Franco Ionda, Presenteassente

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CURATORE Alberto Fiz COORDINAMENTO MOSTRA E CATALOGO Maria Yvonne Pugliese SEGRETERIA ORGANIZZATIVA Laura Finotto

FRANCO IONDA

presenteassente

a cura di Alberto Fiz

FOTOGRAFIE Lorenzo Ciuffi Industrialfoto Firenze Angela Sussarello Mirko Vinante STUDIO GRAFICO ED IMPAGINAZIONE Fototecnica Servizi Digitali STAMPA Industrie Grafiche Vicentine S.p.A.

copertina: “Ecce Homo XX1”, fusione in alluminio, h. 60 cm - 2006 retro copertina: “Bagnasciuga 5”, tecnica mista su tela, 73x106 cm - 2006

yvonneartecontemporanea Vicenza - 10 ottobre / 14 novembre 2009


Io sono per la cultura della costruzione, dell’entusiasmo, della lotta per il rinnovamento, per una cultura che vuole parlare, comunicare forti sensazioni, che costruisce queste forme essenziali e dirette, semplici ma complesse al tempo stesso, per una cultura che obbedisce all’impulso irresistibile della comunicabilità dell’amore. Franco Ionda

Franco Ionda durante l’allestimento della mostra Presenteassente

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Installazione nella sede della galleria Yvonneartecontemporanea


Franco Ionda e Yvonne Pugliese durante l’installazione

La ferita della bellezza di Alberto Fiz

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Franco Ionda non opera sulle cose ma sulla loro menomazione. Lui va alla ricerca di quelle tracce dell’esistenza che si celano dietro l’apparenza. È la totalità ad esserci negata nella consapevolezza che il mondo sia attraversato da una ferita insanabile sulla quale l’artista ci costringe a riflettere. Il problema non è più quello classico connesso all’imperfezione della bellezza, bensì quello, assai più attuale e drammatico, relativo ai limiti della rappresentazione in una progressiva deprivazione della logica costitutiva: “Non c’è più un soffio della trascendenza. Ormai resta solo la tensione dell’immanenza. E quello cui ci dobbiamo preparare sono gli effetti prodigiosi che risultano dalla perdita di ogni trascendenza”, ha scritto Jean Baudrillard. In tal senso, Ionda non è interessato a consolazioni metafisiche ma si autolimita partendo dalla riscrittura dei simboli che appaiono nella loro struggente precarietà, essi stessi menomati e, dunque, liberi di significare al di fuori delle convenzioni. A questo proposito, per comprendere il suo lavoro, appare imprescindibile Monte di Stelle, un’installazione di stelle in legno ricoperte da alluminio realizzata per la prima volta nel 1991. Le stelle sono depositate casualmente una sull’altra senza alcuna posizione determinata ma ciò che più conta è la loro menomazione in quanto si tratta di stelle decapitate che, con i loro angoli ottusi e acuti, hanno perduto l’energia originaria. “Guardate: hanno di nuovo decapitato le stelle/e insanguinato il cielo come un mattatoio!… Sordamente/L’universo dorme,/poggiando sulla zampa/l’orecchio enorme con zecche di stelle”, sono i versi del poeta russo Vladimir Majakovskij che hanno ispirato Ionda in quella che appare come una rappresentazione di sofferenza dove le stelle abbandonano la volta celeste per prendere parte ai destini dell’uomo. Sarebbe semplice leggere le stelle di Ionda esclusivamente come segni concettuali, privi di connessioni con il loro archetipo originario. Forse, apparirebbe persino politically correct rispetto alle regole auree della contemporaneità. Ma si tradirebbe il pensiero dell’artista e il valore di un’indagine che sfugge a qualunque forma di astrazione per radicarsi nell’esperienza stessa delle cose, evitando ogni tipo di scorciatoia, a costo di

