla valorizzazione delle donne nel mondo del lavoro. Allo stesso modo, la proposta Golfo-Mosca in discussione in questi giorni, che prevede l’introduzione di quote rappresentanza di genere per le società quotate potrebbe contribuire ad innescare una svolta: se e quando avremo il 30% di donne nelle posizioni di potere delle imprese avremo fatto un passo avanti per rendere più breve l’attesa.
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De Cádiz a... México
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CÁDIZ: ESPAÑA Y MÉXICo de Pablo Gómez recho del pueblo a tomar decisiones y, al mismo tiempo, defender al Estado español. Dolores también hace lo mismo pero para fundar un nuevo Estado en el que pueda realizarse la soberanía pol 24 de septiembre de 1810, a las once de la pular de una nación que ya ha surgido aunque de noche, se instalaron en este lugar las Corespaldas a la vieja España. tes GeneLa lucha de rales y ExtraorMiguel Hidinarias que tedalgo reinían como obvindica las jeto la redaclibertades, ción, aprobacomo Cáción y promuldiz, aunque gación de una la proclama carta fundade Dolores mental para toes más radidas las Españas, cal y no esbajo la solemne tán allí preproclama de sentes los que en éstas rerepresensidía la soberatantes de nía nacional. los poderes Mural de Diego Rivera - Palacio Nacional de México estableciNo se trataba sólo de la audos. Hidalsencia del monarca absoluto sino de la reivindigo apela al pueblo, campesino e iletrado en su cación del carácter soberano de la representación mayoría. La lucha de indepenpopular, la nación, en la que se escribió luego en dencia de México es cruenta, la Constitución de Cádiz reside originalmente quizá demasiado. Mucha es la la soberanía. sangre que corre como mucha Ocho días antes, en un lejano lugar de Cádiz, en es la opresión del viejo régimen Dolores, ubicado en la Nueva España, Miguel Hiy, sobre todo, su manera de redalgo había iniciado una guerra por la indepensistir la insurgencia. José María dencia de la América Mexicana respecto de EsMorelos, sucesor de Hidalgo paña, reivindicando la soberanía para la nueva nación. como jefe de la insurgencia, Hasta cierto punto, hablamos de lo mismo. Espamodificó el planteamiento poña resistía la invasión de Napoleón mientras en la lítico. En realidad Morelos es el Nueva España se buscaba también la indepenfundador de la República, pues dencia aunque –en ambos países— bajo un reidota al movimiento insurgente nado constitucional a cargo del mismo rey Ferde una constitución republicanando VII. Pero la América Mexicana quería ser na, sin concesiones al planteaun país diferente de España, reivindicaba su demiento de monarquía constiturecho a constituirse jurídicamente en nación, alcional. En esto, Morelos se go que ya era en los hechos pero sin estatuto poaparta de la idea gaditana de un lítico propio ni soberanía. España también demonarca limitado en su poder fendía su soberanía pero como potencia colonial, mediante el ejercicio de la recomo imperio. Hay aquí una diferencia de principio presentación popular y demanentre la resistencia española y la insurgencia mexicana. da la formación de un gobierno bajo fuerte conEn aquel 24 de septiembre de 1810, Cádiz, asetrol parlamentario. diado por las armas de Napoleón, vivía sin ninLlegan a Cádiz dos personajes novohispanos: Anguna noticia de lo que había ocurrido siete días antes en la lejana Dolores. El territorio peninsular español vivía una guerra mientras en el territorio que habría de ser once años más tarde mexicano empezaba otra guerra. La península se defendía de la invasión francesa, reivindicaba su derecho a ser independiente; el México que quería ser proclamaba su separación para siempre del impe-
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tonio Joaquín Pérez Martínez, clérigo, y Miguel Ramos Arizpe, clérigo. Ambos se dicen liberales, partidarios de una monarquía constitucional, con elecciones periódicas de diputados, y con unas cortes capaces de limitar el poder del rey, hasta entonces absoluto. Sin embargo, aunque ambos son sacerdotes, sólo uno de ellos, Pérez, representa a la iglesia: es un liberal de conveniencia. Los dos, mexicanos, pudiera decirse, tendrían formas muy distintas de manifestarse ante el producto del congreso de Cádiz, es decir ante la Constitución como expresión jurídica de libertades y derechos, y de la forma de depositar y usar la soberanía que se reclama para la nación. El 4 de mayo de 1814 Pérez era presidente de la diputación permanente de las Cortes constitucionales. Ramos Arizpe era uno de tantos diputados novohispanos. Pérez admite el golpe de Fernando VII contra la Constitución, y el diez de mayo declara disuelto –según dijo-- un congreso que ya no existe. Ramos Arizpe fue apresado, víctima de la delación de algunos de sus colegas y fue mantenido cautivo, sin condena, hasta 1820 –seis años--, luego de lo cual se le reinstaló en su cargo de diputado después de que Fernando VII fue-
Palacio Nacional de México (interior)
ra obligado a jurar la Constitución de Cádiz gracias a la rebelión iniciada por Rafael de Riego en Cabezas de San Juan. (Continua Pag. 59)
rio después de casi tres siglos de pertenecer a España.
Sin embargo, existen muchas coincidencias entre Cádiz de 1810 y la Nueva España de 1810. No sólo es el principio de la autodeterminación sino también la forma de tomar las decisiones soberanas, es decir, el nuevo papel que tendría que jugar la gente en uno y otro extremo del Atlántico, sometida a una larga historia de sojuzgamiento político, de absolutismo. Cádiz proclama la monarquía constitucional como expresión de un de-
Parlamentarios EUROLAT y Autoridades en San Fernando
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PanAL De Cádiz a... Argentina ARGENTINA
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LA
CELEbRACIÓN
DEL
bICENTENARIo DE LA REVoLUCIÓN DE MAYo. de Sara E. Mata de López
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l 25 de Mayo de 2010 se celebraron en la Argentina 200 años de la formación de una Junta de Gobierno en Buenos Aires, capital del Virreinato del Río de la Plata, que desencadenó un proceso político que en su dinámica concluyó años después con la formación de estados independientes en América del Sur, finalizando de este modo con tres siglos de dominación española sobre estos territorios. 