Arper Brief Nº4 Vol. 2

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Il lavoro in ufficio è cambiato. La tecnologia ha ampliato il nostro modo di lavorare, emancipandolo da rigidi canoni spazio-temporali: oggi ciò che conta è lavorare al momento giusto, nel posto giusto per noi. Anche il nostro luogo di lavoro è cambiato. Abbiamo bisogno di spazi per concentrarci nel lavoro individuale e spazi per collaborare con i colleghi: privacy quando serve, visibilità e interazione quando il lavoro lo richiede. Soprattutto, anche noi siamo cambiati: desideriamo lavorare in un luogo che rispecchi chi siamo, in un ambiente che assecondi la nostra sensibilità e le aspirazioni che ci guidano. Abbiamo bisogno di strumenti versatili che ci permettano di esserlo a nostra volta. Vogliamo spazi che vadano oltre la loro funzione in senso stretto, che si integrino con le nostre vite in chiave olistica: ambienti che incontrino ogni esigenza, spaziando dal lavoro al gioco. Senza più confini, perché così lavoriamo oggi. The demands of the office have changed. Technology has expanded the way we work. Our work no longer exists in one place at one time. Today, we work when we need to, in spaces where we want to be. The demands of our workspaces have changed, too. We need spaces for quiet, individual contemplation and spaces for group collaboration. Privacy when we want it and public interaction when our work demands it. Most of all, we want spaces that reflect who we are. We want our surroundings to match our ambitions, our environments to align with our sensibilities and desires. We need tools that are as adaptable as we are. Beyond function alone, we require spaces that supports a holistic life — work, play and everything in between. The boundaries are no more. This is our work life.


WORK Spazio alla Luce Healthy, Open Office 7 Prime Impressioni First Impressions 19 L’Ufficio Ovunque Office away from the Office 29 L’Ufficio Virtuale The anytime Office 41 In piena Concentrazione Focus and Concentration 53

LIFE


IN BRIEF Luoghi di lavoro del futuro The future workplace 64 Design a misura d’uomo Towards design that’s human 71 Ambienti di lavoro illuminati A brighter workplace 76 Spazi di lavoro olistici A holistic workspace 78 Nuovi prodotti New products 84 Translations 90 Credits 103


LIFE


WORK



Spazio alla Luce

HEALTHY, OPEN OFFICE Noi crediamo nell’importanza della luce, il perno del nostro business, crediamo che l’ambiente in cui lavoriamo debba trasmettere questo messaggio. Operiamo nel settore dell’energia sostenibile, un tema che tocca la coscienza collettiva, dove la scelta del singolo influenza la qualità della vita di tutti noi. Per questo motivo, il nostro ufficio deve esprimere i valori in cui crediamo e lasciare spazio sia al lavoro individuale sia alle attività di gruppo. Il cuore del nostro ufficio è un atrio da cui i raggi del sole inondano di luce naturale ogni ambiente. Pareti costituite da piante verdi ossigenano l’aria e danno un tocco di vitalità agli spazi comuni del grande open space, in cui il bianco illumina tutto. Si cammina su tappeti rossi, viola o blu: ciascun colore identifica un ambiente preciso, per ospitare un diverso IT

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modo di lavorare. Le sedie intorno ai lunghi tavoli sono studiate per le riunioni di lavoro, mentre gli ambienti chiusi creano l’atmosfera giusta per la concentrazione del singolo. Le morbide sedute dai colori vivaci e i tavolini da caffè sono la scenografia ideale per una riunione improvvisata. La fluida alternanza fra aree aperte e ambienti chiusi consente ai colleghi di optare per la soluzione più efficace in base alle esigenze del momento e al modo di lavorare di ciascuno — e perché no, di sentirsi liberi di muoversi nello spazio. Il singolo e il team, gli spazi individuali e quelli comuni, sono parti complementari, basta trovare la giusta armonia. We believe in light. In fact, our business depends on it. So why shouldn’t that be reflected in our workspace? Working in the field of sustainable energy, we believe that we are all in this together. Our choices as individuals can impact our greater quality of life. Our office is a manifestation of our values, giving employees the freedom to work independently and the opportunity to come together. Our office is centered by an atrium that floods our environment with bright, natural sunlight. Framed by living walls that oxygenate the air, richly hued meeting areas punctuate the large, white, open floor plan. Red, purple and blue carpets create distinct spaces to accommodate a diversity of working styles. Long tables and chairs are gathered for group meetings while enclosed spaces are suited for individual, concentrated work. Colorful groupings of plush chairs and coffee tables create vignettes throughout the space for impromptu meetings. A fluid arrangement of public and private spaces allow for employees to select the environment that best suits their needs and work style — or to flow between environments, the public and the reserved, the individual and the collective. ENG


Spazio alla Luce

“Essere in sintonia con l’azienda per cui lavoro è gratificante, così come respirare in ufficio un’atmosfera in linea con i valori in cui credo. L’open space e la versatilità dell’arredamento semplificano la comunicazione in team. Mi serve concentrazione? Ecco un angolo dedicato. Collaboro a un progetto con i colleghi? Facilmente troviamo il posto più adatto in cui accomodarci.” MARIA, ADDETTO COMMERCIALE ENECO

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Home/Work

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Lavorare da Casa

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Healthy, Open Office

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Spazio alla Luce

“It is wonderful to feel like the values I have are not only reflected in the company I work for, but in our office environment, too. Our open floor plan and adaptable furniture makes communication with other team members flexible and easy — we have seating options for individual concentration and then collaborative discussion.” MARIA, ENECO SALES REPRESENTATIVE

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Healthy, Open Office

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Spazio alla Luce

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Home/Work

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Spazio alla Luce

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Prime Impressioni

FIRST IMPRESSIONS Appena entrata in questo edificio sento già di essere in totale armonia con lo spazio che mi circonda, quasi fosse realizzato su misura per me. Basta guardarmi intorno per capire che questa azienda condivide la mia stessa visione di comfort, il mio concetto di stile. Sento che qui trascorrerei con slancio le mie giornate, esprimendo il meglio di me. Per nostra fortuna il concetto di ufficio come mero insieme di strumenti di lavoro e tecnologie è ormai sorpassato. Ben oltre la sola dimensione funzionale, ora di un ufficio curiamo la personalità e l’espressività, alla ricerca di uno spazio che sia per noi fonte di ispirazione, lo specchio dei nostri obiettivi e lo strumento stesso per raggiungerli. Camminando verso questo edificio nel cuore del quartiere di Bankside, percepisco la pulsante vitalità culturale di Londra. A qualche isolato IT

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dalla Tate Modern e a pochi passi da gallerie, ristoranti e caffetterie, il quartiere palpita di creatività. L’atmosfera stessa dello spazio rispecchia lo spirito di questo angolo di Londra: arredamento dal design sofisticato e delicato, pur rispondendo alle aspettative pragmatiche e funzionali dei ritmi moderni. Sento il richiamo di questo posto. Comode sedie e cuscini aggiungono un tocco di colore al bianco che illumina nitidamente l’ambiente — l’ambientazione ideale per una conversazione informale in una frenetica giornata senza pause. Due ampie terrazze e il giardino sul tetto sono la via di fuga dalla monotonia della scrivania, un luogo ideale per staccare la spina. La città non si ferma mai, ma da qui posso soffermarmi ad osservarla, godendomi il panorama. Walking into this space, I know instantly that it speaks to me. I know that the organization shares my vision of comfort, style and attitude simply by walking into the work place. I know this environment is somewhere where I would like to spend my time and dedicate my energy. We are fortunate to have moved beyond mere functionality in an office — the technological requirements of a workspace — to a point of expression, of personality. We now want a space that inspires as much as it facilitates — a space that is as much a reflection of our goals as it is a means to achieve them. When I travel to this building in the heart of London’s Bankside, I am immersed in vibrant, cultural landmarks. Blocks from the Tate Modern and steps from nearby galleries, restaurants and cafés, the neighborhood hums with creativity. When I enter here to visit a client, I am greeted by urbane yet relaxed interior that confers the spirit of the neighborhood, while not sacrificing the purposeful and practical demands of the workaday world. I immediately feel drawn to the space. Soft, colorful seats and cushions congregate amidst the crisp, white space — an invitation for informal conversation during the hustle and bustle of a busy day. Two large terraces and a rooftop lawn offer an escape from the desk and a moment’s reprieve — a quiet place to enjoy the surroundings while the city marches on below. ENG


Prime Impressioni

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First Impressions

“Entro nell’edificio per incontrare un cliente e di questo posto mi affascina subito ogni dettaglio. La luce, il modo di vivere lo spazio, l’energia che trasmette il quartiere. È sufficiente mettere un piede in questo luogo per coglierne l’essenza: l’energia positiva che irradia è una sferzata di vita.” ANNE, COMMERCIALISTA

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Un Continuum Creativo

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First Impressions

“Coming to visit a client here, I was impressed from the first moment I stepped into the lobby. The light, the space, the energy of the neighborhood… You feel it all from the instant you enter the building. It is invigorating to visit a space with so much energy.” ANNE, ACCOUNTANT

