Anteprima - Genetica & Genomica nelle scienze mediche 2E

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Tom Strachan Anneke

Lucassen

Genetica & Genomica nelle scienze mediche

Seconda edizione

A cura di Rossella Tupler

BIOLOGIA

INDICE GENERALE

Prefazione XV

Capitolo 1

Principi

fondamentali: DNA, cromosomi e cellule

1.1 Struttura e funzione degli acidi nucleici 1

Concetti generali: materiale genetico, genomi e geni 1

La chimica alla base degli acidi nucleici 2

FOCUS 1.1

Estremità 5′ e 3′ e asimmetria nei filamenti degli acidi nucleici 3

Appaiamento di basi e doppia elica 3

FOCUS 1.2

Prevalenza degli appaiamenti delle basi, complementarità di sequenza e modalità di notazione della sequenza degli acidi nucleici 4

Replicazione del DNA e DNA polimerasi 5

Geni, trascrizione e dogma centrale della biologia molecolare 6

1. 2 Struttura e funzione dei cromosomi 7

Perché abbiamo bisogno di cromosomi altamente strutturati e come sono organizzati 7

La funzione del cromosoma: origini di replicazione, centromeri e telomeri 8 I centromeri 8 Le origini di replicazione 9 I telomeri 9

1. 3 DNA e cromosomi nella divisione cellulare e nel ciclo cellulare 9

Le differenze nel numero di copie di DNA all’interno di cellule diverse 9 Il numero di copie del DNA mitocondriale 10

Ciclo cellulare e segregazione dei cromosomi duplicati e delle molecole di DNA 10

I cambiamenti nel numero di cromosomi cellulari e nel contenuto di DNA 11

Replicazione e segregazione del DNA mitocondriale 12

La mitosi: la forma più comune di divisione cellulare 12

La meiosi: una divisione cellulare riduttiva specializzata che dà origine agli spermatozoi e agli oociti 13

Capitolo 2

Principi fondamentali: geni, espressione genica e organizzazione del genoma umano

2.1 Struttura ed espressione dei geni codificanti proteine 18

L’organizzazione del gene: esoni e introni 19

Lo splicing dell’RNA: ricucire le informazioni genetiche contenute negli esoni 19

L’importanza evolutiva dello splicing dell’RNA 20

La traduzione: decodificare l’RNA messaggero per produrre un polipeptide 21 Il processo della traduzione 21

FOCUS 2.1 Cornici di lettura per la traduzione e separazione delle sequenze codificanti da parte degli introni 23

L’RNA transfer come RNA adattatore 24

Regioni non tradotte ed estremità 5′ e 3′ dell’mRNA maturo 24

Dal polipeptide di nuova sintesi alla proteina

2. 2 Geni per RNA ed RNA non codificanti

Gli RNA che agiscono come regolatori specifici: da rare eccezioni a opinione corrente

2. 3 Analisi dettagliata del nostro genoma e suo significato

Il Progetto Genoma Umano: un’analisi dettagliata del genoma nucleare

FOCUS 2.3 Una panoramica su eucromatina ed eterocromatina

Ciò che la sequenza non ci ha chiarito e l’obiettivo di identificare tutte le sequenze funzionali del genoma umano

2.4 Completamento del genoma umano e P rogetto Pangenoma Umano

16

L’appaiamento dei cromosomi omologhi paterno e materno (sinapsi) 14 La ricombinazione 15 Perché ogni nostro gamete è unico 15 ■ Sommario ■ DomanDe ■ BiBliografia

2.4 Breve panoramica di alcune risorse elettroniche per analizzare la sequenza e i prodotti genici del genoma umano 37

Nomenclatura dei geni e portale HGNC 37

Le banche dati contenenti sequenze nucleotidiche e proteiche 38

La ricerca di sequenze nucleotidiche e proteiche correlate 39

I collegamenti a banche dati cliniche

2. 5 Organizzazione ed evoluzione del genoma umano

Una breve panoramica dei meccanismi evolutivi che hanno modellato il nostro genoma 40

Quanto del nostro genoma è importante dal punto di vista funzionale? 41

Conservazione delle sequenze dovuta alla selezione e stima della pressione funzionale 41

Il genoma mitocondriale: un utilizzo efficiente ma con autonomia limitata 42

La distribuzione dei geni nel genoma umano 42

Le dimensioni del DNA ripetuto nel genoma umano 44 L’organizzazione delle famiglie geniche

L’importanza della duplicazione genica e del DNA codificante ripetuto

Il dosaggio genico

Le nuove varianti genetiche

Il DNA non codificante altamente ripetuto nel genoma umano 49

Le ripetizioni derivate da trasposoni nel genoma umano 49

Il significato evolutivo delle ripetizioni trasponibili 51

■ Sommario ■ DomanDe ■ BiBliografia per approfonDire 51

Capitolo 3

Principi delle tecnologie per lo studio del DNA

3.1 Amplificazione del DNA attraverso il clonaggio 55

L’amplificazione di un DNA di interesse all’interno di cellule batteriche

La necessità di vettori di DNA

La separazione fisica dei cloni

La necessità di nucleasi di restrizione

Librerie di DNA, utilizzo e limiti del clonaggio del DNA

FOCUS 3.1 Le endonucleasi di restrizione: da guardiani batterici a strumenti genetici 58

3. 2 Amplificazione del DNA mediante la reazione a catena della polimerasi (PCR) 59

Le basi della reazione a catena della polimerasi (PCR) 59

3. 3 Principi dell’ibridazione degli acidi nucleici 61

La formazione di eteroduplex artificiali 62 I saggi di ibridazione: l’utilizzo di acidi nucleici noti per individuare sequenze correlate in una popolazione di acidi nucleici in esame 63

L’utilizzo di parametri di ibridazione ad alta e bassa stringenza 64 I due tipi di saggi di ibridazione 64

L’ibridazione su microarray: un’ibridazione in parallelo su larga scala a sonde fissate su supporto 66 FOCUS 3.2

3.4 Principi del sequenziamento del DNA 67

Il sequenziamento del DNA con il metodo dei dideossinucleotidi 69

Il sequenziamento massivo in parallelo del DNA (sequenziamento di nuova generazione) 70

FOCUS 3.3 Elettroforesi su gel ed elettroforesi capillare per la separazione degli acidi nucleici in base alle dimensioni

Capitolo 4

Principi della variabilità genetica

4.1 Origini della variabilità delle sequenze e meccanismi di riparazione del DNA 76

La variabilità genetica deriva da errori endogeni nella funzione dei cromosomi e del DNA 76

errori nella replicazione del DNA 76

Segregazione cromosomica ed errori di ricombinazione 77

Diverse fonti endogene ed esogene possono danneggiare il DNA alterandone la struttura chimica 77

Il danno chimico al DNA da fonti endogene e ambientali 78

L’ampio spettro dei meccanismi di riparazione del danno al DNA 79

La riparazione del danno al DNA o della sequenza alterata su un singolo filamento 79

La riparazione delle lesioni che colpiscono entrambi i filamenti del DNA 80

Mancato rilevamento di un danno del DNA, tolleranza al danno del DNA e sintesi translesione 80

Le malattie che originano da difetti nella risposta al danno del DNA o nei meccanismi di riparazione 82

4. 2 Genomica delle popolazioni e dimensione della variabilità genetica umana 83

Varianti del DNA, polimorfismi e genomica delle popolazioni umane 84

Varianti strutturali e varianti di piccole dimensioni a confronto 85

FOCUS 4.1 Il sequenziamento del genoma individuale e di popolazione 85

Le varianti su piccola scala: varianti a singolo nucleotide e piccole inserzioni e delezioni 86

Inserzioni e delezioni di piccole dimensioni 86

Microsatelliti e altri polimorfismi dovuti al numero variabile di sequenze ripetute in tandem 87

Varianti strutturali e varianti a basso numero di copie 88

Facciamo il punto sulla variabilità genetica umana 89

4. 3 Variabilità genetica funzionale e polimorfismi delle proteine 90

La maggior parte della variabilità genetica ha un effetto neutro sul fenotipo, ma una piccola parte è dannosa 91

Nella specie umana agiscono diversi tipi di selezione naturale darwiniana 91

La selezione positiva in risposta a microrganismi patogeni 92

Gli adattamenti ad ambienti alterati 92

FOCUS 4.2 La forte selezione positiva più recente può causare una sweep selettiva con soppressione locale della variabilità genetica 94

La generazione della diversità delle proteine attraverso la duplicazione genica: l’esempio dei geni per i recettori olfattivi 96

4.4 Straordinaria variabilità genetica del sistema immunitario 96

La spiccata variabilità genetica nelle quattro classi di proteine del sistema immunitario 96

La variabilità genetica post-zigotica (somatica) casuale e mirata 98

I meccanismi somatici che consentono la produzione cellula-specifica delle immunoglobuline e dei recettori dei linfociti T 98

La diversità combinatoria attraverso la ricombinazione somatica 98

La restrizione dell’MHC

Il polimorfismo dell’MHC

L’importanza del sistema HLA in medicina

Trapianto e analisi di istocompatibilità

Le associazioni HLA-malattia

Capitolo 5

Malattie monogeniche: trasmissione ereditaria, variabilità fenotipica e frequenze alleliche

5.1 Introduzione: terminologia, risorse informatiche e alberi genealogici 109

Terminologia di base e risorse informatiche sulle malattie monogeniche 109

FOCUS 5.1 Le risorse informatiche sulle malattie monogeniche umane e sui geni coinvolti 110

Studio della storia familiare della malattia e alberi genealogici 110

5. 2 Concetti basilari dei modelli di trasmissione ereditaria mendeliana e del DNA mitocondriale

111

La trasmissione ereditaria autosomica dominante 111

La trasmissione ereditaria autosomica recessiva 112

La consanguineità 112

FOCUS 5.2 Consanguineità e grado di correlazione genetica tra parenti stretti 113

I fenotipi correlati alla malattia nei portatori 114

Trasmissione ereditaria legata all’X e inattivazione del cromosoma X 114

L’inattivazione del cromosoma X 114

La trasmissione ereditaria recessiva legata all’X 115

La trasmissione ereditaria dominante legata all’X 116

Ricombinazione X-Y e omologia X-Y 116

La trasmissione ereditaria pseudoautosomica 118

La trasmissione ereditaria legata all’Y 118

La trasmissione ereditaria matrilineare delle malattie del DNA mitocondriale 119

Eteroplasmia variabile e variabilità clinica 119

5. 3 Incertezza, eterogeneità ed espressione variabile dei fenotipi mendeliani 120

Le difficoltà nel definire le modalità di trasmissione ereditaria con piccoli alberi genealogici 120

Mutazioni post-zigotiche e mosaicismo 122

L’eterogeneità nella corrispondenza fra fenotipi e geni e mutazioni sottostanti 122

L’eterogeneità del locus 122

FOCUS 5.3 Mutazioni post-zigotiche (somatiche) e perché tutti noi siamo mosaici genetici 123

L’eterogeneità allelica e fenotipica 124 Non penetranza e penetranza legata all’età 125

L’età di insorgenza variabile nelle malattie a esordio tardivo 125

L’imprinting 127

L’anticipazione 127

5.4 Frequenze alleliche nelle popolazioni 128

Frequenze alleliche e legge di Hardy-Weinberg 128

La legge di Hardy-Weinberg 129 Applicazioni e limiti della legge di Hardy-Weinberg 129

L’accoppiamento non casuale 130

FOCUS 5.4 L’utilizzo della legge di Hardy-Weinberg per calcolare i rischi dei portatori nelle malattie autosomiche recessive 130

Le modalità con cui cambiano le frequenze alleliche nelle popolazioni 131

Collo di bottiglia in una popolazione ed effetto del fondatore 131

Mutazione verso selezione nella determinazione delle frequenze alleliche 133

Il vantaggio degli eterozigoti: quando la selezione naturale favorisce i portatori di malattie recessive 134

Come distinguere il vantaggio dell’eterozigote dall’effetto del fondatore 135

■ Sommario ■ DomanDe ■ BiBliografia per approfonDire 136

Capitolo 6

Principi della regolazione genica e dell’epigenetica

I due tipi fondamentali di regolazione genica 138

Gli effetti che agiscono in cis e in trans nella regolazione genica 138

6.1 Regolazione genetica dell’espressione genica 140

I promotori: i principali interruttori on-off nei geni 140

Modulazione della trascrizione e regolazione tessuto-specifica 141

I regolatori in cis come modificatori dell’espressione genica basale 141

I regolatori in cis come elementi di confine 142

Legame e specificità dei fattori di trascrizione 142

La specificità dei fattori di trascrizione 143

La regolazione genetica durante la maturazione dell’RNA: lo splicing e l’editing dell’RNA 143

regolazione dello

dell’RNA

dell’RNA

La regolazione della traduzione mediante proteine regolatrici che agiscono in trans 145