2010 fue declarado Año del Bicentenario y desde el estado y las organizaciones intermedias se organizaron diferentes actividades vinculadas a dicha celebración. En el ámbito académico se sucedieron los Congresos y los ciclos de Conferencias y se escribieron artículos y libros referidos a este acontecimiento. Con igual o mayor énfasis se encararon numerosas publicaciones en periódicos y revistas, se realizaron entrevistas y se grabaron programas radiales y televisivos destinados al público en general con el fin de dar a conocer los sucesos de mayo. El público consumió con avidez esta información, revelando un inusitado interés histórico. Frente a tantos festejos y recordatorios, cabe preguntarse ¿qué celebramos? El cumpleaños de la patria, el nacimiento de la nación argentina serían las respuestas dadas por diferentes organismos gubernamentales y educativos. Una respuesta que amerita por lo mismo tanto los festejos como el balance de los logros y frustraciones alcanzados en el transcurso de dos siglos de vida independiente. Una fecha de fundamental importancia en la construcción de la identidad argentina, que otorga sentido al pasado y permite proyectar el futuro. Estos han sido los mensajes que los medios de comunicación han difundido profusamente en concordancia con la memoria histórica de la sociedad argentina en su conjunto. Pero más allá de las celebraciones es lícito formularse, desde otro lugar, nuevamente la pregunta ¿qué festejamos? En este caso la respuesta sería que festejamos la decisión de la elite porteña de formar una Junta de Gobierno en 1810 que en nombre del cautivo Rey Fernando VI, preservara sus derechos sobre estos territorios. Acontecimiento que debe interpretarse en el contexto de la crisis de la monarquía hispánica, luego de la invasión napoleónica a España en 1808, la abdicación al trono de Carlos IV y la prisión de Fernando VII. Ante la ausencia del Rey se formaron Juntas de Gobierno tanto en América como en España, todas ellas en salvaguarda de los derechos de Fernando VII al trono de España. En el Virreinato del Río de la Plata, en mayo y en julio de 1809 se for-
maron Juntas en las ciudades de Chuquisaca y de La Paz, en las provincias del Alto Perú (actual Bolivia). Estos movimientos, claramente autonomistas, no prosperaron. Un año después, en mayo de 1810, la Junta de Gobierno creada en Buenos Aires, desplazaría prontamente al Virrey sosteniéndose con éxito gracias a la complicidad de Inglaterra. La formación de ejércitos auxiliares rápidamente desplazados hacia las provincias interiores del virreinato con la finalidad de imponer el reconocimiento a la autoridad de la Junta por parte de Cabildos y funcionarios, dio inicio a un enfrentamiento político zanjado militarmente. Las llamadas guerras por la independencia fueron, en estos primeros años, guerras civiles dirimidas entre las elites con la activa participación de amplios sectores sociales. Recién en 1816, con el arribo de tropas y oficiales realistas, veteranos en la guerra contra Napoleón, y con la declaración formal de la independencia de las Provincias Unidas de Sud América, tanto de España como de toda otra dominación extranjera, la guerra se volverá ya francamente anticolonial. Ahora bien, de qué manera percibieron estos sucesos los protagonistas? Tanto las autoridades y los vecinos que se opusieron a la autoridad de la Junta de Gobierno por considerarla “atentatoria” a los sagrados derechos del Rey de España sobre estos territorios como aquellos que entusiastamente la apoyaron, no dudaron en calificarla de revolucionaria. Todos compartieron una experiencia inédita de resultados inciertos y fueron conscientes de su trascendencia en la esfera política. Los acontecimientos que le sucedieron, vertiginosos y violentos, les convencieron rápidamente de encontrarse frente a una revolución tan intensa como la que había tenido lugar en Francia o en Estados Unidos. La construcción de una identidad que expresara el nuevo orden político dio lugar al inicio de las celebraciones sobre tan trascendente acontecimiento. Así, un año después, las nuevas autoridades instituyeron los solemnes actos que tenían por finalidad legitimarse a través del reconocimiento público a la vez que reafirmaba la decisión política adoptada. La importancia de la fiesta pública como escenificación del poder adquirió un nuevo sentido: el de instaurar en el imaginario colectivo el inicio de una sociedad regida por nuevos principios entre los cuales se destacaba la “libertad”, entendida de manera diversa por los diferentes actores sociales y políticos, pero que para la elite dirigente “revolucionaria” significaba contar con un gobierno propio.
Herederos de esta “revolución” los historiadores del Siglo XIX contribuyeron a vincular el 25 de mayo de 1810 con el nacimiento no ya sólo de un nuevo orden político sino de la nación argentina. Fue Bartolomé Mitre quien sostuvo, con indudable autoridad intelectual, que a partir de la fundación de ciudades, al momento de la conquista española, fue madurando lentamente la idea de libertad e independencia. Por esta razón la formación de la Junta de Gobierno en Buenos Aires en mayo de 1810 estaba, según sostenía, “en el orden fatal de los hechos”. Esta visión del pasado se impondrá como memoria histórica en la Argentina, a pesar de los debates y posicionamientos críticos que la misma suscitó entre otros intelectuales contemporáneos, entre ellos Vicente Fidel López y Dalmacio Vélez Sarsfield, quienes disentían sobre el sentido y alcance de los sucesos de mayo. El éxito finalmente alcanzado por esta interpretación se debió a que la misma respondía a los intereses de una dirigencia política preocupada por construir una identidad nacional en un país al cual la inmigración europea otorgaba una gran diversidad cultural. La escolarización implementada a fines del siglo XIX cumplió la tarea de homogeneizar la memoria histórica de varias generaciones de argentinos. La historiografía latinoamericana, y en este caso la desarrollada en la Argentina, en las últimas décadas, han cuestionado seriamente la interpretación mitrista de los sucesos de Mayo, al plantear la inexistencia de una “nación argentina” en 1810, por cuanto la misma fue un lento y difícil proceso de construcción política y social. A pesar del consenso logrado en el campo historiográfico y los esfuerzos realizados para difundir estos resultados alcanzados por la disciplina, los mismos solamente han logrado matizar el sentido de los festejos en este bicentenario. Si bien la fuerza de la representación del pasado argentino instalada por Mitre a fines del siglo XIX está todavía vigente, es de hacer notar que este año en la Argentina se celebró el “nacimiento de la patria” y no el “nacimiento de la nación Argentina”. De todos modos, aún cuando la celebración no debería ser la del cumpleaños de la patria sino la del inicio de un cambio político que se radicalizó rápidamente y que concluyó varios años después con la creación de estados independientes en América Latina, ofreció la oportunidad de reflexionar sobre un pasado común que debería permitir fortalecer el presente y convertir ese pasado en inspiración para el futuro.
Los Historiadores y el Bicentenario El grupo “Los Historiadores y el Bicentenario” está formado por un centenar de profesionales de máximo prestigio académico con sede en universidades y centros de investigación de todo el país. Nuestra intención es intervenir frontalmente en las celebraciones del Bicentenario desde un lugar de saber, esto es, presentando una versión de los significados del acontecimiento y de las transformaciones ocurridas desde mayo de 1810 que no esté influida por prioridades políticas o por los relatos esquemáticos y simplificadores en boga en ciertos medios de comunicación. Nos hemos centrado en algunos ejes de discusión que consideramos principales, con énfasis en lo institucional (la nación, el estado, la república), pero sin olvidar el carácter transformador iniciado con el ciclo revolucionario de 1810 ( http://www.historiadoresyelbicentenario.org/).
