Psicologia generale
A
Indice generale
Evoluzione delle scienze psicologiche
I metodi della psicologia
L’empirismo: come conoscere le cose?
che cosa fanno
DI DIFFERENZE Eroi ed eroine: come se la cavano con le tabelline?
Le caratteristiche della domanda: comportarsi secondo le attese
Il bias dell’osservatore: vedere quello che ci si aspetta di vedere 31
La descrizione 32
Le rappresentazioni grafiche: la raffigurazione delle misure 32
Le statistiche descrittive: una sintesi delle misure 33
La spiegazione: perché le persone
fanno quello che fanno?
La correlazione
I pattern di variazione sincronizzati
Misurare la direzione e la forza di una correlazione
La causalità
Il problema della terza variabile: perché le correlazioni non consentono di trarre conclusioni circa la causalità fra variabili
La sperimentazione: stabilire una relazione causale
35
35
35
36
38
38
38
La manipolazione: creare diverse condizioni 39
L’assegnazione casuale: assicurarsi che le condizioni differiscano rispetto a un’unica dimensione 40
I test statistici: assicurarsi che le condizioni non differiscano in modo casuale 41
NEL VIVO DELLA SCIENZA
Crimini e post d’odio: non solo una correlazione 42
Trarre conclusioni
43
La rappresentatività delle variabili 43
NEL MONDO REALE
Strano, ma probabile! 43
La rappresentatività dei campioni
44
L’affidabilità dell’esperimento 46
ALTRE VOCI
La psicologia non è in crisi
48
Pensare in modo critico alle evidenze 49
Vediamo ciò che vogliamo o che ci aspettiamo di vedere
49
Tendiamo a ignorare quello che non vediamo 50
La posizione scettica
52
L’etica della scienza: che cosa è giusto? 52
Rispettare le persone 52
Rispettare gli animali 54
Rispettare la verità 55 ■ SINTESI
Neuroscienze e comportamento
I neuroni: l’origine del comportamento 59
Le componenti del neurone 59
I neuroni sono specializzati rispetto alla funzione 61
I neuroni sono specializzati rispetto alla posizione 61
Le azioni elettrochimiche dei neuroni: l’elaborazione delle informazioni 63
Il segnale elettrico: la conduzione dell’informazione all’interno del singolo neurone 63
Il potenziale di riposo: l’origine delle proprietà elettriche del neurone 63
Il potenziale d’azione: il passaggio di segnali attraverso il neurone 64
La generazione di segnali chimici: la trasmissione dell’informazione tra neuroni 65
Tipi e funzioni dei neurotrasmettitori 66
In che modo le sostanze psicotrope imitano i neurotrasmettitori 67
L’organizzazione del sistema nervoso 68
Le divisioni del sistema nervoso 69
Le componenti del sistema nervoso centrale
La struttura del cervello
Il rombencefalo
Il mesencefalo
NEL MONDO REALE
Il potere del pensiero: le interfacce cervello-macchina
Il prosencefalo
Le strutture sottocorticali
NEL MONDO REALE
Che cosa piace al cervello: l’effetto Instagram
Il sistema endocrino
La corteccia cerebrale
La plasticità cerebrale
Nuove mappature
Gli
UN MONDO DI DIFFERENZE
Malattia di Alzheimer e ippocampo: le differenze tra i sessi
Lo studio dell’attività elettrica del cervello
L’uso delle neuroimmagini per studiare le strutture cerebrali e osservare il cervello in azione
Sensazione e percezione
La sensazione e la percezione
La percezione visiva: il riconoscimento di ciò che vediamo
Il legame che unisce le singole caratteristiche
Il riconoscimento degli oggetti tramite la vista 115
I principi dell’organizzazione percettiva 116
Distinguere la figura dallo sfondo 117
La percezione della profondità e della grandezza 118
Indizi monoculari di profondità 118
Indizi binoculari di profondità 119
Illusioni ottiche di profondità e grandezza 120
La percezione del movimento e del cambiamento 120
La percezione del movimento
Superpoteri sensoriali
La cecità al cambiamento e la cecità da inattenzione 122
L’udito: più di quanto si percepisca con l’orecchio 123
UN MONDO DI DIFFERENZE
L’esperienza della sinestesia
La sensazione del suono 124
L’orecchio esterno convoglia le onde sonore all’orecchio medio 125
Nell’orecchio interno i suoni sono convertiti in impulsi neurali
Il nervo acustico trasmette gli impulsi neurali al cervello 127
La percezione della sorgente del suono 127
La percezione del tono, del volume, del timbro e della posizione
Organizzare le caratteristiche del suono per identificarne la sorgente 128
Le perdite dell’udito
NEL VIVO DELLA SCIENZA
tecnologie per piccole orecchie
I sensi somatici: non solo epidermide
La sensazione tattile
La sensazione del dolore
La percezione del dolore
Posizione del corpo, movimento ed equilibrio
I sensi chimici: l’aggiunta del sapore
Il senso dell’olfatto
La percezione degli odori
Il senso del gusto
La percezione del sapore
La natura della coscienza
Le quattro proprietà fondamentali
I livelli di coscienza
I contenuti di coscienza
Fantasticare: il cervello è sempre attivo
Cercare di sopprimere le preoccupazioni correnti può essere controproducente
Processi al di fuori della coscienza possono intralciare i tentativi di controllo conscio della mente
La mente inconscia
L’inconscio freudiano
La moderna visione dell’inconscio cognitivo
Il nostro cervello possiede circuiti per il pensiero lento e per il pensiero veloce
La mente inconscia: intelligente poco o tanto?
Sonno e sogni: buona notte, mente
sonno
Il ciclo del sonno
Bisogno di sonno e deprivazione del sonno
I disturbi del sonno
La coscienza onirica
Le teorie dei sogni
UN MONDO DI DIFFERENZE
Sogni e cecità
Droghe e coscienza: ispirazione
l’abuso
Il rischio di sviluppare una dipendenza varia da individuo a individuo
L’etichetta “dà dipendenza” può cambiare
NEL MONDO REALE
e regolamentazione della coscienza
I vari tipi di sostanze psicoattive
Le sostanze deprimenti (sedative)
Le sostanze eccitanti (o stimolanti)
NEL VIVO DELLA SCIENZA
Perché c’è un’epidemia da oppioidi negli Stati Uniti e che cosa si può fare per fermarla?
ALTRE VOCI
Un giudice si schiera in difesa dell’erba
L a memoria
Che cos’è la memoria? 178
La codifica: le percezioni sono trasformate in ricordi 178
La codifica semantica 178
La codifica visiva 179
La codifica organizzativa 180
La codifica dell’informazione collegata alla sopravvivenza 181
L’immagazzinamento: il mantenimento dei ricordi nel tempo 182
La memoria sensoriale 183
La memoria a breve termine e la memoria di lavoro 183
La ripetizione e il raggruppamento rafforzano la memoria 184
La memoria di lavoro conserva ed elabora l’informazione 185
Esaminare il rapporto fra l’allenamento della memoria di lavoro e il funzionamento cognitivo 186
La memoria a lungo termine 186
L’ippocampo come indice: collegare i singoli elementi memorizzati 187
Il consolidamento rende stabili i ricordi 188
I ricordi richiamati possono disgregarsi durante il riconsolidamento 188
Il mancato riconsolidamento può ridurre i ricordi traumatici 189
Ricordi, neuroni e sinapsi 189
NEL VIVO DELLA SCIENZA
Il sonno migliora l’apprendimento 190
Il recupero: riportare alla mente i ricordi 191
Indizi per il recupero: ripristinare il passato 191
Il contesto esterno fornisce indizi per il recupero 192
Anche gli stati interiori forniscono indizi per il recupero 192
La corrispondenza tra il contesto della codifica e il contesto del recupero migliora la qualità del ricordo 192
Le conseguenze del recupero 193
Il recupero può migliorare la successiva capacità di ricordare 193
Il recupero può anche compromettere la successiva capacità di ricordare 193
Il recupero può modificare il ricordo 194
Separare le componenti del recupero 195
Le forme della memoria a lungo termine: non un unico tipo 196
La memoria implicita 196
Il priming rende alcune informazioni più accessibili 197
La memoria procedurale e il priming non coinvolgono l’ippocampo 198
La memoria esplicita: semantica ed episodica 199
La memoria episodica contribuisce all’immaginazione e alla creatività 199
UN MONDO DI DIFFERENZE
Tutti rivisitiamo il nostro passato personale? 201
La memoria collaborativa: il ricordo è soggetto a influenze sociali 201
I gruppi riescono a ricordare più di un singolo individuo, ma meno di più individui che lavorano ognuno per conto proprio 201
Il recupero collaborativo presenta altri vantaggi 202
NEL MONDO REALE
Il GPS rovina la memoria? 203
I guasti alla memoria: i sette “peccati” della memoria 204
1. Labilità 204
2. Distrazione 205
Quando l’attenzione è divisa, vi è una minore attività neurale nel lobo frontale 206
Non sempre ci ricordiamo di ricordare
Ricordi corretti possono essere attribuiti alla fonte sbagliata
L’attribuzione erronea dei ricordi capita a tutti, ma può essere influenzata dalla cultura
Le esperienze emotivamente intense sono più facili da ricordare
Il ruolo dell’amigdala
I sette “peccati” sono vizi o virtù?
NEL VIVO DELLA SCIENZA
L’attribuzione erronea dei ricordi: quando una giusta inferenza produce un ricordo sbagliato
I principi fondamentali del condizionamento
L’acquisizione, l’estinzione e il recupero spontaneo
Le risposte
condizionate:
Una comprensione più profonda del condizionamento classico 224
Le componenti cognitive del condizionamento classico 225
Le componenti neurali del condizionamento classico 225
Le componenti evolutive del condizionamento classico 226
NEL MONDO REALE
Capire l’overdose da sostanze 227
Una moderna applicazione 228
Il condizionamento operante: rinforzi dall’ambiente 228
Primi sviluppi storici del condizionamento operante: la legge dell’effetto 228
B.F. Skinner: il ruolo del rinforzo e della punizione 229
Rinforzi e punizioni primari e secondari 231
Rinforzi e punizioni immediati vs differiti 231
I principi fondamentali del condizionamento operante 232
La discriminazione, la generalizzazione e l’importanza del contesto 232
L’estinzione 233
Gli schemi di rinforzo 233
Il modellamento per approssimazioni successive 235
Il comportamento superstizioso 236
Una comprensione più profonda del condizionamento operante 237
Le componenti cognitive del condizionamento operante 237
Le componenti neurali del condizionamento operante 239
Le componenti evoluzionistiche del condizionamento operante 241
NEL VIVO DELLA SCIENZA
Dopammina e apprendimento correlato alle ricompense nella malattia di Parkinson e nel gioco d’azzardo 243
L’apprendimento attraverso
l’osservazione: guardami 244
L’apprendimento per osservazione negli esseri umani 244
L’apprendimento per osservazione negli animali 246
Gli scimpanzé e le altre scimmie possono apprendere a usare uno strumento attraverso l’osservazione 246
Gli scimpanzé allevati da esseri umani apprendono a imitarne esattamente le azioni 247
Le componenti neurali dell’apprendimento per osservazione 248
L’apprendimento implicito:
l’apprendimento che sfugge ai radar 249
Approcci cognitivi all’apprendimento implicito 250
Che cosa rivelano gli studi di laboratorio 250
L’apprendimento implicito è resistente ad alcuni disturbi che compromettono l’apprendimento esplicito 251
L’apprendimento implicito e quello esplicito usano vie neurali distinte 251
UN MONDO DI DIFFERENZE
L’influenza della cultura sull’apprendimento implicito
L’apprendimento nei contesti educativi
di apprendimento
pratica distribuita
Emozione e motivazione
Le motivazioni della mente 286
Motivazioni intrinseche e motivazioni estrinseche 286
Le motivazioni estrinseche 286
Le motivazioni intrinseche 287
Motivazioni consce e motivazioni inconsce 287
Approccio ed evitamento 288
■ SINTESI 291
Linguaggio e pensiero
Linguaggio e comunicazione:
dalle regole al significato 294
La struttura complessa del linguaggio umano 294
Le caratteristiche fondamentali 294
Lo sviluppo del linguaggio 296
La discriminazione dei suoni linguistici 296
Le tappe dello sviluppo del linguaggio 297
L’emergere delle regole grammaticali 297
Sviluppo del linguaggio e sviluppo cognitivo 298
Teorie dello sviluppo del linguaggio 299
L’approccio comportamentista 299
L’approccio innatista 299
L’approccio interazionista 300
NEL MONDO REALE
Un gap di 30 milioni di parole 301
Linguaggio e cervello 302
Le aree cerebrali di Broca e di Wernicke 302
Il coinvolgimento dell’emisfero cerebrale destro 303
Bilinguismo e cervello 303
Altre specie animali possono apprendere il linguaggio umano? 304
UN MONDO DI DIFFERENZE
Linguaggio e cecità: un nuovo ruolo per la corteccia visiva 305
Linguaggio e pensiero: quale relazione? 306
Linguaggio ed elaborazione dei colori: risultati differenti 306
La teoria di Whorf era una “mezza verità”? 307
Concetti e categorie: come pensiamo 308
Le teorie psicologiche sui concetti e le categorie 308
Concetti, categorie e cervello 310
I deficit categoria-specifici 310
Il nostro cervello è già “programmato”? 310
I processi decisionali: razionali e no
L’ideale razionale
La realtà irrazionale
Stimare le frequenze e le probabilità
L’euristica della disponibilità
L’euristica della rappresentatività
La fallacia della congiunzione
Gli effetti di formulazione e la fallacia dei costi sommersi
il rischio percepito a quello reale durante la pandemia da COVID-19
risoluzione dei problemi per analogia
L’intelligenza
Le interazioni tra geni e ambiente
Cervelli ben aperti
Chi è il più intelligente?
