In fra l@bcity : degree intermediate 2014

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Seminario delle tesi di Laurea

AA 2013-2014 UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PALERMO CdS IN ARCHITETTURA LM4_PA

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OFFERTE TEMATICHE DEI LABORATORI

IN_FRA Architettura e infrastruttura nella città contemporanea Relatore: prof. arch. Zeila Tesoriere Università degli Studi di Palermo_Dipartimento di Architettura

Come può l’architettura articolare le relazioni fra lo spazio degli edifici e quello della città contemporanea attraverso componenti a lungo considerate incompatibili: aree intercluse, infrastrutture, residenza, servizi? Quali edifici e quali spazi architettonici possono svolgere un ruolo nella rigenerazione e nel riciclo della città contemporanea nell’era del post carbone? Nella città occidentale europea, sullo sfondo dei nuovi imperativi ecologisti e dei temi legati alle shrinking cities, si pone l’ipotesi che il progetto possa operare la trasformazione integrata di questi elementi, in un contesto multiscalare negli spazi e nelle temporalità. Parlare di ri-ciclo delle materie architettoniche e urbane significa riconoscere e descrivere le valenze formali e gli impatti che fattori temporali – i cicli- e di natura economica hanno sugli spazi. Questi passaggi orientano le fasi descrittive iniziali. L’ibridazione fra figure stabili (e tradizionalmente inconciliabili) dell’architettura e la definizione di nuove modalità di relazione attraverso un’attenzione particolare al progetto dello spazio pubblico, sono fasi presenti nel processo progettuale. Un forte radicamento delle scelte progettuali rispetto ai nodi teorici della disciplina e il ricorso sistematico al disegno del programma sono elementi fissi del metodo. Dall’anno 2012-13, inoltre, il laboratorio IN-FRA sperimenta questi temi sulla città europea, attraverso correlazioni e stages di tesi che inseriscono i laureandi all’interno di contesti didattici di natura internazionale.

L@bCity

Architettura e mutazioni urbane temi e progetti di architettura nella città sostenibile Relatore: prof. arch. Renzo Lecardane Università degli Studi di Palermo_Dipartimento di Architettura

La città europea rappresenta un campo di applicazione privilegiato del rapporto fra progetto di architettura e fatti urbani. Negli ultimi decenni molte sono le città che hanno ridefinito lo spazio urbano delle aree degradate o obsolete ponendo fine al declino socio-culturale cui sembravano destinate. L’approccio del Laboratorio consiste nel confrontare alcuni temi di progetto con le attuali questioni ambientali e con i processi di trasformazione e di valorizzazione delle infrastrutture e del patrimonio della città consolidata. Tale approccio che si basa soprattutto sul potenziale di trasformazione del tessuto urbano e degli edifici esistenti, sulla combinazione dei programmi e delle funzioni, sull’adattabilità dell’architettura incrocia i temi della città sostenibile. La città sostenibile non è infatti il risultato di una giustapposizione di edifici certificati o ecologici o la ricerca di una città ideale, ma una città complessa che associa mobilità, densità e ambiente abitato a un progetto di lunga durata e che individua nei luoghi marginali il potenziale di integrazione urbana. In questa prospettiva, il progetto di architettura diventa un laboratorio di riflessione che permette di testare soluzioni e nuove alternative agli attuali modi di vivere. Il contributo del Laboratorio che si confronta con le dimensioni della città sostenibile (Emelianoff C.; Stegassy R., 2010) intende offrire gli strumenti necessari per l’elaborazione progettuale sulla base di alcuni temi specifici: infrastrutture e città, infrastrutture come luoghi urbani, infrastrutture e territorio. In tale ambito, la centralità del rapporto tra architettura e infrastrutture costituisce una parte integrante del processo di insediamento e di costruzione della città sostenibile.

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Indice

IN_FRA Architettura e infrastruttura nella città contemporanea

Relatore: prof arch. Zeila Tesoriere

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Francesca Alamia Via di mezzo Centro delle arti e degli sport d’inverno sulla Circonvallazione di Palermo (Calatafimi-Pitrè)

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Filippo Cannì Dopo l’obsolescenza Progetti per l’area ex FBC a Lilles

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Simona Marchello Wunderkammer Un état des lieux raisonné

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Laura Messana Via di mezzo Casa della musica sulla circonvallazione di Palermo

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Guido Ospedale Ancorare il frammento Casa della musica sulla circonvallazione di Palermo

L@B_CITY Architettura e mutazioni urbane: temi e progetti di architettura nella città sostenibile

Relatore: prof arch. Renzo Lecardane 15

Chiara Costanza Rotterdam 2030 Delta City Strategie d’acqua

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Alessandra Floridia Trapani 2020 Ambito Cittadella della Salute Lo spazio del vuoto

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Adriana Grizzaffi Trapani 2020 Ambito Stazione ferroviaria Isolato XXL

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Giulia Lo Bue Trapani 2020 Ambito Stadio di Calcio Attrezzature e servizi per lo sport

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Marianna Lombardo Coira (CH) Città sostenibile Il territorio dell’infrastruttura

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Giulia Robba Barcellona @22 Officine sostenibili nel barrio del Poblenou

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Francesca Salerno Palermo 2019 Giardino della biodiversità Il disegno del suolo

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Claudia Santangelo Trapani 2020 Ambito ex Mattatoio Ecoisolato

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Hortense Sestito Bordeaux 2030 Métropole durable Infrastrutture urbane