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Prime Impressioni

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L’Ufficio Ovunque

OFFICE AWAY FROM THE OFFICE La comunicazione digitale ha totalmente rivoluzionato il mondo del lavoro contemporaneo e il ventaglio di connessioni a nostra disposizione ci consente di essere ovunque, in qualunque momento. E-mail, Skype, chat e social media: possiamo comunicare con i nostri partner in tutto il mondo senza alzarci dalla scrivania. Addio confini e fusi orari, siamo entrati nell’era dell’ufficio globale. Le conference call quotidiane con i colleghi dall’altra parte del mondo però non sempre bastano: di tanto in tanto lavorare vis-à-vis è fonte di stimoli per nuove idee. Per il successo del nostro lavoro, dobbiamo poter contare su ambienti di lavoro flessibili e adatti a stabilire con i nostri partner lontani — o il committente di un nuovo progetto — un clima di attenta concentrazione. IT

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Quando organizziamo un incontro con i colleghi delle varie sedi, ci serve uno spazio che ci renda operativi quanto lo siamo nei nostri uffici. Comfort, ma non solo: dobbiamo avere a disposizione tutti gli strumenti che semplificano il nostro lavoro. Finalmente in quest’albergo abbiamo trovato la soluzione che fa per noi: ambienti di lavoro funzionali dove ritrovare tutte le risorse che abbiamo in ufficio, in trasferta con noi. Qui possiamo accomodarci per un brainstorming informale, illustrare le nuove idee sulla lavagna, dare il via al briefing ufficiale utilizzando i grandi tavoli a nostra disposizione. Anche per pranzo manteniamo la concentrazione grazie al ristorante interno, senza doverci spostare dall’hotel. Le comodità che troviamo qui semplificano l’impresa di riunire un gruppo eterogeneo di partner lontani intorno ad un tavolo, a migliaia di chilometri dal proprio ufficio. A quando il prossimo meeting? Our ability to connect with people around the world through digital communication has irrevocably changed the contemporary business landscape into a global endeavor. Email, Skype, chat and social media enable us to be everywhere at once, communicating across time zones and country lines while never leaving your desk. We have entered the age of the global office. We connect with colleagues around the world digitally on a daily basis. But, from time to time, an essential face-to-face meeting is necessary — a chance to come together and discuss, collaborate and generate new ideas. Whether scheduling a group meeting internationally or a project kick-off with a diverse group of clients, bringing the group together to give their concentrated attention demands a flexible and responsive workspace. When we travel to meet with colleagues, we need a space that has all of the necessities of our work place at home. More than just a meeting place, we need the tools of an office. Located within our hotel, the rental workspace offers the resources of an office while abroad. Group seating areas, white boards and long work-tables are ideally situated for brainstorming or company-wide briefing. In-house catering eliminates the need to leave the site for lunch and hotel amenities make it easy for a diverse group to come together and focus on our work, even when traveling. ENG


L’Ufficio Ovunque

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Office Away From the Office

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L’Ufficio Ovunque

“Quando sono in viaggio, ho bisogno di uno spazio in cui lavorare e incontrare i clienti. Non è facile trovare il posto giusto, soprattutto quando siamo in tanti, ognuno con il proprio computer. Mettersi al lavoro ricreando le comodità del proprio ufficio anche all’estero, può rappresentare una vera sfida.” STEPHEN, ARCHITETTO

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Office Away From the Office

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Un Laboratorio per Imparare

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Office Away From the Office

“When I travel, I need a space where I can work and meet with clients. With a group of people and all of our computers, it can be a challenge to find a space that is large enough to accommodate a group and that has all of the amenities of an office when you’re abroad.” STEPHEN, PRINCIPAL ARCHITECT

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L’Ufficio Ovunque

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L’Ufficio Ovunque

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L’Ufficio Virtuale

THE ANYTIME OFFICE Oggi ogni luogo può trasformarsi nel mio ufficio. Basta appunti su lavagnette, pile di bloc-notes e registratori digitali: la tecnologia ci offre strumenti semplici e leggeri, orientandoci verso ambienti più flessibili. Quando sono in viaggio, una comoda sedia nella hall dell’hotel e sono subito operativo, come se fossi seduto alla mia scrivania o nella sala conferenze. Anzi, un colloquio o un incontro di lavoro davanti a un caffè o, perché no, davanti a un aperitivo al bar aiuta a ricreare un’atmosfera familiare anche quando si è lontani da casa. Una breve pausa tra gli innumerevoli impegni, seduto sul divano della hall, rispondo a qualche e-mail, mi gusto un espresso prima di rituffarmi nella prossima stretta di mano. Grazie alla connessione WiFi posso collegarmi all’ufficio in qualunque momento e da qualunque luogo: IT

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anche dalla comoda poltrona in cui mi trovo, mentre stendo il resoconto della giornata e getto uno sguardo agli ospiti che arrivano in hotel. Questo ufficio virtuale e flessibile è il mio habitat ideale: il luogo non-luogo perfetto, dove tutto quello di cui ho bisogno è a portata di click, semplice come premere “invio”. My office can be anywhere and everywhere. As technology becomes lighter and more streamlined, I need less and less of the traditional tools of an office — piles of note pads, whiteboards, digital recorders — and more agility from the spaces I inhabit. When I travel, a comfortable chair in a hotel lobby is as apt a workspace as my publisher’s desk or our conference room. Conducting an interview or meeting with a client over coffee or a drink at the hotel bar creates a sense of domestic familiarity, even when I’m far from home. A brief break between meetings and I can stop in to the lobby couch to respond to a few emails and take in a quick espresso before heading on to my next appointment. With WiFi connecting me to my central office, I am free to travel around the world, reporting back on the adventures of the day from my laptop as I sit watching arriving guests check-in for the night. This makeshift office is my hub — a comfortable, supportive place to work with everything I need all within arm’s reach, and a connection back to the office at is as easy as hitting “reply.” ENG


L’Ufficio Virtuale

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The Anytime Office

“Il mio lavoro mi porta in ogni angolo del mondo. La mia salvezza quando viaggio è sedermi un momento nella hall o al bar dell’albergo e mettermi in pari con le email.” PATRICE, GIORNALISTA

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Il mio Lavoro è la mia Vita

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The Anytime Office

“My work takes me all over the world. When I’m traveling, a hotel lobby or café where I can sit for a moment and catch up on emails can be just what I need.” PATRICE, MAGAZINE EDITOR

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L’Ufficio Virtuale

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L’Ufficio Virtuale

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In Piena Concentrazione

FOCUS AND CONCENTRATION Come assistente ricercatore, dedico gran parte della mia giornata all’analisi di testi e riviste in solitaria e totale concentrazione. Leggendo e rileggendo documenti, i pomeriggi volano nel più perfetto silenzio. Mi piace lavorare qui in biblioteca, in uno spazio comune. Quando faccio una breve pausa dal mio lavoro e alzo gli occhi dai miei libri, scorgo un mondo intorno a me: tutti concentrati nelle proprie ricerche, assorti nei propri pensieri, intenti a digitare nei portatili, a sfogliare libri. È stimolante sentirmi parte di questo ambiente così ricco di menti pulsanti, pur consapevole che ciascuno di noi rappresenta un mondo a sé. Questo luogo libera l’energia vitale di cui ho bisogno, mi offre gli elementi essenziali per lavorare bene: sedie comode con un buon sostegno per la schiena, tavoli spaziosi per organizzare appunti, sfogliare giornali e IT

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libri, una buona illuminazione e rumori ovattati. Un ambiente visivamente armonioso e discreto in cui la mia mente può volare liberamente senza distrazioni esterne. Auguro a tutti di trovare il proprio “locus amoenus” come lo è per me questa biblioteca, il posto ideale per mettere in moto l’ingegno. As a research assistant, part of my work happens alone. Reading and re-reading documents and highlighting through research periodicals and texts, I can spend hours in concentrated silence without speaking to anyone. Working in the library, it helps to be a part of a public space. Taking short breaks from my work, I can glance up and see others around me, immersed in their work, typing on laptops and leafing through magazines It energizes me to be a part of so much focused activity — even if we are all in our own independent worlds. It is vital to have a workspace that enables so much intense activity. I need a space to be able to give me the essentials — comfortable, supportive seating, spacious tables for spreading out papers and books, adequate light and minimal noise — while still maintaining an unobtrusive, harmonious visual environment. While I work, I want to feel like my mind can wander and think without physical distractions — people should work in the most comfortable environment that can be created so the mind can be free. ENG


In Piena Concentrazione

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Focus and Concentration

“Per lavoro trascorro intere giornate in biblioteca senza neanche accorgermene: tra i libri, immerso nelle mie ricerche, perdo la cognizione del tempo. E un ambiente confortevole che risponda alle mie esigenze fa davvero la differenza.� ANDREAS, PROFESSORE

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Gathering Place

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Focus and Concentration

“In my work, I can easily spend eight hours at a time getting lost in my research at the library. It helps to have a comfortable environment to support my needs.” ANDREAS, PROFESSOR