apparire, a taluni, narrativa, sebbene lontana da ogni forma di omologazione. Le stelle, insieme ai chiodi, rappresentano la cifra stilistica inconfondibile, assordante e ossessiva di Ionda, eco costante delle sue indagini. Un mantra da cui non è più possibile prescindere, ferita originaria di un’umanità il cui destino appare inesorabilmente segnato da un senso recondito d’impotenza. Come sostiene Friedrich Nietzsche, l’uomo è un animale malato “il più esposto al pericolo, il più a lungo e profondamente malato tra tutti gli animali ammalati”. Opponendosi a tutte le teorie del post human, in gran voga sino a pochi anni fa, Ionda affronta l’altra faccia del superuomo e lo fa senza retorica, bensì con un senso di pietas profonda. Se non sapessimo che l’artista fiorentino è laico e anarchico si potrebbe parlare, persino, di religiosità. Qualunque sia l’azione compiuta da Ionda, nella sua multiforme creatività prevale uno sguardo indulgente, lontano dal nichilismo di gran parte dell’arte contemporanea. Non c’è redenzione ma, semmai, il desiderio di fare dell’estetica un mezzo per interrogarsi sui destini dell’uomo. Di fronte ad un caos che non ammette più un principio ordinatore, dove la comunicazione della realtà passa attraverso i propri simulacri e le proprie menomazioni, Ionda va incontro ad una rinnovata visione che ci pone nella condizione di vedenti, ovvero di coloro che vedono per la prima volta per cogliere, secondo la definizione di Gaston Bachelard “un’immensa intimità”. Basti pensare a Libertà provvioria del 2001, un ciclo di lavori formato da 100 tavole della stessa misura in cui una serie di personaggi sono individuati attraverso la foto segnaletica che compare sulla carta d’identità. I già scarni dettagli vengono annullati da un ulteriore processo di raffreddamento fotomeccanico a cui è sottoposta l’immagine in una sorta di rigenerazione al termine della quale l’artista individua, in termini pittorici, i campi d’interesse. Sono lacerti, impronte o sedimentazioni che avvicinano l’indagine di Ionda a quella di Christian Boltanski nel tentativo comune di recuperare un’identità nel magma caotico dell’esistenza. Se l’artista francese recupera i flussi della memoria, Ionda agisce sulla quotidianità transitoria rintracciando nei volti gli aspetti immateriali e per certi versi inconsci. Anche in un ciclo più recente come Bagnasciuga del 2006 è nuovamente la fotografia a costituire il

punto di partenza per un’indagine caratterizzata da stratificazioni segniche e linguistiche. In questa circostanza Ionda opera sulla cancellazione di figure che camminano sulla spiaggia mantenendo inalterato solo qualche particolare. Su ciascuna di esse viene sovrapposto un sottile foglio di alluminio che ne configura la sagoma accentuando il volume e la fisicità. Sono figure intese come atti concreti di forte impatto, destinate, con le loro presenze, ad invadere lo spazio asettico e a modificarlo. “Io penso comunque con il ginocchio”, affermava Joseph Beuys. L’effetto che da tutto ciò scaturisce, appare di notevole ambiguità con l’immagine fotografica sottostante, in apparenza piatta, che si anima tentando di fuggire dalla propria sagoma nella non perfetta coincidenza con la sua corazza. Ancora una volta Ionda simula la serializzazione per operare, invece, sul principio opposto, quello identitario in base ad un processo di riappropriazione che passa attraverso l’apparente negazione degli elementi. Ionda sostituisce alle regole tradizionali un campo aperto di possibilità significative e al suo segno si potrebbero applicare le considerazioni letterarie di Maurice Blanchot: “Le parole hanno il potere di fare sparire le cose e di farle apparire in quanto scomparse, apparenza di una sparizione, presenza che, a sua volta, ritorna all’assenza”. Quelli che camminano sul bagnasciuga sono corpi ritagliati, volutamente persino un po’ goffi, che hanno la capacità di sviluppare una loro proiezione sul luogo che in tal modo si metamorfizza. L’opera di Ionda entra in gioco evitando l’indifferenza e ponendosi come reale strumento di un’indagine esistenziale che nei lavori recenti passa attraverso la riscrittura delle cose. Basti pensare alle sue carte oleose dove cose e figure escono dall’alveo della rappresentazione per diventare parte integrante di un meccanismo di purificazione, un bagno rituale a cui si chiede l’implicazione dello spettatore coinvolto con i cinque sensi nell’ambito di un’esperienza emozionale fortemente coinvolgente. Nelle Promenade, inoltre, personaggi muti, nella loro inazione, simulano un transito all’interno di paesaggi formati da stelle decapitate e chiodi, quasi a voler costruire, finalmente, un’architettura unitaria dove la figura è parte integrante di un sistema antropomorfo e partecipato, metamorfico e trasfigurato in cui la distinzione sempre più labile