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Via di mezzo Centro delle arti e degli sport d’inverno sulla Circonvallazione di Palermo (Calatafimi-Pitrè) Laureando: Francesca Alamia Relatore: Prof. arch. Zeila Tesoriere La città lineare Ereditiamo dai due secoli passati una città cui è possibile dare una duplice lettura. Da un lato, essa presenta dei vuoti che l’hanno resa frammentaria e disomogenea, identificabile con l’idea di città arcipelago, con la sua fisionomia di isole nell’isola. Dall’altro, incarna in alcuni punti l’idea della città lineare, sistema urbano che si sviluppa lungo i margini di un’infrastruttura viaria. La prima idea di ciudad lineal fu quella di Arturo Soria y Mata, del 1882, per la città di Madrid; l’accento fu posto sulle infrastrutture meccanizzate di trasporto come “matrici” dell’insediamento urbano. Il modello insediativo prevedeva basse densità, capaci di assicurare buona qualità ambientale e rispetto dei parametri igienisti. In questa doppia chiave di lettura è possibile collocare la circonvallazione di Palermo. Una descrizione iniziale ci ha condotto a proporre che a questa infrastruttura, luogo dell’immaginario del movimento e della velocità, si associ l’idea di città lineare. La circonvallazione di Palermo, con i suoi 12Km a raso - ad eccezione dei grandi svincoli di raccordo - è diventata nel corso del tempo la via di mezzo di una nuova realtà urbana. Lungo i suoi bordi, apparentemente saturi, caratterizzati da un susseguirsi di elementi quali residenze, servizi, edifici commerciali (fra cui capannoni, pensiline, tettoie e altri edifici di latta) palificate e cartelloni pubblicitari, è possibile intercettare dei frammenti che la città ci restituisce nella loro integrità formale e morfologica; aree progettate secondo la logica del recinto e dell’interclusione, un tempo dedicate ad usi specialistici ed oggi dismesse, come quella dell’ex Ospedale Psichiatrico Pietro Pisani e del complesso della Vignicella, o ancora porzioni di “risulta” rispetto al costruito. Come e in che misura intervenire, quindi, su questa parte della città contemporanea? Oggi, rispetto alla visione del secolo scorso è cambiato il ruolo dell’interfaccia infrastruttura/città, che affida un nuovo ruolo preminente al progetto del suolo. Il suolo diviene infatti protagonista, mediatore tra pubblico e privato, tra edificio e spazio pubblico. Su queste basi si pone, infatti, l’ipotesi di programma di un progetto multiscalare nelle pratiche e nelle temporalità. Un progetto che riassembli i frammenti di città presenti nell’area, ancorandoli alla lunga linea infrastrutturale che nel frattempo assume il ruolo di grande boulevard, estendibile all’infinito, divenendo così un lungo asse punteggiato da edifici tematici. Ciò determina la necessità di una riprogettazione della rete e delle percorrenze esistenti, di una divisione sistematica dei flussi attraverso progetti capaci di integrare lo spazio della mobilità con il costruito e con il sistema degli spazi vuoti.

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Circonvallazione di Palermo: aree suscettibili di trasformazione

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Dopo l’obsolescenza Progetti per l’area ex FCB a Lille Laureando: Filippo Cannì Relatore: prof. arch. Zeila Tesoriere Correlatore: prof. arch. Djamel Klouche ( ENSA-Versailles_l’AUC) Recupero di un’area industriale dismessa. Trasformazione del processo industriale e tecnologico; modifiche degli stili di vita; cambio degli usi e delle necessità; crisi economica; dismissione dei sistemi produttivi: si tratta di espressioni frequenti nella società contemporanea, problematiche che non hanno nazionalità o autoctonia. In eredità dalla storia, le città contemporanee sperimentano costantemente il tema del vuoto inteso come contenitore di materia viva in attesa di un riavvio. Già alla fine degli anni 70’ la domanda sul che cosa fare degli spazi abbandonati si poneva tra gli architetti. Oggi è radicata come argomento di dibattito disciplinare. Cosa fare di questi spazi? Come riutilizzarli o come rifunzionalizzarli? Nel passaggio tra il XVIII e il XIX secolo ricorrono temi analoghi come quelli, ad esempio, del riuso dei conventi. In quel preciso caso, tali luoghi divennero musei, ospedali, caserme e università, ricollocandosi all’interno del sistema urbano. Adesso, le fabbriche siderurgiche, le centrali elettriche, gli altoforni ecc, non hanno bisogno solamente di una rifunzionalizzazione, quanto di una rinascita dal punto di vista morfologico-strutturale. Bernardo Secchi le chiama «frammento», «città nelle città», Stefano Boeri addirittura «spazi negativi». Il loro riuso è una lama a doppio taglio, con potenzialità e insidie, dato che questi vuoti costituiscono l’ultima riserva di spazio che ha resistito all’insaziabile fame di suolo dall’industrializzazione fino ad oggi. Queste aree hanno l’eteroclito potere di potersi reinventare, reinventando l’urbano, o di essere l’ennesimo tuffo nella cementificazione. La tesi affronta il tema del riciclo delle aree industriali dismesse attraverso il caso dell’ex fabbrica siderurgica Fives Cail Babcock (FCB) a Lille. La scelta del sito nasce dallo stage svolto presso L’AUC, studio di architettura parigino che si aggiudicò nel 2007 la vittoria del concorso sull’area suddetta. La tesi ha l’obiettivo di porsi come occasione di studio in uno scenario internazionale. Il progetto si focalizza sulla critica dell’intervento di concorso per orientare il recupero a una maggiore attenzione al riuso del preesistente e alla preservazione di alcuni caratteri dell’area. Sono temi principali la preservazione architettonica degli hangar; la fusione tra nuovo e vecchio; le modalità di sostituzione del recinto: la regia dell’impatto scaturito dalla demolizione. L’idea trova concretezza nell’utilizzo delle più avanzate tecnologie per favorire l’inserimento delle nuove abitazioni e servizi, non eludendo la persistenza dell’identità del luogo originario. Di pari passo il progetto risponderà ai criteri di sostenibilità e all’inserimento nell’attualissimo programma di « Lille Metropole », già da anni in cantiere. L’intervento sarà trasversale, aspirando ad un’alta qualità di servizi e una modesta densità abitativa, inserendosi nel circuito urbano di Fives. I nuovi alloggi avranno la capacità di sperimentare modelli come il Co-Housing, case Atelier e grandi appartamenti familiari, mirando alla mixité funzionale e di utenza. I servizi quali: parchi, ristoranti, uffici, ecc., scandiranno la vita all’interno della nuova fabbrica sociale, assicurando accessibilità, sicurezza ed efficacia nel rispetto del futuro abitante.

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Fabbrica FCB, Lille, 1925

Timeline, FCB

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Simona Marchello Wunderkammer Progetti per la riconnessione dell’ex O. P. Pisani alla città Laureanda: Simona Marchello Relatore: prof. arch. Zeila Tesoriere