Il silenziamento genico post-trascrizionale mediante microRNA 146

Reprimere i repressori: gli RNA endogeni concorrenti sequestrano i miRNA 146

6. 2 Modifica della cromatina e fattori epigenetici nella regolazione genica 148

Una panoramica delle basi molecolari dei meccanismi epigenetici 148

L’ereditabilità dei tratti epigenetici 148

La stabilità dei tratti epigenetici 149

Come i cambiamenti nella struttura della cromatina producono un’espressione genica alterata 149

La necessità di writer, eraser e reader della cromatina 150

Modifica e sostituzione degli istoni nei nucleosomi

La sostituzione degli istoni

150

152

L’effetto degli istoni modificati e delle varianti istoniche sulla struttura della cromatina 152

La funzione della metilazione del DNA nelle cellule di mammifero

154

La metilazione del DNA: meccanismi, ereditabilità e funzioni globali durante le prime fasi dello sviluppo e nella gametogenesi 154

FOCUS 6.1 Isole CpG e modalità di metilazione del DNA nel genoma e nei geni

Il meccanismo di metilazione del DNA

La metilazione del DNA nelle prime fasi dello sviluppo e nella gametogenesi

I lunghi RNA non codificanti nella regolazione epigenetica dei mammiferi

La regolazione in cis e in trans

L’imprinting genomico: l’espressione differenziale degli alleli ereditati per via materna e paterna

155

155

156

157

158

159

Estensione e importanza dell’imprinting genomico 160

L’imprinting sesso-specifico stabilito mediante la metilazione differenziale 162

L’inattivazione del cromosoma X: la compensazione delle differenze nel dosaggio genico tra i sessi 163

Conteggio dei cromosomi X e scelte di inattivazione 163

RNA XIST e inizio dell’inattivazione dell’X 164

Sfuggire all’inattivazione dell’X 165

6. 3 Anomalie della regolazione epigenetica nelle malattie mendeliane e nella disomia uniparentale 165

I principi della disregolazione epigenetica 165

Le malattie della cromatina dovute a mutazioni nei geni modificatori della cromatina 166

Caso di studio: la sindrome di Rett 167

Le malattie che derivano dalla disregolazione dell’eterocromatina 167

Il silenziamento genico inappropriato 168 La riduzione dell’eterocromatina 169

Caso di studio: la distrofia muscolare facio-scapolo-omerale 170

Disomia uniparentale e malattie correlate all’imprinting 170

La regolazione genica anomala nei loci soggetti a imprinting 171

Il cluster dei geni soggetti a imprinting in posizione 11p15.5 171

Il cluster dei geni soggetti a imprinting in posizione 15q11-12 173

Caso di studio: la sindrome di Angelman 174

Imprinting e riproduzione assistita 175 ■ Sommario ■ DomanDe ■ BiBliografia per approfonDire 175

Capitolo 7

Variabilità genetica nel DNA e nei cromosomi come causa di malattie

7.1 Panoramica sulle modalità con cui la variabilità genetica porta alla malattia 179

L’importanza delle sequenze ripetute nell’innescare un meccanismo patogenetico 180

7. 2 Sostituzioni nucleotidiche patogenetiche e piccole inserzioni e delezioni 181

Le sostituzioni patogenetiche di un singolo nucleotide nelle sequenze codificanti 181

Le frequenze relative delle sostituzioni sinonime e di quelle che cambiano l’amminoacido 182

Le sostituzioni conservative: rimpiazzare un amminoacido con un altro simile 183

Le sostituzioni non conservative: gli effetti su polipeptidi/proteine 184

Le mutazioni che producono codoni di stop prematuro 184

FOCUS 7.1 Il decadimento mediato da un nonsenso come meccanismo di sorveglianza dell’mRNA 185

Le mutazioni di splicing patogenetiche 186

Origine e frequenza delle mutazioni puntiformi patogenetiche 187

I tassi di mutazione nel genoma umano 188 Il carico patogenetico complessivo 188

Gli effetti dell’età e del sesso dei genitori sui tassi di mutazione nelle cellule germinali 188

Malattie dovute all’effetto dell’età paterna e selezione egoista degli spermatogoni 189

Osservazione e classificazione delle mutazioni puntiformi che provocano le malattie 190

Le mutazioni puntiformi nel DNA codificante 190

Le mutazioni puntiformi nei geni per RNA e in altro

DNA non codificante 191

Le banche dati delle mutazioni patogenetiche umane 191

7. 3 Patogenesi dovuta alla variazione del numero di copie di brevi sequenze ripetute in tandem 192

Le due principali classi di varianti patogenetiche nel numero di copie di brevi sequenze ripetute in tandem 192

L’espansione patogenetica del numero di brevi sequenze ripetute in tandem senza alterazione della cornice di lettura 193

Le mutazioni dinamiche che provocano malattie a causa dell’espansione instabile di brevi sequenze ripetute in tandem 194

Il problema della traduzione non-AUG nelle sequenze ripetute 195

Caso di studio: la distrofia miotonica di tipo I 196

L’espansione instabile di brevi sequenze ripetute in tandem può causare malattie in modi diversi 197

Le manifestazioni della malattia nei portatori della pre-mutazione nella sindrome dell’X fragile 197

7.4

Patogenesi indotta da lunghe sequenze ripetute in tandem e sequenze ripetute disperse nel genoma

198

Gli scambi patogenetici tra ripetizioni si verificano sia nel DNA nucleare sia nell’mtDNA 198

Ricombinazione omologa non allelica e trasposizione 199

Gli scambi patogenetici di sequenze fra cromatidi a livello delle sequenze ripetute in tandem erroneamente appaiate 199

Il deficit di 21-idrossilasi: una malattia causata da scambi di sequenze fra un gene e uno pseudogene 200

Le malattie che derivano dagli scambi di sequenze fra elementi ripetuti distanti nel DNA nucleare 202

Microdelezioni e microduplicazioni cromosomiche 202

La ricombinazione intracromatidica fra sequenze ripetute invertite 202

7. 5 Anomalie cromosomiche 204

FOCUS 7.2 Bandeggio dei cromosomi umani e relativa classificazione 205

Le anomalie cromosomiche strutturali 206

Microdelezioni e microduplicazioni 206

Duplicazioni, delezioni e inversioni di ampie dimensioni 206

Le traslocazioni cromosomiche 207

Gli isocromosomi 209

Le anomalie cromosomiche che comportano l’acquisto o la perdita di interi cromosomi 209

La poliploidia 209

L’aneuploidia 210

Gli effetti dell’età materna nella sindrome di Down 211

La mixoploidia: mosaicismo e chimerismo 211

7.6 Basi molecolari delle malattie mitocondriali 212

Le malattie mitocondriali dovute a mutazioni nell’mtDNA mostrano un’ereditarietà materna e percentuali variabili dei genotipi mutati 213

Le due principali classi di varianti patogenetiche dell’mtDNA: grandi delezioni e mutazioni puntiformi 214

La connessione tra le grandi delezioni dell’mtDNA e le brevi sequenze ripetute 215

Le malattie mitocondriali derivanti da mutazioni puntiformi nell’mtDNA 216

Caso di studio: la sindrome di Leigh 216

7.7 Effetti delle varianti patogenetiche nel DNA nucleare sul fenotipo 217

Le mutazioni che alterano il funzionamento di un singolo gene: perdita di funzione e acquisto di funzione 218

Le mutazioni con perdita di funzione 218

Le mutazioni con acquisto di funzione 218

L’effetto delle varianti patogenetiche dipende da come interagiscono i prodotti allelici: una revisione dei concetti di dominanza e recessività 220

Le mutazioni con perdita di funzione rispetto a quelle con acquisto di funzione nelle malattie dominanti e recessive 220 FOCUS 7.3 Geni sensibili al dosaggio e aploinsufficienza 221

La sorprendente perdita di funzione prodotta dagli effetti dominanti-negativi negli eterozigoti 222

Le mutazioni con acquisto di funzione e con perdita di funzione nello stesso gene possono produrre fenotipi differenti 223

La disregolazione di molti geni che deriva dalle aneuploidie e dalle mutazioni puntiformi nei geni regolatori

224

Le aneuploidie di interi cromosomi 224

Le aneuploidie segmentali

225

7.8 Basi molecolari delle patologie correlate alla struttura delle proteine 225

I meccanismi patogenetici che derivano dall’errato ripiegamento proteico

La regolazione del ripiegamento proteico

I ripiegamenti proteici aberranti che provocano malattie

I diversi meccanismi con cui l’aggregazione delle proteine può provocare una malattia

L’anemia falciforme: le fibre proteiche dannose

Il deficit di α1-antitripsina: corpi inclusi e morte della cellula

226

226

226

226

227

228

La produzione di proteine mutate attraverso stampi di proteine aberranti 228

7.9 Correlazioni fra genotipo e fenotipo e complessità delle malattie monogeniche

229

La difficoltà nell’ottenere correlazioni affidabili fra genotipo e fenotipo 229

Malattie da prioni e malattie neurodegenerative simil-prioniche: la diffusione degli aggregati proteici tra gli organismi e le cellule

Le spiegazioni particolari per le scarse correlazioni fra genotipo e fenotipo

Geni modificatori e fattori ambientali: spiegazioni comuni per le scarse correlazioni fra genotipo e fenotipo

I geni modificatori: l’esempio della ß-talassemia

I fattori ambientali che influenzano il fenotipo delle malattie genetiche

Un profilo clinico di malattia: la fenilchetonuria come errore congenito del metabolismo, patologia multifattoriale ed embriofetopatia

230

232

232

232

233

235

■ Sommario ■ DomanDe ■ BiBliografia per approfonDire 236

Capitolo 8

Identificazione dei geni malattia e suscettibilità genetica alle malattie complesse

8.1 Identificazione dei geni nelle malattie monogeniche 240

Una panoramica storica dell’identificazione dei geni nelle malattie monogeniche 240

Il confronto tra il clonaggio posizionale e gli approcci posizionali del gene candidato 241

Il passaggio finale: lo screening delle mutazioni 242

L’analisi di linkage per mappare i geni delle malattie monogeniche in regioni subcromosomiche definite 242

Le mappe genetiche umane 242

I principi del linkage genetico 243

Le frequenze della ricombinazione meiotica umana 245

Le analisi classiche di linkage su scala genomica 246

FOCUS 8.1 Lod score e prova statistica del linkage 247

La mappatura per autozigosi in famiglie estese di consanguinei 248

Anomalie cromosomiche e altre mutazioni di ampie dimensioni come vie per identificare i geni che causano malattie 248

Il sequenziamento dell’esoma: non preoccupiamoci di trovare una posizione per i geni delle malattie! 249

8. 2 Strategie per la mappatura e l’identificazione della suscettibilità genetica alle malattie complesse 252

La natura poligenica e multifattoriale delle malattie genetiche comuni 252

Le due diverse modalità di visualizzare i meccanismi di ereditarietà 252

La divisione non del tutto netta tra malattie monogeniche e multifattoriali 253

La complessità nella predizione del rischio di malattia 253

FOCUS 8.2 Teoria poligenica e concetto di soglia di suscettibilità per spiegare i caratteri dicotomici 254

Le difficoltà relative alla mancanza di penetranza e alla classificazione del fenotipo nelle malattie complesse 256

Classificazione dei fenotipi e fenocopie 256

La stima dell’ereditabilità: il contributo fornito dai fattori genetici alla varianza delle malattie complesse

Gli studi sulle famiglie

Gli studi sui gemelli

Gli studi sull’adozione

Il successo molto limitato delle analisi di linkage nell’identificazione di geni alla base delle malattie genetiche complesse 260

Le analisi parametriche di linkage nei sottogruppi mendeliani

Analisi di coppie di fratelli/sorelle affetti e altre analisi non parametriche di linkage

L’identificazione dei geni per la suscettibilità alla malattia

Principi dell’associazione allelica e importanza dell’associazione tra HLA e malattia

La natura dell’associazione allelica

Analisi di associazione del gene candidato, studi caso-controllo e odds ratio

FOCUS 8.3 Le associazioni dei geni HLA con le patologie autoimmuni

Il linkage disequilibrium come base delle associazioni alleliche

La condivisione di segmenti cromosomici ancestrali

Come si realizzano gli studi GWA

Soglie statistiche e visualizzazione dei dati

FOCUS 8.4 Blocchi di aplotipi e progetto HapMap

La necessità di phasing e imputazione

La gestione di una struttura del campione confondente

L’importanza degli studi molto grandi e ben progettati e delle metanalisi

Il passaggio da una regione subcromosomica candidata all’identificazione di varianti genetiche causali in malattie complesse può essere impegnativo

Verso l’identificazione di varianti causali e loci di suscettibilità alla malattia

