Elizabeth DeMarrais
L’essenziale di archeologia
Teoria • Metodi • Pratiche
Terza edizione italiana
ARCHEOLOGIA
La
Indice generale
ricerca del passato
Conservazione in ambiente freddo: l’Uomo dei ghiacci
Dove?
I processi culturali di
come gli esseri umani hanno influito su ciò che si è conservato nel
I processi naturali di formazione: come la natura influisce su ciò che si conserva nel
Quando?
Metodi
Altri
Letture consigliate
Casi di studio
∙ Principi del decadimento radioattivo
∙ Calibrazione delle date radiocarboniche
∙ La datazione dei primi europei ad Atapuerca, Spagna
Come erano organizzate le società?
Archeologia sociale
Determinare la natura e la scala della società
Classificazione delle società
Una sfida archeologica alle categorie sociali
Metodi per l’analisi sociale
Analisi degli insediamenti e gerarchia dei siti
Monumenti e opere pubbliche
Testimonianze scritte
Letture consigliate 155
Caso di studio
∙ Un’evidente gerarchizzazione a Spiro (Cultura del Mississippi) 136
Qual era l’ambiente? Che cosa mangiavano?
Ambiente, sussistenza e dieta
L’indagine ambientale su scala globale 157
Prove ottenute dagli oceani, dai mari e dai ghiacci 157
Anelli di accrescimento annuali degli alberi e clima 160
Ricostruzione dell’ambiente delle piante 160
Resti microbotanici 161
Resti macrobotanici 164
Ricostruzione dell’ambiente degli animali 168
Microfauna 168
Macrofauna 169
Sussistenza e dieta 170
Che cosa possono dirci i cibi di origine vegetale sulla dieta? 172
Resti macrobotanici 172
Analisi dei residui vegetali sui manufatti 174
Domesticazione di specie vegetali selvatiche 176
Testimonianze sul mondo vegetale nelle società alfabetizzate 177
L’indagine sulla dieta, la stagionalità e la domesticazione in base ai resti animali 178
Strategie di utilizzazione: deduzione dell’età, del sesso e della stagionalità della macrofauna 181
La questione della domesticazione degli animali 181
Resti di singoli pasti 183
Valutazione della dieta in base ai resti umani 184
Pasti individuali
I denti umani come prove della dieta
Metodi isotopici: la dieta nell’arco della vita
Casi di studio
∙ Riscaldamento globale e carotaggi dei fondali
∙ La paleoproteomica
∙ L’archeologia della birra, un caso di archeologia sperimentale
∙ I siti sulle vie dei bisonti
Come fabbricavano, utilizzavano e distribuivano i manufatti?
Tecnologia, commercio e scambi
immodificati
Che aspetto avevano?
dei
Domande per studiare
Letture consigliate
Casi di studio
∙ L’Uomo di Grauballe: il corpo trovato nella torbiera
∙ La riscoperta di re Riccardo III
∙ Archeologia microbica
Che cosa pensavano?
Archeologia cognitiva
I simboli in archeologia
Studiare come si sono evolute le capacità di simbolizzazione
Lavorare con i simboli
Creazione di luoghi, creazione di memoria
Misurare il mondo
Pianificare: le mappe per il futuro
Simboli di organizzazione e di potere
Archeologia della religione
L’impatto dell’alfabetizzazione
Ontologia
Riepilogo
Domande per studiare
Letture consigliate
Casi di studio
∙ Arte paleolitica
∙ Il più antico santuario del mondo: Göbekli
Perché le cose sono cambiate?
La spiegazione in archeologia
Spiegazioni migrazioniste e diffusioniste
L’approccio processuale
Archeologia marxista
Archeologia evoluzionistica
La spiegazione: un’unica causa o più cause?
Spiegazioni monocausali: le origini dello Stato 255
Spiegazioni multicausali: il crollo del periodo classico dei Maya 257
Spiegazione postprocessuale o interpretativa 259
Approcci strutturalisti 260
Il pensiero neomarxista 260
Archeologia cognitiva 261
Simboli, rituale e interazione
La spiegazione dopo il 2000
Agency e coinvolgimento materiale
Nel presente
Nuovi approcci al cambiamento climatico
Teoria dell’azione collettiva, anarchia e approccio
Approccio postcoloniale e svolta ontologica
Riepilogo
Domande per studiare
Letture consigliate
Casi di studio
∙ Spiegare il Grande Zimbabwe
∙ Il crollo del periodo classico dei Maya
A chi appartiene il passato?
L’archeologia e il pubblico
Il significato del passato: l’archeologia dell’identità
Il nazionalismo e i suoi simboli
Archeologia e ideologia
L’etica archeologica
Archeologia divulgativa e pseudoarcheologia
A chi appartiene il passato?
Musei e restituzione della proprietà culturale
Lo scavo delle sepolture: è lecito disturbare i morti?
La responsabilità di collezionisti e musei
Il futuro del passato
La gestione del nostro patrimonio culturale
La distruzione del passato
La risposta: valutazione, conservazione e limitazione del danno
La valutazione
Conservazione dei beni e limitazione del danno
L’attività del CRM negli Stati Uniti
internazionale
Pubblicazione, archivio e risorse
A che cosa serve il passato?
al Futuro
Le risorse digitali
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▪ accedere direttamente alla versione Ebook L’accesso all’Ebook e alle risorse digitali protette è personale, non condivisibile e non cedibile, né autonomamente né con la cessione del libro cartaceo.
Prefazione
Questo libro è pensato per studenti e studentesse che seguono i corsi introduttivi di archeologia. L’obiettivo è quello di trasmettere nel XXI secolo l’entusiasmo per gli studi archeologici e di fornire un resoconto conciso e appassionante dei modi con cui l’archeologia indaga e comprende il passato remoto dell’umanità.