La città del XXI secolo è la città dell’espansione e della dissoluzione, è una città che riceve le contraddizioni e gli «scarti» della città moderna, come anche le opportunità. È una città che eredita i grandi complessi specialistici, ma anche le grandi infrastrutture tipiche dell’età della macchina. All’interno del dibattito sui nastri stradali per il trasporto veloce nella città contemporanea e sulla relazione che queste infrastrutture hanno con le materie urbana, per le realtà di medio-piccole dimensioni si va affermando l’efficacia di una trasformazione per frammenti. Nel caso del nostro laboratorio, lo studio della circonvallazione di Palermo ha in particolare messo in luce la presenza di grandi sistemi, seppur di natura diversa, che si agganciano al tracciato; frammenti, con differenti cicli d’uso, che possiedono una forte potenzialità di trasformazione. L’area dell’ex Ospedale Psichiatrico, in questa chiave di lettura, è un punto nevralgico sia per la sua vicinanza - e al tempo stesso mancata relazione - con la circonvallazione, sia per la presenza al suo interno di manufatti architettonici di rilievo, come anche per la sua natura di area specialistica fortemente interclusa e isolata dal resto del sistema urbano. E’ possibile collocare l’area all’interno della visione ungersiana di città arcipelago; l’area con i suoi molteplici recinti e col suo impianto di macro forma, appare come una microcittà murata; un’isola urbana all’interno della città; cittadella dei matti all’interno della città; « città nella città ». E’ possibile riconsegnare alla città contemporanea questa Wunderkammer mantenendo la sua identità e riuscendo a preservare la fragilità e il carattere identitario di quest’isola? Il progetto si pone lo scopo di riconnettere la città interna alla città passando attraverso il margine, costituito nel caso specifico non solo dai molteplici recinti ma anche dai sostanziali salti di quota che intercorrono tra il dentro e il fuori. Si tratta quindi di un lavoro sul margine all’interno del quale il suolo acquisisce la capacità di circoscrivere, sostituendo in pratica il ruolo del recinto, ma al tempo stesso connettere. Il lavoro in particolare si pone l’obiettivo di trasformare e ridare l’originaria identità a via Altarello, che assume all’interno del progetto il ruolo di « spina dorsale » e diviene tessuto connettivo attraverso il quale mirare alla riconnessione di Viale Regione con la parte più interna e intima dell’area : il complesso della Vignicella e l’ex ospedale psichiatrico. Il progetto si pone anche l’obiettivo di stabilire, attraverso l’architettura, nuove relazioni tra le suddette preesistenze a partire dalla loro geometria, e la realizzazione di un sistema di piazze, tutte di natura minerale, negli spazi fra queste. L’intervento prevede la progettazione di un centro culturale di quartiere pensato come un sistema di edifici di contenuta volumetria e in parte ipogei, legati ad un aspetto seppur latente ma pregnante dell’area, costituito dalla presenza di percorsi sotterranei e spazi ipogei di diversa natura: i qanat arabi e la galleria di collegamento sotterranea dell’ospedale.

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Circonvallazione di Palermo. Cicli di utilizzo

Fronti e aree potenzialmente trasformabili

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Via di Mezzo Casa della musica sulla circonvallazione di Palermo Laureanda: Laura Messana Relatore: prof. arch. Zeila Tesoriere «Questa metropoli che aveva sotto gli occhi, questa contemporanea metropoli che l'esperienza autostradale gli disvelava giornalmente, era l'esatto opposto della forma metropolitana moderna che così bene conosceva, che amava, che aveva studiato a scuola e che sapeva interpretare . Questa nuova metropoli erratica, pulviscolare e veicolare contraddiceva ogni possibile previsione del suo assetto formale. La sua forma semplicemente non esisteva.. » Paolo Desideri La città di Latta, Meltemi, 2002

La città lineare La riflessione di Paolo Desideri sul mutamento degli scenari metropolitani bene descrive la città di fine '900. Città ove la progressiva perdita della riconoscibilità formale è causata dalla compresenza di materie ereditate dal moderno che, con la loro natura specialistica e interclusa, risultano riconoscibili conservando i loro caratteri originali, insieme a quelle legate all'industrializzazione, che con l'automabile e lo sviluppo delle reti infrastrutturali modificano non solo la morfologia del territorio ma anche il modo di viverci. La reciprocità tra tessuto ed edificio si modifica e definisce un inevitabile cambio di scenario: dallo spazio pubblico tradizionale, il cui ruolo era quello di evidenziare l'edificio inteso come elemento simbolico, a un nuovo spazio pubblico, che si forma come mediatore di elementi disomogenei, più o meno aulici, e che deve trovare relazioni con l'elemento infrastrutturale. La realtà induce ad una riflessione sull'incremento delle potenzialità che tali sistemi, combinati tra loro, possono generare: una città che funzioni autonomamente lungo una linea, una Via di Mezzo che faccia da legante fra molteplici elementi. Il riferimento è alla “Ciudad lineal” di A. Soria Y Mata (1882), in cui alla congestionata città tradizionale madrilena, sviluppata attorno ad un centro, si propone come alternativa un nastro di limitata larghezza ma di lunghezza indefinita, percorso da una o più ferrovie, che permetta il veloce spostamento e che, non avendo confini, può avere uno sviluppo infinito. In quest'ottica può inserirsi la circonvallazione di Palermo, un nastro lungo 12 km sul quale si sviluppano, in maniera diversa e spesso contrapposta, più pratiche e usi dello spazio. Aree di valore storico, bagaglio di un'epoca trascorsa, materie vegetali che concorrono alla definizione del paesaggio dell'infrastruttura, residenze, servizi e commerci, molti dei quali vengono ospitati da quelle che in “Made in Tokio“ Junzo Kuroda e Momoyo Kaijima definiscono “architetture senza qualità”. Questi sistemi possono essere oggetto di una classificazione relativa alle diverse temporalità, legata ai cicli di vita e al conseguente riciclo e ri-uso. Essi possono essere punto di partenza per definire il modo in cui ogni frammento ri-unendosi al nastro ne definisce i margini e i bordi. L'area d'intervento si estende da Via G. Pitrè a Corso Calatafimi. In essa si intercettano sistemi portatori di valori storici ed altri ereditati da un passato più recente, come l'area che attualmente accoglie il complesso della Vignicella, con i quali il progetto deve confrontarsi. La mancanza di servizi culturali, in questa porzione di città, conduce alla scelta progettuale di incrementare gli stessi operando una trasformazione che faccia divenire la Via di Mezzo una nuova “cultural-line”; l'operazione che si è ritenuta il più efficace promotore di tale sviluppo è la progettazione di un edificio al cui interno possano convogliarsi molteplici attività e che, ibridandosi con il suolo, induca le trasformazioni successive attraverso relazioni di prossimità, più o meno dirette, generando nuovi momenti per la città.