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Frame dal video “I.D.” - 2005 ideato e realizzato da Franco Ionda

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tra scultura, pittura, fotografia e disegno viene superata all’interno di un lavoro polimaterico e tridimensionale in grado di abbracciare la dimensione terrena del cosmo suggerita dallo stesso Ionda che in un’intervista con Amnon Barzel afferma: “Il cielo è in terra, si è rovesciato e le stelle si possono toccare. La relazione è nella storia stessa tra gli uomini che mutano i pensieri e i paesaggi”. E prosegue: “Penso ad un processo d’identificazione con queste forme, un’integrazione tra me e le forme che costituiscono stelle, angeli, chiodi: io e le forme siamo un’unica materia, un’unica parola”. Il corpo dell’uomo nero visto di profilo, senza braccia, è menomato come le gigantesche stelle sulle quali simula di camminare in un contesto dove si giunge ad un’assoluta sovrapposizione degli elementi decontestualizzati di fronte ad un’arte che non chiede alcuna giustificazione. Come afferma Winnie, la protagonista di Giorni felici, nell’amara opera teatrale di Samuel Beckett: “Qualche volta è tutto finito, quel che può dare il giorno, tutto fatto, tutto detto, tutto è pronto per la notte, e il giorno non è finito, tutt’altro che finito, la notte non è pronta, tutt’altro, tutt’altro che pronta”. Winnie vive interrata fin sopra la vita, senza possibilità di muoversi e alle sue spalle si trova, in un cumulo di sabbia, suo marito Willie che si può muovere solo strisciando e parla a monosillabi. Potrebbero essere loro i perfetti interpreti della commedia umana messa in scena da Ionda dove ogni individuo vive con la propria menomazione trovandosi sopraffatto persino dalla propria ombra. Tutto ciò risulta evidente anche in Ecce homo XXI dove la scultura esce allo scoperto e Ionda realizza una serie di figure in alluminio di circa 60 centimetri associate a ombre inquietanti, anch’esse in alluminio. Per i suoi personaggi-manichini asessuati e senza braccia, che escono dalle immagini del bangasciuga ed entrano nello spazio reale non c’è scampo: questa volta non solo viene negato loro il movimento, ma persino la possibilità di stare in piedi. L’esistenza precaria, infatti, non è scindibile dalle pareti alle quali rimangono appoggiati in una chiara provocazione nei confronti della tridimensionalità. Per la scultura davvero un destino singolare ma non certo sorprendente, tenendo conto che i corpi menomati non sono altro che un’ulteriore variazione delle stelle decapitate.

I sogni di Ionda, le immagini dei suoi desideri, del suo entusiasmo, lo proiettano in una dimensione spirituale. Usa la matita, il metallo, la carta, la fotografia, il video, il colore: per dire cosa? Forse qualcosa che può cambiare il nostro pensiero anche solo per un attimo? É già molto. Tutta la vita è un attimo. Amnon Barzel

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“Senza titolo�,Ritratto fusioneolio in alluminio, su tela, 70x100 70x90 cm - 2009 1992


“Bagnasciuga 2”, tecnica mista su tela, 106x76 cm - 2006


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“Bagnasciuga 5”, tecnica mista su tela, 73x106 cm - 2006