Le scoperte archeologiche di solito fanno notizia quando viene scoperto qualcosa di spettacolare: per esempio, nel 2020 la scoperta di un geoglifo che rappresentava un gatto lungo 120 piedi nel deserto di Nazca, in Perù; oppure nel 2018, sempre in Perù, il ritrovamento di una donna cacciatrice di animali di grossa taglia risalente a 9000 anni fa; o, anche, nel 2013, il rinvenimento dello scheletro di Re Riccardo III, l’ultimo monarca inglese a morire in battaglia, i cui resti sono stati ritrovati sepolti sotto un moderno parcheggio nella città di Leicester, in Inghilterra. Forse la scoperta più famosa è quella che, nel 1922, ha riportato alla luce la tomba dell’antico faraone egizio Tutankhamon da parte del gruppo di ricerca guidato da Howard Carter. La maggior parte di archeologhe e archeologi, tuttavia, dedica il proprio tempo a ricerche che raramente diventano famose, ma che sono comunque di vitale importanza per la nostra comprensione del passato.
Spesso, la ricerca archeologica richiede ancora lo scavo minuzioso di un sito, ma oggi si possono usare nuove tecniche, alcune delle quali permettono di avere informazioni senza la necessità di scavare. I progressi delle scienze e dell’informatica, così come i metodi di analisi e valutazione dei reperti archeologici, fanno sì che si possano trarre conclusioni impossibili da raggiungere solo quindici o venti anni fa.
Questo libro introduce ai metodi, vecchi e nuovi, utilizzati in archeologia: dalle tradizionali pala e cazzuola alle immagini satellitari, alla mappatura laser con LiDAR e al telerilevamento del suolo. Le nuove tecnologie hanno influenzato sia il lavoro in laboratorio sia quello sul campo: per questo parleremo, per esempio, di prove genetiche, dello studio delle proteine antiche e dell’esame dei microbi nello smalto dei denti. Ci sono stati enormi progressi nel modo di porsi le domande, di elaborare le ipotesi e nella costruzione dei modelli teorici che si appli
cano alle prove archeologiche. Alcune questioni che in passato erano state ritenute chiuse sono state ora riaperte per un riesame.
Come molte altre discipline, anche l’archeologia sta cercando di risolvere le questioni legate al passato coloniale, aumentando la visibilità di coloro che una volta venivano ignorati nelle narrazioni archeologiche e lavorando in collaborazione con le comunità locali e indigene per sviluppare nuove linee di indagine. Anche la demografia degli archeologi sta cambiando, con un numero crescente di donne, di persone di varie etnie e con il contributo delle comunità indigene che lavorano sul campo. In combinazione con i nuovi progressi scientifici e tecnologici, ciò significa che lo studio dell’archeologia è in continuo sviluppo e che la ricostruzione del passato deve essere considerata un lavoro in corso.
È nostra intenzione che chi studia trovi in questo libro una spiegazione autorevole, concisa e chiara della moderna pratica archeologica.
Come utilizzare questo libro
Il libro è organizzato intorno alle domande più importanti che vengono poste come base per impostare gli studi archeologici.
Il Capitolo 1 analizza la storia dell’archeologia, ovvero il tipo di questioni che venivano poste nel passato e i metodi che venivano usati. Nel Capitolo 2 si affronta la domanda «Che cosa è rimasto?» illustrando le testimonianze su cui si basano gli studi. Il Capitolo 3 parte dall’interrogarsi sul «Dove?», per illustrare come sia possibile imparare molto dal contesto in cui si trovano le testimonianze e per spiegare che esistono molte tecniche attraverso cui è possibile localizzarle e recuperarle.
Nel Capitolo 4 la domanda che guida la spiegazione è «Quando?», ossia come possiamo sapere se qualcosa risale a poche centinaia di anni fa o a molte migliaia di anni fa. Il Capitolo 5 esamina l’affascinante questione di come erano organizzati i popoli: quali erano la natura, la struttura, l’organizzazione sociale e l’identità delle società del passato. Nel Capitolo 6 è esaminato il mondo in cui vive
vano le popolazioni antiche, e si cerca di rispondere alle domande «Qual era l’ambiente? Che cosa mangiavano?».
La tecnologia ha giocato un ruolo importante nel cambiare la società e la vita delle nostre antenate e dei nostri antenati, così come il contatto e il commercio con altri popoli antichi: per questo motivo la domanda chiave del Capitolo 7 è «Come fabbricavano, utilizzavano e distribuivano i manufatti?».
Il Capitolo 8 tratta dell’archeologia delle persone, ossia della ricerca della risposta a «Che aspetto avevano?». Il Capitolo 9 affronta alcune delle domande più difficili degli studi contemporanei, per esempio qual era la concezione del mondo e dell’identità nel passato, in altre parole, «Che cosa pensavano?». Una questione altrettanto difficile è l’oggetto del Capitolo 10: «Perché le cose sono cambiate?». Nel Capitolo 11 è affrontata la domanda, spesso controversa, «A chi appartiene il passato?»: il passato può essere lontano nel tempo, ma può essere molto rilevante anche oggi se tocca le credenze, l’identità e i desideri delle persone discendenti di coloro che vissero molto tempo fa. Infine, nel Capitolo 12 si esamina la pratica dell’archeologia applicata, ossia della gestione delle risorse culturali (una professione che oggi, negli Stati Uniti, impiega più persone dell’archeologia in ambito accademico) e, più in generale, tratta il tema: «Il futuro del passato».
Seguendo il filo tracciato dalle domande che guidano questo libro, capirete in che modo archeologhe e archeologi lavorano, pensano, analizzano e cercano di capire il passato. Scoprirete anche che non tutte le domande possono avere una risposta, o che forse possono averne più di una. Per aiutarvi a capire come funziona l’archeologia, abbiamo inserito in questo libro alcune rubriche speciali.
• Identificati da un fondino azzurro, i casi di studio mostrano l’archeologia in azione e aiutano a comprendere le problematiche affrontate nelle ricerche archeologiche e, in particolare, nel lavoro sul campo.
• Le rubriche caratterizzate da un fondino arancione, tra cui Concetti fondamentali, Eventi fondamentali e Sviluppi fondamentali, forniscono una panoramica sintetica delle informazioni importanti introdotte nella spiegazione.
