A cura di Maurizio Peregalli - Nicoletta Baucia Progetto grafico Yukiko Makita Editing Viki Borsieri Traduzioni Kernel Quality Translations Fotografie Bitetto-Chimenti - Armin Linke - Natalie Mayer - Santi Caleca Eddie Buttarelli - Mario Pignata Monti - Ilvio Gallo - Duilio Bitetto Paolo Bianchi - Studio Azzurro - Gianluca Widmer Stampa Grafiche Nord Milano finito di stampare in 2000 copie il 10 aprile 2004
ualcosa mi girava e rigirava da tempo nella testa, qualcosa che allora, era l’inizio del 1984, non sapevo ancora focalizzare come idea di progetto/oggetto. Spingeva da dentro un bisogno di coagulare il mio istintivo piacere di cercare materiali, metterli insieme, sovrapporli e farli convivere in forme che esprimessero un mio rigore interiore. Rigore nato sì da letture e immagini della cultura orientale, ma soprattutto da un’educazione all’essenza delle cose che si era sviluppata in un contesto di vita di paese, dove la semplicità convive con la funzione sia per economia che per tradizione. Da lì sono nati i primi oggetti Zeus che sono e rimangono una traccia profonda di questi “venti anni di passione”, dove ancora convergono la mia creatività e la mia ricerca. Maurizio
Q
S
ntusiasmo, istintivo bisogno di incontri e confronti sono per me e per Zeus il motore da sempre. La mancanza iniziale di esperienza sia commerciale che di gestione ci hanno portato a inventare un modo volutamente diverso dalle normali strategie di marketing aziendale basato molto di più sui rapporti personali e sulla comunicazione delle idee. Alle fiere, ai budget pubblicitari, alla logica commerciale abbiamo sempre contrapposto le presentazioni fuori Salone, le feste, le mostre insieme a tanti altri come noi, tanti momenti di gioia e di passione. La storia di Zeus è fatta soprattutto di persone, gli amici dell’inizio, gli amici venuti da lontano, gli amici di passaggio e quelli che ci sono da sempre. A tutti questi e a coloro che credono sempre nel nostro lavoro diciamo grazie. Nicoletta
nthusiasm, the instinctive need for meetings and comparisons have always been the driving force for me and for Zeus. The initial lack of experience both commercial and managerial led us to invention of an intentionally different strategy, completely different from the normal marketing strategies, founded on personal relationships and on the transmission of ideas. We have always countered the fairs, the advertising budgets, the commercial logic, with the off-Salone presentations, the parties, the shows together with many others like ourselves and many moments of joy and of passion. The history of Zeus is made up especially of people, friends who came from far away, friends passing through and friends who are always there. To all of these and to those who always believe in our work we give many thanks.
E
omething had been going round and around in my head for some time, something that at that time, it was the beginning of 1984, I wasn't yet able to home in on as an idea for a project/object. It came from an internal need to coagulate my instinctive pleasure in the search for materials, in putting them together, one on top of the other and of the living together of shapes that expressed my internal rigour. Rigour born, yes of the reading about and the images from the oriental culture, but especially from an education of the essence of things that one develops in the context of life in a town, where simplicity lives together with function of both economy and tradition. From here the first Zeus objects were born. They are and remain a deep track of these "twenty years of passion", where once again my creativity and my research converge.
E
1
1984 Da sinistra: Marco Tini, Sergio Calatroni, Ettore Raffaldi, Maurizio Peregalli, Davide Mercatali.
1984 Il primo marchio e grafica Zeus.
2
Nascita della creatura.
di Davide Mercatali
2004 The baby's by Davide Mercatali
Il primissimo vagito di Zeus è stata una festicciola, manco a dirlo, a casa di Peregalli, un luogo di incontro tra amici com'era stata la trattoria di Leone, in Garibaldi, per anni.Cena più che festa ma con una sorpresa, una sorprendente seggiolina in tubo quadro con la seduta in gomma a punte, preparata ad hoc per un test che e' risultato vincente. Tutti noi presenti, tra cui Paolo Lomazzi, amico e designer, Claudio Bellero, cameraman per la Rai, e Sergio Calatroni, allora grafico di successo, abbiamo 'visto la luce'. Da lì all'idea di un nuovo marchio il passo è stato breve. C'era per l'appunto il nuovo showroom del nostro amico Ettore Raffaldi, che si occupa di vendere marche di moda, nella vicina via Vigevano. Peregalli, con la sua ditta di allestimenti divisa con Walter Marcatti, si era accordato per condividere gli spazi con lui attorno al grande cortile, comprese due vetrine sulla strada, luogo ideale per mettere in mostra 'cose nuove'. Da un giorno all'altro è nato il marchio, lavoro a due mani di Maurizio e Sergio: un quadrato, lo spazio, che racchiude tre barre, la moda, l'arte e il design, accompagnato da un logo duro e accattivante, il tutto invariabilmente nero su bianco, o viceversa. E con esso i primi prodotti: le T-shirt col marchio in decine di varianti, alcuni tessuti disegnati ad hoc e sviluppati in alcuni modelli da Cinzia Tomaciello e varie cravatte; tre sedie, due tavoli e due panche disegnati con un pennarello 'grinta' da un Peregalli agli esordi; e infine un bel numero di 'multipli' su carta che esprimevano a colori lo spirito del gruppo Zeus. Il Gruppo Zeus, cosi' era definito, con un atteggiamento che oggi verrebbe definito 'understatement', l'autore di tutto, grafica, cartoline, T-shirt comprese. Il tutto in vendita nel negozio sulla via Vigevano. Era il 1984.
The very first baby cry of Zeus was a small party, strangely enough at the Peregalli house, a meeting place for friends in the same way the small restaurant "Leone" in the Garibaldi area had been for years. More of a dinner than a party but with a surprise, an astonishing square tube baby chair with a rubber tipped seat, prepared specifically for a test that turned out to be a winner. All of us there, together with Paolo Lomazzi, friend and designer, Claudio Bellero, RAI TV cameraman, and Sergio Calatroni, at that time a successful graphic designer, "saw the light". The idea for a new trademark was a small step away. There was the new showroom of our friend Ettore Raffaldi, that was selling fashion names in the nearby Via Vigevano. Peregalli, with his furnishing company that he divided with Walter Marcatti, agreed to share with him the spaces around the big courtyard, including two showcases on the street, an ideal place to put on show "new things". From one day to the next the trademark, work done for two hands by Maurizio and Sergio: a square, space that contains three bars, fashion, art and design along with a hard and captivating logo, all rigorously black on white or vice versa. The first products had this logo:T-shirts with the trademark in dozens of different forms, fabrics designed ad hoc and developed in some models by Cinzia Tomaciello along with various ties; three chairs, two tables and two benches designed with a felt-tip pen by an upcoming Peregalli and to finish up a large number of 'multiples' on paper that expressed the Zeus spirit through colours. The Zeus group was defined this way, with a manner of acting that today would be defined as 'understatement', the author of it all, graphics, postcards, T-shirts, included. All of that on sale in the shop in via Vigevano. It was the year 1984.
2004
birth.
Nucleo generatore di emblemi e tendenze, Zeus esprime una contrapposizione istintiva al decorativismo con il segno minimale e l’atteggiamento critico nella sua collezione di design. Incontri, comunicazione, feste sono mezzi in cui si manifesta spontaneamente l’aggregazione, portavoce di una creatività metropolitana di matrice europea.
Zeus generating emblems and trends sets forth an instinctive contraposition to ornamentalism through the minimal sign and a critical attitude of its design collection. Meetings, communications and entertainment are the means used to play a spontaneous role of aggregation and mouthpiece of an European based metropolitan creativity.
3
1984 Da sinistra: Marco Tini, Sergio Calatroni, Ettore Raffaldi, Maurizio Peregalli, Davide Mercatali.
1984 Il primo marchio e grafica Zeus.
2
Nascita della creatura.
di Davide Mercatali
2004 The baby's by Davide Mercatali
Il primissimo vagito di Zeus è stata una festicciola, manco a dirlo, a casa di Peregalli, un luogo di incontro tra amici com'era stata la trattoria di Leone, in Garibaldi, per anni.Cena più che festa ma con una sorpresa, una sorprendente seggiolina in tubo quadro con la seduta in gomma a punte, preparata ad hoc per un test che e' risultato vincente. Tutti noi presenti, tra cui Paolo Lomazzi, amico e designer, Claudio Bellero, cameraman per la Rai, e Sergio Calatroni, allora grafico di successo, abbiamo 'visto la luce'. Da lì all'idea di un nuovo marchio il passo è stato breve. C'era per l'appunto il nuovo showroom del nostro amico Ettore Raffaldi, che si occupa di vendere marche di moda, nella vicina via Vigevano. Peregalli, con la sua ditta di allestimenti divisa con Walter Marcatti, si era accordato per condividere gli spazi con lui attorno al grande cortile, comprese due vetrine sulla strada, luogo ideale per mettere in mostra 'cose nuove'. Da un giorno all'altro è nato il marchio, lavoro a due mani di Maurizio e Sergio: un quadrato, lo spazio, che racchiude tre barre, la moda, l'arte e il design, accompagnato da un logo duro e accattivante, il tutto invariabilmente nero su bianco, o viceversa. E con esso i primi prodotti: le T-shirt col marchio in decine di varianti, alcuni tessuti disegnati ad hoc e sviluppati in alcuni modelli da Cinzia Tomaciello e varie cravatte; tre sedie, due tavoli e due panche disegnati con un pennarello 'grinta' da un Peregalli agli esordi; e infine un bel numero di 'multipli' su carta che esprimevano a colori lo spirito del gruppo Zeus. Il Gruppo Zeus, cosi' era definito, con un atteggiamento che oggi verrebbe definito 'understatement', l'autore di tutto, grafica, cartoline, T-shirt comprese. Il tutto in vendita nel negozio sulla via Vigevano. Era il 1984.
The very first baby cry of Zeus was a small party, strangely enough at the Peregalli house, a meeting place for friends in the same way the small restaurant "Leone" in the Garibaldi area had been for years. More of a dinner than a party but with a surprise, an astonishing square tube baby chair with a rubber tipped seat, prepared specifically for a test that turned out to be a winner. All of us there, together with Paolo Lomazzi, friend and designer, Claudio Bellero, RAI TV cameraman, and Sergio Calatroni, at that time a successful graphic designer, "saw the light". The idea for a new trademark was a small step away. There was the new showroom of our friend Ettore Raffaldi, that was selling fashion names in the nearby Via Vigevano. Peregalli, with his furnishing company that he divided with Walter Marcatti, agreed to share with him the spaces around the big courtyard, including two showcases on the street, an ideal place to put on show "new things". From one day to the next the trademark, work done for two hands by Maurizio and Sergio: a square, space that contains three bars, fashion, art and design along with a hard and captivating logo, all rigorously black on white or vice versa. The first products had this logo:T-shirts with the trademark in dozens of different forms, fabrics designed ad hoc and developed in some models by Cinzia Tomaciello along with various ties; three chairs, two tables and two benches designed with a felt-tip pen by an upcoming Peregalli and to finish up a large number of 'multiples' on paper that expressed the Zeus spirit through colours. The Zeus group was defined this way, with a manner of acting that today would be defined as 'understatement', the author of it all, graphics, postcards, T-shirts, included. All of that on sale in the shop in via Vigevano. It was the year 1984.
2004
birth.
Nucleo generatore di emblemi e tendenze, Zeus esprime una contrapposizione istintiva al decorativismo con il segno minimale e l’atteggiamento critico nella sua collezione di design. Incontri, comunicazione, feste sono mezzi in cui si manifesta spontaneamente l’aggregazione, portavoce di una creatività metropolitana di matrice europea.
Zeus generating emblems and trends sets forth an instinctive contraposition to ornamentalism through the minimal sign and a critical attitude of its design collection. Meetings, communications and entertainment are the means used to play a spontaneous role of aggregation and mouthpiece of an European based metropolitan creativity.
3
1984 Spazi e vetrina del negozio Zeus, progetto di Maurizio Peregalli. Disegni per tessuti di Cinzia Tomaciello e Maurizio Turchet.
1984 Immagini del total concept Zeus: design, arte, moda. Disegni di Maddalena Sisto.
Zeus informa di Mirella Clemencigh da Casa Vogue, settembre 1984
4
Abiti e accessori, quadri e multipli, mobili e oggetti: uno spazio polivalente, con l'immagine di un tempio industriale. Zeus è nato da un gruppo di designer, grafici, stilisti di moda, nel territorio milanese, ne ha assorbito il clima come si fa con la cannuccia e l'aranciata, una respirazione che non è artificiale ma naturalissima e autentica. Ha assorbito quella energia milanese che dopo anni di underground del riciclaggio delle esperienze altrui (Londra l'ultimo mito) sta esplorando adesso nella capitale della pioggia e della voglia di fuggire. E' un negozio fatto in piena libertà, senza gli interventi, i suggerimenti, condizionamenti del committente, che ha le sue esigenze di vendita, perché la persona che se lo è pensa-
to e costruito, arredato e rifinito, Maurizio Peregalli, è uno dei soci di Zeus, e quindi committente di se stesso, in perfetto accordo con gli altri soci Ettore Raffaldi che si occupa della distribuzione e Marco Tini degli acquisti, abiti e accessori. E' un design inedito quello dello staff di Maurizio Peregalli, niente a che fare con lo standard hightech che addomestica l'industriale in scala ridotta, lo stile che si ritrova spesso nei negozi di più recente apertura. Anche qui i materiali sono tecnologici e poveri, ma cambiano faccia una volta entrati in contatto con la strategia Zeus. L'ex tappetino di gomma nera Pirelli viene trasformato in seduta di una serie di poltroncine. Le strutture in ferro sono trattate con vernici speciali, la stabilitura delle pareti è artigianalmente irregolare, il granello di sabbia dell'impasto è lasciato così in evidenza per dare un inconsueto effetto ruvidovellutato tutto da toccare.
Zeus informs by Mirella Clemencigh from Casa Vogue, September 1984
Clothes and accessories, paintings and multiples and furniture and objects: polyvalent spaces, with the imagery of an industrial temple. Zeus was born from a group of designers, graphics, fashion stylists, in the Milanese territory; it absorbed the climate in the same way as
one does with a straw and an orange juice, breathing that is not forced but really natural and authentic. It absorbed the energy that is particular to Milan and that after years of underground recycling of other peoples' ideas (London the latest myth) is now exploring in the rain capital and the desire to escape. It is a shop conceived in total freedom, without the intervention, the suggestions, the conditioning of the customer, who has specific sales needs. Indeed, the person who has thought about it, built, furnished, and polished it is Maurizio Peregalli, one of the Zeus partners, and therefore a customer of himself, in perfect agreement with the other partners: Ettore Raffaldi, responsible for distribution and Marco Tini for purchasing, clothes and accessories. The design of Maurizio Peregalli's staff is fresh, nothing to do with the high-tech standard that tames the industrialist of a reduced scale, the style that is often found in the more recently opened shops. Also here the materials are technological and poor, but change appearance once they come into contact with the Zeus strategy. The Pirelli black rubber mat is transformed into a seat for a series of armchairs. The structures made in steel are treated with special varnishes, the skim coat of the walls is craftsmen irregular, the sand grains of the mixture is left so conspicuously to give an unusual rugged-velvet effect begging to be touched.
5
1984 Spazi e vetrina del negozio Zeus, progetto di Maurizio Peregalli. Disegni per tessuti di Cinzia Tomaciello e Maurizio Turchet.
1984 Immagini del total concept Zeus: design, arte, moda. Disegni di Maddalena Sisto.
Zeus informa di Mirella Clemencigh da Casa Vogue, settembre 1984
4
Abiti e accessori, quadri e multipli, mobili e oggetti: uno spazio polivalente, con l'immagine di un tempio industriale. Zeus è nato da un gruppo di designer, grafici, stilisti di moda, nel territorio milanese, ne ha assorbito il clima come si fa con la cannuccia e l'aranciata, una respirazione che non è artificiale ma naturalissima e autentica. Ha assorbito quella energia milanese che dopo anni di underground del riciclaggio delle esperienze altrui (Londra l'ultimo mito) sta esplorando adesso nella capitale della pioggia e della voglia di fuggire. E' un negozio fatto in piena libertà, senza gli interventi, i suggerimenti, condizionamenti del committente, che ha le sue esigenze di vendita, perché la persona che se lo è pensa-
to e costruito, arredato e rifinito, Maurizio Peregalli, è uno dei soci di Zeus, e quindi committente di se stesso, in perfetto accordo con gli altri soci Ettore Raffaldi che si occupa della distribuzione e Marco Tini degli acquisti, abiti e accessori. E' un design inedito quello dello staff di Maurizio Peregalli, niente a che fare con lo standard hightech che addomestica l'industriale in scala ridotta, lo stile che si ritrova spesso nei negozi di più recente apertura. Anche qui i materiali sono tecnologici e poveri, ma cambiano faccia una volta entrati in contatto con la strategia Zeus. L'ex tappetino di gomma nera Pirelli viene trasformato in seduta di una serie di poltroncine. Le strutture in ferro sono trattate con vernici speciali, la stabilitura delle pareti è artigianalmente irregolare, il granello di sabbia dell'impasto è lasciato così in evidenza per dare un inconsueto effetto ruvidovellutato tutto da toccare.
Zeus informs by Mirella Clemencigh from Casa Vogue, September 1984
Clothes and accessories, paintings and multiples and furniture and objects: polyvalent spaces, with the imagery of an industrial temple. Zeus was born from a group of designers, graphics, fashion stylists, in the Milanese territory; it absorbed the climate in the same way as
one does with a straw and an orange juice, breathing that is not forced but really natural and authentic. It absorbed the energy that is particular to Milan and that after years of underground recycling of other peoples' ideas (London the latest myth) is now exploring in the rain capital and the desire to escape. It is a shop conceived in total freedom, without the intervention, the suggestions, the conditioning of the customer, who has specific sales needs. Indeed, the person who has thought about it, built, furnished, and polished it is Maurizio Peregalli, one of the Zeus partners, and therefore a customer of himself, in perfect agreement with the other partners: Ettore Raffaldi, responsible for distribution and Marco Tini for purchasing, clothes and accessories. The design of Maurizio Peregalli's staff is fresh, nothing to do with the high-tech standard that tames the industrialist of a reduced scale, the style that is often found in the more recently opened shops. Also here the materials are technological and poor, but change appearance once they come into contact with the Zeus strategy. The Pirelli black rubber mat is transformed into a seat for a series of armchairs. The structures made in steel are treated with special varnishes, the skim coat of the walls is craftsmen irregular, the sand grains of the mixture is left so conspicuously to give an unusual rugged-velvet effect begging to be touched.
5
1984 Interno del negozio Zeus.
2003 Presentazione della collezione Zeus in occasione del Salone del mobile nel nuovo show-room.
The Zeus instinct L’istinto di Zeus di Rosemary Pirotta da Modaviva, giugno 1985
6
L’attività del gruppo si svolge in luoghi d’incontro diversificati: il negozio-showroom e la galleria d’arte, sede anche degli uffici e del laboratorio. Zeus si presenta al pubblico con un progetto polivalente e su posizioni alternative rispetto alle strutture classiche del settore. L’obiettivo è quello di sviluppare la ricerca in ambiti diversificati come la progettazione, la produzione di moda, la diffusione, il design, l’arte visiva. Lo scopo del gruppo, basato sull’autosufficienza, segue un’individuazione metodologica di matrice europea, evolutasi recentemente nelle grandi metropoli. Per questi giovani designer aggregarsi significa comunicare, ricercare un feeling creativo che esalti l’individualità al di là della logica esasperante della firma. All’interno di questo processo di maturazione, Maurizio
Peregalli dichiara: “ Il nostro gruppo nasce proprio con lo scopo di essere al di fuori degli schemi, in una forma volutamente staccata dalle strutture di mercato come il Salone del mobile, le sfilate di moda, le classiche gallerie d’arte; noi proponiamo dei luoghi per una comunicazione diretta, autogestita, per dialogare con i partners ideali. Scegliamo “la festa” come momento centrale dell’attività di Zeus, il momento dell’incontro, della dichiarazione, della risposta, del patto, della verificha sulle alchimie della necessità...” A questo punto rimane la curiosità di entrare nei particolari del contesto operativo dell’organizzazione Zeus e chiediamo per esempio quale sia il rapporto con il mercato della moda: “Il rapporto col mercato della moda - afferma Maurizio Peregalli - è affidato esclusivamente al nostro istinto, alla creatività pura, al concetto di base che anima le nostre diverse proposte, all’uso diverso dei materiali, sia per la moda sia per il design, gli allestimenti, la grafica, l’arte visiva”.
by Rosemary Pirotta from Modaviva, June 1985
The Group’s activity takes place in different milieus such as the shop show-room and the gallery, in which offices and atelier have their seats. Zeus introduces itself by presenting a multivalent project maintaining alternative positions if compared to the traditional structures of the sector. The Group is principally aimed at developping the research in different sectors such as planning, fashion production, diffusion, design and visual art. The group, based on the self-sufficiency, wants to follow the European methodology recently developped in the biggest towns. According to these young designers “to join” means “to communicate” and search for a creative feeling enhancing the individuality going beyond the exasperating concept of signature. Maurizio Peregalli much concerned in this developping process, asserts:
“our main purpose consists in developping a non conformist “activity” completely and intentionally different ftom the traditional market structures such as the Furnishing Shw, Fashion shows and classic galleries. We are proposing new places to adopt a direct and self-managed communication to talk with the “ideal partners”. Zeus’s most important activity takes place durin a “party” at the moment of an encounter, a declaration, an answer, an agreement, when verifying the alchemy of needs…” At this point one should like to have more detailed information about the operative context and the organisation adopted by the Zeus Group and the first question is: what’s the relation with the fashion market? “The relation with the fashion market” – continues Maurizio Peregalli “is completely instinctive. It depends largely on the concept laying at the basis of our different proposals and the use of materials applied for different purposes; all this is worth for fashion, design, furnishing, graphic art, visual art and video.”
7
1984 Interno del negozio Zeus.
2003 Presentazione della collezione Zeus in occasione del Salone del mobile nel nuovo show-room.
The Zeus instinct L’istinto di Zeus di Rosemary Pirotta da Modaviva, giugno 1985
6
L’attività del gruppo si svolge in luoghi d’incontro diversificati: il negozio-showroom e la galleria d’arte, sede anche degli uffici e del laboratorio. Zeus si presenta al pubblico con un progetto polivalente e su posizioni alternative rispetto alle strutture classiche del settore. L’obiettivo è quello di sviluppare la ricerca in ambiti diversificati come la progettazione, la produzione di moda, la diffusione, il design, l’arte visiva. Lo scopo del gruppo, basato sull’autosufficienza, segue un’individuazione metodologica di matrice europea, evolutasi recentemente nelle grandi metropoli. Per questi giovani designer aggregarsi significa comunicare, ricercare un feeling creativo che esalti l’individualità al di là della logica esasperante della firma. All’interno di questo processo di maturazione, Maurizio
Peregalli dichiara: “ Il nostro gruppo nasce proprio con lo scopo di essere al di fuori degli schemi, in una forma volutamente staccata dalle strutture di mercato come il Salone del mobile, le sfilate di moda, le classiche gallerie d’arte; noi proponiamo dei luoghi per una comunicazione diretta, autogestita, per dialogare con i partners ideali. Scegliamo “la festa” come momento centrale dell’attività di Zeus, il momento dell’incontro, della dichiarazione, della risposta, del patto, della verificha sulle alchimie della necessità...” A questo punto rimane la curiosità di entrare nei particolari del contesto operativo dell’organizzazione Zeus e chiediamo per esempio quale sia il rapporto con il mercato della moda: “Il rapporto col mercato della moda - afferma Maurizio Peregalli - è affidato esclusivamente al nostro istinto, alla creatività pura, al concetto di base che anima le nostre diverse proposte, all’uso diverso dei materiali, sia per la moda sia per il design, gli allestimenti, la grafica, l’arte visiva”.
by Rosemary Pirotta from Modaviva, June 1985
The Group’s activity takes place in different milieus such as the shop show-room and the gallery, in which offices and atelier have their seats. Zeus introduces itself by presenting a multivalent project maintaining alternative positions if compared to the traditional structures of the sector. The Group is principally aimed at developping the research in different sectors such as planning, fashion production, diffusion, design and visual art. The group, based on the self-sufficiency, wants to follow the European methodology recently developped in the biggest towns. According to these young designers “to join” means “to communicate” and search for a creative feeling enhancing the individuality going beyond the exasperating concept of signature. Maurizio Peregalli much concerned in this developping process, asserts:
“our main purpose consists in developping a non conformist “activity” completely and intentionally different ftom the traditional market structures such as the Furnishing Shw, Fashion shows and classic galleries. We are proposing new places to adopt a direct and self-managed communication to talk with the “ideal partners”. Zeus’s most important activity takes place durin a “party” at the moment of an encounter, a declaration, an answer, an agreement, when verifying the alchemy of needs…” At this point one should like to have more detailed information about the operative context and the organisation adopted by the Zeus Group and the first question is: what’s the relation with the fashion market? “The relation with the fashion market” – continues Maurizio Peregalli “is completely instinctive. It depends largely on the concept laying at the basis of our different proposals and the use of materials applied for different purposes; all this is worth for fashion, design, furnishing, graphic art, visual art and video.”
7
1984 Struttura appesa, design Maurizio Peregalli.
1985 Logo per T-Shirt Zeus.
8
di Marco Romanelli da Domus, giugno 1988
by Marco Romanelli from Domus, June 1988
Un risultato probabilmente previsto fin dall'inizio, indubbiamente oggi realizzato: i pezzi "storici" del design Zeus sono entrati a far parte del panorama quotidiano del progetto domestico. Essi non apportano più, all'atto della percezione e della fruizione, alcuna rottura di aspettative. L'uso - non dimentichiamolo allora rivoluzionario - di semilavorati industriali appare naturale, giusto. Si sarebbe mai posta in discussione una sedia impagliata giungendo in un'osteria fuori porta? Così è per la prima sedia di Maurizio Peregalli, risalente al 1985 e matrice di una famiglia via via modificata, ma in realtà invariata: ovviamente un tubo di acciaio quadro verniciato, ovviamente nera, grigia o cromata, con seduta in gomma millepunte o in poliuretano autopellante. Quel tipo di seggiolina metallica fa parte ormai delle nostre comuni esigenze: economica, "moderna", sufficientemente "francescana". Con la Starck Chair di Philippe Starck e la Spaghetti Chair di Giandomenico Belotti rappresenteranno un giorno, probabilmente, la risposta più corretta al problema del quotidiano oggetto per sedersi. Quotidiano al punto che per focalizzarle, per "vederle" dobbiamo ormai sforzarci. Questa invalsa, se non quasi manieristica, maniera di fare design ha rappresentato e rappresenta moltissimo per le giovani generazioni di fruitori e di progettisti. I primi vedono in essa rispecchiato un loro mondo "un po' scomodo, molto duro", ma a cui sono in fondo affezionati. Zeus come punto di riferimento per giovani generazioni di progettisti dunque, che possono finalmente disegnare cose semplici, comunque sperare, vedendo prodotte da un piccolo gruppo analoghe cose semplici, che un giorno anche i loro progetti, di cui intanto si riempiono cassetti, stanze, case, potranno trovare un referente. Ecco, questo è un aspetto significativo del gruppo Zeus. Un aspetto "morale" (non della grande morale, ma di quella quotidiana, rara): il farsi promotori di iniziative volte alla scoperta, alla conoscenza di giovani colleghi, in una prospettiva realmente europea, punto di riferimento per designer stranieri che a una Milano chiusa nel meccanismo stritolante dell'oggetto "firmato", guardano con troppe illusioni. Si deve aggiungere un necessario riferimento alla tecnica costruttiva dell'oggetto Zeus. Ricordiamo nuovamente la sedia impagliata, quella dell'osteria di fuori porta, con i suoi incastri a tenone e mortasa o, prosaicamente, maschio e femmina: molto chiaro, esattamente come il tubo saldato o la lamiera piegata. Comune e immediato è quindi il riferimento all'artigiano, di ieri e di oggi. Oggetti comprensibili che ben si oppongono a quelle misteriose, miniaturizzate scatole (da calcolo, da gioco, per ascoltare e per vedere) che nessuno
It was probably planned from the outset and is now undoubtedly the case: the “historical” pieces in the Zeus design are today part of the everyday scene in domestic design. When we look at and use them, they no longer challenge our expectations. The use of industrial semimanufactures, which – it must be remembered – was at that time revolutionary, now seems natural, appropriate. Who would ever think of criticizing a straw-bottomed chair in a publichouse outside town? And this is the case with Maurizio Peregalli’s first chair, which dates back to 1985. It has formed the basic model for a range which, despite progressive modifications, has remained the same: as to be expected, made from square steel tubes and painted black, grey or chromiumplated with a bottom in rubber or polyurethane. This type of metal chair now meets our common needs: it is cheap, “modern” and sufficiently “Franciscan”. This chair, the Starck Chair by Philippe Starck and the Spaghetti Chair by Giandomenico Belotti will probably one day be considered the best answer to the problem of designing a chair as an everyday object. One which is so common that we must make an effort to bring it into focus, to “see” it. This by now widespread, if not almost manieristic, mode of design has meant and means much to the young generation of users and designers. The former see reflected in it their own world, “slightly uncomfortable and very hard” but of which they are fond. For the young generation of designers this style is a point of reference. At last, they can design simple things or, seeing the example of a small group turning out simple objects, at least hope that their designs – in the meantime filling up drawers, rooms and houses – may one day find an interested party. This is a significant aspect of the Zeus Group. It is the “moral”side (not of the large-scale but of the everyday, rare variety) to their promotion of initiatives aimed at discovering and getting to know young colleagues within a truly European perspective, a reference point for foreign designers who view Milan, gripped in the grinding mechanism of the “signed” object, with too many illusions. A further point which must be mentioned is the technique of constructing a Zeus object. It makes us think back to the straw-bottomed chair: the one in the public house outside lown with its mortise and tenon, or more prosaically male and female, joint; a self-evident structure, just like the welded tube or bent metal plate. One immediately sees the common reference to past and present craftsmanship. They are easily understandable objects that stand in clear opposition to those mysterious, miniaturized boxes (for calculating, playing, listening, watching), by now a puzzle to everyone. Here we have a contem-
1984 Tavolo Triangolo, design Maurizio Peregalli.
comprende più. Un'accezione contemporanea del concetto di artigianato atta a fornire lavoro appunto agli artigiani in sede di realizzazione dei prototipi, ma in grado poi di dare luogo ad oggetti producibili, a differenza del cosiddetto neo-artigianato, industrialmente a bassi costi e in serie relativamente elevata. Paradigmatico di tale tendenza, perfetto e indiscutibile rimane il primo servente per vetrina disegnato da Maurizio Peregalli nel 1984 e chiamato Struttura. Questa, tracciata allora, credo sia la strada da seguire. Una strada confermata dalla Savonarola, dalla Consolle Alta sempre di Peregalli, così come dalla panca Faenza di Sergio Calatroni e Suzanne Dooer. Attenzione però agli inutili divertissements che rischiano di trasformare in banalità di linguaggio un linguaggio giustamente, contemporaneamente banale, ove l'unica invenzione è bene sia la semplificazione.
porary use of craftsmanship: one that can supply work to craftsmen in the form of creating prototypes, but also give rise to objects that, unlike so-called neo-craftsmanship, can be produced industrially at low cost and in relatively large batches. The first “dumb-waiter” for a shop-window designed by Maurizio Peregalli in 1984 and called Struttura is still an amblem of this precise and indisputable tendency. Plotted at that time, I believe it is the course we must follow today. A course confirmed by the Savonarola and the Console Alta, also designed by Peregalli, as well as the Faenza bench By Sergio Calatroni and Suzanne Dooer. But we must steer clear of useless amusements that risk transforming into the banality of language in general a language that is appropriately banal in a contemporary sense, in which the only invention is, and just as well, simplification.
9
1984 Struttura appesa, design Maurizio Peregalli.
1985 Logo per T-Shirt Zeus.
8
di Marco Romanelli da Domus, giugno 1988
by Marco Romanelli from Domus, June 1988
Un risultato probabilmente previsto fin dall'inizio, indubbiamente oggi realizzato: i pezzi "storici" del design Zeus sono entrati a far parte del panorama quotidiano del progetto domestico. Essi non apportano più, all'atto della percezione e della fruizione, alcuna rottura di aspettative. L'uso - non dimentichiamolo allora rivoluzionario - di semilavorati industriali appare naturale, giusto. Si sarebbe mai posta in discussione una sedia impagliata giungendo in un'osteria fuori porta? Così è per la prima sedia di Maurizio Peregalli, risalente al 1985 e matrice di una famiglia via via modificata, ma in realtà invariata: ovviamente un tubo di acciaio quadro verniciato, ovviamente nera, grigia o cromata, con seduta in gomma millepunte o in poliuretano autopellante. Quel tipo di seggiolina metallica fa parte ormai delle nostre comuni esigenze: economica, "moderna", sufficientemente "francescana". Con la Starck Chair di Philippe Starck e la Spaghetti Chair di Giandomenico Belotti rappresenteranno un giorno, probabilmente, la risposta più corretta al problema del quotidiano oggetto per sedersi. Quotidiano al punto che per focalizzarle, per "vederle" dobbiamo ormai sforzarci. Questa invalsa, se non quasi manieristica, maniera di fare design ha rappresentato e rappresenta moltissimo per le giovani generazioni di fruitori e di progettisti. I primi vedono in essa rispecchiato un loro mondo "un po' scomodo, molto duro", ma a cui sono in fondo affezionati. Zeus come punto di riferimento per giovani generazioni di progettisti dunque, che possono finalmente disegnare cose semplici, comunque sperare, vedendo prodotte da un piccolo gruppo analoghe cose semplici, che un giorno anche i loro progetti, di cui intanto si riempiono cassetti, stanze, case, potranno trovare un referente. Ecco, questo è un aspetto significativo del gruppo Zeus. Un aspetto "morale" (non della grande morale, ma di quella quotidiana, rara): il farsi promotori di iniziative volte alla scoperta, alla conoscenza di giovani colleghi, in una prospettiva realmente europea, punto di riferimento per designer stranieri che a una Milano chiusa nel meccanismo stritolante dell'oggetto "firmato", guardano con troppe illusioni. Si deve aggiungere un necessario riferimento alla tecnica costruttiva dell'oggetto Zeus. Ricordiamo nuovamente la sedia impagliata, quella dell'osteria di fuori porta, con i suoi incastri a tenone e mortasa o, prosaicamente, maschio e femmina: molto chiaro, esattamente come il tubo saldato o la lamiera piegata. Comune e immediato è quindi il riferimento all'artigiano, di ieri e di oggi. Oggetti comprensibili che ben si oppongono a quelle misteriose, miniaturizzate scatole (da calcolo, da gioco, per ascoltare e per vedere) che nessuno
It was probably planned from the outset and is now undoubtedly the case: the “historical” pieces in the Zeus design are today part of the everyday scene in domestic design. When we look at and use them, they no longer challenge our expectations. The use of industrial semimanufactures, which – it must be remembered – was at that time revolutionary, now seems natural, appropriate. Who would ever think of criticizing a straw-bottomed chair in a publichouse outside town? And this is the case with Maurizio Peregalli’s first chair, which dates back to 1985. It has formed the basic model for a range which, despite progressive modifications, has remained the same: as to be expected, made from square steel tubes and painted black, grey or chromiumplated with a bottom in rubber or polyurethane. This type of metal chair now meets our common needs: it is cheap, “modern” and sufficiently “Franciscan”. This chair, the Starck Chair by Philippe Starck and the Spaghetti Chair by Giandomenico Belotti will probably one day be considered the best answer to the problem of designing a chair as an everyday object. One which is so common that we must make an effort to bring it into focus, to “see” it. This by now widespread, if not almost manieristic, mode of design has meant and means much to the young generation of users and designers. The former see reflected in it their own world, “slightly uncomfortable and very hard” but of which they are fond. For the young generation of designers this style is a point of reference. At last, they can design simple things or, seeing the example of a small group turning out simple objects, at least hope that their designs – in the meantime filling up drawers, rooms and houses – may one day find an interested party. This is a significant aspect of the Zeus Group. It is the “moral”side (not of the large-scale but of the everyday, rare variety) to their promotion of initiatives aimed at discovering and getting to know young colleagues within a truly European perspective, a reference point for foreign designers who view Milan, gripped in the grinding mechanism of the “signed” object, with too many illusions. A further point which must be mentioned is the technique of constructing a Zeus object. It makes us think back to the straw-bottomed chair: the one in the public house outside lown with its mortise and tenon, or more prosaically male and female, joint; a self-evident structure, just like the welded tube or bent metal plate. One immediately sees the common reference to past and present craftsmanship. They are easily understandable objects that stand in clear opposition to those mysterious, miniaturized boxes (for calculating, playing, listening, watching), by now a puzzle to everyone. Here we have a contem-
1984 Tavolo Triangolo, design Maurizio Peregalli.
comprende più. Un'accezione contemporanea del concetto di artigianato atta a fornire lavoro appunto agli artigiani in sede di realizzazione dei prototipi, ma in grado poi di dare luogo ad oggetti producibili, a differenza del cosiddetto neo-artigianato, industrialmente a bassi costi e in serie relativamente elevata. Paradigmatico di tale tendenza, perfetto e indiscutibile rimane il primo servente per vetrina disegnato da Maurizio Peregalli nel 1984 e chiamato Struttura. Questa, tracciata allora, credo sia la strada da seguire. Una strada confermata dalla Savonarola, dalla Consolle Alta sempre di Peregalli, così come dalla panca Faenza di Sergio Calatroni e Suzanne Dooer. Attenzione però agli inutili divertissements che rischiano di trasformare in banalità di linguaggio un linguaggio giustamente, contemporaneamente banale, ove l'unica invenzione è bene sia la semplificazione.
porary use of craftsmanship: one that can supply work to craftsmen in the form of creating prototypes, but also give rise to objects that, unlike so-called neo-craftsmanship, can be produced industrially at low cost and in relatively large batches. The first “dumb-waiter” for a shop-window designed by Maurizio Peregalli in 1984 and called Struttura is still an amblem of this precise and indisputable tendency. Plotted at that time, I believe it is the course we must follow today. A course confirmed by the Savonarola and the Console Alta, also designed by Peregalli, as well as the Faenza bench By Sergio Calatroni and Suzanne Dooer. But we must steer clear of useless amusements that risk transforming into the banality of language in general a language that is appropriately banal in a contemporary sense, in which the only invention is, and just as well, simplification.
9
1987 Da sinistra: Maurizio Peregalli, Roberto e Walter Marcatti, Davide Mercatali.
1985 Un momento della produzione.
1987 Esposizione nella Galleria Zeus.
10
11
1987 Da sinistra: Maurizio Peregalli, Roberto e Walter Marcatti, Davide Mercatali.
1985 Un momento della produzione.
1987 Esposizione nella Galleria Zeus.
10
11
1985 Sedia e Poltroncina, design Maurizio Peregalli. Nella pagina a destra, disegni e grafica ZEUS.
12
13
1985 Sedia e Poltroncina, design Maurizio Peregalli. Nella pagina a destra, disegni e grafica ZEUS.
12
13
1988 Accordo con Arflex per la distribuzione in Italia di Zeus, Quartett e One Off. Presentazione nello show-room di via Borgogna.