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La circonvallazione di Palermo; aree di pertinenza della Via di mezzo

La Via di mezzo; tratto Pitrè-Calatafimi

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Ancorare il frammento Casa della musica sulla circonvallazione di Palermo

Laureando: Guido Ospedale Relatore: prof. arch. Zeila Tesoriere Il lavoro del laboratorio IN-FRA “Trasformare per frammenti la circonvallazione di Palermo”, si inserisce nel dibattito disciplinare che mira alla trasformazione delle infrastrutture intese come elementi architettonici, in linea con la tendenza globale di modifica e ricongiunzione di esse alla città. La lettura dell’area di progetto si riferisce all’idea di città arcipelago. Infatti, durante l’età industriale, le aree produttive si concentravano nelle città determinandone la crescita, pur mantenendo l’assetto urbano classico. Crisi energetica e delocalizzazioni portano ormai da anni fuori dallo spazio urbano le attività dell’industria, lasciandone in disuso le aree al suo interno. Individuando quelle zone che hanno potenzialità di trasformazione, si leggono delle isole nella città. Ciò si lega all’idea di città nella città proposta da Ungers e Koolhaas per Berlino, in cui si concretizza l’idea di città arcipelago: un insieme di spazi-identità. In realtà la città che l’età moderna ha formata è diversa da quella pensata dal Movimento Moderno. Essa è fatta da una molteplicità di livelli e nuclei, in alcuni casi chiusi e non sempre in comunicazione fra loro, avulsi dal tessuto compatto della città antica quali ospedali, stazioni, porti, fabbriche. Queste aree intercluse costruite nel Novecento giungono a noi come isole omogenee e specialistiche che costellano il tessuto urbano, tenute insieme dalla materia architettonica della città, ma che con essa non hanno relazione per la presenza di recinti che hanno tenuto fuori ogni tipo di naturale trasformazione che la città subisce. La condizione di isola è paragonabile a quella di frammento nel tessuto urbano: luogo concepito come organismo chiuso, come le aree specialistiche oggi in disuso. La tesi considera quei frammenti che si trovano lungo il bordo della circonvallazione come elementi che per i loro caratteri sono soggetti a trasformazione a seconda della durata dei cicli d’uso. Si rilevano aree il cui ciclo di vita è breve, e dove dopo un lasso di tempo limitato cessa l’attività, rimanendo l’edificio inutilizzato; insieme a preesistenze storiche o aree intercluse di cui si può progettare la riconfigurazione. L’area dell’ex O.P. P. Pisani è uno dei frammenti individuati in cui è intrinseca l’idea di isola. Edificio congruente con la manualistica dell’ultimo Ottocento per i nuovi ospedali psichiatrici, rimasto quasi inalterata anche dopo la chiusura dell’Ospedale, preservando i caratteri originali del luogo. Il progetto propone di trasformare l‘area che separa l’ex OP Pisani dalla circonvallazione inserendo un polo specialistico per musica, arti e performance contemporanee, seguendo due livelli programmatici: il suolo e l’edificio. Il suolo è considerato una sequenza orizzontale di layers che mediano il passaggio dall’interno dell’area verso la circonvallazione con suoli artificiali e naturali. L‘edificio è pensato invece come successione di layers verticali, la cui facciata si sfoglia allontanandosi dal concetto tradizionale di limite dell’edificio.

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Timeline, Lab. IN-FRA, Guido Ospedale

Circonvallazione di Palermo, timeline

Circonvallazione di Palermo, i sette svincoli

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Rotterdam Delta City Strategie d’acqua Laureanda: Chiara Costanza Relatore: prof. arch. Renzo Lecardane Correlatore: prof. arch. Roberto Cavallo, Faculty of Architecture, Delft University of Technology Tutori: arch. Irene Marotta, PhD student, Università degli Studi di Palermo arch. Manuela Triggianese, PhD student, TU Delft Le continue trasformazioni che caratterizzano la città contemporanea tendono ormai a basarsi su principi di SOSTENIBILITA’, DURABILITA’ e FLESSIBILITA’, al fine di adeguarsi il più possibile al mutare delle necessità e rispondere in maniera adeguata al sorgere di nuove esigenze. Indagando, nell’ambito del Laboratorio di Laurea, la città europea, la tesi mira a proporre soluzioni capaci di completare le operazioni di rigenerazione urbana delle storiche aree portuali, già intraprese da molte municipalità, basandosi proprio su tali principi. Affrontando una tematica che vede già operante l’interesse di molte città, si è deciso di utilizzare Rotterdam, come caso studio, al fine di testare soluzioni che sappiano rispondere alle necessità della città presa in esame e al tempo stesso adattarsi in quelle che similmente stanno affrontando le stesse questioni. La ri-generazione di queste centralissime aree storiche è stata intrapresa da molte municipalità con operazioni ad altissima densità, giustificate dalla ricerca di capitali indispensabili per la realizzazione vera e propria. Ma questo genere di operazioni, molto attente ad assicurare un mercato di fruibilità per uffici e attività commerciali di vario genere, facilmente dimentica la dimensione urbana, indispensabile al fine di integrare i nuovi interventi alla città esistente. In questo ambito, il progetto di architettura mira ad attivare processi capaci di MEDIARE, alla scala urbana, il rapporto sorto tra la comunità esistente e i nuovi distretti. Le riflessioni di questa tesi sperimentale all’interno dell’area portuale del Rijnhaven, mirano all’intemediazione tra la densa area urbanizzata del Wilhelminapier e i quartieri storici, dalla particolare condizione socio-economica, di Rotterdam Zuid. In un’area dalla localizzazione baricentrica rispetto alle numerose strategie attuate dalla municipalità, la città ricerca soluzioni, attraverso un indetto concorso di idee, capaci di rispondere alla sfida intrapresa nei riguardi di un inevitabile cambiamento climatico. La tesi indaga questioni che, basandosi su soluzioni TEMPORANEE e FLESSIBILI, permettano di intervenire alla scala urbana sfruttando nuovi approcci tecnologici. Seguendo le linee guida fornite dall’amministrazione pubblica, che nutrendo come obiettivo cardine la capacità di adattamento delle future operazioni, si indagano nuove soluzioni galleggianti, capaci di rispondere intelligentemente al cambiamento climatico e di modificarsi al sorgere di nuove necessità, nella completa REVERSIBILITA’ dell’intervento. Attraverso un approfondito studio del contesto urbano e dei numerosi esempi di soluzioni affini già realizzati, in Olanda e nel mondo, ci si ripropone di progettare un’infrastruttura (semi-)permanete, capace di contenere servizi ed elementi attrattori, di cui la zona risulta carente. Lo scopo della tesi è quello di arricchire le trasformazioni, già in stato avanzato sulla terra ferma, realizzando un luogo capace di accorciare distanze fisiche e sociali, attraverso l’utilizzo di tecnologie sostenibili ed innovative.