Le differenze individuali nell’intelligenza
Le differenze d’intelligenza fra gruppi
I test e chi vi si sottopone
Ambienti e geni
Migliorare l’intelligenza
ALTRE VOCI
I pro e i contro del potenziamento cognitivo
Lo sviluppo
La fase prenatale
Lo sviluppo prenatale
L’ambiente prenatale
La prima e la seconda infanzia: percepire, fare e pensare 359
Lo sviluppo percettivo
Lo sviluppo motorio
Lo sviluppo cognitivo
La scoperta del mondo
La scoperta della propria mente
La scoperta delle menti altrui
UN MONDO DI DIFFERENZE
È la cosa più stupida che non abbia mai sentito! 367
La scoperta della propria cultura
ALTRE VOCI
Spegni le luci, stai in silenzio
La prima e la seconda infanzia: lo sviluppo dei legami e della volontà di aiutare 370
Lo sviluppo sociale 370
Lo sviluppo dell’attaccamento
Gli stili di attaccamento
Gli effetti dello stile di attaccamento
Lo sviluppo morale
Il ragionamento morale
Oltre il ragionamento morale
L’adolescenza: attenzione al gap
Il protrarsi dell’adolescenza
La sessualità emergente
L’orientamento sessuale: una questione di biologia
Il comportamento sessuale: una questione di scelta
Dai genitori ai coetanei
L’età adulta: un cambiamento in cui non possiamo credere
Il cambiamento delle capacità
Il cambiamento degli obiettivi
Il cambiamento dei ruoli
Non rimandare a domani quello che puoi fare oggi
L a personalità
Descrivere e spiegare la personalità
Misurare la personalità
Le tecniche proiettive si basano sull’analisi di informazioni ambigue
392 I metodi che usano la tecnologia 394
L’approccio dei tratti: identificare gli schemi di comportamento 394
I tratti come disposizioni comportamentali e motivazionali
La ricerca dei tratti fondamentali
Le prime ricerche si sono concentrate sugli aggettivi che descrivono la personalità
È stato raggiunto il consenso: i Big Five della personalità
I tratti come elementi costitutivi biologici
Geni, tratti e personalità
ALTRE VOCI
Quanto sono veritieri i test della personalità?
Gli studi sui gemelli sottolineano l’importanza della genetica
394
395
395
396
397
397
398
399
Le differenze di genere: biologia o cultura? 399
UN MONDO DI DIFFERENZE
Le persone hanno tratti della personalità differenti a seconda del genere?
I tratti della personalità sono “programmati” nel nostro cervello
Gli animali hanno personalità?
NEL VIVO DELLA SCIENZA
Personalità in superficie
L’approccio psicodinamico: le forze al di sotto della consapevolezza
400
401
402
403
404
La struttura della mente: Es, Io, Super-io 404
L’approccio umanistico-esistenziale: la personalità come scelta
I bisogni umani e l’autorealizzazione
La personalità come esistenza
406
406
407
L’approccio socio-cognitivo: la personalità nei contesti 407
La coerenza della personalità in situazioni diverse 407
I costrutti personali alla base della personalità percepita 408
Gli obiettivi personali e le aspettative portano a uno stile di comportamento caratteristico 409
NEL MONDO REALE
La vostra personalità cambia a seconda di chi vi circonda? 410
Il sé: la personalità allo specchio 410
Il concetto di sé 410
Organizzazione del concetto di sé 411
Cause ed effetti del concetto di sé 412
L’autostima 412
Fonti di autostima 413
Il desiderio di autostima 413
L’egotismo implicito 414
■ SINTESI 415
Stress e salute
Le fonti di stress: che cosa ci influenza 418
Gli eventi stressanti 418
I fattori cronici di stress 418
Il controllo percepito sugli eventi stressanti 420
UN MONDO DI DIFFERENZE
La discriminazione può essere causa di stress e malattie? 420
Le reazioni allo stress:
come si manifestano 421
Le reazioni fisiche 421
La sindrome generale di adattamento 422
Lo stress produce effetti negativi sulla salute e accelera l’invecchiamento 422
Lo stress cronico ha effetti sul sistema immunitario 424
Lo stress ha effetti sulla salute cardiovascolare 424
Le reazioni psicologiche 425
L’interpretazione dello stress è un processo a due fasi 425
Lo stress cronico può condurre al burnout 426
NEL VIVO DELLA SCIENZA
Stress, salute e soldi 427
La gestione dello stress: come fronteggiarlo 427
Gestire la mente 428
Il coping repressivo: mantenere un punto di vista artificialmente positivo 428
Il coping razionale: impegnarsi a superare lo stress 428
La ricontestualizzazione: cambiare il proprio pensiero 429
Gestire il corpo
La meditazione: guardarsi dentro
Il rilassamento: immaginare la pace
Il biofeedback: assicurarsi l’aiuto di un monitor
L’esercizio aerobico: migliorare l’umore
Gestire la situazione
LE RISORSE DIGITALI
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Prefazione
NOTA PER CHI STUDIA
Care studentesse, cari studenti, il mondo è pieno di misteri: dalle stelle ai fossili, dai quark alle cellule. Ma per noi il mistero più grande sono sempre le altre persone, ed è questo che ci ha attirati verso il nostro primo corso di psicologia all’università. Di quel corso ricordiamo le idee che abbiamo incontrato e le lezioni che abbiamo ascoltato e che ci hanno aperto la mente; ciò che invece non ricordiamo sono i libri di testo, probabilmente perché erano poco più che enciclopedie di nomi e date piene di termini tecnici, che abbiamo prontamente rivenduto non appena finiti gli ultimi esami. Dopo essere diventati professori di psicologia abbiamo cominciato a chiederci perché i libri di testo dovessero essere fatti così; abbiamo concluso che non dovessero esserlo, quindi nel 2008 abbiamo scritto la prima edizione di Psicologia generale, il libro che avremmo desiderato da studenti. La reazione alla sua pubblicazione è stata del tutto sorprendente: non avevamo mai scritto un libro di testo prima, perciò non sapevamo che cosa aspettarci, ma neanche nei nostri sogni più folli ci saremmo immaginati che avremmo finito per vincere il Premio Pulitzer!
E meno male che non ce l’eravamo immaginati, perché non l’abbiamo vinto. Ma ci è andata ancora meglio. Ok, forse solo altrettanto bene. A essere sinceri, quasi altrettanto bene. Insomma, quel che è accaduto è che abbiamo cominciato a ricevere email da studenti e studentesse di tutti gli Stati Uniti che ci dicevano (con apparente sorpresa) che a loro era veramente piaciuto leggere il nostro volume. Naturalmente ne gradivano il contenuto, perché la psicologia è intrinsecamente affascinante, ma anche altri aspetti: il fatto che il nostro libro di testo non sembrasse un libro di testo e non fosse scritto nel registro tedioso tipico delle videolezioni di biologia delle scuole superiori («Osservate lo sciacallo striato, il piccolo saprofago con la pelliccia creato da madre natura»). Infatti è stato scritto con il nostro linguaggio, con lo stesso tono che usiamo quando parliamo agli studenti, agli amici, ai familiari e agli animali domestici (motivo per cui inizialmente il titolo del Capitolo 12 avrebbe dovuto essere Smetti di masticarmi le scarpe e scendi dal divano).
Agli studenti è piaciuto anche il fatto che il libro racconta la storia della psicologia; che abbiamo integrato tra loro gli argomenti invece di elencarli e basta; che abbiamo illustrato le idee invece di limitarci a descriverle; e che abbiamo preso poco sul serio noi stessi, così come chiunque altro non sia riuscito a sfuggirci. È questo tipo di riscontro ad averci stimolato ad andare avanti per le successive edizioni. Naturalmente, un libro di testo non può limitarsi a raccontare una storia interessante e divertente: deve anche aiutare a imparare. Per questo motivo, oltre a tutto ciò che figura nei romanzi, nei libri di ricette e nei manuali d’uso (cioè le parole, le frasi, i grafici e gli schemi), i libri di testo hanno determinate caratteristiche per aiutare a comprendere e a ricordare il materiale studiato. Per mettere a punto tali caratteristiche bisogna possedere una comprensione dettagliata di come gli esseri umani imparino; per fortuna, si tratta di un argomento in cui psicologi e psicologhe sono esperti. Le caratteristi-
che del nostro libro fanno tutte uso dei principi fondamentali della psicologia. Per presentarvele cominceremo dandovi sei suggerimenti per leggere il libro; dopo che li avrete letti, vi spiegheremo come il libro vi aiuterà a mettere in pratica i suggerimenti.
Sei suggerimenti per leggere questo libro di testo Leggere è un processo automatico: guardate la pagina stampata e immediatamente i vostri occhi cominciano a scorrerne i segni, trasformando gli scarabocchi neri in parole e frasi senza alcun aiuto da parte vostra. Invece, capire e ricordare non sono automatismi: per questo motivo ci capita di dimenticare ciò che abbiamo letto dieci secondi prima (se vi sta capitando adesso, per favore ricominciate dall’inizio della sezione). La ricerca dimostra che il modo migliore per comprendere e ricordare quanto si è letto è assumere un ruolo attivo durante la lettura, invece che lasciare che sia un processo automatico. Ecco cinque modi per mettere in pratica questo suggerimento:
• ripetere; ripetere le informazioni a se stessi può essere un modo incredibilmente utile per memorizzare i fatti, se eseguito correttamente. Per esempio, supponete di voler ricordare il nome della persona che ha creato il primo laboratorio di psicologia (cosa che vorrete fare leggendo il Capitolo 1). Innanzitutto potreste ripetere qualche volta a voi stessi una frase come «Wilhelm Wundt ha creato il primo laboratorio di psicologia»; poi aspettare alcuni secondi e ripetere la stessa frase qualche altra volta; quindi aspettare un tempo più lungo e ripeterla ancora e così via. Allungare l’intervallo tra le ripetizioni rende il recupero delle informazioni sempre più difficile – un po’ come aggiungere man mano peso al carico che si solleva in palestra – il che, come dimostra la ricerca, è un modo efficace di fissare nella memoria le informazioni; • interpretare; ripetere è utile per memorizzare le informazioni, ma in psicologia per imparare bisogna comprendere i concetti. La ricerca dimostra che uno dei modi migliori per capire e ricordare i concetti è smettere per un momento di leggere e dedicarsi a interpretarli: in altre parole, pensare al loro significato e in che modo possono riguardarvi. Per esempio, supponete di voler imparare i concetti fondamentali che stanno alla base del comportamentismo (cosa che vorrete sicuramente fare una volta raggiunto il Capitolo 7): avrete la tentazione di leggere i paragrafi dedicati a questa corrente di pensiero e poi andare avanti; invece è meglio fare una pausa e porvi domande come «Quale spiegazione darebbe un comportamentista della mia scelta di studiare psicologia?». Per rispondere alla domanda precedente dovrete non solo ricordarvi ciò che avete letto del comportamentismo, ma anche metterlo in relazione con altre informazioni di cui siete già in possesso (per esempio, che avete fatto fatica a scegliere se studiare psicologia oppure un’altra materia che i vostri genitori, sbagliando, ritengono più importante). Infatti è molto più facile ricordare nuove informazioni mettendole in relazione con altre che ci sono già familiari;
• organizzare; se qualcuno vi domandasse di memorizzare le parole “saluta, chiedi, prega, firma, piega, inserisci, lecca” in quest’ordine, l’impresa potrebbe riuscirvi difficile, a meno che non abbiate notato che la lista non è altro che la sequenza di passaggi necessaria a comporre e spedire una lettera ai vostri genitori in cui chiedete loro del denaro. Organizzare le informazioni in maniera significativa è uno dei metodi migliori per impararle e ricordarle; per questo motivo, alla fine di ogni capitolo dovreste cercare di raccontarvi la loro storia. Ciò non significa semplicemente ripetere i fatti o interpretare i concetti presentati, ma piuttosto collegarli tra loro e chiedervi come ognuno porti al successivo;
• testare ; potreste essere tentati di usare un evidenziatore giallo man mano che leggete, e poi di ristudiare soltanto il materiale evidenziato; ma sarebbe un errore (specialmente se state leggendo questo libro in formato digitale): infatti, rileggendolo il testo vi apparirà sempre più familiare e, per questo motivo, è probabile che traiate l’errata conclusione di conoscerlo bene. Ma la realtà è che “lo sapete” soltanto mentre lo state leggendo! Un modo migliore di imparare è sottoporsi a test sul materiale studiato senza tenere il libro di testo vicino. Anzi, è ancora meglio se studiate con un’altra persona e vi sottoponete ai test a vicenda;
• dilazionare; quando dovreste fare tutte queste cose? La risposta sbagliata è la notte prima dell’esame. La ricerca dimostra che è molto più probabile riuscire a ricordare quello che si è imparato leggendolo in maniera dilazionata, un po’ ogni giorno, esercitandosi man mano. Studiare rapidamente la notte prima di un esame non è soltanto un’esperienza faticosa, ma anche la scelta peggiore che possiate fare se volete imparare, ricordare ciò che avete imparato e prendere un buon voto all’esame. Leggere il libro di testo la notte prima di un esame è soltanto leggermente meglio di non leggerlo affatto;
• dormire; conoscete già l’importanza di dormire a sufficienza la notte prima di un esame. Ma come scoprirete nel Capitolo 6, è altrettanto importante dormire a sufficienza nei giorni in cui vi dedicate agli esercizi di studio che abbiamo appena descritto. Durante il sonno il cervello ripete le informazioni incontrate durante il giorno, scorrendole e trovandovi schemi ricorrenti, per poi immagazzinarle in maniera efficiente. Lasciare che il vostro cervello ci dorma sopra è quasi altrettanto importante quanto fargli leggere le informazioni che volete imparare.