Limiti degli studi GWA e problema dell’ereditabilità mancante

Il problema dell’ereditabilità mancante

I limiti degli studi GWA

Studi su scala genomica alternativi e ruolo delle varianti rare e delle varianti del numero di copie nelle malattie complesse

L’importanza delle varianti rare nelle malattie complesse

Le varianti del numero di copie associate a malattie complesse

Valutazione e predizione del rischio per le malattie genetiche comuni e sviluppo di punteggi di rischio poligenico

I punteggi di rischio poligenico

FOCUS 8.5 Valutazione e predizione del rischio di malattia

260

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La variabilità nel contributo genetico alle malattie 259

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8.3 Aspetti dell’architettura genetica delle malattie complesse e contributo di fattori ambientali ed epigenetici 282

Le comuni malattie neurodegenerative: da malattie monogeniche a poligeniche

283

L’utilizzo della genomica per fare luce sulla patogenesi della malattia infiammatoria intestinale (IBD) 284

La connessione tra i sottogruppi monogenici e le malattie sporadiche 285

APOE-ε4, la variante di rischio più significativa nella malattia di Alzheimer 286

Varianti rare e fattori di suscettibilità comuni nella malattia di Alzheimer 287

L’importanza delle vie di segnalazione del sistema immunitario nelle malattie genetiche comuni 289

Importanza dei fattori protettivi e come un fattore di suscettibilità per una malattia complessa possa essere un fattore protettivo per un’altra malattia 290

Le interazioni gene-ambiente nelle malattie complesse 291

Una pletora di fattori ambientali 292

Gli studi prospettici di coorte 292

L’epigenetica nelle malattie complesse e nell’invecchiamento: significato e strategie sperimentali 293

FOCUS 8.6 Aplogruppi del DNA mitocondriale e varianti del DNA mitocondriale nelle malattie comuni 294

Le ricerche sperimentali 294

I cambiamenti epigenetici durante l’invecchiamento 296

I cambiamenti epigenetici nei gemelli monozigoti 296

Le origini embrionali della salute e della malattia nell’età adulta 296

Gli effetti epigenetici transgenerazionali 297

■ Sommario ■ DomanDe ■ BiBliografia per approfonDire 298

Capitolo 9

Approcci genetici al trattamento delle malattie

9.1 Panoramica del trattamento delle malattie genetiche e del trattamento genetico delle malattie 303

Tre diverse strategie ad ampio raggio per trattare le malattie genetiche 303

La terapia additiva per le carenze genetiche 303

L’applicabilità della terapia additiva molecolare 305

Il trattamento di malattie che determinano effetti nocivi 305

Il trattamento attraverso la modifica della suscettibilità alle malattie 306

Le opzioni di trattamento molto diverse per diversi errori congeniti del metabolismo 306

Due ampie classi fenotipiche 306

La terapia additiva

Terapia o prevenzione degli effetti nocivi di alti livelli di metaboliti

Le fortune alterne nei trattamenti

Il trattamento genetico delle malattie può essere condotto a molti livelli diversi

9. 2 Contributi genetici nel trattamento delle malattie con farmaci a piccola molecola e proteine terapeutiche

I farmaci a piccola molecola

I nuovi approcci

Una panoramica di come le differenze genetiche influiscano sul metabolismo e sulle prestazioni dei farmaci a piccola molecola

I diversi stadi in cui le varianti genetiche influenzano il metabolismo di un farmaco

Le reazioni di fase I e II nel metabolismo di un farmaco

Le differenze fenotipiche derivanti dalla variabilità genetica nel metabolismo del farmaco

La variabilità genetica negli enzimi della famiglia del citocromo P450 nella fase I del metabolismo dei farmaci

Varianti genetiche nell’enzima CYP2D6 e loro conseguenze

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Le varianti genetiche in altri enzimi della famiglia del citocromo P450 316

Le varianti genetiche negli enzimi che operano nella fase II del metabolismo dei farmaci 318

Un’alterata risposta ai farmaci dovuta a varianti genetiche nei bersagli farmacologici 319

Quando i farmaci prescritti possono essere pericolosi e talvolta letali in base al genotipo del paziente

Quando genotipi in loci multipli nei pazienti sono importanti per il trattamento farmacologico: l’esempio del warfarin

Le ricadute dei progressi genetici: dall’identificazione di nuovi geni malattia ai farmaci a piccola molecola

L’ipercolesterolemia familiare: i nuovi e preziosi farmaci

La fibrosi cistica: una prospettiva non facile per la terapia

La sclerosi tuberosa: da una via biologica a un farmaco promettente

Le ricadute dei progressi genomici e lo sviluppo di farmaci generici per superare il problema della scarsità di bersagli farmacologici

Lo sviluppo di farmaci biologici: proteine terapeutiche prodotte attraverso l’ingegneria genetica

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FOCUS

Gli anticorpi geneticamente modificati con un potenziale terapeutico migliorato 328

Gli anticorpi geneticamente modificati 328

Gli anticorpi intracellulari (intracorpi) 329

9. 3 Principi della terapia genica e cellulare 330

Due strategie generali nella terapia genica somatica 331

Il problema della somministrazione: progettare strategie ottimali e sicure per inserire costrutti genetici nelle cellule dei pazienti 332

Le caratteristiche di efficienza e di sicurezza 333

FOCUS 9.1 Una panoramica sulle cellule staminali e sulla riprogrammazione epigenetica artificiale delle cellule 334

Modalità diverse per veicolare i costrutti genetici terapeutici e vantaggi di una terapia genica ex vivo 336

La terapia genica in vivo ed ex vivo 336

I sistemi non virali per il trasferimento di costrutti genetici terapeutici 337

Il trasferimento virale di costrutti genici terapeutici: efficienza relativamente alta ma problemi legati alla sicurezza 338

I vettori virali utilizzati nella terapia genica 338

L’importanza dei modelli di malattia per valutare terapie potenziali nell’essere umano 339

FOCUS 9.2 Due metodi comuni per realizzare modelli di malattia nei topi 340

I casi in cui i modelli di malattia di roditori possono risultare inadeguati 342

9.4 Terapia genica delle malattie ereditarie: applicazioni pratiche e prospettive future 342

I numerosi successi della terapia genica additiva ex vivo mirata alle cellule staminali ematopoietiche 342

I problemi di sicurezza nell’integrazione gammaretrovirale 344

La terapia genica in vivo: approcci, ostacoli e recenti successi 345

Il trasferimento genico mediante vettori adenovirali e vettori virali adenoassociati 345

La suscettibilità delle malattie alla cura mediante terapia genica in vivo 345

Due primi esempi di successo della terapia genica in vivo 346

Una panoramica delle terapie con RNA e oligonucleotidi 346

La terapia mediante modulazione dello splicing per la distrofia muscolare di Duchenne e l’atrofia muscolare spinale 348

Le terapie con interferenza a RNA 350

L’utilizzo dell’RNAi per silenziare l’allele mutato 351

Le prospettive terapeutiche future utilizzando l’editing genico mediato da CRISPR-Cas 352

CRISPR-Cas: le origini 352

L’utilizzo di CRISPR-Cas per un editing genomico a scopo terapeutico

Applicazioni terapeutiche delle cellule staminali e riprogrammazione cellulare

Le fonti di cellule per la terapia cellulare

353

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Gli ostacoli da superare nella terapia cellulare 356

Un caso particolare: impedire la trasmissione di gravi malattie del DNA mitocondriale attraverso la sostituzione dei mitocondri 358

Capitolo 10

Genetica e genomica del cancro

10.1 Caratteristiche fondamentali ed evoluzione del cancro

Le caratteristiche che definiscono la crescita cellulare incontrollata e il cancro

Perché i tumori sono diversi dalle altre malattie: la contesa tra la selezione naturale che opera a livello della cellula e a livello dell’organismo

L’equilibrio tra la proliferazione e la morte cellulare

Perché non soccombiamo tutti al cancro?

Le cellule tumorali acquisiscono diverse caratteristiche biologiche distintive nel corso della loro evoluzione

FOCUS 10.1 Accorciamento dei telomeri e pressione selettiva sulle cellule tumorali affinché diventino immortali attivando l’espressione della telomerasi

Inizio e natura a più stadi dell’evoluzione del cancro e motivo per cui la maggior parte dei tumori umani si sviluppa nell’arco di molti decenni

Espansione clonale e mutazioni driver successive

363

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368

371

371 Il cancro si sviluppa accelerando le mutazioni in due modi principali

L’età di insorgenza del cancro è generalmente tardiva

Cancri nell’infanzia e cancri che derivano da cellule embrionali

L’eterogeneità intratumorale scaturisce dall’infiltrazione cellulare, dall’evoluzione clonale e dal differenziamento delle cellule staminali tumorali

372

372

373

373

10. 2 Oncogeni e geni oncosoppressori 375

Le due classi fondamentali di geni del cancro 375

FOCUS 10.2 Il cancro come malattia delle cellule staminali 376

Oncogeni virali e ruolo naturale degli oncogeni cellulari 377

Come i normali proto-oncogeni cellulari sono attivati per diventare geni del cancro 378

L’attivazione attraverso l’amplificazione genica 379

L’attivazione di un oncogene indotta da una traslocazione 379

Le mutazioni con acquisto di funzione 380

I geni oncosoppressori: normali funzioni, ipotesi dei due colpi e perdita di eterozigosi dei marcatori associati 382

Cancri familiari e ipotesi dei due colpi 383

La perdita di eterozigosi 384

I ruoli chiave dei geni oncosoppressori gatekeeper nel bloccare la transizione G1/S nel ciclo cellulare 385

Il ruolo aggiuntivo di p53 nell’attivazione di diverse vie dell’apoptosi per garantire la distruzione delle cellule maligne 386

Coinvolgimento degli oncosoppressori nei rari cancri familiari e geni oncosoppressori non classici 387

Gli oncosoppressori non classici 388

FOCUS 10.3 Un ruolo centrale nel cancro per il gene

TP53 che produce la proteina p53, un oncosoppressore non classico 389

Il significato dei miRNA e dei lunghi RNA non codificanti nel cancro 390

10. 3 Instabilità genomica e disregolazione epigenetica nel cancro 390

Una panoramica dell’instabilità del genoma e dell’epigenoma nel cancro 390

I differenti tipi di instabilità cromosomica nel cancro 391

Cromotripsi e cromoplessia 393

Telomeri e instabilità dei cromosomi 393

L’inadeguatezza del sistema di riparazione dei mismatch provoca errori di replicazione non riparati e instabilità globale del DNA 394

Il meccanismo di riparazione dei mismatch 394

Le conseguenze della presenza di un meccanismo di riparazione dei mismatch difettoso 395

Caso di studio: la sindrome di Lynch 396

La classificazione dei diversi geni della suscettibilità al cancro in base alla funzione epigenetica, alla disregolazione epigenetica e all’interazione epigenoma-genoma 397

La classificazione dei geni del cancro in base alla funzione epigenetica 397

Profili di metilazione del DNA nelle cellule tumorali e loro effetti sull’espressione genica 397

Interazioni genoma-epigenoma e avvio epigenetico della tumorigenesi 398

10.4 Nuove conoscenze dagli

studi del cancro su scala genomica 399

Il sequenziamento del genoma ha rivelato una straordinaria diversità mutazionale nei tumori e nuove conoscenze sull’evoluzione del cancro 400

Il numero delle mutazioni 400

Processi mutazionali ed evoluzione del cancro 401

L’eterogeneità inter- e intra-tumorale 402

Definizione del panorama delle mutazioni

driver nel cancro e istituzione di un inventario completo dei geni di suscettibilità al cancro 403

Geni del cancro e distribuzione delle mutazioni

driver

I nuovi geni di suscettibilità al cancro

404

404

I geni tumorali non classici legano il metabolismo all’epigenoma 405

Il tracciamento della storia mutazionale dei tumori: solo una delle diverse applicazioni della genomica e della trascrittomica delle singole cellule nel cancro

405

Il sequenziamento dell’RNA su scala genomica permette di comprendere il legame tra i genomi tumorali e la biologia del cancro e facilita la classificazione dei tumori 406

La necessità di focalizzarsi su vie biologiche importanti per l’evoluzione delle cellule tumorali

La trascrittomica nelle singole cellule

10. 5 Sviluppi della genetica per la terapia del cancro

408

408

409

Trattamenti o prevenzione? 410

Le terapie antitumorali mirate sono dirette contro le proteine chiave delle cellule tumorali coinvolte nell’oncogenesi o nell’elusione dell’immunosorveglianza 410

Le terapie mirate usando farmaci a piccola molecola 410

Le terapie mirate usando gli anticorpi monoclonali 411

Terapia con cellule CAR-T e uso di linfociti T geneticamente modificati nel trattamento del cancro