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Kop van Zuid, Rotterdam

Progetto della trasformazione del waterfront del Rijnhaven, Rotterdam

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Trapani 2020 Ambito Cittadella della Salute Lo spazio del vuoto Laureanda: Alessandra Floridia Relatore: prof. arch. Renzo Lecardane Tutor: arch. Irena Marotta, PhD student, Università degli Studi di Palermo Per concludere il mio percorso universitario, ho scelto di elaborare una tesi in progettazione architettonica al fine di confrontarmi, per l’ultima volta in ambito universitario, con un tema progettuale che ritengo prioritario per la mia formazione di architetto. Il Laboratorio di Laurea condotto dal Prof. Renzo Lecardane concentra le sue riflessioni sui temi della città europea e sulla città sostenibile, in questo ambito la tesi vuole indagare i temi più specifici della riconfigurazione del patrimonio urbano e architettonico nella città contemporanea attraverso il riuso e la trasformazione di brani di città di Trapani tramite un uso consapevole dell’esistente. La città contemporanea rappresenta un modello di riferimento di questa tesi e in questo ambito proverà a elaborare un progetto di trasformazione e valorizzazione del tessuto urbano consolidato cui collegare alcune questioni prioritarie: la riconfigurazione di ambiti urbani obsoleti, l’elaborazione di progetti sostenibili e flessibili, la mixitè delle funzioni. L’obiettivo principale è di restituire la continuità dello spazio pubblico e valorizzare il patrimonio esistente attraverso un consapevole rispetto delle particolari specificità dei luoghi. La definizione del tema della città sostenibile accompagna inoltre questa tesi, il lavoro sull’esistente è pertanto trattato con particolare riguardo alla valorizzazione del tessuto urbano, alla trasformazione dell’esistente e al progetto di nuovi edifici che li valorizzino. A partire dal ridisegno della città di Trapani, è stato selezionato l’ambito di studio relativo alla parte orientale del territorio della città, su questo ambito si estende, su circa 16 ettari, l’ex Ospedale Psichiatrico di Trapani (su progetto del 1934 dell’Ing. Gaspare Di Maggio), ovvero l’attuale Cittadella della Salute che ospita le sedi amministrative e gli ambulatori dell'Azienda Sanitaria Provinciale (ASP) n° 9 di Trapani. Il sistema degli spazi pubblici e dei giardini caratterizza l’intero impianto dei 20 padiglioni esistenti, disposto simmetricamente su un asse centrale mare-monte. Questo luogo, distante dal nucleo storico della città, è caratterizzato da un impianto urbano di grande rilievo sia per la natura morfologica del luogo, un piano in dolce pendenza che si affaccia sul panorama costiero, che per la presenza di una trama vegetale ai piedi del monte San Giuliano. Il progetto elaborato dalla tesi prova a trasformare il sistema centrale dei padiglioni che ospitano alcuni servizi della ASP con nuove destinazioni d’uso finalizzate ad accogliere un centro di attività motorie a servizio degli abitanti e della struttura ospedaliera adiacente alla Cittadella della Salute.

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Masterplan della Cittadella della Salute, Trapani

Disegno del programma insediativo del Centro di Riabilitazione Motoria

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Trapani 2020 Ambito Stazione ferroviaria Isolato XXL Laureanda: Adriana Grizzaffi Relatore: prof. arch. Renzo Lecardane Tutor: arch. Irena Marotta, PhD student, Università degli Studi di Palermo Negli ultimi decenni, la città europea rappresenta il luogo maggiormente investito da trasformazioni volte a riqualificare ambiti urbani obsoleti e degradati, secondo un’ottica orientata alla sostenibilità. Intervenire in modo sostenibile, al giorno d’oggi, non significa costruire nuovi edifici negli spazi definiti come “vuoti urbani” ma, al contrario, dare forza e significato a ciò che già esiste. Il tema della trasformazione della città contemporanea viene affrontato, nella città europea, in maniera analoga e risulta pertanto confrontabile tra differenti realtà territoriali. In questa prospettiva, la città di Trapani rappresenta un luogo interessante dove intervenire intorno al tema della trasformazione dell’obsolescenza. La particolare conformazione morfologica della città e la sua ubicazione strategica nel Mediterraneo ne hanno caratterizzato da sempre lo sviluppo, in stretto rapporto con il mare. Nonostante il waterfront si configuri come un elemento ricorrente in tutti i progetti e le sperimentazioni elaborati sino ad ora, la lettura urbana che si propone prevede un capovolgimento del punto di vista, che non valuti esclusivamente la realtà portuale e legata al rapporto con il centro antico, ma soprattutto indaghi il tessuto nel suo interno, dal centro storico sino alle pendici del monte San Giuliano. Obiettivo, quindi, è quello di spostare l’attenzione dalla tradizionale visione Nord-Sud che tiene conto del legame genetico con il mare, alla visione Ovest-Est poiché è proprio rispetto a questa che ha subito il maggiore sviluppo negli ultimi decenni. Una riflessione più approfondita, avvenuta dopo il ri-disegno critico, ha permesso di estrapolare dal tessuto ottocentesco una struttura ad “albero”, il cui tronco è costituito dall’arteria viaria di Via G. B. Fardella ed i cui rami sono le strade che la attraversano riconnettendola al mare. Individuato l’impianto a scala urbana, si è posta l’attenzione su specifiche aree d’intervento che per posizione e caratteristiche rivestono particolare interesse. Procedendo da Ovest verso Est, il primo ambito è caratterizzato dalla presenza della Stazione Ferroviaria; secondo le previsioni del P.R.G di Trapani, essa sarà delocalizzata a Sud Est del nucleo urbano, nell’area prossima alla biforcazione della linea ferroviaria, delimitata dalla Vie Marsala e Libica. A partire da tale previsione futura, si rende necessario un ragionamento intorno al margine ferroviario esistente, in favore della ri-definizione del tessuto urbano ad esso connesso. In particolare, l’edificio dell’Ex Stazione Ferroviaria si configurerà come l’elemento centrale di un nuovo isolato ampio 36 ettari, l’isolato XXL. All’elemento suolo è affidata la funzione di tenere insieme gli edifici esistenti e di progetto, come fosse un “vassoio” su cui si posano vari volumi. Attraverso questo elemento unificatore, che si configura come una semplice lastra piana, si trasforma uno spazio indefinito in un bene collettivo. Il complesso degli edifici ferroviari, che insistono sull’area di progetto e da tempo sono in stato di obsolescenza, saranno interessati da interventi mirati, secondo due modalità specifiche: addizione e sopraelevazione. Scopo fondamentale del progetto è rendere l’isolato XXL, un condensatore di attività, un luogo denso e vivace, che offrendo una mixité di funzioni sia fruibile da un’utenza mista in qualsiasi ora della giornata.