Gli strumenti che aiutano a mettere in pratica i suggerimenti
Quelli descritti nel paragrafo precedente sono sei ottimi suggerimenti; ma come potrete ricordarli, o ricordarvi di metterli in pratica? Non temete: vi aiutiamo noi. Il libro contiene una serie di strumenti appositamente progettati per aiutarvi a mettere in pratica queste e altre strategie di apprendimento di comprovata efficacia. Abbiamo persino scritto un capitolo noiosissimo solo per aiutarvi a dormire! (Stiamo scherzando). Per esempio, noterete che ogni capitolo è diviso in alcune sezioni principali, all’inizio di ciascuna delle quali sono elencati alcuni Obiettivi di apprendimento, cioè dei punti di riferimento per aiutarvi a identificare più facilmente i concetti fondamentali man mano che leggete. Questo modo di procedere vi aiuterà a organizzare mentalmente il materiale, un po’ come sapere in anticipo che Romeo e Giulietta sono una coppia di sfortunati amanti può aiutarvi a capire lo spettacolo a cui state assistendo a teatro. Se gli Obiettivi di apprendimento vi comunicano quali contenuti ricercare durante la lettura, la Sintesi, collocata alla fine di ciascun capitolo può aiutarvi a stabilire se li avete effettivamente trovati. Nelle Sintesi sono riassunti brevemente i punti salienti di ciascuna sezio-
ne, perciò potrete valutare se avete raggiunto il livello di comprensione che desideravate, o che vi viene richiesto per l’esame. Altrimenti, potete sempre tornare indietro e rileggere la sezione che volete imparare meglio.
Abbiamo inoltre inserito delle rubriche per aiutarvi a interpretare il materiale mentre leggete. Per esempio, alla fine di ogni capitolo è presente una serie di quesiti dal titolo Cambiare idea , dove vengono descritte situazioni quotidiane in cui emergono alcune convinzioni sbagliate sul comportamento umano e vi si chiede di usare il materiale presentato nel capitolo per correggerle.
Finestre sul mondo e sull’attualità
Potreste aver notato che quando le persone raccontano una storia («La scorsa estate a Roma ho visitato la fontana di Trevi, la cappella Sistina e il Colosseo»), a volte si soffermano a descrivere un argomento collegato che hanno trovato particolarmente interessante («Sapevi che nel XVI secolo il Papa ha cercato di trasformare il Colosseo in un lanificio?»). Una volta esaurito l’argomento collaterale, riprendono a raccontare la loro storia. Ebbene, anche i capitoli del nostro libro di testo raccontano una storia, e a volte ci soffermiamo a raccontare qualche aspetto della psicologia (e non dei lanifici romani) che reputiamo particolarmente interessante. Noterete questi racconti paralleli perché appaiono sotto forma di grandi riquadri pieni di parole: questi riquadri – o, meglio, “schede di approfondimento” – sono come delle finestre che si aprono sul mondo e sull’attualità e sono di quattro tipi, ciascuno dei quali ha un nome diverso.
• Un mondo di differenze. Le persone differiscono sotto innumerevoli aspetti: cultura, genere, etnia, religione, età, reddito, orientamento sessuale e così via. Queste fonti di diversità influenzano quasi ogni pensiero, sentimento e azione delle persone; di conseguenza, in ogni capitolo ci soffermiamo a esaminarne una o più.
• Altre voci. Molto prima che gli psicologi facessero la loro comparsa sul pianeta Terra, erano i poeti, gli esperti, i drammaturgi e i filosofi a elaborare teorie sulla natura umana. Per tale motivo abbiamo deciso di invitarne alcuni a condividere le loro idee con voi. In ciascun capitolo troverete un breve testo splendidamente scritto da qualcuno che ha qualcosa da dire e – cosa ancora più importante – che non siamo noi.
• Nel mondo reale. Dai topi nei labirinti agli esseri umani nelle macchine per la scansione cerebrale, un libro di testo può a volte sembrare un resoconto proveniente da luoghi molto diversi da quelli in cui voi vivete. Per questo motivo, in tutti i capitoli abbiamo inserito una scheda che illustra come applicare il materiale appena letto ad aspetti della vostra vita quotidiana, dalle relazioni sentimentali allo studio e ai colloqui di lavoro.
• Nel vivo della scienza. Quando abbiamo scritto la scorsa edizione di questo libro di testo, qualche anno fa, QAnon era una parola non ammessa nel gioco dello Scarabeo e il coronavirus sembrava una malattia trasmessa da una birra messicana. Insomma, il mondo cambia velocemente. Per questo motivo, in tutti i capitoli ci soffermiamo a condividere con voi una nuova scoperta scientifica che ha cambiato il nostro modo di pensare, e che potrebbe fare lo stesso anche con voi. Abbiamo probabilmente detto abbastanza in questa Prefazione. Ovviamente potremmo continuare all’infinito perché, dopo tutto, siamo professori, ma confidiamo che abbiate capito il punto fondamentale: amiamo le scienze psicologiche e abbiamo scritto un libro sperando che ve ne innamoriate anche voi.
Buona lettura!
NOTA PER CHI INSEGNA
Cari docenti, perché ci facciamo tutto ciò? Voi avete dedicato giorni e giorni a scorrere libri di testo, quando avreste potuto impiegare quel tempo a infornare biscotti, leggere poesie o guardare tutte le stagioni di The Walking Dead. E noi abbiamo dedicato anni e anni a leggere articoli, scrivere capitoli e trovare fotografie, quando avremmo potuto invece ascoltare musica, visitare musei o guardare tutte le stagioni di The Walking Dead. Perché abbiamo tutti scelto di perderci nella Landa del Libro di Tes to, quando ci sono così tanti zombi da guardare in streaming?
La risposta è: per amore della scienza. Tra voi e noi possono esserci differenze in termini di età, genere, etnia e religione; possiamo vivere in luoghi diversi e parlare una prima lingua diversa, ma il nostro legame supera le nostre differenze: condividiamo tutti la ferma convinzione che la scienza offra i migliori strumenti per comprendere i misteri del comportamento umano. Lungo la strada ci siamo imbattuti in un campo di ricerca chiamato psicologia, e siamo rimasti bloccati lì perché ci siamo innamorati di un’idea semplice, cioè che i metodi usati nelle scienze per capire che cosa causi il cancro o per conoscere i comportamenti migratori delle farfalle possano essere usati anche per dare risposta a questioni annose che riguardano il cuore e la mente della nostra specie. Sinceramente, se qualcuno si imbatte in tale idea e non si entusiasma deve essere per forza uno zombi. Questo volume è quello giusto per voi? Non lo sappiamo, ma sappiamo che scegliendo un libro di testo affidate parte dell’istruzione dei vostri studenti e delle vostre studentesse a qualcun altro, e tale fiducia va conquistata. Abbiamo provato a fare proprio questo scrivendo un libro di testo che si pone un unico obiettivo principale: far innamorare le nuove generazioni di questa giovane e meravigliosa scienza, per le stesse ragioni che hanno fatto innamorare voi e noi. Qualsiasi cosa loro decidano di fare con questa passione – diventare psicologi o semplicemente genitori migliori, consumatori più intelligenti o cittadini maggiormente informati – il nostro lavoro è accenderla in loro diffondendo la buona novella della nostra scienza. È proprio ciò a cui ci siamo dedicati in ognuna delle pagine che seguono, e starà a voi decidere se ci siamo riusciti.
Bene, lasciateci un momento per asciugare qualche lacrima. Fatto! Ora addentriamoci negli aspetti più tecnici che sicuramente vorrete conoscere riguardo al nostro libro di testo.
Costruire partendo da ciò che funziona
Le parole “nuovo” e “migliorato” vendono moltissimi smartphone e macchine per il caffè, e probabilmente anche moltissimi libri di testo; ma noi non le useremo. Dopo tutto, questa è la terza edizione italiana condotta sulla sesta edizione americana, e se fosse tutto nuovo e migliorato equivarrebbe a dire che tutti i contenuti delle precedenti edizioni sono obsoleti o hanno un disperato bisogno di aggiustamenti. Ma le cose non stanno affatto così. Abbiamo dedicato più di 15 anni alla creazione del volume e durante il percorso abbiamo imparato molto, non soltanto scrivendolo e riscrivendolo, ma anche grazie al confronto con molti docenti e studenti di tutti gli Stati Uniti, che hanno dedicato parte del loro tempo a comunicarci cosa era loro piaciuto e cosa no, e come trasformare i punti negativi in positivi. Li abbiamo ascoltati, e il motivo per cui la presente edizione è la migliore di sempre è che invece di cambiare tutto, così da attirare l’attenzione con nuovi fronzoli e brillantini, ab-
biamo speso le nostre energie per perfezionare quello che già funzionava. I docenti ci hanno riferito che i nostri strumenti pedagogici erano validi, quindi li abbiamo affilati anziché sostituirli; che gli argomenti trattati colpivano l’obiettivo, quindi abbiamo mantenuto stabile la presa invece di mirare altrove; e che ai loro studenti piace il nostro tono informale e a volte irriverente, quindi abbiamo aggiornato le nostre battute invece di ammettere con noi stessi che non facevano ridere. Se questa edizione vi sembra familiare, è perché con ogni edizione abbiamo imparato «a fare più bambini e meno acqua sporca».
Ciò detto, questa edizione non è semplicemente l’edizione precedente con una copertina diversa. In ogni capitolo troverete svariate decine di aggiornamenti delle teorie generali che trattiamo, oltre a diversi cambiamenti volti a rispecchiare i nostri tempi in rapido cambiamento, per esempio gli effetti della pandemia di COVID-19. Prima ancora di cominciare il libro abbiamo inserito la sezione iniziale, intitolata Le parole sono importanti, che non solo spiega l’uso che facciamo delle parole che denotano il sesso, il genere e l’etnia, ma incoraggia le studentesse e gli studenti a pensare a come loro stessi usano queste parole nella vita quotidiana.
Di seguito elenchiamo alcune delle principali novità di ogni capitolo.
CAPITOLO 1. EVOLUZIONE DELLE SCIENZE PSICOLOGICHE
• Una nuova, franca spiegazione della scarsità di volti non bianchi e non di genere maschile in psicologia prima della metà del XX secolo.
• Altre voci: “Come dovremmo giudicare i personaggi storici?”.
CAPITOLO 2. I METODI DELLA PSICOLOGIA
• Altre voci: “La psicologia non è in crisi” con un testo di Lisa Feldman Barrett.
CAPITOLO 3. NEUROSCIENZE E COMPORTAMENTO
• Un’esplorazione del ruolo della cultura nella plasticità cerebrale.
• Un’introduzione al concetto di neurodiversità.
• Nel mondo reale: “Quel che piace al cervello: l’effetto Instagram”.