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CoSA CELEbRA L’AMERICA LATINA? di Francesco Mismirigo
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e c’è una regione al mondo, fuori dall’Europa, che è da lungo tempo soggettivamente molto vicina alla nostra regione questa è certamente l’America latina, e il Sud America in particolare. Perché, come avrete modo di vedere dopo, è stata una terra di immigrazione che ci ha accolti a cavallo fra l’800 e il 900, permettendo così a molti Ticinesi prima di non morire di fame in patria e poi di costruire, assieme ad altri emigranti dal Vecchio continente, l’economia, la società e la cultura di molti Paesi, in particolare di Argentina, Paraguay e Venezuela. Una terra vicina anche per quanto ha contribuito alla nostra crescita culturale e politica: non solo per le sue musiche, dal tango alla bossa nova passando dal mambo, dalla rumba, dalla samba e dalla salsa, per la sua cucina e per le gesta di personaggi e politici quali Carmen Miranda, Simon Bolivar, Emiliano Zapata, Evita Peron, Salvador Allende, Rigoberta Menchù, Carlos Gardel, Pancho Villa o Che Guevara, ma anche per le opere di Pablo Neruda, Pablo Coelo, Diego Rivera, Frida Kahlo, Gabriel Garcia Marquez o Oscar Niemeyer. Vicina a noi lo è anche per l’uso della comune lingua neolatina e per la pratica della fede religiosa. Oggi l’America latina ci arriva quotidianamente nelle case via la televisione o internet sia con proposte di meravigliose crociere nei Caraibi o in Patagonia, o di viaggi alla scoperta di paesaggi mozzafiato e incontaminati, sia con imprese eroiche come quella dei minatori cileni. Ma troppo spesso poi la bellezza e la speranza lasciano spazio anche a notizie di crisi economiche, di miserie, di catastrofi naturali, o di violenza quotidiana da Mexico City a Rio, dalle foreste della Colombia ai deserti della Bolivia. Per fortuna negli ultimi anni sul Continente hanno vinto quasi ovunque le democrazie, e si parla dunque sempre meno di dittature, ma anche meno delle civiltà precolombiane e degli indios. Ciò nonostante la cultura e il modo di vivere latinoamericano continuano a conquistare i nostri cuori. Le ONG svizzere finanziano numerosi progetti di cooperazione e azioni umanitarie. Ma anche l’economia interviene: infatti, il 40% del totale degli investimenti svizzeri nei paesi emergenti vanno nell’America latina, dalla quale arriva l’11% delle importazioni totali dai paesi emergenti. L'aiuto pubblico allo sviluppo si indirizza principalmente verso la Bolivia, il Perù, il Nicaragua, la Colombia e l’Ecuador. Mentre le relazioni commerciali con il nostro Paese riguardano soprattutto il Brasile dal quale arriva il 53% delle importazioni sudamericane. Le esportazioni vanno di nuovo verso il Brasile, ma anche verso Messico, Argentina e Panama. Vi sono dunque numerosi flussi commerciali molto positivi dalla Svizzera verso il Sudamerica e viceversa, flussi ai quali bisogna aggiungere anche i soldi che i migranti latinoamericani inviano alle loro famiglie.
L’America latina è idealmente vicina: ma concretamente non abbiamo molti sudamericani fra i nostri vicini di casa. Storicamente, fino agli anni ‘70 la popolazione proveniente dall’America in generale emigrava poco in Svizzera. Poi c’è stata un’impennata: 4’000 nel ‘60, 11'000 nel ‘70, 18'500 nell’ ‘80, 30'300 nel ‘90 e 51'100 persone nel 2000. Su una popolazione ticinese di ca 336'000 abitanti oggi 85'000 (ca il 25%) sono stranieri, di cui 78'000 ca dall’Europa e solo 2'533 dall’America latina, ovvero il 3% di tutti gli stranieri. Fra questi troviamo soprattutto brasiliani (900), dominicani (617), colombiani (291), cileni (142) e cubani (107). Pochi davvero se pensiamo ai 50'000 italiani o ai 7'000 portoghesi stabilitisi in Ticino. Pochi ma con una visibilità forse maggiore sia per le scelte professionali sia per la vivacità e la ricchezza degli usi e dei costumi, sia per certe problematiche sollevate. In generale i latinos ticinesi sono una popolazione giovane, fra i 20 e i 39 anni, e lavorano soprattutto come impiegato qualificato e operaio non qualificato, come è il caso per una gran parte delle donne. Da una decina d’anni la maggioranza delle persone provenienti dall’America latina sono donne, ciò che caratterizza pure le migrazioni dai Paesi del’Est e dal Sud Est asiatico. La migrazione latinoamericana in Svizzera ha dunque un viso di donna (oltre il 65%). Nessun’altra regione al mondo “esporta” cosi tante donne in Svizzera. Sono spesso donne con un’elevata formazione e molte vengono per sposarsi: infatti, il 37% dei matrimoni in Svizzera si celebrano fra svizzeri e stranieri: 60% di uno degli sposi viene d’Europa, il 16% dall’America latina. Dalla Repubblica Dominicana il genere femminile è addirittura in numero almeno tre volte maggiore rispetto a quello maschile. Ci troviamo perciò spesso di fronte ad un’integrazione momentanea o passeggera, ma anche a crisi identitarie dei giovani che si sono ricongiunti con le madri che vivono piuttosto una cultura nata dal confronto con i due modelli che una che fa capo al modello in patria o in Svizzera. In tutto il mondo sono ca 200 milioni le persone che vivono al di fuori del loro paese d’origine. La tendenza è al rialzo. Nella storia dell’umanità i flussi migratori sono sempre stati importanti e hanno spesso contribuito alla formazione degli Stati. Sono anche il frutto del fenomeno della globalizzazione economica, delle eredità della vecchia politica coloniale, e ora anche delle conseguenze connesse ai cambiamenti climatici. Sempre più complessi sono però anche i risvolti problematici della migrazione clandestina, un aspetto che rischia di mettere in ombra la portata positiva del fenomeno. A livello internazionale da alcuni anni è maturata la convinzione che la migrazione non comporta solo sfide ma anche opportunità e che dunque va vista come un potenziale. I migranti in generale migliorano notevol-
mente le loro condizioni di vita e i paesi di accoglienza ne approfittano in termini di sviluppo e di crescita economica. A condizione però, e questa è la sfida, che la migrazione non sia imposta, che avvenga in modo regolato e in condizioni quadro adeguate. Importante è mettere in primo piano le competenze delle persone migranti e il valore del loro lavoro. Valorizzare il potenziale dei migranti permette infatti di generare valore aggiunto. E’ perciò necessario trovare una via finché le competenze e le conoscenze acquisite dai migranti in Svizzera, o che già avevano al momento dell’arrivo, non rimangano passive. Nel contempo è comunque importante lottare contro la migrazione clandestina e la tratta di esseri umani. Come alla fine dell’ ‘800, oggi la Svizzera ha un importante numero di emigranti elvetici: 700'000 sono infatti gli svizzeri all’estero che cercano soprattutto una crescita personale e professionale. Nel 1914 600'000 erano invece gli stranieri in Svizzera, pari al 15% della popolazione, ciò che già allora preoccupava assai. Nel 2009 sono immigrate in Svizzera dai paesi UE/AELS 90'000 persone di cui il 63% per motivi di lavoro. 50'000 persone hanno ottenuto la cittadinanza svizzera nel 2009, soprattutto cittadini da Kosovo, Italia, Germania e Turchia. Oggi il 22% della popolazione stabilmente residente in Svizzera, pari a 1'700'000 persone, è straniera. 1 mio, ossia il 60%, proviene dall’UE/AELS. La comunità più numerosa è quella italiana, con 300'000 persone (18%), seguita da quella tedesca con 251'000 persone ( 14.5%) e da quella portoghese (205'000 persone, 12%). In Svizzera c’è invecchiamento della popolazione e penuria di manodopera. Senza il lavoro dei migranti anche in Ticino interi settori dell’economia sarebbero minacciati nel loro sviluppo o addirittura rischierebbero il collasso. L’economia ticinese da lavoro a quasi 182'000 persone, di cui 45'000 sono frontalieri e 35.000 stranieri. Le aziende ticinesi non potrebbero mai funzionare senza il contributo indispensabile dei lavoratori stranieri che occupano il 43% dei posti: nelle industrie sono il 65%, il 63% nell’edilizia, il 60% nei ristoranti e albergheria e il 23% nei servizi pubblici. La presenza straniera in Ticino è una realtà secolare: infatti, già nel 1880 gli stranieri residenti rappresentavano il 16% della popolazione, per salire al 28% nel 1914, per poi diminuire durante la crisi e laguerra, ed aumentare fino al 1970. Le aziende ticinesi sono dunque confrontate da decenni con realtà che l’evoluzione normale e demografica della popolazione locale non sono in grado di soddisfare . Con la Legge sugli stranieri, entrata in vigore nel 2008, e con l’Ordinanza sull’integrazione degli stranieri, per la prima volta gli obiettivi della politica svizzera in materia di integrazione sono ancorati nella legge. L’integrazione degli stranieri in Svizzera mira dunque alla convivenza della