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In Piena Concentrazione

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IN BRIEF


In Brief

LUOGHI DI LAVORO DEL FUTURO THE FUTURE WORKPLACE Spazi flessibili per l’ufficio del sapere diffuso Flexible Spaces for the Distributed Knowledge Office di Andrew Harrison - Ricercatore, consulente e fondatore di Spaces That Work Ltd Les Hutton - Scrittore, editor e copywriter by Andrew Harrison - Researcher, consultant and founder of Spaces That Work Ltd Les Hutton - Writer, editor and copywriter IT Da alcuni anni a questa parte, la fisionomia del nostro lavoro e il luogo in cui lo svolgiamo sono stati al centro di profonde trasformazioni, che hanno interessato sia il modo in cui lavoriamo, sia ciò che facciamo, sia il luogo dove svolgiamo la nostra attività. Dopo decenni di grande enfasi su uffici prestigiosi e sedi di rappresentanza d’alto profilo, oggi la tecnologia sta modificando il nostro modo di lavorare: dalla staticità alla flessibilità, dalla rigida prescrizione al dinamismo. La rivoluzione digitale, frutto del parallelo progresso delle tecnologie informatiche e dei sistemi di telecomunicazione, sta dando vita a una nuova economia della conoscenza. Una rivoluzione epocale che, al pari di quella industriale, sta mutando profondamente il nostro modo di vivere, le nostre prospettive e la percezione del tempo—libero e di lavoro—e dello spazio—per esempio come sviluppo urbano e funzionalità delle città stesse. Sull’onda della rivoluzione digitale, l’ufficio tradizionale è solo uno dei tanti modelli nel panorama sempre più mutevole dell’uso dello spazio. Con il variare delle esigenze legate al luogo di lavoro, appare chiaro che l’ufficio del futuro sarà uno spazio duttile, diffuso, condiviso e versatile per un utilizzo sempre più creativo, permeabile e flessibile.

cambiato forma, funzione e, fondamentalmente, significato (Figura 1). Dalla nascita della società postindustriale e della “cultura dell’ufficio” negli anni Cinquanta, fino agli anni Settanta e alle ristrutturazioni aziendali degli anni Ottanta, l’ufficio è sempre andato incontro alle esigenze dei lavoratori. A partire dagli anni Novanta, nuove forme di comunicazione elettronica hanno scandito l’inizio di una nuova era per il luogo di lavoro: l’informatica concedeva più libertà al personale dell’azienda, il cellulare permetteva di uscire dai confini fisici dell’ufficio e i nuovi modi di comunicare proiettavano il luogo di lavoro verso una collaborazione su scala globale. Il progresso tecnologico, la sempre maggiore mobilità individuale e le diverse esigenze legate all’ambiente che ci circonda hanno portato a nuove modalità lavorative (Figura 2), segnando l’inizio della fine degli uffici tradizionali come unica soluzione possibile. Figure 1

Open Plan Office

Cellular Office

Combi Office

Office Landscape

L’EVOLUZIONE DELL’UFFICIO Da sempre, le trasformazioni economiche e tecnologiche— e i fattori a esse connessi—modellano i nostri ambienti di lavoro. Edifici monolitici come i grattacieli––che per anni hanno ospitato la forza-lavoro di aziende prestigiose nei paesi industrializzati—rispondevano ai bisogni di un mercato in espansione che le fabbriche, le istituzioni e l’edilizia industriale non erano più in grado di soddisfare. “L’ufficio”, nella sua accezione tradizionale, è nato per sopperire alle necessità di una classe media in forte ascesa nel quadro di un sistema organizzativo basato sulla gerarchia. Con il tempo, questo modello si è trasformato sulla scia di cambiamenti sociali, politici, economici e tecnologici: ha

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Clive Wilkinson Architects, Photo: Shannon McGrath

The Future Workplace

I numerosi cambiamenti nel campo delle comunicazioni e della tecnologia hanno finito per coniare una nuova moneta: la “conoscenza” e, insieme a questa, hanno plasmato una nuova forza lavoro: i “lavoratori della conoscenza”, il cui prodotto è intangibile, frutto del pensiero (Figura 3). In considerazione del diffondersi degli strumenti digitali e della peculiare attività svolta dal lavoratore della conoscenza, quest’ultimo—ormai emancipato da quello spazio tradizionale che è l’ufficio—è più incline a frequentare luoghi di lavoro mutevoli. La crescente importanza dell’ufficio diffuso ha eroso rapidamente le convenzioni spazio-temporali che dominavano il lavoro nel XX secolo, equiparando il luogo di lavoro fisico a quello virtuale. Prendendo in considerazione i fattori della produzione, osserviamo che il costo della tecnologia è in rapido calo mentre le risorse umane continuano a essere il fattore più incidente in termini economici, quando invece i capitali investiti in beni materiali rappresentano solo un quarto del valore di mercato di molte aziende. Con queste premesse, risulta imperativo gratificare, trattenere e far fruttare il capitale intellettuale che i lavoratori della conoscenza apportano, mantenendo queste figure chiave sempre connesse all’azienda, dovunque esse si trovino. IL NUOVO LUOGO DI LAVORO

te dove possa esprimere al massimo le proprie potenzialità? Nel 2002, uno studio di vasta portata condotto dall’organizzazione europea SANE1 forniva alcune risposte iniziali alle organizzazioni impegnate ad affrontare la questione di definire—e creare—infrastrutture pensate ad hoc per una forza lavoro decentrata. Lo studio prendeva in considerazione tre fattori—luogo di lavoro, persone e processi—in modo da consentire ai designer, agli sviluppatori e agli esperti di immaginare un ambiente di lavoro che non fosse più necessariamente vincolato a uno specifico luogo. In questo nuovo ambiente lavorativo in cui spazio fisico e virtuale erano una cosa sola, cosa risultava davvero imprescindibile? Quali erano le esigenze dei “lavoratori della conoscenza” contemporanei? Lo studio che ne è scaturito ha offerto un quadro di riferimento congiunto per la creazione a livello europeo di luoghi di lavoro sostenibili e collaborativi, in cui ambiente, processi e interazioni umane risultino integrati. Questo studio ha anche messo a disposizione un approccio metodologico per l’elaborazione di un modello—virtuale e fisico—applicabile a qualsiasi organizzazione (Figura 4). Nel quadro del modello SANE, vengono identificate tre tipologie di luoghi di lavoro—privato, pubblico o ad accesso privilegiato—ciascuna con una diversa modalità di fruizione dello spazio, ma tutte operanti su due livelli, ovvero lo spazio virtuale e lo spazio fisico.

Un interrogativo sorge spontaneo: come accogliere adeguatamente questa forza lavoro decentrata, in un ambien-

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In Brief LO SPAZIO PRIVATO: L’UFFICIO È LA CITTÀ

di ambienti. Quest’idea introduce anche un terzo approccio, quello della “coabitazione”, nel quale le organizzazioni mettono a disposizione spazi comuni per condividere intuizioni, esperienze e risorse.

Mentre questa forza lavoro decentrata iniziava a guardarsi attorno alla ricerca di spazi di lavoro diversi dall’ufficio, le aziende avviavano un percorso introspettivo per ricreare al loro interno esperienze analoghe—in termini spaziali— a quelle normalmente fruibili negli spazi urbani e nelle città: zone tranquille, spazi di lavoro individuali, ambienti ricreativi, cortili, caffetterie. Questo approccio sofisticato e moderno prevede la compresenza di spazi di lavoro privati, pubblici e ad accesso privilegiato all’interno del medesimo edificio. Tuttavia, anche all’interno di un simile contesto, la tipica giornata lavorativa di otto ore sta cedendo il passo a una graduale compenetrazione vita/lavoro che investe ogni momento della giornata, 24 ore al giorno, sette giorni su sette. Nonostante l’interazione vis-à-vis sia stata in parte sostituita dalla sempre maggiore comunicazione virtuale, poter contare su di uno spazio centralizzato offre ancora degli indubbi vantaggi. Il modello “ufficio privato” stimola l’interazione tra colleghi che beneficiano sia di momenti strutturati—meeting nelle sale riunioni e sale conferenze—sia di occasioni di incontro più informali negli ambienti comuni. Questo concetto trova una più decisa applicazione in quegli uffici in cui anche una conversazione informale viene valorizzata in quanto occasione per un’efficace condivisione di idee. Negli uffici contemporanei viene adottato sempre più frequentemente il modello degli spazi condivisi all’interno di spazi di proprietà, consentendo a tutti i livelli organizzativi di trarre beneficio dalla sinergia che si instaura in questo tipo