“Bagnasciuga 4”, tecnica mista su tela, 73x106 cm - 2006

“Bagnasciuga 3”, tecnica mista su tela, 73x106 cm - 2006

“Bagnasciuga 6”, tecnica mista su tela, 73x106 cm - 2006


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“Bagnasciuga 7”, tecnica mista su tela, 73x106 cm - 2006

“Bagnasciuga 8”, tecnica mista su tela, 73x106 cm - 2006

“Bagnasciuga 1”, tecnica mista su tela, 106x73 cm - 2006


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“Senza titolo”, fusione in alluminio, 14x60 cm - 1992


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“Obliquo”, tempera, inchiostro, olio su carta, 91,5x91,5 cm - 2006


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“Senza titolo� - dittico - inchiostro, olio, alluminio su carta, 73x100 cm cad - 2005


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“Stella celata”, tempera, inchiostro, olio su carta, 73x100 cm - 2005

Dall’alto: “Stella svelata”, “Walking”, “Senza titolo”, tempera, inchiostro, olio su carta, 100x73 cm - 2005


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“Senza titolo”, cera e olio su carta, 73x76,5 cm - 2005


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“Addolorata 1”, tempera, inchiostro, olio su carta, 73x100 cm - 2005

“Senza titolo”, smalto, inchiostro, olio su carta, 73x100 cm - 2005

“Uguali i segni”, tempera, inchiostro, olio su carta, 73x100 cm - 2005

Nella pagina successiva “Ecce homo XXI”, fusione in alluminio, h. 60 cm - 2006


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Patrizio Travagli, Franco Ionda, Fabrizio Plessi, Amnon Barzel, James Turrell, Paolo Targetti, 2004, Mehrlicht Targetti Light Art Collection im / at MAK, Vienna

Amnon Barzel, Franco Ionda, 1998, Berlino

Biografia

la figura che sta dietro l’immagine, l’uomo che è riprodotto dai retini tipografici. È a tutti gli effetti un’operazione anti-pop art, sebbene ne riutilizzi le tecniche. Ed è nel 2000 che questo suo processo artisticocurativo si sposta dall’analizzare momenti storici di riconosciuto dolore al rappresentare l’uomo nella sua quotidianità. Si tratta di opere su tela in cui le silhouettes della figura umana e le loro ombre danno vita a degli incroci senza incontro. Le strutture nascono da una rielaborazione di scatti fotografici presi su un bagnasciuga; ma poi le silhouettes, che sono un vero e proprio precipitato materiale della condizione umana presente, vengono in alcune opere lasciate nel loro sfondo di realtà fotografica, e in altre collocate in quel contesto di smarrimento cosmologico che è il segno peculiare di Ionda e del suo mondo allegorico. Ionda è oggi un artista di grande spessore intellettuale che sa passare con intelligenza e maestria da una tecnica a un’altra e da un materiale all’altro senza mai perdere il senso profondo del proprio lavoro. Le sue composizioni nascono dalla ricerca costante di rendere l’arte valore universale, cioè linguaggio insostituibile per conoscere l’uomo.