Lugano y el Bicentenario tunità di opporsi: ciò genera una forte politicizzazione della questione dell’immigrazione e domina l’agenda politica svizzera da parecchi anni. In un’epoca dove il rapporto fra uomini è sempre più incerto, lo straniero è l’intruso, l’elemento ulteriormente destabilizzante. Spesso è un problema di buon vicinato: tutti noi cerchiamo un buon vicinato costituito da persone che sono un po’ come noi, o comunque non troppo diverse da noi. Il troppo diverso, l’estraneo, se non lo conosciamo, se non vogliamo conoscerlo o se non si lascia conoscere, è spesso scomodo e fa anche paura. Ma è davvero la crisi economica ad aver generato questa preoccupante tendenza verso l’esclusione del diverso? La crisi economica non basta a spiegare il dilagare dell’intolleranza e dell’estremismo. Ad influenzare vi sono pure le prese di posizione di politici alla ricerca di voti facili, con facili accuse e denunce e poche vere soluzioni. Pericolose sono però pure quelle politiche che nel tentativo di garantire pari opportunità e diritti ad immigrati e popolazione locale finiscono a volte per discriminare la popolazione locale. Un eccessivo garantismo o buonismo a favore di chi è giunto di sua volontà nel Paese che lo ospita, e che dovrebbe quindi fare lo sforzo per
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popolazione residente indigena e di quella straniera sulla base dei valori fondamentali sanciti dalla Costituzione federale nonché sulla base del rispetto reciproco e della tolleranza. L’integrazione è volta a garantire agli stranieri che risiedono legalmente e a lungo termine la possibilità di partecipare alla vita economica, sociale e culturale. L’integrazione presuppone la volontà degli stranieri ad integrarsi nella società ed un atteggiamento di apertura da parte della popolazione svizzera. Infine, occorre che gli stranieri si familiarizzano con la realtà sociale e le condizioni di vita in Svizzera, segnatamente imparando una lingua nazionale. Con il termine integrazione degli stranieri si intende perciò il loro accesso alla formazione, al lavoro e all’alloggio, così come la partecipazione alla vita sociale e politica, il tutto su un piano di uguaglianza con gli autoctoni. La struttura politica svizzera è caratterizzata dal federalismo, da una vasta autonomia comunale e dalla democrazia diretta. A causa del federalismo non c’è sempre una sola risposta nazionale alle sfide dell’integrazione, che le istituzioni affrontano a livello cantonali ad esempio nelle scuole o nella vita professionale. La tradizionale e forte autonomia locale fa dunque sì che l’integrazione passi in primis attraverso le comunità locali. La democrazia diretta, referendum e iniziative popolari, hanno però offerto ai movimenti contrari alla politica ufficiale di integrazione parecchie oppor-
integrarsi, non favorisce un clima di reciproco rispetto.
popolazione. A causa della migrazione globale giungono nel nostro paese persone con differenti concezioni della vita. Lingue culture e religioni differenti si incontrano e costituiscono pertanto la grande sfida per la convivenza reciproca. Un’immigrazione il cui tasso di occupazione resta basso a causa delle difficoltà d’integrazione sul mercato del lavoro oppure un’immigrazione i cui salari sono tra i più bassi non porta alcuna soluzione allo squilibrio delle classi. Quella di cui si ha bisogno è dunque una chiara volontà politica affinché la storia dell’immigrato giunto in Svizzera si trasformi in una success story per il nostro paese. L’integrazione deve perciò permettere anche la partecipazione dei migranti alla vita economica, sociale e culturale. Si suppone per questo che gli stranieri siano disposti ad integrarsi e che la popolazione svizzera dia prova di apertura nei loro confronti. Infatti, l’integrazione necessita della partecipazione di tutte le forza della società: Confederazione, Cantoni, Comuni, partner sociali, ONG e organizzazioni degli stranieri. Poiché integrazione è il fatto di sentirsi e di vivere in armonia con la società di accoglienza, è fare propria la cultura del paese pur mantenendo le proprie radici, è portare il proprio impegno, la propria partecipazione, le proprie ricchezze. Integra-
La Svizzera è un paese piccolo, densamente abitato, con un’infrastruttura ben sviluppata e con elevati standard di vita per una gran parte della
zione significa dunque far parte di un insieme ed esserne una parte componente. Questa è la via scelta anche dal Ticino e dal suo Delegato all’integrazione.
El texto agregaba: “Uno de los fines del Gobierno es la paz, y es tan difícil en la democracia, como la quietud en un Pueblo engreído de tener parte en el mando. La monarquía absoluta es una obra de la razón y de la inteligencia: está subordinada a la ley divina, a la justicia y a las reglas fundamentales del Estado: fue establecida por derecho de conquista o por la sumisión voluntaria de los primeros hombres que eligieron sus Reyes.” Cuando en 1820 fue restablecida la Constitución de Cádiz, en México ya se preparaba la proclamación de la independencia y a ella se sumaron tanto Pérez como Ramos Arizpe. Uno, como obispo de Puebla –recompensado por su sumisión a Fernando VII—y, el otro, como impulsor del liberalismo mexicano; padre del federalismo se le ha llamado. Pérez siempre expresó los intereses de la iglesia, en Cádiz como diputado y en Puebla como obispo; colectaba dinero para combatir a los insurgentes y aconsejaba no darle a éstos cuartel. No obstante, llegado el momento, no dudó en firmar aquel documento proclamatorio que decía: “La nación mexicana que, por trescientos años ni ha tenido voluntad propia, ni libre el uso de la voz, sale hoy de la opresión en que ha vivido.” Ramos Arizpe defendió aquí y allá, allá y aquí, el planteamiento liberal y abrazó, además, con firmeza la tesis del federalismo, es decir, la oposición al centralismo político. Las Cortes constitucionales restauradas en España algo tuvieron que ver en la forma en que se consumó en México la independencia. Juan de O´Donojú llega a Veracruz en julio de 1821 como jefe político superior y el 24 de agosto firma los tratados de Córdoba en los que se reconocía el Plan de Iguala, es decir, la independencia de México. Estos tratados no serían confirmados por el gobierno español, el cual iba a seguir intentando