412

Basi molecolari della ricomparsa dei tumori ed evoluzione della farmacoresistenza nei tumori 413

Le basi della ricomparsa dei tumori 413

L’evoluzione della farmacoresistenza 414

Le biopsie liquide nel cancro: verso la pratica clinica 414

La speranza nelle terapie farmacologiche combinate 415

Capitolo 11

Test genetici e genomici nella pratica clinica

Aspetti pratici ed etici

11.1 Panoramica sui test genetici 420

Differenti fonti di materiali e differenti livelli dei test genetici 420

Test genetici predittivi e screening genetici 422

I test genetici diretti e indiretti 422

Come possiamo valutare i test genetici 423

11. 2 Test genetici per le anomalie cromosomiche e le varianti strutturali patogenetiche 424

Lo screening delle aneuploidie fetali con il metodo della PCR quantitativa fluorescente 426

Le aneuploidie autosomiche 426

Le aneuploidie dei cromosomi sessuali 426

Lo screening non invasivo delle aneuploidie fetali 427

La ricerca di varianti del numero di copie di grandi dimensioni usando l’analisi cromosomica basata sui microarray di SNP 427

L’analisi cromosomica con array di SNP per identificare eterodisomia/isodisomia in un caso di sindrome di Prader-Willi 429

Rilevamento e ricerca delle fusioni geniche oncogeniche usando, rispettivamente, FISH e sequenziamento mirato dell’RNA 430 FISH sui cromosomi e sue applicazioni 430

Il sequenziamento mirato dell’RNA dei trascritti di un gene di fusione 431

Il rilevamento di delezioni e duplicazioni patogenetiche di medie e piccole dimensioni in loci definiti si ottiene spesso utilizzando i metodi MLPA o ddPCR 432

Il test di amplificazione multipla con sonde dipendenti dalla ligazione (MLPA) 433

La PCR digitale a goccia (ddPCR) 434

Due percorsi molto diversi verso lo screening universale dell’intero genoma alla ricerca di varianti strutturali: il sequenziamento dell’intero genoma e la mappatura ottica del genoma 435

11. 3 Test genetici e genomici per le mutazioni puntiformi patogenetiche e test per la metilazione del DNA 436

FOCUS 11.1 Il sequenziamento massivo in parallelo (di nuova generazione) dell’intero genoma 437

Diversi metodi consentono una rapida genotipizzazione di mutazioni puntiformi specifiche 438

I vantaggi della genotipizzazione multipla 441

La genotipizzazione multipla usando la spettrometria di massa 442

La ricerca delle mutazioni: dai geni e pannelli di geni al sequenziamento dell’intero esoma e dell’intero genoma 442

Il sequenziamento dell’intero esoma e dell’intero genoma 442

I pannelli di geni virtuali

443

L’interpretazione e la convalida delle varianti di sequenza possono essere supportate da un’ampia varietà di risorse disponibili online 443

FOCUS 11.2 Il sequenziamento mirato del DNA per la ricerca di mutazioni

444

Referti clinici e nomenclatura delle varianti di sequenza 446

Standard e linee guida per l’interpretazione delle varianti di sequenza 446

FOCUS 11.3 La nomenclatura delle varianti di sequenza 447

Le risorse in silico per descrivere e interpretare le varianti della sequenza 449

Risultati accidentali e varianti di significato clinico incerto

Il rilevamento dei profili di metilazione del DNA aberranti associati alle malattie

Il sequenziamento con il metodo del bisolfito

450

450

450 MLPA sensibile alla metilazione (MS-MLPA)

451

11.4 Test genetici e genomici: organizzazione dei servizi e applicazioni pratiche 452

La trasformazione dei servizi genetici in servizi di medicina genomica 453

FOCUS 11.4 Iniziative nazionali per la medicina genomica e sviluppo dei servizi di medicina genomica di base

454

Una panoramica dei test genetici diagnostici e presintomatici o predittivi 454 I test a cascata 456

Sindrome di Lynch e cancro familiare alla mammella (BRCA1/BRCA2/PALB2): rischi e screening tumorali

I test genetici predittivi in età pediatrica

I test genetici presintomatici per malattie il cui decorso non può essere modificato dall’intervento medico

457

458

458

Le diverse modalità di diagnosi delle condizioni genetiche nel periodo prenatale 459

Consultazioni genetiche e consulenza genetica 460

I test genetici preimpianto sono condotti per prevenire la trasmissione di un difetto genetico usando la fecondazione in vitro 462

Test prenatale non invasivo (NIPT) e analisi dell’intero genoma del feto 463

Le innovazioni tecnologiche 464

Una panoramica dei diversi tipi di screening genetico 465

Lo screening in gravidanza per le anomalie fetali 466

Lo screening neonatale offre la possibilità di un intervento medico precoce 467

Vantaggi e svantaggi dello screening neonatale 468

Lo screening neonatale con sequenziamento dell’intero genoma (WGS) 468

I diversi tipi di screening dei portatori per le condizioni autosomiche recessive 469

L’esempio dello screening della β-talassemia 469

L’esempio dello screening della malattia di Tay-Sachs 470

Lo screening preconcezionale delle coppie portatrici 470

Le nuove tecnologie genomiche sono sfruttate nella diagnostica del cancro 471

I diversi biomarcatori del cancro 471

I test multipli utilizzando il sequenziamento mirato del DNA 472

I test non invasivi per il cancro utilizzano le biopsie liquide 472

L’aggiramento dei servizi sanitari: l’ascesa dei test genetici diretti al consumatore (DTC) 472

La genetica fai da te (DIY) 474

I limiti dei test genetici DTC 474

Gli svantaggi della maggiore sensibilità ottenuta attraverso il sequenziamento del genoma intero: l’aumento dell’incertezza sul significato delle varianti 475

11.5 Questioni etiche, legali e sociali nei test genetici 476

Le informazioni genetiche come informazioni familiari 476

Caso di studio: consenso e dovere di assistenza ai familiari 477

I problemi del consenso nei test genetici 478

Una diversa lente di consenso per i test genomici? 480

La capacità di generare dati genetici sta superando la capacità di fornire

un’interpretazione clinica 481

Scoperta di nuovi geni malattia e cambiamento dei concetti di diagnosi 482

Le complicazioni nella diagnosi delle malattie mitocondriali 483

Le complicazioni derivanti dalle informazioni accidentali, aggiuntive, secondarie o inaspettate 484

Caso di studio: i test genetici di scarso valore predittivo in assenza di un chiaro fenotipo clinico 485

I problemi di consenso nei test in età pediatrica 486

Caso di studio: l’attribuzione erronea di una parentela genetica come esempio di scoperta accidentale 487

Le questioni etiche e sociali nella diagnosi e nei test prenatali 487

La diagnosi genetica preimpianto (DGP) 488

Il sequenziamento del genoma dei neonati 488

I problemi etici e sociali legati ad alcuni trattamenti emergenti per le malattie genetiche 489

La disparità nella disponibilità dei trattamenti 490

L’etica del trattamento delle malattie dell’mtDNA mediante donazione mitocondriale 491

L’etica delle modifiche geniche nella linea germinale per la terapia genica e il miglioramento genetico 491

La terapia genica germinale (nucleare) 492

Il miglioramento genetico e i “bambini di design” 493

■ Sommario ■ DomanDe ■ BiBliografia per approfonDire 493

LE RISORSE DIGITALI

A questo indirizzo sono disponibili le risorse digitali di complemento al libro: universita.zanichelli.it/strachan-gg2e

Per accedere alle risorse protette è necessario registrarsi su my.zanichelli.it e inserire il codice di attivazione personale che si trova sul bollino argentato nella prima pagina del libro.

Dal sito del libro è possibile:

• guardare i video su struttura e funzione del DNA e su altri processi biomolecolari;

• consultare le Risposte alle domande di fine capitolo;

• trovare il link per i test interattivi di autovalutazione

Le risorse digitali protette sono disponibili per chi acquista il libro nuovo. L’accesso alle risorse digitali protette è personale, non condivisibile e non cedibile, né autonomamente né con la cessione del libro cartaceo.

PREFAZIONE

Uno dei motivi per cui è stata scritta la prima edizione di Genetica&Genomica nelle Scienze biomediche è il presupposto che le analisi genomiche potessero trasformare la medicina. Con il metodo di sequenziamento di Sanger, il Progetto Genoma Umano ha impiegato circa 13 anni per fornire una sequenza genomica quasi completa nel 2003. I successivi sviluppi tecnologici, quali le tecnologie di microarray a livello genomico e poi il sequenziamento massivo e in parallelo del DNA, hanno rivoluzionato i sistemi di analisi, permettendo di ottenere dati sui genomi in poche ore, non in anni. La prefazione alla prima edizione di questo libro conteneva anche la domanda: «A breve vivremo in società in cui il sequenziamento del genoma della cittadinanza diventerà la norma?». Ebbene, quel giorno sembra molto più vicino, ora che milioni di persone hanno sequenziato il proprio genoma, e si dibatte già sulla possibilità di sequenziare il genoma neonatale. Le tecniche rivoluzionarie del sequenziamento del genoma hanno trovato le prime importanti applicazioni nella genetica medica, poi nell’ematologia e quindi nell’oncologia, ma ora vengono applicate sempre più spesso anche in altre discipline mediche. Negli ultimi anni, alcuni Paesi hanno avviato diverse iniziative nazionali di medicina genomica e, in particolare, nel 2020, l’NHS britannico è stato il primo servizio sanitario nazionale a offrire il sequenziamento dell’intero genoma come parte delle cure di routine. In questo libro cerchiamo di riassumere le conoscenze alla base della genetica e della genomica, e di strutturarle sotto forma di principi, invece che cercare di compartimentare le informazioni in capitoli monotematici su epigenetica, genetica evolutiva, immunogenetica, farmacogenetica e così via. Per aiutare a orientarsi in argomenti trasversali a più capitoli, forniamo una mappa dei contenuti sotto forma di tabella, stampata nella pagina interna alla copertina, dove si possono trovare approfondimenti su temi generali trattati in più capitoli.

La basi Si inizia con tre capitoli introduttivi che forniscono le informazioni propedeutiche alla comprensione della genetica. I Capitoli 1 e 2 trattano i principi fondamentali del DNA, dei cromosomi, del ciclo cellulare, dell’organizzazione del genoma umano e dell’espressione genica. Il Capitolo 3 introduce le basi teoriche dei tre approcci genetici molecolari fondamentali per manipolare il DNA: amplificazione del DNA (mediante clonaggio o PCR), ibridazione degli acidi nucleici e sequenziamento del DNA. Le loro applicazioni, invece, sono trattate nei capitoli successivi, inserite in contesti reali che ne spiegano direttamente la rilevanza.

Il cuore della disciplina I tre capitoli successivi forniscono i fondamenti della genetica medica. Il Capitolo 4 fornisce un’ampia panoramica sui principi generali della variabilità genetica, sui meccanismi di riparazione del DNA e su alcuni dettagli delle varianti funzionali (il contributo della variabilità genetica alle malattie, invece, è trattato successivamente, soprattutto nei Capitoli 7, 8 e 10). Il Capitolo 5 analizza il modo in cui i geni sono trasmessi nelle famiglie e come si distribuiscono le frequenze alleliche nelle popolazioni. Il Capitolo 6 parte dai principi di base dell’espressione genica illustrati nel Capitolo 2 per spiegare in che modo un ampio numero di proteine e RNA non codificanti regola i geni, e illustra il ruolo centrale delle sequenze regolatrici nel DNA e nell’RNA. In questo capitolo, inoltre, si affrontano i principi alla base delle modifiche alla cromatina e della regolazione epigenetica, e si spiega in che modo le strutture cromatiniche aberranti siano responsabili di molte patologie monogeniche.

L’applicazione clinica Il resto del libro è in gran parte dedicato alle applicazioni cliniche. Nel Capitolo 7 si spiega come nascono le anomalie cromosomiche e le loro conseguenze, e come le mutazioni e i cambiamenti su larga scala del DNA possano causare direttamente le malattie. Nel Capitolo 8, si esamina come vengono identificati i geni alla base di malattie monogeniche e come vengono identificate le varianti genetiche che conferiscono suscettibilità a malattie complesse. Quindi si illustrano i modi in cui le varianti genetiche, la disregolazione epigenetica e i fattori ambientali contribuiscono in modo importante alle malattie complesse. Il Capitolo 9 tratta brevemente l’ampia gamma di approcci per il trattamento delle malattie genetiche, prima di esaminare in dettaglio come gli approcci genetici sono utilizzati direttamente e indirettamente nel trattamento delle malattie. Anche in questo capitolo si esamina come la variazione genetica influisce sulla risposta al trattamento farmacologico. Il Capitolo 10 tratta genetica e genomica del cancro e spiega come i tumori nascano da una combinazione di varianti genetiche anomale e disregolazione epigenetica. Infine, il Capitolo 11 offre un’ampia panoramica delle applicazioni diagnostiche (e le interessanti applicazioni offerte dalle nuove tecnologie genome-wide), oltre ad affrontare alcune considerazioni etiche sulla diagnosi e su alcune nuove terapie.