1988 I manichini Zeus disegnati da Peregalli, Meppiel, Mercatali, Iavicoli - Rossi.
2004 Walter
1987 Peregalli e Mercatali accanto al manichino Struttura.
14
Marcatti
Si può dire che il buon risultato commerciale segue sempre il successo di un designer o di un gruppo di designer. Nel caso di Zeus, l'estero, sempre attento alle nuove proposte, ha dato una risposta immediata seguito, come una cartina di tornasole, dall'Italia. Da Promosedia del 1984 al 1991, via via crescendo, i fatturati sono andati consolidandosi in una realtà che non a pochi del settore ha destato meraviglia e diciamo anche un pizzico d'invidia. Come responsabile della direzione commerciale ho vissuto questa esperienza con estremo orgoglio e passione, non sono mancati i momenti di tensione ma insieme ci sono stati quelli di estremo entusiasmo. Sono grato per questo a Maurizio, motore infaticabile, e a Nicoletta. A distanza di 20 anni, ricordo i viaggi e le alleanze create in giro per il mondo. Dal '91, anno della mia scelta di andare verso altri obbiettivi, a oggi, ho sempre seguito progetti che mi hanno entusiasmato, che mi hanno portato da Cuba a Costarica a Milano. Negli ultimi cinque anni viaggio meno e seguo con la stessa carica di un tempo l'evoluzione del primo outlet Design Italiano. Penso con nostalgia ai bellissimi momenti Zeus, alle feste oceaniche e al contributo che tutto ciò ha dato alla crescita del design in Italia e all'estero. Ai compagni di viaggio di Zeus un grande abbraccio ventennale!
2004 Walter
Marcatti
It can be said that a good commercial result always comes after the success of a designer or several designers. In Zeus' case, in foreign countries, always on the look out for new ideas, an immediate answer was given that was followed by Italy, like a litmus a map. From Promosedia 1984 to 1991, ever increasing sales continued to be consolidated in a reality that aroused the wonder of not a few in the sector and let’s say a pinch of envy. As the head of the commercial department I lived through this experience with extreme pride and passion, tense moments were not lacking but mixed together with them were moments of extreme enthusiasm. I am grateful to Maurizio for this, an untiring engine, and to Nicoletta. Looking back after 20 years, I remember the trips and the alliances made all around the world. From '91, the year I chose to go towards other objectives, to today, I have always taken on projects that have excited me, projects that have brought me from Cuba to Costarica to Milan. Over the last five years I have travelled less and with the same energy as ever have been overseeing the evolution of the first outlet of Italian Design. I look back with nostalgia on the wonderful Zeus moments, on the huge parties and on the contribution all of this has given to the growth of design in Italy and abroad. To all my travel companions a big twentieth anniversary hug!
15
1988 Accordo con Arflex per la distribuzione in Italia di Zeus, Quartett e One Off. Presentazione nello show-room di via Borgogna.
1988 I manichini Zeus disegnati da Peregalli, Meppiel, Mercatali, Iavicoli - Rossi.
2004 Walter
1987 Peregalli e Mercatali accanto al manichino Struttura.
14
Marcatti
Si può dire che il buon risultato commerciale segue sempre il successo di un designer o di un gruppo di designer. Nel caso di Zeus, l'estero, sempre attento alle nuove proposte, ha dato una risposta immediata seguito, come una cartina di tornasole, dall'Italia. Da Promosedia del 1984 al 1991, via via crescendo, i fatturati sono andati consolidandosi in una realtà che non a pochi del settore ha destato meraviglia e diciamo anche un pizzico d'invidia. Come responsabile della direzione commerciale ho vissuto questa esperienza con estremo orgoglio e passione, non sono mancati i momenti di tensione ma insieme ci sono stati quelli di estremo entusiasmo. Sono grato per questo a Maurizio, motore infaticabile, e a Nicoletta. A distanza di 20 anni, ricordo i viaggi e le alleanze create in giro per il mondo. Dal '91, anno della mia scelta di andare verso altri obbiettivi, a oggi, ho sempre seguito progetti che mi hanno entusiasmato, che mi hanno portato da Cuba a Costarica a Milano. Negli ultimi cinque anni viaggio meno e seguo con la stessa carica di un tempo l'evoluzione del primo outlet Design Italiano. Penso con nostalgia ai bellissimi momenti Zeus, alle feste oceaniche e al contributo che tutto ciò ha dato alla crescita del design in Italia e all'estero. Ai compagni di viaggio di Zeus un grande abbraccio ventennale!
2004 Walter
Marcatti
It can be said that a good commercial result always comes after the success of a designer or several designers. In Zeus' case, in foreign countries, always on the look out for new ideas, an immediate answer was given that was followed by Italy, like a litmus a map. From Promosedia 1984 to 1991, ever increasing sales continued to be consolidated in a reality that aroused the wonder of not a few in the sector and let’s say a pinch of envy. As the head of the commercial department I lived through this experience with extreme pride and passion, tense moments were not lacking but mixed together with them were moments of extreme enthusiasm. I am grateful to Maurizio for this, an untiring engine, and to Nicoletta. Looking back after 20 years, I remember the trips and the alliances made all around the world. From '91, the year I chose to go towards other objectives, to today, I have always taken on projects that have excited me, projects that have brought me from Cuba to Costarica to Milan. Over the last five years I have travelled less and with the same energy as ever have been overseeing the evolution of the first outlet of Italian Design. I look back with nostalgia on the wonderful Zeus moments, on the huge parties and on the contribution all of this has given to the growth of design in Italy and abroad. To all my travel companions a big twentieth anniversary hug!
15
1985 Day bed, design Calatroni - Peregalli.
16
2003 Big Irony Bed, design Maurizio Peregalli.
La fabbrica della creazione
The creation Factory
di Anton Ladner da Raum und Wohnen, ottobre 1987
by Anton Ladner from Raum und Wohnen, October 1987
Sui Navigli, nel quartiere milanese degli artisti, e precisamente in via Vigevano, c'è "Zeus". Questa fabbrica della creazione riunisce un negozio di moda, uno showroom, una galleria, un atelier e gli uffici. Il tutto all'interno di un vecchio cortile. Il settore design si caratterizza per l'impiego di materiali economici (ferro laccato o cromato, gomma Pirelli, vetro), trasformati in forme suggestive con grande maestria artigianale (tubi quadri, saldature complesse). "Le mie prime creazioni sono nate, per così dire, da dentro", ricorda Maurizio Peregalli. L'attività del designer non è mai stata vincolata da esigenze commerciali. Egli quindi considera una casualità il fatto che i mobili di Zeus, frutto di una creatività che predilige le linee minimaliste, il nero opaco e le forme essenziali, siano divenuti l'espressione di uno spirito del tempo che ha fatto del nero e della rigorosità formale una vera e propria bandiera. "Non mi lascio influenzare dalle tendenze della moda; i mobili incarnano qualcosa che è dentro di me".
On the Canals in the artist district of Milan, precisely in via Vigevano, "Zeus" can be found. This factory of creation joins together a fashion shop, a showroom, a gallery, an atelier and some offices. All of this inside an old courtyard. The Design sector is distinguished by the use of economic materials (varnished or chromium-plated iron, Pirelli rubber, glass), turned into suggestive shapes with great artisan skill (square tubes, complex welding). "My first creations were born, one could say, from the inside", reminisces Maurizio Peregalli. The activity of the designer has never been bound by commercial demands. He therefore considers accidental the fact that Zeus furniture, the fruit of a creativity that privileges the minimalist lines, opaque black and essential shapes, have become the expression of the spirit of the time that has made black and the rigorous shapes a banner." I do not let myself be influenced by the tendencies of fashion; furniture embodies something deep inside of me".
17
1985 Day bed, design Calatroni - Peregalli.
16
2003 Big Irony Bed, design Maurizio Peregalli.
La fabbrica della creazione
The creation Factory
di Anton Ladner da Raum und Wohnen, ottobre 1987
by Anton Ladner from Raum und Wohnen, October 1987
Sui Navigli, nel quartiere milanese degli artisti, e precisamente in via Vigevano, c'è "Zeus". Questa fabbrica della creazione riunisce un negozio di moda, uno showroom, una galleria, un atelier e gli uffici. Il tutto all'interno di un vecchio cortile. Il settore design si caratterizza per l'impiego di materiali economici (ferro laccato o cromato, gomma Pirelli, vetro), trasformati in forme suggestive con grande maestria artigianale (tubi quadri, saldature complesse). "Le mie prime creazioni sono nate, per così dire, da dentro", ricorda Maurizio Peregalli. L'attività del designer non è mai stata vincolata da esigenze commerciali. Egli quindi considera una casualità il fatto che i mobili di Zeus, frutto di una creatività che predilige le linee minimaliste, il nero opaco e le forme essenziali, siano divenuti l'espressione di uno spirito del tempo che ha fatto del nero e della rigorosità formale una vera e propria bandiera. "Non mi lascio influenzare dalle tendenze della moda; i mobili incarnano qualcosa che è dentro di me".
On the Canals in the artist district of Milan, precisely in via Vigevano, "Zeus" can be found. This factory of creation joins together a fashion shop, a showroom, a gallery, an atelier and some offices. All of this inside an old courtyard. The Design sector is distinguished by the use of economic materials (varnished or chromium-plated iron, Pirelli rubber, glass), turned into suggestive shapes with great artisan skill (square tubes, complex welding). "My first creations were born, one could say, from the inside", reminisces Maurizio Peregalli. The activity of the designer has never been bound by commercial demands. He therefore considers accidental the fact that Zeus furniture, the fruit of a creativity that privileges the minimalist lines, opaque black and essential shapes, have become the expression of the spirit of the time that has made black and the rigorous shapes a banner." I do not let myself be influenced by the tendencies of fashion; furniture embodies something deep inside of me".
17
1987 Presentazione della Collezione Zeus, tenutasi alla Spiral Hall di Tokyo.
18
Per chi progetto. L'esperienza Zeus
Who I design for: the Zeus experience
di Paolo Deganello dal seminario "Insegnare il design", Istituto universitario di Architettura di Venezia, 1986
by Paolo Deganello from the "Teach design" seminary, University institute of Architecture Venice, 1986
Una nuova tendenza diffusa nella nuova generazione è di proporsi come progettisti-imprenditori di se stessi. Lo studio diventa un negozio laboratorio. Il progettista si autocommissiona il prodotto, si appoggia a degli artigiani per la realizzazione dei prototipi, organizza la possibile produzione. Il committente non è più l'impresa, ma direttamente i potenziali consumatori del progetto.
A new widespread tendency in the latest generation is to present oneself as one's own designer-business manager. The studio becomes a shop laboratory. The designer orders the project himself, he relies on the artisans for the manufacture of the prototypes and organises possible production. The purchasers are no longer businesses, but the actual potential consumers of the project.
L'innovazione prima sta quindi nell'essere autoproduttori. E questa innovazione è praticabaile in quanto le trasformazioni produttive seguite alla crisi della "grande fabbrica" hanno generato un tessuto produttivo articolato, diversificato e flessibile formato da laboratori artigiani con alto livello di meccanizzazione e alti livelli di specializzazione. La grande serie del componente è possibile anche nel laboratorio artigianale senza che il progetto venga gravato dai grandi costi e dalle pesanti inerzie della grande impresa. L'investimento del capitale iniziale è bassissimo, è sostanzialmente un investimeno di lavoro, di individuazione cioè del percorso produttivo e di progetto. E' soprattutto la costruzione di un rapporto progettista-tecnico che produce. Il progetto è funzione di questa particolare organizzazione produttiva e questa è la seconda innovazione fondamentale. Il progetto non va a cercare, dopo la definizione, le tecniche e strutture produttive capaci di realizzarlo e su questo si ridisegna, ma è studiato partendo da una struttura produttiva e tecnica di costruzione scelta prima della definizione formale del prodotto. I materiali sono materiali industriali ma facilmente reperibili e di facile lavorazione: ferro, gomma, vetro, qualche volta legno. La costruzione è sempre risultato di piegature, saldature, incollaggi di elementi finiti, operazioni possibili in qualsiasi laboratorio artigiano. (...) La scelta di tecnologie povere, il minimalismo che caratterizza questi oggetti, l'essenzialità, o meglio il rifiuto dello "spreco" formale e segnico a favore del rigore e della intransigenza sono a loro volta la trasposizione nell'oggetto di un preciso comportamente giovanile, espressione di una precisa "morale". I destinatari di questo progetto sono sobri, indisponibili alle esasperazioni, indisponibili al lusso ma eleganti, compiaciuti dell'intellignza del rifiuto dello spreco e dell'ostentazione, poveri e puliti, privi di decorazione, tendenzialmente monocromi, volutamente essenziali, concreti, pragmatici, funzionali, tendenzialmente mistici. Alla "economicità" del processo produttivo corrisponde una "economicità" del disegno che è però a sua volta valore intenzionale del prodotto. Se l'oggetto Memphis si smaterializza nell'immagine ed è compiacimento dell'effimero, del mondano, dell'epidermico, è oggetto costoso e amorale e polvere di segni che annebbia la costruzione dell'oggetto ed esiste come "personaggio" invadente nello spazio domestico, da mettere su un piedistallo più che da usare, l'oggetto Zeus è oggetto discreto, morale, tendenzialmente mistico e in questo ripropone una qualità assoluta che è stata del disegno industriale.
The first innovation therefore lies in the self-producers. This innovation is feasible in so much as the transformations in production, following the crisis of the "Big Factory", created a production fabric that is articulated, diversified and flexible, made up of artisan laboratories that have a high level of mechanisation and high levels of specialisation. Mass production of components is possible also in artisan laboratories without being burdened by high costs and by the heavy inertia of big companies. The initial capital investment is extremely low, and basically is an investment in identification that is the production process and design method. It is above all the building up of a relationship between the designer and the technician who actually produces. Design is the role of this particular production organisation and this is the second fundamental innovation. The project does not go looking for production techniques or structures able to carry it out after it has been defined and on this it redesigns itself, but tries to draw from a production, structure and construction technique chosen before the formal definition of the product. The materials are industrial materials but easily obtained and easily worked: iron, rubber, glass, sometimes wood. The construction is always the result of folding, welding, gluing of finished elements, operations possible in any artisan laboratory. (...) The choice of poor technologies, the minimalism that distinguishes these objects, the essentialism or rather the rejection of "waste" in shape and sign in favour of rigor and intransigence are in their turn the transposition in the object of a well defined youthful behaviour, the expression of well defined "morals". The people to whom this project is destined are sober, ill predisposed to exasperation, ill predisposed to luxury but elegant. They are self-satisfied by the intelligence in choosing the rejection of waste and ostentation. They are poor and clean, without any decoration, tending towards monochromes, intentionally essential, concrete, pragmatic, functional, with a tendency towards the mystic. To the "economy" of the production process corresponds economy in the design that is however in turn an intentional added value to the product. If the Memphis object manifests itself in imagery and is the self gratification of the ephemeral, of worldliness, of the epidermic, is the expensive and amoral object, the powder marks that cloud the construction of the object and it exists like a "public figure" intrusive in the domestic space, to be put on a pedestal more than for being used, the Zeus object is discrete, moral, and with a tendency towards mysticism and in this assumes an absolute quality that
19
1987 Presentazione della Collezione Zeus, tenutasi alla Spiral Hall di Tokyo.
18
Per chi progetto. L'esperienza Zeus
Who I design for: the Zeus experience
di Paolo Deganello dal seminario "Insegnare il design", Istituto universitario di Architettura di Venezia, 1986
by Paolo Deganello from the "Teach design" seminary, University institute of Architecture Venice, 1986
Una nuova tendenza diffusa nella nuova generazione è di proporsi come progettisti-imprenditori di se stessi. Lo studio diventa un negozio laboratorio. Il progettista si autocommissiona il prodotto, si appoggia a degli artigiani per la realizzazione dei prototipi, organizza la possibile produzione. Il committente non è più l'impresa, ma direttamente i potenziali consumatori del progetto.
A new widespread tendency in the latest generation is to present oneself as one's own designer-business manager. The studio becomes a shop laboratory. The designer orders the project himself, he relies on the artisans for the manufacture of the prototypes and organises possible production. The purchasers are no longer businesses, but the actual potential consumers of the project.
L'innovazione prima sta quindi nell'essere autoproduttori. E questa innovazione è praticabaile in quanto le trasformazioni produttive seguite alla crisi della "grande fabbrica" hanno generato un tessuto produttivo articolato, diversificato e flessibile formato da laboratori artigiani con alto livello di meccanizzazione e alti livelli di specializzazione. La grande serie del componente è possibile anche nel laboratorio artigianale senza che il progetto venga gravato dai grandi costi e dalle pesanti inerzie della grande impresa. L'investimento del capitale iniziale è bassissimo, è sostanzialmente un investimeno di lavoro, di individuazione cioè del percorso produttivo e di progetto. E' soprattutto la costruzione di un rapporto progettista-tecnico che produce. Il progetto è funzione di questa particolare organizzazione produttiva e questa è la seconda innovazione fondamentale. Il progetto non va a cercare, dopo la definizione, le tecniche e strutture produttive capaci di realizzarlo e su questo si ridisegna, ma è studiato partendo da una struttura produttiva e tecnica di costruzione scelta prima della definizione formale del prodotto. I materiali sono materiali industriali ma facilmente reperibili e di facile lavorazione: ferro, gomma, vetro, qualche volta legno. La costruzione è sempre risultato di piegature, saldature, incollaggi di elementi finiti, operazioni possibili in qualsiasi laboratorio artigiano. (...) La scelta di tecnologie povere, il minimalismo che caratterizza questi oggetti, l'essenzialità, o meglio il rifiuto dello "spreco" formale e segnico a favore del rigore e della intransigenza sono a loro volta la trasposizione nell'oggetto di un preciso comportamente giovanile, espressione di una precisa "morale". I destinatari di questo progetto sono sobri, indisponibili alle esasperazioni, indisponibili al lusso ma eleganti, compiaciuti dell'intellignza del rifiuto dello spreco e dell'ostentazione, poveri e puliti, privi di decorazione, tendenzialmente monocromi, volutamente essenziali, concreti, pragmatici, funzionali, tendenzialmente mistici. Alla "economicità" del processo produttivo corrisponde una "economicità" del disegno che è però a sua volta valore intenzionale del prodotto. Se l'oggetto Memphis si smaterializza nell'immagine ed è compiacimento dell'effimero, del mondano, dell'epidermico, è oggetto costoso e amorale e polvere di segni che annebbia la costruzione dell'oggetto ed esiste come "personaggio" invadente nello spazio domestico, da mettere su un piedistallo più che da usare, l'oggetto Zeus è oggetto discreto, morale, tendenzialmente mistico e in questo ripropone una qualità assoluta che è stata del disegno industriale.
The first innovation therefore lies in the self-producers. This innovation is feasible in so much as the transformations in production, following the crisis of the "Big Factory", created a production fabric that is articulated, diversified and flexible, made up of artisan laboratories that have a high level of mechanisation and high levels of specialisation. Mass production of components is possible also in artisan laboratories without being burdened by high costs and by the heavy inertia of big companies. The initial capital investment is extremely low, and basically is an investment in identification that is the production process and design method. It is above all the building up of a relationship between the designer and the technician who actually produces. Design is the role of this particular production organisation and this is the second fundamental innovation. The project does not go looking for production techniques or structures able to carry it out after it has been defined and on this it redesigns itself, but tries to draw from a production, structure and construction technique chosen before the formal definition of the product. The materials are industrial materials but easily obtained and easily worked: iron, rubber, glass, sometimes wood. The construction is always the result of folding, welding, gluing of finished elements, operations possible in any artisan laboratory. (...) The choice of poor technologies, the minimalism that distinguishes these objects, the essentialism or rather the rejection of "waste" in shape and sign in favour of rigor and intransigence are in their turn the transposition in the object of a well defined youthful behaviour, the expression of well defined "morals". The people to whom this project is destined are sober, ill predisposed to exasperation, ill predisposed to luxury but elegant. They are self-satisfied by the intelligence in choosing the rejection of waste and ostentation. They are poor and clean, without any decoration, tending towards monochromes, intentionally essential, concrete, pragmatic, functional, with a tendency towards the mystic. To the "economy" of the production process corresponds economy in the design that is however in turn an intentional added value to the product. If the Memphis object manifests itself in imagery and is the self gratification of the ephemeral, of worldliness, of the epidermic, is the expensive and amoral object, the powder marks that cloud the construction of the object and it exists like a "public figure" intrusive in the domestic space, to be put on a pedestal more than for being used, the Zeus object is discrete, moral, and with a tendency towards mysticism and in this assumes an absolute quality that
19
1985 L’alfabeto Zeus di Sergio Calatroni.
1985 Sergio Calatroni e Maurizio Turchet.
1985 La galleria d’arte Zeus a Milano.
1985 La galleria Zeus-Trabia a New York.
20
Ma mentre per il disegno industriale è un assoluto ideologico (la sedia per tutti) che si traduceva in una realizzazione produttiva, negli oggetti Zeus è un assoluto morale: una sedia è una sedia, che costa poco, dove ci si può sedere, non è retorica, esagerata, opulenta, arrogante, ma è una sedia per "quelli come me". Ma quelli come me tendono ad essere un gruppo, un insieme. Il disegno diventa così non tanto prefigurazione di "umanità diversa" in un "mondo diverso", né autorappresentazione dell'identità del progettista, ma rappresentazione di comportamenti diffusi e manifesti, parte di un'intera generazione in cui il progettista si riconosce. Quelli come me sono i destinatari di quel progetto. In questa possibile e cercata coincidenza tra disegno e comportamento sta la qualità ultima di questo progetto, e questo chiamiamo "design comportamentale". (...)
has been that of industrial design. But while for industrial design it is an ideological absolute (a chair for everyone) that translated into a production creation, in the Zeus objects it is a moral absolute: a chair is a chair, which doesn't cost a lot, where you can sit, it is not rhetoric, exaggerated, opulent, arrogant, but it is a chair for "those like me". But those like me tend to be a group, a set. Design in this way becomes not so much a prefiguration of "a different kind of humanity" in a "different world", nor a self representation of the identity of the designer, but a representation of diffused and evident way of behaving, part of an entire generation in which the designer identifies himself. Someone like me is the target of that project. In this very possible and striven for harmony between design and behaviour lies the ultimate quality of this project which we call "behavioural design". (...)
21
1985 L’alfabeto Zeus di Sergio Calatroni.
1985 Sergio Calatroni e Maurizio Turchet.
1985 La galleria d’arte Zeus a Milano.
1985 La galleria Zeus-Trabia a New York.
20
Ma mentre per il disegno industriale è un assoluto ideologico (la sedia per tutti) che si traduceva in una realizzazione produttiva, negli oggetti Zeus è un assoluto morale: una sedia è una sedia, che costa poco, dove ci si può sedere, non è retorica, esagerata, opulenta, arrogante, ma è una sedia per "quelli come me". Ma quelli come me tendono ad essere un gruppo, un insieme. Il disegno diventa così non tanto prefigurazione di "umanità diversa" in un "mondo diverso", né autorappresentazione dell'identità del progettista, ma rappresentazione di comportamenti diffusi e manifesti, parte di un'intera generazione in cui il progettista si riconosce. Quelli come me sono i destinatari di quel progetto. In questa possibile e cercata coincidenza tra disegno e comportamento sta la qualità ultima di questo progetto, e questo chiamiamo "design comportamentale". (...)
has been that of industrial design. But while for industrial design it is an ideological absolute (a chair for everyone) that translated into a production creation, in the Zeus objects it is a moral absolute: a chair is a chair, which doesn't cost a lot, where you can sit, it is not rhetoric, exaggerated, opulent, arrogant, but it is a chair for "those like me". But those like me tend to be a group, a set. Design in this way becomes not so much a prefiguration of "a different kind of humanity" in a "different world", nor a self representation of the identity of the designer, but a representation of diffused and evident way of behaving, part of an entire generation in which the designer identifies himself. Someone like me is the target of that project. In this very possible and striven for harmony between design and behaviour lies the ultimate quality of this project which we call "behavioural design". (...)
21
1985 Sedia e tavolo Tarzan, design Davide Mercatali e Paolo Pedrizzetti.
22
1987 Riproduzione di una pagina tratta da Raum und Wohnen.
di Deyan Sudjic da Blueprint, settembre 1986
by Dejan Sudjic from Blueprint, September 1986
Il quartiere dei Navigli a Milano è una zona ricca di mercatini e laboratori artigianali, ma anche di negozi che vendono vini, liquori e lattine di olio di oliva anziché abiti di Armani. Un posto che in qualche modo ricorda Harrow Road. Zeus, fondata due anni fa, si trova esattamente nel centro di questa zona, in un cortile dietro via Vigevano. Trovarla è un po' come scoprire i Navigli per la prima volta: è una realtà particolare, almeno per Milano. Zeus è produttore di mobili realizzati in quantità limitata, progettati in gran parte da Maurizio Peregalli; è anche uno spazio espositivo dove vengono allestite mostre di design. Non esiste un diktat stilistico: i pezzi di Zeus, venduti a Londra da One Off, sono composizioni geometriche realizzate in metallo e gomma tattile con una forte connotazione high-tech, apparentemente molto diverse dalle creazioni di Ron Arad, che è stato comunque invitato l'anno scorso ad esporre nella loro galleria a Milano, dove è stato accolto con entusiasmo. In realtà Zeus, più che un'azienda nel senso tradizionale del termine o un movimento autocosciente, è piuttosto un "ombrello" sotto il quale sette persone realizzano progetti individuali o collettivi che vanno dal design per interni alla moda e al video. È interessante scoprire che Peregalli, il portavoce del gruppo, ha lavorato a progetti di interni per Armani, un'esperienza che ha portato alla creazione delle sedie di Zeus. "Non sono un tipo che lavora con carta e penna", afferma Peregalli. E precisa: "Le idee mi nascono in testa, e la creatività è stimolata dai materiali e dalle tecniche di produzione", che è forse il terreno comune su cui è iniziata la collaborazione con Ron Arad.
It is an area of street markets and artisans’ workshops, and shops that sell taps and tins of olive oil rather than Armani suits: a little like the Harrow Road perhaps. Zeus, launched two years ago, is right in the middle of it, located in a courtyard off the Via Vigevano. Discovering it is a little like coming across the canals for the first time: it is, for Milan at least, a different kind of thing. Partly Zeus is a manufacturer, turning out limited quantities of furniture designed by its principals, chiefly Maurizio Peregalli; partly it’s an exhibition space, staging shows of furniture. There is no one stylistic dictat. Zeus’s own pieces, on sale in London at One Off, are spare geometric compositions made from metal and tactile rubber with a high tech feel, apparently quite unlike the work of Ron Arad, who was nevertheless invited to Milan by them last year and created a considerable stir with his exhibition in their gallery. But really Zeus is less of an organisation, or a self-conscious movement, than an umbrella for seven individuals to carry out projects individually and together, which range through interior design to fashion and video. Peregalli, the spokesman for the group, interestingly turns out to have worked on interiors for Armani, a project from which Zeus’s chairs emerged. “I am”, he says, “a type who doesn’t work with paper and pencil.” Instead he says: ”Ideas come to me in my head, and are stimulated by materials and manufacturing techniques”, which is perhaps where the common ground with Ron Arad begins.
23
1985 Sedia e tavolo Tarzan, design Davide Mercatali e Paolo Pedrizzetti.
22
1987 Riproduzione di una pagina tratta da Raum und Wohnen.
di Deyan Sudjic da Blueprint, settembre 1986
by Dejan Sudjic from Blueprint, September 1986
Il quartiere dei Navigli a Milano è una zona ricca di mercatini e laboratori artigianali, ma anche di negozi che vendono vini, liquori e lattine di olio di oliva anziché abiti di Armani. Un posto che in qualche modo ricorda Harrow Road. Zeus, fondata due anni fa, si trova esattamente nel centro di questa zona, in un cortile dietro via Vigevano. Trovarla è un po' come scoprire i Navigli per la prima volta: è una realtà particolare, almeno per Milano. Zeus è produttore di mobili realizzati in quantità limitata, progettati in gran parte da Maurizio Peregalli; è anche uno spazio espositivo dove vengono allestite mostre di design. Non esiste un diktat stilistico: i pezzi di Zeus, venduti a Londra da One Off, sono composizioni geometriche realizzate in metallo e gomma tattile con una forte connotazione high-tech, apparentemente molto diverse dalle creazioni di Ron Arad, che è stato comunque invitato l'anno scorso ad esporre nella loro galleria a Milano, dove è stato accolto con entusiasmo. In realtà Zeus, più che un'azienda nel senso tradizionale del termine o un movimento autocosciente, è piuttosto un "ombrello" sotto il quale sette persone realizzano progetti individuali o collettivi che vanno dal design per interni alla moda e al video. È interessante scoprire che Peregalli, il portavoce del gruppo, ha lavorato a progetti di interni per Armani, un'esperienza che ha portato alla creazione delle sedie di Zeus. "Non sono un tipo che lavora con carta e penna", afferma Peregalli. E precisa: "Le idee mi nascono in testa, e la creatività è stimolata dai materiali e dalle tecniche di produzione", che è forse il terreno comune su cui è iniziata la collaborazione con Ron Arad.
It is an area of street markets and artisans’ workshops, and shops that sell taps and tins of olive oil rather than Armani suits: a little like the Harrow Road perhaps. Zeus, launched two years ago, is right in the middle of it, located in a courtyard off the Via Vigevano. Discovering it is a little like coming across the canals for the first time: it is, for Milan at least, a different kind of thing. Partly Zeus is a manufacturer, turning out limited quantities of furniture designed by its principals, chiefly Maurizio Peregalli; partly it’s an exhibition space, staging shows of furniture. There is no one stylistic dictat. Zeus’s own pieces, on sale in London at One Off, are spare geometric compositions made from metal and tactile rubber with a high tech feel, apparently quite unlike the work of Ron Arad, who was nevertheless invited to Milan by them last year and created a considerable stir with his exhibition in their gallery. But really Zeus is less of an organisation, or a self-conscious movement, than an umbrella for seven individuals to carry out projects individually and together, which range through interior design to fashion and video. Peregalli, the spokesman for the group, interestingly turns out to have worked on interiors for Armani, a project from which Zeus’s chairs emerged. “I am”, he says, “a type who doesn’t work with paper and pencil.” Instead he says: ”Ideas come to me in my head, and are stimulated by materials and manufacturing techniques”, which is perhaps where the common ground with Ron Arad begins.
23
1984 Console Alta, design Maurizio Peregalli.
24
2002 Presentazione della collezione Zeus nel nuovo show-room.
25
1984 Console Alta, design Maurizio Peregalli.
24
2002 Presentazione della collezione Zeus nel nuovo show-room.
25
2000 Sedia propsta in nuovi colori e materiali, design Maurizio Peregali.
1984 Sedia con seduta in gomma mille punte, design Maurizio Peregalli.
26
2004
2004
ZEUS: L’Archetipo come programma
ZEUS: The Archetypal as a project
di Matteo Vercelloni
by Matteo Vercelloni
Il primo pezzo, siamo nel 1984, si chiama “sedia” e quindi già nel nome sottolinea il concetto di archetipo, di oggetto di riferimento da cui poter partire. Il segno, nero, quasi grafico, e volutamente privo di colore, assume il valore di essenzialità lineare da cui potere sviluppare un sistema linguistico ricco di varianti e aperto a leggere contaminazioni materiche che al metallo, il materiale base di ogni collezione, può di volta in volta unire la gomma e il legno, il tessuto e la pelle imbottiti. Un sistema linguistico che però, in vent’anni di produzione, non ha accettato le seduzioni del momento, evitando così di scivolare nella categoria della ‘moda’. Zeus, accogliendo negli anni diversi contributi da designer italiani e stranieri, ha continuato a percorrere una ricerca basata sull’essenzialità, sulla coerenza tra figura e procedimento produttivo, tra invenzione compositiva e impiego dei materiali. Più che appartenenti ad un minimalismo ormai consumato, i mobili di Zeus si propongono come pezzi ‘basilari’, archetipi contemporanei che si affacciano, ancora giovani, sul nuovo millennio.
The first piece, it is the year 1984, is called "Chair" and therefore already underlines the concept of an archetypal, of an object of reference from which to start. The black sign, almost graphic, and intentionally without colour, takes on the value of linear essentialism from which to develop a linguistic system rich in variants and open to slight material contamination that to metal, the base material of every collection, may from time to time unite rubber and wood, material and padded leather. A linguistic system that in twenty years of production, did not accept the seductions of the moment, that way avoiding slipping into the category "fashion". Zeus, welcoming over the years the contributions of the Italian and foreign designers, continued to follow on in a search based on essentialism, coherence between shape and production process, between composition invention and use of materials. More than a member of an almost used up minimalism, Zeus furniture puts itself forward as 'fundamental' archetypal modern pieces that look out, still young, onto the new millennium.
2002 invito Salone del mobile 2002
27
2000 Sedia propsta in nuovi colori e materiali, design Maurizio Peregali.
1984 Sedia con seduta in gomma mille punte, design Maurizio Peregalli.
26
2004
2004
ZEUS: L’Archetipo come programma
ZEUS: The Archetypal as a project
di Matteo Vercelloni
by Matteo Vercelloni
Il primo pezzo, siamo nel 1984, si chiama “sedia” e quindi già nel nome sottolinea il concetto di archetipo, di oggetto di riferimento da cui poter partire. Il segno, nero, quasi grafico, e volutamente privo di colore, assume il valore di essenzialità lineare da cui potere sviluppare un sistema linguistico ricco di varianti e aperto a leggere contaminazioni materiche che al metallo, il materiale base di ogni collezione, può di volta in volta unire la gomma e il legno, il tessuto e la pelle imbottiti. Un sistema linguistico che però, in vent’anni di produzione, non ha accettato le seduzioni del momento, evitando così di scivolare nella categoria della ‘moda’. Zeus, accogliendo negli anni diversi contributi da designer italiani e stranieri, ha continuato a percorrere una ricerca basata sull’essenzialità, sulla coerenza tra figura e procedimento produttivo, tra invenzione compositiva e impiego dei materiali. Più che appartenenti ad un minimalismo ormai consumato, i mobili di Zeus si propongono come pezzi ‘basilari’, archetipi contemporanei che si affacciano, ancora giovani, sul nuovo millennio.
The first piece, it is the year 1984, is called "Chair" and therefore already underlines the concept of an archetypal, of an object of reference from which to start. The black sign, almost graphic, and intentionally without colour, takes on the value of linear essentialism from which to develop a linguistic system rich in variants and open to slight material contamination that to metal, the base material of every collection, may from time to time unite rubber and wood, material and padded leather. A linguistic system that in twenty years of production, did not accept the seductions of the moment, that way avoiding slipping into the category "fashion". Zeus, welcoming over the years the contributions of the Italian and foreign designers, continued to follow on in a search based on essentialism, coherence between shape and production process, between composition invention and use of materials. More than a member of an almost used up minimalism, Zeus furniture puts itself forward as 'fundamental' archetypal modern pieces that look out, still young, onto the new millennium.
2002 invito Salone del mobile 2002
27
1986 Dettaglio della seduta in gomma millepunte di Sgabello Basso.
1986 Grafica e momento di preparazione dell’All Night Long Party
28
2004
2004
20 anni di Zeus - 20 anni di Anthologie Quartett
20 years Zeus - 20 years Anthologie Quartett
di Rainer Krause
by Rainer Krause
Settembre 1984: Anthologie Quartett muove i primi passi nel mondo del design internazionale presso la Galleria Milano. Gli ultimi ospiti ad arrivare a quella serata inaugurale furono Nicoletta e Maurizio accompagnati da altri del gruppo Zeus, che all'altro capo della città avevano già tenuto a battesimo Zeus. Senza pensarci troppo, ci invitarono ad organizzare insieme una presentazione a Milano nel loro showroom in via Vigevano… Da quel momento l’appuntamento si chiamò Together in September e noi avevamo il privilegio di prendervi parte. Ogni settembre Zeus in via Vigevano diventava la nostra casa milanese e fino all'inizio degli anni '90 partecipavamo anche alla festa più grande e importante organizzata in occasione del Salone del mobile. Il design era giovane, con voglia di sperimentare e talvolta furono anche scritte pagine di storia del design; per i designer, visitatori e noi esserci era un piacevole must, perché la serata da Zeus era il culmine indiscusso dell'intera stagione del design.
September 1984: in the Galleria Milano Anthologie Quartett took their first steps towards the world of international design. The last guests to arrive at the evening of the grand opening were Nicoletta and Maurizio accompanied by other members of the Zeus group, who at the other side of the city had held Zeus's baptism. Without giving it too much thought, they invited us to organise our next presentation together in Milan in their showroom in Via Vigevano… From that moment on Together in September became the appointment we could not miss. Every September our Milanese house was always Zeus in Via Vigevano and until the beginning of the 90's we also took part in the biggest and most important party organised on occasion of the furniture show. The design was young, dedicated to experimenting and at times even memorable; for us, for the designers and the visitors it was a pleasant must, because the Zeus evening was the unquestioned peak of the entire design season.
1986 Allestimento nella galleria Zeus.
29
1986 Dettaglio della seduta in gomma millepunte di Sgabello Basso.
1986 Grafica e momento di preparazione dell’All Night Long Party
28
2004
2004
20 anni di Zeus - 20 anni di Anthologie Quartett
20 years Zeus - 20 years Anthologie Quartett
di Rainer Krause
by Rainer Krause
Settembre 1984: Anthologie Quartett muove i primi passi nel mondo del design internazionale presso la Galleria Milano. Gli ultimi ospiti ad arrivare a quella serata inaugurale furono Nicoletta e Maurizio accompagnati da altri del gruppo Zeus, che all'altro capo della città avevano già tenuto a battesimo Zeus. Senza pensarci troppo, ci invitarono ad organizzare insieme una presentazione a Milano nel loro showroom in via Vigevano… Da quel momento l’appuntamento si chiamò Together in September e noi avevamo il privilegio di prendervi parte. Ogni settembre Zeus in via Vigevano diventava la nostra casa milanese e fino all'inizio degli anni '90 partecipavamo anche alla festa più grande e importante organizzata in occasione del Salone del mobile. Il design era giovane, con voglia di sperimentare e talvolta furono anche scritte pagine di storia del design; per i designer, visitatori e noi esserci era un piacevole must, perché la serata da Zeus era il culmine indiscusso dell'intera stagione del design.
September 1984: in the Galleria Milano Anthologie Quartett took their first steps towards the world of international design. The last guests to arrive at the evening of the grand opening were Nicoletta and Maurizio accompanied by other members of the Zeus group, who at the other side of the city had held Zeus's baptism. Without giving it too much thought, they invited us to organise our next presentation together in Milan in their showroom in Via Vigevano… From that moment on Together in September became the appointment we could not miss. Every September our Milanese house was always Zeus in Via Vigevano and until the beginning of the 90's we also took part in the biggest and most important party organised on occasion of the furniture show. The design was young, dedicated to experimenting and at times even memorable; for us, for the designers and the visitors it was a pleasant must, because the Zeus evening was the unquestioned peak of the entire design season.
1986 Allestimento nella galleria Zeus.
29
1985 Allestimento nel negozio Zeus. Quadro di Sergio Calatroni e sedia Savonarola, design Maurizio Peregalli.
30
2003 Presentazione collezione Zeus. Quadro di Turi Simeti e Tavolini Trio Slim di Maurizio Peregalli.
31
1985 Allestimento nel negozio Zeus. Quadro di Sergio Calatroni e sedia Savonarola, design Maurizio Peregalli.
30
2003 Presentazione collezione Zeus. Quadro di Turi Simeti e Tavolini Trio Slim di Maurizio Peregalli.
31
1985 Struttura Alta e Bassa, design Maurizio Peregalli. Sotto: Peregalli e Mercatali.
32
di Rosa Maria Rinaldi da Ottagono, 1987
by Rosa Maria Rinaldi from Ottagono, 1987
La concezione con cui il gruppo si organizza è innovativa rispetto ai modelli consueti: incrementare le divergenze e soffocare la omogeneizzazione sono scelte progettuali e imprenditoriali ben precise. Delle premesse di partenza, Zeus ha forse perso l’aspetto più provocatorio di design controcorrente. Contraddicendosi in termini positivi, la produzione di Zeus si dimostra meno transitoria di quanto affermava la teoria iniziale. In particolare quell’arredo (progettato soprattutto da Maurizio Peregalli) che si era contraddistinto per avere tralasciato volutamente ogni intenzione decorativa allora indissolubile dalla tendenza, ha dato esiti formali e produttivi che superano l’elementarietà del primo approccio.