• Alla fine di ogni capitolo sono presenti un Riepilogo, che riassume ciò che si è letto, le Domande per studiare e un elenco di Letture consigliate che segnala le pubblicazioni più importanti e utili per approfondire l’argomento trattato.
• I termini archeologici che compaiono per la prima volta nel libro sono evidenziati in grassetto e la loro definizione è fornita in un glossario a margine del testo.
Le novità
di questa edizione
La terza edizione di L’essenziale di archeologia , condotta sulla quinta edizione inglese, è stata interamente rivista e aggiornata per riflettere gli avanzamenti recenti nelle metodologie di studio, nell’analisi e nell’interpretazione dei dati archeologici. Sono stati introdotti, inoltre, nuovi esempi che mostrano come l’archeologia stia facendo passi avanti, nello studio e nella conservazione del passato, anche in riferimento al contributo delle donne, di persone appartenenti a varie etnie e delle comunità indigene.
La nuova coautrice, Elizabeth DeMarrais, ha svolto un ruolo fondamentale nella stesura dei nuovi contenuti e nell’aggiornamento generale dei capitoli; la sua esperienza ha permesso di integrare la presentazione della teoria e dell’etica archeologica già esistente nella precedente edizione con nuove sezioni che affrontano l’ontologia, l’archeologia indigena e l’archeologia postcoloniale e storica, nonché gli sviluppi degli approcci allo studio del patrimonio culturale immateriale.
Qui di seguito elenchiamo le novità principali.
• In ogni capitolo, le immagini sono state numerate e citate nel testo per rendere più chiaro il legame tra spiegazione e illustrazioni; le definizioni del glossario sono posizionate ai margini della pagina, dove vengono introdotti i nuovi termini; le letture consigliate alla fine dei capitoli sono state aggiornate per fornire un panorama più diversificato e rappresentativo degli studi e delle persone che hanno svolto le ricerche.
• Il Capitolo 1 include una nuova sezione che affronta il tema dei cambiamenti al linguaggio che accompagnano la decolonizzazione della disciplina; presenta inoltre un maggior approfondimento sulle archeologhe Gertrude Caton T hompson, Harriet Boyd Hawes e Marija Gimbutas. Il capitolo include anche più informazioni sull’archeologia indigena e sugli approcci all’identità e all’etnicità, oltre che sull’agency e la materialità.
• L’uso dei droni nella fotografia aerea è trattato nel Capitolo 3, insieme ad alcuni casi in cui l’archeologia è stata determinante per le investigazioni scientifiche sugli omicidi.
• Il Capitolo 4 informa sugli sviluppi nelle tecniche di datazione, in particolare tratta una nuova forma di datazione radiocarbonica utile per datare sia i recipienti ceramici sia gli alimenti che contenevano.
• Il Capitolo 5 include una riconsiderazione critica della classificazione delle società di Elman Service e, in relazione a essa, introduce il concetto di eterarchie. Il capitolo comprende anche: una nuova spiegazione
sul postcolonialismo che cita le ricerche sulle interazioni indigene e coloniali in Ontario, Nuova Scozia e New England; gli scavi in una tendopoli di minatori a Ludlow, in Colorado; l’archeologia della prostituzione nel sito di Five Points a Lower Manhattan. Infine, è stato ampliato l’approfondimento su femminismo e archeologia.
• La paleoproteomica, lo studio delle proteine antiche, è affrontata nel Capitolo 6, insieme alla microtomografia computerizzata, usata per analizzare il dimagrante nella ceramica. È stato inoltre introdotto un nuovo approfondimento sullo studio e sulla ricostruzione di antiche ricette per la produzione della birra.
• Nel Capitolo 7, le ceramiche sono oggetto di maggiore attenzione attraverso esempi di cambiamento stilistico nell’antico Sudovest americano.
• I microrganismi antichi sono ora trattati in dettaglio nel Capitolo 8; in particolare si approfondisce come il DNA nei denti antichi venga studiato per ricostruire la dieta e lo stile di vita delle persone nel passato.
• Nel Capitolo 9, una nuova sezione sulle ontologie presenta le modalità che si stanno sperimentando
Ringraziamenti
Esprimiamo sinceri ringraziamenti a coloro che hanno fornito feedback, revisionato sezioni del libro o in altro modo contribuito all’aggiornamento del testo e delle illustrazioni per questa edizione: Brian Bates, Longwood University; Laura Masur, Catholic University; Jayur Mehta, Florida State University; Ryan Parish, University of Memphis; Morgan Smith, University of Tennessee Chattanooga; Jason L. Toohey, University of Wyoming; Brent K. S. Woodfill, Winthrop University; David Aftandilian, Texas Christian University; Lynda Carroll, Binghampton University; Matt Douglass, University of Nebraska-Lincoln; Matthew Johnson, Northwestern University; Timothy Kaiser, Lakehead University; Daniel Kreutzer, Metropolitan State University; Matthew Liebmann, Harvard University; Pamela A. Maack, PhD, San Jacinto College-Central; Heather McKillop, Louisiana State University; C. Jill Minar, Fresno City College; Krysta Ryzewski, Wayne State University; Joshua Samuels, The Catholic University of America e Michael J. Shott, University of Akron.
per esaminare e “mettere alla prova” il pensiero tradizionale occidentale.
• Nel Capitolo 10, un resoconto aggiornato dell’interazione tra l’agency (agentività) umana e la cultura materiale mostra come un approccio basato su questo tipo di analisi possa essere utilizzato per interpretare i cambiamenti sociali e le identità. Inoltre, una nuova sezione, Nel presente, illustra le risposte che può dare l’archeologia al cambiamento climatico, all’identità e alla rappresentazione, e agli approcci postcoloniali.
• I Capitoli 11 e 12 ora introducono ai nuovi dibattiti originati dall’archeologia indigena e considerano il futuro della disciplina, anche in riferimento al ruolo di archeologi e archeologhe nei movimenti per la giustizia sociale e l’uguaglianza. Viene affrontato il ruolo dell’archeologia nella protezione del patrimonio culturale immateriale, e vengono anche delineati i contributi che essa può dare alla comprensione dei cambiamenti climatici nel passato, nel tentativo di sostenere gli sforzi per rispondere alla crisi climatica odierna.
