ZEITPAPER
Qualche giorno prima del 25 aprile 2022, 77° Anniversario della Liberazione d’Italia, ci ha lasciati Lionello Bertoldi.
Il legame artistico, culturale ed emotivo che ci lega a Lionello è stato e resterà sempre molto forte. Con il progetto ZeitRoom porteremo avanti il suo cuore, la sua dedizione e il suo cammino la conoscenza, la pace e la libertà.
Vogliamo dedicare questo secondo numero di ZeitPaper a lui e alla sua determinazione nella difesa della Memoria.
Grazie Lionello!
Il team di ZeitRoom
MUSICA E RESISTENZA
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I consigli musicali dei ragazzi di Bolzano
“
Storia di Gino Murubutu
“Ho scelto questo brano di Murubutu perché artisticamente lo ritengo lo storyteller per eccellenza nel panorama italiano e questo è uno di quei brani che ti catapulta dentro al racconto facendotelo vivere quasi come fossi lì.”
- Marco Zelda
The sound of silence
Enzo Jannacci. Testo di Giorgio Strehler.
“Jannacci dà un’interpretazione straordinaria, mentre il testo è stato scritto da Giorgio Strehler, grandissimo uomo di teatro italiano, fondatore del Piccolo Teatro di Milano, luogo di prigionia durante la guerra dove i partigiani venivano tenuti in ostaggio dai nazisti. Mi piace questo collegamento, essendo io un uomo del teatro, mi è sempre piaciuto questo connubio tra musica, teatro e Resistenza.”
- Davide Mariotti
Flight the power Public Enemy
Perché la comunità afroamericana fa da sempre i conti con un razzismo e un’oppressione che spesso porta la vita ad essere un atto di resistenza quotidiano. Ed è questa stessa estrema resistenza che poi non le lascia il tempo e le forze per potersi emancipare, anche se poi per fortuna nell’arte ogni tanto qualcuno riesce a farsi sentire, come in questo caso.”
- Jacopo Schiesaro
Por ti (Liberdad)
Manu Chao
“Mi sono venute in mente molte canzoni che parlano di memoria e resistenza, ma tra le tante ho scelto questa. Secondo me con poche parole riesce a descrivere sia il passato sia, purtroppo, il presente.”
- Alice Yeoue
INDICE
Editoriale In ricordo di Lionello Bertoldi
Musica e Resistenza Consigli musicali
La Memoria secondo Lionello Bertoldi Video
Un giovane Lionello Illustrazione di Sara Volcan
Tra attivismo e Memoria Intervista a Silvia Pomella
Il lager in città Intervista a Carla Giacomozzi
Viaggi nella Memoria Testimonianza
Cruciverba del ricordo La collina dei saggi
Dobbiamo appropriarci della Memoria
Video-intervista ad Hannes Obermair
Illustrazione di Valentina Stecchi
LA MEMORIA SECONDO LIONELLO BERTOLDI
L’ultima volta che abbiamo incontrato Lionello Bertoldi, siamo stati insieme a quello che lui chiamava “il Luogo”, il Passaggio della Memoria in via Resia. È proprio a quel luogo che è legato il nostro ricordo più forte di Lionello. Davanti all’installazione commemorativa con i nomi dei deportati nell’ Ex Lager tra il 1944 ed il 1945, ci ha raccontato il suo impegno per la democrazia, per i diritti e per mantenere viva la Memoria. Ascolta il messaggio di Lionello sulla pagina Vimeo di ZeitRoom. https://vimeo.com/487261588
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VIDEO DI MANUEL MONTESANO E ASIA DE LORENZI INTERVISTA DI VERONICA TONIDANDEL CON IL SUPPORTO DI DIEGO LARATTA, MARTINA MANFRINATI E MARTA MULTINU
ILLUSTRAZIONE DI SARA VOLCANTRA ATTIVISMO E MEMORIA
Silvia Pomella, 19 anni, studentessa all’ultimo anno del Liceo Pascoli di Bolzano, nonchè Alfiere della Repubblica, Presidentessa della Consulta Provinciale degli Studenti e delle Studentesse e vice-Presidentessa ANPI Alto Adige Südtirol.
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Diego: Alfiere della Repubblica e vice-Presidentessa della Associazione Nazionale Partigiani d’Italia Alto Adige Südtirol, come mai questo impegno?