The idea with which the group is organised can be considered innovative if compared to more usual models: increasing the divergences and suffocating the homogenisation are distinct design and entrepreneurial choices. Since its initial proposal, Zeus has perhaps lost some of the more provoking aspects in its against the tide design. Contradicting itself in a positive way, Zeus production has shown itself to be less transitory than the initial theory professed. In particular the items of furniture (above all those designed by Maurizio Peregalli) that intentionally were free of every trace of decorativism at a time when that was the prevailing trend. It gave results in shape and production that go beyond the simplicity of the initial approach.
1998 Accessori e gadgets Zeus
33
1985 Logo della prima edizione DEA (Design Europeo Anteprima)
1985 Da sinistra: Sedia, design Crazy Image, Sedia, design Igel Design, installazione di Mรถbel perdu per DEA.
34
35
1985 Logo della prima edizione DEA (Design Europeo Anteprima)
1985 Da sinistra: Sedia, design Crazy Image, Sedia, design Igel Design, installazione di Mรถbel perdu per DEA.
34
35
1985 Robert Wettstein, designer della Sedia Echo progettata per DEA.
1985 Lampada Manubrio, design Martin Woltermann per DEA.
1995 Appendiabiti Anais, design Robert Wettstein per Zeus.
36
Zeus: Anteprima Design Europeo
Zeus: Design Europeo Anteprima
da Interni, ottobre 1985
from Interni, October 1985
A Londra come a New York, Amburgo, Vienna, Barcellona, stanno affiorando gruppi di giovani designer di mobili e oggetti per la casa che si riuniscono per mettere a punto idee e strategie commerciali. Il territorio è quello della foresta metropolitana; i gruppi, che tendono a diventare autoimprenditori, si inseriscono negli spazi non coperti della grande produzione di serie: emerge una creatività nuova, aggressiva, che corrisponde a spinte individualistiche, a mutazioni di gusto ovunque sentite, a fenomeni di rottura degli schemi. A Milano, la Galleria Zeus si è fatta portavoce di queste tribù metropolitane e aggregatrice dei molteplici messaggi e proposte. Dal luglio scorso sono in mostra i prodotti di circa 40 gruppi, quasi tutti al loro debutto nella severa capitale del design. In una pluralità di forme e di tendenze che vanno dal nichilista al neo-gotico, dal post-Memphis al neo-romantico, che utilizzano materiali, tecnologie e decori tanto disparati da escluderne una esauriente elencazione. Il progetto DEA è partito da Milano con anticipo sull’appuntamento del Salone del mobile, con diversi assi nella manica e una grande carica di entusiasmo. La connection con le schiere più avanzate del giovane design europeo è attivata e non resterà un episodio isolato.
In London as in New York, Hamburg, Vienna, and Barcelona groups of young furniture and interior designers are springing up. They meet to put together ideas and commercial strategies. The territory is that of the metropolitan forest; groups that tend to become self-made businessmen, that position themselves in the spaces not covered by the big production houses: a new, aggressive creativity is emerging, that corresponds to individualistic pushes and tasteful mutations felt everywhere, to phenomena that break the rules. In Milan the Zeus gallery has made itself the spokesman of these metropolitan tribes and collector of the multiple messages and proposals. The products of almost 40 groups have been on show since last July, all debuting in the severe design Capital. In a plurality of shapes and tendencies that go from nihilism to neo-gothic from post-Memphis to neo romantic, that use materials, technologies and decorations disparate enough to exclude the making of a complete list. The DEA project started before the Salone del Mobile in Milan with various cards up its sleeve and full of enthusiasm. The connection to the most modern ranks of young European designers has been activated and it will not remain an isolated episode.
37
1985 Robert Wettstein, designer della Sedia Echo progettata per DEA.
1985 Lampada Manubrio, design Martin Woltermann per DEA.
1995 Appendiabiti Anais, design Robert Wettstein per Zeus.
36
Zeus: Anteprima Design Europeo
Zeus: Design Europeo Anteprima
da Interni, ottobre 1985
from Interni, October 1985
A Londra come a New York, Amburgo, Vienna, Barcellona, stanno affiorando gruppi di giovani designer di mobili e oggetti per la casa che si riuniscono per mettere a punto idee e strategie commerciali. Il territorio è quello della foresta metropolitana; i gruppi, che tendono a diventare autoimprenditori, si inseriscono negli spazi non coperti della grande produzione di serie: emerge una creatività nuova, aggressiva, che corrisponde a spinte individualistiche, a mutazioni di gusto ovunque sentite, a fenomeni di rottura degli schemi. A Milano, la Galleria Zeus si è fatta portavoce di queste tribù metropolitane e aggregatrice dei molteplici messaggi e proposte. Dal luglio scorso sono in mostra i prodotti di circa 40 gruppi, quasi tutti al loro debutto nella severa capitale del design. In una pluralità di forme e di tendenze che vanno dal nichilista al neo-gotico, dal post-Memphis al neo-romantico, che utilizzano materiali, tecnologie e decori tanto disparati da escluderne una esauriente elencazione. Il progetto DEA è partito da Milano con anticipo sull’appuntamento del Salone del mobile, con diversi assi nella manica e una grande carica di entusiasmo. La connection con le schiere più avanzate del giovane design europeo è attivata e non resterà un episodio isolato.
In London as in New York, Hamburg, Vienna, and Barcelona groups of young furniture and interior designers are springing up. They meet to put together ideas and commercial strategies. The territory is that of the metropolitan forest; groups that tend to become self-made businessmen, that position themselves in the spaces not covered by the big production houses: a new, aggressive creativity is emerging, that corresponds to individualistic pushes and tasteful mutations felt everywhere, to phenomena that break the rules. In Milan the Zeus gallery has made itself the spokesman of these metropolitan tribes and collector of the multiple messages and proposals. The products of almost 40 groups have been on show since last July, all debuting in the severe design Capital. In a plurality of shapes and tendencies that go from nihilism to neo-gothic from post-Memphis to neo romantic, that use materials, technologies and decorations disparate enough to exclude the making of a complete list. The DEA project started before the Salone del Mobile in Milan with various cards up its sleeve and full of enthusiasm. The connection to the most modern ranks of young European designers has been activated and it will not remain an isolated episode.
37
1986 Manichino Struttura 2, design Serge Meppiel.
1986 Lampada da muro Dea, design De Pas - D’Urbino Lomazzi, progettata per Zeus.
2004 Amarcord di Paolo Lomazzi,
Atrrrrrrrrr il primo uomo primitivo che poi si è addolcito con Nicoletta faceva il risotto per tutti in Col di Lana e ci si trovava con Davide e l’inseparabile Tobia, Sergio l’eclettico e poi Astengo Mizio Turchet Cristina e Coco autore del primo bellissimo video Zeus e poi la banda di Monza che viaggiava sempre compatta Ettore Ezio Rosella Rocco Marco Tini e poi un via vai che andava e veniva la grande Sasha Roberto Marcatti l’avvocato Raffa collezionista degli anni ’50, e con gli altri sgangherati qualche volta si andava a mangiare da Leone e poi al Puà o al baretto di sant’Eustorgio e Davide poi con la Colt ti scorazzava sino a Barcellona o Filicudi e non voleva mai andare a letto – una sera Maurizio tira fuori una seggiolina fatta fare dal fabbro … assai carina e non l’ha fermato più nessuno – Bontà Sua mi ha fatto fare la lampada Dea che gli ha dato un sacco di grane perchè doveva fare le spine per tutti i paesi del mondo che sono tutte diverse e allora ha deciso di non farla più. Paolo vostro.
38
2004 Amarcord by Paolo Lomazzi, 2004
Atrrrrrrrrr the first primitive man who afterwards softened up with Nicoletta made risotto for everybody in Col di Lana street and there we met up with Davide and the inseparable Tobia, Sergio the eclectic, and then Astengo Mizio Turchet Cristina and Coco, author of the first wonderful video of Zeus, the gang from Monza that always travelled closely together, Ettore Ezio Rosella Rocco Marco Tini and then the coming and goings... the great Sasha Roberto Marcatti, lawyer Raffa, a 50's collector, together with the other boisterous guys sometimes went to eat at Leone's and then to Puà or to the café at Sant’Eustorgio square; and then Davide who with its Colt took us around as far as Barcelona or Filicudi and who never wanted to go to bed - one evening Maurizio pulled out a chair he had had made by a blacksmith, very pretty indeed and from there there was no stopping him - bless him, he made me create lamp Dea that then went on to cause him a lot of trouble because he had to make plugs, all different, for countries all over the world, and so he decided to not do it anymore. Yours Paolo.
Speciale per la moda
Special for fashion
di Paolo Rinaldi da Fashion, ottobre 1988
by Paolo Rinaldi from Fashion, October 1988
Con Special for Fashion, questo il titolo della rassegna organizzata da Zeus, il nuovo design volta le spalle al territorio dell’avventura, dell’immaginario e del possibile per misurarsi con il reale, per lasciare il suo segno negli spazi commerciali, nelle vetrine, nel mondo della merce e dei consumi. E propone supporti per esibire: specchi che sono come una galleria di lucidi personaggi per moderni narcisi; paraventi come ali di farfalla, tavoli trasparenti, attrezzati e su ruote, attaccapanni come fiori di metallo o come scheletrici personaggi, esili strutture dotate di gambe, vagamente antropomorfici, tutti disponibili a indossare i costumi di scena per apparire secondo i dettami della moda. Tutti i designer che hanno partecipato a questa mostra sono giovani e desiderosi di misurarsi con un’occasione concreta, di intervenire in un territorio limitato, cinto da confini precisi e disponibili a lasciare un segno autentico anche nel mondo effimero e cangiante degli scambi commerciali della moda. Ancora una volta il circuito è alternativo: la speranza è che l’immagine degli show-rooms e dei negozi di moda possa cambiare e che nelle vetrine entrino manichini, appendiabiti e specchi dotati di un’anima.
With Special for Fashion, this being the title of the show organised by Zeus, new design turns its back on the territory of adventure and imaginary and the possible to measure itself up against reality, to leave its mark on the commercial spaces, in the showcases, in the world of merchandise and consumerism. And it proposes stands to put on exhibition: mirrors that are like a gallery of shiny famous people for modern narcissuses; windbreakers like butterfly wings; see-through tables, equipped and on wheels; hat-stand like metal flowers or skeleton like characters delicate frames with legs that are vaguely anthropomorphic, all willing to wear the stage costumes to appear within the dictates of fashion. All the designers that took part in this exhibition are young and enthusiastic to measure up to a real situation, to intervene in a limited territory, fenced in within defined borders and willing to leave an authentic mark even on the flighty and changing world of commercial trade of fashion. Once again the circuit is alternative: the hope is that the image of the fashion showrooms and shops might change and that mannequins, hat-stands and mirrors with a soul are put into the showcases.
39
1986 Manichino Struttura 2, design Serge Meppiel.
1986 Lampada da muro Dea, design De Pas - D’Urbino Lomazzi, progettata per Zeus.
2004 Amarcord di Paolo Lomazzi,
Atrrrrrrrrr il primo uomo primitivo che poi si è addolcito con Nicoletta faceva il risotto per tutti in Col di Lana e ci si trovava con Davide e l’inseparabile Tobia, Sergio l’eclettico e poi Astengo Mizio Turchet Cristina e Coco autore del primo bellissimo video Zeus e poi la banda di Monza che viaggiava sempre compatta Ettore Ezio Rosella Rocco Marco Tini e poi un via vai che andava e veniva la grande Sasha Roberto Marcatti l’avvocato Raffa collezionista degli anni ’50, e con gli altri sgangherati qualche volta si andava a mangiare da Leone e poi al Puà o al baretto di sant’Eustorgio e Davide poi con la Colt ti scorazzava sino a Barcellona o Filicudi e non voleva mai andare a letto – una sera Maurizio tira fuori una seggiolina fatta fare dal fabbro … assai carina e non l’ha fermato più nessuno – Bontà Sua mi ha fatto fare la lampada Dea che gli ha dato un sacco di grane perchè doveva fare le spine per tutti i paesi del mondo che sono tutte diverse e allora ha deciso di non farla più. Paolo vostro.
38
2004 Amarcord by Paolo Lomazzi, 2004
Atrrrrrrrrr the first primitive man who afterwards softened up with Nicoletta made risotto for everybody in Col di Lana street and there we met up with Davide and the inseparable Tobia, Sergio the eclectic, and then Astengo Mizio Turchet Cristina and Coco, author of the first wonderful video of Zeus, the gang from Monza that always travelled closely together, Ettore Ezio Rosella Rocco Marco Tini and then the coming and goings... the great Sasha Roberto Marcatti, lawyer Raffa, a 50's collector, together with the other boisterous guys sometimes went to eat at Leone's and then to Puà or to the café at Sant’Eustorgio square; and then Davide who with its Colt took us around as far as Barcelona or Filicudi and who never wanted to go to bed - one evening Maurizio pulled out a chair he had had made by a blacksmith, very pretty indeed and from there there was no stopping him - bless him, he made me create lamp Dea that then went on to cause him a lot of trouble because he had to make plugs, all different, for countries all over the world, and so he decided to not do it anymore. Yours Paolo.
Speciale per la moda
Special for fashion
di Paolo Rinaldi da Fashion, ottobre 1988
by Paolo Rinaldi from Fashion, October 1988
Con Special for Fashion, questo il titolo della rassegna organizzata da Zeus, il nuovo design volta le spalle al territorio dell’avventura, dell’immaginario e del possibile per misurarsi con il reale, per lasciare il suo segno negli spazi commerciali, nelle vetrine, nel mondo della merce e dei consumi. E propone supporti per esibire: specchi che sono come una galleria di lucidi personaggi per moderni narcisi; paraventi come ali di farfalla, tavoli trasparenti, attrezzati e su ruote, attaccapanni come fiori di metallo o come scheletrici personaggi, esili strutture dotate di gambe, vagamente antropomorfici, tutti disponibili a indossare i costumi di scena per apparire secondo i dettami della moda. Tutti i designer che hanno partecipato a questa mostra sono giovani e desiderosi di misurarsi con un’occasione concreta, di intervenire in un territorio limitato, cinto da confini precisi e disponibili a lasciare un segno autentico anche nel mondo effimero e cangiante degli scambi commerciali della moda. Ancora una volta il circuito è alternativo: la speranza è che l’immagine degli show-rooms e dei negozi di moda possa cambiare e che nelle vetrine entrino manichini, appendiabiti e specchi dotati di un’anima.
With Special for Fashion, this being the title of the show organised by Zeus, new design turns its back on the territory of adventure and imaginary and the possible to measure itself up against reality, to leave its mark on the commercial spaces, in the showcases, in the world of merchandise and consumerism. And it proposes stands to put on exhibition: mirrors that are like a gallery of shiny famous people for modern narcissuses; windbreakers like butterfly wings; see-through tables, equipped and on wheels; hat-stand like metal flowers or skeleton like characters delicate frames with legs that are vaguely anthropomorphic, all willing to wear the stage costumes to appear within the dictates of fashion. All the designers that took part in this exhibition are young and enthusiastic to measure up to a real situation, to intervene in a limited territory, fenced in within defined borders and willing to leave an authentic mark even on the flighty and changing world of commercial trade of fashion. Once again the circuit is alternative: the hope is that the image of the fashion showrooms and shops might change and that mannequins, hat-stands and mirrors with a soul are put into the showcases.
39
1985/1989 Sgabello Alto e Sgabello Alto Big, design Maurizio Peregalli.
40
di Clara Mantica da Ardi, 1991
by Clara Mantica from Ardi, 1991
In Italia, negli ultimi decenni, il settore del design ha visto implicati, nei suoi avvenimenti più emblematici e significativi, tutti i componenti del processo progetto-mercato. La funzione critica e innovatrice che il design ha sviluppato all’interno di tale decorso ha favorito la nascita di soluzioni diversificate, che non contemplano soltanto il prodotto, ma intervengono anche all’interno del sistema dei rapporti ad esso associato. Conseguentemente si sono originate nuove e complesse combinazioni che hanno favorito l’uso specifico e creativamente differenziato di linguaggi, tecnologie, materiali, modalità operative e comunicazioni. Zeus opera in questa dinamica sviluppando in modo autonomo e assolutamente originale i cambiamenti reali e particolari di struttura, causa e effetto dei nuovi linguaggi, dei processi e dei comportamenti. Dal 1984 Zeus offre spazi e conoscenze generose a decine di designer italiani e stranieri, a produttori ed editori, alla stampa e alla distribuzione. Le sei edizioni della D.E.A. (Design Europeo Anteprima), gli spazi di via Vigevano e dell’ Ansaldo, le grandi feste sono state per tutti luoghi d’incontro insosti-
In Italy over the last decades, the design sector has seen involved, in its more emblematic and meaningful events, all the components of the projectmarket process. The critical and innovative function that the design has developed within that lapse of time favoured the birth of diversified solutions, that not only include the product but intervene also within the rapport system connected to it. Consequently new and complex combinations have originated that have favoured the specific and creatively differentiated use of language systems, technologies, materials, operative methods and communications. Zeus works in these dynamics developing in an autonomous and absolutely original way the real and specific changes in the structure, cause and effect of the new language systems, of the processes and the behaviour patterns. Since 1984 Zeus has offered spaces and generous knowledge to tens of Italian and foreign designers, producers and editors, to the Press and circulation. The six editions of D.E.A. (Design Europeo Anteprima), the spaces of Via Vigevano and Ansaldo, the big parties have been irreplaceable
tuibili e felici; punto di riferimento nella città e nel paesaggio dei segni e delle trasformazioni che caratterizzano questi anni. Trasversalità, apertura, marginalità e centralità, artigianalità e industria, Milano e l’Europa, sono state per Zeus vettori dell’esperienza concretizzata in una collezione di prodotti, oggi più di ottanta, che rispondono a nuove categorie funzionali e di stile, mantenendo la fiducia nel rigore originario e nelle soluzioni formali, nell’utilizzo e nella qualità dei materiali, nella scelta dei colori. Interprete e protagonista di questa epoca di cambiamenti che, lo si voglia o meno, siamo tutti chiamati a vivere, Zeus è espressione di un modello italiano che, non si riduce al prodotto, ma fornisce indicazioni di comportamento. Attraverso l’esperienza Zeus desidera sottolineare un principio: le regole del gioco possono essere reinterpretate, e vale la pena farlo.
and happy meeting places for everybody, a point of reference in the city and in the landscape of signs and transformations that distinguish these years. Transverse, opening, marginality and centrality, craftsmanship and industry, Milan and Europe, have been for Zeus the carriers of experience founded in a collection of more than eighty products today, that respond to the new functional categories and style, holding true to the original rigour and the formal solutions, the use and the quality of materials, the choice of colours. Players and protagonists of this era of changes that whether one likes it or not one is forced to live in, Zeus is the expression of an Italian model that does not limit itself just to the product but supplies instructions for behaviour. By means of its experience, Zeus would like to underline a principle: the rules of the game may be reinterpreted, and it is worthwhile doing so.
41
1985/1989 Sgabello Alto e Sgabello Alto Big, design Maurizio Peregalli.
40
di Clara Mantica da Ardi, 1991
by Clara Mantica from Ardi, 1991
In Italia, negli ultimi decenni, il settore del design ha visto implicati, nei suoi avvenimenti più emblematici e significativi, tutti i componenti del processo progetto-mercato. La funzione critica e innovatrice che il design ha sviluppato all’interno di tale decorso ha favorito la nascita di soluzioni diversificate, che non contemplano soltanto il prodotto, ma intervengono anche all’interno del sistema dei rapporti ad esso associato. Conseguentemente si sono originate nuove e complesse combinazioni che hanno favorito l’uso specifico e creativamente differenziato di linguaggi, tecnologie, materiali, modalità operative e comunicazioni. Zeus opera in questa dinamica sviluppando in modo autonomo e assolutamente originale i cambiamenti reali e particolari di struttura, causa e effetto dei nuovi linguaggi, dei processi e dei comportamenti. Dal 1984 Zeus offre spazi e conoscenze generose a decine di designer italiani e stranieri, a produttori ed editori, alla stampa e alla distribuzione. Le sei edizioni della D.E.A. (Design Europeo Anteprima), gli spazi di via Vigevano e dell’ Ansaldo, le grandi feste sono state per tutti luoghi d’incontro insosti-
In Italy over the last decades, the design sector has seen involved, in its more emblematic and meaningful events, all the components of the projectmarket process. The critical and innovative function that the design has developed within that lapse of time favoured the birth of diversified solutions, that not only include the product but intervene also within the rapport system connected to it. Consequently new and complex combinations have originated that have favoured the specific and creatively differentiated use of language systems, technologies, materials, operative methods and communications. Zeus works in these dynamics developing in an autonomous and absolutely original way the real and specific changes in the structure, cause and effect of the new language systems, of the processes and the behaviour patterns. Since 1984 Zeus has offered spaces and generous knowledge to tens of Italian and foreign designers, producers and editors, to the Press and circulation. The six editions of D.E.A. (Design Europeo Anteprima), the spaces of Via Vigevano and Ansaldo, the big parties have been irreplaceable
tuibili e felici; punto di riferimento nella città e nel paesaggio dei segni e delle trasformazioni che caratterizzano questi anni. Trasversalità, apertura, marginalità e centralità, artigianalità e industria, Milano e l’Europa, sono state per Zeus vettori dell’esperienza concretizzata in una collezione di prodotti, oggi più di ottanta, che rispondono a nuove categorie funzionali e di stile, mantenendo la fiducia nel rigore originario e nelle soluzioni formali, nell’utilizzo e nella qualità dei materiali, nella scelta dei colori. Interprete e protagonista di questa epoca di cambiamenti che, lo si voglia o meno, siamo tutti chiamati a vivere, Zeus è espressione di un modello italiano che, non si riduce al prodotto, ma fornisce indicazioni di comportamento. Attraverso l’esperienza Zeus desidera sottolineare un principio: le regole del gioco possono essere reinterpretate, e vale la pena farlo.
and happy meeting places for everybody, a point of reference in the city and in the landscape of signs and transformations that distinguish these years. Transverse, opening, marginality and centrality, craftsmanship and industry, Milan and Europe, have been for Zeus the carriers of experience founded in a collection of more than eighty products today, that respond to the new functional categories and style, holding true to the original rigour and the formal solutions, the use and the quality of materials, the choice of colours. Players and protagonists of this era of changes that whether one likes it or not one is forced to live in, Zeus is the expression of an Italian model that does not limit itself just to the product but supplies instructions for behaviour. By means of its experience, Zeus would like to underline a principle: the rules of the game may be reinterpreted, and it is worthwhile doing so.
41
1987 Lampada Arcade, design Roberto Marcatti.
1985 Poltrona, design Calatroni - Peregalli e panca Faenza, design Calatroni - Dooer.
1987 Da sinistra: Roberto Marcatti, Davide Mercatali, Ruben Mochi, Maurizio Peregalli.
42
Per Zeus, questa sì che è nuova!
For Zeus, this indeed is new!
di Mirella Clemencigh da Donna, settembre 1984
by Mirella Clemencigh from Donna, September 1984
E’ nata una nuova filosofia estetica che a Milano ha trovato uno spazio fisico nelle sembianze di Zeus. Costruito da personaggi milanesi che fin qui avevano lavorato individualmente - chi designer, chi grafico, chi stilista - Zeus vuole essere una prorompente proposta collettiva, il supermarket dell’informazione dentro uno spazio audace. E’ un negozio in cui questa libertà di intenti si sente dalla costruzione dello spazio al dettaglio degli arredi. Né high tech, né post modern, è un design di materiali industriali “sottomessi” da un intelligente lavoro manuale che carica di effetti “special” il ferro, la lamiera, l’intonaco. A progettarlo è stato Maurizio Peregalli che è anche il designer delle poltroncine, delle sedie, dei tavoli, di tutti gli oggetti presenti in negozio insieme alle cartelle di grafiche e alle tele di Maurizio Turchet e Sergio Calatroni e Antonio Miano. I primi due artisti si dilettano anche di moda: Turchet ha già disegnato T-shirt e abiti prodotti da Zeus, più con intenti di pittore che di stilista di moda.
A new aesthetic philosophy was born in Milan, that had found a physical space in the semblance of Zeus. Constructed by Milanese personages that up until then had worked individually - as a designer, as a graphic designer, as a stylist - Zeus aims at being an irrepressible joint proposal, the supermarket of information in an audacious space. It is a shop in which this freedom of intent is felt in the construction of the space and in the detail in the furnishings. Neither high tech nor post-modern, it is design done in industrial materials “subjugated” to intelligent manual work that loads the iron, steel sheets, plaster with “special” effects. It was designed by Maurizio Peregalli who is also the designer of the small armchairs, the chairs, the tables, all the objects found in the shop along with Maurizio Turchet’s, Sergio Calatroni’s and Antonio Miano’s canvases and graphic folders. The first two artists also dip into fashion: Turchet has already designed T-shirts and clothes produced by Zeus, with more of an artist’s purpose than that of a fashion designer.
2004 Sergio
Calatroni
L'avventura di Zeus è stata una storia di amici. Milano ci stava stretta. Avevamo bisogno di trovare il nostro spazio. Zeus era la nostra risposta ad un mondo che aveva regole troppo standard. Ognuno di noi aveva il suo Zeus personale in mente e nel cuore. Il suo piccolo sogno da accarezzare. Il tempo ha fatto il suo ricamo, come sempre.
2004 Sergio
Calatroni
The Zeus adventure was a story of friends. Milan was too small for us. We all needed to find our own space. Zeus was the answer to a world where rules were too standardised. Each of us had his own personal Zeus in their mind and in their heart. A small dream to caress. Time wove it's own embroidery, as always.
43
1987 Lampada Arcade, design Roberto Marcatti.
1985 Poltrona, design Calatroni - Peregalli e panca Faenza, design Calatroni - Dooer.
1987 Da sinistra: Roberto Marcatti, Davide Mercatali, Ruben Mochi, Maurizio Peregalli.
42
Per Zeus, questa sì che è nuova!
For Zeus, this indeed is new!
di Mirella Clemencigh da Donna, settembre 1984
by Mirella Clemencigh from Donna, September 1984
E’ nata una nuova filosofia estetica che a Milano ha trovato uno spazio fisico nelle sembianze di Zeus. Costruito da personaggi milanesi che fin qui avevano lavorato individualmente - chi designer, chi grafico, chi stilista - Zeus vuole essere una prorompente proposta collettiva, il supermarket dell’informazione dentro uno spazio audace. E’ un negozio in cui questa libertà di intenti si sente dalla costruzione dello spazio al dettaglio degli arredi. Né high tech, né post modern, è un design di materiali industriali “sottomessi” da un intelligente lavoro manuale che carica di effetti “special” il ferro, la lamiera, l’intonaco. A progettarlo è stato Maurizio Peregalli che è anche il designer delle poltroncine, delle sedie, dei tavoli, di tutti gli oggetti presenti in negozio insieme alle cartelle di grafiche e alle tele di Maurizio Turchet e Sergio Calatroni e Antonio Miano. I primi due artisti si dilettano anche di moda: Turchet ha già disegnato T-shirt e abiti prodotti da Zeus, più con intenti di pittore che di stilista di moda.
A new aesthetic philosophy was born in Milan, that had found a physical space in the semblance of Zeus. Constructed by Milanese personages that up until then had worked individually - as a designer, as a graphic designer, as a stylist - Zeus aims at being an irrepressible joint proposal, the supermarket of information in an audacious space. It is a shop in which this freedom of intent is felt in the construction of the space and in the detail in the furnishings. Neither high tech nor post-modern, it is design done in industrial materials “subjugated” to intelligent manual work that loads the iron, steel sheets, plaster with “special” effects. It was designed by Maurizio Peregalli who is also the designer of the small armchairs, the chairs, the tables, all the objects found in the shop along with Maurizio Turchet’s, Sergio Calatroni’s and Antonio Miano’s canvases and graphic folders. The first two artists also dip into fashion: Turchet has already designed T-shirts and clothes produced by Zeus, with more of an artist’s purpose than that of a fashion designer.
2004 Sergio
Calatroni
L'avventura di Zeus è stata una storia di amici. Milano ci stava stretta. Avevamo bisogno di trovare il nostro spazio. Zeus era la nostra risposta ad un mondo che aveva regole troppo standard. Ognuno di noi aveva il suo Zeus personale in mente e nel cuore. Il suo piccolo sogno da accarezzare. Il tempo ha fatto il suo ricamo, come sempre.
2004 Sergio
Calatroni
The Zeus adventure was a story of friends. Milan was too small for us. We all needed to find our own space. Zeus was the answer to a world where rules were too standardised. Each of us had his own personal Zeus in their mind and in their heart. A small dream to caress. Time wove it's own embroidery, as always.
43
1986 Centrotavola York, design George Sowden realizzato dall’artigiano Mario Maffi, nella foto a sinistra.
1986 Pagina del catalogo e invito della mostra.
44
E ora l’avanguardia fa la corte agli artigiani
And so now the avant-garde school is courting the craftsmen
da Il Piacere, 1986
from Il Piacere, 1986
Che fine ha fatto l’avanguardia? Il verdetto è difficile. Ma, giurano gli addetti ai lavori, qualcosa continua a muoversi. Tra gli esperimenti più interessanti dell’anno, c’è quello del gruppo Zeus che presenta in concomitanza con il Salone del mobile, una mostra realizzata con pezzi di una ventina di designer italiani e stranieri realizzati con la collaborazione di artigiani milanesi. Ad essere coinvolti in quello che, secondo molti, è un vero e proprio modo di concepire l’interior design, sono stati i più bei nomi del progetto d’avanguardia: dagli inglesi One Off ai tedeschi Quartett, a italiani come Nathalie Du Pasquier e gli stessi designer di Zeus. “Gli oggetti che presentiamo sono nati in modo completamente diverso rispetto ai moduli tradizionali” spiega Nicoletta Baucia di Zeus: “abbiamo fatto incontrare designer e artigiani, li abbiamo fatti conoscere, li abbiamo visti discutere. E solo dopo è nato, dal comune lavoro, il progetto definitivo. In questo modo abbiamo potuto dare voce all’antica manualità dell’artigiano, che dona all’oggetto uno spessore tutto particolare, un’assoluta accuratezza nella fattura, e lo fa contemporaneamente al nuovo linguaggio usato dai nostri progettisti”. Il risultato sono stati alcuni oggetti di fronte ai quali c’è già chi grida al miracolo d’inventiva.
What ever happened to the avant-garde school? The verdict is difficult to reach, but experts in the field swear that something is still alive. Among the more interesting experiments this year is the Zeus group that is holding, at the same time as the Salone del Mobile, an exhibition with pieces from around twenty Italian and foreign designers and in collaboration with Milanese artisans. Those involved, with what many define as a real and true way of perceiving interior design, were the most important names in the avant-garde project: from the English One Off to the Germans Quartett, to Italians such as Nathalie Du Pasquier and Zeus designers themselves. “The objects we are showing were born in a completely different way than the traditional forms”, Nicoletta Baucia from Zeus explains: “We have let artisans and designers meet, we let them get to know each other, we have seen them debate. And it was only after all that, from working together, that the final project was born. In this way we have been able to give voice to the ancient manual skill of the craftsman, who gives a special depth to the object, an absolute precision in manufacture, simultaneously with the use of a new language by our designers.” The result has been a number of objects in front of which there are already those who acclaim a miracle in inventiveness.
1986 Angoliera Tiger, design Nathalie Du Pasquier realizzata dall’artigiano Antonello Mulas.
45
1986 Centrotavola York, design George Sowden realizzato dall’artigiano Mario Maffi, nella foto a sinistra.
1986 Pagina del catalogo e invito della mostra.
44
E ora l’avanguardia fa la corte agli artigiani
And so now the avant-garde school is courting the craftsmen
da Il Piacere, 1986
from Il Piacere, 1986
Che fine ha fatto l’avanguardia? Il verdetto è difficile. Ma, giurano gli addetti ai lavori, qualcosa continua a muoversi. Tra gli esperimenti più interessanti dell’anno, c’è quello del gruppo Zeus che presenta in concomitanza con il Salone del mobile, una mostra realizzata con pezzi di una ventina di designer italiani e stranieri realizzati con la collaborazione di artigiani milanesi. Ad essere coinvolti in quello che, secondo molti, è un vero e proprio modo di concepire l’interior design, sono stati i più bei nomi del progetto d’avanguardia: dagli inglesi One Off ai tedeschi Quartett, a italiani come Nathalie Du Pasquier e gli stessi designer di Zeus. “Gli oggetti che presentiamo sono nati in modo completamente diverso rispetto ai moduli tradizionali” spiega Nicoletta Baucia di Zeus: “abbiamo fatto incontrare designer e artigiani, li abbiamo fatti conoscere, li abbiamo visti discutere. E solo dopo è nato, dal comune lavoro, il progetto definitivo. In questo modo abbiamo potuto dare voce all’antica manualità dell’artigiano, che dona all’oggetto uno spessore tutto particolare, un’assoluta accuratezza nella fattura, e lo fa contemporaneamente al nuovo linguaggio usato dai nostri progettisti”. Il risultato sono stati alcuni oggetti di fronte ai quali c’è già chi grida al miracolo d’inventiva.
What ever happened to the avant-garde school? The verdict is difficult to reach, but experts in the field swear that something is still alive. Among the more interesting experiments this year is the Zeus group that is holding, at the same time as the Salone del Mobile, an exhibition with pieces from around twenty Italian and foreign designers and in collaboration with Milanese artisans. Those involved, with what many define as a real and true way of perceiving interior design, were the most important names in the avant-garde project: from the English One Off to the Germans Quartett, to Italians such as Nathalie Du Pasquier and Zeus designers themselves. “The objects we are showing were born in a completely different way than the traditional forms”, Nicoletta Baucia from Zeus explains: “We have let artisans and designers meet, we let them get to know each other, we have seen them debate. And it was only after all that, from working together, that the final project was born. In this way we have been able to give voice to the ancient manual skill of the craftsman, who gives a special depth to the object, an absolute precision in manufacture, simultaneously with the use of a new language by our designers.” The result has been a number of objects in front of which there are already those who acclaim a miracle in inventiveness.
1986 Angoliera Tiger, design Nathalie Du Pasquier realizzata dall’artigiano Antonello Mulas.
45
1986 Tavolino, design Jasper Morrison realizzato dall’artigiano Mario VallÊ, nella foto sotto.
1986 Scatole, design Martin Szekely realizzate dall’artigiano Giulio Vasari.
46
47
1986 Tavolino, design Jasper Morrison realizzato dall’artigiano Mario VallÊ, nella foto sotto.
1986 Scatole, design Martin Szekely realizzate dall’artigiano Giulio Vasari.
46
47
1986 Installazione luminosa Luce dei miei occhi, design Danny Lane realizzata dall’artigiano Umberto Maifredi.
48
Designer più artigiano uguale oggetto artistico
Designer plus craftsman equals artistic object
di Francesca Pini
da Il Corriere della Sera, 17 luglio 1986
by Francesca Pini from Il Corriere della Sera, 17 July 1986
Angela Ghia e Susanna Runstedt fino a qualche mese fa non si conoscevano. La prima è un’artigiana del vetro e lavora nel quartiere di porta Ticinese, la seconda è una designer che vive e lavora in Svezia. Non si sarebbero forse mai incontrate se il gruppo Zeus che opera con la massima libertà produttiva nel campo del design non avesse pensato a una iniziativa: “Dea, Anteprima Design 86” con la quale ha affiancato artigiani del quartiere Ticinese che ancora sanno ben lavorare diversi materiali, a designer di fama europea. Questo abbinamento ha generato un rapporto di collaborazione artistica molto interessante, rivelando una adattabilità delle capacità manuali e tecniche alle nuove richieste inventive. Il gruppo Zeus vede in questa iniziativa gli elementi di sopravvivenza e rinascita dell’artigianato Anni 80. Questa operazione culturale è sfociata in una mostra, alla galleria Zeus, di oggetti a due dimensioni, una pratica, l’altra artistica. Sulla carta questi progetti erano spesso geometrie e segni grafici di non sempre facile lettura, ma le tecniche artigianali li hanno ben codificati e interpretati senza che se ne alterasse il senso, pur adeguandoli ai particolari tipi di lavorazione.
Angela Ghia and Susanna Runstedt up until a few months ago did not know each other. The first of the two is a glass craftswoman and works in the district called Porta Ticinese. The other is a designer who lives and works in Sweden. They may never have met if it had not been for the Zeus group, which works in total freedom of production in the design sector, who had thought up the enterprise: “DEA, Anteprima Design 86” in which they placed side by craftsmen from the Ticinese district, who still know how to work with the various materials, and famous European designers. This combination created a very interesting co-operative artistic relationship, revealing an adaptability to the new inventive requirements of manual and technique skills. The Zeus group sees the elements of survival and rebirth of the 80’s craftsmanship in this enterprise. The cultural manoeuvre oozed out of two dimensioned objects, one dimension of which is practical, the other is artistic, in an exhibition held at the Zeus gallery. On paper these projects were often geometric and the graphic symbols were not always easy reading, but the craft techniques codified and developed them well without changing their meaning while at the same time adapting them to various special kinds of workmanship.
1987 Sale e Pepe S & P - P & S, design Andreas Brandolini realizzato dall’artigiano Giuseppe Sironi, nella foto a sinistra.
La mano e l’idea
The mind and the hand
di Lidia Prandi e Mariaclara Goldschmiedt da Modo, n. 95 -1986
by Lidia Prandi and Mariaclara Goldschmiedt from Modo, no. 95 -1986
Zeus ha sede nel Ticinese - uno dei più vivi quartieri milanesi, con una precisa fisionomia di salde tradizioni - in un vecchio casamento ripristinato, con un bellissimo cortile “da artigiani”. Maurizio Peregalli, uno dei progettisti e fondatori del gruppo afferma il loro interesse a identificare e far riemergere quel patrimonio artigianale sommerso che non riesce a ricevere dalle punte avanzate del progetto gli stimoli per un salto di qualità. Zeus ha fatto quindi una chiamata all’appello degli artigiani cui ha affiancato giovani designer di diverse tendenze espressive. “E’ stato spesso il designer” dice Peregalli “ che si è adeguato alle capacità e alle tecniche di lavorazione del partner artigiano, in una operazione provocatoria, per ‘spiazzare’ la mentalità artigiana e indirizzarla verso l’area metodologica del progetto.”
Zeus has its studio in Ticinese - one of the most lively districts in Milan, with strong traditional features -in an old apartment house, with a wonderful “artisan” courtyard. Maurizio Peregalli, one of the designers and founders of the group, states their interest in identifying and making come to the surface that submerged artisan patrimony that is not able to get, from the remaining design points, the stimulus necessary to make a step up the ladder in quality. Zeus therefore made a roll call of all the artisans, who were supported by various young designers from different expressive trends. “It was more often the designer” says Peregalli “ who adapted to the skills and the work techniques of their artisan partner, in a provoking operation, to ‘shake’ the artisan mentality and to direct it towards a methodical area of design.”
49
1986 Installazione luminosa Luce dei miei occhi, design Danny Lane realizzata dall’artigiano Umberto Maifredi.
48
Designer più artigiano uguale oggetto artistico
Designer plus craftsman equals artistic object
di Francesca Pini
da Il Corriere della Sera, 17 luglio 1986
by Francesca Pini from Il Corriere della Sera, 17 July 1986
Angela Ghia e Susanna Runstedt fino a qualche mese fa non si conoscevano. La prima è un’artigiana del vetro e lavora nel quartiere di porta Ticinese, la seconda è una designer che vive e lavora in Svezia. Non si sarebbero forse mai incontrate se il gruppo Zeus che opera con la massima libertà produttiva nel campo del design non avesse pensato a una iniziativa: “Dea, Anteprima Design 86” con la quale ha affiancato artigiani del quartiere Ticinese che ancora sanno ben lavorare diversi materiali, a designer di fama europea. Questo abbinamento ha generato un rapporto di collaborazione artistica molto interessante, rivelando una adattabilità delle capacità manuali e tecniche alle nuove richieste inventive. Il gruppo Zeus vede in questa iniziativa gli elementi di sopravvivenza e rinascita dell’artigianato Anni 80. Questa operazione culturale è sfociata in una mostra, alla galleria Zeus, di oggetti a due dimensioni, una pratica, l’altra artistica. Sulla carta questi progetti erano spesso geometrie e segni grafici di non sempre facile lettura, ma le tecniche artigianali li hanno ben codificati e interpretati senza che se ne alterasse il senso, pur adeguandoli ai particolari tipi di lavorazione.