CAPITOLO 4. SENSAZIONE E PERCEZIONE
• Un ampliamento del paragrafo “La percezione del movimento” per includere la percezione del movimento biologico.
• Un mondo di differenze: “L’esperienza della sinestesia”.
• Altre voci: “Un mondo senza odori né sapori” con un testo di Krista Diamond.
• Un’esplorazione della percezione multisensoriale.
CAPITOLO 5. LA COSCIENZA
• Un ampliamento del paragrafo “Le teorie dei sogni” per includere la teoria neurocognitiva dei sogni e la teoria dei sogni della simulazione della minaccia.
• Le nuove ricerche sui potenziali effetti terapeutici degli allucinogeni.
CAPITOLO 6. LA MEMORIA
• Nel mondo reale: “Il GPS rovina la memoria?”.
• Le nuove ricerche sul distanziamento sociale durante la pandemia di COVID-19.
• Nel vivo della scienza: “L’attribuzione erronea dei ricordi: quando una giusta inferenza produce un ricordo sbagliato”.
CAPITOLO 7. L’APPRENDIMENTO
• Un mondo di differenze: “L’influenza della cultura sull’apprendimento implicito”.
• L’aggiunta di nuove ricerche ai paragrafi “La pratica variata” e “La pratica dei test”.
• Altre voci: “I pericoli della perdita di apprendimento” con un testo di Byron Johns e Diego Uriburu.
CAPITOLO 8. EMOZIONE E MOTIVAZIONE
• Le nuove ricerche sull’uso dell’intelligenza artificiale per il riconoscimento delle espressioni facciali al fine di identificare cinque emozioni universali.
• Nel vivo della scienza: “L’illusione del pubblico scontento”.
CAPITOLO 9. LINGUAGGIO E PENSIERO
• Un mondo di differenze: “Linguaggio e cecità: un nuovo ruolo per la corteccia visiva”.
• Nel vivo della scienza: “Allineare il rischio percepito a quello reale durante la pandemia di COVID-19”.
• Le nuove ricerche sulle fake news all’interno del paragrafo “L’effetto della verità illusoria”.
• Altre voci: “Usare i social network per contrastare la diffusione della disinformazione sui social network” con un testo di Victor Agbafe e Prerak Juthani.
CAPITOLO 10. L’INTELLIGENZA
• Altre voci: “I pro e i contro del potenziamento cognitivo” con un testo di Julien Delhez.
• Introdotto il nuovo paragrafo “L’intelligenza è malleabile”.
• Alcune aggiunte e nuove ricerche nel paragrafo “Le influenze ambientali sull’intelligenza” per spiegare i cambiamenti dell’intelligenza.
CAPITOLO 11. LO SVILUPPO
• Le nuove ricerche sulla diversità della sessualità umana nel contesto dello sviluppo.
CAPITOLO 12. LA PERSONALITÀ
• Altre voci: “Quanto sono veritieri i test della personalità?” con un testo di Angus Chen.
• Le nuove ricerche sui tratti Big Five che compaiono in diverse specie.
CAPITOLO 13. STRESS E SALUTE
• Un ampliamento della trattazione delle differenze su base etnica in relazione allo stress cronico.
• Le nuove ricerche in merito all’effetto dello stress sulla risposta immunitaria e al ruolo svolto in tal senso dallo status sociale.
5 La coscienza
◾ I misteri della coscienza
◾ La natura della coscienza
◾ La mente inconscia
◾ Sonno e sogni: buonanotte, mente
◾ Droghe e coscienza: ispirazione artificiale
◾ L’ipnosi: aperti alla suggestione
L’incoscienza è qualcosa che non apprezziamo fino a quando non è necessaria. E ne avrebbe veramente avuto bisogno Belle Riskin il giorno che, distesa sul tavolo operatorio, si svegliò proprio mentre i medici le stavano inserendo un tubo in gola. Belle si sentiva soffocare, ma non poteva vedere, respirare, urlare e nemmeno muoversi. Incapace persino di battere le ciglia, non poteva in nessun modo far capire ai chirurghi di essere cosciente. «Ero terrorizzata. Perché mi stava succedendo? Perché non sentivo più le braccia? Sentivo il cuore battermi forte in testa. Era come essere sepolta viva, ma con qualcuno che ti sta spingendo qualcosa dentro la gola», spiegò più tardi. «Sapevo di essere cosciente, che stava succedendo qualcosa durante l’intervento. Ero abbastanza cosciente da capire che mi stavano intubando» (Groves, 2004).
Come è potuto accadere? In teoria, l’anestesia che si somministra prima di un intervento chirurgico dovrebbe lasciare il paziente privo di coscienza, così da eliminare ogni sensazione di dolore. Eppure in questo caso – e all’incirca in un caso ogni 20 0 00 operazioni chirurgiche (Pandit et al., 2014) – la paziente a un certo punto ha riacquistato coscienza ed è persino stata in grado di ricordare l’esperienza. Alcune persone ricordano il dolore, altre il tintinnio dei ferri chirurgici sul vassoio, oppure i discorsi che si svolgevano fra medici e infermieri. Questo non è ciò che ci si aspetterebbe dalla chirurgia moderna, ma il problema sorge perché si usano i farmaci miorilassanti allo scopo di impedire che il paziente, con movimenti involontari, ostacoli il lavoro di chi opera. Così, quando i farmaci somministrati per indurre lo stato d’incoscienza falliscono nel loro compito, il paziente, che si trova in uno stato di estremo rilassamento muscolare, è incapace di dire o di far capire ai medici che c’è un problema.
Svegliarsi durante un intervento chirurgico sembra già una cosa brutta di per sé, ma il peggio è che potrebbe causare ulteriori complicazioni. Ritornando cosciente, il paziente potrebbe allarmarsi e agitarsi durante l’operazione, al punto che la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca potrebbero salire a livelli pericolosi. L’avere riacquistato coscienza potrebbe anche causare problemi emozionali in un momento successivo. Per fortuna sono in fase di sviluppo nuovi metodi per monitorare lo stato di veglia misurando l’attività elettrica del cervello. Un sistema impiega dei sensori applicati alla testa del paziente e fornisce una lettura su una scala da 0 (nessuna attività elettrica a livello cerebrale) a 100 (stato di allerta totale), insomma una sorta di “coscienziometro”.
Basandosi su quest’indice, l’anestesia viene somministrata in modo da mantenere il paziente entro l’intervallo di valori tra 40 e 60, raccomandato per un intervento chirurgico. È stato riscontrato che tale sistema riduce i racconti postoperatori di risveglio della coscienza e di memoria dell’operazione (Myles et al., 2004), mentre il lasciar scendere l’indice al di sotto di 45 per periodi di tempo prolungati fa aumentare i rischi di esiti postoperatori negativi, morte compresa (Kertai et al., 2010). Se nella sua sala operatoria ci fosse stata una di queste strumentazioni, Belle Riskin avrebbe potuto rimanere in quello stato d’incoscienza di cui aveva così disperatamente bisogno.
Quando bisogna sottoporsi a un intervento chirurgico, non essere coscienti è un bene.
UN MONDO DI DIFFERENZE
Sogni e cecità
Come sono i vostri sogni? Sono principalmente visivi? Sentite dei suoni? Provate sensazioni legate al tatto? Al gusto? All’olfatto? Siamo tutti diversi nella nostra vita onirica, esattamente come lo siamo nella vita reale, da svegli. La maggior parte delle persone è in grado di esperire tutte le forme di sensazione mentre sognano. Ma che cosa accade a chi è privo della capacità di esperire uno dei sensi? Com’è l’esperienza del sogno nelle persone non vedenti? La questione è stata affrontata in ricerche in cui si è chiesto a persone non vedenti di tenere un diario giornaliero dei loro sogni per alcune settimane, per poi confrontare i resoconti di ciò che avevano sognato con quelli di persone vedenti. Per esempio, uno studio condotto da Meaidi e collaboratori (2014) ha riscontrato che fra le persone vedenti il 100% dei sogni contiene impressioni visive, contro solo il 75% dei sogni di coloro che da vedenti sono diventati ciechi (cecità acquisita) e il 20% dei sogni tra le persone non vedenti dalla nascita (cecità congenita). Forse non sorprende sapere che persone che non hanno mai avuto la vista abbiano meno probabilità di “vedere” anche nei loro sogni, ma il dato davvero interessante è che queste persone
Droghe e coscienza: ispirazione artificiale
Obiettivi di apprendimento
▸ Chiarire i pericoli della tossicodipendenza
impressioni visive impressioni uditive
impressioni tattili incubi
esperienze oniriche
vedenti persone con cecità acquisita non vedenti dalla nascita
siano comunque in grado di farlo nel 20% dei loro sogni (benché soltanto le persone cieche con una capacità anche piccola di percepire la luce siano in grado di avere tali impressioni visive).
La mancanza di contenuti visivi nei sogni dei non vedenti è controbilanciata da un aumento percentuale dei sogni contenenti impressioni uditive e tattili, come si può vedere nel grafico qui riportato.
Purtroppo le persone non vedenti dalla nascita hanno anche una frequenza maggiore di incubi: circa il 25% dei loro
▸ Identificare le diverse categorie di sostanze psicoattive e i loro effetti sul corpo
Aldous Huxley, l’autore del romanzo distopico Il mondo nuovo (Brave New World, 1932), ha descritto nel saggio Le porte della percezione la sua esperienza con la mescalina, una droga. Nel saggio, l’autore parla della sua intensa esperienza di allontanamento dalla coscienza normale: «Un mondo dove tutto splendeva di Luce Interiore ed era infinito nel suo significato. Per esempio, le gambe di quella sedia, com’era miracolosa la loro forma tubulare, come era soprannaturale la loro lucida levigatura! Passai diversi minuti – o furono secoli? –non semplicemente a fissare quelle gambe di bambù, ma essendo effettivamente io quelle gambe»2 . Essere le gambe di una sedia? Sempre meglio che essere il cuscino di una sedia, ma continua a sembrare un’esperienza strana. Eppure, molte
2 Aldous Huxley, 1954; trad. it. Le porte della percezione, Mondadori, 1980.
sogni. Spesso questi sogni ruotano intorno a uno stesso tema: la persona non vedente sta facendo qualcosa di sbagliato (proprio a causa della sua cecità) e ciò scatena risposte aggressive da parte di altre persone (Meaidi et al., 2014). La psicologia è praticamente tutta incentrata sul comprendere la mente nello stato di veglia; sembra tuttavia esistere un’ampia gamma di importanti differenze individuali anche rispetto alle esperienze della mente che sogna, differenze la cui comprensione è oggi soltanto all’inizio.
persone sono alla ricerca di tali esperienze, spesso attraverso l’uso di sostanze. Le sostanze psicoattive (o psicotrope) sono sostanze chimiche che influenzano la coscienza o il comportamento, alterando il sistema dei messaggi chimici del cervello. Avete già incontrato alcune di queste sostanze nel Capitolo 3, dove abbiamo preso in esame il sistema cerebrale dei neurotrasmettitori. Che venga usata a scopo ricreativo, come farmaco in un trattamento o per qualsiasi altra ragione, ognuna di queste sostanze esercita la propria azione aumentando l’attività di un particolare neurotrasmettitore (azione agonista) o facendola diminuire (azione antagonista). I neurotrasmettitori più comuni sono la serotonina, la dopammina, l’acido gamma-amminobutirrico (GABA) e l’acetilcolina. Le sostanze psicotrope alterano la funzionalità dei neurotrasmettitori impedendo a questi composti di legarsi a specifici siti sul neurone postsinaptico, oppure inibendone la ricaptazione nel neurone presinaptico, o potenziandone il legame e la trasmissione. Sostanze differenti possono potenziare oppure indebolire la trasmissione, generando nel cervello variazioni dell’attività elettrica che imitano il funzionamento naturale del cervello stesso. Per esempio, un farmaco come il Valium (benzodiazepina) induce il sonno ma ostacola l’attività onirica, per cui genera uno stato simile al sonno a
Sostanza psicoattiva Una sostanza che influenza la coscienza o il comportamento alterando il sistema dei messaggi chimici del cervello.
L’etichetta “dà dipendenza” può cambiare Sebbene il concetto di “dipendenza” sia familiare alla maggior parte di noi, non esiste una definizione clinica standard di che cosa esattamente si debba intendere per dipendenza.
Il concetto di dipendenza è stato esteso a molte attività umane, dando origine a termini come “sesso-dipendente”, “gioco-dipendente”, “lavorodipendente” (workaholic)” e naturalmente “cioccolato-dipendente”.
Le società reagiscono in maniera differente in epoche differenti. Per esempio, all’inizio del XVII secolo l’uso del tabacco era punibile con la morte in Germania, con la castrazione in Russia e con la decapitazione in Cina (Corti, 1931): certo erano tempi, e luoghi, ben duri per i fumatori.