Silvia: Il mio impegno civile per la società c’è sempre stato, ma si è rafforzato negli ultimi quattro anni, soprattutto grazie alla nascita di “Fridays For Future” guidato da Greta Thunberg. Grazie a questo movimento ambientalista, ho avuto la possibilità di sperimentare cosa significa attivarsi in prima persona. Mi ha molto motivato perché ha unito tantissimi giovani e questo mi ha dato il coraggio di lanciarmi. Da lì - da cosa nasce cosa – le tematiche per cui mi impegno sono aumentate: oltre a quelle legate all’ambiente, ho
iniziato ad interessarmi ai diritti umani e alla Memoria. Che poi sono tutte tematiche molto connesse. È stato un processo naturale perché era tutto molto collegato. Per me è importante fare attivismo, perché mi fa sentire utile e perché è stato per me un aiuto psicologico. ANPI significa valorizzare la Memoria, cos’è per te la Memoria?
S: Negli ultimi anni il concetto di Memoria per me è cambiato molto. Un termine che mi piace molto ora è “Memoria attiva”. Quindi non solo ricordare, ma anche attivarsi per conservare la Memoria e frenare le nuove forme d’odio. Quando si parla di diritti umani, la mia generazione dà per scontato la gran parte dei diritti che noi abbiamo. La Storia ci aiuta a capire che i diritti non sono affatto scontati e che ce li possono portare via
da un momento all’altro. Tutti e tutte dovremmo impegnarci a garantire i diritti di tutte le persone.
Parliamo di Resistenza. Che cosa significa per te?
S: Il concetto di Resistenza secondo me è molto versatile e ampio. La Resistenza per me non è solo un avvenimento del passato. È importante rendersi conto che ci sono forme di Resistenza anche nella società odierna. Ci sono forme di Resistenza diverse, molto diverse, ma non per questo valgono di meno. Conta, secondo me, la sostanza, cosa stai facendo mentre resisti, stai resistendo ad una maggioranza che vuole imporre qualcosa, stai resistendo ad un modello di società che non ti piace, stai resistendo a dei valori che non condividi e che tu non vuoi che ci siano in questa società.
Questo per me è un atto molto potente e coraggioso, infatti
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ammiro molto le persone che praticano la Resistenza, come loro la vogliono intendere, chi siamo noi per giudicare la Resistenza degli altri?
Qui l’esempio lampante è proprio Angela Nikoletti (la piazza in cui ci troviamo), per me un vero simbolo della Resistenza. Lei insegnava il tedesco nelle Katakombenschulen rischiando
la propria vita, perché era assolutamente vietato durante l’occupazione fascista. Anche lei ha deciso di non rinnegare i propri valori e rimanere fedele a sé stessa. L’esempio di Nikoletti dimostra secondo me anche come le forme di Resistenza possono essere molteplici, la sua era fare la maestra e ha usato quegli strumenti per praticare
la Resistenza. Resistenza è andare in una cantina ad insegnare tedesco a 5 bambini durante il periodo del fascismo. Fare Resistenza significa fare lo sforzo di non adattarsi, staccandosi anche dalla massa pur di sembrare diversi, ma quello che mi dico io è “se io non rimanessi fedele a me stessa, che senso ha vivere?”.
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IL LAGER IN CITTÀ
L’Archivio Storico della Città di Bolzano propone la mostra “Il lager in città” presso il Museo Civico di Bolzano. Un’opportunità per i cittadini di scoprire i documenti e le testimonianze sull’Ex Lager di via Resia 80. Ne abbiamo parlato con la responsabile Carla Giacomozzi, che insieme al collega Aaron Ceolan, ha curato l’esposizione.
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Carla, perché questa mostra? Vogliamo mostrare una parte dei tantissimi documenti che sono raccolti e conservati dall’Archivio e che raccontano un pezzo di Storia di Bolzano molto importante: quella del Polizeiliches Durchgangslager
In questa mostra si possono vedere le foto originali del Lager realizzate subito dopo la sua dismissione, così come i disegni a matita realizzati da un ex deportato. Ci sono molte interviste e testimonianze di chi è purtroppo passato per il Lager, ma soprattutto ci sono molte preziose donazioni che ci sono state fatte dagli ex deportati o dai loro familiari.
Tra tutte le donazioni che sono presenti nella mostra, ce n’è una che ti è particolarmente rimasta nel cuore?