Angela Ghia and Susanna Runstedt up until a few months ago did not know each other. The first of the two is a glass craftswoman and works in the district called Porta Ticinese. The other is a designer who lives and works in Sweden. They may never have met if it had not been for the Zeus group, which works in total freedom of production in the design sector, who had thought up the enterprise: “DEA, Anteprima Design 86” in which they placed side by craftsmen from the Ticinese district, who still know how to work with the various materials, and famous European designers. This combination created a very interesting co-operative artistic relationship, revealing an adaptability to the new inventive requirements of manual and technique skills. The Zeus group sees the elements of survival and rebirth of the 80’s craftsmanship in this enterprise. The cultural manoeuvre oozed out of two dimensioned objects, one dimension of which is practical, the other is artistic, in an exhibition held at the Zeus gallery. On paper these projects were often geometric and the graphic symbols were not always easy reading, but the craft techniques codified and developed them well without changing their meaning while at the same time adapting them to various special kinds of workmanship.
1987 Sale e Pepe S & P - P & S, design Andreas Brandolini realizzato dall’artigiano Giuseppe Sironi, nella foto a sinistra.
La mano e l’idea
The mind and the hand
di Lidia Prandi e Mariaclara Goldschmiedt da Modo, n. 95 -1986
by Lidia Prandi and Mariaclara Goldschmiedt from Modo, no. 95 -1986
Zeus ha sede nel Ticinese - uno dei più vivi quartieri milanesi, con una precisa fisionomia di salde tradizioni - in un vecchio casamento ripristinato, con un bellissimo cortile “da artigiani”. Maurizio Peregalli, uno dei progettisti e fondatori del gruppo afferma il loro interesse a identificare e far riemergere quel patrimonio artigianale sommerso che non riesce a ricevere dalle punte avanzate del progetto gli stimoli per un salto di qualità. Zeus ha fatto quindi una chiamata all’appello degli artigiani cui ha affiancato giovani designer di diverse tendenze espressive. “E’ stato spesso il designer” dice Peregalli “ che si è adeguato alle capacità e alle tecniche di lavorazione del partner artigiano, in una operazione provocatoria, per ‘spiazzare’ la mentalità artigiana e indirizzarla verso l’area metodologica del progetto.”
Zeus has its studio in Ticinese - one of the most lively districts in Milan, with strong traditional features -in an old apartment house, with a wonderful “artisan” courtyard. Maurizio Peregalli, one of the designers and founders of the group, states their interest in identifying and making come to the surface that submerged artisan patrimony that is not able to get, from the remaining design points, the stimulus necessary to make a step up the ladder in quality. Zeus therefore made a roll call of all the artisans, who were supported by various young designers from different expressive trends. “It was more often the designer” says Peregalli “ who adapted to the skills and the work techniques of their artisan partner, in a provoking operation, to ‘shake’ the artisan mentality and to direct it towards a methodical area of design.”
49
1992 Sgabelli, Tavolo e Specchio della serie “Il grande pesce rosso”, design Maurizio Peregalli per Zeus Lab.
1992 Sgabello / contenitore A. F. design Martin Szekely per Zeus Lab.
50
Martin Szekely, 1992
Martin Szekely, 1992
Si tratta di tentare di riannodare le origini immaginarie di mobili costruiti con semplici assi che ricordano quelli contadini. Approfondendo così un linguaggio formale semplice, se non addirittura logoro, sfioro una memoria collettiva. Non invento forme, eseguo un lavoro di accostamento di segni in quel contesto che è la creazione di oggetti domestici e delle Arti Applicate.
In reality we are dealing with an attempt at renewing the imaginary origins of furniture built with simple planks of wood similar to those found in the countryside. By examining in greater detail a simple language of shape, that may even be worn out, I touch on a collective memory. I don’t invent shapes. I carry out work that consists in the matching together of signs in the context of the creation of household objects and of Applied Arts.
51
1992 Sgabelli, Tavolo e Specchio della serie “Il grande pesce rosso”, design Maurizio Peregalli per Zeus Lab.
1992 Sgabello / contenitore A. F. design Martin Szekely per Zeus Lab.
50
Martin Szekely, 1992
Martin Szekely, 1992
Si tratta di tentare di riannodare le origini immaginarie di mobili costruiti con semplici assi che ricordano quelli contadini. Approfondendo così un linguaggio formale semplice, se non addirittura logoro, sfioro una memoria collettiva. Non invento forme, eseguo un lavoro di accostamento di segni in quel contesto che è la creazione di oggetti domestici e delle Arti Applicate.
In reality we are dealing with an attempt at renewing the imaginary origins of furniture built with simple planks of wood similar to those found in the countryside. By examining in greater detail a simple language of shape, that may even be worn out, I touch on a collective memory. I don’t invent shapes. I carry out work that consists in the matching together of signs in the context of the creation of household objects and of Applied Arts.
51
1992 Porta-televisore Hotel Zeus TV Stand, design Ron Arad per Zeus Lab.
1992 Sedia Hotel Zeus, design Ron Arad per Zeus Lab.
52
di Stefano Casciani da Abitare, aprile 1992
by Stefano Casciani from Abitare, April 1992
Nel campo del mobile, il fenomeno Zeus ha significato negli anni Ottanta il connubio tra moda e design, con oggetti che trasmigrano indifferentemente dallo showroom degli stilisti alla casa. All’inizio degli anni Novanta, con Zeus Lab questo atteggiamento sembra trasformarsi in una maggiore attenzione alla ricerca di caratteristiche più domestiche dell’oggetto. Il nuovo settore del gruppo impiega gli stessi nomi che hanno già contribuito al suo successo (con l’eccezione del “nuovo” Martin Szekely), che qui si esercitano però sul legno: ne risultano oggetti non datati, apparentemente comodi e tutto sommato familiari. L’unico che non rinuncia alla stramberia è Ron Arad: conoscendone la bravura, dai sui schizzi ci si possono aspettare una sedia e un portatelevisore sorprendentemente funzionali.
In the field of furniture the Zeus phenomenon meant the union between fashion and design in the Eighties, with objects finding their way into fashion designer’s showrooms and homes alike. Now, at the start of the Nineties, Zeus Lab seems to be making greater efforts to giving objects a more domestic quality. In the group’s new sector the same names that have already contributed to the success of Zeus Lab (plus newcomer Martin Szekely), now turn their hands to wood: the result is a series of timeless, seemingly comfortable and all in all familiar objects. Ron Arad is the only one who can’t resist a little eccentricity: knowing his skill, we can expect that his sketches will translate into a surprisingly functional chair and TV unit.
53
1992 Porta-televisore Hotel Zeus TV Stand, design Ron Arad per Zeus Lab.
1992 Sedia Hotel Zeus, design Ron Arad per Zeus Lab.
52
di Stefano Casciani da Abitare, aprile 1992
by Stefano Casciani from Abitare, April 1992
Nel campo del mobile, il fenomeno Zeus ha significato negli anni Ottanta il connubio tra moda e design, con oggetti che trasmigrano indifferentemente dallo showroom degli stilisti alla casa. All’inizio degli anni Novanta, con Zeus Lab questo atteggiamento sembra trasformarsi in una maggiore attenzione alla ricerca di caratteristiche più domestiche dell’oggetto. Il nuovo settore del gruppo impiega gli stessi nomi che hanno già contribuito al suo successo (con l’eccezione del “nuovo” Martin Szekely), che qui si esercitano però sul legno: ne risultano oggetti non datati, apparentemente comodi e tutto sommato familiari. L’unico che non rinuncia alla stramberia è Ron Arad: conoscendone la bravura, dai sui schizzi ci si possono aspettare una sedia e un portatelevisore sorprendentemente funzionali.
In the field of furniture the Zeus phenomenon meant the union between fashion and design in the Eighties, with objects finding their way into fashion designer’s showrooms and homes alike. Now, at the start of the Nineties, Zeus Lab seems to be making greater efforts to giving objects a more domestic quality. In the group’s new sector the same names that have already contributed to the success of Zeus Lab (plus newcomer Martin Szekely), now turn their hands to wood: the result is a series of timeless, seemingly comfortable and all in all familiar objects. Ron Arad is the only one who can’t resist a little eccentricity: knowing his skill, we can expect that his sketches will translate into a surprisingly functional chair and TV unit.
53
1987 Copertina del catalogo e invito della mostra.
1987 Piatto meccanico Pesco fresco for Desco, design Jon Mills.
1987 Tavolo Rover table, design Ron Arad.
54
Il design internazionale si mette a tavola
International rendez-vous at the dining table
da Intramuros, 1987
from Intramuros, 1987
Tutto quello di cui avete bisogno per mettervi a tavola, compreso il tavolo. Questo il tema della presentazione di DEA realizzata da Zeus, che vede la partecipazione di One Off (Londra), Akaba (Barcellona), Quartett (Hannover), Idee (Tokyo) e Neotu (Parigi). La grande particolarità di questa presentazione sta nel fatto che la tavola sarà apparecchiata per una sola persona: è partendo dall’individuo, considerato nella sua specificità, che bisogna inventare i nuovi comportamenti, e non a livello di diktat sociali. Un pranzo che ogni partecipante presenta a modo suo, tenendo conto delle peculiarità reali ed immaginarie del proprio paese d’origine, nel rispetto di quella piccola cerimonia che è il pasto, ma anche alla ricerca di nuove posizioni conformi alla sua evoluzione. Saranno dunque messi in mostra gli “strumenti” del comfort quotidiano: il tavolo, il piatto che contiene e delimita il cibo, i bicchieri che esaltano il colore del vino, le posate che fanno da tramite alla fame.
All you need to sit down to eat, including the table. This is the topic of the DEA edition created by Zeus, that sees the participation of One Off (London) Akaba (Barcelona), Quartett (Hanover), Idee (Tokyo) and Neotu (Paris). The particular characteristic of this presentation lies in the fact that the table will be set for one person only: it is starting from the individual, considered in his specificity, that it is necessary to invent new behaviour patterns, and not at the level of social diktat. A lunch every participant shows in his own way, keeping in mind the real or imagined particularities of their own country of origin, respecting that little ceremony that is the meal, but also the search for new positions true to its evolution. Therefore the “instruments” of everyday comfort will be put on show: the table, the plate that holds and delimits the food, the glasses that exalt the colour of the wine, the cutlery that act as an intermediary to hunger.
55
1987 Copertina del catalogo e invito della mostra.
1987 Piatto meccanico Pesco fresco for Desco, design Jon Mills.
1987 Tavolo Rover table, design Ron Arad.
54
Il design internazionale si mette a tavola
International rendez-vous at the dining table
da Intramuros, 1987
from Intramuros, 1987
Tutto quello di cui avete bisogno per mettervi a tavola, compreso il tavolo. Questo il tema della presentazione di DEA realizzata da Zeus, che vede la partecipazione di One Off (Londra), Akaba (Barcellona), Quartett (Hannover), Idee (Tokyo) e Neotu (Parigi). La grande particolarità di questa presentazione sta nel fatto che la tavola sarà apparecchiata per una sola persona: è partendo dall’individuo, considerato nella sua specificità, che bisogna inventare i nuovi comportamenti, e non a livello di diktat sociali. Un pranzo che ogni partecipante presenta a modo suo, tenendo conto delle peculiarità reali ed immaginarie del proprio paese d’origine, nel rispetto di quella piccola cerimonia che è il pasto, ma anche alla ricerca di nuove posizioni conformi alla sua evoluzione. Saranno dunque messi in mostra gli “strumenti” del comfort quotidiano: il tavolo, il piatto che contiene e delimita il cibo, i bicchieri che esaltano il colore del vino, le posate che fanno da tramite alla fame.
All you need to sit down to eat, including the table. This is the topic of the DEA edition created by Zeus, that sees the participation of One Off (London) Akaba (Barcelona), Quartett (Hanover), Idee (Tokyo) and Neotu (Paris). The particular characteristic of this presentation lies in the fact that the table will be set for one person only: it is starting from the individual, considered in his specificity, that it is necessary to invent new behaviour patterns, and not at the level of social diktat. A lunch every participant shows in his own way, keeping in mind the real or imagined particularities of their own country of origin, respecting that little ceremony that is the meal, but also the search for new positions true to its evolution. Therefore the “instruments” of everyday comfort will be put on show: the table, the plate that holds and delimits the food, the glasses that exalt the colour of the wine, the cutlery that act as an intermediary to hunger.
55
1987 Tavolo Tabula Rasa, design Ginbande.
1987 Porta bottiglie, design Robert Wettstein.
1987 Posate, design Cusatelli - Marcatti.
1987 Sedia in legno e poliuretano autopellante, design Peregalli, De ponte, Gianuizzi.
2004 Uwe
56
Fischer
Vent’anni fa il Salone si teneva ancora a settembre. Al ritorno dalle ferie, era il 1985, fui invitato quasi casualmente da Zeus. Dopo una visita piuttosto deludente alla fiera – allora ero ancora uno studente – sembrava che il vero centro del mondo del design internazionale si trovasse in via Vigevano. Migliaia di persone che si accalcavano, spingevano, una via bloccata, guardie al portone d’ingresso sopraffatte dalla folla, in passato avevo vissuto qualcosa di simile solo a un concerto rock. Vedere per la prima volta “dal vivo” Castiglioni, Magistretti, Sottsass, Zanuso e molte altre leggende del design mi ha lasciato un’impressione indelebile. Fui particolarmente colpito sia da Ron Arad del gruppo One Off, allora ancora piuttosto sconosciuto, che da Zeus con i suoi progetti sobri realizzati rigorosamente in nero. Gli anni precedenti, segnati da Memphis, finivano di colpo qui. Due anni dopo, era il 1987, fui nuovamente invi-
2004 Uwe
Fischer
Twenty years ago the “Salone” Furniture Fair was still held in September. Upon my return after the holidays, in 1985, I was invited on an almost casual level by Zeus. After a rather disappointing visit to the Fair, at that time I was still a student, it appeared that it was there in Via Vigevano where the real world centre of international design was to be found. For this reason, thousands of people were pushing one another, the street was blocked, and there were busy guards at the main entrance. In the past I had only experienced something similar at a rock concert. Seeing for the first time “live”, Castiglioni, Magistretti, Sottsass, Zanuso and many other legends left me with a persistent impression. Ron Arad, at that time still quite unknown and a stable member of the One Off group, amazed me as much as the simple Zeus products completely realised in black. The previous years, marked by Memphis, finished all of a sudden here. Two years later, in 1987, I was once again invited
tato in questo posto magico, questa volta come Ginbande per lavorare a una mostra collettiva. Era il massimo che potessi aspettarmi. Fu in occasione di quella mostra e di altre due successive che nacquero il tavolo Tabula Rasa, il tavolo Tabula Varia e la lampada Enterprise e questo ha significato per me l’ingresso nel mondo del design e dei suoi protagonisti. Nel frattempo sono passati vent’anni e tutto è sempre più un ricordo. Rimane però il rispetto, il riconoscimento e soprattutto le amicizie, che sono vive oggi come allora. Rispetto per l’appassionato lavoro degli ‘artefici di Zeus’, che hanno continuato a sviluppare la collezione nel corso degli anni e che sono rimasti fedeli a se stessi nonostante le innumerevoli difficoltà. Riconoscimento per l’impegno costante di offrire ai giovani designer internazionali una vetrina per esporre i loro lavori. Amicizia per i protagonisti Nicoletta e Maurizio, che rivedo ogni volta con piacere, anche se troppo raramente!
to this magical place, this time under the name of Ginbande, in order to work at a general exhibition. It was everything that I could have hoped for. It was during that exhibition and also the following two that the “Tabula Rasa” table, the “Tabula Varia” table and the Enterprise lamp came into being and for me this meant the entrance into the world of design and of its protagonists. In the meantime twenty years have passed by and by now it is only a distant memory. However some things still remain; respect, recognition and above all friendship, all of which are valid today just like they were in the past. Respect for the passion for the work carried out by the creators of Zeus who have continued to develop the collection during the course of years and who have remained faithful despite difficulties. Recognition for the commitment in offering young international designers an expository platform. Friendship for the protagonists, Nicoletta and Maurizio, who with immense pleasure I see again every time – even though this occurs always less and less!!
57
1987 Tavolo Tabula Rasa, design Ginbande.
1987 Porta bottiglie, design Robert Wettstein.
1987 Posate, design Cusatelli - Marcatti.
1987 Sedia in legno e poliuretano autopellante, design Peregalli, De ponte, Gianuizzi.
2004 Uwe
56
Fischer
Vent’anni fa il Salone si teneva ancora a settembre. Al ritorno dalle ferie, era il 1985, fui invitato quasi casualmente da Zeus. Dopo una visita piuttosto deludente alla fiera – allora ero ancora uno studente – sembrava che il vero centro del mondo del design internazionale si trovasse in via Vigevano. Migliaia di persone che si accalcavano, spingevano, una via bloccata, guardie al portone d’ingresso sopraffatte dalla folla, in passato avevo vissuto qualcosa di simile solo a un concerto rock. Vedere per la prima volta “dal vivo” Castiglioni, Magistretti, Sottsass, Zanuso e molte altre leggende del design mi ha lasciato un’impressione indelebile. Fui particolarmente colpito sia da Ron Arad del gruppo One Off, allora ancora piuttosto sconosciuto, che da Zeus con i suoi progetti sobri realizzati rigorosamente in nero. Gli anni precedenti, segnati da Memphis, finivano di colpo qui. Due anni dopo, era il 1987, fui nuovamente invi-
2004 Uwe
Fischer
Twenty years ago the “Salone” Furniture Fair was still held in September. Upon my return after the holidays, in 1985, I was invited on an almost casual level by Zeus. After a rather disappointing visit to the Fair, at that time I was still a student, it appeared that it was there in Via Vigevano where the real world centre of international design was to be found. For this reason, thousands of people were pushing one another, the street was blocked, and there were busy guards at the main entrance. In the past I had only experienced something similar at a rock concert. Seeing for the first time “live”, Castiglioni, Magistretti, Sottsass, Zanuso and many other legends left me with a persistent impression. Ron Arad, at that time still quite unknown and a stable member of the One Off group, amazed me as much as the simple Zeus products completely realised in black. The previous years, marked by Memphis, finished all of a sudden here. Two years later, in 1987, I was once again invited
tato in questo posto magico, questa volta come Ginbande per lavorare a una mostra collettiva. Era il massimo che potessi aspettarmi. Fu in occasione di quella mostra e di altre due successive che nacquero il tavolo Tabula Rasa, il tavolo Tabula Varia e la lampada Enterprise e questo ha significato per me l’ingresso nel mondo del design e dei suoi protagonisti. Nel frattempo sono passati vent’anni e tutto è sempre più un ricordo. Rimane però il rispetto, il riconoscimento e soprattutto le amicizie, che sono vive oggi come allora. Rispetto per l’appassionato lavoro degli ‘artefici di Zeus’, che hanno continuato a sviluppare la collezione nel corso degli anni e che sono rimasti fedeli a se stessi nonostante le innumerevoli difficoltà. Riconoscimento per l’impegno costante di offrire ai giovani designer internazionali una vetrina per esporre i loro lavori. Amicizia per i protagonisti Nicoletta e Maurizio, che rivedo ogni volta con piacere, anche se troppo raramente!
to this magical place, this time under the name of Ginbande, in order to work at a general exhibition. It was everything that I could have hoped for. It was during that exhibition and also the following two that the “Tabula Rasa” table, the “Tabula Varia” table and the Enterprise lamp came into being and for me this meant the entrance into the world of design and of its protagonists. In the meantime twenty years have passed by and by now it is only a distant memory. However some things still remain; respect, recognition and above all friendship, all of which are valid today just like they were in the past. Respect for the passion for the work carried out by the creators of Zeus who have continued to develop the collection during the course of years and who have remained faithful despite difficulties. Recognition for the commitment in offering young international designers an expository platform. Friendship for the protagonists, Nicoletta and Maurizio, who with immense pleasure I see again every time – even though this occurs always less and less!!
57
1995 Nuovo show-room Zeus in corso San Gottardo.
1992 Nuovo negozio Zeus in corso Genova, progettato da Maurizio Peregalli realizzato da Lavori in corso.
58
di Petra Schwab da Design Report, luglio 1995
by Petra Schwab from Design Report, July 1995
Chiamarsi “Zeus” vuol dire necessariamente avere la fortuna dalla propria parte. Per dieci anni l’azienda italiana ha presentato ai visitatori collezioni di mobili di design d’avanguardia in uno scantinato enorme ma altrettanto buio. Straordinaria era l’inaugurazione dell’esposizione annuale allestita da Zeus in concomitanza con il Salone del mobile di Milano. Era la festa per eccellenza, un autentico must. Quest’anno Maurizio Peregalli, è raggiante. Finalmente può invitare nel suo nuovo showroom gli innumerevoli ospiti al suo vernissage durante il Salone del mobile. Zeus è cresciuta, si è trasferita in un salone inondato di luce, in un contesto di architettura industriale nostalgico e onirico. Allo showroom Zeus di 650 metri quadrati si accede dalla rampa di un ex garage. Entrando, la prima cosa che colpisce sono le dimensioni dello spazio. L’attenzione poi si sposta al pavimento di cemento liscio, blu. Un’area di 50 metri quadrati è riservata al lavoro di progettazione e d’ufficio. I nuovi spazi di Zeus sono vicini alla sede precedente, nel quartiere popolare e vivace di Porta Ticinese, dove esistono bar alla moda, ma anche semplici ristoranti e vecchi cortili interni con bei giardini che immergono il visitatore in un’atmosfera molto distante dalla dimensione metropolitana. La giovane azienda ha qui le sue radici.
To be called “Zeus” means to have luck on your side. For ten years the Italian company had proposed to visitors avant-garde design furniture collections in an enormous and equally dark basement. Extraordinary was the annual show opening set up by “Zeus” in concomitance with the furniture show of Milan. It was the party par excellence, an authentic must. This year Maurizio Peregalli was radiant. For the first time ever he was able to invite the numerous guests of the vernissage to his new showroom during the furniture show. Zeus has grown, it has moved to a studio bathed in light, in a context of industrial architecture nostalgic and oneiric. The entrance to the 650 squared metre Zeus showroom is through the ramp of an ex-garage. As you enter, the first thing you notice is the size of the premises. Your attention is then drawn to the floor made in smooth cement and blue in colour. An area of 50 squared metres has been set apart for the day to day designing and office work. The new spaces of Zeus are located in the near vicinity of the previous office site, in the popular and lively area of Portal Ticinese, where there are fashionable cafés of every kind, but also simple restaurants and, particularly ,internal courtyards with gardens that immerge the visitor in a far away atmosphere far from the metropolitan dimensions. It is here that the young company has its roots.
59
1995 Nuovo show-room Zeus in corso San Gottardo.
1992 Nuovo negozio Zeus in corso Genova, progettato da Maurizio Peregalli realizzato da Lavori in corso.
58
di Petra Schwab da Design Report, luglio 1995
by Petra Schwab from Design Report, July 1995
Chiamarsi “Zeus” vuol dire necessariamente avere la fortuna dalla propria parte. Per dieci anni l’azienda italiana ha presentato ai visitatori collezioni di mobili di design d’avanguardia in uno scantinato enorme ma altrettanto buio. Straordinaria era l’inaugurazione dell’esposizione annuale allestita da Zeus in concomitanza con il Salone del mobile di Milano. Era la festa per eccellenza, un autentico must. Quest’anno Maurizio Peregalli, è raggiante. Finalmente può invitare nel suo nuovo showroom gli innumerevoli ospiti al suo vernissage durante il Salone del mobile. Zeus è cresciuta, si è trasferita in un salone inondato di luce, in un contesto di architettura industriale nostalgico e onirico. Allo showroom Zeus di 650 metri quadrati si accede dalla rampa di un ex garage. Entrando, la prima cosa che colpisce sono le dimensioni dello spazio. L’attenzione poi si sposta al pavimento di cemento liscio, blu. Un’area di 50 metri quadrati è riservata al lavoro di progettazione e d’ufficio. I nuovi spazi di Zeus sono vicini alla sede precedente, nel quartiere popolare e vivace di Porta Ticinese, dove esistono bar alla moda, ma anche semplici ristoranti e vecchi cortili interni con bei giardini che immergono il visitatore in un’atmosfera molto distante dalla dimensione metropolitana. La giovane azienda ha qui le sue radici.
To be called “Zeus” means to have luck on your side. For ten years the Italian company had proposed to visitors avant-garde design furniture collections in an enormous and equally dark basement. Extraordinary was the annual show opening set up by “Zeus” in concomitance with the furniture show of Milan. It was the party par excellence, an authentic must. This year Maurizio Peregalli was radiant. For the first time ever he was able to invite the numerous guests of the vernissage to his new showroom during the furniture show. Zeus has grown, it has moved to a studio bathed in light, in a context of industrial architecture nostalgic and oneiric. The entrance to the 650 squared metre Zeus showroom is through the ramp of an ex-garage. As you enter, the first thing you notice is the size of the premises. Your attention is then drawn to the floor made in smooth cement and blue in colour. An area of 50 squared metres has been set apart for the day to day designing and office work. The new spaces of Zeus are located in the near vicinity of the previous office site, in the popular and lively area of Portal Ticinese, where there are fashionable cafés of every kind, but also simple restaurants and, particularly ,internal courtyards with gardens that immerge the visitor in a far away atmosphere far from the metropolitan dimensions. It is here that the young company has its roots.
59
1986 Installazione di sedie Zeus sul tetto dello show-room di via Vigevano.
1986 Sedia in metallo, design Maurizio Peregalli. Sotto: gruppo Zeus sulle scale di via Vigevano.
2004 Cristina
Morozzi
Un compleanno è sempre occasione d’amarcord. Di un riandare nel tempo per lucidare i ricordi appannati. E’ una pausa, uno iato che restituisce al tempo la sua prospettiva. Una fermata nell’avanzare inesorabile per respirare un po’ di memoria. Come in un filmato riavvolto le immagini scorrono e si confondono: volti, oggetti, luoghi, umori… C’è chi, da archivista, ha tendenza a rimettere tutto in ordine, classificando, catalogando, ridisegnando i confini, attribuendo etichette. Chi, al contrario, preferisce il disordine del ricordo sentimentale, le immagini sfuocate dall’oblio, i volti senza nome, gli eventi senza date. I vent’anni di Zeus sono i miei vent’anni di formazione nel design. Disciplina cui mi sono affacciata per caso e che è diventata la mia lente di lettura. Zeus con le sue mostre, con i personaggi che vi gravitavano attorno, calamitati, non solo dalle iniziative, ma da una generosità d’ intenti e di visioni, è stato una sorta di famiglia, conviviale e conflit-
60
2004 Cristina
Morozzi
A birthday is always an occasion for loving recollections. A time to go back in time to polish dulled memories. It is a break, a hiatus that gives prospective back to time. A stop in the relentless march to breathe in a bit of memory. Like a rewinding film, images flash by and faces, things, places, moods are mixed together... There is someone who, as all good archivists do, has the tendency to tidy everything up, classifying, cataloguing, redrawing the borders, sticking on labels. There is another who, on the other hand, prefers untidiness to sentimental memories, images blurred by oblivion, faces with no name, events with no date. Zeus’ twenty years are the twenty years of my education in design. A discipline I fell into by mistake and that has become the lens through which I look. Zeus with its shows, famous figures that hover around it, magnets, not only to the initiatives, but also to the generosity of intent and vision. It was a sort of family convivial and conflictual,
tuale, che mi ha allevato e, con me, tanti altri. Ha rappresentato l’appartenenza ad un’idea di progetto aperto ai più vari linguaggi. E’ stato ed è il luogo dove è possibile l’incontro di visioni e di pensieri sul design, sulla produzione, sulla distribuzione e sulla comunicazione. Il luogo del confronto senza scontro. E’ stato un laboratorio formativo che ha prodotto grandi libertà espressive. Che ha plasmato senza condizionare. Ha creato un clima ed un vocabolario che molto hanno influito sul destino del design. Non ha redatto manifesti, elaborato documenti, ma ha favorito l’incontro delle persone e la circolazione d’idee. Ha dato forma a delle aspirazioni. E’ stato un attrattore d’idee e sperimentazioni, senza essere un’istituzione. Vincenzo Agnetti diceva che bisogna “dimenticare a memoria”. E cioè servirsi della memoria, non per rammentare e ripetere, ma per costruire progetti nuovi. Poiché ogni compleanno è occasione d’auguri e di profezie, il mio augurio è che Zeus sia ancora Zeus, anche se i tempi e gli umori sono mutati. Vent’anni, non per girare indietro le lancette dell’orologio, o per fare bilanci, ma come serbatoio d’energia per continuare ad operare con sensibilità, discrezione e generosità. Per mettere anche nei gesti più quotidiani quel patrimonio d’esperienze e d’entusiasmi, per lasciar filtrare anche negli oggetti più semplici quel tessuto narrativo.
that brought me, and many others, up. It stood for belonging to a design project open to various forms of language. It was and still is a place where it is possible for visions and thoughts on design, on production, on distribution and on communication, to meet. A place for comparison without any conflict. It was an educating laboratory that had produced great expressive freedoms, that had shaped with no conditions tied to it. It created a climate and a vocabulary that had a strong impact on the destiny of design. It didn’t draft advertisements nor elaborate documents, but favoured the meeting of people and the diffusion of ideas. It gave shape to aspirations. It was an idea, an experiment attraction, without being an institution. Vincenzo Agnetti used to say that it was necessary to “forget off by heart” that is, to use memory to build new projects, not to remind or repeat, but to build completely new projects. Seeing as every birthday is an occasion for best wishes and prophecies, my wish is that Zeus will still be Zeus, even if times and moods have changed. Twenty years, not to put back the hands on the clock nor for weighing in the balance, but like a reservoir of energy to continue to work with sensitivity, discretion and generosity. To place in the more day to day actions that patrimony of experiences and enthusiasm to let seep through also into the more simple objects that special narrative fabric.
61
1986 Installazione di sedie Zeus sul tetto dello show-room di via Vigevano.
1986 Sedia in metallo, design Maurizio Peregalli. Sotto: gruppo Zeus sulle scale di via Vigevano.
2004 Cristina
Morozzi
Un compleanno è sempre occasione d’amarcord. Di un riandare nel tempo per lucidare i ricordi appannati. E’ una pausa, uno iato che restituisce al tempo la sua prospettiva. Una fermata nell’avanzare inesorabile per respirare un po’ di memoria. Come in un filmato riavvolto le immagini scorrono e si confondono: volti, oggetti, luoghi, umori… C’è chi, da archivista, ha tendenza a rimettere tutto in ordine, classificando, catalogando, ridisegnando i confini, attribuendo etichette. Chi, al contrario, preferisce il disordine del ricordo sentimentale, le immagini sfuocate dall’oblio, i volti senza nome, gli eventi senza date. I vent’anni di Zeus sono i miei vent’anni di formazione nel design. Disciplina cui mi sono affacciata per caso e che è diventata la mia lente di lettura. Zeus con le sue mostre, con i personaggi che vi gravitavano attorno, calamitati, non solo dalle iniziative, ma da una generosità d’ intenti e di visioni, è stato una sorta di famiglia, conviviale e conflit-
60
2004 Cristina
Morozzi
A birthday is always an occasion for loving recollections. A time to go back in time to polish dulled memories. It is a break, a hiatus that gives prospective back to time. A stop in the relentless march to breathe in a bit of memory. Like a rewinding film, images flash by and faces, things, places, moods are mixed together... There is someone who, as all good archivists do, has the tendency to tidy everything up, classifying, cataloguing, redrawing the borders, sticking on labels. There is another who, on the other hand, prefers untidiness to sentimental memories, images blurred by oblivion, faces with no name, events with no date. Zeus’ twenty years are the twenty years of my education in design. A discipline I fell into by mistake and that has become the lens through which I look. Zeus with its shows, famous figures that hover around it, magnets, not only to the initiatives, but also to the generosity of intent and vision. It was a sort of family convivial and conflictual,
tuale, che mi ha allevato e, con me, tanti altri. Ha rappresentato l’appartenenza ad un’idea di progetto aperto ai più vari linguaggi. E’ stato ed è il luogo dove è possibile l’incontro di visioni e di pensieri sul design, sulla produzione, sulla distribuzione e sulla comunicazione. Il luogo del confronto senza scontro. E’ stato un laboratorio formativo che ha prodotto grandi libertà espressive. Che ha plasmato senza condizionare. Ha creato un clima ed un vocabolario che molto hanno influito sul destino del design. Non ha redatto manifesti, elaborato documenti, ma ha favorito l’incontro delle persone e la circolazione d’idee. Ha dato forma a delle aspirazioni. E’ stato un attrattore d’idee e sperimentazioni, senza essere un’istituzione. Vincenzo Agnetti diceva che bisogna “dimenticare a memoria”. E cioè servirsi della memoria, non per rammentare e ripetere, ma per costruire progetti nuovi. Poiché ogni compleanno è occasione d’auguri e di profezie, il mio augurio è che Zeus sia ancora Zeus, anche se i tempi e gli umori sono mutati. Vent’anni, non per girare indietro le lancette dell’orologio, o per fare bilanci, ma come serbatoio d’energia per continuare ad operare con sensibilità, discrezione e generosità. Per mettere anche nei gesti più quotidiani quel patrimonio d’esperienze e d’entusiasmi, per lasciar filtrare anche negli oggetti più semplici quel tessuto narrativo.
that brought me, and many others, up. It stood for belonging to a design project open to various forms of language. It was and still is a place where it is possible for visions and thoughts on design, on production, on distribution and on communication, to meet. A place for comparison without any conflict. It was an educating laboratory that had produced great expressive freedoms, that had shaped with no conditions tied to it. It created a climate and a vocabulary that had a strong impact on the destiny of design. It didn’t draft advertisements nor elaborate documents, but favoured the meeting of people and the diffusion of ideas. It gave shape to aspirations. It was an idea, an experiment attraction, without being an institution. Vincenzo Agnetti used to say that it was necessary to “forget off by heart” that is, to use memory to build new projects, not to remind or repeat, but to build completely new projects. Seeing as every birthday is an occasion for best wishes and prophecies, my wish is that Zeus will still be Zeus, even if times and moods have changed. Twenty years, not to put back the hands on the clock nor for weighing in the balance, but like a reservoir of energy to continue to work with sensitivity, discretion and generosity. To place in the more day to day actions that patrimony of experiences and enthusiasm to let seep through also into the more simple objects that special narrative fabric.
61
1986 Allestimento nel cortile di Via Vigevano. Lampade di Marcatti, Peregalli e Theill.
1989 Sedia Ciripà, design Maurizio Peregalli. 1986 Lampada Ares, design Roberto Marcatti.
2004 Roberto
62
Marcatti
Partecipare nel 1984, fresco di uno stage con Frank Gehry e Claes Oldenburg e di laurea in architettura, alla nascita del gruppo Zeus, è stato per un ragazzo di 24 anni qualcosa di inaspettato, e di grande emozione. Mi ricordo ancora la presentazione a Udine al Promosedia della prima collezione di sedie disegnate da Maurizio, e fu un successo, e in seguito la grande festa durante il primo fuori Salone del mobile dove il gruppo Zeus proponeva con l’apertura al pubblico di tutti i suoi spazi di via Vigevano: il negozio, la galleria, lo studio, lo show-room di moda, i nuovi prodotti. Era una fucina di proposte e di forti sensazioni. Nicoletta, Maurizio, Ettore, Walter, Sergio, Marco, Mizio, Davide, Rossana, Cinzia, ognuno per la propria competenza dava il suo apporto, uniti da una voglia di comunicare il nuovo concetto di autoproduzione che comprendeva arte, moda, design. Nessuno prima di allora aveva disegnato, prodotto e venduto, creando una rete di vendita in tutto il mondo. Per me, nel mio piccolo, grandi soddisfazioni: le due lampade Ares e Arcade, minimali nel segno e semplici nella forma, hanno a giudizio di critici e giornalisti lasciato un segno, inserite ovunque, pubblicate su tutte le riviste, segnalate in libri e recensioni, scelte per le collezioni e le esposizioni in diversi musei internazionali. Ritrovare i propri oggetti segnalati come “oggettitotem” tra le realizzazioni di Mario Botta, di Ettore Sottsass, e di Philippe Starck mi sembrava incredibile. In seguito ho avuto ancora la possibilità di disegnare il tavolo Radius con Maurizio, e altri oggetti che comunque hanno dato continuità alla collezione. Buon compleanno Zeus.
2004 Roberto
Marcatti
To take part, in 1984, fresh from a stage with Frank Gehry and Claes Oldenburg and from a degree in architecture, in the birth of the Zeus group, was for a 24 year old young man something unexpected and full of emotion. I still remember the presentation at Udine at the Promosedia of the first collection of chairs designed by Maurizio and it was a success; the party that followed during the first external furniture showroom where the Zeus group put forward the opening of all its spaces in via Vigevano to the public: the shop, the gallery, the studio, the fashion showroom, the new products. It was a mine of new ideas and strong emotions. Nicoletta, Maurizio, Ettore, Walter, Sergio, Marco, Mizio, Davide, Rossana, Cinzia, each according to his or her expertise gave its contribution, united by a desire to communicate the new concept of autoproduction to the outside world, that included Art, Fashion, Design. Nobody had ever before designed, produced and sold creating a sales network all over the world. In my own small way, there were great satisfactions for me, the two lamps Ares and Arcade, minimal in sign and simple in shape, have according to the critics and journalists left a mark: been introduced everywhere, published in all the magazines, highlighted in books and reviews, chosen for collections and exhibitions in various international museums. To come across ones own objects marked as “totem-objects” amidst the creations of Mario Botta, Ettore Sottsass and Philippe Starck, seemed too good to be true. Later again I had the opportunity of designing the Radius table with Maurizio, and other objects that in any case have given continuity to the collection. Happy Birthday Zeus.
2004 Ursula
Dietz
Lavoravo ad Amburgo quando è nato Zeus e la notizia è arrivata presto anche là: un gruppo di giovani designer decide di prendere in mano i propri progetti, occuparsi della realizzazione, della distribuzione, di tutto insomma. La sede è nel quartiere Ticinese, sui navigli, zona abitata da molti artigiani. La produzione Zeus si caratterizza subito per il disegno forte e semplice. Tavoli, sedie, sgabelli sono fatti con materiali tecnologici e poveri, molto minimal, si sarebbe detto qualche anno dopo. Da quando vivo a Milano ho potuto apprezzare da vicino - tra molte altre cose - l’apertura di Zeus verso i giovani: i nuovi designer-imprenditori hanno sempre condiviso il loro spazio e le loro esperienze con giovani designer e artisti nei vari ambiti del progetto. E con loro hanno realizzato bellissime mostre, sempre seguite da divertenti e memorabili feste.
2004 Ursula
Dietz
I was working in Hamburg when Zeus was born and the news soon arrived there: a group of young designers decided to take their own projects in hand, to look after the realisation, the distribution, everything basically. The office is in the Ticinese area on the Navigli where many artisans live. Zeus production is immediately distinguished by the strong and simple design. Tables, chairs, stools are made with technological and poor materials, very minimal, as they would have been described some years later. Since I have been living in Milan, I have had the chance to appreciate up close -among many other things - the opening of Zeus to young people: the new designers-entrepreneurs have always shared their space and their experience with young designers and artists in the various project stages. They together mounted beautiful exhibitions, always followed by enjoyable and memorable parties.