inútilmente la reconquista de México. Juan O´Donojú, ilustre andaluz y preso político del absolutismo restaurado en 1814, hizo posible el retiro de las tropas españolas en la ciudad de México, con lo cual se conjuró el peligro de un combate. Él firmó también el acta de independencia de México, donde murió poco después. El 28 de septiembre de 1821 se consuma finalmente la independencia sobre la base de tres acuerdos, llamados garantías: independencia, religión y unión, los cuales correspondían a cada uno de los colores de la enseña nacional. La forma política era la de una monarquía constitucional a cargo de la casa real española. De todo ello no quedó al final más que la independencia. La unidad entre americanos y europeos fue rota casi de inmediato; mucho más tarde, la religión católica fue declarada una más y el clero fue derrotado por el movimiento de Reforma. Dos años después de haberse declarado la independencia se proclamó la república. Aquí ya no está Cádiz del todo. Dentro del gran continente liberal hay contenidos tan diferentes como los ha habido desde entonces entre la historia de México y la de España. Los dos personajes que hemos citado, Pérez y Ramos Arizpe, ambos sacerdotes, ambos diputados a Cortes, ambos redactores de la Constitución de Cádiz, ambos mexicanos, expresan de alguna forma lo que era la carta gaditana y las luchas políticas de España y México en aquellos años del siglo XIX. La Constitución de 1812 tuvo traidores y defensores. A Pérez se le premia su traición con un obispado, el de Puebla; a Ramos Arizpe se le encarcela. Ambos apoyan más tarde la proclamación de la independencia de México. Pérez es el segundo firmante del acta sólo después de Iturbide y antes que O´Donojú. Pero Pérez defiende el imperio mexicano bajo la forma política de la monarquía hereditaria cons-
titucional mientras que Ramos Arizpe asume el ministerio de Justicia en el primer gobierno republicano y es uno de los principales redactores de la Constitución federal de 1824, la cual proclamaba: “La nación mexicana adopta para su gobierno la forma de república representativa popular federal.” La Constitución de Cádiz es hoy, casi 200 años después, un referente histórico de normas y principios. Cuando estudiamos la trayectoria de no pocos artículos de la Constitución de México arrancamos justamente de Cádiz como primer antecedente. Estrictamente hablando, la maltrecha y olvidada Constitución de Cádiz es el primer antecedente de la historia constitucional mexicana. Ahí estaba la firma de Pérez. El escrito, dirigido a Fernando VII, quien se encontraba ya en España, exponía entre muchas otras cosas que “…la democracia se funda en la inestabilidad e inconstancia; y de su misma formación saca los peligros de su fin. De manos tan desiguales como se aplican al timón, solo se multiplican impulsos para sepultar la nave en un naufragio. O en estos gobiernos ha de haber Nobles, o puro Pueblo: excluir la nobleza destruye el orden jerárquico, deja sin esplendor la sociedad, y se la priva de los ánimos generosos para su defensa…” Aquellas tropas, preparadas para marchar a América en defensa del imperio, cambiaron su rumbo y provocaron los apoyos que finalmente obligaron al rey a jurar la Constitución y declarar: “Marchemos francamente, y yo el primero, por la senda constitucional”. Como bien se sabe, ese juramento sería traicionado por el rey tres años más tarde, en octubre de 1823, con lo cual quedó sepultado el texto constitucional de Cádiz.
El primer golpe contra la Constitución, en 1814, había sido precedido por el llamamiento de 69 diputados conocido como Manifiesto de los Persas.
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EL DESARRoLLo CULTURAL DE LA VENEZUELA DE HoY de César Méndez González Acepté con sumo placer esta invitación, que me da la oportunidad de conversar sobre un tema que para nuestro pueblo y nuestro Gobierno revolucionario tiene una especial significación, motivo que justifica el apoyo que ha tenido el aspecto cultural en Venezuela, como una manera de fortalecer los valores y potencialidades de nuestra sociedad y abrir caminos hacia el progreso y bienestar colectivo. Se dice que la cultura comunica, une e identifica a los pueblos, lo cual considero como una verdad comprobada, si nos atenemos a los conceptos que sobre el término cultura se han venido manejando a través del tiempo. En tal sentido y sin entrar en análisis profundos sobre el vocablo cultura, sólo haré referencia a dos conceptos que considero interesantes. El primero tomado del etnólogo británico Edward Burnett Tylor, quien en 1871 publicó en Primitive Culture una de las definiciones más ampliamente aceptadas de cultura, señalándola como “un todo complejo que incluye el conocimiento, las creencias, el arte, la moral, el derecho, las costumbres, y cualesquiera otros hábitos y capacidades adquiridos por el hombre”. Otra visión, más actual, la aportó la UNESCO en 1982, al declarar que “la cultura da al hombre la capacidad de reflexionar sobre sí mismo. Es ella la que hace de nosotros seres específicamente humanos, racionales, críticos y éticamente comprometidos. A través de ella discernimos los valores y efectuamos opciones. A través de ella el hombre se expresa, toma conciencia de sí mismo, se reconoce como un proyecto inacabado, pone en cuestión sus propias realizaciones, busca incansablemente nuevas significaciones, y crea obras que lo trascienden.” Por mi parte, considero que la cultura es una forma de vida en colectivo, que se va ajustando, enriqueciendo y modificando según las circunstancias, necesidades y dinámica que viven las sociedades. Es un proceso que va generando costumbres, tradiciones, expresiones artísticas, lenguaje, religión, conductas sociales y estilo de vida que identifica a los pueblos y hace que trasciendan en el tiempo. Por eso hablamos de la cultura griega, de la cultura romana, de la cultura asiática, europea, africana y por supuesto de la cultura indígena, latinoamericana, venezolana. Partiendo de esta idea, la cultura venezolana ha existido desde el nacimiento mismo de nuestro territorio y de nuestras comunidades originarias, con los cambios y transformaciones que el tiempo, las circunstancias y la dinámica política y económica le imprimen a nuestra sociedad. Sin embargo, es necesario reconocer que aún cuando la cultura es un elemento integrador de los pueblos, y en la América Latina y Caribeña poseemos una cultura con elementos similares, to-
davía permanece dividida por fronteras políticas y trámites burocráticos que dificultan la plena integración regional, y a veces sólo puede reencontrarse fuera de su propio territorio, en eventos como el que hoy estamos realizando, donde se prefigura por instantes la Patria Grande, que todavía tantas pequeñeces e individualismo nos niegan. Si la unión de los países latinoamericanos y caribeños para formar la Patria Grande que soñaron nuestros Libertadores todavía está por venir, debido a visiones políticas diferentes y límites geográficos, algunos trazados a la fuerza y sin considerar el entorno humano y ambiental, creo que en el aspecto cultural esa unión siempre ha existido. No hay manifestación artística, literaria, del cine y de cualquier aspecto cultural en nuestra región latinoamericana y caribeña, que apreciemos o sintamos como extranjera. En Venezuela, según lo establece nuestra Constitución Nacional Bolivariana de 1999, en los últimos años se ha venido intensificando una política de Estado, con el objetivo de preservar y reafirmar nuestros valores, costumbres y tradiciones que forman parte del acervo cultural venezolano. Artículo 99. “Los valores de la cultura constituyen un bien irrenunciable del pueblo venezolano y un derecho fundamental que el Estado fomentará y garantizará, procurando las condiciones, instrumentos legales, medios y presupuestos necesarios. El Estado garantizará la protección y preservación, enriquecimiento, conservación y restauración del patrimonio cultural, tangible e intangible, y la memoria histórica de la Nación.” “Artículo 100. “Las culturas populares constitutivas de la venezolanidad gozan de atención especial, reconociéndose y respetándose la interculturalidad bajo el principio de igualdad de las culturas. La ley establecerá incentivos y estímulos para las personas, instituciones y comunidades que promuevan, apoyen, desarrollen o financien planes, programas y actividades culturales en el País, así como la cultura venezolana en el exterior. El Estado garantizará a los trabajadores y trabajadoras culturales su incorporación al sistema de seguridad social que les permita una vida digna, reconociendo las particularidades del quehacer cultural, de conformidad con la ley.” Para atender al mandato constitucional que señala la obligación de fortalecer y desarrollar nuestros valores culturales, el Gobierno Bolivariano de Venezuela ha cumplido en esta primera década del siglo 21 una tarea gigantesca, basada en dos grandes pilares: primero un programa de educación formal en todos los niveles y segundo, la puesta en funcionamiento de un andamiaje ad-