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Masterplan di progetto

Disegno del programma insediativo

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Trapani 2020 Ambito Stadio di Calcio Attrezzature e servizi per lo sport Laureanda: Giulia Lo Bue Relatore: prof. arch. Renzo Lecardane Tutor: arch. Irena Marotta, PhD student, Università degli Studi di Palermo Labcity Trapani 2020 è un laboratorio di tesi di laurea che propone delle soluzioni architettoniche per delle aree considerate "periferiche" della città di Trapani. Essa viene considerata come una città europea, che fa i conti con tutte quelle questioni come l'adeguatezza delle infrastrutture, la sostenibilità, la mixité sia sociale che funzionale. Si è deciso di rivolgere l'attenzione a quelle aree che sono apparentemente marginali ma che in realtà hanno un forte potenziale: con delle operazioni di trasformazione di questi "spazi residuali", si generano delle vere e proprie "membrane urbane", luoghi con una forte identità, luoghi simbolo di evoluzione intelligente. Sconvolgendo la canonica visione di Trapani come città di mare, il monte San Giuliano è sembrato un altrettanto significativo punto di partenza, dal momento che il sistema infrastrutturale di tutta la città ne tiene conto: un sistema ad albero composto da degli assi longitudinali che vanno da monte a città per l'appunto, da cui si diramano diversi assi trasversali. Studiando questi assi si è cercato di dare loro una continuità, progettando in quei punti considerati notevoli per funzione e per posizione. Non sempre si è potuto operare con il riuso: anche la demolizione e quindi la riprogettazione di uno spazio può essere considerato un simbolo di architettura sostenibile. Un isolato ricco di frammenti va, a mio avviso, riprogettato per poter così garantire una distribuzione di funzioni che possono piuttosto convivere tra loro. Nel mio caso specifico, mi sono occupata del nuovo stadio del Trapani calcio. La squadra è entrata a far parte della serie B dal 2013 e questo mi ha spinto a chiedermi se la struttura fosse adeguata ad ospitare un numero di utenti maggiore e se avesse i servizi appropriati. Il punto di partenza è stato quello di studiare un emendamento governativo che stabilisce che "la progettazione degli stadi prevede uno o più impianti sportivi, nonché insediamenti edilizi e interventi urbanistici entrambi di qualunque ambito o destinazione, anche non contigui agli impianti sportivi". L'emendamento ha suscitato non poche polemiche: è opportuno progettare anche in aree non contigue? Credo che la progettazione di uno stadio comporti sempre dei cambiamenti in ambito territoriale e sociale, specialmente, come nel mio caso, se questo è situato all'interno di un tessuto altamente urbanizzato. Lo stadio del Trapani calcio si trova proprio in un isolato urbano: ha diversi edifici residenziali di tipo popolare, una scuola elementare ma, soprattutto, diverse aree di risulta, poco utilizzate se non una volta a settimana per svolgere attività commerciali. Ho quindi utilizzato lo stadio come spunto per progettare in realtà un nuovo isolato, con residenze (più di quelle che verranno demolite) e servizi, sia per la struttura sportiva che per gli abitanti del quartiere. Quello che viene considerato non è la struttura dello stadio in sé ma i flussi da parte degli utenti sia della struttura sportiva che dei residenti del quartiere. Dallo studio di questi nasce il progetto: come cambia il concetto di suolo urbano quando in un isolato ci si trova dinnanzi ad una mixité funzionale? Il suolo deve essere proprio il legante, per garantire una sostenibilità della vita: varie funzioni possono generare diverse aree d'incontro che vanno però controllate per poter essere adeguate.

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Ridisegno critico della città di Trapani

Ambito d'intervento Stadio di Calcio, Trapani

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Coira (CH) città sostenibile Il territorio dell’infrastruttura Laureanda: Marianna Lombardo Relatore: prof. arch. Renzo Lecardane Correlatori: prof. arch. Antonella Mamì, UniPa, SSD ICAR 12/Tecnologia dell’architettura Arch. Vincenzo Cangemi, DIPL Architekt FH SIA SWB (CH) Tutor: arch. Irene Marotta, PhD student, Università degli Studi di Palermo Le trasformazioni all’interno del tessuto urbano nella città contemporanea si basano su progetti a lunga durata e sostenibili che, tenendo conto dell’identità urbana dei luoghi, riconfigurano lo spazio ponendo al centro dell’attenzione le questioni ambientali e le esigenze attuali e future. Ripercorrendo i temi sulla città sostenibile presentati nell’offerta formativa del Laboratorio di Laurea, la tesi mira ad elaborare un progetto di architettura nel tessuto urbano di Coira, una cittadina del Canton Grigioni in Svizzera, nell’ambito di una visione che contempla la trasformazione della città e il riuso dell’architettura esistente. L’obiettivo principale è di combinare programmi e funzioni e proporre un più ampio progetto di valorizzazione della rete ferroviaria retica e di riuso e trasformazione degli edifici di servizio ad essa connessi. La RI-DEFINIZIONE dei temi che legano la città al progetto di architettura e la RI-FUNZIONALIZZAZIONE degli spazi, mirano ad attivare quei processi di elaborazione necessari per la trasformazione della città. Il progetto architettonico aggiunge così valore e sostanza a tali temi secondo due diverse accezioni: il progetto di architettura e il riuso dell’esistente. Le riflessioni di questa tesi sperimentate nella città di Coira, situata nell’Arco Alpino svizzero, prendono avvio dal rapporto fra l’ecosistema sensibile del territorio alpino e lo spazio di transito in alta quota. Tale binomio caratterizza il paesaggio, l’architettura e l’infrastruttura ferroviaria costruita, fra il 1889 e il 1914, come reazione allo spostamento delle vie del commercio sulla ferrovia del Gottardo. Le questioni indagate dalla tesi rimandano alle sue implicazioni in termini di progetto e trasformazione della rete ferroviaria retica in alta quota, la Ratischen Bahn-Ferovia Retica (RhB), ancora oggi attiva su cui è maturata la necessità di intervenire conservando e trasformando il patrimonio esistente attraverso operazioni finalizzate alla riconoscibilità dei luoghi e dell’architettura del Cantone. Si tratta di una rete ferroviaria ancora in uso, con flussi di viaggiatori assai significativi, che tuttavia a seguito del progresso tecnologico e all’uso di rinnovati sistemi di gestione della rete hanno portato, da una parte, alla dismissione di alcuni edifici obsoleti e, dall’altra, alla necessità di intervenire sull’esistente, prevedere nuove destinazioni d’uso e con essi progettare nuovi edifici. La tesi prova a definire questioni e metodi relativi al progetto di riuso e trasformazione della rimessa e Officina Sand-Wagenremise und Reparatur-Werkstätte auf dem Sand a Chur. Si tratta di un edificio di grande interesse spaziale e tecnico costruttivo oggi in fase di dismissione su cui è stato predisposto uno studio specifico, realizzato con il contributo dell’Arch. Vincenzo Cangemi e di specialisti locali, e l’elaborazione di un programma funzionale sia per le Officine esistenti che per la proposta di un nuovo edificio destinato all’archivio della RhB e a supporto delle attività sportive ad esso adiacenti.