Recentemente sono stati compiuti importanti progressi nell’applicazione di tecnologie genetiche e genomiche per la comprensione della patogenesi, per lo sviluppo di nuovi metodi di analisi genetica (compresi quelli

non invasivi) e per la messa a punto di nuovi trattamenti. Ci sono stati miglioramenti rilevanti anche per quanto riguarda gli approcci farmacogenomici, gli interventi prenatali e quelli preconcezionali per evitare gravi malattie genetiche. Ora non siamo più vincolati dal vecchio approccio che prevedeva di iniziare dal fenotipo per poi identificare il genotipo e quindi cercare un genotipo di conferma, ma possiamo invertire il processo per predire i fenotipi nel corso della vita a partire dallo studio del genotipo. Le sfide però rimangono. Prevedere i fenotipi nell’arco della vita a partire dal genotipo, per esempio, è raramente un’operazione con risultati chiari; quanto più testiamo senza specifiche indicazioni mediche, meno probabilità abbiamo di predire le malattie in modo accurato. Inoltre, mentre l’acquisizione di dati genetici e genomici non è più l’elemento che limita la velocità di analisi, l’interpretazione dei dati è diventata una sfida enorme data la complessità intrinseca di interpretare i 4-5 milioni di varianti presenti nel genoma di una persona e le loro implicazioni per la salute.

L’idea che la medicina genomica possa essere posta al centro dell’assistenza sanitaria può essere attraente, ma si può prevedere che, in prima istanza, la sua utilità si limiterà alle malattie rare e ad alcuni tumori facilmente studiabili. Le malattie genetiche complesse sono un’altra questione. Gli studi di associazione a livello genomico hanno indubbiamente avuto successo, soprattutto nel migliorare la comprensione delle vie molecolari coinvolte in un’ampia gamma di malattie genetiche complesse, ma hanno i loro limiti. Sempre più spesso l’attenzione è stata dedicata alla ricerca di varianti rare attraverso il sequenziamento genomico (con successi considerevoli per alcune condizioni, come la schizofrenia) e allo studio delle varianti del numero di copie. Per valutare adeguatamente la complessità delle malattie genetiche comuni sarà necessario ottenere maggiori informazioni anche da altri approcci, indagando su geni modificatori, fattori ambientali e così via, con il ricorso a dati di fenotipizzazione provenienti da grandi banche genetiche di popolazione. La natura familiare di molte informazioni genetiche pone inoltre delle sfide a molti servizi sanitari moderni per i quali non esistono soluzioni chiare. La riservatezza in medicina rimane importante, tuttavia la condivisione di informazioni su ereditarietà familiari può essere molto utile per il progresso medico, analogamente all’importanza che hanno avuto certe informazioni per le persone esposte al contagio da COVID-19. Gli aspetti di sostenibilità della conservazione di dati di massa a lungo termine non sono ancora stati studiati in modo approfondito e la mancanza di diversità di popolazione nella maggior parte degli archivi genomici del mondo, e quindi la nostra comprensione della variabilità genomica, necessita di un’attenzione urgente.

Abbiamo cercato di trasmettere l’entusiasmo della ricerca genetica e genomica, la sua rapida evoluzione e le sue applicazioni cliniche, spiegando al contempo come sono stati raggiunti i progressi. Intrecciando gli aspetti etici, legali e sociali connessi a questi sviluppi in tutto il testo, speriamo di aver fornito una lente realistica attraverso la quale vedere i promettenti sviluppi della genetica e della genomica. La strada da percorrere è ancora lunga, soprattutto per quanto riguarda la comprensione delle malattie complesse e lo sviluppo di trattamenti efficaci per molte patologie. Tuttavia, alcuni recenti e importanti progressi terapeutici e i nuovi sviluppi tecnologici, come i perfezionamenti di editing del genoma mediante CRISPR-Cas, hanno suscitato un innegabile senso di eccitazione e ottimismo. Quanto ci sposteremo dall’approccio che prevede un unico trattamento comune per una specifica malattia verso un’era di medicina personalizzata e di precisione? Come minimo, potremmo aspettarci un’era di medicina stratificata in cui, a seconda delle varianti genetiche presenti in persone con una specifica malattia, verranno intraprese azioni mediche diverse.

Accesso alla letteratura Viviamo in un’epoca digitale e, di conseguenza, abbiamo cercato di fornire indicazioni per accedere alle informazioni di approfondimento in formato elettronico. Al fine di facilitare il reperimento dei contenuti, per i riferimenti citati nella sezione Bibliografia per approfondire, forniamo i numeri di identificazione PubMed (PMID) dei singoli articoli (si veda anche PMID nel Glossario). Vorremmo cogliere l’occasione per ringraziare l’NCBI ( National Center for Biotechnology Information) degli Stati Uniti per l’inestimabile banca dati PubMed, disponibile gratuitamente all’indirizzo: www.ncbi.nlm.nih.gov/ pubmed. Le persone interessate a nuovi articoli di ricerca emersi dopo la pubblicazione di questo libro, o che desiderino approfondire alcuni argomenti specifici, possono consultare anche le banche dati di citazioni della letteratura come Google Scholar (scholar. google.com), liberamente disponibile. Per informazioni di base sui disordini monogenici, forniamo in molti casi i numeri di riferimento per accedere alla banca dati OMIM (Online Mendelian Inheritance in Man, www.omim.org). Per i disordini più studiati, si consigliano i singoli capitoli della serie GeneReviews dell’Università di Washington. Sono disponibili in formato elettronico presso il Bookshelf dell’NCBI all’interno della banca dati PubMed. Per comodità, abbiamo riportato l’identificativo PubMed (PMID) dei singoli articoli della serie GeneReviews. Si noti che tutti gli articoli di questa serie sono accessibili tramite PubMed mediante l’identificativo PMID 20301295, dove è presente un elenco alfabetico di tutti i disordini trattati. Tom Strachan e Anneke Lucassen

Malattie monogeniche: trasmissione ereditaria, variabilità fenotipica e frequenze alleliche

CONTENUTI

5.1 Introduzione: terminologia, risorse informatiche e alberi genealogici 109

5.2 Concetti basilari dei modelli di trasmissione ereditaria mendeliana e del DNA mitocondriale 111

5.3 Incertezza, eterogeneità ed espressione variabile dei fenotipi mendeliani 120

5.4 Frequenze alleliche nelle popolazioni 128

Sommario 136

Domande 136

Bibliografia per approfondire 137

Igeni sono unità funzionali di DNA che generano prodotti necessari alle cellule: in ultima istanza la catena polipeptidica di una proteina o un RNA funzionale non codificante. Tuttavia, in questo capitolo considereremo i geni prevalentemente come entità astratte e li analizzeremo nel contesto delle malattie monogeniche: malattie nelle quali il contributo genetico è determinato principalmente da un singolo locus genico.

Nel loro complesso le malattie monogeniche sono rilevanti, anche se sono rare considerate singolarmente. La conoscenza delle malattie monogeniche fornisce anche un quadro di riferimento che aiuta a comprendere la più complessa suscettibilità genetica alla base di malattie comuni di cui ci occuperemo negli ultimi capitoli.

Prima di tutto descriveremo i modelli di trasmissione ereditaria delle malattie monogeniche e forniremo le conoscenze di base per stimare il rischio di avere una malattia a seconda del modello di trasmissione ereditaria (illustreremo calcoli più accurati del rischio di malattia nel contesto della consulenza genetica nel Capitolo 11).

Analizzeremo anche in che modo i geni influenzino le nostre caratteristiche osservabili. Il termine fenotipo si può generalmente usare per descrivere le caratteristiche osservabili di una persona, di un organo o di una cellula. Va considerato che le genetiste e i genetisti usano il termine fenotipo anche in senso più stretto per descrivere solamente quelle manifestazioni specifiche che sorgono in risposta a espressioni differenziali di un solo gene o di un numero ristretto di geni. Queste manifestazioni possono essere dannose ed è possibile quindi parlare di fenotipo della malattia.

Quando le manifestazioni osservabili non sono associate a una malattia, ci riferiamo normalmente a un carattere o a un tratto, per esempio gli occhi azzurri o il gruppo sanguigno 0.

Possiamo misurare e annotare tutti gli aspetti di un fenotipo, come le caratteristiche anatomiche e morfologiche, il comportamento o le funzioni cognitive. Si possono usare procedure di laboratorio sofisticate per realizzare indagini più approfondite a livello fisiologico, cellulare e molecolare.

La variabilità genetica, cioè l’insieme dei cambiamenti nella sequenza delle basi del nostro DNA, svolge un’influenza di primaria importanza sul fenotipo (si pensi a quanto i gemelli identici siano in effetti straordinariamente simili). Ma non è l’unica causa che agisce sul fenotipo: vi contribuiscono anche i fattori ambientali, così come gli effetti epigenetici (i quali, a differenza dei meccanismi genetici, sono indipendenti dalla sequenza delle basi del DNA); inoltre, fattori stocastici possono apportare il loro contributo.

Come vedremo, il legame tra la variabilità genetica e il fenotipo può risultare notevolmente complesso: persino nelle malattie monogeniche il fenotipo spesso è variabile nei membri affetti di una famiglia.

Si noti che qui non approfondiremo i meccanismi molecolari alla base delle malattie monogeniche; di questo ci occuperemo nei prossimi capitoli, soprattutto nel Capitolo 7.

Al termine del capitolo daremo uno sguardo generale ai fattori che influenzano le frequenze alleliche nelle popolazioni e in seguito ci concentreremo sulle frequenze degli alleli responsabili delle malattie (che sono importanti nella pratica per calcolare il rischio di malattia per alcuni tipi di malattie monogeniche). Spiegheremo anche perché alcune malattie monogeniche sono comuni, mentre altre sono rare.

5.1 Introduzione: terminologia, risorse informatiche e alberi genealogici

Terminologia di base e risorse informatiche sulle malattie monogeniche

Un singolo gene, o una sequenza, nel nostro DNA nucleare ha un’unica localizzazione cromosomica che definisce la sua posizione, cioè il suo locus (plurale loci). Possiamo per esempio far riferimento al locus del gruppo sanguigno AB0 o al locus D3S1563 (che si riferisce alla sequenza di un marcatore polimorfico del DNA localizzata sul cromosoma 3).

Nella genetica umana un allele indica la singola copia di un gene o di un’altra sequenza di DNA che è collocata in un locus su un singolo cromosoma. Poiché il nostro DNA nucleare è diploide, normalmente abbiamo due alleli per ogni locus cromosomico, uno sul cromosoma ereditato dalla madre (allele materno) e uno su quello ereditato dal padre (allele paterno). Il termine genotipo descrive la combinazione di alleli che una persona possiede in un singolo locus (o in un certo numero di loci). Se in un singolo locus i due alleli sono uguali, una persona è detta omozigote per quel locus. Se gli alleli sono diversi, anche per un solo nucleotide, si dice che quella persona è eterozigote per quel locus.

Anche se siamo sostanzialmente diploidi, i maschi hanno due tipi di cromosomi sessuali, X e Y, che sono molto diversi, sia per struttura sia per contenuto genico. Come conseguenza la maggior parte delle sequenze di DNA del cromosoma X non ha un equivalente diretto (un allele) nel cromosoma Y e viceversa. Perciò i maschi sono emizigoti per questi loci (perché normalmente hanno un solo allele); le femmine generalmente hanno due alleli per ciascun locus sul cromosoma X.

Ogni carattere genetico nella specie umana di solito dipende dall’espressione di un gran numero di geni e di fattori ambientali. Tuttavia, per alcuni tratti, un certo genotipo in un singolo locus è il principale fattore determinante, essendo condizione necessaria e sufficiente per esprimere quel carattere in circostanze normali. Questi tipi di caratteri sono spesso definiti mendeliani, ma ciò implica il coinvolgimento di un locus cromosomico; un termine più accurato è invece monogenici (che tiene conto sia dei loci cromosomici sia dei loci localizzati sul DNA mitocondriale). Benché nel complesso siano importanti, le malattie monogeniche sono rare e le malattie genetiche comuni dipendono da loci genetici multipli.