Nel modello dello spazio privilegiato, singoli soggetti e piccoli gruppi accomunati da interessi affini condividono uno spazio attraverso un sistema associazionistico di membership, previo pagamento della quota relativa. Lanciato negli anni Ottanta e Novanta da fornitori di uffici prestigiosi che compresero i vantaggi derivanti dall’affitto a terzi di spazi dotati di servizi tecnologici, questo modello ha continuato a prosperare nel nuovo secolo, parallelamente all’aumento del numero di lavoratori della conoscenza. Benché i fruitori di questi spazi privilegiati avrebbero potuto lavorare comodamente da casa, in una caffetteria o in uno spazio pubblico, la diffusione di questi luoghi dimostra che il valore della collaborazione—in termini di benefici economici e culturali—rappresenta un forte incentivo. A questo richiamo non rispondono solamente i singoli, ma anche le organizzazioni, sempre più consapevoli dei vantaggi connessi con la riduzione dei costi di proprietà degli immobili e con l’aumento di produttività che si registra grazie a queste esperienze di collaborazione. Si tratta di luoghi di lavoro diffusi a livello internazionale e ispirati al concetto di “spazi terzi”. Pur presentando infinite variazioni sul tema in termini di dimensione, arredamento e servizi eventuali offerti nell’arco della giornata

Figure 2: Changing work patterns

Figure 3: Knowledge work and knowledge workers

Elements

SPAZI PRIVILEGIATI E ACCESSIBILI SU INVITO

Settings

Create Develop Manipulate Select

Arenas

Organize

Environments

Disseminate Knowledge Workers

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Use Knowledge

Competitive Advantage


The Future Workplace per un continuum fra svago e lavoro, ciò che accomuna tutti questi spazi è la configurazione stessa degli ambienti, che si articola sempre in spazi individuali per concentrarsi, aree per una permanenza breve o per attività che richiedono collaborazione, sale per riunioni più o meno formali, caffetterie e altri spazi di socializzazione, zone dotate di strumenti tecnologici e servizi di copisteria a supporto del proprio business. SPAZI PUBBLICI: LA CITTÀ È UN UFFICIO Per alcuni, la città stessa può essere un ufficio. Non essendo più necessario accentrare in un unico spazio tutte le funzioni di un’organizzazione, i vari luoghi di lavoro diffusi nelle città consentono all’azienda di sfruttare a pieno il tessuto urbano nella sua interezza. Luoghi pubblici e semi-pubblici come parchi, bar, biblioteche, strutture museali e sale d’attesa nelle stazioni si trasformano in uffici, in un processo di creazione di ambienti versatili dove sfumano i confini tra luogo e puro spazio. Questo approccio rende possibile un sempre più frequente allineamento culturale tra i singoli lavoratori, e tra l’azienda e le figure professionali inclini a lavorare in contesti culturalmente affini, in sintonia con il loro gusto estetico e conciliabili con i ritmi di lavoro. UN LUOGO INTERIORE Nell’arco della giornata, tante sono le esigenze: un momento di concentrazione, uno scambio creativo con i colleghi, una conversazione informale. In un luogo di lavoro progettato sulla base delle attività che vi si svolgono (Figura 5), la crescente diffusione di spazi multifunzionali richiede un adeguato livello di flessibilità in risposta alle esigenze di una platea dinamica di utenti. Le diverse ambientazioni dovranno supportare qualsiasi tipo di tecnologia richiesta in quel momento: schermi multipli o di grandi dimensioni, webcam e dispositivi audio-video, per i quali serviranno impianti di amplificazione e soluzioni illuminotecniche ad hoc, e divisori a disposizione per realizzare delle partizioni. Anche l’arredamento dovrà fare la sua parte: ergonomico e facilmente riconfigurabile per adattarsi alle più disparate esigenze. Ciascun elemento d’arredo—sedie, tavoli e partizioni—deve continuare a svolgere la propria funzione configurando ecletticamente ambienti di lavoro diversi, ma pur sempre funzionali alle attività che vi si svolgono. I mobili di design di oggi devono presentare un certo grado di adattabilità per affrontare le sfide lanciate da questo nuovo approccio flessibile al luogo di lavoro. Secondo Despina Katsikakis—tra i principali esperti nella consulenza per la progettazione di ambienti di lavoro— l’arredamento sarà l’elemento caratterizzante dell’ufficio del futuro: “L’ufficio non sarà più una distesa di scrivanie

tutte in fila, ma conterrà un’ampia varietà di ambientazioni dai confini sfumati tra spazi individuali, spazi condivisi e spazi pubblici, il tutto a supporto dei processi di innovazione organizzativa.”2 Il luogo di lavoro del futuro, insomma, sarà definito dall’arredamento e dalla sua capacità intrinseca di assecondare spinte dinamiche, agendo da supporto piuttosto che da contenitore costrittivo. Oltre ad essere funzionali e adattabili, gli uffici di un’azienda devono incarnare i valori dell’organizzazione che rappresentano. Quest’espressività—rappresentazione del brand che si esprime attraverso le tre dimensioni dello spazio e che identifica il luogo di lavoro stesso (Figura 6)—può contribuire a comunicare la cultura e i valori dell’azienda. Espressivo, adattabile e a misura d’uomo: così vediamo il luogo di lavoro del futuro. Uno spazio imperniato sulle esigenze di una forza-lavoro dinamica—forte delle nuove tecnologie e dell’ambiente circostante—in grado di rispondere in maniera efficace alle sfide del XXI secolo.

In recent years there has been a radical transformation in work and the workplace—from how we work, to what we do, to where we work. After decades of increased focus on high-profile office buildings and corporate business structures, new technological factors are changing how we work from the static to the flexible, the prescriptive to the dynamic. Brought about by the convergence of communica-

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In Brief

tions and computing technologies, the digital revolution is shaping a new knowledge economy. Not since the agricultural or industrial revolution have our lives been transformed so radically, modifying our experience and expectations of time and space, work and leisure and the form and function of the city. In the wake of the digital revolution, the traditional office space is now just one of many models in the dramatically shifting landscape of space use. As the demands of our workspaces shift, it seems clear that the future workplace will be characterized by adaptable, distributed, shared and repurposed space and increasingly imaginative, flexible and responsive ways of using it. THE EVOLUTION OF THE OFFICE Changes in the economy and technology have always been the shaping factors in our workplaces. Even skyscrapers and the monolithic office headquarters that have dominated the industrialized workforce for so long were responses to the needs of a burgeoning corporate marketplace whose needs could no longer be met by factories, institutions and industrial buildings. The “office” as we traditionally conceptualize of it was created in response to a growing middle class in a hierarchical system. This model has changed over time to accommodate social, political, economic and technological changes by modifying its form, function and ultimately, significance (Figure 1). From post-industrialization and the dawn of “office culture” in the 1950s through 1970s to corporatization in its 1980s heyday, the office has responded to fit the needs of the workforce. By the 1990s, new forms of electronic communication revolutionized the workplace: information technology liberated people within the workspace, mobile phones created freedom from the workplace and new ways of communicating were opening up the workplace to collaboration on a global scale. The combination of technological advancement,

increased individual mobility, and a shifting demand of our environments has led to the introduction of new ways of working (Figure 2) and has marked the beginning of the end of the office building as the only game in town. With so many changes in the fields of communication and technology, a new currency emerged: knowledge. And with it, a new type of workforce—the knowledge worker— whose primary output is thought (Figure 3). Because of the nature of the knowledge worker’s work and the rise in digital tools to accomplish this work, this new breed of worker isn’t tethered to the traditional space of the office, but rather, is better suited by adopting an itinerant workspace. This began a move towards the distributed office that quickly began to erode all of the spatial and temporal conventions of twentieth century work of all kinds, creating an equivalence between physical and virtual workspace. With technology rapidly becoming the cheapest component of work and people the most expensive—and tangible assets only accounting for around a quarter of the market value of many firms—it became critical to connect, satisfy, retain and harness the intellectual capital of these key knowledge workers, wherever they were located. THE NEW WORKPLACE The question was created: how do we best accommodate a dispersed workforce in an environment where they will thrive? In 2002, an extensive research investigation conducted by the European organization SANE1 began to provide some answers to organizations grappling with this problem of

Figure 4: Workscopes: elements, settings, arenas and environments

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Conventional Working

New Way of Working

Routine Processes

Creative Knowledge Work

Individual Tasks

Groups/ Teams/ Projects

Isolated work

Interactive, Parallel Working


The Future Workplace defining—and creating—the appropriate infrastructure for a dispersed workforce. The study took into consideration the factors of place, people and process in order to enable designers, technology developers and specialists to imagine a workplace that was no longer location-dependent. What was necessary in this new work environment that melds the physical with the virtual? What were the demands of the contemporary knowledge worker? The resulting study created a unified framework of environment, human interaction and processes for the creation of sustainable, collaborative workplaces across Europe. This study provided a methodology for a model—virtual or physical—appropriate to any organization (Figure 4). Within the SANE model, we look to three types of workspaces—the private, the privileged and the public—each with its own distinct space use and which all function on two scales of focus, the virtual and the physical.

obvious benefits to a centralized space. The private office model encourages informal as well as planned interaction between colleagues through designated meeting areas and conference rooms. Some offices have taken this concept a step further, seeing the value of ideas shared and communicated by informal conversation. Contemporary office spaces have begun to adopt a shared office approach within privately owned spaces, allowing both organizations to benefit from the synergy of shared environments. This view also underlies a third approach, “cohabiting,” in which organizations share space in order to pool experience, insights and resources. PRIVILEGED AND INVITED ACCESS SPACES