Ionda vanta una lunga collaborazione con il Centro di Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, mostre in Italia, in Europa e in altre parti del mondo. Nell’ambiente è considerato impulsivo, irruento e sempre determinato a raggiungere nuovi obiettivi artistici, senza mai dimenticare che è la vita degli uomini il nucleo profondo da cui nasce la sua arte. L’artista è arrivato all’arte con assoluta consapevolezza dopo aver esercitato molti mestieri. All’inizio degli anni Settanta, mentre gli artefici dell’arte povera avevano imposto le loro strutture primarie, Ionda viveva su una palafitta nei canneti dell’Adda. Dopo aver maturato a lungo la sua scelta, all’età di 38 anni si diploma all’Accademia di Firenze ed inizia la sua ricerca nell’ambito dell’informale subendo il fascino di Alberto Burri. Ma già a partire dagli anni Ottanta elabora intriganti composizioni monocromatiche con tempera, alluminio e grafite che contengono i germi della sua indagine più matura. Negli anni ’90 compaiono le sue immagini allegoriche: i chiodi, le corone di chiodi, le stelle decapitate. Le stelle richiamano le parole di Majakovskij, «Guardate:/ hanno di nuovo decapitato le stelle/ e insanguinato il cielo, come un mattatoio!», e alludono ad una condizione di smarrimento, alla ricerca di una nuova dimensione cosmologica. La rappresentazione di questo smarrimento si concentra poi in un lavoro sulla guerra. Sono opere che nascono dalle immagini retinate dei quotidiani: immagini che vengono ingrandite in fotocopia, incollate su legno, messe a macerare in olio di lino fino a far scomparire la carta e lasciar depositare il toner della fotocopia sul legno. Il tentativo è quello di ri-sacralizzare l’immagine annullata dalla riproduzione massiva della stampa quotidiana; e ovviamente con esso ri-sacralizzare

Principali mostre personali 1986 Gallery De Gryse, Tilt (Belgio) 1989 Reziario, Neues Atelier Siebenbrunengasse, Vienna (Austria) 1990 Galerie An Der Fabrik, Spital/Pyhrn (Austria) Unter dem Sternenberg, Museum Bochum, Bochum, (Germania) 1991 Monte di stelle, La Fabbrica di Seta, Pieve a Presciano, Arezzo 1992 Carta bianca 3, Centro di Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato Il pasto nudo, Villa Romana, Firenze

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Emilio Vedova, Franco Ionda, Riccardo Guarneri, 1988, Venezia

Amnon Barzel, Katalin Mollek Burmeister, Franco Ionda, Himi Burmeister, 1998, Villa Romana, Firenze

Franco Ionda, Yvonne Pugliese, 2009

Cartacce, Galleria Sergio Tossi Arte Contemporanea, Prato 1993 Incontro nel deserto, Galleria Cinque-cinquantacinque, Roma 1994 Informazioni riservate, Galerie An Der Fabrik, Spital/Pyhrn (Austria) 1995 L’intima franchezza, Studio Fabrizio Guidi Bruscoli, Firenze 1997 Libertà Provvisoria, Centro di Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato Una linea di poesia, Galerie Gaudens Pedit, Lienz (Austria) 1998 Tra cielo e terra, Tornabuoni Arte, Galerie d’Art Contemporain, Crans Montana (Svizzera) Urlo, Salone di Villa Romana, Firenze Riconciliazione, Benediktinerstift Admont e Galerie An Der Fabrik Spital/Pyhrn (Austria) Leube’s 1998 Artists Program, Gartenau bei Salzburg (Austria) 1999 L’Ultima cena, Sala Capitolare Padri Sacramentini, S. Agostino, Prato 2001 Un lavoro un’opera, Via Nuova per l’Arte Contemproranea, Firenze Monte di stelle 1, Abaco Art in Progress, Prato Galleria Tornabuoni Arte, Arte Contemporanea Internazionale, Firenze 2002 Punti d’ascolto, Villa Lina, Ischia Un palco per Daniela, Cenacolo di Ognissanti, Firenze 2003 Smarriti nello spazio, Fabrizio Guidi Bruscoli, Firenze 2004 Smarriti nello spazio II, Palazzo Novellucci, Prato Scartafaccio, Artcorner, Firenze 2005 Guarda il cielo, Artsinergy, S.Benedetto del Tronto (AP) 2006 Promenade, Artmark Galerie, Vienna 2007 Ecce Homo XXI, castel dell’Ovo, Napoli Ecce Homo XXI, galleria Michelangelo, Roma 2009 Ecce Homo XXI, galleria del Palazzo,