ministrativo y organizacional que garantiza el cumplimiento de las metas establecidas. En cuanto a los programas educativos, se puede decir con satisfacción que se han alcanzado los objetivos planteados, teniendo hoy nuestro país el estatus de territorio libre de analfabetismo, certificado por la UNESCO el 28 de octubre de 2005. Igualmente, según las últimas estadísticas de escolaridad, Venezuela tiene 9,7 millones de compatriotas en las aulas de clase a todos los niveles, equivalente a un 30,35% de la población total y ocupa el quinto lugar en el mundo en matrícula universitaria con 2,1 millones de estudiantes. Otros logros en materia educativa lo constituyen la creación de once universidades desde el año 2000 hasta el presente, entre las cuales se destacan la Universidad Latinoamericana para el Deporte, la Universidad Indígena de Venezuela, la Universidad Latinoamericana de Medicina, Universidad Experimental de las Artes, Universidad para la Seguridad y la Universidad Bolivariana de Venezuela, entre otras. En cuanto a los esfuerzos en materia cultural propiamente dicha, el Gobierno Nacional creó el Ministerio del Poder Popular para la Cultura el 10 de febrero de 2005, dando inicio a un proceso de cambios profundos, que persigue refundar el sector cultural del país, con sólidas estructuras que persiguen, dentro de una filosofía de libre pensamiento, apoyar y estimular la capacidad creativa de nuestros talentos, sin imposiciones, límites ni controles y con la premisa de una cultura integral que, lejos de los conceptos de cultura de élite o arte culto y cultura popular, logre un todo armónico que nos identifique como pueblo. Esta nueva institucionalidad busca hacer del Ministerio del Poder Popular para la Cultura, un ente nacional en donde la elevación de la conciencia y la capacidad creadora sean su meta, basado en una política de Estado que busca la producción y difusión de todas las manifestaciones culturales, la inclusión, democratización y libre acceso al conocimiento, vinculado a un proceso de integración y cooperación internacional, especialmente en el ámbito latinoamericano y caribeño, con la visión de una amplia participación y supervisión ciudadana. Para el logro de las tareas planteadas se han creado 4 plataformas, que agrupan las distintas áreas del sector cultural y tienen como atribución dirigir, evaluar y orientar, a través de las instituciones que las conforman, los lineamientos y políticas trazadas para el área cultural.
Lugano y el Bicentenario Estas plataformas culturales, ya en pleno funcionamiento son: 1) Plataforma Cine y Medios Audiovisuales: creada para agrupar las instituciones del Ministerio del Poder Popular para la Cultura vinculadas a las actividades cinematográficas y audiovisuales del país. La conforman los siguientes entes: Fundación Cinemateca Nacional, Distribuidora Amazonía Films, Centro Nacional del Disco, Fundación Villa del Cine, Archivo Audiovisual de la Biblioteca Nacional, Fundación Centro Nacional de la Fotografía de Venezuela. 2) Plataforma del Libro, Pensamiento y Patrimonio Documental: creada con el fin de agrupar las instituciones orientadas al área editorial, producción, promoción literaria, impresión, distribución, librería, conservación y difusión del patrimonio documental del país. La integran: El Instituto Centro Nacional del Libro, Fundación Centro de Estudios Latinoamericanos Rómulo Gallegos, Monte Ávila Editores Latinoamericana CA., Fundación Biblioteca Ayacucho, Editorial El Perro y La Rana, Fundación Librerías del Sur, Casa Nacional de las Letras Andrés Bello, Imprenta de la Cultura, Centro Nacional de Historia, Archivo General de la Nación, Instituto de la Biblioteca Nacional y Servicio de Bibliotecas. 3) Plataforma Artes Escénicas, Musicales y Diversidad Cultural: con el fin de dirigir, hacer seguimiento y orientar las políticas y estrategias formuladas en las áreas de las artes escénicas, musicales y diversidad cultural. La conforman: Instituto de las Artes Escénicas y Musicales, Fundación Vicente Emilio Sojo, Fundación Casa del Artista, Compañía Nacional de Teatro, Compañía Nacional de Música, Compañía Nacional de Danza, Fundación Teatro Teresa Carreño, Centro de la Diversidad Cultural. 4) Plataforma de las Artes de la Imagen y el Espacio: creada con el fin de dirigir, hacer seguimiento y orientar las políticas referidas a las artes de la imagen y el espacio, así como del Patrimonio Cultural de la Nación y, en consecuencia, di-
fundir las áreas relacionadas a las artes visuales como el diseño, la fotografía, la artesanía, la escultura, la pintura y la arquitectura. Está conformada por: Instituto de las Artes de la Imagen y el Espacio, La Fundación Red de Arte, Fundación de Museos Nacionales, y El Instituto de Patrimonio Cultural. Como resultado del trabajo sostenido y creador de las Instituciones competentes y de miles y miles de personas, se pueden exhibir hoy al mundo grandes logros en materia cultural, que son motivo de orgullo para el Pueblo y el Gobierno Venezolanos, pudiendo señalar entre muchos otros, los siguientes: - Se ha elevado ostensiblemente la autoestima y o rg u l l o p o r e l g e n t i l i c i o n a c i o n a l y latinoamericano. - Se han producido, como nunca en la historia nacional, un gran número de trabajos cinematográficos, en sus diferentes modalidades. - Se dio impulso y se ha fortalecido el Sistema Nacional de Orquestas Juveniles e Infantiles, que goza del reconocimiento a nivel mundial. Se pasó de 25 mil a más de 400 mil niños y jóvenes que participan en este programa, en los últimos 5 años. - Se celebra anualmente la Feria del Libro móvil en Venezuela, con un concepto totalmente diferente a lo tradicional, que además de itinerante, estimula los hábitos por la lectura y la participación de la población. - Se realizan, de manera permanente y sistemática actividades de teatro, música, y de otras manifestaciones artísticas en los sectores más desposeídos, llevando el arte a la gente y motivando a los nuevos talentos. - Se adelanta actualmente un plan de rescate de los centros y edificaciones con valor histórico en el país, tales como anfiteatros, monumentos, plazas y paralelamente se construyen “casas de la cultura” que permiten la participación de un alto porcentaje de la población, en el cultivo de las artes en todas sus manifestaciones. - Se promulgó la “Ley de Artesanos y Artesanas Indígenas”, el 19 de noviembre de 2009, que garantiza los derechos de los trabajadores para proteger, fomentar, promover y fortalecer la actividad artesanal en las diferentes comunidades indígenas y lograr el bienestar integral de estas familias. - Se tiene en práctica un programa de Turismo Cultural Nacional, con el objetivo que nuestra po-