Quando una malattia monogenica (o un tratto) nella specie umana è determinata da un gene nucleare, la malattia (o il tratto) è detta dominante se si manifesta nell’eterozigote (che è portatore di un allele normale e un allele mutato) oppure recessiva se ciò non accade. A volte due differenti fenotipi dovuti a mutazioni a livello del locus di un singolo gene possono comparire simultaneamente nell’eterozigote e sono perciò detti codominanti. Per esempio, il gruppo sanguigno AB è il risultato dell’espressione codominante dei fenotipi dei gruppi sanguigni A e B che sono determinati da alleli differenti a livello del locus del gruppo sanguigno AB0. Come descritto più avanti, la trasmissione ereditaria del DNA mitocondriale è piuttosto diversa con importanti implicazioni per i fenotipi associati.

Varie risorse informatiche forniscono dati sui caratteri e sulle malattie monogeniche (Focus 5.1). GeneReviews® presenta una sintesi eccellente per molte delle malattie monogeniche più comuni che sono accessibili tramite il sistema PubMed per la ricerca elettronica della letteratura biomedica. Perciò forniremo spesso l’identificatore a otto cifre di PubMed (PMID) per indicare articoli significativi in GeneReviews relativi alle malattie monogeniche. Anche il database Online Mendelian Inheritance in Man (OMIM) è esauriente e per alcune malattie forniremo i numeri OMIM a sei cifre.

Figura 5.3 ▶ Un albero genealogico che mostra la trasmissione ereditaria autosomica recessiva. (A) Albero genealogico rappresentativo di una malattia autosomica recessiva comune. I genitori del bambino e della bambina malati nella generazione IV sono portatori, con un allele normale (N) e un allele mutato (M). Se non sono noti per essere parenti, possono avere alleli mutati con mutazioni differenti (rappresentati da una lettera M rosa o rossa) e i figli affetti sarebbero eterozigoti composti. Dal solo albero genealogico non potremmo sapere chi era il portatore degli alleli mutati nelle generazioni I e II. Per ogni figlio successivo di III-2 e di III-3, il rischio di essere malato è di 1 su 4, indipendentemente dal sesso (ogni genitore ha il 50% di probabilità di trasmettere l’allele mutato, mentre la probabilità di ereditare entrambi gli alleli è 1/2 × 1/2 = 1/4). (B) Coinvolgimento della consanguineità. In questo caso vediamo che III-2 e III-3 sono cugini primi. Si potrebbe supporre che siano entrambi portatori, con un allele normale (N) e uno mutato (M). Potremmo dedurre che II-2 e II-4 abbiano ereditato lo stesso allele mutato (M rossa) da un genitore (I-1 o I-2). Ciò significa che III-2 e III-3 hanno lo stesso allele mutato e i loro figli affetti erediteranno due alleli mutati identici e saranno omozigoti veri. La probabilità che il loro quarto figlio sia affetto (il punto di domanda) è 1/4, indipendentemente dal sesso.

tazione sul prodotto genico, i soggetti omozigoti malati possono mostrare lo stesso fenotipo degli eterozigoti malati, ma di solito mostrano un fenotipo più grave rispetto agli eterozigoti malati, come viene riferito per patologie quali l’acondroplasia (PMID 20301331) e la sindrome di Waardenburg di tipo I (PMID 20301703), oppure la malattia si manifesta in età più precoce, come nel caso dell’ipercolesterolemia familiare (OMIM 143890).

Negli organismi modello si opera spesso una distinzione fra i diversi fenotipi osservati negli omozigoti malati e negli eterozigoti malati (che vengono rispettivamente chiamati fenotipi dominanti e semidominanti, per esempio nei topi). Nella genetica umana, tuttavia, facciamo riferimento ai fenotipi dominanti per gli eterozigoti malati semplicemente perché gli omozigoti malati si incontrano molto raramente.

La trasmissione ereditaria autosomica recessiva

Una persona con una malattia autosomica recessiva può essere di entrambi i sessi e di solito nasce da genitori eterozigoti che non hanno quella malattia (i genitori si possono definire portatori asintomatici dal momento che possiedono un allele mutato senza essere affetti). Gli individui affetti possiedono due alleli mutati a livello del locus responsabile della malattia, uno ereditato da ciascun genitore. Assumendo che entrambi i genitori di un bambino o una bambina malati siano portatori fenotipicamente sani, la possibilità che ogni futuro nato da questi genitori sia malato è normalmente del 25% (il rischio che un genitore trasmetta l’allele mutato è 1/2, di conseguenza il rischio che entrambi i genitori trasmettano l’allele mutato è 1/2 × 1/2 = 1/4).

Ciascuno di noi è portatore di un allele dannoso a livello di molteplici loci associati a fenotipi recessivi (il possesso di due alleli di questo tipo può provocare la malattia o persino causare la morte nel periodo prenatale). Quando una malattia autosomica recessiva è piuttosto frequente, i portatori saranno numerosi. In questo caso spesso può nascere un figlio malato da due genitori portatori di alleli mutati differenti e questo individuo, che ha due diversi alleli mutati, può essere definito eterozigote composto (Figura 5.3A).

La consanguineità

Una caratteristica comune a molte malattie recessive, particolarmente nelle condizioni rare, è che gli individui che ne sono affetti spesso possiedono due alleli mutati identici perché i genitori sono parenti stretti (coppie consanguinee). Nell’esempio della Figura 5.3B i genitori del bambino con la malattia nella quarta generazione sono cugini primi e hanno 1/8 dei loro geni in comune per discendenza genetica (il Focus 5.2 mostra in che modo si eseguano questi calcoli). Ciascuno dei due genitori, III-2 e III-3, ha sicuramente ereditato lo stesso allele mutato da un antenato comune (in questo caso il nonno o la nonna comune, I-1 o I-2).

FOCUS 5.2

Consanguineità e grado di correlazione genetica tra parenti stretti

In definitiva tutti gli esseri umani sono imparentati gli uni con gli altri, ma è con i nostri parenti stretti che condividiamo la più alta percentuale di geni. L’accoppiamento fra i membri di una famiglia strettamente imparentati fra loro (con il 50% dei geni in comune, come nel caso di genitori/figli e di fratelli/sorelle) con molta probabilità produce omozigoti per malattie recessive ed è proibito legalmente e/o socialmente scoraggiato in quasi tutte le società. Tuttavia, i matrimoni fra cugini possono essere abbastanza frequenti in alcune comunità del Medio Oriente, in alcune regioni del subcontinente indiano e in altre parti dell’Asia. Poiché i cugini condividono una parte rilevante dei loro geni, la progenie dei matrimoni fra cugini può presentare un grado alto di omozigosi con una maggiore probabilità di risultare colpita da una malattia recessiva. Poiché per un bambino il rischio di essere omozigote per un allele recessivo raro è proporzionale a quanto i genitori siano imparentati fra loro, è importante misurare la consanguineità. Quando un individuo è un discendente diretto di un altro, la proporzione dei geni che hanno in comune è (1/2) n , dove n è il numero di passaggi generazionali che li separano. Secondo questa regola, si ha: genitore-figlio 1/2 dei geni in comune; nonno-nipote (1/2)2 = 1/4 dei geni in comune; bisnonno-bisnipote (1/2)3 = 1/8 dei geni in comune.

Calcolo del coefficiente di parentela

Il coefficiente di parentela è la percentuale di alleli condivisi da due persone come conseguenza di una comune discendenza genetica da uno o più antenati comuni recenti (identificabili) (o, per dirla più semplicemente, la percentuale di geni comuni derivanti da una discendenza genetica comune). Per eseguire questo calcolo si devono prendere in considerazione le linee di discendenza genetica che collegano i due individui attraverso ogni antenato comune nella famiglia. Un singolo passaggio generazionale in una linea di discendenza riduce di 1/2 la componente genetica condi-

visa a partire da un antenato comune. Si consideri l’esempio della Figura 1. I-2 ha avuto tre figli, un maschio e una femmina che sono fratelli perché hanno anche un padre comune, I-1, e il loro fratellastro, II-5. I fratellastri, come II-3 e II-5, hanno un solo antenato in comune, di conseguenza vi è una sola linea che li collega al genitore comune. Pertanto, la linea arancione che collega II-3 a II-5 tramite la loro madre comune mostra due passaggi determinando un contributo di 1/2 × 1/2 = 1/4 di geni in comune. I-1 e I-2 sono gli antenati comuni dei fratelli della generazione II, dei cugini primi della generazione III e dei cugini secondi della generazione IV. Per calcolare il coefficiente di parentela di parenti collegati da due o più antenati comuni dobbiamo calcolare i contributi apportati da ciascuna linea di discendenza e poi sommarli. Pertanto, nel caso dei cugini primi della generazione III, la linea verde che li collega attraverso il bisnonno comune I-1 ha quattro passaggi e apporta un contributo di (1/2) 4 = 1/16; inoltre, la linea arancione che li collega attraverso la nonna comune I-2 mostra anch’essa quattro passaggi e reca un contributo di (1/2) 4 = 1/16. Sommando le due linee di discendenza abbiamo 2/16 o 1/8 di geni in comune. Una consanguineità più complessa può significare che gli individui hanno avuto quattro o più antenati comuni recenti, ma il principio è sempre lo stesso: calcolare le linee di discendenza di ogni antenato comune e sommare i vari contributi.

Il coefficiente di endogamia ( inbreeding ) è la probabilità che un omozigote abbia alleli identici su un locus come esito di una discendenza genetica comune da un antenato recente. È anche la percentuale di loci per i quali si suppone che una persona sia omozigote a causa della consanguineità parentale ed è la metà del coefficiente di parentela dei genitori. Per esempio, se i genitori sono cugini primi il coefficiente di inbreeding è 1/16. Si noti che anche alberi genealogici con livelli di consanguineità abbastanza alti producono coefficienti di inbreeding relativamente modesti.

proporzioni di geni in comune genitore-figlio: 1/2

nonno-nipote: 1/2 × 1/2 = 1/4

fratelli: 1/2 × 1/2 + 1/2 × 1/2 = 1/4 + 1/4 = 1/2

fratellastri (per esempio II-3 e II-5): 1/2 × 1/2 = 1/4

zio/zia-nipote: (1/2)3 + (1/2)3 = 1/8 + 1/8 = 1/4

cugini primi: (1/2)4 + (1/2)4 = 1/16 + 1/16 = 1/8

cugini primi di secondo generazione: (1/2)5 + (1/2)5 = 1/32 + 1/32 = 1/16

cugini secondi = (1/2)6 + (1/2)6 = 1/64 + 1/64 = 1/32

Figura 1 ▲ Le proporzioni di geni in comune fra i membri di una famiglia.

FOCUS

L’utilizzo della genomica per fare luce sulla patogenesi della malattia infiammatoria intestinale (IBD)

Le malattie infiammatorie intestinali sono caratterizzate da un’infiammazione intestinale cronica recidivante. Sono stati distinti due sottotipi principali: la malattia di Crohn, che può presentarsi in qualsiasi punto del tratto gastrointestinale e coinvolge l’intera parete intestinale, e la colite ulcerosa, limitata alla mucosa del colon e del retto. La malattia è il risultato di risposte immunitarie anomale contro organismi commensali, che costituiscono il microbiota intestinale. L’ereditabilità è elevata: le stime derivate da studi raggruppati sui gemelli sono dello 0,75 per la malattia di Crohn e 0,67 per la colite ulcerosa. Prima che venissero condotti gli studi di associazione su scala genomica, praticamente nulla si sapeva sui geni coinvolti nei processi patogenetici che portano alle IBD. Una delle pochissime indicazioni è emersa dalle analisi di linkage che alla fine hanno portato all’identificazione del gene NOD2 come un nuovo fattore di suscettibilità per la malattia di Crohn (descritto nella Figura 8.11 e nel testo relativo). Ma fin dall’inizio, gli studi GWA hanno rapidamente identificato molte associazioni con la malattia e al 2017 avevano individuato oltre 200 loci di rischio per le IBD. I geni associati lavorano in una varietà di processi biologici (Figura 1) e partecipano principalmente a vie di segnalazione condivise dai due sottotipi di malattia.

delle

giunzionale

Le scoperte degli studi GWA hanno comportato una profonda revisione della patogenesi delle IBD. L’importanza di alcune vie è risultata sorprendente. Le varianti di rischio rivelate hanno incluso, per esempio, fino a cinque geni con un ruolo nell’autofagia nella malattia di Crohn (una via di degradazione lisosomiale che naturalmente elimina organuli intracellulari usurati e aggregati proteici molto grandi). È ora noto che il macchinario dell’autofagia interagisce con molteplici vie di risposta allo stress nelle cellule, comprese quelle coinvolte nel controllo delle risposte immunitarie e dell’infiammazione.