63
1986 Allestimento nel cortile di Via Vigevano. Lampade di Marcatti, Peregalli e Theill.
1989 Sedia Ciripà, design Maurizio Peregalli. 1986 Lampada Ares, design Roberto Marcatti.
2004 Roberto
62
Marcatti
Partecipare nel 1984, fresco di uno stage con Frank Gehry e Claes Oldenburg e di laurea in architettura, alla nascita del gruppo Zeus, è stato per un ragazzo di 24 anni qualcosa di inaspettato, e di grande emozione. Mi ricordo ancora la presentazione a Udine al Promosedia della prima collezione di sedie disegnate da Maurizio, e fu un successo, e in seguito la grande festa durante il primo fuori Salone del mobile dove il gruppo Zeus proponeva con l’apertura al pubblico di tutti i suoi spazi di via Vigevano: il negozio, la galleria, lo studio, lo show-room di moda, i nuovi prodotti. Era una fucina di proposte e di forti sensazioni. Nicoletta, Maurizio, Ettore, Walter, Sergio, Marco, Mizio, Davide, Rossana, Cinzia, ognuno per la propria competenza dava il suo apporto, uniti da una voglia di comunicare il nuovo concetto di autoproduzione che comprendeva arte, moda, design. Nessuno prima di allora aveva disegnato, prodotto e venduto, creando una rete di vendita in tutto il mondo. Per me, nel mio piccolo, grandi soddisfazioni: le due lampade Ares e Arcade, minimali nel segno e semplici nella forma, hanno a giudizio di critici e giornalisti lasciato un segno, inserite ovunque, pubblicate su tutte le riviste, segnalate in libri e recensioni, scelte per le collezioni e le esposizioni in diversi musei internazionali. Ritrovare i propri oggetti segnalati come “oggettitotem” tra le realizzazioni di Mario Botta, di Ettore Sottsass, e di Philippe Starck mi sembrava incredibile. In seguito ho avuto ancora la possibilità di disegnare il tavolo Radius con Maurizio, e altri oggetti che comunque hanno dato continuità alla collezione. Buon compleanno Zeus.
2004 Roberto
Marcatti
To take part, in 1984, fresh from a stage with Frank Gehry and Claes Oldenburg and from a degree in architecture, in the birth of the Zeus group, was for a 24 year old young man something unexpected and full of emotion. I still remember the presentation at Udine at the Promosedia of the first collection of chairs designed by Maurizio and it was a success; the party that followed during the first external furniture showroom where the Zeus group put forward the opening of all its spaces in via Vigevano to the public: the shop, the gallery, the studio, the fashion showroom, the new products. It was a mine of new ideas and strong emotions. Nicoletta, Maurizio, Ettore, Walter, Sergio, Marco, Mizio, Davide, Rossana, Cinzia, each according to his or her expertise gave its contribution, united by a desire to communicate the new concept of autoproduction to the outside world, that included Art, Fashion, Design. Nobody had ever before designed, produced and sold creating a sales network all over the world. In my own small way, there were great satisfactions for me, the two lamps Ares and Arcade, minimal in sign and simple in shape, have according to the critics and journalists left a mark: been introduced everywhere, published in all the magazines, highlighted in books and reviews, chosen for collections and exhibitions in various international museums. To come across ones own objects marked as “totem-objects” amidst the creations of Mario Botta, Ettore Sottsass and Philippe Starck, seemed too good to be true. Later again I had the opportunity of designing the Radius table with Maurizio, and other objects that in any case have given continuity to the collection. Happy Birthday Zeus.
2004 Ursula
Dietz
Lavoravo ad Amburgo quando è nato Zeus e la notizia è arrivata presto anche là: un gruppo di giovani designer decide di prendere in mano i propri progetti, occuparsi della realizzazione, della distribuzione, di tutto insomma. La sede è nel quartiere Ticinese, sui navigli, zona abitata da molti artigiani. La produzione Zeus si caratterizza subito per il disegno forte e semplice. Tavoli, sedie, sgabelli sono fatti con materiali tecnologici e poveri, molto minimal, si sarebbe detto qualche anno dopo. Da quando vivo a Milano ho potuto apprezzare da vicino - tra molte altre cose - l’apertura di Zeus verso i giovani: i nuovi designer-imprenditori hanno sempre condiviso il loro spazio e le loro esperienze con giovani designer e artisti nei vari ambiti del progetto. E con loro hanno realizzato bellissime mostre, sempre seguite da divertenti e memorabili feste.
2004 Ursula
Dietz
I was working in Hamburg when Zeus was born and the news soon arrived there: a group of young designers decided to take their own projects in hand, to look after the realisation, the distribution, everything basically. The office is in the Ticinese area on the Navigli where many artisans live. Zeus production is immediately distinguished by the strong and simple design. Tables, chairs, stools are made with technological and poor materials, very minimal, as they would have been described some years later. Since I have been living in Milan, I have had the chance to appreciate up close -among many other things - the opening of Zeus to young people: the new designers-entrepreneurs have always shared their space and their experience with young designers and artists in the various project stages. They together mounted beautiful exhibitions, always followed by enjoyable and memorable parties.
63
1988 Manifestazione all’area Ansaldo: presentazione prodotti di Neotu, One Off, Zeus, Anthologie Quartett, Disform. Mostre Wheeling Project e Special for Fashion. Tavola rotonda Comunicare il design.
64
1988 Area Ansaldo
1988 Installazione di Alfredo Pizzogreco per Wheeling Project.
da Interni, 1988
from Interni, 1988
La scelta del luogo, un ex capannone industriale dell’Ansaldo ha coinciso per immagine e comunicazione con la filosofia imprenditoriale di Zeus. Si è trattato di far convivere in un unico spazio necessariamente vasto, diverse manifestazioni culturali e commerciali, delle quali Zeus è organizzatore. A condividere quindi il grande capannone, sono giunti quest’anno oltre a Zeus, anche Anthologie Quartett, Neotu, Disform e One Off. Accanto agli stand espositivi in cui sono state presentate le nuove collezioni di ciascun produttore, si sono organizzate due mostre. Una serie di oggetti su ruote industriali ha costituito il tema di Wheeling Project, una mostra che ha rivisitato il concetto di ruota esaltandone l’aspetto formale a scapito di quello più funzionale. Altri designer giovani e internazionali hanno partecipato a Special for Fashion; manichini, specchi e appendiabiti sono stati interpretati in una direzione più funzionale per entrare a far parte di vetrine e negozi.
The choice of location, a former industrial warehouse of Ansaldo, coincided in image and communication with the enterprising philosophy of Zeus. It was a question of making different cultural and commercial shows, of which Zeus is the organiser, cohabit in a single vast space. This year Zeus, Anthologie Quartett, Neotu, Disform and One Off collections came to share the big shed. Two shows were organised next to the stands where the new collections of each producer were on display. A series of objects on industrial wheels made up the topic of the Wheeling Project, a show that revisited the concept of the wheel highlighting the aspect of shape rather than the more functional one. Other young and international designers took part in Special for Fashion, mannequins, mirrors and clothes hangers were developed in a more functional direction to become part of showcase and shops.
65
1988 Tavola rotonda “Comunicare il design”.
1988 Allestimento della mostra Wheeling Project.
66
Il successo di DEA
The success of DEA
di Donatella Rosso Chioso da Formaluce, 1988
by Donatella Rosso Chioso from Formaluce, 1988
La manifestazione, tenutasi negli ex spazi della fabbrica Ansaldo, ha raggruppato ancora una volta come negli anni passati una serie di iniziative: dalla presentazione dei gruppi Zeus, Quartett, One Off, Neotu e Disform, alla rassegna Wheeling Project, oggetti cioè su ruote industriali, progettati da giovani designer europei, dalla mostra Special for Fashion, oggetti ideati per la moda, a Café Diesel, un’esposizione di mobili, lampade e oggetti di Robert Wettstein e per finire una vetrina di riviste internazionali di design che hanno promosso una tavola rotonda sul tema “Comunicare il design”. Erano presenti al dibattito Cristina Morozzi di Modo, Chantal Hamaide di Intramuros, Jean Pascal Billaud di City, Marco Romanelli di Domus, Clara Mantica di Gap Casa, Juli Capella, Quim Larrea di Ardi, Deyan Sudjic di Blueprint, moderatore Davide Mercatali.
The show held in the former spaces of the Ansaldo factory once again, grouped together, as in years gone by, a series of initiatives: from the presentation of the Zeus groups Quartett, One Off, Neotu and Disform, to the Wheeling Project exposition, objects i.e. on industrial wheels designed by young European designers; from the Special for Fashion exhibition, objects designed with fashion in mind, to Café Diesel, a furniture exposition, lamps and objects created by Robert Wettstein. It was all rounded up with a show-case of international design magazines that promoted a roundtable discussion on the topic “Communicating the Design”. A large audience took part in the roundtable: Cristina Morozzi from Modo, Chantal Hamaide from Intramuros, Jean Pascal Billaud from City, Marco Romanelli from Domus, Clara Mantica from Gap Casa, Juli Capella, Quim Larrea from Ardi, Deyan Sudjic from Blueprint, the moderator Davide Mercatali, all attended the debate.
67
1988 Tavola rotonda “Comunicare il design”.
1988 Allestimento della mostra Wheeling Project.
66
Il successo di DEA
The success of DEA
di Donatella Rosso Chioso da Formaluce, 1988
by Donatella Rosso Chioso from Formaluce, 1988
La manifestazione, tenutasi negli ex spazi della fabbrica Ansaldo, ha raggruppato ancora una volta come negli anni passati una serie di iniziative: dalla presentazione dei gruppi Zeus, Quartett, One Off, Neotu e Disform, alla rassegna Wheeling Project, oggetti cioè su ruote industriali, progettati da giovani designer europei, dalla mostra Special for Fashion, oggetti ideati per la moda, a Café Diesel, un’esposizione di mobili, lampade e oggetti di Robert Wettstein e per finire una vetrina di riviste internazionali di design che hanno promosso una tavola rotonda sul tema “Comunicare il design”. Erano presenti al dibattito Cristina Morozzi di Modo, Chantal Hamaide di Intramuros, Jean Pascal Billaud di City, Marco Romanelli di Domus, Clara Mantica di Gap Casa, Juli Capella, Quim Larrea di Ardi, Deyan Sudjic di Blueprint, moderatore Davide Mercatali.
The show held in the former spaces of the Ansaldo factory once again, grouped together, as in years gone by, a series of initiatives: from the presentation of the Zeus groups Quartett, One Off, Neotu and Disform, to the Wheeling Project exposition, objects i.e. on industrial wheels designed by young European designers; from the Special for Fashion exhibition, objects designed with fashion in mind, to Café Diesel, a furniture exposition, lamps and objects created by Robert Wettstein. It was all rounded up with a show-case of international design magazines that promoted a roundtable discussion on the topic “Communicating the Design”. A large audience took part in the roundtable: Cristina Morozzi from Modo, Chantal Hamaide from Intramuros, Jean Pascal Billaud from City, Marco Romanelli from Domus, Clara Mantica from Gap Casa, Juli Capella, Quim Larrea from Ardi, Deyan Sudjic from Blueprint, the moderator Davide Mercatali, all attended the debate.
67
1988 Sudavia, design Alfredo Pizzogreco per Wheeling Project. 1988 Portaunamela, design Luigi Serafini per Wheeling Project.
1988 Une cafetière et son plateau, design Becheau - Bourgeois per Wheeling Project. 1988 Vassoio Giringiro, design Titi Cusatelli per Wheeling Project.
1988 Seduta Rulo, design Maurizio Cattelan per Wheeling Project.
1988 Tramonti a Johannesburg, design Marco Zanuso Jr. per Wheeling Project.
68
69
1988 Sudavia, design Alfredo Pizzogreco per Wheeling Project. 1988 Portaunamela, design Luigi Serafini per Wheeling Project.
1988 Une cafetière et son plateau, design Becheau - Bourgeois per Wheeling Project. 1988 Vassoio Giringiro, design Titi Cusatelli per Wheeling Project.
1988 Seduta Rulo, design Maurizio Cattelan per Wheeling Project.
1988 Tramonti a Johannesburg, design Marco Zanuso Jr. per Wheeling Project.
68
69
1988 A ruota libera, design Rapisarda - Silva per Wheeling Project.
1988 Paravento Ypsilon, design Titi Cusatelli per Special for Fashion.
1988 “O”, design Coste - Gargan per Wheeling Project.
70
Cristina Morozzi dal catalogo della mostra, 1988
Cristina Morozzi from the catalogue of the exhibition, 1988
Special for Fashion: il nuovo design lascia il territorio dell’immaginario e del possibile per entrare nel reale, per lasciare il suo segno negli spazi commerciali, nelle vetrine, nel mondo della merce e dei consumi. E propone supporti per esibire. Si tratta di una serie di manichini, specchi e appendiabiti: una galleria di lucide superfici per i moderni narcisi e scheletrici personaggi, disponibili a indossare i costumi di scena per apparire secondo i dettami della moda. Ancora una volta i designers sono giovani e generosi. Questa volta hanno scelto di misurarsi con un’occasione concreta, di intervenire in un territorio limitato, cinto da precisi confini, disponibili a lasciare un segno autentico anche nel mondo cangiante degli scambi commerciali. Ancora una volta il circuito è alternativo: la speranza è che l’immagine degli show room di moda possa cambiare e che nelle vetrine entrino manichini, appendiabiti e specchi dotati di un’anima. La concretezza, il desiderio di parlare a un pubblico allargato, e di modificare il sistema dell’esposizione della merce, questo il messaggio di questa galleria di personaggi in cerca di ruolo.
Special for Fashion: the new design leaves the land of the imaginery and the possible and enters reality, for leaving its mark in business spaces, shop-windows, in the world of goods and consumptions. And it offers displaying supports. It is a series o dummies, mirrors and clothesstands: a gallery of shining surfaces for today’s narcissists, skeleton-like modern characters, willing to wear their costumes and look in the latest fashion. Once more designers are young and generous. This time they chose to compete in an actual occasion, to act within a limited territory, enclosed by definite boundaries, willing to leave a genuine mark also in the ever-changing world of trade. Once more it is an underground circuit: hoping the imagine of fashion show-rooms will charge and windows will include dummies, clothes-stands and mirrors endowed with a soul. The concreteness, the wish of speaking to an extended public, and modifying the goods are displayed, this is the message of the gallery of characters looking for a part.
71
1988 A ruota libera, design Rapisarda - Silva per Wheeling Project.
1988 Paravento Ypsilon, design Titi Cusatelli per Special for Fashion.
1988 “O”, design Coste - Gargan per Wheeling Project.
70
Cristina Morozzi dal catalogo della mostra, 1988
Cristina Morozzi from the catalogue of the exhibition, 1988
Special for Fashion: il nuovo design lascia il territorio dell’immaginario e del possibile per entrare nel reale, per lasciare il suo segno negli spazi commerciali, nelle vetrine, nel mondo della merce e dei consumi. E propone supporti per esibire. Si tratta di una serie di manichini, specchi e appendiabiti: una galleria di lucide superfici per i moderni narcisi e scheletrici personaggi, disponibili a indossare i costumi di scena per apparire secondo i dettami della moda. Ancora una volta i designers sono giovani e generosi. Questa volta hanno scelto di misurarsi con un’occasione concreta, di intervenire in un territorio limitato, cinto da precisi confini, disponibili a lasciare un segno autentico anche nel mondo cangiante degli scambi commerciali. Ancora una volta il circuito è alternativo: la speranza è che l’immagine degli show room di moda possa cambiare e che nelle vetrine entrino manichini, appendiabiti e specchi dotati di un’anima. La concretezza, il desiderio di parlare a un pubblico allargato, e di modificare il sistema dell’esposizione della merce, questo il messaggio di questa galleria di personaggi in cerca di ruolo.
Special for Fashion: the new design leaves the land of the imaginery and the possible and enters reality, for leaving its mark in business spaces, shop-windows, in the world of goods and consumptions. And it offers displaying supports. It is a series o dummies, mirrors and clothesstands: a gallery of shining surfaces for today’s narcissists, skeleton-like modern characters, willing to wear their costumes and look in the latest fashion. Once more designers are young and generous. This time they chose to compete in an actual occasion, to act within a limited territory, enclosed by definite boundaries, willing to leave a genuine mark also in the ever-changing world of trade. Once more it is an underground circuit: hoping the imagine of fashion show-rooms will charge and windows will include dummies, clothes-stands and mirrors endowed with a soul. The concreteness, the wish of speaking to an extended public, and modifying the goods are displayed, this is the message of the gallery of characters looking for a part.
71
1987 Sedia Lubecca, design Maurizio Peregalli.
2001 Serie di sedie e sgabelli Ginger, design Maurizio Peregalli.
2003 Sedia Ginger inox per esterni.
72
73
1987 Sedia Lubecca, design Maurizio Peregalli.
2001 Serie di sedie e sgabelli Ginger, design Maurizio Peregalli.
2003 Sedia Ginger inox per esterni.
72
73
1989 Schermo Televisor, design One Off.
1989 Lampada Costanza, design Giunnelli - Panza.
Oggetti per la luce
Lighting Objects
da Modo, gennaio/febbraio 1990
from Modo, January/February 1990
“Oggetti luminosi non identificabili” è il titolo della mostra organizzata da Zeus per la quinta edizione di DEA. La progettazione e la realizzazione dei prodotti non strettamente apparecchi luminosi, dovevano contenere caratteristiche funzionali variabili. Hanno aderito all’iniziativa una trentina di progettisti con opere dal carattere spiccatamente sperimentale. Oggetti realizzati con materiali di recupero, legno, acciaio, metallo, tubolare, vetro, tutti pezzi unici, dotati di soluzioni luminose originali, capaci di creare atmosfere e effetti di luce suggestivi. Gli oggetti hanno in genere mostrato una tendenza all’espressione poetica e artistica con qualche eccezione per l’oggetto-marchingegno di tecnologia complessa. Talvolta emergevano il carattere ludico cibernetico, l’utilizzo di elementi semplici assemblati con materiali inediti e spiazzati dal loro contesto abituale.
“Unidentifiable lighting objects” is the title of the exhibition organized by Zeus for the fifth edition of DEA. The design and creation of products, not exclusively lightning appliances, had to hold the distinguishing variable functions. Thirty or so designers took part in the enterprise with works of a clearly experimental nature. Objects created using retrieved materials, wood, steel, metal, tubular, glass, all original works, endowed with shiny original solutions, capable of creating suggestive atmospheres and light effects. The objects in general have shown a tendency towards poetic and artistic expression with the exception of the technologically complex contraption -object. At times the cybernetic bright nature comes out, the use of simple objects put together with new materials and taken out of their usual context.
1989 Installazione Prato luminoso di BD Ediciones de Diseno.
1989 Copertina del catalogo della mostra U.L.O. A fianco lampada Noctambula, design Transatlantic.
74
75
1989 Schermo Televisor, design One Off.
1989 Lampada Costanza, design Giunnelli - Panza.
Oggetti per la luce
Lighting Objects
da Modo, gennaio/febbraio 1990
from Modo, January/February 1990
“Oggetti luminosi non identificabili” è il titolo della mostra organizzata da Zeus per la quinta edizione di DEA. La progettazione e la realizzazione dei prodotti non strettamente apparecchi luminosi, dovevano contenere caratteristiche funzionali variabili. Hanno aderito all’iniziativa una trentina di progettisti con opere dal carattere spiccatamente sperimentale. Oggetti realizzati con materiali di recupero, legno, acciaio, metallo, tubolare, vetro, tutti pezzi unici, dotati di soluzioni luminose originali, capaci di creare atmosfere e effetti di luce suggestivi. Gli oggetti hanno in genere mostrato una tendenza all’espressione poetica e artistica con qualche eccezione per l’oggetto-marchingegno di tecnologia complessa. Talvolta emergevano il carattere ludico cibernetico, l’utilizzo di elementi semplici assemblati con materiali inediti e spiazzati dal loro contesto abituale.
“Unidentifiable lighting objects” is the title of the exhibition organized by Zeus for the fifth edition of DEA. The design and creation of products, not exclusively lightning appliances, had to hold the distinguishing variable functions. Thirty or so designers took part in the enterprise with works of a clearly experimental nature. Objects created using retrieved materials, wood, steel, metal, tubular, glass, all original works, endowed with shiny original solutions, capable of creating suggestive atmospheres and light effects. The objects in general have shown a tendency towards poetic and artistic expression with the exception of the technologically complex contraption -object. At times the cybernetic bright nature comes out, the use of simple objects put together with new materials and taken out of their usual context.
1989 Installazione Prato luminoso di BD Ediciones de Diseno.
1989 Copertina del catalogo della mostra U.L.O. A fianco lampada Noctambula, design Transatlantic.
74
75
1989 Lampada Shufo, design Alien.
1989 Orologio luminoso Pendolo, design da Costa & Wolf.
1989 Lampadario a goccia, design Wolfgang Laubersheimer.
1989 Nasce Tommaso.
1989 Lampada Enterprise, design Ginbande.
76
Numeri magici
Magical Numbers
di Maddalena Sisto da Casa Vogue, 1990
by Maddalena Sisto from Casa Vogue, 1990
All’ultima mostra di Zeus, a Milano, era uno dei pezzi che più incuriosivano. Nella grande sala semibuia sotterranea i visitatori che fluttuavano da un oggetto all’altro, davanti al Pendolo di da Costa & Wolf si assiepavano dubbiosi ed esitanti. Titolo dell’esposizione “Unidentified Lighting Objects”. Però ogni oggetto era più o meno una lampada, mentre questo non illuminava, oscillava soltanto e a prima vista pareva che non funzionasse nemmeno da orologio come almeno faceva ogni vecchio buon domestico pendolo. Poi si cominciò ad intuire che non occorreva seguire stupidamente con gli occhi il movimento del pendolo, ma bisognava fissare un punto fermo dietro di esso. Così magicamente appariva una serie di numeri rossi fuggitivi, dematerializzati ma continui e nitidissimi: un piccolo capolavoro di astrazione cibernetica.
It was one of the most intriguing pieces at the latest Zeus exhibition held in Milan. In the big shadowy underground hall the visitors flitted from one object to another. They crowded around in front of the Pendolo by Costa & Wolf, dubious and hesitant. The title of the show was “Unidentified Lighting Objects”. While more or less every object was a lamp, this one did not illuminate, it only swung. and at first sight it seemed as if not even the clock part worked like the good old household pendulum should. Then it started to become obvious that it wasn’t necessary to follow the movement of the pendulum stupidly, but rather to fix a point behind it. Then as if by magic appeared a series of red fluttering numbers, immaterial but continuous and shiny bright: a small masterpiece in cybernetic abstraction .
77
1989 Lampada Shufo, design Alien.
1989 Orologio luminoso Pendolo, design da Costa & Wolf.
1989 Lampadario a goccia, design Wolfgang Laubersheimer.
1989 Nasce Tommaso.
1989 Lampada Enterprise, design Ginbande.
76
Numeri magici
Magical Numbers
di Maddalena Sisto da Casa Vogue, 1990
by Maddalena Sisto from Casa Vogue, 1990
All’ultima mostra di Zeus, a Milano, era uno dei pezzi che più incuriosivano. Nella grande sala semibuia sotterranea i visitatori che fluttuavano da un oggetto all’altro, davanti al Pendolo di da Costa & Wolf si assiepavano dubbiosi ed esitanti. Titolo dell’esposizione “Unidentified Lighting Objects”. Però ogni oggetto era più o meno una lampada, mentre questo non illuminava, oscillava soltanto e a prima vista pareva che non funzionasse nemmeno da orologio come almeno faceva ogni vecchio buon domestico pendolo. Poi si cominciò ad intuire che non occorreva seguire stupidamente con gli occhi il movimento del pendolo, ma bisognava fissare un punto fermo dietro di esso. Così magicamente appariva una serie di numeri rossi fuggitivi, dematerializzati ma continui e nitidissimi: un piccolo capolavoro di astrazione cibernetica.
It was one of the most intriguing pieces at the latest Zeus exhibition held in Milan. In the big shadowy underground hall the visitors flitted from one object to another. They crowded around in front of the Pendolo by Costa & Wolf, dubious and hesitant. The title of the show was “Unidentified Lighting Objects”. While more or less every object was a lamp, this one did not illuminate, it only swung. and at first sight it seemed as if not even the clock part worked like the good old household pendulum should. Then it started to become obvious that it wasn’t necessary to follow the movement of the pendulum stupidly, but rather to fix a point behind it. Then as if by magic appeared a series of red fluttering numbers, immaterial but continuous and shiny bright: a small masterpiece in cybernetic abstraction .
77
by Sophie Anargyros from Intramuros, February 1987
di Sophie Anargyros da Intramuros, febbraio 1987
Chiediamo a Maurizio Peregalli di parlarci della nascita di Zeus e dell’esperienza del gruppo fino ad oggi. “Zeus è nata dall’idea di riunire diversi campi: il design, la moda, la pittura. È un progetto fra amici – oltre a me, Nicoletta Baucia, Marco Grillo, Roberto e Walter Marcatti, Davide Mercatali, Ettore Raffaldi, Marco Tini - un architetto, un pittore, uno stilista… - che si scambiavano le reciproche esperienze e che un giorno si sono accorti che questi settori hanno dei punti in comune, che può esistere un linguaggio comune, complementare, un’estetica che esprime la stessa cosa, cioè un’epoca, la nostra epoca. Abbiamo cominciato, e continuiamo tuttora, con una sorta di arroganza un po’ idealista, la presunzione di fare “tutto”: la progettazione, la produzione, la diffusione, l’immagine, la distribuzione”. Come definite il vostro lavoro nel campo del design? “La parte design è quella che mi riguarda più personalmente. Direi che lavoro più sui materiali che sulla forma, sul rapporto tra movimento, materia e colore. Non parto da un disegno. Parto dalle potenzialità – visibili o inventate – di un materiale. So dall’inizio che abbiamo scelto l’artigianato. Tutti i mobili sono fatti artigianalmente. So in anticipo quanto devono costare e il design, la forma si basano su questi imperativi di base: tecnica di fabbricazione e costo di fabbricazione. Lo stile è semplice, essenziale; è diretto, è influenzato dalla storia personale, certamente anche dal Giappone, dal lavoro manuale da cui provengo, da questo interesse per il materiale, per quello che esprime attraverso la forma”. Com’è la vostra idea di comunicazione? “È molto chiara, molto definita fin dall’inizio. Non abbiamo soldi per fare pubblicità e non ci interessa. Le feste e le mostre sono la nostra pubblicità. Mettiamo la nostra struttura a disposizione di giovani designer, creiamo eventi come DEA e poi la mostra gira l’Europa. Questa politica è sempre valida. Gli stranieri ci incontrano e noi incontriamo gli stranieri. È un modo per andare veloci e vogliamo farlo allegramente”.
78
How did Zeus come into being? “Zeus was born from an idea of reuniting different fields: design, fashion, painting. It is a project between friends – Nicoletta Baucia, Marco Grillo, Roberto Marcatti, Walter Marcatti, Davide Mercatali, Maurizio Peregalli, Ettore Raffaldi, Marco Tini – an architect, a painter, a stylist… who exchanged their own experiences and one day they realised that in reality these sectors, have some points in common, that a common and complementary language can exist, an aesthetic that expresses the same thing, that is an era, our era. We started and we continue with a type of arrogance which is a little idealistic, the presumption of doing everything: design, production, diffusion, image, distribution”. How would you define your work in the field of design? “The design part regards me on a more personal level. I would say that I work more on materials than on form, on the relationship between movement, subject and colour. I don’t start off from a design. I start off from potentiality – visible or invented – from a material. I know that right from the beginning we chose handicraft. All of the furniture is made by craftsmen. I know beforehand how much the designs cost, and the design and form are based on these basic imperatives: manufacturing technique and manufacturing costs. The style is simple, exceptional; it is direct, influenced by a personal story, certainly also by Japan, by manual work where my roots lie, from this interest for material, from what it expresses through form.” How would you define your form of communication? “It has been very clear, very definite right from the beginning. We don’t have money to advertise and in fact this doesn’t interest us. The parties and the shows are our way of advertising. We make our structure available to young designers, we create events like DEA and then the exhibition goes round Europe. This policy is still valid. Foreigners meet us and we meet them. It is a quick way to go about it and we want to do it cheerfully”.
1988 Day-bed, design Calatroni - Peregalli in una foto pubblicitaria.
79
by Sophie Anargyros from Intramuros, February 1987
di Sophie Anargyros da Intramuros, febbraio 1987
Chiediamo a Maurizio Peregalli di parlarci della nascita di Zeus e dell’esperienza del gruppo fino ad oggi. “Zeus è nata dall’idea di riunire diversi campi: il design, la moda, la pittura. È un progetto fra amici – oltre a me, Nicoletta Baucia, Marco Grillo, Roberto e Walter Marcatti, Davide Mercatali, Ettore Raffaldi, Marco Tini - un architetto, un pittore, uno stilista… - che si scambiavano le reciproche esperienze e che un giorno si sono accorti che questi settori hanno dei punti in comune, che può esistere un linguaggio comune, complementare, un’estetica che esprime la stessa cosa, cioè un’epoca, la nostra epoca. Abbiamo cominciato, e continuiamo tuttora, con una sorta di arroganza un po’ idealista, la presunzione di fare “tutto”: la progettazione, la produzione, la diffusione, l’immagine, la distribuzione”. Come definite il vostro lavoro nel campo del design? “La parte design è quella che mi riguarda più personalmente. Direi che lavoro più sui materiali che sulla forma, sul rapporto tra movimento, materia e colore. Non parto da un disegno. Parto dalle potenzialità – visibili o inventate – di un materiale. So dall’inizio che abbiamo scelto l’artigianato. Tutti i mobili sono fatti artigianalmente. So in anticipo quanto devono costare e il design, la forma si basano su questi imperativi di base: tecnica di fabbricazione e costo di fabbricazione. Lo stile è semplice, essenziale; è diretto, è influenzato dalla storia personale, certamente anche dal Giappone, dal lavoro manuale da cui provengo, da questo interesse per il materiale, per quello che esprime attraverso la forma”. Com’è la vostra idea di comunicazione? “È molto chiara, molto definita fin dall’inizio. Non abbiamo soldi per fare pubblicità e non ci interessa. Le feste e le mostre sono la nostra pubblicità. Mettiamo la nostra struttura a disposizione di giovani designer, creiamo eventi come DEA e poi la mostra gira l’Europa. Questa politica è sempre valida. Gli stranieri ci incontrano e noi incontriamo gli stranieri. È un modo per andare veloci e vogliamo farlo allegramente”.
78
How did Zeus come into being? “Zeus was born from an idea of reuniting different fields: design, fashion, painting. It is a project between friends – Nicoletta Baucia, Marco Grillo, Roberto Marcatti, Walter Marcatti, Davide Mercatali, Maurizio Peregalli, Ettore Raffaldi, Marco Tini – an architect, a painter, a stylist… who exchanged their own experiences and one day they realised that in reality these sectors, have some points in common, that a common and complementary language can exist, an aesthetic that expresses the same thing, that is an era, our era. We started and we continue with a type of arrogance which is a little idealistic, the presumption of doing everything: design, production, diffusion, image, distribution”. How would you define your work in the field of design? “The design part regards me on a more personal level. I would say that I work more on materials than on form, on the relationship between movement, subject and colour. I don’t start off from a design. I start off from potentiality – visible or invented – from a material. I know that right from the beginning we chose handicraft. All of the furniture is made by craftsmen. I know beforehand how much the designs cost, and the design and form are based on these basic imperatives: manufacturing technique and manufacturing costs. The style is simple, exceptional; it is direct, influenced by a personal story, certainly also by Japan, by manual work where my roots lie, from this interest for material, from what it expresses through form.” How would you define your form of communication? “It has been very clear, very definite right from the beginning. We don’t have money to advertise and in fact this doesn’t interest us. The parties and the shows are our way of advertising. We make our structure available to young designers, we create events like DEA and then the exhibition goes round Europe. This policy is still valid. Foreigners meet us and we meet them. It is a quick way to go about it and we want to do it cheerfully”.
1988 Day-bed, design Calatroni - Peregalli in una foto pubblicitaria.
79
1986 Sedia Comoda, design Maurizio Peregalli.
2004 Giovanni
Baucia
Ho avuto la fortuna di seguire l’attività di Zeus dalla sua fondazione ad oggi. La cosa che più mi ha colpito in questi venti anni, a parte la genialità creativa di Maurizio (che ha sfornato in continuazione mobili belli e funzionali), e le raffinate qualità commerciali e promozionali di Nicoletta, è stata l’amabilità nel trattare gli affari. Mi spiego meglio: ogni azione di Zeus, dalla presentazione dei prodotti nel loro show-room, alle fiere italiane ed estere, è avvenuta sempre in un clima di amichevole cordialità, per non parlare poi delle allegre feste frequentatissime, spesso di gigantesche dimensioni. Così oggi non si può parlare solo di clienti, agenti e collaboratori di Zeus, ma di amici da venti anni di Zeus.
80
2004 Giovanni
Baucia
I was lucky enough to have followed the Zeus company right from its founding to today. What struck me most in these 20 years, apart from the creative brilliance of Maurizio (who has continuously churned out beautiful and functional furniture), and the refined commercial and promotional qualities of Nicoletta, was the friendly way of doing business. I’ll explain myself better. Every action carried out by Zeus, from the display of the products in their showroom, to the Italian and foreign fairs, all took place in a friendly and cordial climate, not to mention the frequent lively parties, often enormous in size. So that today one can speak not only of Zeus customers, agents and collaborators but of people who have been friends of Zeus for over twenty years.
Il fascino del primitivo
The primitive charm
da Forme, autunno 1991
from Forme, Autumn 1991
La sesta edizione della mostra DEA, Design Europeo Anteprima 1991 che si è svolta da Zeus nella Galleria Sottosuolo di Milano con il titolo "Neanderthalogico - il primitivo tecnologico” ha avuto come tema la progettazione e la realizzazione di oggetti primitivi in grado di ricordare a livello formale, le funzioni primarie dell'essere umano. Caratterizzati da un'estetica e da lavorazioni essenziali, questi oggetti sono stati realizzati con materiali naturali quali legno, pietra, ferro. In alcuni casi, l'apporto della tecnologia e dell'elettronica è servito a modificare radicalmente la funzione "minimale" di queste opere proiettandole così nel nostro quotidiano tecnologico
The sixth edition of DEA (Design Europeo Anteprima) show 1991 that was held by Zeus in the Galleria Sottosuolo, Milan. Its title was “Neanderthalogical - the Technological Primitive”, and its theme was design and the creation of primitive objects able remind, at a level of shape, the primary functions of the human being. Distinguished by an essential aesthetic and workmanship these objects have been made with natural materials such as wood, stone, iron. In some cases, the contribution of technology and electronics was needed to completely and utterly change the “minimal” function of these pieces so projecting them into our technological everyday life. 1991 Scaldavivande Seven souls, design Hannes Bauer.
81
1986 Sedia Comoda, design Maurizio Peregalli.
2004 Giovanni
Baucia
Ho avuto la fortuna di seguire l’attività di Zeus dalla sua fondazione ad oggi. La cosa che più mi ha colpito in questi venti anni, a parte la genialità creativa di Maurizio (che ha sfornato in continuazione mobili belli e funzionali), e le raffinate qualità commerciali e promozionali di Nicoletta, è stata l’amabilità nel trattare gli affari. Mi spiego meglio: ogni azione di Zeus, dalla presentazione dei prodotti nel loro show-room, alle fiere italiane ed estere, è avvenuta sempre in un clima di amichevole cordialità, per non parlare poi delle allegre feste frequentatissime, spesso di gigantesche dimensioni. Così oggi non si può parlare solo di clienti, agenti e collaboratori di Zeus, ma di amici da venti anni di Zeus.
80
2004 Giovanni
Baucia
I was lucky enough to have followed the Zeus company right from its founding to today. What struck me most in these 20 years, apart from the creative brilliance of Maurizio (who has continuously churned out beautiful and functional furniture), and the refined commercial and promotional qualities of Nicoletta, was the friendly way of doing business. I’ll explain myself better. Every action carried out by Zeus, from the display of the products in their showroom, to the Italian and foreign fairs, all took place in a friendly and cordial climate, not to mention the frequent lively parties, often enormous in size. So that today one can speak not only of Zeus customers, agents and collaborators but of people who have been friends of Zeus for over twenty years.
Il fascino del primitivo
The primitive charm
da Forme, autunno 1991
from Forme, Autumn 1991
La sesta edizione della mostra DEA, Design Europeo Anteprima 1991 che si è svolta da Zeus nella Galleria Sottosuolo di Milano con il titolo "Neanderthalogico - il primitivo tecnologico” ha avuto come tema la progettazione e la realizzazione di oggetti primitivi in grado di ricordare a livello formale, le funzioni primarie dell'essere umano. Caratterizzati da un'estetica e da lavorazioni essenziali, questi oggetti sono stati realizzati con materiali naturali quali legno, pietra, ferro. In alcuni casi, l'apporto della tecnologia e dell'elettronica è servito a modificare radicalmente la funzione "minimale" di queste opere proiettandole così nel nostro quotidiano tecnologico
The sixth edition of DEA (Design Europeo Anteprima) show 1991 that was held by Zeus in the Galleria Sottosuolo, Milan. Its title was “Neanderthalogical - the Technological Primitive”, and its theme was design and the creation of primitive objects able remind, at a level of shape, the primary functions of the human being. Distinguished by an essential aesthetic and workmanship these objects have been made with natural materials such as wood, stone, iron. In some cases, the contribution of technology and electronics was needed to completely and utterly change the “minimal” function of these pieces so projecting them into our technological everyday life. 1991 Scaldavivande Seven souls, design Hannes Bauer.
81
1991 Tavolino Hello God, it’s me, design Ton Haas.
1991 Lightlife, design Mauro Galfrè.
1991 Lampada Grog, design Giunnelli - Panza.
1991 Tempo solare, design Yoshihito Furuta.
82
83
1991 Tavolino Hello God, it’s me, design Ton Haas.
1991 Lightlife, design Mauro Galfrè.
1991 Lampada Grog, design Giunnelli - Panza.
1991 Tempo solare, design Yoshihito Furuta.
82
83
1991 Clava-light, design Marco Grillo.
Stile Neanderthal da Il Giornale, 30 aprile 1991
Che la tecnologia abitasse le caverne dei primitivi è solo frutto di una fortunata serie di cartoni animati; che gli oggetti di quell'epoca remota si possano ricreare con l'aggiunta di funzioni tecnologiche è la curiosa proposta di "Neanderthalogico", l'esposizione allo show-room Zeus organizzata in occasione della sesta mostra di DEA, una esposizione di oggetti di arredamento moderni e tecnologici, ma realizzati rispettando forme e materiali primordiali. Gli autori, reinterpretando ciascuno secondo la propria sensibilità artistica il tema del "primitivo tecnologico", si sono cimentati in opere originalissime, piacevolmente trogloditiche nell'aspetto, ma arricchite da tocchi di modernità: una vasca ispirata ai luoghi da bagno primordiali in prossimità di fiumi, corredata però da idromassaggio, uno spremiagrumi in pietra amigdala, una sedia di cartone che ricorda i dolmen celtici … In un’atmosfera resa ancora più irreale e cavernicola da luci basse, profumi d'incenso e canti corali di monaci buddisti.
1991 Lampada Alüxe, design Carrara - Pagano Stancampiano - Vattuone, produzione Zeus dal 2000.
Neanderthal style from Il Giornale, April, 30th 1991
1991 Coltello e scodella per attingere, design Christoph Fleckenstein.
84
That technology lived in the caves of primitive man is fruit only of a popular cartoon series. That the objects from that distant past can be recreated with added technological functions is the curious proposal of “Neanderthalogical”, the exposition at the Zeus showroom. An avant-garde group of the interior decorating sector, on occasion of the sixth DEA, has in fact organised an exposition of modern and technological pieces of furniture, carried out with primordial shapes and materials. The authors, developing the theme “technological primitive”, each one according to their own artistic sensitivity were put to the test in really original, pleasantly troglodytic looking works, enriched by touches of modernity: a bath that takes its inspiration from the primordial bathing places near rivers, fit out with a hydro-massage, a citrus-squeezer in amygdala stone, a cardboard chair that reminds us of the Celtic dolmens … In conclusion an atmosphere made even more unreal and cavernous by the low lights, smell of incense and the choral chants of the Buddhist monks. 85
1991 Clava-light, design Marco Grillo.
Stile Neanderthal da Il Giornale, 30 aprile 1991
Che la tecnologia abitasse le caverne dei primitivi è solo frutto di una fortunata serie di cartoni animati; che gli oggetti di quell'epoca remota si possano ricreare con l'aggiunta di funzioni tecnologiche è la curiosa proposta di "Neanderthalogico", l'esposizione allo show-room Zeus organizzata in occasione della sesta mostra di DEA, una esposizione di oggetti di arredamento moderni e tecnologici, ma realizzati rispettando forme e materiali primordiali. Gli autori, reinterpretando ciascuno secondo la propria sensibilità artistica il tema del "primitivo tecnologico", si sono cimentati in opere originalissime, piacevolmente trogloditiche nell'aspetto, ma arricchite da tocchi di modernità: una vasca ispirata ai luoghi da bagno primordiali in prossimità di fiumi, corredata però da idromassaggio, uno spremiagrumi in pietra amigdala, una sedia di cartone che ricorda i dolmen celtici … In un’atmosfera resa ancora più irreale e cavernicola da luci basse, profumi d'incenso e canti corali di monaci buddisti.