As the dispersed workforce began to look to the outside world for workspace, organizations began to look inward for the same valued urban experiences and spaces usually found out in the city: quiet areas, individual workspaces, break-out lounges, courtyards and cafes. This sophisticated, modern approach incorporates the need for private, privileged and public workspaces within a single building. However, even within the single office building model, the 9-to-5 standardized workday is giving way to a 24-7 work/life blend. Though the necessity for face-to-face interaction has been offset by so much virtual communication, there are still

In the model of privileged space, individuals and small groups come together within a particular area of interest to share an environment through a membership scheme and associated fee. Though this model was pioneered in the 1980s and 1990s by executive suite providers who saw the inherent benefits of a technology-enabled space available for individual rental, this method has blossomed as the base of knowledge workers continues to grow into the 2000s. Though the inhabitants of the privileged space could just as easily opt to work from the comfort of home, a café or public institution, the economic benefit and cultural value of collaboration offer a profound enticement. The attraction doesn’t appeal to individuals alone: organizations, too, are increasingly seeing the benefits of reducing ownership costs while at the same time increasing productivity through collaboration. These internationally-established, “third-space” work-

Figure 5: Activity-based workplace

Figure 6: Pressures and responses of corporate space

PRIVATE SPACE: THE OFFICE IS THE CITY

Activity-Based Workplace Designing

Debating

Effectiveness Presenting

Expression 1980

Collaborating Making

Thinking

Writing

Mentoring

Experimenting

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1990

2000


In Brief

places vary in terms of scale, variety of settings and even where they lie on the leisure-work continuum, but they share certain layout characteristics, including zones dedicated to concentrated working, touchdown work areas for collaborative working and short duration visits, formal and informal meeting rooms and areas, café and other social spaces and business support spaces, including reprographics and technology support. PUBLIC SPACES: THE CITY AS THE OFFICE And for some, the entire city is the office. When it is no longer necessary to house every aspect of an organization within a single location, the distribution of workplaces around the city allows the organization to take full advantage of the urban tableaux. Public and semi-public areas such as parks, coffee shops, libraries, museum common areas and transit lounges become offices. At its most extreme, in permeable placemaking, it can blur the boundaries between place and space. This methodology allows for an increased cultural alignment within individual workers, and for brands overall with workers electing to work in an environment that fits with their individual aesthetic, interests and agenda. INTERIOR SPACE The demands of any one day are varied. A user may experience a need for individual contemplation, group collaboration and informal meetings. In the activity-based workplace (Figure 5), the rise of multiple use space demands a, flexible functionality to accommodate a dynamic range of users. Work environments will be capable of supporting whatever technology is required—large or multiple screens, webcams,

and audio equipment, all of which will require augmented acoustics, lighting and enclosure capabilities. Furniture must be equally adaptable—ergonomic and easily reconfigurable to suit changing needs. Individual elements such as chairs, tables and partitions must continue to be able to form work settings that will match a range of activities. New furniture design must be agile enough to meet the challenging demands of this new flexible work environment. Leading workplace consultant Despina Katsikakis discusses the future workplace as one that is defined by its furnishings: “The office environment will no longer be made up of rows of desks but actually a rich variety of settings which will blur the boundary between personal, shared and public spaces to support organizational innovation.”2 As Katsikakis is quick to point out, the future workplace will be made up of furniture that is able to serve dynamic functions, acting as supportive system rather than as a restrictive container. In addition to adaptable functionality, corporate workspaces must embody the values of an organization. Expression, articulated as a brand in the physical workspace (Figure 6), can help express the culture and values of the organization. Expressive, adaptable and human, we see the future workplace being guided by the demands of a dynamic workforce that is empowered by technology, supported by their environment and able to respond to the challenges of the 21st century.

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DESIGN A MISURA D’UOMO TOWARDS DESIGN THAT’S HUMAN INTERVISTA A CLAUDIO FELTRIN, CEO DI ARPER IT Dodici anni fa Arper presentava a Orgatec la sedia che ha rivoluzionato la propria filosofia di design: Catifa, una seduta elegante ed ergonomica, perfetta per la casa e l’ufficio. Il collante che in Arper unisce mondo dell’arredamento residenziale e soft contract è la particolare attenzione dedicata a soluzioni d’arredo in grado di interpretare la contemporaneità nel nostro modo di lavorare. Proposte dal design funzionale all’insegna del comfort, eleganti e moderne, a misura d’uomo ma al tempo stesso compatibili con le più avanzate tecnologie. Scelte interpretative in linea con la filosofia dell’azienda, la cui voce si distingue con stile nel mercato contemporaneo. Dodici anni dopo Arper torna a Orgatec e con l’occasione Claudio Feltrin, CEO di Arper, ci racconta dell’approccio al design che contraddistingue l’azienda.

Quali elementi sono essenziali per un ambiente di lavoro moderno? Al giorno d’oggi il valore sul mercato è determinato dall’innovazione—in termini di prodotto, di processo e di comunicazione. La chiave per innovare è saper gestire le D

proprie conoscenze in modo competitivo, oculato e intelligente, avvalendosi delle più moderne tecnologie informatiche e tecniche di comunicazione. Proprio per effetto dell’incremento esponenziale nella diffusione di queste tecnologie, nell’arco dell’ultimo decennio le aspettative legate ai luoghi di lavoro sono diventate più dinamiche, generando una domanda di ambienti adattabili, misti e condivisi, da fruirsi con modalità sempre più creative, flessibili e interattive. Oggi, l’ufficio tradizionale è semplicemente uno dei tanti modelli possibili. Al suo posto si fa strada il concetto di flessibilità dell’ambiente di lavoro contemporaneo. Ora in ufficio ricerchiamo comfort (uno spazio dove poterci accomodare), tecnologie integrate (un luogo dove poterne usufruire) e adattabilità (ovvero la possibilità di riconfigurare gli spazi). Rispetto agli inizi della vostra attività, quanto sono cambiate le aspettative dei clienti nei confronti dell’arredamento e come vi risponde Arper? Fin dall’inizio, Arper ha proposto collezioni pensate per ambienti che vanno dal soft contract—tutti gli spazi pubblici tranne l’ufficio operativo—all’abitazione contemporanea. Abbiamo sempre guardato agli spazi pubblici con una grande apertura mentale, ispirati dalla convinzione che bellezza e flessibilità—tradizionali prerogative degli ambienti residenziali—possano comunque trovarvi applicazione. Abbiamo deciso di non presentare i prodotti Arper in contesti troppo specifici; tuttavia, è stato il mercato stesso ad abbinare Catifa a quella tipologia di “ufficio soft” che stava prendendo piede: un ufficio improntato alla ricerca di un giusto equilibrio tra “forma e funzionalità”, piuttosto che tra “tecnica e funzionalità”. Per dare una risposta adeguata ed efficace alle nuove tendenze, ci siamo dedicati allo sviluppo di soluzioni per gli spazi comuni all’interno degli ambienti di lavoro, creando sedute e tavoli per le zone lounge e le sale d’attesa, senza tuttavia prendere in considerazione le sedute operative tradizionali, per cui non nutrivamo interesse dal punto di vista estetico e tecnico in considerazione del loro

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In Brief

look alquanto meccanicistico. Negli ultimi anni, il miglioramento dell’estetica in ambito informatico ha radicalmente modificato la nostra percezione degli oggetti a contenuto tecnologico, diffondendo così una nuova consapevolezza: un oggetto funzionale può essere anche bello. Le trasformazioni sociali nei luoghi di lavoro, l’umanizzazione e la ricerca del lato estetico anche nella tecnologia, ci hanno portato a riconsiderare sotto una diversa luce l’idea stessa di seduta operativa, così come di altri elementi d’arredo destinati specificatamente all’ufficio. In che misura l’approccio progettuale di Arper è stato influenzato dalla trasformazione dei modi di lavorare, conseguenti all’avvento della tecnologia wireless e della possibilità di lavorare da casa, in un bar o in un hotel? Il vostro design ne tiene conto, incorporando le caratteristiche di versatilità e multifunzionalità? Le nuove modalità di lavoro supportate dallo sviluppo delle tecnologie digitali hanno comportato trasformazioni radicali degli ambienti di lavoro, integrandoli sempre di più nelle altre sfere della nostra vita. Questa evoluzione ci ha portato ad apprezzare l’essenzialità in un ufficio: meno distrazioni, meno rumore, meno banalità. Oggi, il mercato richiede prodotti flessibili e versatili, sia per gli spazi privati, sia per quelli pubblici. Lo stesso accade per l’ambiente di lavoro. Fin dalla presentazione di Catifa a Orgatec dodici anni fa, Arper si è concentrata sui concetti di versatilità e flessibilità, e questa collezione ne è l’esempio concreto: Catifa 53—lanciata nel 2001—era già D

stata concepita in diverse versioni. Grazie alle sue molteplici possibilità di personalizzazione, spaziando in un’ampia gamma di opzioni e strutture disponibili, Catifa 53 rappresentava già allora una collezione eclettica e adattabile a una varietà di ambientazioni e utilizzi, molti dei quali finalizzati a situazioni di lavoro. Oggigiorno questo approccio può apparire scontato ma all’epoca era davvero rivoluzionario. Dopo Catifa abbiamo continuato a sviluppare una gamma completa di prodotti che confermano il nostro approccio all’insegna della ”adattabilità nella coerenza”: la collezione Zinta è l’esempio più recente e diretto di questi principi. In un certo senso, il passaggio dall’ufficio tradizionale a una visione molto più ampia del luogo di lavoro ha aperto la strada a una vasta gamma di possibili applicazioni per i nostri prodotti, spingendoci al contempo a ripensare il concetto di innovazione secondo Arper. Il concetto di Soft Tech— innovazione tecnologica con un approccio olistico, in totale armonia con i bisogni reali delle persone—trova espressione concreta nelle nuove collezioni che presentiamo all’edizione 2014 di Orgatec. Quali sono le novità che Arper presenta in risposta a queste esigenze attuali? L’idea alla base di Soft Tech è creare prodotti versatili, leggeri ed essenziali, dal comfort naturale grazie a una tecnologia avanzata, seppur impercettibile alla vista. Queste idee trovano concreta applicazione nelle nostre nuove collezioni Kinesit, Catifa Sensit e Parentesit, che condividono lo stesso