Viceversa, cocaina, eroina e marijuana sono state popolari e addirittura raccomandate come medicinali in diversi momenti della storia, e su
nessuna di esse gravava la vergognosa etichetta “causa dipendenza” (Inciardi, 2001). Oggi nelle società occidentali l’uso di alcune sostanze viene in certi casi ignorato (per esempio, la caffeina), in altri regolato (l’alcol), in altri semplicemente tassato (il tabacco) e in altri ancora è oggetto di intensa proibizione (cocaina ed eroina; per un approfondimento sull’uso delle sostanze psicoattive negli Stati Uniti, v. le schede Nel mondo reale: “Droghe e regolamentazione della coscienza” e Nel vivo della scienza: “Perché c’è un’epidemia da oppioidi negli Stati Uniti, e che cosa si può fare per fermarla?”).
Anziché vedere l’uso di tutte le sostanze come un problema, è importante considerare i costi e i benefici di tale uso e stabilire le modalità per aiutare le persone a scegliere comportamenti informati basati su questa conoscenza (Parrott et al., 2005).
Droghe e regolamentazione della coscienza
La coscienza è qualcosa su cui i governi dovrebbero avere il potere di legiferare? O invece le persone dovrebbero essere libere di scegliere i propri stati di coscienza? In fondo, come può una “società libera” giustificare di regolamentare ciò che la gente fa dentro la propria testa? Un approccio è considerare i costi dell’uso e dell’abuso di sostanze psicoattive sia per il singolo utilizzatore sia per la società in cui vive.
Negli anni Settanta il diffuso risentimento riguardo al problema della droga negli Stati Uniti si è concretizzato nella “guerra alle droghe” (War On Drugs), un programma del governo federale, che si è concentrato sull’uso delle sostanze come reato penale e ha cercato di bloccarne l’uso condannando al carcere i consumatori.
Tale approccio, però, non ha funzionato. Anzi, le statistiche dimostrano che il numero delle persone detenute nelle prigioni federali statunitensi per avere violato le leggi sulle droghe è aumentato di quasi dieci volte, passando da circa 24 000 a 215 000 tra il 1980 e il 2013 (Pew Charitable Trust, 2015), non a causa di un aumento misurabile nella diffusione dell’uso di droghe, ma piuttosto a causa della rapida crescita nell’uso di condannare al carcere chi commette reati legati alla droga.
Come la fallimentare politica del proibizionismo, cioè la proibizione degli alcolici decisa dal governo federale degli Stati Uniti nel periodo 1920-1933, così la politica della “guerra alle droghe” sembra aver provocato più danni di quanti ne sia riuscita a prevenire.
Inoltre l’incarcerazione di massa scaturita dalla War on Drugs ha colpito in maniera sproporzionata le persone nere: sebbene le persone di pelle nera rappresentassero il 15% di chi faceva uso di sostanze illecite, esse hanno costituito il 60% circa delle persone incarcerate per aver violato le leggi sulle droghe (Moore e Elkavich, 2008).
L’idea che le persone dovrebbero essere libere di decidere se vogliono alterare il proprio stato di coscienza mediante l’uso di sostanze sta guadagnando sempre di più il sostegno generale. Ciò soprattutto quando l’uso di sostanze porta un vantaggio dal punto di vista terapeutico, come la diminuzione della nausea e dell’insonnia, e un aumento dell’appetito.
Infatti se nel 1969 solo il 12% dei cittadini statunitensi riteneva che si dovesse legalizzare la marijuana, nel 2020 questa percentuale è salita al 68% (Gallup, 2020).
Dal 1996, 18 Stati USA hanno emanato leggi che legalizzano l’uso della marijuana a scopo ricreativo (a cominciare dal Colorado e dallo Stato di Washington nel 2012) e altri 18 Stati l’hanno legalizzato a fini medici, mentre altri tre stati hanno depenalizzato l’uso della marijuana e la stessa tendenza si rileva a livello mondiale. Come è accaduto negli anni Venti e negli anni Trenta durante il proibizionismo rispetto all’uso dell’alcol, anche sull’uso della marijuana vi è stato un netto spostamento dell’opinione pubblica.
I VARI TIPI DI SOSTANZE PSICOATTIVE
Quattro nordamericani su cinque fanno uso ogni giorno di caffeina in qualche forma, ma non tutte le sostanze psicoattive sono così comuni.
Per capire come le sostanze psicoattive, più note e meno note, influenzano la mente, analizziamone alcune vaste categorie: deprimenti, eccitanti, narcotiche, allucinogene e la marijuana.
La Tabella 5.2 riassume le attuali conoscenze sui potenziali pericoli dei differenti tipi di sostanze.
Tabella 5.2
I pericoli delle sostanze psicoattive
Sostanze
Sostanze deprimenti o sedative
Sostanze eccitanti o stimolanti
Negli anni Venti la produzione, la vendita e la trasformazione di bevande alcoliche furono messe fuori legge negli Stati Uniti. Il periodo di proibizionismo terminò nel 1933, in seguito a forti pressioni sociali ed economiche. Benché nella maggioranza delle contee americane oggi la vendita degli alcolici sia consentita (nella mappa queste contee sono indicate in verde), in molte sono ancora in vigore leggi che ne limitano la vendita (in giallo nella mappa), e vi sono persino contee a “tolleranza zero” dove ancora la vendita degli alcolici è illegale (in rosso nella mappa). Quali potrebbero essere state, secondo voi, le ragioni del fallimento su scala nazionale del proibizionismo?
Le sostanze deprimenti (sedative)
Si dicono sostanze deprimenti (o sedative) le sostanze che riducono l’attività del sistema nervoso centrale. Tra queste, quella di uso più comune è l’alcol; altre includono i barbiturici, le benzodiazepine e gli inalanti tossici (come la colla o la benzina). Le sostanze deprimenti hanno un effetto sedativo o calmante, in dosi elevate inducono il sonno e in dosi estremamente elevate possono causare l’arresto respiratorio. Le sostanze deprimenti possono produrre dipendenza sia fisica sia psicologica.
Overdose (una quantità eccessiva può causare la morte o danni gravi?)
Dipendenza fisica (interrompere l’assunzione causa malesseri e problemi fisici?)
Sostanze deprimenti (o sedative) Sostanze che riducono l’attività del sistema nervoso centrale.
Dipendenza psicologica (l’interruzione della sostanza ne causa un tremendo bisogno?)
(oppio, eroina, morfina, metadone, codeina)
Allucinogeni (LSD, mescalina, psilocibina, PCP, chetamina)
Le persone spesso sopportano notevoli disagi e scomodità pur di mantenere la propria dipendenza a una sostanza, che nel caso delle sigarette comporta inalarne il fumo per evitare i sintomi da astinenza che insorgono quando si smette di fumare.
tezza. Le cure mediche di emergenza si rendono necessarie nello 0,6% degli utilizzatori e circa una volta ogni 800 pillole consumate (van Amsterdam et al., 2020). Il potenziale effetto tossico dell’ecstasy sui neuroni attivati dalla serotonina nel cervello umano è oggetto di intenso dibattito. Tuttavia sono sempre più numerose le prove, raccolte da studi su animali e esseri umani, che l’uso prolungato di questa sostanza si associa a danni ai neuroni serotoninergici e potenzialmente a problemi che coinvolgono l’umore, l’attenzione, la memoria e il controllo degli impulsi (Kish et al , 2010; Urban et al., 2012).
La popolarità della nicotina è una sorta di rompicapo. È una sostanza che non ha praticamente nulla per attrarre chi la avvicina per la prima volta. Di solito la si assume inalando fumo che non ha un odore tanto buono, almeno all’inizio, e non dà grande soddisfazione neppure dal punto di vista dello “sballo”, tutt’al più un po’ di stordimento e una leggera nausea. E allora perché le persone ne fanno uso? Il fumo del tabacco è di gran lunga più motivato dalle sensazioni spiacevoli dello smettere di fumare che non da quelle piacevoli del continuare a farlo. Gli effetti positivi che le persone affermano di ottenere dal fumo – il senso di rilassamento e la maggiore concentrazione, per esempio – derivano soprattutto dall’eliminazione dei sintomi da astinenza (Baker, Brandon e Chassin, 2004). Il modo migliore per affrontare il problema del fumo di nicotina è non cominciare.
I narcotici
Narcotici (od oppiacei) Sostanze derivate dall’oppio che creano estrema dipendenza e che alleviano il dolore.
Allucinogeni Sostanze che alterano la sensazione e la percezione, e che spesso causano allucinazioni visive e uditive.
L’oppio, estratto dai semi di papavero, e i suoi derivati eroina, morfina, metadone e codeina (come pure farmaci da prescrizione) sono conosciuti come narcotici od oppiacei, droghe derivate dall’oppio con elevato potere di dare dipendenza, usate per alleviare il dolore. I narcotici inducono una sensazione di benessere e di rilassamento piacevole, ma possono indurre anche torpore e letargia. Hanno un elevato potere di dare dipendenza e l’uso a lungo termine causa sia tolleranza sia dipendenza. Poiché sono spesso somministrate per mezzo di siringhe ipodermiche, queste droghe introducono anche il pericolo di malattie
come l’HIV quando i consumatori si passano la stessa siringa. Purtroppo tali sostanze sono particolarmente attraenti perché imitano l’azione del sistema endogeno di rilassamento e benessere presente nel cervello.
Il cervello produce oppioidi endogeni, detti endorfine, che sono neuropeptidi ad azione simile agli oppiacei; le endorfine svolgono un ruolo nelle risposte del cervello al dolore e allo stress e riducono l’esperienza del dolore in modo naturale. Per esempio, quando cominciate a sentire dolore ai muscoli dopo un po’ che fate esercizio fisico, potete anche scoprire che a un certo momento il dolore si attenua – a volte persino durante l’esercizio. Le endorfine sono secrete dall’ipofisi e da altre aree del cervello in risposta a una ferita o a uno sforzo fisico, creando una specie di rimedio naturale (come nel caso della cosiddetta “euforia del maratoneta”), che poi riduce il dolore e aumenta la sensazione di benessere. Una recente ricerca, molto interessante, ha trovato che “l’euforia del maratoneta” sembra essere, in parte, indotta dall’attivazione del sistema cerebrale degli endocannabinoidi, lo stesso sistema coinvolto nella risposta al fumare marijuana (Fuss et al., 2015).
Quando si fa uso di sostanze narcotiche, i recettori cerebrali delle endorfine sono inondati artificialmente, fatto che riduce l’efficienza dei recettori e probabilmente deprime anche la produzione di endorfine. Quando la somministrazione esterna di narcotici viene interrotta, diventa molto probabile il manifestarsi dei sintomi da astinenza.
I sintomi da astinenza da narcotici sono particolarmente gravosi, il che potrebbe contribuire a spiegare l’epidemia da oppioidi che sta imperversando negli Stati Uniti (per approfondire v. la scheda Nel vivo della scienza: “Perché c’è un’epidemia da oppioidi negli Stati Uniti, e che cosa si può fare per fermarla?”).
Gli allucinogeni
Le sostanze che producono le alterazioni di coscienza più estreme sono gli allucinogeni, che alterano la sensazione e la percezione, causando spesso allucinazioni visive e uditive. Queste sostanze comprendono l’LSD (dietilammide dell’acido lisergico, o semplicemente “acido”), la mescalina, la psilocibina, la PCP (fenciclidina) e la chetamina (un anestetico usato sugli animali). Alcune di queste sostanze sono derivate dalle piante (la mescalina dal cactus del peyote, la psilocibina da determinati funghi) e sono usate sin dall’antichità. Per esempio, l’ingestione del peyote svolge un ruolo molto importante in alcune pratiche religiose dei nativi americani. Gli altri allucinogeni sono prevalentemente di sintesi. L’LSD, prodotta per la prima volta nel 1938 dal chimico Albert Hofmann, aprì la strada a una valanga di sperimentazioni che hanno profondamente influenzato la cultura popolare degli anni Sessanta.
Timothy Leary, all’epoca docente di psicologia ad Harvard, patrocinò l’uso dell’LSD per «accendersi, sintonizzarsi, abbandonarsi», i Beatles
cantavano Lucy in the Sky with Diamonds (negando naturalmente ogni eventuale riferimento all’LSD), e l’ondata d’interesse spinse molte persone a sperimentare gli allucinogeni.