1992 Evocare Colombo: un viaggio virtuale, Museo attivo delle forme inconsapevoli, Genova Quarto Soggetti di frontiera, Fortezza da Basso, Firenze Opere dalla collezione 88-92, Centro di Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato. Soggetti di frontiera, Fortezza da Basso, Firenze 1993 ULAPPA 93, Centro Culturale Turku, Finlandia 1994 Alphabetica - L’ultimo manoscritto del secondo millennio, Biblioteca Nazionale Centrale, Firenze Di carta e d’altro - libri d’artista,Centro per l’Arte Contemporanea, CID/Arti Visive, Prato Peso Frenato, Galleria Sergio Tossi Arte Contemporanea, Prato 40 x 40, Galleria Continua, San Gimignano 1995 Antologia scelta 1995, Tornabuoni Arte, Firenze 1996 Profezia di bellezza, Città del Vaticano Arte e Industria, Textile Produkte per l’Arte Contemporane F. Radici, Villa d’Ogna (BG) Projekte des Metallsymposiums Spital am Pyhrn, Galerie im Stifterhaus, Linz (Austria) Metallsymposium ’96, Spital am Pyhrn (A) 1997 M.E.S.S.A.G.E., Galleria Schüppenauer, Colonia (Germania) 1998 Musica e no, Santa Maria della Scala, Siena Ecce Homo elogio dell’altro Irradiazioni, Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato Mito velocità, Galleria d’Arte Contemporanea della Repubblica di S. Marino Themen zur variation, ACP Galerie Peter Schuengel, Salisburgo (Austria) 1999 Targetti Art Light Collection, Cripta di S. Croce, Firenze; Mudima, Milano; Castello di Lubiana, Lubiana; BIEL 99 Buenos

palazzo Coveri, Firenze

Principali mostre collettive 1981 Galleria Comunale d’Arte Moderna, Forte dei Marmi 1983 Incontrò il vecchio capro...., Galleria Comunale d’Arte Moderna S.Gimignano (Siena) Galleria Piramide, Firenze 1984 L’Immagine Italiana, Galleria Comunale d’Arte Moderna, Forte dei Marmi Forme nel verde, San Quirico d’Orcia (Siena) Kriptodie, Sala Cembalo Borghese, Regione Lazio, Roma 1985 Bockley Gallery, New York Spazio Paradigma, Genova Arte Italiana Contemporanea, Galleria Unimedia, Genova 1986 Sala 1 - Roma Studio School, New York Bockley Gallery, New York Astrazione Italiana Contemporanea, XXIV Biennale Arti Visive, Alatri 1987 Mercato del Sale, Milano Kulturhaus, Basilea Bockley Gallery, Minneapolis 1988 Bidimensione e Tridimensione, Galleria Arco di Rab, Roma Borderland, Civica Pinacoteca, Reggio Emilia 1989 Nello Spazio della Superficie, Convento dei Servi di Maria, Monteciccardo (PS) XXV Biennale d’Arte Contemporanea Città di Alatri (FR) 1975/1990, Gallery De Gryse, Tilt (Belgio) 1991 Interni d’Artista, Palazzo Budini Gattai, Firenze 1992 Opinioni d’artista, Galleria Linea Arte Contemporanea, Firenze

Aires; Galleria La Nuova Pesa, Roma; Museo nazionale dell’architettura, Ferrara; Le Crab, Lione 1999 Opere in forma di libro, Museo Virgiliano, Mantova Disegno in Toscana dal 1945 ad oggi, Villa Medicea di Poggio a Caiano 2000 Progetti di Sacro: Arte ed Architettura per il Giubileo, Chiesa S. Niccolò e Galleria Fallani Best, Firenze 2001 Area di transito, Baldassini, Tognozzi, Firenze Malerei und Graphik, Artmark Galerie, Spital am Pyhrn (Austria) Targetti ArtLightCollection, Maerzgalerie, Liepzig 2002 Nel segno della luce, X Biennale d’Arte Sacra, Santuario di San Gabriele, Teramo Lonely Living, VIII Biennale Internazionale d’Architettura, Venezia 2003 Targetti ArtLightCollection, Chelsea Art Museum, New York Artmark Galerie, Spital am Pyhrn (Austria) 2004 Omaggio a Leos Janacek, Palazzo Rinascimentale von Kunstat Brno (Repubblica Ceca) Mehr Licht Targetti Light Art Collection Im Mak, Vienna 2005 Gli artisti per Mario Luzi, Mostra itinerante 2006 Lightart, Targetti light art Collection at Muar, Mosca Tema della Resurrezione, XII Biennale d’Arte Sacra - Santuario di San Gabriele, Teramo 2008 Springs White, Lalit Kala Akademy, New Dely (India) Springs in White, Rabindranath, Tagore Cetre, Calcutta (India)