Biografie
Colin Renfrew è Emeritus Disney Professor of Archaeology ed è stato direttore del McDonald Institute for Archaeological Research presso l’Università di Cambridge. È autore e curatore di molti libri, tra cui Before Civilization, Archaeology and Language, Figuring It Out e Prehistory (pubblicato in Italia con il titolo Preistoria. L’alba nella mente umana); è anche co-editore di The Archaeology of Measurement e The Sapient Mind, tra molti altri. Renfrew e Bahn hanno scritto insieme anche Archaeology. Theories, Methods and Practice, pubblicato nel catalogo Zanichelli con il titolo Archeologia. Teoria, metodi e pratica (2018).
Paul Bahn è uno studioso e scrittore di archeologia. È autore ed editore di numerosi libri, tra cui Images of the Ice Age, testo di riferimento per l’introduzione all’arte rupestre, e di molti altri testi, come The First Artists (con Michel Lorblanchet), Easter Island, Earth Island (con John Flenley), Cambridge Illustrated History of Archaeology e Mammoths: Giants of the Ice Age (con Adrian Lister).
Elizabeth DeMarrais è professoressa associata di Archeologia e Fellow del Churchill College presso l’Università di Cambridge, dove insegna teoria archeologica e archeologia delle Americhe. Ha condotto ricerche sul campo nel Nord-ovest dell’Argentina, a Cape Cod, a Maui (Hawaii) e nel Sud-ovest americano. Ha numerose pubblicazioni sull’archeologia dell’eterarchia, sull’archeologia della coalizione e del consenso, e sull’arte, il potere e le ideologie nelle società passate.
1
Alla ricerca del passato
La storia dell’archeologia
Circa 5300 anni fa, un quarantenne compì il suo ultimo viaggio lungo un sentiero di montagna sulle Alpi. Giacque indisturbato in un ghiacciaio fino a quando il suo corpo fu scoperto nel settembre 1991. Con gli studi archeologici fu possibile determinare non solo la sua età, ma anche il contenuto del suo ultimo pasto: carne (probabilmente stambecco e cervo), piante, grano e prugne. L’Uomo dei ghiacci soffriva d’artrite, e l’analisi di un’unghia mostrò che aveva patito una grave malattia prima di morire. Sulle prime si ritenne che fosse morto per sfinimento nella nebbia o durante una tormenta di neve. Successive analisi, tuttavia, rivelarono quella che potrebbe essere una punta di freccia nella spalla sinistra e tagli sulle mani, sui polsi e sulla cassa toracica, così come un colpo alla testa. Segni compatibili, quindi, con una possibile morte violenta. Queste osservazioni sono solo un esempio di ciò che l’archeologia ci ha permesso di apprendere su quest’uomo, morto da lungo tempo (v. Conservazione in ambiente freddo: l’Uomo dei ghiacci, p. 42-43).
L’emozione della scoperta e la capacità dell’archeologia di svelare almeno alcuni dei segreti del nostro passato sono stati il tema di molti famosi romanzi e film, in particolare la serie Indiana Jones di Steven Spielberg. Spesso, le scoperte nell’ambito dell’archeologia, come il ritrovamento di una collezione di frammenti ceramici, sono molto meno spettacolari rispetto a quella dell’Uomo dei ghiacci o a quelle rappresentate nei film. Tuttavia, la raccolta e l’analisi di questo tipo di resti può dirci molto del passato [Figure 1.1-1.3, p. 2-3].
L’archeologia è unica nella sua capacità di raccontarci l’intera storia dell’umanità dai suoi inizi, più di tre milioni di anni fa. Infatti, per più del 99% di questo ampio arco temporale, l’archeologia – lo studio della cultura materiale del passato – è la sola fonte di informazioni. È l’unico modo in cui possia-
archeologia branca dell’antropologia che studia il passato dell’umanità attraverso i suoi resti materiali
cultura materiale insieme di edifici, strumenti e altri manufatti che costituiscono i resti materiali delle società del passato
evoluzione processo di crescita e sviluppo accompagnato generalmente da un aumento della complessità. In biologia, questo cambiamento è legato al concetto darwiniano di selezione naturale come base della sopravvivenza delle specie cultura termine usato dagli antropologi per designare le caratteristiche non biologiche peculiari di una particolare società
antropologia studio dell’essere umano, dei suoi caratteri fisici in quanto animale e di quelli non biologici che chiamiamo cultura. L’antropologia è in genere suddivisa in antropologia biologica (o fisica), antropologia culturale (o sociale) e archeologia
antropologia fisica o biologica studio dei caratteri biologici o fisici della specie umana e della loro evoluzione
antropologia culturale o sociale, (in Europa) studio degli aspetti comportamentali, non biologici, della società, come quelli sociali, linguistici e tecnologici che sono alla base del comportamento umano; comprende l’etnografia (lo studio delle culture viventi) e l’etnologia (che confronta le culture usando i dati etnografici)
antropologia linguistica studio di come cambia il linguaggio con i fattori sociali e nel tempo
preistoria periodo della storia umana precedente la comparsa della scrittura manufatto qualsiasi oggetto trasportabile usato, modificato o creato dagli umani, come strumenti litici, vasi di ceramica e armi di metallo
mo rispondere alle domande sull’evoluzione della nostra specie e sui cambiamenti nella cultura e nell’organizzazione sociale, dall’emergere delle prime società su larga scala alle nazioni più recenti, fondate su di esse.
L’archeologia come disciplina
Molti archeologi e archeologhe si considerano parte della più ampia e olistica disciplina dell’antropologia, spesso suddivisa nei sottocampi dell’antropologia fisica o biologica, dell’antropologia culturale (o sociale), dell’antropologia linguistica e dell’archeologia. Oltre allo studio delle società passate attraverso i resti della cultura materiale, nel caso delle società alfabetizzate, come quelle dell’antica Mesopotamia o della Mesoamerica, l’archeologia investiga anche i loro documenti scritti.