Un’altra scoperta sorprendente, e inaspettata, è stato il ruolo importante delle vie dell’interleuchina-23 (IL23) in entrambi i sottotipi di IBD. In passato, si pensava che il danno tissutale in queste condizioni fosse principalmente mediato dalle popolazioni di linfociti T helper classici. Tuttavia, gli studi GWA hanno chiaramente coinvolto IL23 e l’attivazione dei linfociti Th17 (una sottopopolazione di linfociti T helper scoperta di recente), con conseguente produzione di IL17 e infiammazione cronica. Queste scoperte hanno promosso trial clinici che utilizzano anticorpi monoclonali diretti contro IL23, uno dei quali, l’ustekinumab, è stato recentemente approvato per il trattamento sia della malattia di Crohn sia della colite ulcerosa.

Figura 1 ▼ Geni coinvolti nelle IBD e vie di segnalazione che controllano l’immunità delle mucose. I geni di rischio per le IBD regolano una rete complessa di vie funzionali interconnesse. I geni delle IBD (in rosso) sono stati implicati in importanti funzioni biologiche che sono controllate da vie molecolari interconnesse (rettangoli colorati). Le linee che collegano i nodi riflettono la regolazione molecolare sovrapposta da parte di geni comuni. Diversi geni di rischio per le IBD regolano funzioni biologiche distinte a seconda delle loro attività cellula-specifiche. (Fonte: Graham DB & Xavier RJ [2020] Nature 578:527–539; PMID 32103191. Per gentile concessione di Nature Publishing Group).

rilevamento stato ossidativo difesa intracellulare

funzionalità

Qui consideriamo le due malattie neurodegenerative più comuni, la malattia di Alzheimer e la malattia di Parkinson, e la relazione tra i sottogruppi mendeliani e la malattia sporadica. Nella malattia di Alzheimer, i sottogruppi mendeliani sono autosomici dominanti e rari, rappresentando meno dell’1% di tutti i casi, ma sono più comuni nella malattia di Parkinson, in cui rappresentano circa il 5% di tutti i casi e comprendono forme autosomiche dominanti e autosomiche recessive. Le analisi di linkage hanno indicato i primi geni coinvolti in queste due malattie. Le analisi classiche di linkage sono state impiegate per alberi genealogici autosomici dominanti; per i casi autosomici recessivi, è stata inizialmente utilizzata la mappatura per autozigosi (omozigosi), ma successivamente sono stati impiegati gli approcci del gene candidato o di sequenziamento dell’esoma. Una lista dei loci genici implicati nell’identificazione successiva di mutazioni specifiche della malattia è fornita nella Tabella 8.10

Naturalmente, l’ereditabilità è alta nei sottogruppi mendeliani di entrambe le malattie (le varianti causali hanno un’alta penetranza). Tuttavia, nelle comuni malattie poligeniche c’è una differenza importante: si stima che la malattia di Alzheimer comune abbia un’ereditabilità piuttosto elevata, da 0,6 a 0,8, ma la malattia di Parkinson comune ha un punteggio di ereditabilità basso, intorno a 0,35-0,4, e si ritiene che i fattori ambientali giochino un ruolo importante.

La connessione tra i sottogruppi monogenici e le malattie sporadiche Oltre ai loci genici implicati a partire da sottogruppi mendeliani elencati nella Tabella 8.10, gli studi di associazione su scala genomica hanno recentemente ottenuto alcuni successi nella malattia di Alzheimer e di Parkinson. Lo studio riportato da Schwartzentruber et al. nel 2021 (PMID 33589840) descrive una metanalisi GWA della malattia di Alzheimer che ha identificato 37 loci di rischio e una grande metanalisi del Parkinson ha riportato 90 segnali GWA significativi che, tuttavia, sono quasi tutti posizionati al di fuori del DNA codificante e

Tabella 8.10 Geni alla base della malattia di Alzheimer (A.D.) e della malattia di Parkinson/parkinsonismo (PARK) nei sottogruppi mendeliani.

Loci genici (prodotti proteici)

APP (proteina precursore dell’amiloide)

PSEN1 (presenilina 1)

PSEN2 (presenilina 2)

SNCA (alfa sinucleina)

A.D. di tipo 1

A.D. di tipo 3 AD Precoce 607822

A.D. di tipo 4 AD Precoce 606889

PARK1 & PARK4*** AD Precoce/giovanile 168601/605543

PRKN (parkina) PARK2 AR Giovanile 600116

PINK1 (chinasi 1 indotta da PTEN)

PARK6 AR Precoce 605909

PARK7 (DJ1) PARK7 AR Precoce 606324

LRRK2 (chinasi 2 con dominio ricco di leucine) PARK8 AD Tardiva 607060

HTRA2 (serina peptidasi HtrA)

PLA2G6 (fosfolipasi A2 di gruppo VI)

FBXO7 (proteina 7 con F-box)

PARK13 AD Tardiva 610297

PARK14**** AR Giovanile 612953

PARK15***** AD Tardiva 260300

VPS35 (proteina vacuolare di smistamento 35) PARK17 AD Tardiva 614203

EIF4G1 (fattore di inizio della traduzione eucariotica 4G1) PARK18 AD Tardiva 614251

DNAJC6 (membro C6 della famiglia DnaJ di Hsp40) PARK19 AR Giovanile 615528

SYNJ1 (sinaptogianina 1) PARK20 AR Precoce 615530

AD, autosomica dominante. AR, autosomica recessiva. OMIM, database Online Mendelian Inheritance in Man, disponibile sul sito: www.omim.org. *Malattia familiare significa semplicemente che ci sono due o più individui affetti nella stessa famiglia.

**Insorgenza giovanile, età media <40 anni; insorgenza precoce, età media <50 anni; insorgenza tardiva, età media simile o leggermente inferiore a quella dei pazienti sporadici.

***Il gene SNCA è triplicato in eterozigosi in PARK4, ma presenta mutazioni missenso in PARK1.

****Nota anche come distonia parkinsoniana dell’età adulta.

*****Nota anche come sindrome parkinsoniana-piramidale.

SOMMARIO

⬥ L’identificazione dei geni per le malattie mendeliane inizialmente si basava sull’individuazione di una posizione subcromosomica per il gene malattia, di solito attraverso analisi di linkage a livello genomico, ma a volte cercando i punti di rottura del cromosoma associati alla malattia. I geni venivano cercati nella regione bersaglio e i candidati promettenti venivano testati per prove di mutazioni associate alla malattia.

⬥ Il linkage genetico indaga se gli alleli in due o più loci segregano insieme nelle famiglie. Due loci situati su cromosomi diversi, o molto distanti su uno stesso cromosoma, non sono associati; gli alleli in questi loci avranno una probabilità del 50% di essere ereditati insieme durante la meiosi. Gli alleli nei loci associati (vicini su un singolo cromosoma) saranno spesso coereditati come aplotipo.

⬥ Per le malattie mendeliane, si utilizzano analisi parametriche di linkage, inserendo nel programma il tipo di ereditarietà, la frequenza del gene malattia e la penetranza dei genotipi della malattia. Le analisi di linkage a livello genomico per mappare una malattia mendeliana richiedono diverse centinaia di marcatori polimorfici da tutto il genoma. Se un locus marcatore è fisicamente vicino al locus della malattia, un allele del marcatore avrà la tendenza a segregare assieme alla malattia durante la meiosi.

⬥ L’alternativa moderna per trovare i geni mendeliani coinvolge il sequenziamento dell’intero esoma (sequenziamento degli esoni dei geni codificanti proteine, della sequenza intronica immediatamente adiacente e dei geni per miRNA).

⬥ Un tratto poligenico, come l’altezza o la pressione sanguigna in età adulta, mostra una gamma continua di valori e una distribuzione normale (a forma di campana o curva gaussiana) all’interno di una popolazione. La suscettibilità genetica è dovuta ad alleli in molti loci, ognuno con un effetto debole.

⬥ Nelle malattie complesse (multifattoriali), nessun locus a singolo gene prevale come invece succede nelle patologie monogeniche. Oltre a essere poligeniche, queste malattie sono influenzate da vari fattori non genetici (ambientali).

⬥ Le varianti del DNA che causano una malattia mendeliana sono rare varianti con un effetto forte. Al contrario, molte varianti del DNA coinvolte nella patogenesi di una malattia complessa sono comuni (si verificano con un’alta frequenza) e hanno un effetto debole. Sono fattori di suscettibilità, presenti anche in individui non affetti, ma a frequenze più basse rispetto alle persone colpite.

⬥ Nelle malattie complesse, la suscettibilità alla malattia deve superare un certo valore soglia elevato affinché una persona sia affetta. Le persone affette avranno alleli ad alto rischio in molti loci di suscettibilità, e quindi i loro parenti di primo grado saranno a rischio più elevato rispetto alla popolazione generale. A seconda dei fattori ambientali, il valore della soglia di suscettibilità può cambiare e mostra spesso differenze di genere.

⬥ La varianza di un fenotipo è il quadrato della deviazione standard; l’ereditabilità è la proporzione della varianza attribuibile a fattori genetici.

⬥ Nelle malattie con una forte componente genetica, i fratelli di una persona colpita hanno un rischio molto più elevato di contrarre la malattia rispetto alla popolazione generale e i gemelli monozigoti sono molto più propensi a mostrare concordanza nello stato di malattia rispetto ai gemelli dizigoti.

⬥ L’ereditabilità non è una proprietà fissa: per qualsiasi malattia varia tra le popolazioni e può variare all’interno della stessa popolazione quando cambiano i fattori ambientali.

⬥ Tranne nei casi di rari sottogruppi mendeliani, le analisi di linkage utilizzate nelle malattie complesse sono non parametriche. Valutano solo i parenti affetti, tipicamente i fratelli/sorelle con la malattia, e cercano segmenti cromosomici che condividono più spesso di quanto ci si aspetterebbe per caso.

⬥ Gli studi di associazione sono superiori alle analisi di linkage nel trovare fattori di suscettibilità per malattie complesse. Analizzano individui affetti (casi) e controlli non correlati da una stessa popolazione per cercare associazioni statistiche tra le varianti individuali e la malattia.

⬥ Gli studi di associazione mirano a identificare alleli comuni (su brevi segmenti cromosomici) che hanno frequenze significativamente diverse nei casi e nei controlli. Le associazioni possono verificarsi perché molte persone condividono un breve segmento cromosomico ereditato da un lontano antenato comune che portava un fattore di suscettibilità.

⬥ Il progetto internazionale HapMap ha definito segmenti cromosomici ancestrali in varie popolazioni umane. I segmenti cromosomici ancestrali condivisi sono di solito molto piccoli (spesso solo poche kilobasi).

⬥ Gli studi di associazione per cercare geni candidati valutano l’associazione tra una malattia e gli alleli di un gene specifico di interesse (spesso a causa di un sospetto ruolo nella malattia).

⬥ L’associazione funziona solo su brevi distanze nel DNA, quindi negli studi di associazione su scala genomica (GWA) sono necessari marcatori densamente distribuiti (di solito almeno 500 000 marcatori SNP in tutto il genoma).

⬥ Le varianti del DNA possono conferire un aumento (fattori di suscettibilità) o una riduzione (fattori protettivi) del rischio di malattia. Un fattore di suscettibilità per una malattia complessa può talvolta costituire un fattore protettivo per una malattia diversa.

⬥ Gli studi di associazione possono rivelare blocchi di aplotipi che ospitano una variante di suscettibilità alla malattia, ma identificare la variante patogenetica può essere spesso difficile a causa del linkage disequilibrium, l’associazione non casuale tra tutte le varianti nel blocco.

⬥ Gli alleli di suscettibilità alle malattie comuni hanno un’origine antica e sono moderatamente dannosi (come le mutazioni di sequenze regolatrici e le mutazioni missenso deboli). Evitano di essere eliminate dalla selezione purificante avendo scarso effetto sui tassi riproduttivi, o conferendo contemporaneamente qualche vantaggio selettivo nel presente o nel passato.

⬥ Gli studi di associazione su scala genomica (GWA) hanno identificato con successo migliaia di marcatori SNP associati a malattie; poiché quasi tutti sono di debole effetto, hanno un utilizzo limitato nella predizione del rischio di malattia.

⬥ Le varianti del numero di copie (CNV) in genere non contribuiscono in modo significativo alla suscettibilità genetica alle malattie, ma si verificano con un’aumentata frequenza in alcuni disturbi.

⬥ Gli studi di associazione genomica sono stati di grande valore nel chiarire i processi biologici nelle malattie complesse, con prospettive per l’identificazione di nuovi bersagli farmacologici e trattamenti.

⬥ I fattori non genetici sono chiaramente molto importanti nelle malattie complesse, ma gli studi classici di caso-controllo sono limitati nella capacità di rilevare interazioni gene-ambiente. Gli studi prospettici di coorte sono più adatti a questo compito; studiano gli individui su un lungo arco temporale che inizia prima dell’insorgenza della malattia.