Tutte le donazioni sono importanti per me. Dentro ogni donazione ci vedo delle vite. Ognuna racconta delle storie bellissime.
Per esempio quella di Teresa Bettinelli. Questa signora si è rivolta a noi dell’Archivio Storico di Bolzano per avere notizie sulla morte dello zio Arturo Bettinelli. Ho fatto delle ricerche e ho scoperto che suo zio era morto nel campo di Dachau in Germania. Dopo oltre settant’anni, la Famiglia Bettinelli ha scoperto finalmente quale destino era capitato allo zio Arturo. Per lei questa notizia è stata talmente importante che ci ha donato i preziosi ricordi che ne testimoniano la storia.
Qual è la storia di Arturo Bettinelli?
È la storia di un giovane ragazzo contadino. Un giorno il suo datore di lavoro gli chiese di consegnare una
lettera al figlio che faceva il servizio militare a Genova. Arturo, senza fare domande e senza conoscere il contenuto della lettera, eseguì l’ordine. Durante il viaggio venne però perquisito, gli venne trovato addosso il documento che aveva l’incarico di consegnare e venne arrestato. Lui non sapeva nemmeno perchè. Prima lo chiusero in carcere a Genova, poi a San Vittore a Milano. Mentre lo stavano trasportando su un’autocorriera, Arturo pensò prontamente di avvisare la famiglia e scrisse un messaggio su un pezzo di giornale: “Per avvertire che Arturo va in Germania”. Una signora di Milano trovò il biglietto in terra e lo recapitò alla famiglia. In seguito venne trasferito al Lager di Bolzano dove riuscì ad inviare un’ultima lettera alla sorella. Da quel momento non venne più chiamato
Arturo Bettinelli, ma gli venne assegnato un numero di matricola. La sua famiglia non ebbe più notizie di lui. Come ti sei sentita quando hai saputo rispondere alla domanda della nipote Teresa? Sono sempre contenta quando riusciamo a trovare delle
risposte. Per me significa mettere a posto un tassello della Storia. Per 77 anni la famiglia Bettinelli non ha saputo dove fosse morto Arturo. È pazzesco. Ora possono andare al Lager di Dachau e lasciare un fiore in sua memoria.
Queste donazioni sono meravigliose. Sono atti gratuiti pieni di grande rispetto e riconoscenza per il nostro lavoro e per il ruolo dell’Archivio. Ogni piccola donazione è importante. Sono tutte anime che parlano. E queste donazioni sono
patrimonio di tutti noi. Questi documenti hanno un valore inestimabile…
Per me, che di formazione sono archeologa e la Storia è dentro di me, ogni piccola testimonianza del passato ha un grande valore. Perchè le piccole cose possono raccontarti una grade storia se le sai leggere. Dai piccoli segni si possono scoprire fatti incredibili. Ecco perchè pongo tanta attenzione alle piccole cose, come al numero di una matricola, ad un pezzo di giornale o ad un muro… Parlando di muri… il muro di cinta è tutto ciò che oggi rimane del Durchgangslager di Bolzano. Quando hai iniziato a studiarne la storia?
Ho iniziato a lavorare all’Archivio Storico della Città di Bolzano nel 1994 e un anno dopo era stata allestita una mostra dell’ANDED alla Galleria Civica. Erano passati 50 anni dalla fine della guerra e sono state esposte le foto dei grandi Lager nazisiti. Non c’era però nessuna foto di Bolzano. Abbiamo iniziato a chiederci: “Ma non c’era un Lager anche a Bolzano?”. Quasi nessuno ne sapeva qualcosa. Come era possibile che a nessuno interessasse niente?
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Da qua è partito il mio lavoro di ricerca. Più dettagli scoprivo, più capivo quanto fosse importante recuperare e valorizzare la
memoria del Lager. Migliaia di persone - oggi ne contiamo circa 11.000 – sono passate di qua e nessuno lo ricorda? Su questa domanda etica si basa tutto il mio lavoro.