Come la storia, l’archeologia cerca di documentare e comprendere il passato dell’umanità, sebbene operi spesso su scale temporali molto più lunghe. Le fonti storiche convenzionali iniziano solo con l’introduzione della scrittura intorno al 3000 a.C. in Asia Occidentale, circa nel 2500 a.C. in Cina, e molto più recentemente in altre parti del mondo (per esempio, nel 1788 d.C. in Australia). Mentre in alcune regioni è possibile anche attingere a storie orali, i periodi prima dei documenti scritti sono generalmente conosciuti come preistoria. Sebbene preveda l’uso di metodi scientifici per studiare manufatti ed edifici, l’archeologia riguarda principalmente lo studio delle persone e, in questo senso, è simile alla storia ed è parte delle scienze umane e sociali. L’archeologia si differenzia dallo studio della storia per un aspetto fondamentale. I documenti storici fanno affermazioni, esprimono opinioni ed emettono giudizi (anche se queste affermazioni e giudizi riflettono i pregiudizi di coloro che li hanno prodotti). Gli oggetti scoperti, d’altra parte, non ci dicono nulla direttamente. Siamo noi che dobbiamo dare un senso ai manufatti. Da questo punto di vista, la pratica dell’archeologia è simile a quella dell’ambito scientifico, che prevede la raccolta di dati, l’esecuzione di esperimenti, la formulazione di un’ipotesi (una supposizione per spiegare i dati), la validazione dell’ipotesi con ulteriori dati e poi l’elaborazione di un modello (una descrizione che appaia come la migliore per riassumere i modelli osservati nelle prove).
1.1 Archeologia urbana: scavo di un sito romano nel centro di Londra
1.2 Archeologa al lavoro nel laboratorio in situ di archeobotanica sui reperti provenienti da Çatalhöyük, in Turchia
Decolonizzare l’archeologia: il potere delle parole
I dibattiti pubblici sulle parole utilizzate dalle persone ci ricordano che, quando descriviamo il passato umano, la nostra scelta di linguaggio può influenzare le realtà sociali e politiche nel presente. Poiché le parole possono portare con sé associazioni, sia positive sia negative, una particolare attenzione nel parlare e scrivere su persone e culture risulta necessaria.
Allo stesso tempo, tuttavia, è impossibile identificare una singola scelta di parole come corretta, escludendo tutte le altre, perché le opinioni cambiano e le persone hanno frequentemente prospettive diverse e contrastanti sulla terminologia e sul linguaggio. I nostri modelli di linguaggio stanno costantemente evolvendo per riflettere spostamenti nella cultura e nelle trasformazioni sociali. Come autori, ci poniamo l’obiettivo di tenere il passo con il vocabolario in evoluzione nel nostro campo, cercando di garantire che la ricerca sul passato, ai massimi livelli, continui a restare accessibile agli studenti di oggi, alcuni dei quali saranno futuri colleghi.
Questa nuova edizione di L’essenziale di archeologia è stata scritta durante un periodo in cui il linguaggio in molte discipline è messo alla prova e in via di trasformazione alla luce delle
rinnovate richieste di uguaglianza, giustizia sociale e decolonizzazione dei libri di testo e dei curriculum universitari. Abbiamo quindi apportato alcune modifiche alla terminologia, che includono le seguenti.
L’uso della parola “civiltà” per descrivere certe società passate porta con sé la falsa implicazione che alcune tra le altre società debbano quindi essere considerate non civilizzate. In questo libro abbiamo scelto invece di utilizzare i termini “stato arcaico”, “stato in espansione territoriale” o “impero”, a seconda del contesto.
Riconosciamo che “Ovest” (in maiuscolo) e “Occidentale” sono termini costruiti per descrivere l’Europa e quelle aree abitate principalmente da persone di discendenza europea, come il Nord America, l’Australia e la Nuova Zelanda. Non supportiamo “non Occidentali” come frase utilizzata per raggruppare tutte le altre nazioni indipendentemente dalla geografia o da altre caratteristiche diverse.
“Vecchio Mondo” e “Nuovo Mondo” sono termini superati che intendevano descrivere, rispettivamente, i continenti in cui gli esseri umani si sono sviluppati per la prima volta e successivamente si sono mossi. Eliminando
I primi ricercatori: la fase speculativa
Gli esseri umani hanno sempre fatto congetture sul loro passato, e la maggior parte delle culture ha sviluppato miti fondatori per giustificare l’organizzazione della propria società. Molte culture del passato erano anche affascinate dalle società che le hanno precedute. Gli Aztechi esageravano la loro discendenza tolteca ed erano così interessati a Teotihuacán, l’enorme città messicana abbandonata centinaia di anni prima, erroneamente collegata ai Toltechi, che incorporarono maschere di pietra cerimoniali da quel sito nei materiali riferibili al rito di fondazione del loro Grande Tempio. In altre società antiche, si sviluppò una curiosità piuttosto distaccata per i resti di epoche antiche, dove studiosi e persino sovrani raccoglievano e studiavano oggetti del passato.
Durante il Rinascimento (dal XIV al XVII secolo d.C.) in Europa, le persone colte iniziarono a creare camere delle meraviglie in cui curiosità e manufatti antichi venivano esposti in modo piuttosto casuale insieme a minerali eso-
questi termini, miriamo a essere geograficamente precisi nelle sostituzioni, facendo riferimento a continenti e/o Paesi specifici.
Le aree geografiche del Vicino e Medio Oriente sono da lungo tempo familiari in archeologia, ma la prospettiva europea è chiara. In questa edizione, questa regione è stata rinominata come Asia Occidentale: v. Figura 4.26 , p. 120-121.
La parola “tribù” è stata sostituita con “società segmentaria”.