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Libri d’Artista

Bibliografia 2001 “Stelle decapitate” testi di Predrag Matvejevic Ed. Canopo 2002 “Oltre frontiera” Ed. Canopo

Videografia 1991 “monte di stelle” Regia e Montaggio Audio/Video: Leonardo Cellai e Francesco Fei musiche di Lorenzo Piscopo

2001 “oltre frontiera” la folla muta Franco Ionda con un racconto di Predrag Matvejevic, Produzione a Rischio

Franco Ionda Andrea B. Del Guercio, Franco Cesati Editore, 1986

Profezia di bellezza Arte sacra tra memoria e progetto, ed. CISCRA, 1996

Area n. 56 Rivisita di architettura e arti del progetto, Federico Motta Editore, 2001

Franco Ionda, Reziario produzione e organizzazione Sergio Tossi, 1989

Libertà provvisoria (Irradiazioni) Saggio critico Alberto Fiz, Prato, Ed. Maschietto e Musolino, 1997

Lonely Living L’architettura dello spazio primario, Federico Motta Editore, 2002

Unter dem Sternenberg Museo Bochum, ed. Essegi, 1990

Collezione permanente Museo Pecci, Prato, 1998

10a Biennale d’Arte Sacra Fondazione Stauros, 2002

Franco Ionda, Monte di stelle Fabbrica di Seta, ed. Essegi, 1991

Ecce homo elogio dell’altro Giandomenico Semeraro, prefazione Bruno Corà ed. Alinea, 1998

Omaggio a Leos Janacek Brno, Cecoslovacchia, 2004

Dentro il museo interiore, Alessandro Tempi presenta Franco Ionda Carta Bianca 3, Centro per l’arte Contemporanea Luigi Pecci, 1992

Tra cielo e terra Tornabuoni Arte, Crans Montana, Svizzera, 1998

Targetti LightArt Collection Curatore Amnon Barzel ed. Skira, 2004

Franco Ionda Galerie An Der Fabrik, Spital/Pyhrn Austria, pubblicato da Sergio Tossi, 1994

La spiritualità nell’arte, da Boccioni a Serrano Oropa, Biella, Mazzotta editore, 2000

Oltre frontiera Introduzione Bruno Corà ed. Canopo, 2005

Metall Symposium Spital Am Pyhrn 1996, Catalogo di OO. Landesmuseums, 1996

Area di transito Curatore Giandomenico Semeraro, 2001

Ecce Homo XXI Catalogo a cura di Gianmaria Nerli - Castel dell’Ovo, Napoli ed. Edimond, 2007

Arte e industria L’esperienza textile Produkte per l’arte contemporanea, ed. Marcos Y Marcos, 1996

Franco Ionda Monografia Testi critici Amnon Barzel, ed. Motta, Milano, 2001

La collezione Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato ed. Giunti, 2009

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1996 “Metall Symposium, Spital Am Pyhrn” Montaggio Luca Ballini, Video Lab, Firenze

1997 “liberta’ provvisoria” Montaggio Luca Ballini, Video Lab, Firenze

2003 “Smarriti nello spazio” Montaggio Audio/Video: Piero Fragola, Matteo Giampaglia

2005 “i d” Montaggio Audio/Video: Piero Fragola, Matteo Giampaglia

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Finito di stampare nel mese di Ottobre 2009



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