1991 Lampada Alüxe, design Carrara - Pagano Stancampiano - Vattuone, produzione Zeus dal 2000.
Neanderthal style from Il Giornale, April, 30th 1991
1991 Coltello e scodella per attingere, design Christoph Fleckenstein.
84
That technology lived in the caves of primitive man is fruit only of a popular cartoon series. That the objects from that distant past can be recreated with added technological functions is the curious proposal of “Neanderthalogical”, the exposition at the Zeus showroom. An avant-garde group of the interior decorating sector, on occasion of the sixth DEA, has in fact organised an exposition of modern and technological pieces of furniture, carried out with primordial shapes and materials. The authors, developing the theme “technological primitive”, each one according to their own artistic sensitivity were put to the test in really original, pleasantly troglodytic looking works, enriched by touches of modernity: a bath that takes its inspiration from the primordial bathing places near rivers, fit out with a hydro-massage, a citrus-squeezer in amygdala stone, a cardboard chair that reminds us of the Celtic dolmens … In conclusion an atmosphere made even more unreal and cavernous by the low lights, smell of incense and the choral chants of the Buddhist monks. 85
1988 Libreria Alfiere Twins, design Maurizio Peregalli.
86
2002 Libreria Big Irony Shelves, design Maurizio Peregalli.
87
1988 Libreria Alfiere Twins, design Maurizio Peregalli.
86
2002 Libreria Big Irony Shelves, design Maurizio Peregalli.
87
1993 Sgabello Platform, design Maurizio Peregalli.
1992 Marco Tini, nostro compagno di viaggio.
1995 Sgabelli Platform in un ristorante. A fianco una pagina pubblicitaria.
88
Zeus, all’altare degli Dei
di Pierre Staudenmeyer
2004 Zeus, at the by Pierre Staudenmeyer
Sono passati 20 anni da quando, a Milano, un gruppo di giovani designer non del tutto convinti dal postmodernismo colorato ed eclatante, dimostravano di riconoscersi in una filosofia di design tipica della sintesi lecorbusiana. Discostandosi completamente da Memphis e dallo stile internazionale, il gruppo Zeus proponeva allora mobili neri e chic, realizzati con l’elementarismo dei ricercatori. È stata per me una soddisfazione immensa l’invito a partecipare, a fianco di Rainer Krause per Quartett e Ron Arad per One Off, alle prime mostre off promosse da Zeus in Porta Ticinese. Milano era ancora provinciale e né la moda, né il design avevano raggiunto la dimensione di must assoluto che oggi riconosciamo loro. In quell’occasione Neotu, che dirigevo, espose per la prima volta in terra straniera le opere di molti designer francesi. Milano scoprì allora i progetti di Martin Szekely, François Bauchet o Kristian Gavoille. Poco alla volta, Zeus aveva vinto la scommessa e, per il Salone del mobile, tutta Milano diventava una splendida capitale, completamente immersa nel piacere della novità. Così le feste di Zeus sono rimaste leggendarie: rendez-vous imperdibili per i protagonisti del design e della moda, rappresentavano per me l’apice dell’euforia milanese. Sono sicuro che i vent’anni di Zeus segneranno il prossimo Salone e che la fiamma sacra brillerà ancora su un Olimpo in perenne rinnovamento.
By now 20 years have passed by since a group of young designers in Milan not yet captured by a coloured and striking postmodernism, showed their identification with a design philosophy typical of lecorbusian style. Departing from Memphis and the international style, the Zeus group launched black chic furniture made with the elementarism of researchers. I was very proud of being invited to participate alongside Rainer Krause for Quartett and Ron Arad for One off in the first off exhibitions, promoted by Zeus in Porta Ticinese. Milan was still provincial where neither fashion, nor design had yet reached that dimension of absolute must which today we recognise as being its own. It was at that time that Neotu, that I managed, presented the works of many French designers for the first time in a foreign land: so Milan saw Martin Szekely’s projects, as well as those of Francois Bauchet and Kristin Gavoille. (....) Little by little, Zeus had won the bet and during the Salone del Mobile the whole city of Milan became a splendid capital that let itself go in this new atmosphere. In this way, Zeus parties have remained memorable: unavoidable events for the protagonists of design and fashion, they represented for me the height of excitement in Milan. I am sure that Zeus’ 20 years of activity will mark the next Salone and that the sacred flame will once again shine upon an ever renewing Olympus.
2004
altar of the Gods
89
1993 Sgabello Platform, design Maurizio Peregalli.
1992 Marco Tini, nostro compagno di viaggio.
1995 Sgabelli Platform in un ristorante. A fianco una pagina pubblicitaria.
88
Zeus, all’altare degli Dei
di Pierre Staudenmeyer
2004 Zeus, at the by Pierre Staudenmeyer
Sono passati 20 anni da quando, a Milano, un gruppo di giovani designer non del tutto convinti dal postmodernismo colorato ed eclatante, dimostravano di riconoscersi in una filosofia di design tipica della sintesi lecorbusiana. Discostandosi completamente da Memphis e dallo stile internazionale, il gruppo Zeus proponeva allora mobili neri e chic, realizzati con l’elementarismo dei ricercatori. È stata per me una soddisfazione immensa l’invito a partecipare, a fianco di Rainer Krause per Quartett e Ron Arad per One Off, alle prime mostre off promosse da Zeus in Porta Ticinese. Milano era ancora provinciale e né la moda, né il design avevano raggiunto la dimensione di must assoluto che oggi riconosciamo loro. In quell’occasione Neotu, che dirigevo, espose per la prima volta in terra straniera le opere di molti designer francesi. Milano scoprì allora i progetti di Martin Szekely, François Bauchet o Kristian Gavoille. Poco alla volta, Zeus aveva vinto la scommessa e, per il Salone del mobile, tutta Milano diventava una splendida capitale, completamente immersa nel piacere della novità. Così le feste di Zeus sono rimaste leggendarie: rendez-vous imperdibili per i protagonisti del design e della moda, rappresentavano per me l’apice dell’euforia milanese. Sono sicuro che i vent’anni di Zeus segneranno il prossimo Salone e che la fiamma sacra brillerà ancora su un Olimpo in perenne rinnovamento.
By now 20 years have passed by since a group of young designers in Milan not yet captured by a coloured and striking postmodernism, showed their identification with a design philosophy typical of lecorbusian style. Departing from Memphis and the international style, the Zeus group launched black chic furniture made with the elementarism of researchers. I was very proud of being invited to participate alongside Rainer Krause for Quartett and Ron Arad for One off in the first off exhibitions, promoted by Zeus in Porta Ticinese. Milan was still provincial where neither fashion, nor design had yet reached that dimension of absolute must which today we recognise as being its own. It was at that time that Neotu, that I managed, presented the works of many French designers for the first time in a foreign land: so Milan saw Martin Szekely’s projects, as well as those of Francois Bauchet and Kristin Gavoille. (....) Little by little, Zeus had won the bet and during the Salone del Mobile the whole city of Milan became a splendid capital that let itself go in this new atmosphere. In this way, Zeus parties have remained memorable: unavoidable events for the protagonists of design and fashion, they represented for me the height of excitement in Milan. I am sure that Zeus’ 20 years of activity will mark the next Salone and that the sacred flame will once again shine upon an ever renewing Olympus.
2004
altar of the Gods
89
1993 Sedia Straziati dalla bellezza dell’arte, design Stefano Casciani.
1993 Copertina del catalogo della mostra.
di Stefano Casciani
2004 Tempus immotus by Stefano Casciani
Cara Nicoletta, il tempo che mi dai per scrivere questo piccolo testo è come sempre troppo poco. Abbiamo passato una vita, o forse solo una metà, a cercare di capire se il nostro lavoro di designer decisamente particolari avesse un senso anche con il passare del tempo. Intanto i nostri figli sono cresciuti e ora guardano a noi e alle cose che siamo riusciti a fare con un po’ di perplessità. O almeno questo succede a me: mia figlia Lunella, che ha 13 anni adesso, ultimamente sembra avere una certa propensione conservatrice. Se con Gabi ci mettiamo a discutere su un’ipotetica casa che forse chissà un giorno potremmo anche costruire per lei, si scopre che la casa dove a Lunella piacerebbe abitare, non è ad esempio esattamente quella che noi potremmo immaginarci come una casa “moderna” (o post, o neo, o tardo): ma la mia segreta speranza, è , che visto che comunque continua a volermi un gran bene, sia solo un periodo di crescita, una piccola cortese ma decisa rivendicazione di autonomia da questi padri (e madri) un po’ pesanti da digerire con le loro fissazioni utopistiche - o eterotopistiche come direbbe Foucault (che barba queste citazioni...). Certo noi abbiamo continuato a pensare che invece fosse possibile un cambiamento, anche piccolissimo, della vita attraverso le cose che abbiamo immaginato, per come le abbiamo immaginate. Ma, come ti dicevo, il tempo, infinito, interminabile dell’esistenza non è mai abbastanza per tutto quello che volevamo, avremmo voluto, vorremmo fare: così come quello che volevamo, avremmo voluto, vorremmo raccontare - con le parole scritte, o quelle dette, o con i disegni o gli oggetti che con tanta fatica abbiamo messo insieme in questi (pochi, tanti?) anni - forse deve essere ancora raccontato. Magari un’altra volta, con un po’ più di tempo. Cari saluti, anche a Maurizio.
Dear Nicoletta, the length of time you have left me to write this short piece is as always too short. We spent a lifetime or perhaps just half a lifetime trying to understand if our work as designers, definitely out of the ordinary, had a meaning that would stand the test of time. Meanwhile our children have grown up and now they are looking at us and at the things that we managed to do a bit perplexed. Or at least that's what happens with my daughter Lunella thirteen now and who recently seemed to have a certain tendency towards conservatism. If the three of us Lunella, Gabi and I speak about the hypothetical house that perhaps one day, who knows, we will be able to build for her, it comes out that the house where she would like to live, is not for example exactly what we would imagine as a "modern" house (nor post nor neo nor late): but my secret hope is that, seeing as she continuous to nurture a deep affection for me that it is only a stage she is going through, a small polite but decisive gesture of independence from these fathers (and mothers) a little hard to digest with their utopian fixations - or heterotopical, as Foucault would say (what a bore these quotations ....). Of course we went on thinking that change in life was possible, no matter how small, through the things we had imagined and what we had imagined them for. But as I was saying, the time, infinite never-ending, of existence is never enough for everything we wanted, would have liked, would like, to do: in the same way as what we wanted, would have liked and would like, to tell - through the written or the spoken word, or through designs or objects that with a lot of effort we put together over these (few, many?) years - perhaps it is another story that needs to be told. Maybe when we have a bit more time. Best wishes to Maurizio too.
2004
90
da Interni, 1993
from Interni, 1993
La progettazione di oggetti si trova oggi a dover affrontare scelte programmatiche ben precise. Il designer non può più operare prescindendo da una precisa consapevolezza della realtà in cui si trova e allo stesso tempo non può ignorare gli effetti che i propri lavori possono determinare nel tempo. “La strada delle cose - da dove... per dove” è il tema suggerito da Zeus ai progettisti invitati a partecipare alla settima edizione di DEA (Design Europeo Anteprima), aperta al pubblico nel periodo del Salone del mobile. Dall’esposizione è emersa una certa eterogeneità nella prassi progettuale che vede però le nuove generazioni accomunate nella ricerca di nuovi valori comunicativi e simbolici sottesi all’oggetto. Citiamo un “orologio” da parete, Catena, presentato dal tedesco Andreas Dober. “I materiali impiegati - spiega il designer - sono rame, ottone e acciaio, provengono dalla terra e vi ritornano. La modificazione della loro superficie fino alla loro decomposizione esemplifica lo scorrere del tempo. Dodici cifre rappresentano, con il loro movimento, la ‘strada delle cose’. Nel punto massimo del ciclo viene misurato il tempo.”
Object design today finds itself having to face distinct planning choices. The designer can no longer work overlooking the reality in which he is immersed and at the same time can not ignore the effects of his work over time. “The way of things – where from…where to” is the theme that Zeus put to the designers invited to take part in the seventh edition of DEA (Design Europeo Anteprima), open to the public in the same period as the Salone del Mobile. A certain heterogeneity in project procedure emerges from the exposition. This reveals a new generation that has something in common, the search for new communicative and symbolic values implied in the piece. We cite a wall “clock”, Catena, put on display by the German Andreas Dober. The materials used - explains the designer - are copper, brass and steel. They come from the earth and they go back to it. The modification of their surfaces up to their decomposition exemplify the march of time. Twelve numbers, with their movement, represent “the road to things”. At the peak of the cycle time is measured.
Tempus immotus fugit
fugit
91
1993 Sedia Straziati dalla bellezza dell’arte, design Stefano Casciani.
1993 Copertina del catalogo della mostra.
di Stefano Casciani
2004 Tempus immotus by Stefano Casciani
Cara Nicoletta, il tempo che mi dai per scrivere questo piccolo testo è come sempre troppo poco. Abbiamo passato una vita, o forse solo una metà, a cercare di capire se il nostro lavoro di designer decisamente particolari avesse un senso anche con il passare del tempo. Intanto i nostri figli sono cresciuti e ora guardano a noi e alle cose che siamo riusciti a fare con un po’ di perplessità. O almeno questo succede a me: mia figlia Lunella, che ha 13 anni adesso, ultimamente sembra avere una certa propensione conservatrice. Se con Gabi ci mettiamo a discutere su un’ipotetica casa che forse chissà un giorno potremmo anche costruire per lei, si scopre che la casa dove a Lunella piacerebbe abitare, non è ad esempio esattamente quella che noi potremmo immaginarci come una casa “moderna” (o post, o neo, o tardo): ma la mia segreta speranza, è , che visto che comunque continua a volermi un gran bene, sia solo un periodo di crescita, una piccola cortese ma decisa rivendicazione di autonomia da questi padri (e madri) un po’ pesanti da digerire con le loro fissazioni utopistiche - o eterotopistiche come direbbe Foucault (che barba queste citazioni...). Certo noi abbiamo continuato a pensare che invece fosse possibile un cambiamento, anche piccolissimo, della vita attraverso le cose che abbiamo immaginato, per come le abbiamo immaginate. Ma, come ti dicevo, il tempo, infinito, interminabile dell’esistenza non è mai abbastanza per tutto quello che volevamo, avremmo voluto, vorremmo fare: così come quello che volevamo, avremmo voluto, vorremmo raccontare - con le parole scritte, o quelle dette, o con i disegni o gli oggetti che con tanta fatica abbiamo messo insieme in questi (pochi, tanti?) anni - forse deve essere ancora raccontato. Magari un’altra volta, con un po’ più di tempo. Cari saluti, anche a Maurizio.
Dear Nicoletta, the length of time you have left me to write this short piece is as always too short. We spent a lifetime or perhaps just half a lifetime trying to understand if our work as designers, definitely out of the ordinary, had a meaning that would stand the test of time. Meanwhile our children have grown up and now they are looking at us and at the things that we managed to do a bit perplexed. Or at least that's what happens with my daughter Lunella thirteen now and who recently seemed to have a certain tendency towards conservatism. If the three of us Lunella, Gabi and I speak about the hypothetical house that perhaps one day, who knows, we will be able to build for her, it comes out that the house where she would like to live, is not for example exactly what we would imagine as a "modern" house (nor post nor neo nor late): but my secret hope is that, seeing as she continuous to nurture a deep affection for me that it is only a stage she is going through, a small polite but decisive gesture of independence from these fathers (and mothers) a little hard to digest with their utopian fixations - or heterotopical, as Foucault would say (what a bore these quotations ....). Of course we went on thinking that change in life was possible, no matter how small, through the things we had imagined and what we had imagined them for. But as I was saying, the time, infinite never-ending, of existence is never enough for everything we wanted, would have liked, would like, to do: in the same way as what we wanted, would have liked and would like, to tell - through the written or the spoken word, or through designs or objects that with a lot of effort we put together over these (few, many?) years - perhaps it is another story that needs to be told. Maybe when we have a bit more time. Best wishes to Maurizio too.
2004
90
da Interni, 1993
from Interni, 1993
La progettazione di oggetti si trova oggi a dover affrontare scelte programmatiche ben precise. Il designer non può più operare prescindendo da una precisa consapevolezza della realtà in cui si trova e allo stesso tempo non può ignorare gli effetti che i propri lavori possono determinare nel tempo. “La strada delle cose - da dove... per dove” è il tema suggerito da Zeus ai progettisti invitati a partecipare alla settima edizione di DEA (Design Europeo Anteprima), aperta al pubblico nel periodo del Salone del mobile. Dall’esposizione è emersa una certa eterogeneità nella prassi progettuale che vede però le nuove generazioni accomunate nella ricerca di nuovi valori comunicativi e simbolici sottesi all’oggetto. Citiamo un “orologio” da parete, Catena, presentato dal tedesco Andreas Dober. “I materiali impiegati - spiega il designer - sono rame, ottone e acciaio, provengono dalla terra e vi ritornano. La modificazione della loro superficie fino alla loro decomposizione esemplifica lo scorrere del tempo. Dodici cifre rappresentano, con il loro movimento, la ‘strada delle cose’. Nel punto massimo del ciclo viene misurato il tempo.”
Object design today finds itself having to face distinct planning choices. The designer can no longer work overlooking the reality in which he is immersed and at the same time can not ignore the effects of his work over time. “The way of things – where from…where to” is the theme that Zeus put to the designers invited to take part in the seventh edition of DEA (Design Europeo Anteprima), open to the public in the same period as the Salone del Mobile. A certain heterogeneity in project procedure emerges from the exposition. This reveals a new generation that has something in common, the search for new communicative and symbolic values implied in the piece. We cite a wall “clock”, Catena, put on display by the German Andreas Dober. The materials used - explains the designer - are copper, brass and steel. They come from the earth and they go back to it. The modification of their surfaces up to their decomposition exemplify the march of time. Twelve numbers, with their movement, represent “the road to things”. At the peak of the cycle time is measured.
Tempus immotus fugit
fugit
91
1993 Fake Carpet, design Volker Albus.
1993 Stillema, design Giorgio Vigna.
1993 Axis 2, design Robert Whitton.
2004
92
Volker Albus
Settembre 1984. Tempo di Salone. È tardi. Sono le 11. I giovani designer vanno in pellegrinaggio in via Vigevano. Qui la notte è particolarmente buia. Nera. Nessuna luce, nessun bagliore. C’è in programma una delle tante “inaugurazioni”: ZEUS. Nessuno, almeno tra gli invitati teutonici al party, ne ha sentito parlare. Neanche noi. La scena milanese è dominata dai tre grandi maestri: Sottsass, Mendini, Branzi. Da Memphis, Alchimia, Animali Domestici. In questi anni a Milano si respira un’atmosfera colorata. Coloratissima. Le parole d‘ordine dei designer sono vivacità, decorazione, originalità formale. Una volta erano tinta unita, bianco e nero, grigio. E sembrava fosse per sempre. Ma non è stato così. Oggi dominano il giallo, il rosso, il blu o i decori. O tutti questi colori insieme. Eppure nel cortile interno di via Vigevano non c‘è assolutamente nulla di colorato. Solo nero. Tre sedie: Sedia, Poltroncina, Poltrona e una Savonarola più struttura che comfort. Sottili tubi quadrangolari e gomma. Seduta in gomma millepunte, isolante tubolare sulle estremità. Nient‘altro. Niente giallo, niente rosso, niente blu, niente motivi ornamentali. Solo nero. Il branco è sconcertato. Perplesso. Disorientato e... affascinato. Tutti lo sanno: Memphis è passato.
2004
Volker Albus
September 1984 Salon time. It is late. It is 11. The young designers go on pilgrimage to via Vigevano. Here the night is particularly dark. Black. No light, no glare. One of the many “openings” is scheduled: Zeus. Nobody, at least among the Teutonic party guests, has heard talk of them. Neither have we. The scene is dominated by three important Masters: Sottsass, Mendini, Branzi. From Memphis, Alchimia, Animali Domestici. In Milan in these years one breathes a colourful air. Extremely colourful. The keywords for the designers are vivacity, ornamentation, originality of shape. Once they were: solid, black and white, grey. And it seemed it would be forever. But that’s not how it went. Today yellow, red, navy, or patterns dominate. Or all of these colours together. And yet in the internal courtyard of via Vigevano there is absolutely no colour. Only black. Three seats: Sedia, Poltroncina, Poltrona and a Savonarola chair more structure than comfort. Thin quadrangular rubber tubes. Sitting in thousand points rubber, tubular on the ends. Nothing else. No yellow, no red, no navy, no ornamental patterns. Only black. The pack is disillusioned. Perplexed. Puzzled charmed… Everyone knows that Memphis is past.
La strada delle cose
The way of things
da Modo, giugno/luglio 1993
from Modo, June/July1993
Zeus, (Maurizio Peregalli e Nicoletta Baucia) ha organizzato con il contributo di Clara Mantica e Titti Cusatelli la settima edizione di DEA (Design Europeo Anteprima). Il titolo volutamente aperto agli interrogativi: “La strada delle cose - da dove... per dove”. Trentasei i partecipanti provenienti dal mondo, tutti della nuova generazione, alcuni già amici di Zeus, altri indicati da Chantal Hamaide, Pia Quarzo, François Burkhardt, Fabio Mauri e Clara Mantica. Rispetto alla precedente edizione emerge un nuovo senso della misura, un atteggiamento più riflessivo, sommesso e intimo. Dopo molti progetti un po’ sguaiati e di maniera sembra che nella “strada... per dove” si intravedono delle speranze: non grandi utopie ma la convinzione che il quotidiano possa essere cambiato anche da piccoli gesti e umili cose.
Zeus, (Maurizio Peregalli and Nicoletta Baucia) with the help of Clara Mantica and Titi Cusatelli organised the seventh edition of DEA (Design Europeo Anteprima). The title was intentionally open for questioning: “The way of things – where from…where to”. Thirty six participants from all over the world, all of them new generation, some friends of Zeus, others put forward by Chantal Hamaide, Pia Quarzo, François Burkhardt, Fabio Mauri and Clara Mantica. A new sense of measure compared to the previous edition emerges, a more carefully thought over, subdued and intimate approach. After many uncouth and fashionable designs, it seems that on “on the way to where” there is a glimpse of hopes: not great utopias but the conviction that everyday life can be changed even by small gestures and humble things.
93
1993 Fake Carpet, design Volker Albus.
1993 Stillema, design Giorgio Vigna.
1993 Axis 2, design Robert Whitton.
2004
92
Volker Albus
Settembre 1984. Tempo di Salone. È tardi. Sono le 11. I giovani designer vanno in pellegrinaggio in via Vigevano. Qui la notte è particolarmente buia. Nera. Nessuna luce, nessun bagliore. C’è in programma una delle tante “inaugurazioni”: ZEUS. Nessuno, almeno tra gli invitati teutonici al party, ne ha sentito parlare. Neanche noi. La scena milanese è dominata dai tre grandi maestri: Sottsass, Mendini, Branzi. Da Memphis, Alchimia, Animali Domestici. In questi anni a Milano si respira un’atmosfera colorata. Coloratissima. Le parole d‘ordine dei designer sono vivacità, decorazione, originalità formale. Una volta erano tinta unita, bianco e nero, grigio. E sembrava fosse per sempre. Ma non è stato così. Oggi dominano il giallo, il rosso, il blu o i decori. O tutti questi colori insieme. Eppure nel cortile interno di via Vigevano non c‘è assolutamente nulla di colorato. Solo nero. Tre sedie: Sedia, Poltroncina, Poltrona e una Savonarola più struttura che comfort. Sottili tubi quadrangolari e gomma. Seduta in gomma millepunte, isolante tubolare sulle estremità. Nient‘altro. Niente giallo, niente rosso, niente blu, niente motivi ornamentali. Solo nero. Il branco è sconcertato. Perplesso. Disorientato e... affascinato. Tutti lo sanno: Memphis è passato.
2004
Volker Albus
September 1984 Salon time. It is late. It is 11. The young designers go on pilgrimage to via Vigevano. Here the night is particularly dark. Black. No light, no glare. One of the many “openings” is scheduled: Zeus. Nobody, at least among the Teutonic party guests, has heard talk of them. Neither have we. The scene is dominated by three important Masters: Sottsass, Mendini, Branzi. From Memphis, Alchimia, Animali Domestici. In Milan in these years one breathes a colourful air. Extremely colourful. The keywords for the designers are vivacity, ornamentation, originality of shape. Once they were: solid, black and white, grey. And it seemed it would be forever. But that’s not how it went. Today yellow, red, navy, or patterns dominate. Or all of these colours together. And yet in the internal courtyard of via Vigevano there is absolutely no colour. Only black. Three seats: Sedia, Poltroncina, Poltrona and a Savonarola chair more structure than comfort. Thin quadrangular rubber tubes. Sitting in thousand points rubber, tubular on the ends. Nothing else. No yellow, no red, no navy, no ornamental patterns. Only black. The pack is disillusioned. Perplexed. Puzzled charmed… Everyone knows that Memphis is past.
La strada delle cose
The way of things
da Modo, giugno/luglio 1993
from Modo, June/July1993
Zeus, (Maurizio Peregalli e Nicoletta Baucia) ha organizzato con il contributo di Clara Mantica e Titti Cusatelli la settima edizione di DEA (Design Europeo Anteprima). Il titolo volutamente aperto agli interrogativi: “La strada delle cose - da dove... per dove”. Trentasei i partecipanti provenienti dal mondo, tutti della nuova generazione, alcuni già amici di Zeus, altri indicati da Chantal Hamaide, Pia Quarzo, François Burkhardt, Fabio Mauri e Clara Mantica. Rispetto alla precedente edizione emerge un nuovo senso della misura, un atteggiamento più riflessivo, sommesso e intimo. Dopo molti progetti un po’ sguaiati e di maniera sembra che nella “strada... per dove” si intravedono delle speranze: non grandi utopie ma la convinzione che il quotidiano possa essere cambiato anche da piccoli gesti e umili cose.
Zeus, (Maurizio Peregalli and Nicoletta Baucia) with the help of Clara Mantica and Titi Cusatelli organised the seventh edition of DEA (Design Europeo Anteprima). The title was intentionally open for questioning: “The way of things – where from…where to”. Thirty six participants from all over the world, all of them new generation, some friends of Zeus, others put forward by Chantal Hamaide, Pia Quarzo, François Burkhardt, Fabio Mauri and Clara Mantica. A new sense of measure compared to the previous edition emerges, a more carefully thought over, subdued and intimate approach. After many uncouth and fashionable designs, it seems that on “on the way to where” there is a glimpse of hopes: not great utopias but the conviction that everyday life can be changed even by small gestures and humble things.
93
1993 Libreria Swerwe, Bang Design. 1993 Apribottiglie First Aid, design Janowetz Ploderer - Wagner.
94
Claudio Nardi Sedia Alice per Zeus
Claudio Nardi Sedia Alice for Zeus
di Marco Romanelli da Domus, marzo 1992
by Marco Romanelli from Domus, March 1992
“L’oggetto non può estraniarsi dal suo territorio, che ha confini culturali oltre che geografici. Le uniche occasioni oggi in cui si può coerentemente disegnare degli oggetti, sono quelle inserite in un più grande contesto di progettazione di luoghi di architettura. La presenza di un movente esclusivo e definito, conosciuto, può restituire originalità ad un progetto che, pensato per la produzione industriale esaurisce i suoi valori. Gli oggetti diventano allora particolari di architettura, ne costituiscono i meccanismi ne precisano e arricchiscono i linguaggi. (...) E’ un’epoca questa che ha un grande bisogno di nitore, di colori mentali, di segnali di speranza e dall’incontro dell’architetto con il poeta possono nascere nuovi linguaggi di ottimismo e di utopia che ci proteggeranno dai venti del deserto. (...)” Un testo questo di Claudio Nardi scritto non certo per l’opera qui presentata, ma che, oltre ad essere altamente condivisibile, bene si attaglia ad essa. Per due motivi almeno: a) Questa sedia, Alice, nasce dall’incontro con un interno e le sue esigenze: un bar, per l’appunto, a dare realtà di brief e di verifica e di limite ad un’idea. Ci dice quindi qualcosa della difficoltà o della impossibilità di disegnare sul foglio bianco, per pure esigenze commerciali. Caratteristica questa, propria ad una generazione precedente, e non più a quella cui Nardi appartiene, e che è cresciuta in un’accezione di progetto contestuale in senso lato (anche per il design quindi si può parlare di contesto). Ci dice qualcosa della necessità, disegnando arredi, di ancorarsi a problemi e mancanze rilevate nel più generale mestiere di architetto. b) Questa sedia, Alice, nasce dall’incontro con un produttore da sempre attento all’insieme di quei mondi che oggi convergono verso il progetto: dalla fotografia alla moda, alla musica, agli interni, all’oggetto, al packaging. Insomma quel continuum artistico nuovamente tipico di un certo progettare di cui Nardi parla.
“ An object cannot be foreign to its territory, with its cultural as well as geographical borders. The only time objects can be consistently designed today is in a wider context of architectural places. The presence of an exclusive and defined, known motive, can restore originality to a design whereas if conceived for industrial production, its values fall flat. So objects once again become details of architecture, making up its mechanisms, clarifying and enriching its language. (…) We live in a period of great need for sharpness, mental colours, signals of hope; and from the meeting of architects and poets fresh languages of optimism and utopia can spring, to protect us from desert winds. (…)” This text by Claudio Nardi was of course not written for the work illustrated here, but it has much in common and fits it very well I believe, for two reasons at least: a)this chair, “Alice” stems form the encounter with an interior and its need: a bar in fact, with the reality of a brief, the verification and limits of an idea. Thus it tells us something of the difficulties of drawing on a blank sheet, for purely commercial purposes. This characteristic of an earlier generation non longer attaches to Nardi’s, which on the contrary grew up to accept contextual design in the broad sense (context can therefore be referred to design too). It tells us something of the necessity, when designing furniture, of being anchored to problems situated within the more general craft of architecture. b) this “Alice” chair springs from the encounter with a maker who has always been attentive to different areas converging on design today: from photography to fashion, music, interiors, objects, packaging. In short, to that artistic continuum, once again typical of Nardi’s generational outlook on design.
1990 Sedia e sgabello Alice, design Claudio Nardi. Sotto, lampada Cafè Olè design Nardi - Theill
95
1993 Libreria Swerwe, Bang Design. 1993 Apribottiglie First Aid, design Janowetz Ploderer - Wagner.
94
Claudio Nardi Sedia Alice per Zeus
Claudio Nardi Sedia Alice for Zeus
di Marco Romanelli da Domus, marzo 1992
by Marco Romanelli from Domus, March 1992
“L’oggetto non può estraniarsi dal suo territorio, che ha confini culturali oltre che geografici. Le uniche occasioni oggi in cui si può coerentemente disegnare degli oggetti, sono quelle inserite in un più grande contesto di progettazione di luoghi di architettura. La presenza di un movente esclusivo e definito, conosciuto, può restituire originalità ad un progetto che, pensato per la produzione industriale esaurisce i suoi valori. Gli oggetti diventano allora particolari di architettura, ne costituiscono i meccanismi ne precisano e arricchiscono i linguaggi. (...) E’ un’epoca questa che ha un grande bisogno di nitore, di colori mentali, di segnali di speranza e dall’incontro dell’architetto con il poeta possono nascere nuovi linguaggi di ottimismo e di utopia che ci proteggeranno dai venti del deserto. (...)” Un testo questo di Claudio Nardi scritto non certo per l’opera qui presentata, ma che, oltre ad essere altamente condivisibile, bene si attaglia ad essa. Per due motivi almeno: a) Questa sedia, Alice, nasce dall’incontro con un interno e le sue esigenze: un bar, per l’appunto, a dare realtà di brief e di verifica e di limite ad un’idea. Ci dice quindi qualcosa della difficoltà o della impossibilità di disegnare sul foglio bianco, per pure esigenze commerciali. Caratteristica questa, propria ad una generazione precedente, e non più a quella cui Nardi appartiene, e che è cresciuta in un’accezione di progetto contestuale in senso lato (anche per il design quindi si può parlare di contesto). Ci dice qualcosa della necessità, disegnando arredi, di ancorarsi a problemi e mancanze rilevate nel più generale mestiere di architetto. b) Questa sedia, Alice, nasce dall’incontro con un produttore da sempre attento all’insieme di quei mondi che oggi convergono verso il progetto: dalla fotografia alla moda, alla musica, agli interni, all’oggetto, al packaging. Insomma quel continuum artistico nuovamente tipico di un certo progettare di cui Nardi parla.
“ An object cannot be foreign to its territory, with its cultural as well as geographical borders. The only time objects can be consistently designed today is in a wider context of architectural places. The presence of an exclusive and defined, known motive, can restore originality to a design whereas if conceived for industrial production, its values fall flat. So objects once again become details of architecture, making up its mechanisms, clarifying and enriching its language. (…) We live in a period of great need for sharpness, mental colours, signals of hope; and from the meeting of architects and poets fresh languages of optimism and utopia can spring, to protect us from desert winds. (…)” This text by Claudio Nardi was of course not written for the work illustrated here, but it has much in common and fits it very well I believe, for two reasons at least: a)this chair, “Alice” stems form the encounter with an interior and its need: a bar in fact, with the reality of a brief, the verification and limits of an idea. Thus it tells us something of the difficulties of drawing on a blank sheet, for purely commercial purposes. This characteristic of an earlier generation non longer attaches to Nardi’s, which on the contrary grew up to accept contextual design in the broad sense (context can therefore be referred to design too). It tells us something of the necessity, when designing furniture, of being anchored to problems situated within the more general craft of architecture. b) this “Alice” chair springs from the encounter with a maker who has always been attentive to different areas converging on design today: from photography to fashion, music, interiors, objects, packaging. In short, to that artistic continuum, once again typical of Nardi’s generational outlook on design.
1990 Sedia e sgabello Alice, design Claudio Nardi. Sotto, lampada Cafè Olè design Nardi - Theill
95
1994 Sedia Anonimus, design Ron Arad. Sotto: la sedia nel ristorante Belgo di Londra, progettato da Ron Arad.
2004
Ron Arad
Venti anni fa, dopo una vastissima diffusione, lo stile di Memphis e Alchimia cominciava a dare i primi segnali di declino. Animali domestici. Proprio quando l’avanguardia italiana sembrava essersi completamente avvolta in colori gelato e laminato striato a pelle di giraffa, un giovane gruppo di designer idealisti emerse in superficie. In un modo che da subito lasciava presagire un movimento. Zeus. Venti anni fa. La nostra prima volta a Milano, ribelli ingenui, venuti a vedere cos’era esattamente quello contro cui ci ribellavamo, alla ricerca di spiriti affini. Il tamtam milanese ci diceva che dovevamo conoscere Zeus. Ci recammo quindi in via Vigevano, dove incontrammo Maurizio e Nicoletta. Non ricordo cosa ci dicemmo, ma ricordo l’impressione forte (totalmente sbagliata) che ci fecero! La serietà rigorosa di una cellula politica clandestina. Lui di poche parole, nemmeno una d’inglese; lei che traduceva scrupolosamente ogni singola cosa detta. Lui con un formidabile paio di baffi; lei vestita Annie Hall con cravatta. Incontrarli nel loro vasto spazio dall’aria austera, popolato di oggetti di design assolutamente minimalista (non solo nelle forme, quanto soprattutto nei
2004 Disegno di Ron Arad dedicato a Nicoletta e Maurizio.
96
2004
Ron Arad
Twenty years ago - Memphis and Alchimia’s ripples, having spread far and wide, were beginning to wane. Domestic Animal. When it seemed that the Italian avante-garde was completely covered in ice-cream colours and giraffe skin laminate, a young group of idealistic designers erupted through the surface, somehow instantly seeming like a movement. Zeus. 20 years ago, our first time ever in Milan, naive rebels checking what it is exactly they rebel against, looking for kindred spirits. The Milanese tom tom told us we have to meet Zeus we went to Via Vigevano the very next morning we met Maurizio and Nicoletta – can’t remember what we said to each other, but I do remember the strong {completely wrong} impression they made on us! {austere tough seriousness of a political underground cell, he with very few words, no English, she translating religiously every word said – he dark moustache and she Annie Hall suit + tie). Meeting them in their austere vast space, populated by extreme minimal designs (not merely formalistic but materially and graphically minimal - you couldn’t do a chair with a thinner square tube
1994 Tavolo e sgabello Anonimus.
materiali e nella grafica – non sarebbe stato possibile costruire una sedia con un tubo quadrato più sottile o utilizzando meno materiale o colore), fu davvero grandioso… Venivamo da un posto completamente diverso e andavamo in una direzione completamente diversa ma, nonostante ciò, percepimmo subito una forte affinità. Era la loro dedizione alla causa, lo scostamento dalla tipica avanguardia milanese che li circondava. Tutto questo accompagnato da una dose uguale di generosità e calore, assolutamente autentici. Non sapevamo esattamente cosa volevamo fare insieme, che forma avrebbe potuto assumere la nostra collaborazione, ma sentimmo immediata la necessità di creare un gruppo di affinità internazionale. Oggi sappiamo che quei primi anni di Zeus furono fondamentali per il nostro sviluppo – la condivisione di eventi, idee, pubblico...tutto faceva parte della mentalità aperta di Zeus e del loro impegno verso l’innovazione. Grazie, grazie, grazie Mau e Nicky (e naturalmente... Davide!)
or with less material or less colour), was really exciting... we came from a totally different place and were going in a totally different direction, but we nevertheless immediately felt a great affinity with them. It was their devotion to the cause and their deviation from the routine milanese avante-garde around them, matched with an equal amount of genuine generosity and warmth. We didn’t know exactly what we wanted to do together, what form or shape our association might take, but we both felt the urgency to form an international affinity group. Looking back, it is clear that those early Zeus years were instrumental in our development – our joint events, ideas and shared audience, all part of Zeus’ open mind and commitment to the new. Thank you thank you thank you Mau & Nicky (and always Davide!)