La parola “Indigeno” (con l’iniziale maiuscola) sostituisce “Aborigeno” per gli abitanti del Pacifico insulare e dell’Australia; tuttavia, “Indigeno” non è preferito in Africa. Nelle Americhe, vengono utilizzati sia “Nativo Americano” sia “Indiano”, anche se non tutti sono d’accordo e alcuni preferiscono il primo termine. In Canada, si preferisce “Prime Nazioni”.
Un passaggio da “schiavo” e “schiavitù” a “persona ridotta in schiavitù” e “riduzione in schiavitù” riflette il ruolo attivo dello schiavista e descrive le persone ridotte in schiavitù come persone, non come identità definite unicamente dal loro status di riduzione in schiavitù.
Figura 6.21 Segni lasciati da carnivori o da strumenti? Superfici ossee analizzate con il microscopio elettronico a scansione. (In alto a sinistra) Solco con fondo arrotondato prodotto su un osso moderno da una iena. (In alto al centro) Solco con sezione a V prodotto su un osso moderno da una scheggia di pietra affilata. (A destra) Osso fossile proveniente dalla gola di Olduvai, che potrebbe presentare due segni di affettatura (s) prodotti da una scheggia di pietra e segni prodotti successivamente dai denti (t) di un carnivoro
ti per dimostrare l’intervento antropico: si devono studiare anche il contesto del ritrovamento e la posizione dei segni [Figura 6.22].
Sarà necessario condurre altre ricerche prima di essere sicuri di poter dimostrare in questo modo l’attività umana primitiva e anche di poter identificare episodi in cui i nostri antichi antenati erano cacciatori anziché spazzini. Esistono tuttavia altri tipi di evidenze capaci di fornire la prova di un trattamento delle ossa da parte di esseri umani. Queste comprendono le concentrazioni artificiali di ossa in luoghi particolari, come le ossa di mammut impiegate nel Paleolitico per la costruzione di capanne nell’Europa centrale e orientale. La combustione delle ossa è un’altra chiara indicazione di un trattamento da parte di esseri umani.
Dopo avere dimostrato, per quanto possibile, che i resti animali sono effettivamente un prodotto dell’azione antropica, l’archeologo può cercare di rispondere alle interessanti domande: quale cibo consumavano le popolazio-
Figura 6.22 Ossa della discordia: segni su due ossa animali da Dikika in Etiopia, che alcuni studiosi ritengono siano state fatte dagli Australopitechi con strumenti di pietra, circa 3,4 milioni di anni fa, ovvero quasi un milione di anni prima dei primi strumenti di pietra conosciuti (v. p. 191), che anticipano anche la data della macellazione e del consumo di carne. I segni, esaminati con analisi chimiche e al microscopio, sono stati chiaramente fatti prima che le ossa si fossilizzassero: la loro morfologia è conforme a uno strumento molto più che a dei denti
teralmente “escrementi fossilizzati o pietrificati”) [Figura 6.26]. Dove si sono conservate, si sono però dimostrate un’importantissima fonte di informazioni sul cibo che gli individui consumavano nel passato.
Le condizioni eccezionali esistenti nella Lovelock Cave, in Nevada, hanno permesso la conservazione di 5000 coproliti risalenti a un periodo che va dai 2500 ai 150 anni fa. Lo studio del loro contenuto, condotto da Robert Heizer, ha fornito importanti informazioni sulla dieta che, a quanto pare, comprendeva semi, pesci e uccelli. Sono stati identificati frammenti di penne appartenenti a uccelli acquatici quali l’airone e lo svasso. Scaglie di pesci e squame di rettili, che attraversano immodificate il canale alimentare, hanno permesso di identificare parecchie specie. I resti di pesci erano abbondanti in alcuni coproliti; per esempio, uno risalente a 1000 anni fa conteneva 5,8 g di lisca di pesce che, è stato calcolato, proveniva da 101 piccoli ciprinoidei che rappresentavano un totale di peso vivo di 208 g: il componente ittico di un pasto per un singolo individuo.
Gli escrementi e i residui fecali sono rappresentativi di singoli pasti e quindi forniscono dati di breve periodo sulla dieta, a meno che non siano presenti in grandi quantità, come nella Lovelock Cave, e anche qui sono rappresentativi soltanto di un paio di pasti all’anno. Per sapere quale fosse la dieta di un individuo nell’arco dell’intera vita dobbiamo rivolgere la nostra attenzione allo scheletro umano.
I denti umani come prove della dieta
I denti si conservano in condizioni eccellenti, essendo formati da due dei tessuti più duri presenti nel corpo umano, la dentina e lo smalto, e l’esame microscopico delle abrasioni su certe superfici dentarie può fornire informazioni sul tipo di cibo consumato dall’individuo a cui appartenevano. Le particelle abrasive presenti nel cibo lasciano sullo smalto dentario delle striature il cui orientamento e la cui lunghezza sono in diretta relazione con la carne o la vegetazione presente nella dieta e con il suo processo di cottura. Per esempio, i denti dei moderni Eschimesi groenlandesi, consumatori di carne, recano sul-
Concetti fondamentali
Valutazione della dieta in base ai resti umani
Pasti individuali: informazioni dirette su ciò che gli esseri umani mangiavano nel passato si possono trovare esaminando il contenuto dello stomaco e il materiale fecale.
Denti : le tracce di usura sui denti umani, che si conservano bene in molti sedimenti archeologici, possono fornire informazioni sull’importanza relativa della carne e delle piante nelle diete del passato.
Prove isotopiche: i risultati dell’analisi isotopica possono essere usati come evidenze della dieta umana nel lungo periodo, ma devono essere combinati con altre evidenze per ottenere un quadro più particolareggiato.
Figura 6.26 Esempi di analisi di coproliti: A e B mostrano inclusioni di piante e amido in un pellet di ovicapridi dalle Paisley Caves, Oregon; C mostra un coprolite di onnivoro dallo stesso sito; D è un coprolite di onnivoro/ umano da Çatalhöyük, Turchia, contenente ossa digerite; E mostra fitoliti in un coprolite di onnivoro da Boncuklu, Turchia; F diatomee in un coprolite di onnivoro dallo stesso sito
duttivi [Figura 10.13]. Come visto nel Capitolo 5, gli approcci sulla materialità hanno aiutato gli archeologi a esplorare punti di vista “dal basso verso l’alto” per comprendere i cambiamenti nella società, oltre a quelli “dall’alto verso il basso” che sono forse più facili da riconoscere nelle azioni di chi governa o delle potenze imperiali.