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Towards Design that’s Human

DNA di Arper. Prodotti esteticamente raffinati, essenziali, intelligenti, perché progettati nel rispetto delle normative in materia senza esserne condizionati. Funzionali, perché disponibili in molte versioni a loro volta personalizzabili in numerose combinazioni e, soprattutto, olistici, perché progettati avendo in mente i diversi bisogni delle persone, tra cui anche il desiderio di lavorare in un ambiente gradevole, empatico, meno formale ma più attento. Siamo convinti che questi prodotti rappresentino la naturale evoluzione dello spirito progettuale che da sempre contraddistingue la nostra azienda, segnando al contempo la nuova frontiera tecnologica di Arper. Pensiamo a Kinesit, per esempio. La sedia è dotata di sostegno lombare ed è regolabile in altezza. Anche i braccioli saranno regolabili e lo schienale è reclinabile, consentendo un movimento sincronizzato grazie a un meccanismo sensibile allo spostamento del peso corporeo. Un’esperienza di vero comfort, in cui è Kinesit ad adattarsi ai naturali movimenti del nostro corpo e non il contrario, come accade invece a molte sedute operative tradizionali. E, cosa ben più importante, i meccanismi che consentono questa esperienza di libertà e comodità sono integrati in maniera impercettibile, esaltandone il design, dalle forme eleganti e armoniose. Osservandola—soprattutto nella versione imbottita—è difficile immaginare quante e quali performance, funzionali e tecniche, siano racchiuse nel suo elegante profilo. Siamo fiduciosi che questa collezione avrà un buon riscontro in una nicchia di mercato che, pur essendo oggi ancora marginale, presenta importanti potenzialità di crescita, sia per i moderni ambienti di lavoro sia per gli spazi residenziali. D

Quanto conta l’estetica sul luogo di lavoro? Tra bellezza e funzionalità, da che parte pende ora l’ago della bilancia parlando di Interior Design? Che impatto ha l’estetica di un ufficio sul lavoro che vi si svolge?

Sono convinto che le nostre azioni siano influenzate dall’ambiente che ci circonda. Arper è un’azienda italiana, e in Italia la bellezza è ovunque intorno a noi, nel paesaggio, nell’architettura, nella nostra cucina. Stimoli che sono un nutrimento per le nostre percezioni sensoriali e i nostri valori. Quando il successo di un’azienda si basa sul talento individuale e su persone orientate all’innovazione, è necessario creare un ambiente che sia all’insegna dell’efficienza, e cosa ancora più importante, dell’identificazione. Un’atmosfera piacevole in cui si respiri creatività è fondamentale sia per le persone che lavorano in quell’azienda sia per essere fulcro di attrazione per visitatori esterni e persone di talento con cui avviare preziose collaborazioni. Ma, per lavorare bene, un ambiente perfetto non basta. Un’azienda deve anche soddisfare i bisogni e le aspettative delle proprie risorse umane specializzate e di quanti mettono a disposizione il proprio sapere. Organizzazione efficiente e “flat”, burocrazia snella, un sistema che incoraggi sia il lavoro individuale sia la collaborazione, animato da una missione e da obiettivi, piuttosto che da regole rigide. Quando sono presenti e bilanciati tutti questi elementi, il proprio lavoro acquista un significato totalmente nuovo e appagante. AN INTERVIEW WITH CLAUDIO FELTRIN, CEO OF ARPER Twelve years ago here at Orgatec, Arper unveiled a chair that established a new design direction for the Italian company: Catifa—an elegant, gestural chair that was equally well suited for the home as for the office. Today, Arper continues to bridge the worlds of soft contract and residential with an emphasis on making furniture that accommodates how we work today: functional but comfortable, elegant but modern, technologically compatible but designed to meet human needs. While this is not a new direction for Arper, it is one of importance in the contemporary market. At our return to Orgatec twelve years later, Arper’s CEO Claudio Feltrin shares more about Arper’s design direction.

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What are the essential elements for a contemporary workspace? Today, value in the marketplace is determined by innovation (in products, processes, communication). Innovation can only be generated by the conscious and intelligent management of competitive knowledge, which is supported everywhere by information and communication technologies. The use of these technologies has exponentially increased over the last decade making the needs of the current work landscape more dynamic with a demand for adaptable, mixed and shared spaces, and an increasingly imaginative, flexible and responsive ways of using them. Today, the traditional office exists as one model among a flood of new ones. In its place comes the concept of flex-

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In Brief ibility and adaptability in the contemporary workspace. Our needs are now for comfort (a place to sit), integrated technology (a place to make use of digital technology) and adaptability (the possibility to reconfigure the space). How have consumer expectations of furniture changed since Arper first began? How is Arper responding to those expectations? Since Arper’s very beginning, we have offered furniture for the spaces between soft contract—all public spaces except the general office—and contemporary home. We have always thought about the public spaces from an open perspective. We believed that the combination of beauty and flexibility traditionally used in residential environments would also work in public contexts. Therefore, from a marketing perspective, we did not communicate our products in a specific context of use. Instead, it was the audience itself that choose Catifa, for example, as a product for a certain kind of office that was emerging at that time. A “soft office” seeking a comfortable balance between form and function instead of an approach focused on technique and function. To respond to this evolution, we then approached the common areas inside the offices, developing seating systems for lounging and waiting, and tables, but still we had no interest in the aesthetic and technical approach of the traditional task chairs and their mechanical look. In the last few years, the perception of the technical objects has changed, fostered by the development of the aesthetics of the ICT: now people discovered that a functional object could also be a beautiful object. The social evolutions in the workplaces together with the humanization and the research of beauty in technology made us think about a different approach to the task chair and other furnishings specifically meant for the office. Q

How have changing work patterns (wireless technology, working from home, from a café, from hotel) affected the way Arper designs? Does Arper design for multi-use functionality? Work supported by new technology has completely changed the scenario of work environments: all the aspects of our lives have become more integrated—including our workspaces. These changes have also pushed people to look for less from their workspaces: less distraction, less noise, less banality. Today, the market looks for products that allow for flexibility and adaptability in both private and common spaces. It is exactly the same for the contemporary workspace. Arper has been focused on flexibility and adaptability since the presentation of Catifa here in Orgatec 12 years ago. Catifa is the manifesto of this concept: when we presented Catifa 53 in 2001, it was already presented with several typologies of bases and options, which made the collection adaptable to a diversity of areas and uses—many of them also for work. Although today this might seem quite common, it was an innovative approach for that time. After Catifa, we continued to develop articulated systems of products to reinforce this idea of “adaptability in consistency”: the Zinta collection is the most recent and more direct example of this attitude. In some ways, the transformation of the traditional office to a wider concept of working environments has opened a lot of opportunities for Arper’s products, but has also pushed us to rethink what innovation means for us. The concept of Soft Tech—technological innovations with a holistic approach, that are in harmony with the real needs of

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Towards Design that’s Human

the people—will be concretely represented by the new collections that we present here at Orgatec. What are the new products that Arper is creating to accommodate these contemporary conditions? The idea behind Soft Tech is to create adaptable products that offer natural comfort through hidden technology so they appear visually lightweight. These ideas have found a concrete application in our new collections Kinesit, Catifa Sensit and Parentesit. All of these products are perfectly fitted to Arper’s DNA. They are aesthetically refined and essential; intelligent—because they are designed to respect regulations without been driven by them; functional— because they include many versions which are further extendable by customization—and, overall, they consider people from a holistic perspective, because people want work spaces that are sympathetic and beautiful, softer, less formal. We are convinced that these products extend the technical boundaries of Arper, being just a logical next step within Arper’s spirit. Take Kinesit, for example. The task chair features both lumbar support and height-adjustment, the armrest can be regulated and there is a weight sensitive mechanism that allows for a synchronized reclining movement—everything that is necessary for effective comfort. But, with Kinesit, it is the chair that responds to the natural movement of the body, not the body that adapts to the regulations provided by many traditional office chairs. And, above all: the mechanisms that allow for this freedom and comfort are integrated and hidden in an elegant and organic shape. Looking at it—especially in the upholstered version—it is hard to imagQ

ine which kind of functional performances are hidden in its beautiful profile. We think this collection will work well in a part of the market that today is still minor but has the potential to become very extended—from the contemporary work to the residential spaces. How important are aesthetics to working spaces? Have the roles of beauty and functionality changed in interior design? How do the aesthetics of an office space affect the work that is done within it? I am convinced that the environment affects the actions done within. Arper is an Italian company and in Italy we are surrounded of beauty in the landscape, the architecture, the food… all this shapes our perception and values. When a company’s success is based on talented and innovative people, it has to provide an environment that allows for efficiency, but even more that, identification. Beautiful and inspiring environments are necessary both for the people who work within a company but also for attracting visitors and talented people you would like to collaborate with. But, to work well, a perfect environment alone is not enough. A company also needs to meet the needs and expectation of today’s knowledge workers and skilled employees: good organization, with just the minimum of bureaucracy and a “flat organization,” a system that supports work done both autonomously and in collaboration with others and one that is driven by vision and goals, not by rules. With these factors in place, employees can find both sense and pleasure in work.