⬥ I fattori ambientali operano a diversi livelli per influenzare la suscettibilità alle malattie. Un meccanismo importante è la modifica delle caratteristiche epigenetiche delle cellule, che provoca un’alterazione dell’espressione genica. Si ritiene che le alterate caratteristiche epigenetiche nelle prime fasi di vita condizionino il rischio di varie malattie in età adulta, come il diabete e le malattie cardiovascolari.

DOMANDE

Le risposte sono consultabili nel sito del libro: universita.zanichelli.it/strachan-gg2e Domanda 8.1

I membri affetti dell’albero genealogico qui riportato presentano una malattia autosomica dominante e le analisi citogenetiche mediante il bandeggio cromosomico convenzionale non hanno identificato un’anomalia cromosomica associata alla malattia. Tuttavia, studi recenti condotti su altre famiglie hanno mappato il locus della malattia in una regione del braccio corto del cromosoma 17 e hanno dimostrato che quattro marcatori di microsatelliti polimorfici, P, Q, R e S, sono strettamente legati al locus di malattia non identificato (l’ordine dei marcatori dal più distale al più prossimale è: P-Q-R-S). Quando gli stessi quattro marcatori sono stati utilizzati per genotipizzare ciascun membro della famiglia, gli alleli ottenuti sono quelli elencati di seguito.

a. Se dovessimo presumere che il locus della malattia sia anch’esso nella stessa regione 17p in questa famiglia, qual è l’aplotipo della malattia che ha origine da I-2 (cioè, la sequenza di alleli ai quattro loci marcatori sul cromosoma che porta l’allele della malattia)?

b. L’aplotipo della malattia è stato conservato in tutti i membri della famiglia?

c. È probabile che la malattia in questa famiglia sia collegata alla regione 17p?

d. Se il locus della malattia fosse nella regione 17p in questa famiglia, che cosa deduci sulla posizione del locus della malattia rispetto ai loci dei marcatori?

Domanda 8.2

Gli approcci del gene candidato hanno permesso l’identificazione di geni associati a malattie umane basandosi su informazioni pregresse sulla causa di un fenotipo correlato. Fornisci un esempio di identificazione riuscita con successo di un gene associato a una malattia basandosi su conoscenze pregresse di (a) un fenotipo umano correlato; (b) un fenotipo correlato nel topo.

Domanda 8.3

Che cos’è un lod score? Nelle analisi classiche di linkage genomico, la soglia per la significatività statistica del linkage è un lod score di +3. Come è stata stabilita questa soglia?

Domanda 8.4

La tabella qui di seguito mostra la concordanza del fenotipo (in percentuale) nei gemelli monozigoti (MZ) e dizigoti (DZ) in quattro malattie genetiche ipotetiche da A a D. Quale malattia stimi abbia l’ereditabilità più alta e quale l’ereditabilità più bassa, e perché?

Malattia % concordanza in gemelli MZ % concordanza in gemelli DZ

Domanda 8.5

Le strategie per identificare i geni alla base delle malattie genetiche monogeniche si sono spesso basate sul fatto di ottenere prima una posizione subcromosomica per il gene della malattia. Elenca due approcci che sono stati adottati per identificare posizioni subcromosomiche per queste patologie.

Domanda 8.6

La prima mappa genetica umana genome-wide è stata creata adottando un metodo completamente diverso rispetto a quelli utilizzati per creare mappe genetiche in organismi modello. Qual è stata la differenza essenziale?

Domanda 8.7

Per effettuarne il sequenziamento, l’esoma desiderato viene prima catturato da un campione di DNA genomico. Come si ottiene ciò?

Domanda 8.8

Il rischio di sviluppare una malattia viene talvolta espresso come indice di rischio, λ. Che cosa si intende con questo indice? La malattia A ha un λS di 600 e la malattia B ha un λS di 6. Che tipo di malattie sono A e B?

Domanda 8.9

Illustra come l’ereditabilità di una malattia può cambiare nel tempo usando un esempio di (a) una malattia monogenica e (b) una malattia complessa.

Domanda 8.10

Qual è la differenza tra analisi di linkage parametrica e non parametrica e in quali circostanze vengono applicate allo studio delle malattie genetiche umane?

Domanda 8.11

Gli studi di linkage su scala genomica possono spesso essere condotti con solo alcune centinaia di marcatori del DNA, ma uno studio di associazione su scala genomica (GWAS) utilizza tipicamente diverse centinaia di migliaia di marcatori. Spiega perché esiste questa differenza illustrando i disegni sperimentali molto diversi di questi due metodi.

Domanda 8.12

Che cosa si intende per blocco di aplotipi e come sono organizzati nel genoma umano?

Domanda 8.13

Quale meccanismo molecolare è alla base delle associazioni HLA con le malattie autoimmuni?

Domanda 8.14

Che cosa si intende per odds ratio negli studi caso-controllo? Calcola l’odds ratio dalla tabella che segue.

Numero di casi con la malattia X Numero di controlli non affetti

Soggetti che hanno la variante genetica X 850 297

Soggetti che non hanno la variante genetica X 150

TEMA ARGOMENTO POSIZIONE

Genetica dello sviluppo

Danno e riparazione del DNA e basi della variabilità del DNA

Regolazione della metilazione durante lo sviluppo

Paragrafo 6.2

Inattivazione dell’X, imprinting e anomalie dello sviluppoParagrafi 5.2, 6.2, 6.3

Origini nello sviluppo delle malattie negli adulti

Differenziamento cellulare, cellule staminali, riprogrammazione nucleare

Danno e riparazione del DNA

Origini e dimensioni della variabilità del DNA umano

Varianti genetiche funzionali e varianti proteiche

Variabilità post-zigotica e mosaicismo

Selezione naturale e tasso di mutazione

Varianti genetiche associate a malattie

Epigenetica

Genetica evoluzionistica e di popolazione

Espressione e regolazione genica

Anomalie cromosomiche

Carico patogenetico complessivo

Test genetici e farmacogenetica

Sistema immunitario, immunogenetica e immunoterapia

Mappatura delle varianti patologiche e dei geni malattia

Paragrafo 8.3

Paragrafi 9.2, 9.3, Focus 10.2

Paragrafi 4.2, 10.3

Paragrafi 4.1, 4.3

Paragrafi 4.4, 4.5

Paragrafi 4.4, 5.3

Paragrafi 5.4, 4.1, 4.3

Paragrafi 6.2, 6.3, 7.4

Paragrafo 7.2

Varianti genetiche che causano malattie monogenicheCapitolo 7

Suscettibilità genetica a malattie complesse

Varianti genetiche nel cancro

Principi e meccanismi epigenetici

Paragrafo 8.3

Paragrafi 10.1–10.4

Paragrafo 6.2

Disregolazione epigenetica nelle malattie monogenicheParagrafo 6.3

Disregolazione epigenetica nelle malattie complesse

Paragrafo 8.3

Riprogrammazione epigenetica artificiale delle celluleParagrafo 9.3

Disregolazione epigenetica nel cancro

Evoluzione di geni e genomi

Paragrafo 10.3

Paragrafo 2.4

Selezione purificante e conservazione delle sequenzeParagrafi 2.3, 4.4, 5.4

Selezione positiva e sweep selettive

Frequenza allelica nelle popolazioni

Concetti di base sull’espressione genica

Struttura e classificazione degli amminoacidi

Il codice genetico per i DNA nucleare e mitocondriale

Paragrafi 4.4, 4.5

Paragrafo 5.4

Paragrafi 2.1, 2.2

Figura 2.2, Tabella 7.2

Figura 7.2

Espressione genica complessa e principi di regolazione genicaParagrafi 6.1, 6.2

RNA non codificanti regolatori

Concetti di base sui test genetici

Paragrafi 2.2, 6.2

Paragrafo 11.1

Bandeggio e rappresentazione standard dei cromosomi umaniFocus 7.4, Figura 2.8

Test per le anomalie cromosomiche e le varianti strutturali patogenetiche

Citogenetica del cancro

Farmacogenetica

Analisi delle mutazioni puntiformi patogenetiche e della metilazione del DNA

Paragrafo 11.2

Paragrafi 10.2, 10.3

Paragrafo 9.2

Paragrafo 11.3

Organizzazione dei test genetici e considerazioni eticheParagrafi 11.4, 11.5

Variabilità degli HLA, delle Ig e dei recettori dei linfociti T e restrizione dell’MHC

Malattie autoimmuni e infiammatorie

Associazione tra HLA e malattie

Focus 4.4, Paragrafo 4.5, Focus 8.3

Paragrafo 8.3

Paragrafi 4.4, 8.2

Anticorpi monoclonali terapeutici, immunoterapia del cancroParagrafi 9.2; 10.5

Identificazione dei geni che causano le malattie monogenicheParagrafo 8.1

Identificazione dei fattori genetici nelle malattie complesseParagrafo 8.2

Identificazione dei geni del cancro

Paragrafi 10.2, 10.3, 10.4

Titolo originale: Genetics and Genomics in Medicine, Second Edition © 2023 Taylor & Francis Group, LLC. All Rights Reserved.

Authorised translation from the English language edition published by CRC Press, a member of the Taylor & Francis Group LLC.

© 2024 Zanichelli editore S.p.A., via Irnerio 34, 40126 Bologna [29954] www.zanichelli.it

Traduzione: Sebastian Fantini (capitoli 2, 3, 6, 8, 9), Valentina Salsi (capitoli 1, 4, 5, 7), Rossella Tupler (capitoli 10, 11; glossario) Revisione: Rossella Tupler

Diritti riservati

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Redazione: Cristina Benedetti

Indice analitico: D&L Servizi editoriali, Milano

Impaginazione: Edistudio, Milano

Copertina:

– Progetto grafico: Falcinelli & Co., Roma

– Immagine di copertina: © vatrushka67/iStockphoto

Prima edizione italiana: novembre 2016

Seconda edizione italiana: novembre 2024

Ristampa: prima tiratura

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Genetica & Genomica

nelle scienze mediche

Seconda edizione

A cura di Rossella Tupler Inquadra e scopri i contenuti

Dal completamento della prima sequenza genomica umana nel 2003, grazie al Progetto Genoma Umano, le tecnologie di analisi del DNA hanno rivoluzionato la medicina. Genetica medica, ematologia e oncologia sono stati i primi settori a trarne vantaggio. Oggi le applicazioni spaziano in tutti gli ambiti, favorendo la comprensione della patogenesi e lo sviluppo di terapie innovative.

Genetica & Genomica nelle scienze mediche fornisce le basi teoriche e concettuali per comprendere questa rivoluzione e i suoi risvolti nella pratica medica e nella ricerca. Le nuove scoperte, come quelle su genoma, epigenetica, RNA non codificanti, sono introdotte in relazione alla loro importanza per la salute umana; le tecnologie biomolecolari e genomiche sono spiegate nel contesto delle loro applicazioni per la diagnostica e la ricerca medica. Sono, inoltre, illustrati i principi della farmacogenomica e ne vengono discusse le potenzialità nell’ambito della medicina personalizzata.

I concetti sono introdotti gradualmente, dalle basi teoriche alle applicazioni pratiche: nei primi tre capitoli sono

Tom Strachan è professore emerito di Genetica molecolare umana alla Newcastle University, a Newcastle upon Tyne, Regno Unito. È autore di Genetica molecolare umana, scritto con Andrew Read e pubblicato in Italia da Zanichelli (seconda edizione, 2021). Nel 2007 ha ricevuto, insieme a Read, lo European Society of Human Genetics Education Award, per il suo eccezionale contributo nella divulgazione della genetica umana. Anneke Lucassen è professoressa di Medicina genomica e direttrice del Centre for Personalised Medicine alla University of Oxford, Regno Unito.

raccolti i concetti di base della genetica e della genomica, essenziali per comprendere i fondamenti della genetica medica, spiegati nei tre capitoli successivi. I cinque capitoli restanti sono dedicati alle applicazioni cliniche, tra cui: lo studio del ruolo dei cambiamenti del DNA su larga scala nello sviluppo di malattie; l’analisi delle malattie monogeniche e delle varianti genetiche che predispongono a patologie complesse; il ruolo di varianti genetiche, disregolazione epigenetica e fattori ambientali nella patogenesi; i nuovi approcci per il trattamento delle malattie genetiche; genetica e genomica del cancro; le applicazioni diagnostiche, comprese le tecnologie genome-wide. I test genetici sono approfonditi anche dal punto di vista etico, oggi imprescindibile nella diagnostica medica.

All’interno dei capitoli le schede Focus e Focus clinico forniscono informazioni aggiuntive su tecnologie e applicazioni. Al termine di ogni capitolo, sono presenti Domande per riflettere su quanto appreso, le cui risposte sono disponibili nel sito del libro, insieme ai test interattivi di autovalutazione e ai video sul DNA.

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STRACHAN*GENETICA E GENOMICA 2EDLUMK IS BN 978 -88- 08 - 29954-3

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