NELLE MANI DELLA MEMORIA
Riflessione della fotografa Samira Mosca
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Un archivio storico non è fatto solo di documenti, di teche e vecchie fotografie. Un archivio è composto da storie e da persone che queste storie le hanno vissute, ricordate, raccontate. Così è quasi inevitabile immaginare quante mani hanno toccato questi materiali, per quante mani sono passati, quanti gesti li hanno accompagnati e condotti fin da noi. Ed è proprio con le sue mani che Carla ci mostra i documenti esposti nelle sale del Museo Civico e ci racconta con gesti appassionati ed amorevoli di tutte quelle persone che si celano dietro ad ogni documento. La componente fisica dell’Archivio fa della Memoria un’esperienza non solo mentale, ma anche tattile e relazionale. Così le mani ci guidano nel mondo, ci conducono nella Storia, ci connettono con la Memoria.
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Testimonianza dai
VIAGGI NELLA MEMORIA
Quest’anno ho avuto la possibilità di fare alcuni viaggi per visitare tre dei luoghi simbolo della Shoah. Questi viaggi hanno trasformato una semplice lezione di storia in grande consapevolezza.
DI MAJDA BRECELIJNon sono passati nemmeno 100 anni. Un periodo orribile, forse il più buio della nostra storia. Atti il cui orrore ha assunto proporzioni estreme. Parlo della Shoah. Una cosa è parlare della Shoah a scuola, un’altra è trovarsi nei luoghi in cui tutto ciò è accaduto. Esattamente in questi luoghi è stata tolta la vita a milioni di persone, persone innocenti.
A scuola, a mio parere, questo argomento non viene discusso abbastanza o forse semplicemente viene affrontato nel modo sbagliato. Impariamo molto sulla Seconda Guerra Mondiale, su come Hitler arrivò al potere, sulla sua ideologia, sulla sua guerra e ovviamente anche sulla Shoah. Ma mi rimane sempre la sensazione di non avere mai approfondito abbastanza, di averne semplicemente parlato in modo superficiale, come se fosse un qualsiasi altro argomento, senza aver provato alcuna emozione. Invece essere lì, avere davanti ai propri occhi una parte di quello che è stato questo orrore immenso, mi ha toccato profondamente. Nel giro di cinque mesi ho avuto la
possibilità di fare alcuni viaggi per visitare tre dei luoghi che hanno fatto parte di questa grande macchina di sterminio. Questi viaggi hanno trasformato una semplice lezione di storia in un forte sentimento di disgusto e consapevolezza su ciò che è stata veramente la Shoah.
Ad inizio gennaio con il Centro Giovani Villa delle Rose abbiamo visitato alcuni dei posti che sono stati significativi per il ruolo che ha avuto l’Italia durante questo sterminio. Abbiamo visto quel che è rimasto del campo di transito di Bolzano e di Fossoli, il ghetto di Roma e alcuni musei sul tema.
massacrate e uccise. Alla fine di aprile infine ho visitato anche Auschwitz, il grande simbolo della Shoah. Auschwitz è stato l’apice dell’ideologia hitleriana nel modo più orribile che ci si possa immaginare. È stato stranamente emozionante, in senso per lo più negativo, trovarsi in quei luoghi. In particolare, rendersi conto che non erano più solamente racconti, ma che “qui è successo davvero”. Camminando tra baracche, forni crematori e camere a gas ho avuto una forte sensazione di vuoto.
Questi viaggi non solo ti danno la reale consapevolezza di ciò che è successo, ma ti fanno anche capire quanto sia incredibilmente importante conoscere e portare avanti in modo attivo la storia.
Ad aprile ho poi partecipato a “Promemoria”, un viaggio sulla Memoria promosso da Arciragazzi Bolzano, AGJD e curato da Deina Alto Adige – Südtirol. Quest’anno la destinazione è stata diversa rispetto agli scorsi anni data la situazione in Ucraina. Invece di andare a Cracovia come di consueto, siamo andati a visitare Mauthausen, un campo di concentramento più piccolo rispetto ad Auschwitz o Birkenau, ma ugualmente significativo e terrificante. Ho imparato molto su come ebrei, prigionieri politici, persone con disabilità fisiche e mentali e molte altre persone sono state brutalmente
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Mi ci è voluto un bel po’ di tempo per elaborare quello che avevo visto. Ricordo di aver iniziato a piangere e di aver provato emozioni di ogni tipo: forti sensazioni di disgusto e tristezza. Quello che ho provato forse di più è stata un’enorme quantità di rabbia. Rabbia contro le persone che hanno fatto tutto questo. Rabbia contro Hitler, contro tutti i suoi seguaci, contro tutte le persone che non hanno fatto nulla per fermare questa crudeltà. Sì, anche rabbia contro l’umanità in generale e forse anche contro me stessa.