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In Brief

AMBIENTI DI LAVORO ILLUMINATI A BRIGHTER WORKPLACE IT L’ambiente di lavoro di un’azienda, la cui mission è sviluppare nuovi modi di pensare e soluzioni all’avanguardia, dovrebbe essere altrettanto proiettato verso il futuro. L’azienda olandese Eneco gestisce la fornitura di gas naturale, elettricità e riscaldamento con un’utenza che supera i due milioni di clienti. Oltre a offrire servizi commerciali di tipo tradizionale, Eneco è all’avanguardia anche nel portare nelle case e nelle attività commerciali degli olandesi fonti energetiche alternative, quali l’energia eolica, solare e idrica. Questa propensione verso il progresso ha giocato un ruolo fondamentale anche in fase di progettazione della nuova sede dell’azienda a Rotterdam, curata dallo studio Hofman Dujardin Architects insieme a Fokkema & Partners. Inaugurato nel 2012, l’edificio Eneco a Rotterdam presenta un impatto ambientale pari a zero, grazie ai 288 pannelli solari posizionati sul tetto e a un impianto fotovoltaico “suntrack”: i pannelli seguono il sole nella sua traiettoria giornaliera per sfruttarne al massimo l’energia. In media, l’energia generata dai pannelli solari è sufficiente ad alimentare il fabbisogno energetico di 50 famiglie. In risposta a un’eventuale richiesta di illuminazione artificiale, lo spettacolare atrio centrale inonda di luce naturale i 25.000 metri quadrati dell’edificio. Pareti e pavimenti bianchi riflettono la luce del sole, riducendo ancor di più il ricorso all’illuminazione elettrica. Macchie di colore si rincorrono all’interno del luminoso spazio bianco, mettendo in risalto l’approccio

all’avanguardia di Eneco nell’interpretare il concetto di ufficio. Disseminate qua e là nell’edificio, queste oasi colorate sono a disposizione dei 2.100 dipendenti in sede, che possono fruirne a seconda dello stile e della modalità di lavoro del momento. Una soluzione per ogni esigenza: i lunghi tavoli fungono da postazioni di lavoro condivise o per riunioni in team, mentre le comode poltrone e le postazioni individuali creano angoli dedicati alla concentrazione. I dipendenti scelgono a seconda del momento gli spazi e le modalità di lavoro che meglio si adattano alle loro esigenze: riflessione e concentrazione, collaborazione in spazi comuni, dinamicità o staticità. La varietà di colori e materiali utilizzati in ogni area conferisce a ciascuno spazio una propria personalità, un carattere deciso, diventando punti di riferimento per orientarsi all’interno dell’edificio. I dipendenti sono liberi di spaziare tra questi ambienti flessibili, alla ricerca della giusta prospettiva per l’intera giornata, la settimana o anche solo per un paio d’ore. Le buone abitudini sono premiate in Eneco e ognuno può dare il proprio contributo, anche nelle piccole cose: per esempio usufruendo delle ampie scalinate che partono dallo spazioso open space, una salutare alternativa all’uso dell’ascensore. Un parco macchine elettriche è a disposizione dei pendolari che vivono in zone non servite dai trasporti pubblici dalla vicina stazione Alexander. Pareti divisorie create con piante rigogliose scandiscono gli spazi interni, purificando l’aria e rigenerando l’ossigeno. Una mensa e un ampio bar al centro dell’edificio offrono ai dipendenti l’opportunità di incontrarsi, socializzare, riposare o semplicemente gustarsi comodamente un caffè. Il connubio tra un’architettura innovativa e un approccio illuminato nel concepire gli ambienti di lavoro crea qui un’atmosfera stimolante e al tempo stesso accogliente che riflette i valori aziendali di Eneco. Un sistema dinamico che pone le basi per un futuro sostenibile e coscienzioso, dai tratti nettamente più umani.

When your company is dedicated to alternative ways of thinking, its workplace should be equally as forwardthinking. Dutch company Eneco is responsible for delivering natural gas, electricity and heat to over two million customers. But, beyond the traditional commercial services, Eneco is also on the vanguard of bringing alternative energy

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A Brighter Workplace

sources like wind, solar and hydro-power into the homes and businesses of the Netherlands. The same progressive thinking was employed when planning for the company’s new Rotterdam headquarters, envisioned by Hofman Dujardin Architects together with Fokkema & Partners. Opened in 2012, Eneco Rotterdam is one-hundred percent carbon neutral thanks to 288 rooftop solar panels and a “suntrack” photovoltaic system that tracks the daily arc of the sun to harness its energy. On average, the solar panels generate enough energy to power 50 households. The need for artificial light sources is offset by the building’s spectacular central atrium that fills the 270,000 square-foot building with natural light. The sunlight is reflected from the walls and floor of the white space, further reducing the need for electrically powered lights. Punctuated within the bright, white space are pools of color where Eneco’s pioneering approach to the office are

made manifest. Color-delineated seating areas are placed sporadically throughout the building offering a diverse range of work styles and options for the company’s 2,100 employees. Large communal tables provide an opportunity for a shared workspace or a group meeting while individual armchairs and private workstations allow for quiet contemplation. Employees are encouraged to select the area and work style that best suits their needs—reflective and concentrated, collaborative and communal, mobile or fixed. The diversity of colors and materials used in each space give a sense of identity and personality to each area and serve as navigation points within the building. Employees are free to migrate between these flexible environments, finding a space that speaks to them for that day, that week or maybe just a few hours. At Eneco, healthy work habits are encouraged and each individual is given the opportunity to make an impact on the greater good. Large staircases connect the open floor plan, giving employees the energy-efficient option of not taking the elevator. For those who live outside the reach of the nearby Rotterdam Alexander public transportation station, a fleet of electric cars can be used for the commute. Lush, living walls line the interior spaces, purifying the air and providing clean oxygen. A public canteen and large, centralized espresso bar give employees an opportunity to meet, socialize, rest or just enjoy a coffee. The combination of inspiring architecture and an inspired approach to the workplace create an atmosphere that is supportive, stimulating and reflective of the ideals of Eneco. This dynamic system values the behavior of its employees and, like the mission of the company, paves the way for a sustained, considered future that is distinctly humane.

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In Brief

SPAZI DI LAVORO OLISTICI A HOLISTIC WORK SPACE INTERVISTA ALLO STUDIO LIEVORE ALTHERR MOLINA IT Fondato dai designer Alberto Lievore, Jeannette Altherr e Manel Molina, lo studio Lievore Altherr Molina è tra i più rinomati del panorama internazionale. Con sede a Barcellona, lo studio affianca da più di 15 anni aziende di tutto il mondo nell’ideazione di prodotti di design, nella consulenza e nella direzione artistica, ottenendo numerosi riconoscimenti a livello mondiale, tra cui spicca lo Spain National Design Award del 1999. Un anno significativo per lo studio, che ha segnato l’inizio della duratura collaborazione con Arper. E da allora, Lievore Altherr Molina ha curato alcune tra le più belle collezioni di prodotti Arper, tra cui Leaf e Catifa, quest’ultima ampliata proprio quest’anno con la collezione Catifa Sensit: design minimale per una sedia dalle prestazioni dinamiche e funzionali. Testimone attento da più di un decennio dell’evoluzione di cui l’ufficio moderno è protagonista, lo studio Lievore Altherr Molina ha firmato per Arper oggetti d’arredamento versatili dal design essenziale ed elegante. Non solo: in risposta all’esigenza di offrire una certa privacy anche negli ambienti di lavoro condivisi o in un open space, lo studio Lievore Altherr Molina ci parla in anteprima di Parentesit, un sistema di pannelli divisori multi-funzione. Sono loro stessi a presentarlo, condividendo riflessioni importanti sull’ufficio moderno.