L’esperimento non ebbe molto successo. Queste sostanze producono profondi cambiamenti della percezione. Le sensazioni sembrano insolitamente intense, oggetti immobili sembrano invece muoversi o modificarsi, possono apparire figure o colori, e queste percezioni possono essere accompagnate da emozioni molto intense, che vanno da una sublime beatitudine al terrore allo stato puro. Sono queste le droghe di “sono diventato le gambe di una sedia!”. Ma gli effetti degli allucinogeni sono spettacolari e imprevedibili, creando una girandola di emozioni che alcune persone trovano affascinante e altre profondamente inquietante. Gli allucinogeni sono la principale classe di sostanze che gli animali non cercano di autosomministrarsi, e perciò non sorprende che negli esseri umani queste sostanze difficilmente creino dipendenza. Gli allucinogeni non inducono livelli significativi né di tolleranza né di dipendenza e i decessi per overdose sono rari. Benché godano ancora di un residuo di popolarità tra le persone interessate a fare esperimenti con la propria percezione, gli allucinogeni sono stati più una tendenza culturale che un’attrazione pericolosa.
Negli ultimi anni si è assistito a una ripresa della ricerca sugli allucinogeni e sui loro potenziali benefici terapeutici. Per esempio, un recente esperimento randomizzato e controllato ha mostrato che la somministrazione di psilocibina è efficace tanto quanto quella di un antidepressivo comunemente usato nel ridurre i sintomi della depressione su un periodo di sei settimane (Carhart-Harris et al., 2021). Un altro esperimento recente ha dimostrato l’efficacia dell’MDMA nel trattamento del disturbo da stress post-traumatico (Mitchell et al., 2021). Sebbene il possesso e il consumo di queste sostanze siano ancora illegali, i ricercatori stanno verificando il loro potenziale valore terapeutico nella speranza di poterle confezionare e distribuire in modo da massimizzare i benefici e minimizzare i potenziali danni derivanti dal loro uso.
La marijuana
La marijuana o cannabis è una pianta, la canapa indiana, le cui foglie e gemme contengono una sostanza psicoattiva, il THC (tetraidrocannabinolo). Quando viene fumata o masticata, sia al naturale sia nella forma concentrata, cioè l’hashish, questa sostanza produce un’intossicazione moderatamente allucinogena. I consumatori descrivono un’esperienza di euforia, associata a un potenziamento delle sensazioni visive e uditive e a un flusso incessante di idee.
La marijuana influisce sulla capacità di giudizio e sulla memoria a breve termine e danneggia le abilità motorie e la coordinazione. Pertanto guidare l’automobile o lavorare con macchinari pesanti risulta una scelta infelice quando si è sotto il suo effetto (“Dove ho lasciato quel dannato bulldozer?”).
I ricercatori hanno scoperto che i recettori cerebrali che rispondono al THC (Stephens, 1999) sono di norma attivati da un neurotrasmettitore conosciuto come anandamide, che è prodotto naturalmente nel cervello (Wiley, 1999). L’anandamide è implicata nella regolazione dell’umore, nella memoria, nell’appetito e nella percezione del dolore, e si è scoperto che stimola temporaneamente la sovralimentazione in animali da laboratorio, effetti che la marijuana stimola anche nell’essere umano (Williams e Kirkham, 1999). Alcune sostanze scoperte nel cioccolato fondente imitano anch’esse l’anandamide, anche se molto debolmente, e ciò forse spiega il benessere che alcune persone sostengono di provare dopo una “dose” di cioccolata. La marijuana non sembra creare molta dipendenza, in quanto non sembra ingenerare tolleranza e i sintomi da astinenza sono lievi. La dipendenza psicologica è tuttavia possibile e per alcune persone il consumo diventa cronico. L’uso della marijuana risulta diffuso in tutto il mondo sin dai primi documenti storici, sia come farmaco contro il dolore e/o la nausea sia come sostanza ricreativa, tuttavia il suo uso rimane controverso. L’abuso e la dipendenza da marijuana sono stati associati a un aumentato rischio di depressione, ansia e altre forme di psicopatologia. Si teme inoltre che la marijuana (come l’alcol e il tabacco) sia una gateway drug (una porta d’ingresso), ovvero una sostanza il cui uso fa aumentare il rischio del passaggio all’uso di droghe più dannose. Questa teoria ha suscitato pareri discordanti, e alcuni studi recenti l’hanno messa apertamente in discussione avendo trovato che un inizio precoce nell’uso delle droghe in generale, cioè indipendentemente dal tipo di sostanza usata, fa aumentare il rischio di problemi di droga successivi (Degenhardt et al., 2008).
L’arte e la musica psichedeliche degli anni Sessanta furono ispirate dagli effetti visivi e uditivi di sostanze allucinogene come l’LSD.
Marijuana (o cannabis) Una pianta, la canapa indiana, le cui foglie e gemme contengono una sostanza psicoattiva, il THC (tetraidrocannabinolo).
“Gateway drug” (porta d’ingresso) Una sostanza il cui uso fa aumentare il rischio del passaggio all’uso di droghe più dannose.
In base agli effetti dannosi attribuiti alla marijuana, il governo federale degli Stati Uniti ha inserito la marijuana nella lista delle sostanze classificate come “Schedule I”, vale a dire fra le più pericolose, non riconoscendone l’uso medico e sostenendo che la marijuana possiede lo stesso elevato potenziale d’abuso di altre droghe, per esempio l’eroina. Nonostante l’uso della marijuana sia contrario alle leggi federali degli Stati Uniti, circa il 42% degli statunitensi adulti dichiara di avere fatto uso di marijuana in qualche momento della sua vita, una percentuale molto più elevata di quella che si osserva nella maggioranza degli altri Paesi (Degenhardt et al., 2008). Forse a causa della percepita accettazione di que-
sta sostanza presso il grande pubblico, vari stati americani hanno di recente approvato misure che consentono la vendita di marijuana per uso medico, depenalizzandone il possesso (per cui chi viola la legge paga una multa anziché andare in prigione) o legalizzandone completamente la vendita e il possesso. Il dibattito sugli aspetti legali dell’uso di marijuana molto probabilmente proseguirà per anni; nel frattempo, a seconda dello stato americano in cui ci si trova, il più grave rischio a cui ci si espone usando marijuana può essere l’incarcerazione (v. le schede Nel mondo reale : “Droghe e regolamentazione della coscienza”, e Altre voci: “Un giudice si schiera in difesa dell’erba”).
Perché c’è un’epidemia da
oppioidi negli Stati Uniti e che cosa si può fare per fermarla?
Gli oppioidi sono usati in diverse forme da migliaia di anni. Per esempio, un preparato farmaceutico detto teriaca è stato usato per oltre 1500 anni nel trattamento di un’ampia gamma di malattie, incluse l’ansia e la depressione. La teriaca si compone di oltre 100 ingredienti, tra cui carne di vipera, rose e carote, ma il principio attivo è in realtà uno solo: l’oppio.
Sebbene l’oppio e i suoi derivati siano stati consumati in diversi modi per molto tempo, negli ultimi anni negli Stati Uniti si è assistito a un allarmante aumento dell’uso di oppioidi: dal 2000 il tasso di overdosi da oppioidi è aumentato di oltre il 400% (v. la figura che accompagna questa scheda) e il tasso di morte da oppioidi sintetici è cresciuto di oltre il 1000% tra il 2013 e il 2019 (Mattson et al., 2021). Oggi gli oppioidi sono responsabili di circa il 70% di tutte le morti da overdose negli Stati Uniti (CDC, 2021a).
Ma qual è il motivo di questo drastico aumento delle overdosi da oppioidi? Tragicamente, il problema sembra essere stato causato dall’interno. Ricerche recenti hanno rivelato che la maggior parte di coloro che hanno sviluppato una dipendenza da oppioidi ha inizialmente ricevuto le sostanze da un medico autorizzato, e non da uno spacciatore a un angolo di strada. E infatti, negli ultimi decenni l’incremento delle overdosi associate all’uso di oppioidi è specchiato da un analogo aumento nel numero di ricette mediche per il consumo di oppioidi rilasciate durante lo stesso periodo (Paulozzi et al., 2014).
Sembra infatti che (1) ci sia una probabilità crescente da parte dei medici di prescrivere oppiacei ai pazienti che riferiscono dolori fisici e che (2) molti medici
prescrivano un numero di pillole maggiore rispetto a quello realmente necessario (alcuni scienziati hanno sostenuto che la pratica è finalizzata a evitare di ricevere recensioni negative dai pazienti, perché le peggiori valutazioni arrivano proprio da chi soffre di dolori fisici). Inoltre, come dimostrato dalla ricerca, quante più pillole vengono loro prescritte, tanto maggiore è la probabilità che le persone finiscano per sviluppare una dipendenza da oppiacei nell’anno successivo (Shah et al., 2017). Quando finiscono le pillole, per sfuggire ai sintomi da astinenza spesso le persone si rivolgono agli oppiacei illegali (cioè l’eroina) o a oppioidi sintetici più potenti (e tossici) come il fentanyl, che sono spesso più a buon mercato e più facili da reperire degli oppiacei farmaceutici (Cicero et al., 2014). Oggi questi oppioidi sintetici sono responsabili di circa il 60% di tutte le mor-
ti da overdose da oppioidi negli Stati Uniti (Brunetti et al., 2021).
Che cosa si può fare, quindi, per fermare l’epidemia? Scienziati e politici stanno analizzando le soluzioni più ovvie, come introdurre una formazione per i medici, varare politiche volte a ridurre le quantità prescrivibili di queste sostanze, sviluppare farmaci analgesici che inducano meno dipendenza, alleviare le disparità sociali che possono incrementare il rischio di uso e abuso di droghe, e dare inizio a campagne di educazione pubblica che allertino le comunità e gli individui circa i pericoli di una potenziale dipendenza da oppioidi (Volkow et al., 2021; Volkow, 2021). È troppo presto per sapere se tali strategie avranno successo o se si renderanno necessarie altre strategie più efficaci. Quali altri approcci si potrebbe tentare di intraprendere?
tassi di morte per overdose associata agli oppioidi, per tipo, Stati Uniti, 2000-2017
altri oppioidi sintetici (come fentanyl, tramadol)
oppioidi comunemente prescritti (oppioidi naturali e semisintetici, metadone)
tutti gli oppioidi eroina
ALTRE VOCI
Un giudice si schiera in difesa dell’erba
Ègiusto che tutte le sostanze psicoattive siano illegali? Dove dovremmo tracciare la linea di confine che separa un’alterazione chimica accettabile della nostra coscienza da un comportamento criminale o patologico? Prendiamo un esempio specifico: fermatevi un momento a pensare a qual è la vostra posizione rispetto al problema della legalizzazione della marijuana.
Sua Eccellenza Gustin L. Reichbach (2012, p. A27), membro della Suprema Corte di Giustizia dello Stato di New York, ha dichiarato una forte presa di posizione (qui un po’ ridotta e sintetizzata) su tale argomento, sorprendendo non poche persone.
«Tre anni e mezzo fa, al compimento dei miei 62 anni, i medici mi scoprirono una massa a livello del pancreas. Si trovò che era un cancro al pancreas al terzo stadio. Mi dissero che sarei morto in un arco di tempo dai quattro ai sei mesi. Oggi appartengo a quella ristretta cerchia di persone che è riuscita a sopravvivere tanto a lungo a questa forma di cancro. Ma non avrei mai previsto che, dopo aver dedicato 40 anni della mia vita a servire la legge, più di due decenni dei quali in veste di giudice dello stato di New York, la ricerca di cure palliative che potessero migliorare la mia condizione mi avrebbe portato alla marijuana.
La mia sopravvivenza è costata un prezzo enorme, inclusi mesi di chemioterapia, l’inferno delle radiazioni e terribili interventi chirurgici. Per circa un anno il cancro scomparve, ma solo per ritornare. Circa un mese fa ho iniziato un nuovo trattamento, ancora più debilitante. Una settimana sì e una no, mi sottopongo a una chemioterapia somministrata per via endovenosa tramite una flebo della durata di tre ore, e nelle 48 ore successive porto addosso un dispositivo che mi inietta lentamente ulteriori dosi di farmaci.
La nausea e il dolore sono per me una compagnia costante. Ed è una lotta continua riuscire a mangiare abbastanza da combattere la drammatica perdita di peso che è uno degli aspetti di questa malattia. Mangiare, uno dei grandi piaceri della vita, è diventato una battaglia quotidiana, e ogni forchettata
è una piccola vittoria. Ogni farmaco che mi viene prescritto per trattare un problema porta a uno o due farmaci in più per contrastarne gli effetti collaterali. I farmaci contro il dolore causano perdita dell’appetito e costipazione. I farmaci contro la nausea fanno alzare il livello del glucosio, un vero problema per me, dato il mio pancreas così compromesso. Il sonno, che potrebbe portarmi una tregua dalle miserie diurne, diventa sempre più sfuggente.