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Modello di studio della tratta ferroviaria Chur-Arosa

Planimetria aerea dell’ambito di progetto, Chur

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Barcelona 22@ Officine sostenibili nel barrio Poblenou Laureanda:Giulia Robba Relatore: prof. arch. Renzo Lecardane Correlatore: prof. arch. Josep Ferrando Bramona, Escola Tècnica i Superio d’Arquitectura La Salle, Barcelona Tutor: arch. Irene Marotta, PhD student, Università degli Studi di Palermo Negli ultimi anni, come risposta a un degrado socio-culturale cui erano destinate, molte città europee sperimentano un modello di città sostenibile concentrando i loro ragionamenti sul recupero di aree in disuso e degradate, ridefinendone gli spazi urbani e dotandole di attività e funzioni, che nel corso del tempo erano state perdute. L’immaginario collettivo identifica queste aree come fulcro di rigenerazione urbana, intervenendo su di esse attraverso operazioni dettate da principi di densità, complessità e flessibilità. Una delle città in questione è la città di Barcellona, una città dinamica che ha vissuto un periodo di grande fermento costruttivo, associato a grandi eventi, seguito dalla valorizzazione del patrimonio consolidato, avvenuta nel quartiere del Poblenou. Argomento della tesi è proprio il quartiere del Poblenou che ha storicamente rappresentato il polo industriale, non solo della città ma di tutta la Catalunya e che con il declino dell’industrializzazione e l’indebolimento delle strutture produttive ha subito l’abbandono delle industrie e il conseguente decadimento dell’area. Gli ultimi dieci anni sono stati di fondamentale importanza per il distretto grazie ad un nuovo modello urbano a lunga durata gestito dal comune della città: il Plan 22@. Obiettivo della tesi è quello di completare la rigenerazione del quartiere, ragionando e trasformando ove necessario il tessuto urbano e gli edifici esistenti, attraverso operazioni mirate a garantire la convivenza di usi diffusi e la combinazione di programmi e funzioni, in cui la convivenza di elementi quali attività economiche, attrezzature e abitazioni aiuta a migliorare la qualità di vita del quartiere. La presente tesi ha come oggetto di studio il Carrer Pere IV, antica traccia storica che oggi appare come una lama che, tagliando la quadricola tipica della città, genera tensioni urbane e singolarità catastali che non possono essere ignorate. In favore della rigenerazione del Carrer Pere IV quale nuovo asse civico del quartiere, è stato identificato nel settore di levante un isolato, delimitato dalle strade Carrer Pere IV, Carrer Selva de Mar, Carrer Peru e Carrer Josep Pla, che per morfologia appare essere un pesante blocco che impedisce la fluidità del tessuto urbano. Il lavoro svolto con la correlazione del Prof. Arch. Josep Ferrando Bramona, mira a trasformare l’impianto degli edifici all’interno dell’isolato, tipico in questa parte della città, attraverso alcune operazioni: la ri-definizione del suolo, la riconfigurazione del nuovo fronte su strada, la ri-qualificazione e la trasformazione degli edifici esistenti. L’obiettivo della tesi è di elaborare un progetto programmatico in cui le differenti scale di progetto, urbana e architettonica, confermino il carattere specifico del quartiere e conferiscano una nuova vitalità al quartiere attraverso la trasformazione dell’edificato, destinando parte di esso a nuove attività dedicate alla vita diurna e notturna.

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Ridisegno della Carrer Pere IV

Disegno del programma insediativo

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Palermo 2019 Giardino della biodiversità Il disegno del suolo Laureanda: Francesca Salerno Relatore: prof. arch. Renzo Lecardane Tutor: arch. Irena Marotta, PhD student, Università degli Studi di Palermo Come tutto ciò che ha a che fare con la trasformazione fisica di un territorio ad opera dell'uomo, anche le infrastrutture sono un tema di architettura. Oggi, forse più che in passato, i sistemi infrastrutturali modificano il disegno delle relazioni urbane, ed il loro rapporto con la città deve essere affrontato attraverso il progetto, rispondendo alle esigenze di sostenibilità ambientale e sociale, oltre che economica. Guardando all'infrastruttura come luogo urbano, la tesi avviata nell'ambito del Laboratorio di laurea si confronta con le questioni più urgenti della città contemporanea, intervenendo a Palermo, in un ambito eterogeneo e stratificato, attraversato da un asse che dal Palazzo Reale si protende fino alla valle dell'Oreto. La sequenza di spazi che si snoda lungo questo tracciato, rappresenta il campo di applicazione ideale per affrontare il rapporto fra progetto di architettura e fatti urbani, ponendo particolare attenzione alle possibilità di trasformazione dello spazio pubblico, che diviene così il punto di partenza per ridefinire la città. L'Europa, già da alcuni decenni, ha visto le grandi capitali trasformarsi in città sostenibili, attraverso interventi volti alla risignificazione di tutti quei luoghi marginali e degradati che possono costituire importanti occasioni di rigenerazione urbana; la proposta di tesi mira a dimostrare che la città di Palermo ha lo stesso potenziale e che, attraverso semplici operazioni di modificazione, riuso e valorizzazione del suo patrimonio materiale e immateriale, può tornare ad essere un riferimento culturale nel Mediterraneo. Le riflessioni maturate attraverso la lettura critica del luogo, nella sua configurazione orografica, urbana e morfologica, hanno portato ad individuare nel tema del disegno del suolo pubblico la più idonea risposta progettuale all'urgenza di riqualificazione urbana di una parte della città densa di servizi metropolitani, ma scarsamente accessibili e fruibili dagli abitanti. L'ambito di progetto, assunto come promenade interna per la città, accoglie infatti il sistema di trasporto pubblico con le stazioni della metropolitana, il Campus universitario, i due grandi ospedali Policlinico e Civico, il cimitero monumentale Sant'Orsola e alcune tra le più estese aree verdi della città. In particolare, l'attenzione progettuale è rivolta alla striscia di terra parallela alla linea ferroviaria, che dalla via del Vespro, a nord, si riversa a sud nella valle dell'Oreto. Obiettivo del progetto è il disegno di un giardino della biodiversità mediterranea con un mercato dei fiori che restituisca al quartiere e alla città lo spazio pubblico che gli è oggi negato. L'intervento, facendo propri i principi di adattabilità e flessibilità, prevede l'insediamento di strutture effimere e serre disposte lungo l’asse della ferrovia e contenenti tutti i servizi del giardino: padiglioni per la vendita, laboratori sperimentali, spazi per il ristoro e la socialità. In testa a questo sistema lineare, vicino alla porta principale del Cimitero, trovano posto il mercato coperto per la vendita dei fiori ed la risistemazione dell’accesso al Cimitero, luogo di massima concentrazione dei flussi di persone.