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blación conozca, entienda y se vincule con nuestro entorno geográfico, histórico y cultural, bajo la premisa de “conocer para querer y querer para defender”. El Gobierno Nacional Bolivariano, con el objeto de estimular la creatividad en todas las manifestaciones artísticas, ha establecido diversos premios, entre los cuales podemos destacar el Premio Libertador al Pensamiento Crítico, Premio Internacional Novela Rómulo Gallegos, Premio Internacional de Poesía Víctor Valera Mora, Premio Ministerio del Poder Popular y Premio ALBA por la Obra de la Vida en Artes y Letras. Puedo decir entonces que, según indican las estadísticas y reconocimiento de organizaciones que monitorean de manera permanente y sistemática el avance de los pueblos en el aspecto cultural, la República Bolivariana de Venezuela tiene en esta materia un largo camino recorrido y logros significativos que auguran un futuro esperanzador. Considero importante, para responder a la pregunta que encierra el titulo con que se ha denominado esta Mesa Redonda que, más allá del bicentenario, en América Latina se celebra el despertar de los pueblos, que buscamos reencontrarnos con nuestras raíces, retomar esa mezcla de indios, negros africanos y europeos que se fusionaron y dieron paso a esta nueva cultura latinoamericana de la cual nos sentimos orgullosos y queremos fortalecer y preservar. Estamos conscientes que debemos convivir en un mundo cada vez más interdependiente, con nuevos retos y necesidades que nos obligan a interactuar con otras culturas, pero sin aceptar imposiciones que cambien nuestros valores y tradiciones y a ser lo suficientemente inteligentes para dar y recibir aquellas experiencias que nos permitan complementarlos y enriquecerlos y poder crecer como pueblo y sociedad civilizada. En la República Bolivariana de Venezuela vemos el futuro con optimismo. Nuestra población de casi 29 millones de habitantes, mayoritariamente joven, se está formando académicamente, tratando de alcanzar mejores condiciones de vida y de salud que nos habilite para manejar nuestro país, territorio y recursos con plena autonomía y autodeterminación, con total libertad y con una cultura que, sin pretender compararnos o competir con las de otros pueblos, salvo para integrarnos sana y armónicamente, nos identifique como lo que siempre fuimos: un pueblo alegre, trabajador, solidario, amante de la paz y la justicia.
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MARAToNA MACoNDo di Andrea Kerbaker
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ll’inizio di quest’anno sono stato contattato da un’amica che voleva farmi conoscere gli organizzatori del Latinoamericano Expo, il festival che da molto tempo presenta in Italia le diverse voci del Sud America. “Sai - mi dissero – a giugno di quest’anno compiono 20 anni di attività, e vorrebbero una manifestazione culturale per festeggiare”. L’occasione poteva essere propizia per proporre, finalmente, un’iniziativa che da tempo avevo nel cassetto: l’organizzazione della lettura integrale e collettiva di un classico. Un tentativo di svecchiare un po’ la funzione della letteratura alta, facendola allontanare dal sussiego dell’accademia per avvicinarla a un pubblico più diffuso. Nel caso del Sud America, sulla scelta del romanzo non avevo dubbi: non poteva che trattarsi di Cent’anni di solitudine, di Gabriel García Márquez, il libro che ha aperto la via a tutta la scuola del romanzo fluviale latino americano, così centrale nella narrativa del secondo Novecento. Quando a metà gennaio ho incontrato Franca De Gasperi - che vent’anni fa con il marito Juan Josè “Pepe” Fabiani ha inventato il Festival e da allora ne è l’anima - l’idea è stata subito condivisa. Il tempo di fissare due o tre accordi pratici, di trovare un nome (“Maratona Macondo” è venuto quasi subito, e non ci ha più abbandonato) e a fine febbraio l’iniziativa era già avviata. Prima cosa da ottenere, naturalmente, era il consenso dell’autore. Di solito, manifestazioni di questo tipo si fanno su classici morti e sepolti, da Dante a Cervantes; salvo errore, questa è la prima volta che ci si prova con uno scrittore vivente. La sua autorizzazione era ovviamente necessaria: gliene abbiamo parlato attraverso al sua agente barcellonese. La risposta è giunta nel giro di poche ore: a “Gabo” l’idea piaceva; per questo non ci chiedeva diritti d’autore, ma soltanto il video con la registrazione della manifestazione. Diciamo che un po’, per come ce lo immaginiamo, ce lo aspettavamo; tuttavia un’adesione tanto pronta, piena di simpatia, ci ha dato un forte incoraggiamento. Nel frattempo avevo già iniziato a occuparmi del metodo da seguire. Nella mia mente era chiaro che si doveva trattare di una lettura corale, globale, che coinvolgesse il più ampio numero di persone. Ma praticamente, come fare? In verità, nel proporre l’idea avevo buttato il cuore oltre l’ostacolo: la mia lettura di Cent’anni di solitudine risaliva ai tempi dell’adolescenza, e non ricordavo assolutamente come il libro fosse costruito. Anzi, dai ricordi di tante testimonianze che lo stesso García Márquez ha profuso nel tempo, avevo il sospetto che si trattasse di un romanzo molto poco strutturato. La mia prima rilettura è stata quindi finalizzata a dipanare i nodi della narrazione. Qui c’è stata una vera sorpresa: altro che romanzo destrutturato, quasi casuale, nato dalla fantasia di un autore improvvisamente ispirato: Cent’anni di solitudine è un libro dall’impalcatura so-
lida, solidissima, costruita mattone per mattone con un metodo quasi scientifico, anche se l’autore ha poi fatto di tutto per dissimularlo. Ma già un’analisi superficiale dimostrava l’ossatura, davvero precisa: venti capitoli, anche se non numerati, tutti di lunghezza, press’a poco uguale. Una struttura da romanzo dell’Ottocento: come quei feuilleton che, pubblicati a puntate dai giornali, dovevano occupare ogni giorno lo stesso spazio, con precisione. Qui, in mancanza di quella costrizione esterna, la struttura è comunque bilanciatissima, funzionale a un equilibrio studiato nel dettaglio. Non solo: all’interno di questi capitoli, piuttosto lunghi, c’era un’altra divisione molto precisa: ogni capitolo si compone di quattro (in qualche caso cinque) episodi, tutti della stessa lunghezza, tutti con la stessa struttura: un racconto di una vicenda, narrata in lunghi paragrafi e conclusa da una frase secca, sintetica, a volte ironica, che la commenta e la chiude. Sipario, e via con l’episodio successivo. A una lettura di questo tipo, il romanzo si rivela quindi come una sorta di successione di ottanta racconti, legati tra loro dalle figure della famiglia dei Buendía. Per lo scopo della lettura pubblica, ciascuno di questi 80 episodi poteva essere affidato a un lettore differente, sottolineando la costruzione del romanzo, senza per questo interrompere la sensazione di flusso narrativo. Compito facilitato dalla durata di una lettura a voce alta di ciascun episodio: tra i dieci e i quindici minuti, l’ideale per prevedere per ogni capitolo un gruppo di quattro lettori, che si alternasse una volta all’ora. Il totale della lettura così organizzata giungeva a venti ore, che per semplicità abbiamo diviso in due tronconi di dieci, in due giorni consecutivi. A questo punto servivano i lettori. Ottanta sono molti: dove andare a pescarli? Anche qui, c’era un’idea di massima: dare spazio al maggior numero possibile di professioni, cercando di dare alla lettura quella veste corale che merita il romanzo. L’idea però era tutta da verificare sul campo: magari le persone identificate non avrebbero aderito, perché occupate, o anche soltanto disinteressate. Non restava che verificare. Ci siamo dati soltanto tre limiti: i lettori dovevano aver letto il romanzo, avere una buona capacità espressiva e – soprattutto – essere simpatici all’organizzatore: un’iniziativa di questo tipo riesce soltanto se nasce con la simpatia di tutti i partecipanti; se, al contrario, ci sono persone che rappresentano soltanto un potere costituito, il rischio di naufragio è grande. E questa era un’iniziativa che nasceva per essere fresca, non per dar luogo a un noioso convegno dove guai se non inviti questo o quel cattedratico. Anche su questa linea il consenso del Latinoamericano è stato totale: da subito ci siamo mossi per contattare i lettori. Con un’ulteriore sorpresa: tranne pochissime eccezioni, dovute in generale a impegni pregressi, tutti gli interpellati ci hanno