Inalare marijuana è l’unico rimedio che mi offre un po’ di sollievo dalla nausea, stimola l’appetito e rende più facile addormentarmi. Il Marinol, il sostituto sintetico da assumere per via orale prescrittomi dai medici, si è rivelato inutile. Anziché assistere al supplizio delle mie sofferenze, i miei amici hanno scelto, esponendosi anche a rischi personali, di procurarmi la sostanza. Ho scoperto che dare qualche tiro a una sigaretta di marijuana prima di cena mi dà la carica per affrontare la battaglia del mangiare. Qualche altro tiro prima di dormire mi facilita quel sonno di cui ho disperatamente bisogno.
Questa non è una questione di legge-e-ordine, ma un problema medico e una questione di diritti umani. Essendo seguito dal Memorial Sloan Kettering Cancer Center, sto ricevendo il più alto standard di cure mediche. Ma non ci si può aspettare che i dottori facciano ciò che la legge proibisce, anche quando sanno che sarebbe nel migliore interesse dei loro pazienti. Se le cure palliative sono considerate un fondamentale diritto umano e medico, l’uso della marijuana a scopo terapeutico dovrebbe essere al di sopra di ogni controversia. […]Il cancro è imparziale, ed è talmente ubiquitario da far sembrare impossibile immaginare che esistano legislatori le cui famiglie non siano state toccate da questo flagello. È per aiutare tutti coloro che sono stati colpiti da questo male che adesso sto parlando, e per tutti quelli che verranno dopo. Data la posizione che ricopro, essendo ancora in carica come giudice e presiedendo ancora processi, amici animati dalle migliori intenzioni si preoccupano che questa mia presa di posizione su tale argomento sia poco prudente. Ma sono consapevole del fatto che i miei compagni di sven-
Sua Eccellenza
Gustin L. Reichbach è stato membro della Suprema Corte di Giustizia dello Stato di New York dal 1999 al 2012. È morto di cancro al pancreas nel luglio del 2012.
tura, gli altri malati di cancro, possono non essere in grado, per una quantità di ragioni, di dare voce alla nostra grave condizione. È un’altra straziante aporia dell’universo del cancro che l’unica sostanza in grado di darci sollievo senza effetti collaterali devastanti continui a essere classificata come un narcotico privo di valore terapeutico. Poiché la criminalizzazione di una tecnica terapeutica efficace impedisce un’equa applicazione della giustizia, mi sento obbligato a parlare sia come giudice sia come malato di cancro affetto da una malattia mortale. … La scienza medica non ha ancora trovato una cura per questo male, ma è barbarico negarci l’accesso all’unica sostanza che si è dimostrata in grado di alleviare le nostre sofferenze.»
In base a quali criteri dovremmo decidere di quali sostanze capaci di alterare la coscienza è ammissibile l’uso da parte dei membri della nostra società, e quali invece siano da considerare illegali? Voi quali criteri proporreste? La decisione dovrebbe forse basarsi sulle conseguenze negative per la salute derivanti dall’uso di una data sostanza? E quale peso bisognerebbe dare alle conseguenze positive, come quelle descritte dal giudice Reichbach? Ricerche riportate in questo capitolo hanno sottoposto a verifica, senza trovare alcuna prova a sostegno, la teoria che la marijuana sia una “gateway drug”. Se aveste la possibilità di progettare e condurre un esperimento per rispondere a una domanda fondamentale su tale argomento, che cosa fareste?
Gustin L. Reichbach, “A Judge’s Plea for Pot”, New York Times, 17 luglio 2012. Riprodotto con il permesso di Ellen Meyers e del Hope Reichbach Fund, www.hopeforbrooklyn.com.
Ipnosi Un’interazione sociale in cui una persona (l’ipnotista) dà a un’altra persona (il soggetto) suggerimenti che la portano a modificare la sua esperienza soggettiva del mondo.
Amnesia postipnotica
L’incapacità di recuperare i ricordi dell’esperienza in seguito alle suggestioni ipnotiche di dimenticare.
Analgesia ipnotica
La riduzione del dolore attraverso l’ipnosi in persone suscettibili all’induzione ipnotica.
L’ipnosi: aperti alla suggestione
Obiettivo di apprendimento
▸ Analizzare le evidenze a sostegno dell’idea che l’ipnosi porti a cambiamenti mentali e comportamentali
Forse non avete un’esperienza diretta dell’ipnosi, ma probabilmente ne avete letto o sentito parlare. Le meraviglie dell’ipnosi sono spesso descritte con stupore, e le dimostrazioni pratiche su un palco fanno apparire l’ipnosi una tecnica molto potente e misteriosa. Quando pensate all’ipnosi, forse immaginate persone in completa balia dell’ipnotista, che magari ordina loro di danzare imitando un pollo, o anche di “regredire” alla prima infanzia e parlare con voce infantile. Molte delle idee più comuni sull’ipnosi sono false. L’ ipnosi è un’interazione sociale in cui una persona (l’ipnotista) dà a un’altra persona (il soggetto) suggerimenti che la portano a modificare la sua esperienza soggettiva del mondo (Kirsch et al., 2011). L’essenza dell’ipnosi consiste nel portare le persone ad aspettarsi che accadranno certe cose al di fuori della loro volontà cosciente (Wegner, 2002).
INDUZIONE E SUSCETTIBILITÀ
La paralisi ipnotica e l’amnesia postipnotica sono entrambe messe in scena (con intento malvagio) nel celebre film Scappa – Get Out. Fotogramma del film Scappa - Get Out, regia e sceneggiatura J. Peele, casa di produzione Universal Pictures, Blumhouse Productions, QC Entertainment, Monkeypaw Productions, 2017.
Per indurre lo stato ipnotico, un ipnotista può chiedere al soggetto di sedersi rilassato e concentrarsi su qualche elemento (per esempio, una macchia sul muro o un orologio da taschino che oscilla lateralmente), e poi suggerirgli gli effetti che l’ipnosi gli produrrà (per esempio, «Le tue palpebre si stanno lentamente abbassando» oppure «Le tue braccia stanno diventando pesanti»). Anche senza l’ipnosi, alcuni dei comportamenti suggeriti si verificherebbero comunque, soltanto perché la persona è concentrata su di essi: per esempio, il semplice pensare che le sue palpebre si stanno lentamente chiudendo può far sì che la persona chiuda per breve tempo gli occhi, o quantomeno batta le palpebre. Nell’ipnosi, tuttavia, le suggestioni fornite – e messe in pratica da persone in uno stato di suscettibilità mentale – possono riguardare comportamenti molto insoliti, che la maggior parte delle persone di norma non metterebbe in atto, come ripiegare le braccia e chiocciare come un pollo.
Non tutte le persone hanno lo stesso potenziale per essere ipnotizzate. La suscettibilità varia
enormemente, e non è facile da prevedere in base ai tratti della personalità del soggetto. Perciò l’ipnotista in genere sonda la suscettibilità ipnotica di una persona mediante una serie di suggestioni, finalizzate a stabilire uno stato mentale più facilmente influenzabile. Uno dei migliori indicatori della suscettibilità all’ipnosi è il giudizio del soggetto stesso. Perciò, se pensate di essere influenzabili, è probabile che lo siate (Hilgard, 1965). Le persone sono particolarmente reattive alla suggestione ipnotica non solo quando sono altamente suscettibili, ma anche quando le suggestioni sono fornite in maniera specifica e nel contesto di rituali di induzione ipnotica (Landry et al., 2017).
EFFETTI IPNOTICI
In base a ciò che si vede nell’ipnotismo da palcoscenico, forse pensate che l’effetto principale dell’ipnosi sia indurre le persone a fare cose strane. Ma che cosa sappiamo davvero sull’ipnosi? Alcune impressionanti dimostrazioni stanno a indicare che le persone ipnotizzate vanno incontro a cambiamenti reali. Per esempio, nel 1849, durante i festeggiamenti per il compleanno del principe Alberto d’Inghilterra, fu chiesto a un ospite ipnotizzato di ignorare qualsiasi rumore forte. In seguito, quest’uomo non trasalì neppure quando un colpo di pistola fu sparato vicino alla sua faccia. Attualmente gli ipnotizzatori che si esibiscono su un palco sono dissuasi dall’usare armi da fuoco durante i loro show, ma spesso trovano comunque volontari disposti a imprese straordinarie. Una delle imprese che l’ipnosi renderebbe possibili consiste nel dimostrare una forza sovrumana; l’ipnotista chiede al soggetto di diventare “rigido come una tavola” mentre giace senza altri sostegni con le spalle su una sedia e i piedi su un’altra, e intanto l’ipnotista sale sul suo corpo.
Vari studi hanno dimostrato che l’ipnosi può anche indebolire la memoria, ma con importanti limitazioni. Nelle persone suscettibili all’ipnosi è possibile indurre l’a mnesia postipnotica , ovvero l’incapacità di recuperare i ricordi dell’esperienza in seguito alle suggestioni ipnotiche di dimenticare. Per esempio, Ernest Hilgard (1965) insegnò a un soggetto ipnotizzato il numero di abitanti di alcune remote città, poi gli suggerì di dimenticare quella seduta di apprendimento. Al termine della sessione, il soggetto fu piuttosto sorpreso nello scoprire di sapere correttamente le cifre degli abitanti di quelle città. Quando gli fu chiesto come faceva a conoscere quelle risposte, il soggetto disse che forse le aveva apprese da un programma televisivo. Tale forma di amnesia può essere invertita in sedute di ipnosi successive.
Un’importante ricerca ha dimostrato che soltanto i ricordi perduti per suggestione ipnotica possono essere recuperati attraverso l’ipnosi. La falsa affermazione, secondo cui l’ipnosi aiuta a dissotterrare ricordi che le persone non sono in grado di recuperare nello stato di coscienza normale sembra trarre origine dal fatto che le persone tendono a costruire falsi ricordi in modo da soddisfare le suggestioni dell’ipnotista. Per esempio, al vicesceriffo Paul Ingram, che negli
anni Ottanta fu accusato di abusi sessuali dalle sue figlie, fu chiesto, interrogatorio dopo interrogatorio, di rilassarsi e immaginare di avere commesso i crimini di cui lo si accusava. L’uomo uscì da questi interrogatori confessando di aver commesso decine di orrendi “abusi rituali satanici”. Ma queste confessioni furono messe in dubbio quando l’investigatore indipendente Richard Ofshe si servì della stessa tecnica per chiedere a Ingram di un crimine che lo stesso Ofshe si era inventato di sana pianta, qualcosa di cui Ingram non era mai stato accusato. Il vicesceriffo scrisse di suo pugno una confessione di tre pagine, completa anche di dialoghi (Ofshe, 1992). Nonostante questo, gli accusatori rimasero fermi sulla linea della colpevolezza di Ingram, e l’uomo fu rilasciato solo nel 2003 dopo una protesta pubblica e anni di intenso lavoro dei suoi difensori. Dopo che una persona afferma di ricordare qualcosa, anche se lo fa sotto ipnosi, è difficile convincere gli altri che si tratta di falsi ricordi (Loftus e Ketchum, 1994). L’ipnosi può portare a cambiamenti fisici e comportamentali misurabili. Un effetto accertato è l’analgesia ipnotica , la riduzione del dolore attraverso l’ipnosi in persone suscettibili all’induzione ipnotica. Per esempio, una ricerca (Figura 5.14) ha scoperto che, nel caso del dolore indotto su volontari in laboratorio, l’ipnosi era più efficace della morfina, del diazepam, dell’aspirina, dell’agopuntura o di sostanze placebo (Stern et al., 1977). Le proprietà analgesiche dell’ipnosi sono state ripetutamente dimostrate nel corso degli anni, e
Sintesi
I MISTERI DELLA COSCIENZA
ricerche recenti basate su esperimenti controllati hanno suggerito che l’ipnosi può persino ridurre l’esperienza del dolore nelle operazioni chirurgiche al cervello durante le quali il paziente è sveglio (Frati et al., 2019)3. Quindi, le persone sottoposte a ipnosi non si limitano semplicemente a dire all’ipnotista ciò che questi vuole sentire; piuttosto, sembrano esperire davvero quello che è stato loro chiesto di esperire.
3 N.d.C. Un’équipe dell’Ospedale Niguarda di Milano, nel 2019, ha effettuato un intervento di sostituzione della valvola aortica su una donna di 82 anni ricorrendo all’ipnosi per sedare la paziente anziché alla somministrazione di farmaci sedativi. www.ospedaleniguarda.it/cardio-center/ news/leggi/sostituzione-della-valvola-aortica-in-ipnosi
▸ Le persone giudicano la presenza della mente in base alle capacità di esperienza e di azione.
▸ Le ricerche suggeriscono che l’attività mentale abbia luogo per prima e apra la strada al pensiero cosciente e all’azione.
LA NATURA DELLA COSCIENZA
▸ La coscienza è caratterizzata da quattro proprietà fondamentali: intenzionalità, unità, selettività e transitorietà, e inoltre da vari livelli: la coscienza minima, la coscienza piena e la coscienza di sé.