97
1997 Catene Associative, design Romanelli - Xerra
2004
98
Clara Mantica
Ci siamo intrecciati tante volte con il popolo di Zeus, adesso è diventato una famiglia allargata e l’amicizia resta. Quando li ammiravo perché sapevano raccogliere sotto lo stesso tetto creativi di paesi diversi che parlavano la stessa lingua della partecipazione. Fiduciosi nel cambiamento lo eravamo tutte e tutti. Mi ricordo di Danny Lane, Ron Arad, Volker Albus, quelli di Delo Lindo… bella gente che ha fatto la sua strada anche grazie a quegli appuntamenti milanesi. A cominciare dall’85 con la prima edizione di DEA Design Europeo Anteprima. Quando l’egodesign subì un duro colpo e finalmente gli artigiani ebbero un nome e un volto. Nel catalogo della mostra “Designers europei e artigiani del Ticinese”, era il 1986. Quando parlavamo di comunicazione e partnership e le praticavamo seduti intorno ad un tavolo, giovani direttori delle testate più interessanti del nuovo design. Ardi con Juli, Modo con Cristina, io con Gap Casa, Intramuros con Chantal, City con Jean Pascal Billaud, Domus con Marco Romanelli, Blueprint con Deyan Sudjic. All’Ansaldo nel 1988 tavola rotonda su “Comunicare il design“. Quando ho scoperto gli spazi-open che infrangevano il perbenismo del design-nel-centro storico e Milano era più bella perché era più umana. Da via Vigevano (dal 1985 al 1995) intorno al cortile allo spazio del garage di San Gottardo (dal 1995 a oggi). Quando si stava stretti e contenti nei raduni oceanici delle Zeus-feste durante il Salone del mobile. Dal 1984, ogni anno. Quando ci siamo chiesti “ma dove stiamo andando ?” Nel 1993 “La strada delle cose, da dove... per dove”. Quando nei loro programmi c’era spazio per l’industria e l’artigianato, per il progetto high tech e per le materie grezze, per le visioni e l’impegno civile e io che mi ero appassionata all’artigianato (e ad un artigiano) trovai ancora una volta che il loro spazio era davvero aperto. Nel 1997, la mostra Etno-Logic. E adesso nel libro dei vent’anni a renderci conto di quante cose hanno fatto e in quanti modi si sono intrecciati con le nostre vite. Auguri a Nico e Maurizio
2004
Clara Mantica
We intertwined so many times with the Zeus people, now it has become an extended family and the friendship remains.
When I admired them because they knew how to gather together under the same roof creative people from different countries that spoke the same language of participation. Trusting in change as all of us were. I remember Danny Lane, Ron Arad, Volker Albus, Delo Lindo…wonderful people who had made their way up thanks also to those Milanese gatherings. In 1985, with the first edition of DEA – Design Europeo Anteprima.
When egodesign received a strong blow and at last the craftsmen had a name and a face. In the exhibition catalogue “European designers and craftsmen from Ticinese”, it was the year 1986.
When we spoke about communication and partnership, practising them sitting around a table, young directors of the most interesting magazines of new design. Ardi with Juli, Modo with Cristina, me with Gap Casa, Intramuros with Chantal, City with Jean Pascal Billaud, Domus with Marco Romanelli, Blueprint with Deyan Sudjic. At Ansaldo in 1988 the roundtable about “Communicating the Design”.
When I discovered the open-spaces that broke the laws of respectability in design in the historical centre and Milan was more beautiful because it was more human. From via Vigevano (from 1985 to 1995) around the courtyard to the space of the garage of San Gottardo (from 1995 to today).
When we were squashed close together and happy in the enormous Zeus gatherings -parties that took place to coincide with the Salone del Mobile. From 1984, every year.
When we asked ourselves “ but where are we going?” In 1993, “The way of things, where from ... where to”. When in their plans there was space for industry and craftsmanship, for high tech design and raw materials, for visions and social service and I was in love with craftsmanship (and a craftsman) I discovered once again that their space really was open. In 1997, at the Ethno-Logic exhibition.
And now, in the twenty-year book the realisation of how many things they did and in how many ways they intertwined with our lives. Congratulations Nico and Maurizio!
OFF. Etno Logic Zeus
OFF. Etno Logic Zeus
da Domus, luglio 1997
from Domus, July 1997
Fin dalla fondazione (1984) Zeus, ha dimostrato una spiccatissima fisionomia OFF nei componenti del gruppo, nella produzione di arredamento e nel suo esuberante contributo alla ricerca progettuale e alla cultura del design. Nel 1985 Zeus ha organizzato la manifestazione DEA, Design Europa Anteprima, con lo scopo di portare a Milano, i giovani designer del “vecchio continente” per presentare i loro lavori. Da allora DEA è diventato sinonimo di avanguardia e di audacia, e scorrendo l’elenco di chi vi ha preso parte si trovano alcuni dei più importanti designer di oggi. Quest’anno l’ottava edizione è stata battezzata con il titolo Etno Logic, “ un tentativo di esplorare e analizzare in profondità, attraverso la pratica del design, la nozione di diversità delle radici socioculturali delle varie aree, fondendole con le nuove tecnologie e con i nuovi materiali”. Tra i 27 progettisti in mostra spiccavano l’assemblage “Eppure hanno un’anima” dei designer tedeschi Laubersheimer e Kossmann, “macchine fantastiche per meccanizzare la preparazione degli alimenti”. A partire dall’osservazione di Siegfried Gideon che la meccanizzazione ha invaso e condiziona la nostra vita quotidiana, i due designer portano l’ironia alle estreme conseguenze progettando un gruppo di robot destinati a compiti come salare il cibo o affettare le patate.
Since its creation in 1984, Zeus has had a genuinely distinct OFF character with its components, furniture production and its emphatic contribution to design research and design culture. In 1985, Zeus organized the DEA (Design Europeo Anteprima) show with the aim of bringing the youngest designers of the “Old Continent” to Milan to exhibit their work. Since then, DEA has been synonymous with avantgarde and audacity, and if we go through the list of its participants we’ll find some of today’s leading designers. This year the eighth DEA show was held under the title “Etno-Logic”, “an attempt to research and investigate in depth through the practice of design, knowledge of the different socio-cultural origins of the various areas of design, fusing them with the new tecyhnologies and the new materials of the immediate future”. Among the 27 designs exhibited the montage “Eppure hanno un’anima” by German designers Wolfgang Laubersheimer and Markus Kossmann, “Fanstatic Machines to Mechanize the Cultivation of Food” stand out. Starting out from Siegfried Gideon’s observation that mechanization has invaded and determines our daily life, they take their irony to the extreme of designing a set of robots for such tasks as salting the food or cutting potatoes.
99
1997 Catene Associative, design Romanelli - Xerra
2004
98
Clara Mantica
Ci siamo intrecciati tante volte con il popolo di Zeus, adesso è diventato una famiglia allargata e l’amicizia resta. Quando li ammiravo perché sapevano raccogliere sotto lo stesso tetto creativi di paesi diversi che parlavano la stessa lingua della partecipazione. Fiduciosi nel cambiamento lo eravamo tutte e tutti. Mi ricordo di Danny Lane, Ron Arad, Volker Albus, quelli di Delo Lindo… bella gente che ha fatto la sua strada anche grazie a quegli appuntamenti milanesi. A cominciare dall’85 con la prima edizione di DEA Design Europeo Anteprima. Quando l’egodesign subì un duro colpo e finalmente gli artigiani ebbero un nome e un volto. Nel catalogo della mostra “Designers europei e artigiani del Ticinese”, era il 1986. Quando parlavamo di comunicazione e partnership e le praticavamo seduti intorno ad un tavolo, giovani direttori delle testate più interessanti del nuovo design. Ardi con Juli, Modo con Cristina, io con Gap Casa, Intramuros con Chantal, City con Jean Pascal Billaud, Domus con Marco Romanelli, Blueprint con Deyan Sudjic. All’Ansaldo nel 1988 tavola rotonda su “Comunicare il design“. Quando ho scoperto gli spazi-open che infrangevano il perbenismo del design-nel-centro storico e Milano era più bella perché era più umana. Da via Vigevano (dal 1985 al 1995) intorno al cortile allo spazio del garage di San Gottardo (dal 1995 a oggi). Quando si stava stretti e contenti nei raduni oceanici delle Zeus-feste durante il Salone del mobile. Dal 1984, ogni anno. Quando ci siamo chiesti “ma dove stiamo andando ?” Nel 1993 “La strada delle cose, da dove... per dove”. Quando nei loro programmi c’era spazio per l’industria e l’artigianato, per il progetto high tech e per le materie grezze, per le visioni e l’impegno civile e io che mi ero appassionata all’artigianato (e ad un artigiano) trovai ancora una volta che il loro spazio era davvero aperto. Nel 1997, la mostra Etno-Logic. E adesso nel libro dei vent’anni a renderci conto di quante cose hanno fatto e in quanti modi si sono intrecciati con le nostre vite. Auguri a Nico e Maurizio
2004
Clara Mantica
We intertwined so many times with the Zeus people, now it has become an extended family and the friendship remains.
When I admired them because they knew how to gather together under the same roof creative people from different countries that spoke the same language of participation. Trusting in change as all of us were. I remember Danny Lane, Ron Arad, Volker Albus, Delo Lindo…wonderful people who had made their way up thanks also to those Milanese gatherings. In 1985, with the first edition of DEA – Design Europeo Anteprima.
When egodesign received a strong blow and at last the craftsmen had a name and a face. In the exhibition catalogue “European designers and craftsmen from Ticinese”, it was the year 1986.
When we spoke about communication and partnership, practising them sitting around a table, young directors of the most interesting magazines of new design. Ardi with Juli, Modo with Cristina, me with Gap Casa, Intramuros with Chantal, City with Jean Pascal Billaud, Domus with Marco Romanelli, Blueprint with Deyan Sudjic. At Ansaldo in 1988 the roundtable about “Communicating the Design”.
When I discovered the open-spaces that broke the laws of respectability in design in the historical centre and Milan was more beautiful because it was more human. From via Vigevano (from 1985 to 1995) around the courtyard to the space of the garage of San Gottardo (from 1995 to today).
When we were squashed close together and happy in the enormous Zeus gatherings -parties that took place to coincide with the Salone del Mobile. From 1984, every year.
When we asked ourselves “ but where are we going?” In 1993, “The way of things, where from ... where to”. When in their plans there was space for industry and craftsmanship, for high tech design and raw materials, for visions and social service and I was in love with craftsmanship (and a craftsman) I discovered once again that their space really was open. In 1997, at the Ethno-Logic exhibition.
And now, in the twenty-year book the realisation of how many things they did and in how many ways they intertwined with our lives. Congratulations Nico and Maurizio!
OFF. Etno Logic Zeus
OFF. Etno Logic Zeus
da Domus, luglio 1997
from Domus, July 1997
Fin dalla fondazione (1984) Zeus, ha dimostrato una spiccatissima fisionomia OFF nei componenti del gruppo, nella produzione di arredamento e nel suo esuberante contributo alla ricerca progettuale e alla cultura del design. Nel 1985 Zeus ha organizzato la manifestazione DEA, Design Europa Anteprima, con lo scopo di portare a Milano, i giovani designer del “vecchio continente” per presentare i loro lavori. Da allora DEA è diventato sinonimo di avanguardia e di audacia, e scorrendo l’elenco di chi vi ha preso parte si trovano alcuni dei più importanti designer di oggi. Quest’anno l’ottava edizione è stata battezzata con il titolo Etno Logic, “ un tentativo di esplorare e analizzare in profondità, attraverso la pratica del design, la nozione di diversità delle radici socioculturali delle varie aree, fondendole con le nuove tecnologie e con i nuovi materiali”. Tra i 27 progettisti in mostra spiccavano l’assemblage “Eppure hanno un’anima” dei designer tedeschi Laubersheimer e Kossmann, “macchine fantastiche per meccanizzare la preparazione degli alimenti”. A partire dall’osservazione di Siegfried Gideon che la meccanizzazione ha invaso e condiziona la nostra vita quotidiana, i due designer portano l’ironia alle estreme conseguenze progettando un gruppo di robot destinati a compiti come salare il cibo o affettare le patate.
Since its creation in 1984, Zeus has had a genuinely distinct OFF character with its components, furniture production and its emphatic contribution to design research and design culture. In 1985, Zeus organized the DEA (Design Europeo Anteprima) show with the aim of bringing the youngest designers of the “Old Continent” to Milan to exhibit their work. Since then, DEA has been synonymous with avantgarde and audacity, and if we go through the list of its participants we’ll find some of today’s leading designers. This year the eighth DEA show was held under the title “Etno-Logic”, “an attempt to research and investigate in depth through the practice of design, knowledge of the different socio-cultural origins of the various areas of design, fusing them with the new tecyhnologies and the new materials of the immediate future”. Among the 27 designs exhibited the montage “Eppure hanno un’anima” by German designers Wolfgang Laubersheimer and Markus Kossmann, “Fanstatic Machines to Mechanize the Cultivation of Food” stand out. Starting out from Siegfried Gideon’s observation that mechanization has invaded and determines our daily life, they take their irony to the extreme of designing a set of robots for such tasks as salting the food or cutting potatoes.
99
1997 Sgabello Man at work, design Robert Wettstein. 1997 Robot da tavola Eppure hanno un’anima, design Laubersheimer Kossmann.
1997 Sgabello Elephant, design Robert Wettstein per Zeus.
2004
100
Wolfgang Laubersheimer
Conosco Zeus da quando è nato e ne sono felice. Per me, giovane inesperto qual ero, Zeus rappresentava l'emblema di tutto ciò che il design potesse significare, una rivelazione straordinaria. Da una parte sorpresi dalla ritrosa cordialità di Maurizio e dall’altra sopraffatti dalla affascinante disponibilità di Nicoletta, non si poteva fare a meno di innamorarsi della geniale semplicità ed essenzialità degli oggetti e progetti creati da Zeus nel corso degli anni. Da tempo non mi coinvolge più così tanto l'eccitazione che accompagna ogni stagione e le novità presentate ai vari saloni o fiere del mobile. Ma ciò che non mi ha abbandonato e non mi abbandonerà mai, è l'affetto profondo per il modo in cui Zeus vive e interpreta il design.
2004
Wolfgang Laubersheimer
I have known Zeus since its birth and this is a real privilege. For me, young and inexperienced as I was, Zeus was an emblem for all that design stood for, a multiple revelation. I was surprised by Maurizio’s shy but cordial character on one hand. On the other, I was charmed by Nicoletta’s enchanting helpfulness… this didn’t leave any alternative other than falling in love with the ingenious, simple and clear shape of the projects created by Zeus over the years. It’s been a while since the excitement that comes with every season and the novelties presented at the various furniture shows or fairs has waned in me. But what has not abandoned me and will never abandon me is the deep affection I feel for the way in which Zeus lives and interprets design.
101
1997 Sgabello Man at work, design Robert Wettstein. 1997 Robot da tavola Eppure hanno un’anima, design Laubersheimer Kossmann.
1997 Sgabello Elephant, design Robert Wettstein per Zeus.
2004
100
Wolfgang Laubersheimer
Conosco Zeus da quando è nato e ne sono felice. Per me, giovane inesperto qual ero, Zeus rappresentava l'emblema di tutto ciò che il design potesse significare, una rivelazione straordinaria. Da una parte sorpresi dalla ritrosa cordialità di Maurizio e dall’altra sopraffatti dalla affascinante disponibilità di Nicoletta, non si poteva fare a meno di innamorarsi della geniale semplicità ed essenzialità degli oggetti e progetti creati da Zeus nel corso degli anni. Da tempo non mi coinvolge più così tanto l'eccitazione che accompagna ogni stagione e le novità presentate ai vari saloni o fiere del mobile. Ma ciò che non mi ha abbandonato e non mi abbandonerà mai, è l'affetto profondo per il modo in cui Zeus vive e interpreta il design.
2004
Wolfgang Laubersheimer
I have known Zeus since its birth and this is a real privilege. For me, young and inexperienced as I was, Zeus was an emblem for all that design stood for, a multiple revelation. I was surprised by Maurizio’s shy but cordial character on one hand. On the other, I was charmed by Nicoletta’s enchanting helpfulness… this didn’t leave any alternative other than falling in love with the ingenious, simple and clear shape of the projects created by Zeus over the years. It’s been a while since the excitement that comes with every season and the novelties presented at the various furniture shows or fairs has waned in me. But what has not abandoned me and will never abandon me is the deep affection I feel for the way in which Zeus lives and interprets design.
101
2003 Allestimento nello show-room di corso San Gottardo.
1984 Gli spazi di via Vigevano.
2004
1984 Tavolo, design Maurizio Peregalli.
102
Marco Romanelli
1981 nasce Memphis. 1984 nasce Zeus. Chi ha vissuto quegli anni, a Milano in particolare, ne conserva un ricordo sicuramente intenso, credo tuttavia ben più controverso di quanto la storiografia, trasformata in agiografia, riconosca. La reazione al moderno incarnata dal post-moderno è stata una battaglia per la libertà o piuttosto un sussulto borghese ed elitario mascherato da trasgressione? Tanto distante dall’ approccio egualitario, sia pur noioso, di Ulm quanto dalla speranza allargata della “Fantasia al potere”, il post- modern diventò rapidamente un linguaggio unico e indiscutibile. Colori, teorie, decori, intellettualmente distesi da Alessandro Mendini ed Ettore Sottsass, vennero istantaneamente ripresi da epigoni di piccolo o grande nome, ma comunque di scarsa qualità. Il mondo, dimentico di specificità e differenze, si riempì di identici vermini colorati. Dura fu, in quegli anni, l’esistenza di chi credeva in un progetto più silenzioso, più attento, più rispettoso delle emozioni di ciascuno. Il progetto ludico, il progetto interattivo, il progetto emozionale fu, sovente infatti, un progetto dimentico delle difficoltà della vita, disattento al reale stato psichico dei fruitori. Infine un progetto per pochi (e controllato da pochi) che divenne vincolante per molti. Ecco perché in quegli anni, in cui era proibito citare il nome di Dieter Raams, il messaggio nero e potente di Zeus fu importante. Zeus conosceva i principi della comunicazione post-moderna (lo stesso nome, lo stesso marchio lo testimoniano), aveva assunto principi di recupero dell’artigianato che appartenevano al pensiero debole, ma, comunque, tracciava segni decisi. Neri, appunto. Il nero fu la prima potente risposta al rumore cromatico del post-moderno. I semplici tubi di Zeus, la sua gomma diamantata, i suoi semi-lavorati industriali ci fecero immaginare un’alternativa. Suggerivano un Giappone post-atomico ben più coinvolgente del triste e colorato duty-free shop da altri propagandato. Il “francescanesimo” di Zeus è continuato senza cedimenti e sbavature, per 20 anni. Maurizio Peregalli lo interpreta da sempre, fisicamente assumendolo in se stesso (l’opera al fine assomiglia all’autore?). Una nera semplicità di cui torniamo ricorrentemente a sentire il bisogno.
2004
Marco Romanelli
Memphis was born in 1981. Zeus in 1984. Those who were around in those years, particularly in Milan, most certainly have an intense memory of that period, I think however, much more controversial than that which historiography, transformed into hagiography, acknowledges. Was the reaction to modern incarnated by post-modern a battle for freedom or rather a bourgeois and elitist start masked by transgression? Very far from the egalitarian approach, even if boring, of Ulm as much as from the extended hope of “Fantasy in Power” post-modern rapidly became a unique unquestionable means of expression. Colours, theories, decorum, intellectually lain out by Alessandro Mendini and Ettore Sottsass, were instantaneously taken up again by imitators of both big and small names, but however of poor quality. The world, unmindful of specificity and differences, filled up with identical small coloured worms. In those years, the existence of those who believed in a quieter project, more careful, more respectful of everyone’s emotions, was hard. The ludic project, the interactive project, the emotive project was often in fact a project put aside by the hardships of life, heedless of the real psychic condition of the users. In short a project for few (and controlled by few) that became binding for many. That is why in those years when it was forbidden to mention Dieter Raams name, Zeus’ black and powerful message was important. Zeus knew the beginnings of postmodern communication (the name itself, the brand itself are proof of this); it had taken up the beginnings for recovering craftsmanship peculiar to the weak school of thought, but that nevertheless traced resolute signs. Black, in fact. Black was the first powerful answer to the chromatic noise of the post-modern. The simple tubes of Zeus, its diamond patterned rubber, his semi-finished industrial products, helped us imagine an alternative. They brought to mind a post -atomic Japan much more involving than the sad and coloured duty-free shop advertised by others. The “Franciscanisim” of Zeus has continued without yielding and imperfections for 20 years. Maurizio Peregalli has always interpreted it, physically taking it into himself (at the end is the work of art like the author?). A black simplicity that we recurrently feel the need for.
103
2003 Allestimento nello show-room di corso San Gottardo.
1984 Gli spazi di via Vigevano.
2004
1984 Tavolo, design Maurizio Peregalli.
102
Marco Romanelli
1981 nasce Memphis. 1984 nasce Zeus. Chi ha vissuto quegli anni, a Milano in particolare, ne conserva un ricordo sicuramente intenso, credo tuttavia ben più controverso di quanto la storiografia, trasformata in agiografia, riconosca. La reazione al moderno incarnata dal post-moderno è stata una battaglia per la libertà o piuttosto un sussulto borghese ed elitario mascherato da trasgressione? Tanto distante dall’ approccio egualitario, sia pur noioso, di Ulm quanto dalla speranza allargata della “Fantasia al potere”, il post- modern diventò rapidamente un linguaggio unico e indiscutibile. Colori, teorie, decori, intellettualmente distesi da Alessandro Mendini ed Ettore Sottsass, vennero istantaneamente ripresi da epigoni di piccolo o grande nome, ma comunque di scarsa qualità. Il mondo, dimentico di specificità e differenze, si riempì di identici vermini colorati. Dura fu, in quegli anni, l’esistenza di chi credeva in un progetto più silenzioso, più attento, più rispettoso delle emozioni di ciascuno. Il progetto ludico, il progetto interattivo, il progetto emozionale fu, sovente infatti, un progetto dimentico delle difficoltà della vita, disattento al reale stato psichico dei fruitori. Infine un progetto per pochi (e controllato da pochi) che divenne vincolante per molti. Ecco perché in quegli anni, in cui era proibito citare il nome di Dieter Raams, il messaggio nero e potente di Zeus fu importante. Zeus conosceva i principi della comunicazione post-moderna (lo stesso nome, lo stesso marchio lo testimoniano), aveva assunto principi di recupero dell’artigianato che appartenevano al pensiero debole, ma, comunque, tracciava segni decisi. Neri, appunto. Il nero fu la prima potente risposta al rumore cromatico del post-moderno. I semplici tubi di Zeus, la sua gomma diamantata, i suoi semi-lavorati industriali ci fecero immaginare un’alternativa. Suggerivano un Giappone post-atomico ben più coinvolgente del triste e colorato duty-free shop da altri propagandato. Il “francescanesimo” di Zeus è continuato senza cedimenti e sbavature, per 20 anni. Maurizio Peregalli lo interpreta da sempre, fisicamente assumendolo in se stesso (l’opera al fine assomiglia all’autore?). Una nera semplicità di cui torniamo ricorrentemente a sentire il bisogno.
2004
Marco Romanelli
Memphis was born in 1981. Zeus in 1984. Those who were around in those years, particularly in Milan, most certainly have an intense memory of that period, I think however, much more controversial than that which historiography, transformed into hagiography, acknowledges. Was the reaction to modern incarnated by post-modern a battle for freedom or rather a bourgeois and elitist start masked by transgression? Very far from the egalitarian approach, even if boring, of Ulm as much as from the extended hope of “Fantasy in Power” post-modern rapidly became a unique unquestionable means of expression. Colours, theories, decorum, intellectually lain out by Alessandro Mendini and Ettore Sottsass, were instantaneously taken up again by imitators of both big and small names, but however of poor quality. The world, unmindful of specificity and differences, filled up with identical small coloured worms. In those years, the existence of those who believed in a quieter project, more careful, more respectful of everyone’s emotions, was hard. The ludic project, the interactive project, the emotive project was often in fact a project put aside by the hardships of life, heedless of the real psychic condition of the users. In short a project for few (and controlled by few) that became binding for many. That is why in those years when it was forbidden to mention Dieter Raams name, Zeus’ black and powerful message was important. Zeus knew the beginnings of postmodern communication (the name itself, the brand itself are proof of this); it had taken up the beginnings for recovering craftsmanship peculiar to the weak school of thought, but that nevertheless traced resolute signs. Black, in fact. Black was the first powerful answer to the chromatic noise of the post-modern. The simple tubes of Zeus, its diamond patterned rubber, his semi-finished industrial products, helped us imagine an alternative. They brought to mind a post -atomic Japan much more involving than the sad and coloured duty-free shop advertised by others. The “Franciscanisim” of Zeus has continued without yielding and imperfections for 20 years. Maurizio Peregalli has always interpreted it, physically taking it into himself (at the end is the work of art like the author?). A black simplicity that we recurrently feel the need for.
103
1983 Libreria P.I. design Martin Szekely 1993 - 2002 Serie sgabello Golia, design Maurizio Peregalli.
1989 Allestimento nella Galleria Sottosuolo
104
105
1983 Libreria P.I. design Martin Szekely 1993 - 2002 Serie sgabello Golia, design Maurizio Peregalli.
1989 Allestimento nella Galleria Sottosuolo
104
105
1994 Sgabello e tavolini Orb, design Jasper Morrison.
1994 Tavolo basso Ironwood, design Franco Raggi.
2004
2004
106
Zeus: la prima esperienza.
2004
Zeus: the first experience
di Juli Capella
by Juli Capella
La prima volta che alcuni amici mettevano in atto un progetto serio, senza seriosità. Il primo esperimento di natura collettiva e partecipativa del mondo del design. La prima volta che l’Europa veniva considerata un'unità, anche se ancora non esisteva. La prima volta che mettemmo insieme design, musica, festa, tecnologia, pensiero, cultura, affari.. La prima volta che osavamo assaporare il mondo. La prima iniziativa dell’ “off-salone” di Milano: oggi un trionfo. La prima volta che pensammo fosse la prima volta che...
The first time a group of friends put into action a serious project, without being too serious. The first collective and shared experiment in the design world. The first time Europe was considered a single unit, even if it did not yet exist. The first time we put together design, music, holiday, technology, thought, culture, business... The first time we dared savour the world. The first “off-salon” initiative in Milan: today a triumph. The first time we thought it was the first time that…..
Franco Raggi
Gli amici di Zeus mi avvertono che la società compie vent’anni. Non me n’ero accorto. Vuol dire che li porta bene. Non sono un fan del design minimale e spigoloso, quello un po’ scuro e monacale che poco concede alla linea curva e alle morbidezze, ma per il lavoro di Zeus faccio un’eccezione perché riconosco alcune qualità originali. La prima è la coerenza. Il catalogo Zeus espone una ricerca pluriennale e rigorosa di Maurizio Peregalli sul tema dell’arredo in metallo e della luce privilegiando la semplicità e l’essenzialità con qualche concessione al fascino delle geometrie e dei nuovi materiali e con una attenzione notevole al dettaglio e all’economia costruttiva. In questo vario e monocromatico panorama trovano spazio alcune rare incursioni di altri designer ammessi a sperimentare varianti controllate di questo originario rigore. La seconda qualità è la curiosità che fin dall’inizio, e specialmente all’inizio, ha fatto di Zeus un punto di incontro, di confronto e di raccolta per un design giovane e vitale, privo di complessi e di protettori, ma ricco di idee e di voglia di sperimentare con passione, ironia e specialmente in libertà. Questo bisogno di cercare, trovare e confrontarsi senza retorica ha prodotto negli anni alcuni memorabili incontri di energie creative e di proposte progettuali coagulate in mostre autocostruite fuori dal circuito canonico delle istituzioni e del buon design. Alla base della ricerca di Zeus poi la convinzione che il design è si un fatto tecnico dagli inevitabili e non eludibili risvolti commerciali, ma è anche soprattutto un laboratorio di idee e di riflessioni sul fare, sulla tecnica, sul linguaggio, sulla contemporaneità e sulla vita quotidiana. Ottime ragioni per cercare di collaborare con Maurizio e Nicoletta.
2004
Franco Raggi
The friends of Zeus are telling me that the company is twenty years old. I hadn’t realised it was that old. It means that it looks young for its age! 2004 I am not a fan of minimal and sharp pointy desiTavolini IronMag, gn, the one that is a bit dark and monastic that design Franco Raggi. does not give in a lot to contours and softness in shape, but I make an exception for Zeus’ work because I can see some original qualities in it. The first is coherence. The Zeus catalogue displays a long lasting and rigorous research carried out by Maurizio Peregalli on the topic of furniture made in metal and light, privileging simplicity and essentialism, making some concessions to the charm of geometry and new materials and paying particular attention to detail and construction economy. In this varied monochrome landscape some space is found for the raids of other designers allowed in so they can experience the variants controlled by this indigenous rigour. The second quality is a curiosity that right from the beginning, and especially at the beginning, made Zeus a meeting point for comparison and reflection for a design style that is young and lively, with no complexes nor protectors, but rich in ideas and the desire to experiment in passion, irony and especially freedom. This need to look for, to find and to open oneself up to comparison without any rhetoric had created some memorable meetings over the years between creative energies and design proposals coagulating in self-made shows that do not fall into the normal scheme of institutions and design. At the base of Zeus’ research then the conviction that design is, yes, a technical fact of inevitable and unavoidable commercial implications, but also above all a laboratory of ideas and reflections on what is to be done, on technique, on language, on modernism and on everyday life. Excellent reasons to try and work with Maurizio and Nicoletta.
107
1994 Sgabello e tavolini Orb, design Jasper Morrison.
1994 Tavolo basso Ironwood, design Franco Raggi.
2004
2004
106
Zeus: la prima esperienza.
2004
Zeus: the first experience
di Juli Capella
by Juli Capella
La prima volta che alcuni amici mettevano in atto un progetto serio, senza seriosità. Il primo esperimento di natura collettiva e partecipativa del mondo del design. La prima volta che l’Europa veniva considerata un'unità, anche se ancora non esisteva. La prima volta che mettemmo insieme design, musica, festa, tecnologia, pensiero, cultura, affari.. La prima volta che osavamo assaporare il mondo. La prima iniziativa dell’ “off-salone” di Milano: oggi un trionfo. La prima volta che pensammo fosse la prima volta che...
The first time a group of friends put into action a serious project, without being too serious. The first collective and shared experiment in the design world. The first time Europe was considered a single unit, even if it did not yet exist. The first time we put together design, music, holiday, technology, thought, culture, business... The first time we dared savour the world. The first “off-salon” initiative in Milan: today a triumph. The first time we thought it was the first time that…..
Franco Raggi
Gli amici di Zeus mi avvertono che la società compie vent’anni. Non me n’ero accorto. Vuol dire che li porta bene. Non sono un fan del design minimale e spigoloso, quello un po’ scuro e monacale che poco concede alla linea curva e alle morbidezze, ma per il lavoro di Zeus faccio un’eccezione perché riconosco alcune qualità originali. La prima è la coerenza. Il catalogo Zeus espone una ricerca pluriennale e rigorosa di Maurizio Peregalli sul tema dell’arredo in metallo e della luce privilegiando la semplicità e l’essenzialità con qualche concessione al fascino delle geometrie e dei nuovi materiali e con una attenzione notevole al dettaglio e all’economia costruttiva. In questo vario e monocromatico panorama trovano spazio alcune rare incursioni di altri designer ammessi a sperimentare varianti controllate di questo originario rigore. La seconda qualità è la curiosità che fin dall’inizio, e specialmente all’inizio, ha fatto di Zeus un punto di incontro, di confronto e di raccolta per un design giovane e vitale, privo di complessi e di protettori, ma ricco di idee e di voglia di sperimentare con passione, ironia e specialmente in libertà. Questo bisogno di cercare, trovare e confrontarsi senza retorica ha prodotto negli anni alcuni memorabili incontri di energie creative e di proposte progettuali coagulate in mostre autocostruite fuori dal circuito canonico delle istituzioni e del buon design. Alla base della ricerca di Zeus poi la convinzione che il design è si un fatto tecnico dagli inevitabili e non eludibili risvolti commerciali, ma è anche soprattutto un laboratorio di idee e di riflessioni sul fare, sulla tecnica, sul linguaggio, sulla contemporaneità e sulla vita quotidiana. Ottime ragioni per cercare di collaborare con Maurizio e Nicoletta.
2004
Franco Raggi
The friends of Zeus are telling me that the company is twenty years old. I hadn’t realised it was that old. It means that it looks young for its age! 2004 I am not a fan of minimal and sharp pointy desiTavolini IronMag, gn, the one that is a bit dark and monastic that design Franco Raggi. does not give in a lot to contours and softness in shape, but I make an exception for Zeus’ work because I can see some original qualities in it. The first is coherence. The Zeus catalogue displays a long lasting and rigorous research carried out by Maurizio Peregalli on the topic of furniture made in metal and light, privileging simplicity and essentialism, making some concessions to the charm of geometry and new materials and paying particular attention to detail and construction economy. In this varied monochrome landscape some space is found for the raids of other designers allowed in so they can experience the variants controlled by this indigenous rigour. The second quality is a curiosity that right from the beginning, and especially at the beginning, made Zeus a meeting point for comparison and reflection for a design style that is young and lively, with no complexes nor protectors, but rich in ideas and the desire to experiment in passion, irony and especially freedom. This need to look for, to find and to open oneself up to comparison without any rhetoric had created some memorable meetings over the years between creative energies and design proposals coagulating in self-made shows that do not fall into the normal scheme of institutions and design. At the base of Zeus’ research then the conviction that design is, yes, a technical fact of inevitable and unavoidable commercial implications, but also above all a laboratory of ideas and reflections on what is to be done, on technique, on language, on modernism and on everyday life. Excellent reasons to try and work with Maurizio and Nicoletta.
107
2003 Mensole Irony Wall Rack, design Maurizio Peregalli. 1992 Maurizio e Nicoletta nell’ ufficio di via Vigevano
2003 Contenitori Irony Box e tavolini bassi Small Irony Tables, design Maurizio Peregalli.
1994 Foto tratta dal catalogo Alessi.
108
109
2003 Mensole Irony Wall Rack, design Maurizio Peregalli. 1992 Maurizio e Nicoletta nell’ ufficio di via Vigevano
2003 Contenitori Irony Box e tavolini bassi Small Irony Tables, design Maurizio Peregalli.
1994 Foto tratta dal catalogo Alessi.
108
109
1989 Manichino Cavaliere, design Maurizio Peregalli. 1993 Serie di servomuti Servus, design Maurizio Peregalli.
110
1996 Nasce Francesco.
1996 Nasce Matteo.
111
1989 Manichino Cavaliere, design Maurizio Peregalli. 1993 Serie di servomuti Servus, design Maurizio Peregalli.
110
1996 Nasce Francesco.
1996 Nasce Matteo.
111
2004 Chantal
Hamaide
L’autunno milanese degli anni ‘80 sapeva di funghi porcini, del colore della fine dell’estate e della fortuna di riunire attorno al design curiosi e neofiti. È nel settembre 1984 che Zeus crea l’avvenimento “via Vigevano”. Un primo approccio visionario alla moda, alle arti plastiche e al design di Ettore Raffaldi, Sergio Calatroni e Maurizio Peregalli. Ma è con la prima edizione di DEA (Design Europeo Anteprima), nel settembre 1985, che Zeus pone le basi di quello che diverrà l’ “off” milanese, una vetrina europea, e ben presto internazionale, del design intorno al Salone del mobile. Nicoletta Baucia, Maurizio Peregalli e Davide Mercatali scelgono con rigore e pertinenza di tenere a battesimo un design europeo di cui condividono le novità con professionisti, designer, industriali e giornalisti. Ron Arad sarà scoperto proprio in quell’anno. Tutti i curiosi e gli esperti di Milano affollavano le strette scale di via Vigevano, dove gli uffici facevano da sfondo alle irresistibili manipolazioni del designer israeliano residente a Londra. La folla, a cui la performance metteva appetito, si accalcava nel cortile interno per gustare la pasta calda servita in porzioni abbondanti. Le mostre DEA riveleranno la generazione europea più significativa: i francesi, Martin Szekely, Sylvain Dubuisson, Eric Jourdan…, i tedeschi Uwe Fisher e Klaus Achim Heine…, i britannici Jasper Morrison, Dany Lane… Le iniziative organizzate da Zeus prefiguravano lo sviluppo e l’entusiasmo nei confronti delle discipline del design. La scena internazionale trovava in via Vigevano un luogo di esposizione e di comunicazione unico e inevitabile. La prima tavola rotonda, “Comunicare il design”, riuniva, nel settembre 1988, i giornalisti e le testate europee: Abitare, Ardi, Blue Print, Gap Casa, Interni, Intramuros, Modo, un’iniziativa originale che metteva a confronto i vari punti di vista sull’informazione del design. Nicoletta Baucia e Maurizio Peregalli, esploratori, editori, designer, catalizzatori, festeggiano i 20 anni di Zeus, noi celebriamo con loro i nostri anni più belli. Il garage di via San Gottardo, nuova sede di Zeus dal 1995, ha ospitato una delle più belle feste del design: Intramuros vi ha festeggiato nell’aprile 1998 la sua nuova veste editoriale. Un segreto di vitalità condiviso. Bacioni.
112
2004 Chantal
Hamaide
The Milanese autumn in the ‘80s had a taste of “cep-mushrooms”, of the end of summer colours and of the luck of uniting the onlookers and the neophytes around design. It was in September of 1984 that Zeus created the event “Via Vigevano”, a first visionary approach to fashion, to the plastic arts and to the design of Ettore Raffaldi, Sergio Calatroni and Maurizio Peregalli. But it was with the first edition of DEA (Design Europeo Anteprima), in September 1985, that Zeus laid down the base for what it was to become the Milanese “Off”, a European shop window, and soon to be international, of design around the furniture show. Nicoletta Baucia, Maurizio Peregalli and David Mercatali choose with rigour and pertinence the emergence of a new European design the news of which is offered to professionals, designers, industrialists and journalists. Ron Arad is to be discovered that year. All the onlookers and experts of Milan crowded the narrow stairs of via Vigevano where the offices offered the background to the irresistible manipulations of the Israeli designer residing in London. The crowd, whose appetite was whetted by the performance, thronged onto the internal courtyard to savour the hot pasta abundantly served by the spoonful. The DEA exhibitions will reveal the most meaningful European generation: the French Martin Szekely, Sylvain Dubuisson, Eric Jourdan…, the German Uwe Fisher and Klaus Achim Heine…, the British Jasper Morrison, Danny Lane… The enterprises organized by Zeus prefigured the development and the enthusiasm for the discipline of design. The international scene found in via Vigevano, a place of exhibition and unique, inevitable design. The first round table “Comunicate design” joined, in September 1988, European journalists and magazine headings: Abitare, Ardi, Blue Print, Gap Casa, Interni, Intramuros, Modo, an original enterprise that compared the different points of view on the information of design. Nicoletta Baucia and Maurizio Peregalli, explorers, editors, designers, catalysts, celebrate 20 years of Zeus, we celebrate our best years with them. The garage on Via San Gottardo, new location of Zeus since 1995, has hosted one of the most beautiful design parties: Intramuros celebrated its new formula there in April 1998. A secret of vitality shared. Kisses. 113
2004 Chantal
Hamaide
L’autunno milanese degli anni ‘80 sapeva di funghi porcini, del colore della fine dell’estate e della fortuna di riunire attorno al design curiosi e neofiti. È nel settembre 1984 che Zeus crea l’avvenimento “via Vigevano”. Un primo approccio visionario alla moda, alle arti plastiche e al design di Ettore Raffaldi, Sergio Calatroni e Maurizio Peregalli. Ma è con la prima edizione di DEA (Design Europeo Anteprima), nel settembre 1985, che Zeus pone le basi di quello che diverrà l’ “off” milanese, una vetrina europea, e ben presto internazionale, del design intorno al Salone del mobile. Nicoletta Baucia, Maurizio Peregalli e Davide Mercatali scelgono con rigore e pertinenza di tenere a battesimo un design europeo di cui condividono le novità con professionisti, designer, industriali e giornalisti. Ron Arad sarà scoperto proprio in quell’anno. Tutti i curiosi e gli esperti di Milano affollavano le strette scale di via Vigevano, dove gli uffici facevano da sfondo alle irresistibili manipolazioni del designer israeliano residente a Londra. La folla, a cui la performance metteva appetito, si accalcava nel cortile interno per gustare la pasta calda servita in porzioni abbondanti. Le mostre DEA riveleranno la generazione europea più significativa: i francesi, Martin Szekely, Sylvain Dubuisson, Eric Jourdan…, i tedeschi Uwe Fisher e Klaus Achim Heine…, i britannici Jasper Morrison, Dany Lane… Le iniziative organizzate da Zeus prefiguravano lo sviluppo e l’entusiasmo nei confronti delle discipline del design. La scena internazionale trovava in via Vigevano un luogo di esposizione e di comunicazione unico e inevitabile. La prima tavola rotonda, “Comunicare il design”, riuniva, nel settembre 1988, i giornalisti e le testate europee: Abitare, Ardi, Blue Print, Gap Casa, Interni, Intramuros, Modo, un’iniziativa originale che metteva a confronto i vari punti di vista sull’informazione del design. Nicoletta Baucia e Maurizio Peregalli, esploratori, editori, designer, catalizzatori, festeggiano i 20 anni di Zeus, noi celebriamo con loro i nostri anni più belli. Il garage di via San Gottardo, nuova sede di Zeus dal 1995, ha ospitato una delle più belle feste del design: Intramuros vi ha festeggiato nell’aprile 1998 la sua nuova veste editoriale. Un segreto di vitalità condiviso. Bacioni.