Nel presente
Nuovi approcci al cambiamento climatico Ecologia e cambiamento climatico continuano a impensierire molti archeologi, e con buone ragioni, visto che il nostro pianeta sta affrontando estinzioni di specie con rapidità allarmante ed eventi meteorologici estremi. Sulla base degli studi sull’andamento a lungo termine dei cambiamenti sociali e ambientali che gli archeologi processuali hanno documentato negli ultimi cinquant’anni, scienziati del clima e archeologi stanno collaborando per affrontare il problema del cambiamento climatico e della risposta umana a esso. In una ricerca, Cameron Petrie ha studiato la risposta delle popolazioni umane al cambiamento climatico durante un lungo periodo in un’ampia regione della Valle dell’Indo. I suoi studi, di natura interdisciplinare, hanno mostrato che le popolazioni di quell’area hanno avuto un accesso altalenante all’acqua e hanno messo in atto strategie che rivelano l’esistenza di una coscienza del rischio: questa ha portato a selezionare localmente diverse varietà di piante per la coltivazione, le quali li hanno resi resilienti ai periodi di scarsa piovosità. In ultimo, le persone si sono spostate dai centri regionali verso insediamenti più piccoli e meno affollati. Così facendo, hanno evitato un collasso su larga scala.
Teoria dell’azione collettiva, anarchia e approccio eterarchico
Queste idee permettono di esplorare in molti modi alcune alternative ai modelli gerarchici. La prima, la teoria dell’azione collettiva, è basata sui modelli di attori razionali e altre idee dalle scienze politiche e dalla teoria evoluzionistica. Gli archeologi che seguono questa teoria indagano le condizioni in cui gli esseri umani sono più disponibili a cooperare. La seconda, la teoria anarchica, studiata da alcuni archeologi, spiega come e perché le persone resistono alla tendenza accentratrice degli stati attraverso l’autorganizzazione e il mutuo aiuto. Infine, gli studiosi che indagano l’approccio eterarchico, e quelli interessati al “modo rituale della produzione”, soprattutto Katherine Spielmann, criticano l’assunto che le società passate (e i loro valori) assomiglino fortemente alle nostre. Al contrario, ipotizzano che i principi economici occidentali contemporanei, come anche l’assunzione che gli aggressori perseguono sempre i propri interessi, devono essere messi in discussione quando si studiano le società del passato [Figura 10.14].
gli archeologi sono fortemente impegnati nel riconoscere e partecipare attivamente ai movimenti per la giustizia sociale, attraverso un approccio basato sull’ascolto e sull’apprendimento, seguito da risposte rispettose e proattive. Il successo della Athena Swan Charter nel Regno Unito ha ispirato un’ulteriore Carta per l’uguaglianza razziale, mirata a identificare gli ostacoli alla partecipazione all’istruzione e a elaborare piani d’azione per superarli. Un nuovo programma negli Stati Uniti, chiamato SEA (Stem Equity Achievement) Change, sponsorizzato dall’American Association for the Advancement of Science (AAAS), è modellato sulle carte del Regno Unito.
Ci sono ancora molte sfide nel mondo attuale, e gli archeologi hanno la responsabilità di impegnarsi attivamente nel contribuire alla ricerca di soluzioni. Fortunatamente lo studio del passato rivela i modi in cui gli esseri umani sono stati, e continuano a essere, flessibili, adattabili e creativi. Ci resta ancora molto lavoro da fare.
Riepilogo
• Molte nazioni ritengono che sia un dovere del governo stabilire pratiche politiche per la conservazione e spesso queste leggi di conservazione si applicano all’archeologia. L’edilizia, lo sfruttamento agricolo intensivo, il turismo, e il saccheggio sono attività umane che danneggiano o distruggono i siti archeologici.
• Basato su un imponente fondamento legislativo, il CRM o l’archeologia applicata gioca un ruolo rilevante nell’archeologia americana. Quando un progetto si attua su un territorio federale, che utilizza denaro federale o necessita di permessi federali, la legge richiede che le risorse culturali vengano identificate, accertate e valutate e, se non si può evitare, va concordato in modo consensuale un piano di limitazione dei danni. Un gran numero di società archeologiche private a contratto danno impiego alla gran parte degli archeologi negli USA. Queste società sono responsabili dei requisiti dei piani di limitazione dei danni, supervisionati da una agenzia leader e dal SHPO (State Historic Preservation Office), l’ufficio per la conservazione storica nazionale. È richiesta la pubblicazione di una relazione finale, ma la qualità incostante e spesso la distribuzione limitata di queste relazioni restano un problema.
• Chi conduce ricerche archeologiche ha il dovere di relazionare su ciò che trova. Poiché lo scavo è, in una certa misura, distruttivo, il materiale pubblicato è spesso l’unico documento su ciò che è stato trovato in un sito. Forse fino al 60% degli scavi attuali resta senza pubblicazione ancora dopo dieci anni. Governi e organizzazioni professionali stanno assumendo una posizione più rigida nei confronti degli archeologi che non pubblicano, e spesso non concedono permessi di scavo a chi ha la-
vori non pubblicati. Internet e i media generalisti possono contribuire a realizzare uno dei principali scopi dell’archeologia: fornire al pubblico una migliore comprensione del passato. L’archeologia fa parte di un mondo allargato, che si confronta con problemi sociali condivisi, tra cui la richiesta di promuovere l’accesso per tutti, l’inclusione e la diversità tra studenti, ricercatori e professionisti del CRM (Cultural Resource Management). Rispondere efficacemente alle preoccupazioni del movimento #MeToo e alle proteste di Black Lives Matter è essenziale per far prosperare l’archeologia come disciplina veramente rappresentativa, impegnata a preservare e valorizzare la ricchezza della storia umana.