▸ I contenuti coscienti includono le preoccupazioni correnti, le fantasticherie e i pensieri indesiderati. Gli sforzi di sopprimere un pensiero – per esempio, quello di un orso polare – possono essere controproducenti, perché la mente va alla ricerca del pensiero da sopprimere, per esempio il pensiero dell’orso polare.
LA MENTE INCONSCIA
▸ I processi inconsci sono a volte interpretati come l’espressione dell’inconscio dinamico freudiano, ma più comunemente sono considerati i processi dell’inconscio cognitivo che creano e influenzano i pensieri e i comportamenti coscienti.
▸ L’inconscio cognitivo è al lavoro quando la percezione subliminale e i processi di decisione inconsci influenzano il pensiero o il comportamento senza che la persona ne sia cosciente.
Figura 5.14 Analgesia ipnotica Il grado di riduzione del dolore riferito dalle persone (i valori rappresentano la differenza tra una condizione sperimentale e una di controllo, su una scala soggettiva di autovalutazione del dolore) usando tecniche differenti per trattare un dolore indotto in laboratorio. La tecnica più efficace si rivela l’ipnosi (Stern et al., 1977).
SONNO E SOGNI: BUONANOTTE, MENTE
▸ Il sonno e i sogni ci offrono una visione della mente in uno stato alterato di coscienza. Durante una nottata di sonno, il cervello entra ed esce da cinque fasi del sonno; i sogni avvengono soprattutto nella fase REM.
▸ Il bisogno di sonno diminuisce nell’arco dell’esistenza, ma la deprivazione di sonno e dei sogni comporta costi sia psicologici che fisici. Il sonno può essere perturbato da vari disturbi, fra cui l’insonnia, l’apnea del sonno, il sonnambulismo, la narcolessia, la paralisi del sonno e i terrori notturni.
▸ La coscienza onirica si distingue da quella dello stato di veglia in quanto si provano emozioni intense, il pensiero è illogico, ma la sensazione è completamente formata e sensata; vi è accettazione acritica verso le immagini e gli eventi del sogno; i sogni sono difficili da ricordare.
▸ Le teorie proposte per spiegare i sogni comprendono la teoria psicoanalitica di Freud e il modello attivazione-sintesi. Gli studi MRf condotti sul cervello di persone che stanno sognando rivelano associazione fra attività neurale e produzione di immagini visive oniriche, aumentata sensibilità a emozioni come la paura, diminuzione della capacità di pianificare le azioni, inibizione dell’attività motoria muscolare.
DROGHE E COSCIENZA: ISPIRAZIONE ARTIFICIALE
▸ Le sostanze psicoattive influenzano la coscienza alterando i sistemi cerebrali dei messaggi chimici, quindi intensificando
o diminuendo l’azione dei neurotrasmettitori. La tolleranza (o assuefazione) a una sostanza può causare un’overdose. Invece, la dipendenza fisica e psicologica da una sostanza può portare alla tossicodipendenza.
▸ Le sostanze deprimenti (o sedative) riducono l’attività del sistema nervoso centrale (SNC); le sostanze eccitanti (o stimolanti) eccitano il SNC; le sostanze narcotiche alleviano il dolore; gli allucinogeni alterano la sensazione e la percezione; la marijuana è moderatamente allucinogena.
CAMBIARE IDEA
▸ «Stanotte ho fatto un sogno davvero strano» vi racconta una vostra amica. «Ho sognato che cercavo di volare in alto come un uccello, ma continuavo a essere bloccata dai fili per stendere. Ho fatto una ricerca in Internet, e ho trovato che i sogni in cui si tenta di volare significano che nella tua vita c’è qualcuno che ostacola i tuoi desideri, e ti impedisce di compiere passi avanti. Io penso che si tratti del mio ragazzo, quindi forse farei meglio a rompere con lui». In base a ciò che avete letto in questo capitolo, che cosa direste alla vostra amica riguardo all’affidabilità dell’interpretazione dei sogni?
▸ Durante la prima ora di lezione, notate che un vostro amico sbadiglia spesso e così gli chiedete se ha dormito bene «Durante la settimana sono a lezione tutto il giorno, poi lavoro nel turno di notte», vi risponde il vostro amico. «Quindi non dormo molto nei giorni feriali. Ma credo che non mi danneggi più di tanto, perché mi rifaccio dormendo fino a tardi il sabato mattina». È realistica la convinzione del vostro amico di poter controbilanciare la deprivazione di sonno regolare grazie al recupero del sonno nei weekend?
PAROLE CHIAVE
▸ coscienza (p. 143)
▸ fenomenologia (p. 143)
▸ problema delle menti altrui (p. 143)
▸ problema mente/corpo (p. 144)
▸ ascolto dicotico (p. 146)
▸ fenomeno del cocktail party (p. 146)
▸ coscienza minima (p. 148)
▸ coscienza piena (p. 148)
▸ coscienza di sé (p. 148)
▸ controllo mentale (p. 151)
▸ soppressione del pensiero (p. 151)
▸ effetto “rebound” della soppressione del pensiero (p. 152)
▸ processi ironici del controllo mentale (p. 152)
▸ inconscio dinamico (p. 153)
▸ rimozione (p. 153)
▸ inconscio cognitivo (p. 153)
▸ teorie dei processi duali (p. 153)
▸ stato alterato di coscienza (p. 154)
▸ ritmo circadiano (p. 154)
▸ sonno REM (p. 154)
▸ elettrooculografo (EOG) (p. 154)
▸ insonnia (p. 158)
L’IPNOSI: APERTI ALLA SUGGESTIONE
▸ L’ipnosi è uno stato alterato di coscienza caratterizzato da suggestionabilità.
▸ Sebbene molte delle affermazioni riguardo all’ipnosi ne esagerino gli effetti, è vero che l’ipnosi può generare nel soggetto l’esperienza che le sue azioni avvengano al di fuori della sua volontà e può creare analgesia, a indicare che le esperienze ipnotiche siano di più che semplice immaginazione.
▸ State guardando insieme a un amico il film del 2010 Inception, con Leonardo DiCaprio nella parte di un uomo coinvolto in una faccenda di spionaggio industriale. Il personaggio interpretato da DiCaprio viene infatti ingaggiato da un uomo d’affari giapponese di nome Saito perché impianti una certa idea nella mente inconscia di un suo concorrente, mentre questo dorme. Secondo il piano di Saito, il suo concorrente, svegliandosi, dovrebbe sentirsi spinto a mettere in pratica l’idea che gli è stata impiantata nella mente, a segreto vantaggio della compagnia di Saito. «L’idea è bella», commenta il vostro amico, «ma è pura fantascienza. Non esiste nessuna mente inconscia e nessuna idea inconscia può mai influenzare il nostro modo di agire quando siamo coscienti». Come rispondereste al vostro amico? Quali prove abbiamo del fatto che la mente inconscia esiste e può influenzare il comportamento cosciente?
▸ Un’amica vi dice: «Ho talmente tante lezioni e talmente tanto da studiare, che non posso dedicare molto tempo al sonno». Facendo ricorso ai dati, convincete la vostra amica della bontà o meno del suo modo di pensare.
▸ apnea del sonno (p. 158)
▸ sonnambulismo (p. 158)
▸ narcolessia (p. 159)
▸ paralisi del sonno (p. 159)
▸ terrori notturni (p. 159)
▸ contenuto manifesto (p. 160)
▸ contenuto latente (p. 160)
▸ ipotesi dell’attivazione-sintesi (p. 161)
▸ sostanza psicoattiva (p. 163)
▸ tolleranza (o assuefazione) (p. 164)
▸ sostanze deprimenti (o sedative) (p. 167)
▸ teoria dell’aspettativa (p. 168)
▸ disegno controllato con placebo (p. 168)
▸ miopia da alcol (p. 168)
▸ sostanze eccitanti (o stimolanti) (p. 169)
▸ narcotici (od oppiacei) (p. 170)
▸ allucinogeni (p. 170)
▸ marijuana (o cannabis) (p. 171)
▸ “gateway drug” (porta d’ingresso) (p. 171)
▸ ipnosi (p. 174)
▸ amnesia postipnotica (p. 174)
▸ analgesia ipnotica (p. 174)
Titolo originale: Psychology, Sixth Edition
First published in the United States by Worth Publishers.
Copyright © 2023, 2020, 2017, 2014 by Worth Publishers. All rights reserved.
© 2024 Zanichelli editore S.p.A., via Irnerio 34, 40126 Bologna [89955] www.zanichelli.it
Traduzione: Matilde Soligno
Revisione: Laura Piccardi
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Redazione: D&L Servizi editoriali, Milano
Indice analitico: Matilde Soligno
Impaginazione: Edistudio, Milano
Copertina:
– Progetto grafico: Falcinelli & Co., Roma
– Immagine di copertina: Friedrich Carl Groger (1766-1838): Ritratto di Lina Groger, 1815, olio su tela, 62,2 x 53 cm. Hamburg, Hamburger Kunsthalle, Inv. Nr. HK-1035 © Hamburger Kunsthalle/Bridgeman Images
Prima edizione italiana: aprile 2010
Seconda edizione italiana: giugno 2018 Terza edizione italiana: novembre 2024
Ristampa: prima tiratura 5 4 3 2 1 2024 2025 2026 2027 2028
Realizzare un libro è un’operazione complessa, che richiede numerosi controlli: sul testo, sulle immagini e sulle relazioni che si stabiliscono tra essi. L’esperienza suggerisce che è praticamente impossibile pubblicare un libro privo di errori. Saremo quindi grati ai lettori che vorranno segnalarceli. Per segnalazioni o suggerimenti relativi a questo libro scrivere al seguente indirizzo:
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Per comunicazioni di tipo commerciale: universita@zanichelli.it
Stampa:
per conto di Zanichelli editore S.p.A. Via Irnerio 34, 40126 Bologna
Daniel L. Schacter, Daniel T. Gilbert, Matthew K. Nock
Psicologia generale
Terza edizione italiana
A cura di Laura Piccardi
Psicologia generale coniuga una scrittura scorrevole e dai toni divulgativi, che espone la materia come il racconto di una storia, con strumenti per lo sviluppo del pensiero critico e un impianto didattico solido ed efficace, attraverso il quale chi studia è portato ad assumere un ruolo attivo e a integrare le informazioni tra loro e con la propria vita.
Ogni capitolo inizia con un caso reale, che introduce al tema trattato, e con alcune domande generali, che scandiscono il capitolo in sezioni. Ogni sezione si apre a sua volta con degli Obiettivi di apprendimento, punti di riferimento per identificare più facilmente i concetti fondamentali. Alla fine del capitolo una Sintesi riassume i punti salienti del testo e risponde alle domande poste in apertura, mentre i quesiti Cambiare idea, nei quali viene chiesto di correggere convinzioni sbagliate utilizzando il materiale studiato, favoriscono lo sviluppo del senso critico.
Diverse rubriche aprono sul mondo e sull’attualità, approfondendo singoli aspetti senza interrompere il testo principale:
Daniel L. Schacter studia la relazione tra forme di memoria consce e inconsce, la natura delle distorsioni e degli errori di memoria e i modi in cui usiamo la memoria per immaginare eventi futuri.
Daniel T. Gilbert ha concentrato le sue ricerche su come le persone pensano alle proprie reazioni emotive a eventi futuri. È anche uno scrittore: il suo libro Stumbling on Happines (Knopf, 2006) è stato un best seller tradotto in più di trenta lingue.
Matthew K. Nock si interessa del perché le persone agiscono in modo da arrecarsi intenzionalmente un danno e come prevenire questi comportamenti.
Tutti gli autori insegnano Psicologia all’Università di Harvard, Cambridge (Massachusetts).
SCHACTER*PSICOLOGIA GENER 3ED LUMK
BN 978 -88- 08 - 89955-2
Inquadra e scopri i contenuti
• Un mondo di differenze si sofferma sulle caratteristiche che rendono le persone diverse tra loro, influenzandone quasi ogni aspetto della vita, come cultura, genere, etnia, età, orientamento sessuale;
• Nel vivo della scienza descrive una scoperta scientifica di grande impatto;
• Altre voci presenta un testo d’autore sulla natura umana, scritto da personalità che esulano dall’ambito della psicologia;
• Nel mondo reale applica la teoria alla vita quotidiana, dalle relazioni sentimentali allo studio, dal rapporto con la tecnologia ai colloqui di lavoro.
Tra le principali novità introdotte in questa edizione ci sono, per esempio, le nuove ricerche sugli effetti terapeutici degli allucinogeni, gli studi sul distanziamento sociale durante la pandemia da COVID-19, o l’uso dell’intelligenza artificiale per identificare le emozioni con il riconoscimento facciale, nonché approfondimenti su come le differenze di etnia e status sociale abbiano un ruolo nella risposta immunitaria allo stress.
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