112
2004 Chantal
Hamaide
The Milanese autumn in the ‘80s had a taste of “cep-mushrooms”, of the end of summer colours and of the luck of uniting the onlookers and the neophytes around design. It was in September of 1984 that Zeus created the event “Via Vigevano”, a first visionary approach to fashion, to the plastic arts and to the design of Ettore Raffaldi, Sergio Calatroni and Maurizio Peregalli. But it was with the first edition of DEA (Design Europeo Anteprima), in September 1985, that Zeus laid down the base for what it was to become the Milanese “Off”, a European shop window, and soon to be international, of design around the furniture show. Nicoletta Baucia, Maurizio Peregalli and David Mercatali choose with rigour and pertinence the emergence of a new European design the news of which is offered to professionals, designers, industrialists and journalists. Ron Arad is to be discovered that year. All the onlookers and experts of Milan crowded the narrow stairs of via Vigevano where the offices offered the background to the irresistible manipulations of the Israeli designer residing in London. The crowd, whose appetite was whetted by the performance, thronged onto the internal courtyard to savour the hot pasta abundantly served by the spoonful. The DEA exhibitions will reveal the most meaningful European generation: the French Martin Szekely, Sylvain Dubuisson, Eric Jourdan…, the German Uwe Fisher and Klaus Achim Heine…, the British Jasper Morrison, Danny Lane… The enterprises organized by Zeus prefigured the development and the enthusiasm for the discipline of design. The international scene found in via Vigevano, a place of exhibition and unique, inevitable design. The first round table “Comunicate design” joined, in September 1988, European journalists and magazine headings: Abitare, Ardi, Blue Print, Gap Casa, Interni, Intramuros, Modo, an original enterprise that compared the different points of view on the information of design. Nicoletta Baucia and Maurizio Peregalli, explorers, editors, designers, catalysts, celebrate 20 years of Zeus, we celebrate our best years with them. The garage on Via San Gottardo, new location of Zeus since 1995, has hosted one of the most beautiful design parties: Intramuros celebrated its new formula there in April 1998. A secret of vitality shared. Kisses. 113
1998 Lampade Starcube, design Maurizio Peregalli.
1993 Sedia, sgabello e tavolo Bistrò, design Maurizio Peregalli
114
I protagonisti del design: Maurizio Peregalli
The main characters in Maurizio Peregalli’s design
da Ufficio Stile, 1988
from Ufficio Stile, 1988
Dopo una lunga esperienza nel campo della moda, Maurizio Peregalli decide di fondare, insieme ad altri cinque soci, il guppo Zeus. Gli chiediamo se la formazione del gruppo parte dall’architettura come per la maggior parte dei designer. “La nostra partenza è soprattutto la contaminazione: c’è chi viene dal campo dell’arte, chi dalla moda, chi dal design. Abbiamo incominciato a fare mobili, oggetti, capi d’abbigliamento, arte. Poi c’è stata una naturale selezione ed è stato il design ad avere maggior succcesso. E forse è stato ancora il design, che è nato prima e con apporti più reali, ad essere trainante per la creazione di un’immagine coordinata molto forte, determinante per un gruppo di persone che provengono da campi molto diversi”. Come avete risolto il problema dell’ingegnerizzazione dei prodotti? “Io, e come me tutti gli altri soci – afferma Peregalli - sono autodidatta in tutto, dal design alla produzione, alla commercializzazione, dalle pubbliche relazioni all’ufficio stampa. L’esperienza fatta da Armani ci è però molto servita perché i meccanismi gestionali e produttivi sono
After a lot of experience in the fashion sector, Maurizio Peregalli decides, along with other five partners, to found the Zeus group. We ask him if the training of the group takes as its starting point architecture as do the majority of designers. “Our starting point is above all contamination: some of us come from the art world, others from fashion, others again from design. We started off by making furniture, objects, items of clothing, art. Then there was a natural selection and it was design, that was the most successful. And perhaps it was again design, that being born first and with more realistic contributions, to be the pulling force for the creation of a very strong coordinated image that is essential for a group of people who come from very different sectors.” The Zeus adventure will have brought about some difficulties, for example the problem of products engineering: “I, and like me all the other partners, are self-taught in everything, from design to production to marketing, from public relations to the press office. Armani’s previous experience was very useful for us because the management and produc-
gli stessi. Il progetto Zeus, all’inizio, era poco consapevole, forse la pulizia che caratterizza i nostri oggetti era dovuta in parte a ingenuità e a mancanza di esperienza. Poi la ‘mano infantile’ è diventata uno stile. Uno stile difficile da mantenere con coerenza. Sono molto orgoglioso della essenzialità dei miei primi pezzi. Ci sono oggetti, come per esempio la prima sedia, dove ho espresso tutto quello che sentivo di dire, adesso faccio più fatica a disegnare una nuova sedia. Ma mantenere questa coerenza della nostra immagine non è un peso, il successo commerciale che stiamo riscuotendo ci dimostra che quello che Zeus produce è quello che la gente vuole”. Il doppio ruolo di designer e di produttore di Maurizio Peregalli è abbastanza anomalo. Gli chiediamo come convivono le due attività e quanto si influenzano reciprocamente: “Il progetto parte già tenendo presenti il problema produttivo e quello dei costi. Per esempio se so che una curva con un determinato raggio ha un prezzo notevolmente inferiore rispetto a un altro tipo di curva, cercherò di utilizzare quella più economica, lo stesso discorso vale per la scelta dei materiali. Avere in mente tutto il processo produttivo è molto importante nel design, questa è una cosa che ricordo spesso ai giovani designer che mi propongono i loro progetti: l’esperienza e lo spessore professionale sono dati proprio da questa conoscenza”.
tive mechanisms are the same. The Zeus project, initially was irresponsible, perhaps the neatness that characterizes our objects was due in part to our naïveté and lack of experience. Then the ‘infantile hand’ became a style. A difficult style to maintain with coherence. I am very proud of the essentialism in my first pieces. There are objects, like for example the first chair, where I expressed all I had to say. Now it takes a lot of effort for me to design a new chair. To keep up this coherence in our image is not a heavy load, the commercial success that we are experiencing shows us that what Zeus produces is what people want. The Maurizio Peregalli’s dual role of designer and producer is quite anomalous. We ask him how these two activities cohabit and how much they influence each other. “The project takes off already keeping in mind the manufacturing and cost issues. For example, if I know that a line with a certain radius has a price noticeably lower than that of another type of curve, I try to use the cheaper one, the same in the choice of the materials. To consider the whole production process is very important in design; this is something I often remind young designers who have put their projects to me, of: experience and professionalism come from this knowledge.”
115
1998 Lampade Starcube, design Maurizio Peregalli.
1993 Sedia, sgabello e tavolo Bistrò, design Maurizio Peregalli
114
I protagonisti del design: Maurizio Peregalli
The main characters in Maurizio Peregalli’s design
da Ufficio Stile, 1988
from Ufficio Stile, 1988
Dopo una lunga esperienza nel campo della moda, Maurizio Peregalli decide di fondare, insieme ad altri cinque soci, il guppo Zeus. Gli chiediamo se la formazione del gruppo parte dall’architettura come per la maggior parte dei designer. “La nostra partenza è soprattutto la contaminazione: c’è chi viene dal campo dell’arte, chi dalla moda, chi dal design. Abbiamo incominciato a fare mobili, oggetti, capi d’abbigliamento, arte. Poi c’è stata una naturale selezione ed è stato il design ad avere maggior succcesso. E forse è stato ancora il design, che è nato prima e con apporti più reali, ad essere trainante per la creazione di un’immagine coordinata molto forte, determinante per un gruppo di persone che provengono da campi molto diversi”. Come avete risolto il problema dell’ingegnerizzazione dei prodotti? “Io, e come me tutti gli altri soci – afferma Peregalli - sono autodidatta in tutto, dal design alla produzione, alla commercializzazione, dalle pubbliche relazioni all’ufficio stampa. L’esperienza fatta da Armani ci è però molto servita perché i meccanismi gestionali e produttivi sono
After a lot of experience in the fashion sector, Maurizio Peregalli decides, along with other five partners, to found the Zeus group. We ask him if the training of the group takes as its starting point architecture as do the majority of designers. “Our starting point is above all contamination: some of us come from the art world, others from fashion, others again from design. We started off by making furniture, objects, items of clothing, art. Then there was a natural selection and it was design, that was the most successful. And perhaps it was again design, that being born first and with more realistic contributions, to be the pulling force for the creation of a very strong coordinated image that is essential for a group of people who come from very different sectors.” The Zeus adventure will have brought about some difficulties, for example the problem of products engineering: “I, and like me all the other partners, are self-taught in everything, from design to production to marketing, from public relations to the press office. Armani’s previous experience was very useful for us because the management and produc-
gli stessi. Il progetto Zeus, all’inizio, era poco consapevole, forse la pulizia che caratterizza i nostri oggetti era dovuta in parte a ingenuità e a mancanza di esperienza. Poi la ‘mano infantile’ è diventata uno stile. Uno stile difficile da mantenere con coerenza. Sono molto orgoglioso della essenzialità dei miei primi pezzi. Ci sono oggetti, come per esempio la prima sedia, dove ho espresso tutto quello che sentivo di dire, adesso faccio più fatica a disegnare una nuova sedia. Ma mantenere questa coerenza della nostra immagine non è un peso, il successo commerciale che stiamo riscuotendo ci dimostra che quello che Zeus produce è quello che la gente vuole”. Il doppio ruolo di designer e di produttore di Maurizio Peregalli è abbastanza anomalo. Gli chiediamo come convivono le due attività e quanto si influenzano reciprocamente: “Il progetto parte già tenendo presenti il problema produttivo e quello dei costi. Per esempio se so che una curva con un determinato raggio ha un prezzo notevolmente inferiore rispetto a un altro tipo di curva, cercherò di utilizzare quella più economica, lo stesso discorso vale per la scelta dei materiali. Avere in mente tutto il processo produttivo è molto importante nel design, questa è una cosa che ricordo spesso ai giovani designer che mi propongono i loro progetti: l’esperienza e lo spessore professionale sono dati proprio da questa conoscenza”.
tive mechanisms are the same. The Zeus project, initially was irresponsible, perhaps the neatness that characterizes our objects was due in part to our naïveté and lack of experience. Then the ‘infantile hand’ became a style. A difficult style to maintain with coherence. I am very proud of the essentialism in my first pieces. There are objects, like for example the first chair, where I expressed all I had to say. Now it takes a lot of effort for me to design a new chair. To keep up this coherence in our image is not a heavy load, the commercial success that we are experiencing shows us that what Zeus produces is what people want. The Maurizio Peregalli’s dual role of designer and producer is quite anomalous. We ask him how these two activities cohabit and how much they influence each other. “The project takes off already keeping in mind the manufacturing and cost issues. For example, if I know that a line with a certain radius has a price noticeably lower than that of another type of curve, I try to use the cheaper one, the same in the choice of the materials. To consider the whole production process is very important in design; this is something I often remind young designers who have put their projects to me, of: experience and professionalism come from this knowledge.”
115
2004 Sedia Bianca e sgabello Bianco, design Massimiliano e Doriana Fuksas.
1988 Sedia Blade, design Maurizio Peregalli.
2004
Massimiliano Fuksas
Una storia di passione lunga venti anni. Maurizio e Nicoletta da un’eternità danno vita a “Zeus”. Essenziale, sospesi tra la materia e il desiderio, il loro design è sottilmente rivolto alla negazione del “di più” , “del non necessario”. In poche parole l’inutile è rimosso come il peccato originale (e la decorazione) dal loro paradiso terrestre. In uno spazio invidiabile al centro di Milano trascorre il tempo del silenzio e dell’impegno.
116
2004
Massimiliano Fuksas
A twenty year long story of passion. Maurizio and Nicoletta have been giving life to Zeus for an eternity. Essential, suspended between the physical and desire, their designs are subtly directed towards the negation of "more", "the not necessary". In a couple of words, that which is useless is plucked out as if it were original sin (and decoration) from their earthly paradise. In an enviable location in the centre of Milan time passes in the silence of concentration.
117
2004 Sedia Bianca e sgabello Bianco, design Massimiliano e Doriana Fuksas.
1988 Sedia Blade, design Maurizio Peregalli.
2004
Massimiliano Fuksas
Una storia di passione lunga venti anni. Maurizio e Nicoletta da un’eternità danno vita a “Zeus”. Essenziale, sospesi tra la materia e il desiderio, il loro design è sottilmente rivolto alla negazione del “di più” , “del non necessario”. In poche parole l’inutile è rimosso come il peccato originale (e la decorazione) dal loro paradiso terrestre. In uno spazio invidiabile al centro di Milano trascorre il tempo del silenzio e dell’impegno.
116
2004
Massimiliano Fuksas
A twenty year long story of passion. Maurizio and Nicoletta have been giving life to Zeus for an eternity. Essential, suspended between the physical and desire, their designs are subtly directed towards the negation of "more", "the not necessary". In a couple of words, that which is useless is plucked out as if it were original sin (and decoration) from their earthly paradise. In an enviable location in the centre of Milan time passes in the silence of concentration.
117
2000 Tavolo e sgabelli Big Irony, design Maurizio Peregalli.
1994 Serie di sgabelli e panche Little Sisters, design Andreas Brandolini.
118
Panche e sgabelli Little Sisters
Little Sisters benches and stools
da Domus, luglio/agosto1994
from Domus, July/August 1994
E’ tutto un problema di proporzioni (da scardinare) e quindi di abitudini percettive (da evitare) e quindi di consuetudini tipologiche (da negare). Qui un corpo smisurato pesa, fino a divaricarle, su esili gambe. Si giunge all’invenzione di una panca alta (cosa sarà: sgabello continuo per frequentatori di bar in gruppo, sostegno per le reni di orde di visitatori nei musei, seduta per famiglie affezionate e dalla facile prossemica durante prime colazioni collettive? Progettare a partire da mondi diversi: perché lo sgabello e la panca dovrebbero necessariamente discendere dalla sedia o dalla panchina? perché non dal cavallo, strumento ginnico su cui volteggiare, cui in seguito appoggiarsi a parlare. In ogni progetto di Brandolini appare primario discutere l’esistente, scrollare l’inerzia.
It is all a matter of proportions (to be unhinged) and thus of perceptive habits (to be avoided) and hence of type habits (to be denied). Here an outsized body weighs on thin legs until they bend, and arrives, in particular, at the invention of a high bench (what is it going to be: a continuous stool for groups of drinkers at a bar, something for hordes of museum visitors to lean against, seating for loving families with easy proxemics during collective breakfasts?). Design derived from different worlds: why should the stool and the bench necessarily descend from the chair and from the park bench or from the chest? Why not from the gym “horse”, to be leaped over, and later rested on for a chat. In each new design by Andreas Brandolini it is primary to discuss the existent, to shake up inertia.
119
2000 Tavolo e sgabelli Big Irony, design Maurizio Peregalli.
1994 Serie di sgabelli e panche Little Sisters, design Andreas Brandolini.
118
Panche e sgabelli Little Sisters
Little Sisters benches and stools
da Domus, luglio/agosto1994
from Domus, July/August 1994
E’ tutto un problema di proporzioni (da scardinare) e quindi di abitudini percettive (da evitare) e quindi di consuetudini tipologiche (da negare). Qui un corpo smisurato pesa, fino a divaricarle, su esili gambe. Si giunge all’invenzione di una panca alta (cosa sarà: sgabello continuo per frequentatori di bar in gruppo, sostegno per le reni di orde di visitatori nei musei, seduta per famiglie affezionate e dalla facile prossemica durante prime colazioni collettive? Progettare a partire da mondi diversi: perché lo sgabello e la panca dovrebbero necessariamente discendere dalla sedia o dalla panchina? perché non dal cavallo, strumento ginnico su cui volteggiare, cui in seguito appoggiarsi a parlare. In ogni progetto di Brandolini appare primario discutere l’esistente, scrollare l’inerzia.
It is all a matter of proportions (to be unhinged) and thus of perceptive habits (to be avoided) and hence of type habits (to be denied). Here an outsized body weighs on thin legs until they bend, and arrives, in particular, at the invention of a high bench (what is it going to be: a continuous stool for groups of drinkers at a bar, something for hordes of museum visitors to lean against, seating for loving families with easy proxemics during collective breakfasts?). Design derived from different worlds: why should the stool and the bench necessarily descend from the chair and from the park bench or from the chest? Why not from the gym “horse”, to be leaped over, and later rested on for a chat. In each new design by Andreas Brandolini it is primary to discuss the existent, to shake up inertia.
119
1984 Lampada Tree Light, design Ron Arad.
1996 Poltrona Sitting Duck, design Ron Arad.
2003 Allestimento nello show-room di corso San Gottardo.
120
121
1984 Lampada Tree Light, design Ron Arad.
1996 Poltrona Sitting Duck, design Ron Arad.
2003 Allestimento nello show-room di corso San Gottardo.
120
121
1989 Lampada Speaker, design Davide Mercatali.
2002 Allestimento di tavoli e console. Tavolo Inox Office e Cassettiera, design Maurizio Peregalli.
122
La prima festa
di Davide Mercatali
2004 The first party by Davide Mercatali
La presentazione doveva avvenire nel negozio, pochi items sparsi in bella mostra. Ma ovviamente tutto lo spazio interno, attorno al grande cortile dove sono stati sistemati i tavoli per il grande buffet, avrebbe ospitato la gente, arredato con i mobili, decorato con i multipli, animato dal fantastico e brevissimo video preparato in pochi giorni dal nostro Claudio Bellero. Anche se la Galleria Zeus è nata solo due o tre anni dopo in un grande spazio liberatosi al primo piano, la predilezione espositiva di Zeus era già in atto. Un atteggiamento ‘paleoglobal’ ci ha suggerito di chiamare a raccolta i nostri ‘omologhi’ d’Europa per essere assieme durante la première: piu’ di venti designers chiamati per lettera delle maggiori città europee, tra cui un giovane Ron Arad con la sua Rover Chair, hanno portato a Milano i loro prototipi da mostrare al pubblico del Salone per una mostra senza tema ma dedicata all’autoproduzione, che e’ risultata la carta vincente per affascinare definitivamente la stampa e gli addetti ai lavori. E’ stata la prima volta, con le debite eccezioni, che un ‘novellino’ si presentava nel proprio showroom, come da sempre facevano solo gli intoccabili Cassina, Flos e Artemide. Da qui l’incredibile successo di un party, definito successivamente “all night long”, che, con un po’ d’arroganza, facevamo il sabato sera, sconsigliato
The presentation should have taken place in the shop, a few items spread out tastefully. But obviously all the internal space surrounding the big courtyard where tables had been set up for a big buffet, would have hosted the people, fitted with pieces of furniture decorated with multiples animated by the imaginative and brief video prepared in a few days by Claudio Bellero. Even if the Zeus gallery was born only two or three years later in a big space having freed up the first floor, the exposition tendency of Zeus was already in play. A ‘paleoglobal’ attitude suggested us to call together our European ‘counterparts’ so as to be together during the First: more than twenty designers called out by letter from the most important European cities, among which a young Ron Arad with his Rover chair, brought to Milan their prototypes to put on display for the Salone audience in a show with no theme but dedicated to selfproduction, that has shown itself to be a winning hand to charm once and for all the press and those in the sector. It had been the first time, with the due exceptions, that a ‘novice’ put his work on display in his own showroom as only the untouchables Cassina, Flos and Artemide used to do. It is from the following that the incredible success of the party arose. With a touch of arrogance, we
2004
dai PR per via del weekend; niente ‘inaugurazione’ ma un ‘venite un po’ a vedere’, con tutti gli ingredienti della festa, musica soprattutto, damigiane di vino senza risparmi e un buffet grandioso ma ruspante, intere mortadelle e forme di parmigiano. La via per quella sera ha partecipato attivamente all’evento: tram deviati per rendere possibile il parcheggio selvaggio, l’unico locale, una pizzeria di fronte, col personale triplicato, masse di ‘fans’ con una prevalenza di nordeuropei (i jap facevano le prime timide comparse), formavano una specie di corteo, trasformato piu’ tardi in un bivacco, dalle vie adiacenti, per arrivare in quello spazio, un vero cortile di ringhiera, articolo che pochi stranieri conoscevano, filtrati al portone per almeno tre ore da me e altri addetti. I piu’ di mille metri dello spazio sono stati letteralmente invasi da un esercito che abbiamo faticato a contenere e, poi, smaltire. Tutti hanno visto, bevuto, mangiato e consumato tutto. E, con nostra grande sorpresa, tra quei tutti c’erano i personaggi del design, i nostri amici di Alchimia e Memphis per primi, ma anche Ennio Brion con Bellini, e praticamente tutti i nomi del design e i rivenditori con le antenne, soprattutto stranieri. Il Fuorisalone, ancora da inventare, era nato; sottotitolo ‘in concomitanza col salone del mobile’, la frase con cui accompagnavamo le date della mostra.
held what later was defined a ‘all night long’ party on a Saturday evening, despite we had been advised against doing it by PR because of it being at the weekend; no ‘opening’ but a ‘come and have a look’ with all the ingredients of a party, especially, music, demijohn of wine no expenses spared and a grand but free-range buffet, whole joints of mortadella and squares of parmisan. That evening the street actively took part: trams re-routed to make the makeshift car park possible, the only restaurant, a pizzeria opposite, with its staff tripled, crowds of ‘fans’ mainly north Europeans (the Japs made their first timid appearance), made up a kind of procession that later turned into a campout. From the adjacent roads, to get to the space, a real railing, an item that few foreigners knew about, filtered out at the door for three or more hours by me and others in charge. The more than one thousand metres of space were literally invaded by an army that we had a hard time controlling and then dispersing. Everyone saw, drank, ate and consumed everything. And to our great surprise, among all those people were important people from the design world, our friends from Alchimia and Memphis were the first but also Ennio Brion with Bellini, and practically all the design names and the retailers with their antennas up, especially the foreigner ones. The off-Salone that had not yet been invented, was born; subtitle: ‘in combination with the Salone del Mobile’, a sentence we used alongside the dates of our show.
123
1989 Lampada Speaker, design Davide Mercatali.
2002 Allestimento di tavoli e console. Tavolo Inox Office e Cassettiera, design Maurizio Peregalli.
122
La prima festa
di Davide Mercatali
2004 The first party by Davide Mercatali
La presentazione doveva avvenire nel negozio, pochi items sparsi in bella mostra. Ma ovviamente tutto lo spazio interno, attorno al grande cortile dove sono stati sistemati i tavoli per il grande buffet, avrebbe ospitato la gente, arredato con i mobili, decorato con i multipli, animato dal fantastico e brevissimo video preparato in pochi giorni dal nostro Claudio Bellero. Anche se la Galleria Zeus è nata solo due o tre anni dopo in un grande spazio liberatosi al primo piano, la predilezione espositiva di Zeus era già in atto. Un atteggiamento ‘paleoglobal’ ci ha suggerito di chiamare a raccolta i nostri ‘omologhi’ d’Europa per essere assieme durante la première: piu’ di venti designers chiamati per lettera delle maggiori città europee, tra cui un giovane Ron Arad con la sua Rover Chair, hanno portato a Milano i loro prototipi da mostrare al pubblico del Salone per una mostra senza tema ma dedicata all’autoproduzione, che e’ risultata la carta vincente per affascinare definitivamente la stampa e gli addetti ai lavori. E’ stata la prima volta, con le debite eccezioni, che un ‘novellino’ si presentava nel proprio showroom, come da sempre facevano solo gli intoccabili Cassina, Flos e Artemide. Da qui l’incredibile successo di un party, definito successivamente “all night long”, che, con un po’ d’arroganza, facevamo il sabato sera, sconsigliato
The presentation should have taken place in the shop, a few items spread out tastefully. But obviously all the internal space surrounding the big courtyard where tables had been set up for a big buffet, would have hosted the people, fitted with pieces of furniture decorated with multiples animated by the imaginative and brief video prepared in a few days by Claudio Bellero. Even if the Zeus gallery was born only two or three years later in a big space having freed up the first floor, the exposition tendency of Zeus was already in play. A ‘paleoglobal’ attitude suggested us to call together our European ‘counterparts’ so as to be together during the First: more than twenty designers called out by letter from the most important European cities, among which a young Ron Arad with his Rover chair, brought to Milan their prototypes to put on display for the Salone audience in a show with no theme but dedicated to selfproduction, that has shown itself to be a winning hand to charm once and for all the press and those in the sector. It had been the first time, with the due exceptions, that a ‘novice’ put his work on display in his own showroom as only the untouchables Cassina, Flos and Artemide used to do. It is from the following that the incredible success of the party arose. With a touch of arrogance, we
2004
dai PR per via del weekend; niente ‘inaugurazione’ ma un ‘venite un po’ a vedere’, con tutti gli ingredienti della festa, musica soprattutto, damigiane di vino senza risparmi e un buffet grandioso ma ruspante, intere mortadelle e forme di parmigiano. La via per quella sera ha partecipato attivamente all’evento: tram deviati per rendere possibile il parcheggio selvaggio, l’unico locale, una pizzeria di fronte, col personale triplicato, masse di ‘fans’ con una prevalenza di nordeuropei (i jap facevano le prime timide comparse), formavano una specie di corteo, trasformato piu’ tardi in un bivacco, dalle vie adiacenti, per arrivare in quello spazio, un vero cortile di ringhiera, articolo che pochi stranieri conoscevano, filtrati al portone per almeno tre ore da me e altri addetti. I piu’ di mille metri dello spazio sono stati letteralmente invasi da un esercito che abbiamo faticato a contenere e, poi, smaltire. Tutti hanno visto, bevuto, mangiato e consumato tutto. E, con nostra grande sorpresa, tra quei tutti c’erano i personaggi del design, i nostri amici di Alchimia e Memphis per primi, ma anche Ennio Brion con Bellini, e praticamente tutti i nomi del design e i rivenditori con le antenne, soprattutto stranieri. Il Fuorisalone, ancora da inventare, era nato; sottotitolo ‘in concomitanza col salone del mobile’, la frase con cui accompagnavamo le date della mostra.
held what later was defined a ‘all night long’ party on a Saturday evening, despite we had been advised against doing it by PR because of it being at the weekend; no ‘opening’ but a ‘come and have a look’ with all the ingredients of a party, especially, music, demijohn of wine no expenses spared and a grand but free-range buffet, whole joints of mortadella and squares of parmisan. That evening the street actively took part: trams re-routed to make the makeshift car park possible, the only restaurant, a pizzeria opposite, with its staff tripled, crowds of ‘fans’ mainly north Europeans (the Japs made their first timid appearance), made up a kind of procession that later turned into a campout. From the adjacent roads, to get to the space, a real railing, an item that few foreigners knew about, filtered out at the door for three or more hours by me and others in charge. The more than one thousand metres of space were literally invaded by an army that we had a hard time controlling and then dispersing. Everyone saw, drank, ate and consumed everything. And to our great surprise, among all those people were important people from the design world, our friends from Alchimia and Memphis were the first but also Ennio Brion with Bellini, and practically all the design names and the retailers with their antennas up, especially the foreigner ones. The off-Salone that had not yet been invented, was born; subtitle: ‘in combination with the Salone del Mobile’, a sentence we used alongside the dates of our show.
123
1986 Lampada Musa, design Maurizio Peregalli.
1989 Lampada Ventosa, design Maurizio Peregalli.
124
125
1986 Lampada Musa, design Maurizio Peregalli.
1989 Lampada Ventosa, design Maurizio Peregalli.
124
125
2004 Stand alla Fiera di Colonia.
1984 Negozio Zeus di via Vigevano.
126
di Paolo Bianchi da Die Weltwoche, 1987
by Paolo Bianchi from Die Weltwoche, 1987
Nicoletta Baucia mi guida in un mondo nero cosparso di chiazze bianche. Lei stessa ha i capelli neri, indossa pantaloni di pelle nera, una giacca di lana nera e una camicia di pizzo bianca. Anche la penna che mi consegna è nera. L’uniformità dell’interno contrasta con la mia camicia gialla e mi bolla subito come un outsider. È qui, in questo vecchio quartiere di artigiani, che ha sede Zeus, la nuova realtà emergente nel mondo del design. Il quartiere ospita decine di piccole aziende artigiane, che collaborano da vicino con i designer di Zeus. “Per noi una sedia è una sedia e un tavolo è un tavolo”, dice Nicoletta. Una frecciata ai grandi rivali, il gruppo di designer di Memphis, la celebre città di Elvis Presley. Memphis infatti esagera in decorazioni, colori e fronzoli di ogni tipo, con mobili che hanno un solo scopo: stupire. Anche gli altri mobili di Zeus perseguono la stessa filosofia: forme essenziali e materiali semplici. L’appendiabiti in acciaio poggia su piedini in piombo stampato, i tavoli hanno piani di di vetro, laminato e linoleum. Tutti i modelli portano il nome di una divinità greca: una lampada si chiama Ares, come il figlio di Zeus dio della guerra, e un tavolo Musa. “Me Zeus, you Memphis”, recita beffardamente la
Nicoletta Baucia guides me into a black world splattered with white splashes. She herself has black hair , wears black leather trousers, a black woolen jacket and a white lace blouse. Also the pen that she gives me is black. The uniformity of the whole clashes with my yellow shirt and it marks me immediately as an outsider. It is here in this old artisan district, that Zeus is situated, the new emerging reality in the world of Design. The district hosts tens of small artisan companies who collaborate closely with the designers of Zeus. “For us a chair is a chair and a table a table”, says Nicoletta. A dig aimed at the big rivals, from the Memphis designer group, the famous city of Elvis Presley. Memphis in fact indulges in decorations, colours and frivolity of every kind, with pieces of furniture intended to stupefy. Also the other pieces of Zeus furniture pursue the same philosophical line: essential shapes and simple materials. The iron clothes hanger rests on pressed lead legs, the tables have glass, laminate or linoleum tops. All the models have the name of a Greek God: one lamp is called Ares, like the Zeus’ son the God of war, and a table is called Muse.“ Me Zeus, you Memphis”, recites mockingly the writing that stands out on the T-shirts worn by the
scritta che campeggia sulle T-shirt dei collaboratori di Zeus. La rivalità, tuttavia, è più apparente che reale. Prima di tutto il design italiano ha sempre seguito una scuola propria, caratterizzata da maggiore inquietudine, frammentarietà e contraddittorietà. In secondo luogo, nell’atelier ascetico di Zeus si avverte comunque la superiorità rispetto al kitsch della concorrenza, che ha subìto una forte spinta a seguito dell’ondata postmoderna. E il successo dà loro ragione. In Italia il confine tra un campo e l’altro, tra arte e tecnologia, è sempre stato incerto. Basti pensare ai costruttori di auto che producono vino e alla chiesa che svolge le funzioni di una banca. Questo rende le persone più eclettiche. Zeus non fa eccezione: accanto ai mobili, i designer di Zeus realizzano anche abiti di concezione assolutamente rivoluzionaria. “Perché non usare la lana d’estate e il cotone d’inverno?”. Anche in questo caso si dimostrano sicuri di sé: “Gli abiti di Zeus”, spiega il loro manifesto, “significano glamour, sesso, pop, shock, rigore e serietà. Sono trendy? No, ma comunque dandy”. Zeus rifiuta il trendy, ma ovviamente fa tendenza. L’avanguardia modaiola, il rampantismo internazionale degli yuppie e la loro piatta uniformità sono già venuti a noia. Quello di cui c’è bisogno oggi è la libertà del gusto personale, la fantasia.
members of the Zeus team. The rivalry nevertheless is more apparent than real. First of all Italian design has always followed its own school, distinguished by greater restlessness, fragmentary and contradictory nature. Secondly, in the aesthetic atelier of Zeus one can perceive the superiority to the kitsch of the competitors, that underwent a strong push after the Post-modern wave. And its success proves them right. In Italy the border between one field and another, between art and technology has always been uncertain. Just think about the car manufacturers that produce wine or about the church that carries out functions of a bank .This makes people more eclectic. Zeus is no exception: alongside the furniture, the designers of Zeus create clothes of an absolutely revolutionary concept. “Why not use wool in summer and cotton in winter?” Also in this case they reveal their confidence. “Zeus clothes”, their poster explains, “mean glamour, sex, pop, shock, rigor and seriousness. Are they trendy? No, but in any case dandy”. Zeus rejects trendy, but obviously makes a trend. The fashion avant-garde, the international climbing of the yuppies and their flat uniformity are already boring. What is needed today is the freedom of personal taste, imagination.
127
2004 Stand alla Fiera di Colonia.
1984 Negozio Zeus di via Vigevano.
126
di Paolo Bianchi da Die Weltwoche, 1987
by Paolo Bianchi from Die Weltwoche, 1987
Nicoletta Baucia mi guida in un mondo nero cosparso di chiazze bianche. Lei stessa ha i capelli neri, indossa pantaloni di pelle nera, una giacca di lana nera e una camicia di pizzo bianca. Anche la penna che mi consegna è nera. L’uniformità dell’interno contrasta con la mia camicia gialla e mi bolla subito come un outsider. È qui, in questo vecchio quartiere di artigiani, che ha sede Zeus, la nuova realtà emergente nel mondo del design. Il quartiere ospita decine di piccole aziende artigiane, che collaborano da vicino con i designer di Zeus. “Per noi una sedia è una sedia e un tavolo è un tavolo”, dice Nicoletta. Una frecciata ai grandi rivali, il gruppo di designer di Memphis, la celebre città di Elvis Presley. Memphis infatti esagera in decorazioni, colori e fronzoli di ogni tipo, con mobili che hanno un solo scopo: stupire. Anche gli altri mobili di Zeus perseguono la stessa filosofia: forme essenziali e materiali semplici. L’appendiabiti in acciaio poggia su piedini in piombo stampato, i tavoli hanno piani di di vetro, laminato e linoleum. Tutti i modelli portano il nome di una divinità greca: una lampada si chiama Ares, come il figlio di Zeus dio della guerra, e un tavolo Musa. “Me Zeus, you Memphis”, recita beffardamente la
Nicoletta Baucia guides me into a black world splattered with white splashes. She herself has black hair , wears black leather trousers, a black woolen jacket and a white lace blouse. Also the pen that she gives me is black. The uniformity of the whole clashes with my yellow shirt and it marks me immediately as an outsider. It is here in this old artisan district, that Zeus is situated, the new emerging reality in the world of Design. The district hosts tens of small artisan companies who collaborate closely with the designers of Zeus. “For us a chair is a chair and a table a table”, says Nicoletta. A dig aimed at the big rivals, from the Memphis designer group, the famous city of Elvis Presley. Memphis in fact indulges in decorations, colours and frivolity of every kind, with pieces of furniture intended to stupefy. Also the other pieces of Zeus furniture pursue the same philosophical line: essential shapes and simple materials. The iron clothes hanger rests on pressed lead legs, the tables have glass, laminate or linoleum tops. All the models have the name of a Greek God: one lamp is called Ares, like the Zeus’ son the God of war, and a table is called Muse.“ Me Zeus, you Memphis”, recites mockingly the writing that stands out on the T-shirts worn by the
scritta che campeggia sulle T-shirt dei collaboratori di Zeus. La rivalità, tuttavia, è più apparente che reale. Prima di tutto il design italiano ha sempre seguito una scuola propria, caratterizzata da maggiore inquietudine, frammentarietà e contraddittorietà. In secondo luogo, nell’atelier ascetico di Zeus si avverte comunque la superiorità rispetto al kitsch della concorrenza, che ha subìto una forte spinta a seguito dell’ondata postmoderna. E il successo dà loro ragione. In Italia il confine tra un campo e l’altro, tra arte e tecnologia, è sempre stato incerto. Basti pensare ai costruttori di auto che producono vino e alla chiesa che svolge le funzioni di una banca. Questo rende le persone più eclettiche. Zeus non fa eccezione: accanto ai mobili, i designer di Zeus realizzano anche abiti di concezione assolutamente rivoluzionaria. “Perché non usare la lana d’estate e il cotone d’inverno?”. Anche in questo caso si dimostrano sicuri di sé: “Gli abiti di Zeus”, spiega il loro manifesto, “significano glamour, sesso, pop, shock, rigore e serietà. Sono trendy? No, ma comunque dandy”. Zeus rifiuta il trendy, ma ovviamente fa tendenza. L’avanguardia modaiola, il rampantismo internazionale degli yuppie e la loro piatta uniformità sono già venuti a noia. Quello di cui c’è bisogno oggi è la libertà del gusto personale, la fantasia.
members of the Zeus team. The rivalry nevertheless is more apparent than real. First of all Italian design has always followed its own school, distinguished by greater restlessness, fragmentary and contradictory nature. Secondly, in the aesthetic atelier of Zeus one can perceive the superiority to the kitsch of the competitors, that underwent a strong push after the Post-modern wave. And its success proves them right. In Italy the border between one field and another, between art and technology has always been uncertain. Just think about the car manufacturers that produce wine or about the church that carries out functions of a bank .This makes people more eclectic. Zeus is no exception: alongside the furniture, the designers of Zeus create clothes of an absolutely revolutionary concept. “Why not use wool in summer and cotton in winter?” Also in this case they reveal their confidence. “Zeus clothes”, their poster explains, “mean glamour, sex, pop, shock, rigor and seriousness. Are they trendy? No, but in any case dandy”. Zeus rejects trendy, but obviously makes a trend. The fashion avant-garde, the international climbing of the yuppies and their flat uniformity are already boring. What is needed today is the freedom of personal taste, imagination.
127
128
grazie a chi lo ha fatto nascere Maurizio Peregalli Nicoletta Baucia Ettore Raffaldi Marco Tini Sergio Calatroni Walter Marcatti Davide Mercatali
a chi lo ha fatto crescere Laura Agnoletto Albera - Monti Kurt Altendorfer Ron Arad Maurizio Barberis Giovanni Belluardo Massimiliana Biagini Andreas Brandolini Helle Damkjaer Jonathan de Pas Rossana Diana Suzanne Dooer Donato D’Urbino
Doriana Fuksas Massimiliano Fuksas Wanda Gatto Vincenzo Iavicoli Paolo Lomazzi Riccardo Marcatti Roberto Marcatti Serge Meppiel Ruben Mochi Jasper Morrison Claudio Nardi Paolo Pedrizzetti Franco Raggi
Armida Rosi Maria Luisa Rossi Marzio Rusconi Clerici Mauro Sechi Cristina Serafini Ivo Simoncini Martin Szekely Christian Theill Cinzia Tomaciello Maurizio Turchet Francesca Wenk Robert Wettstein Chung-Yi Yang
a chi lo fa ogni giorno più forte ZEUS FIZZONASCO
ZEUS MILANO
ZEUS VIGNOLA
Eduardo Ammen Rodolfo Ammen Domenico Bon Paolo Bucci Moreno Casiroli Lucio D’Agata Edilberto Dungca Agostino Pastore Narciso Santos
Raffaella Canclini Cinzia Cesca Paola Di Leo Manuela Gariboldi Marco Grillo Carla Rovida Vilma Santos Patrick Streitler
Nourredine Abaslami Luca Gazzotti Sonia Rebecchi Ivan Scaglioni Emilio Vandelli Enzo Vandelli Vittorio Vandelli
ZEUS NOTO srl Corso San Gottardo 21/9 - 20136 MILANO - Tel. 39 02 89401198 - Fax 39 02 89401142 - mail : zeusnoto@tin.it
www. zeusnoto.com
www. zeusnoto.com