Domande per studiare
Dal sito del libro è possibile accedere a test interattivi di autovalutazione.
1. In che modo le persone possono danneggiare o distruggere i siti archeologici?
2. Negli Stati Uniti, quali sono i punti chiave della legislazione sulla protezione, sulla conservazione e sulla limitazione dei danni?
3. Che cos’è il CRM, o Cultural Resource Management? Quale percentuale di lavoro archeologico può essere considerato parte del CRM?
4. Perché la pubblicazione dei dati archeologici è così importante?
5. Perché l’archeologia può essere così determinante nel mondo di oggi?
Letture consigliate
Nei seguenti testi si possono trovare utili introduzioni alla gestione dei beni culturali.
Carman, J. 2002. Archaeology and Heritage: An Introduction Continuum: London.
King, T. F. 2005. Doing Archaeology: A Cultural Resource Management Perspective. Left Coast Press: Walnut Creek, CA.
King, T. F. 2008. Cultural Resource Laws and Practice: An Introductory Guide (3rd ed.). Altamira Press: Walnut Creek, CA.
Sabloff, J. A. 2008. Archaeology Matters: Action Archaeology in the Modern World. Left Coast Press: Walnut Creek, CA.
Smith, L. & Waterton, E. 2009. Heritage, Communities and Archaeology. Duckworth: London.
Sørensen, M. L. S. & Carman, J. 2009. Heritage Studies: Methods and Approaches. Routledge: London.
Tyler, N., Ligibel, T. J., & Tyler, I. 2009. Historic Preservation: An Introduction to Its History, Principles and Practice (2nd ed.). W. W. Norton & Company: New York.
Titolo originale: Archaeology Essentials, Fifth Edition
Published by arrangement with Thames & Hudson Ltd, London
Archaeology Essentials © 2007, 2010, 2015, 2018 and 2023 Thames & Hudson Ltd, London
Text © 2007, 2010, 2015 and 2018 Colin Renfrew and Paul Bahn
Text © 2023 Colin Renfrew, Paul Bahn and Elizabeth DeMarrais
This edition first published in Italy in 2024 by Zanichelli Editore S.p.a., Bologna
Italian edition © 2024 Zanichelli Editore S.p.a., via Irnerio 34, 40126 Bologna [99940] www.zanichelli.it
Traduzione: Angelo Cimarosti (ArchaeoReporter)
Diritti riservati
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Per le riproduzioni ad uso non personale (ad esempio: professionale, economico, commerciale, strumenti di studio collettivi, come dispense e simili) l’editore potrà concedere a pagamento l’autorizzazione a riprodurre un numero di pagine non superiore al 15% delle pagine del presente volume.
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Redazione e indice analitico: Neri Studio Editoriale, Bologna
Impaginazione: Exegi, Bologna
Copertina:
– Progetto grafico: Falcinelli & Co., Roma
– Immagine di copertina: © Munsey Fund, 1936, 1938/Met Museum
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Seconda edizione italiana: dicembre 2016
Terza edizione italiana: giugno 2024
Ristampa: prima tiratura
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Colin Renfrew, Paul Bahn, Elizabeth DeMarraisL’essenziale di archeologia
Teoria • Metodi • Pratiche
Terza edizione italiana
L’essenziale di archeologia fornisce un quadro limpido, autorevole e conciso della moderna pratica archeologica. Organizzato intorno a domande fondamentali, introduce ai metodi che la ricerca archeologica utilizza per comprendere il passato remoto dell’umanità e mostra come teoria e pratiche siano in relazione e si influenzino a vicenda.
Da tempo la ricerca archeologica non consiste più soltanto nello scavo minuzioso di un sito, per quanto questa attività mantenga sicuramente grande importanza. Grazie ai progressi delle scienze e dell’informatica, infatti, è diventato possibile ricavare informazioni anche senza la necessità di scavare, con la conseguente moltiplicazione degli strumenti di ricerca: dalle tradizionali pala e cazzuola alle immagini satellitari, alla mappatura laser con LiDAR e al telerilevamento dal suolo.
Sia in laboratorio sia sul campo, le nuove tecnologie hanno portato a parlare sempre più spesso di prove genetiche, studio delle proteine antiche, esame dei microbi nello smalto dei denti. Di pari passo, è cambiato anche
Colin Renfrew è professore emerito “Disney” ed è stato direttore dell’Istituto McDonald per la ricerca archeologica presso l’Università di Cambridge. È autore e curatore di molti libri, tra i quali Archeologia. Teoria, metodi e pratica (2018), scritto con Paul Bahn e pubblicato da Zanichelli.
Paul Bahn è studioso e scrittore di archeologia. È autore ed editore di numerosi libri, tra cui Images of the Ice Age, testo di riferimento per l’introduzione all’arte rupestre.
Elizabeth DeMarrais è professoressa associata di Archeologia e fellow del Churchill College presso l’Università di Cambridge, dove insegna teoria archeologica e archeologia delle Americhe.
RENFREW*ESSENZ ARCHEOLOGIA 3ED LUMK IS BN 978 -88- 08 - 99940-5
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il modo di porre domande, proporre ipotesi, costruire modelli teorici da applicare alle prove.
L’archeologia cambia con la cultura e questo libro mostra anche come stia cercando di fare i conti con il proprio passato coloniale: impostando nuove linee di indagine, in collaborazione con le comunità indigene, e rinnovandosi nella composizione demografica, con il contributo sempre crescente di donne e persone di varia etnia.
Per aiutare chi studia a cogliere e assimilare la materia, ci sono inoltre:
• i casi di studio, incentrati sulle problematiche di specifiche ricerche archeologiche;
• frequenti rubriche lungo il testo che riassumono concetti, eventi e sviluppi fondamentali della disciplina;
• il riepilogo, le domande per studiare e le letture consigliate, alla fine di ogni capitolo;
• un glossario a lato del testo e disponibile in formato interattivo nel sito del libro.
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