Questi viaggi non solo ti danno la reale consapevolezza di ciò che è successo, ma ti fanno anche capire quanto sia incredibilmente importante conoscere e portare avanti in modo attivo la Storia. Ci si rende conto di quali cose orribili sono capaci gli esseri umani e quindi quanto importante sia fare di tutto per aumentare la consapevolezza e la conoscenza collettiva, per evitarle di ripeterle in futuro. Prima di intraprendere questo viaggio avevo tante domande, molte
delle quali hanno poi trovato una risposta, mentre altre hanno cominciato ad affiorare. Perché è successo? Come mai l’umanità ha potuto fare accadere una tale violazione dei diritti umani? Perché non riusciamo finalmente a capire che siamo tutti essere umani? Lo sono io come lo sei tu, indipendentemente da dove proveniamo, quello in cui crediamo, chi amiamo o che aspetto abbiamo. Come è possibile che ancora oggi, dopo anni che conosciamo la Storia, ancora ci sia tanta ignoranza, tanto odio, tanto disprezzo? Non riesco a capacitarmene. Proprio non riesco a capire come sia possibile che nel 2022 ancora ci siano persone che vengono massacrate, che devono fuggire e perdono la propria vita. Queste esperienze mi hanno insegnato molto e in modo grato, sono molto felice di averle vissute. Mi hanno formato e mi hanno fatta crescere.
Dal 2017 a Bolzano c’è un giardino speciale: si tratta della Collina dei Saggi, un luogo simbolico presso il Parco Firmian nel quale la Città di Bolzano vuole custodire le testimonianze di coraggio, solidarietà, coerenza e lealtà di grandi personaggi che con il loro agire hanno promosso la cultura della pace e dei diritti umani, contribuendo alla cooperazione pacifica fra i popoli.
Ogni anno viene piantato un albero in memoria di donne e uomini che nel corso della loro vita “hanno fatto brillare la cultura e la conoscenza disseminando nel mondo la pace, la solidarietà, la giustizia, il diritto e la speranza.”
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Tra le Sagge e i Saggi ricordati sulla collina, ci sono anche molte figure che hanno fatto parte della Resistenza contro il regime fascista e nazista. Chi sono?
Completa il cruciverba e individua i 6 nomi!
CRUCIVERBA DEL RICORDO
DOBBIAMO APPROPRIARCI DELLA MEMORIA
VIDEO DI SANTIAGO TORRESAGASTI, ASIA DE LORENZI, MANUEL MONTESANO INTERVISTA DI VERONICA TONIDANDEL CON LA COLLABORAZIONE DI DIEGO LARATTA E GIOVANNI FRANCESCON
Abbiamo intervistato lo storio Hannes Obermair, oggi senior researcher presso l’Accademia europea di ricerca transdisciplinare Eurac Research di Bolzano, dove si occupa di tematiche legate alla storia e alla politica. Lo abbiamo incontrato proprio nella biblioteca dell’Eurac, che un tempo era sede della palestra della Gioventù
Italiana del Littorio, organizzazione giovanile del Partito Nazionale Fascista. Hannes Obermair è inoltre vicepresidente di ANPI Alto Adige Südtirol e dal 2002 al 2017 ha lavorato presso l’amministrazione comunale di Bolzano, dirigendo dal 2009 l’Archivio Storico della Città di Bolzano. Obermair è stato membro di una
commissione storica congiunta che nel 2014 ha realizzato, all’interno del contestato
Monumento alla Vittoria, il percorso espositivo permanente BZ ’18–’45: un monumento, una città, due dittature.
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Guarda la video intervista ad Hannes Obermair sulla pagina Vimeo di ZeitRoom.
https://vimeo.com/487261588
ZeitPaper è realizzato da ZeitRoom – Giovane museo virtuale
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Un progetto di Associazione Volontarius ODV
Ideato da PianoB – Social Design
Con il sostegno di Comune di Bolzano Ufficio Famiglia, Donna e Gioventù
Con la supervisione di Archivio Storico della Città di Bolzano
Con il supporto di Intendenza scolastica Italiana della Provincia di Bolzano
Con la collaborazione di COOLtour
ANPI - Alto Adige Südtirol Deina Trentino Alto Adige Eurac Research Centro per la Pace Bolzano Progetto grafico di Valentina Gentili