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Ridisegno dello stato di fatto

Masterplan di progetto

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Trapani 2020 Ambito ex Mattatoio Ecoisolato Laureanda: Claudia Santangelo Relatore: prof. arch. Renzo Lecardane Tutor: arch. Irena Marotta, PhD student, Università degli Studi di Palermo Nell'ambito delle grandi trasformazioni che stanno investendo le città europee, i temi della sostenibilità e della rigenerazione urbana hanno assunto un ruolo di rilievo, spostando l'attenzione su processi progettuali orientati alla riqualificazione del tessuto consolidato e di quegli ambiti definiti degradati e obsoleti. Il progetto architettonico assume quindi il ruolo di tramite tra una realtà esistente e consolidata e un processo di trasformazione ormai inarrestabile nella città contemporanea, con le sue potenzialità e i suoi difetti, cercando di trovare il giusto equilibrio tra generazione del nuovo e riuso dell'esistente. In quest'ottica l'obiettivo della tesi è di elaborare un progetto nella città di Trapani, nella quale si individuano temi e questioni comuni alle città europee e, in particolare, sul tema specifico dell'obsolescenza. La città di Trapani ha da sempre mostrato un legame profondo con il mare, elemento centrale a partire dalla sua fondazione, individuando il tema del rapporto con il waterfront come cardine del dibattito o della sperimentazione alla quale è stata coinvolta. La tesi propone pertanto di indagare il progetto nel tessuto urbano della città consolidata sulla direttrice di espansione Ovest-Est, rendendola elemento generatore di trasformazioni urbane, ribaltando l’attenzione esclusiva al suo waterfront. Il ridisegno della città ha permesso l'individuazione di una struttura urbana, da noi definita ad albero, il cui tronco è costituito dall'asse della Via G.B. Fardella, che attraversa l'intera città fino a raggiungere le pendici del Monte San Giuliano e i cui rami sono rappresentati dagli assi trasversali che raggiungono il mare. All'interno di questa struttura è stato individuato l'ambito di intervento oggetto della tesi; si tratta dell’isolato urbano che comprende le fabbriche dell'ex Mattatoio di Trapani, risalente al 1893, alcuni edifici residenziali, una chiesa parrocchiale, l’attuale recinto del CCR, un impianto di risalita delle acque reflue. L’ambito selezionato risulta quindi eterogeneo nelle sue funzioni e testimone delle casuali trasformazioni che hanno inglobato i vuoti urbani al recente tessuto urbano prospiciente la costa. L'obiettivo della tesi è di individuare una strategia progettuale che permetta, attraverso il riuso del patrimonio esistente, da una parte, e il progetto di nuove strutture, dall'altra, di avviare un processo di riqualificazione urbana a partire da alcuni temi specifici, quali la sostenibilità urbana e architettonica e la rifunzionalizzazione di spazi e di edifici obsoleti. Il progetto mira al formulare un nuovo programma funzionale dell’ex mattatoio attraverso mirate operazioni progettuali destinate ad accogliere, nel rispetto dei luoghi, alcune attività di interesse collettivo, a ridefinire i vuoti urbani residuali presenti nell’area in esame attraverso il progetto di edifici a basso impatto ambientale e la modellazione del suolo.

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Disegno del programma insediativo

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Bordeaux 2030 Métropole durable Infrastrutture urbane Laureanda: Hortense Sestito Relatore: prof. arch. Renzo Lecardane Correlatore: arch. Laurence Auréjac, a'urba/agence d'urbanisme Bordeaux métropole Aquitaine Tutori: arch. Irene Marotta, PhD student, Università degli Studi di Palermo arch. urb. José Branco, a'urba/agence d'urbanisme Bordeaux métropole Aquitaine

Da anni molte città europee e non, hanno intrapreso un percorso verso la città sostenibile. Ma cos’è la città sostenibile? I termini più impiegati per descriverla sono riuso, riqualificazione, rinnovamento, ri-funzionalizzazione, riconversione, ma queste espressioni fanno più che altro riferimento ad un concetto di sostenibilità ecologica. Ridurre il concetto ad un bilancio energetico nel 2014 mi sembra ampiamente superato se non ovvio. Il concetto di sostenibile implica un’ottimizzazione delle risorse umane allo stesso modo di quelle ambientali. L’urbanistica e l’architettura sono gli strumenti di organizzazione e di appropriazione dello spazio, vettore della rappresentanza collettiva e individuale per la costruzione di relazioni sociali e anche economiche. I fenomeni culturali, sociali e collettivi restano sempre in secondo piano rispetto alle pratiche di sviluppo sostenibile. Dietro la parola sostenibile dovrebbe manifestarsi il concetto di un cultura architettonica intelligente a servizio delle persone, che affronta le sfide di oggi come quelle di domani. Il termine durevole mi sembra essere più appropriato in quanto descrive fedelmente la volontà di migliorare le condizioni di vita urbana preoccupandosi delle generazioni future. Fare unicamente riferimento ad un ottica tecnologica è riduttivo rispetto al potenziale sfruttamento dello spazio. La tesi cerca di offrire delle riflessioni riguardo il tema della città sostenibile. La città di Bordeaux ha intrapreso questo cammino verso la Métropole durable 2030 ed il quartiere di Bacalan costituisce l’ambito di studio a microscala per tentare di dar forma a quella serie di ragionamenti che si celano dietro la parola sostenibile. Riconciliare il quartiere con le due infrastrutture, il ponte d’Aquitania e il fiume Garonna. Valorizzare questi elementi strutturanti del quartiere, che sono soprattutto dei riferimenti percettivi, d’orientamento e che implicano un riconoscimento urbano da parte degli abitanti. La progettazione di nuovi spazi pubblici sull’acqua e di un edificio a vocazione collettiva per dinamizzare il quartiere e restituire una parte di storia legata alla presenza del fiume. Il progetto cerca di porsi come importante mezzo di riavvicinamento tra la popolazione, l’acqua e l’infrastruttura e rispondere alle esigenze di sviluppo ambientale, sociale ed economico. Sviluppando l’attrattività del quartiere, attirare nuove popolazioni, favorire la mixité sociale, migliorare la qualità di vita e combattere la periurbanizzazione a favore di un città densa. Il ponte e l’acqua viste come due infrastrutture culturali capaci di rispondere al degrado del quartiere con spazi accessibili a tutti.

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Ridisegno della città di Bordeaux

Ambito di progetto, il quartiere di Bacalan

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