detto subito sì, senza se e senza ma. E quindi abbiamo ottenuto l’adesione di avvocati (Antonio Magnocavallo, Giuliano Pisapia) e professori (il preside di lettere della Statale Elio Franzini, il sociologo Renato Mannheimer, l’economista Severino Salvemini, il filosofo Carlo Sini), operatori culturali (il critico d’arte Philippe Daverio, il direttore del Museo della Scienza Fiorenzo Galli) e musicisti (Roberto Cacciapaglia, Filippo Del Corno, Carlo Galante), imprenditori (Maurizio Romiti, Massimo Vitta Zelman) o personaggi della ribalta (i volti tv Claudio Colombo e Massimo De Luca, il direttore del Piccolo Teatro Sergio Escobar, l’attrice Federica Fracassi). Naturalmente ben rappresentata, anche se volutamente tutt’altro che maggioritaria, la pattuglia di scrittori ed editori (Rosellina Archinto, Bruno Arpaia, Gianni Biondillo, Isabella Bossi Fedrigotti) così come quella di chi ha contatto con il mondo sudamericano, come i consoli milanesi del Cile, della Colombia, di Cuba e del Perù, la segretaria culturale dell’Iila, Patricia Rivadeneira o la direttrice del Cefial, Isabel Recavarren. Per completare il gruppo dei lettori, rappresentando anche i giovani, una nutrita pattuglia di studenti. E a chiudere, quella che un tempo nei film si definiva una “partecipazione straordinaria”: Lella Costa, con tutto il suo talento, a far comprendere a tutti noi come davvero si legge una pagina di un romanzo Per tutti questi signori, e i tanti altri che qui non è possibile nominare, appuntamento i giorni 9 e 10 giugno alla Loggia dei Mercanti di Milano, uno dei posti più belli della città, chissà perché assai poco sfruttato. Ed è stato proprio come ce lo aspettavamo: un gruppo di persone per bene, simpatiche, motivate, riunite per uno scopo condiviso. Fenomeno che probabilmente ha stimolato l’interesse dei media, di solito piuttosto sonnacchioso quando si tratta di cultura, e invece in questo caso decisamente importante. Radio, televisioni, giornali, hanno fatto a gara per parlare di questa iniziativa, e la Maratona Macondo è stata sostenuta da un tam tam mediatico intenso. Anche la risposta del pubblico è stata buona: per tutta la durata della manifestazione, abbiamo sempre avuto una presenza costante di ascoltatori. Pochissimi hanno resistito per più ore; il grosso era rappresentato da chi stava un’oretta, o appena qualcosa in più. Persone venute espressamente per ascoltare qualcuno, o attirate dalla pubblicità dell’iniziativa: un pubblico itinerante, attento, che ha capito lo spirito della manifestazione. Che, siamo convinti, soddisferà anche le aspettative dell’autore. Una volta concluso l’editing, ci accingiamo a inviargli il video; sarà l’occasione per domandargli di replicare la Maratona in altre città, Roma in testa.
Cultura Empresarial
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EMPRETEC WoMEN IN bUSINESS AWARDS Granted by the United Nations Conference on Trade and Development (UNCTAD) are intended to celebrate and reinforce the participation of women in entrepreneurship in developing countries. The Award is granted to women-owned businesses that have benefited from the business development services of the EMPRETEC programme a pioneering UN vehicle for the promotion of entrepreneurship that operates in 32 developing countries. The participating women entrepreneurs own highly productive and innovative businesses in diverse industries, including small handicrafts, industrial food processing, garments and hotel or web portal ownership. They are also role models for other women, who dream of starting their own businesses, spearheading a process of cultural change in their communities by highlighting successful women entrepreneurs. The first Women in Business Awards were presented in April 2008, in Accra, Ghana, at UNC-
TAD´s 12th ministerial conference and the second in 2010 in Geneva, Switzerland at the UNCTAD headquaters. "Empretec" is a flagship technical assistance programme of UNCTAD´s aimed at coaching key competences of entrepreneurs and helping them in building and expanding their businesses (www.empretec.net). One of its primary goals is to resolve what economists sometimes call the "missing middle." The world´s poorer nations frequently have large businesses (often connected with the government or with transnational corporations) and very small, informal businesses that are not legally established, do not pay taxes, and do not necessarily abide by laws and safety regulations. What is missing are standard, legally incorporated medium-sized enterprises and smaller, officially established firms that may grow into midsized firms over time. (Small- and medium-sized enterprises are often called SMEs.) Such firms play
a surprisingly vital role in a nation´s economic health. SMEs make up the majority of businesses in industrialized countries, provide the majority of jobs, contribute extensively to manufacturing and exports, and traditionally are breeding grounds for new ideas and products. However, according to the World Bank enterprise surveys, they account for only 40% of employment and 25% of GDP in developing countries. The award finalists were evaluated according to selected criteria by a panel of experts in the fields of entrepreneurship and private sector development. When casting their vote, the panellists took into consideration country-specific circumstances that may have an impact on the respective businesses, such as access to finance and technology, infrastructure and market size. The selection criteria include: • Innovation • Entrepreneurial Talent • Outcomes and Achievements
UNCTAD EMPRETEC WoMEN IN bUSINESS AWARDS 2010 The second ceremony of the Empretec Women in Business Award took place 26 April 2010 during the Investment, Enterprise and Development Commission (second session) in Geneva at the United Nations Headquarters.
The First Lady, Dr Margarita Cedeño de Fernández continues to pursue her commitment to the most vulnerable sectors of her country’s population, working steadfastly to reduce poverty, improve education, close the digital gap and improve the living conditions of families in the Dominican Republic, all within a framework of fairness, solidarity and social justice.
Beatrice Ayuru Byaruhanga Empretec Women in Business Award Winner
Maria de la Luz Osses Klein - Empretec Women in Business Award Second Place Winner
Joy Simakane - Empretec Women in Business Award Third Place Winner
“I made up my mind….to challenge the people who did not see values in women by concentrating on my education with an aim of passing it on and giving back to serve my people with quality education.”
“Our services go from the bottom of the earth (mining) to the bottom of the sea (fisheries). I live my enterprise every day.I live and share with all my staff all the moments, the difficulties, the achievements and the awards…”
“W ith the growth in the market, there was a need for customs clearing. The opportunity was there for me to grasp.”
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