comune, per ufficio si intende il luogo in cui ci si guadagna da vivere. Niente di più riduttivo: il lavoro al giorno d’oggi richiede sempre più frequenti momenti di comunicazione con i propri colleghi. Non basta più lavorare dietro una scrivania, a testa bassa: nessuno è un’isola e il confronto è fondamentale. L’ufficio “classico” esiste ancora ma, parallelamente ad esso, il modo di concepirne lo spazio varia a seconda della prospettiva. Un esempio frequente è l’open space: qui deve esserci il giusto equilibrio tra spazi dedicati al confronto e alla condivisione tra colleghi e angoli riservati alla concentrazione individuale. Oggi l’ufficio si presenta in molteplici forme: ambienti da condividere, start-up, uffici virtuali e uffici temporanei in base alle esigenze del momento, come gli spazi-ufficio di un albergo prenotabili per un periodo di tempo—ad ore, giorni o settimane, il concetto non cambia. Ed ecco che anche la propria casa, la strada, un ospedale, una scuola, un ristorante… qualsiasi luogo può diventare un luogo di lavoro. Una grande protagonista di questa rivoluzione, che ha cambiato il volto dell’ufficio tradizionale, è la tecnologia. In videoconferenza, anche un ambiente troppo piccolo per ospitare un gruppo di persone può diventare una grande sala riunioni: l’avvento del digitale ha modificato la percezione dello spazio. Partendo dunque dal concetto che anche la propria scrivania possa ospitare un meeting internazionale via Skype, è evidente l’esigenza di ottimizzare la qualità del suono e garantire la privacy—come fare se la postazione è in un ampio open space o i pannelli divisori sono in vetro? Oltretutto, anche noi siamo cambiati, e ciò ha modificato la nostra percezione dell’ambiente circostante: ora aspiriamo a un luogo con il quale poterci identificare, un luogo che rappresenti quello che siamo. Qual è il segreto per creare ambienti di lavoro confortevoli e allo stesso tempo stimolanti? E come interpretate le diverse dinamiche di interazione che si vivono in un open space piuttosto che in un ufficio singolo? Ci affascina cogliere il lato umano degli oggetti, perciò li interpretiamo a misura d’uomo. L’ambiente in cui lavoriamo ci ospita giorno dopo giorno, trascorriamo più tempo con i colleghi che con i nostri amici, perciò è una parte essenziale del nostro quotidiano. Ma allora, perché accettiamo di lavorare in spazi anonimi e senza personalità? Perché esistono le convenzioni. E alla fine ci si abitua a essere cirD

Quali bisogni e aspettative caratterizzano l’ufficio contemporaneo, nel suo incessante processo evolutivo? Le molteplici sfaccettature di un ufficio contemporaneo ci svelano una realtà complessa e in divenire. Nel sentire D

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A Holistic Work Space

condati da mobili per ufficio convenzionali, incolori quanto un fotocopiatore polveroso o un vecchio PC. Ma ora che Apple ci ha aperto gli occhi mostrandoci quanto sia bello lavorare con risorse informatiche essenziali e intuitive, perché dovremmo conformarci con strumenti obsoleti? L’arredamento tradizionale guardava al lavoratore come fosse una macchina da lavoro senza identità che si muove in un ambiente sterile e anonimo. Pavimenti grigi e scaffali di metallo per non alzare mai la testa dalla scrivania. I tempi —per fortuna—sono cambiati. Ciò di cui la società di oggi ha davvero bisogno è creatività, comunicazione, scambio di idee, una ventata di aria fresca. Basterà progettare ambienti luminosi e sfavillanti per cambiare rotta? Attenzione a non farsi prendere la mano trasformando il luogo di lavoro in un parco divertimenti: per quanto possa essere attraente a prima vista, questa iperstimolazione visiva rischia di creare poi un senso di disagio in chi lavora, che non vi troverebbe più la necessaria concentrazione. Come può quindi un ambiente essere stimolante ma allo stesso tempo tranquillo, equilibrato, confortevole? È fondamentale sentirsi a proprio agio quando bisogna dare il meglio di sé, perciò il comfort fa la differenza, contribuisce a farti sentire bene e a comunicare serenamente. Ogni parte di noi deve trovare il proprio equilibrio: il corpo (schiena, occhi e orecchie non devono essere sottoposti a stress), il cervello (per garantire capacità di concentrazione e d’interazione) e l’anima (sentendosi sicuri, ispirati, in sintonia con quanto ci circonda). La persona influenza lo spazio, ma nel contempo ne è influenzata. Arper è un partner d’eccellenza che condivide e sostiene la nostra profonda attenzione per l’interazione tra gli individui che vivono spazi collettivi. La nostra mission è ideare arredi che siano confortevoli—dal punto di vista

visivo, fisico ed emotivo—ma che al contempo possano contribuire a definire il carattere e la personalità del luogo. Per riuscire a trovare la soluzione perfetta abbiamo sempre giocato sulla commistione tra l’atmosfera di casa e le prestazioni funzionali richieste negli spazi comuni. L’abitazione rispecchia la nostra anima—qui custodiamo gli affetti: dobbiamo trovare il modo di riportare questo senso di familiarità in ufficio. Non c’è più una divisione netta come un tempo tra lavoro e vita privata: le nuove generazioni non vogliono vivere per lavorare, ma piuttosto, lavorare per vivere. Da qui la ricerca di un equilibrio tra due mondi che hanno parlato a lungo lingue diverse: i vertici aziendali l’hanno capito e stanno interpretando queste richieste. Gli ambienti di lavoro devono poter ospitare varie attività e le diverse personalità di chi li abita; l’esigenza è quindi quella di creare habitat differenti, in cui possano convivere aree dedicate alla privacy e aree dedicate alla collaborazione. Quali considerazioni hanno ispirato il design di Parentesit? Perché abbiamo bisogno di privacy? Nel nostro studio ci occupiamo di privacy praticamente ogni giorno. In generale, non ci piace l’idea di passare il tempo chiusi tra quattro pareti, e preferiamo i grandi spazi aperti e luminosi, il movimento e spaziare in prospettiva. Ma poi ci siamo accorti che neanche con la soluzione open space siamo propriamente a nostro agio. Trovare un equilibrio è una vera sfida: ci siamo seduti intorno a un tavolo per discuterne. Il punto focale è la necessità di privacy, concentrazione e protezione delle informazioni. Nelle aree pubbliche, per questioni di sicurezza, si richiede un’illuminazione diffusa e piatta—che però banalizza qualsiasi atmosfera. L’antropologia ci conferma che gli spazi ridotti creano un senso di intimità, di raccoglimento, a differenza dell’open space. Come fare quindi?

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In Brief

A freestanding and sound

With several end panel options and multiple heights,

with other Arper furniture to

Abbiamo maturato la consapevolezza di quanto sia importante tutelare la privacy, anche con diverse sfumature qualitative—non solo privacy visiva, ma anche acustica. E la soluzione non è eliminare qualsiasi rumore, ma attutire il suono per l’equilibrio del proprio udito. Lo stesso accade per la luce in ufficio: con un’illuminazione ambientale soffusa riusciamo ad apprezzare meglio gli spazi di luce intorno a noi. Crediamo quindi che la soluzione non sia alzare un muro ma creare un’atmosfera, un luogo in senso antropologico, in cui calore, tranquillità, identificazione e appartenenza vadano di pari passo, in chiave olistica. Qual è stato il processo creativo che ha definito il design di Parentesit? Quali sono le sue potenzialità applicative negli ambienti di lavoro? Il pannello Parentesit rappresenta una soluzione fonoassorbente—ma non di isolamento acustico—che aumenta la privacy in ufficio e, di conseguenza, il comfort dell’ambiente di lavoro nel suo complesso. Sono pannelli D

versatili dalle molteplici destinazioni d’uso, che garantiscono stabilità strutturale e proprietà fonoassorbenti, il cui design è arricchito da cuciture decorative che ne rafforzano il carattere e delineano il profilo. I pannelli possono essere utilizzati come divisori indipendenti e sono disponibili di varie altezze e varie finiture, la soluzione ideale per creare un angolo relax da arredare con sedute Arper, con pouf imbottiti come Pix, poltrone lounge come Catifa 80 o Colina: c’è l’imbarazzo della scelta. Questa soluzione permette di ricavare un corner accogliente e riparato all’interno di un ambiente più grande, oppure intorno a una postazione singola, ricreando la privacy opportuna per una conferenza via Skype, un momento di pausa o di concentrazione. I pannelli possono poi delimitare un’area meeting raccolta, arredata con divani a due o più posti, spaziando tra composizioni lineari e angolari, a seconda delle esigenze. L’altra faccia di Parentesit? Versatile, perché se da un lato crea lo sfondo di un’area relax dietro al divano, il retro di questa parete divisoria si presta a sua volta per ulteriori

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A Holistic Work Space

rations or angled to create smaller,

Freestanding panels have inset seams to create texture

aligned, or arranged with different

in simple, graphic shapes, create visual interest while

ambientazioni o per identificare delle aree di lavoro ad hoc. In questo modo si possono alternare gli spazi per meeting di diverse dimensioni. I pannelli possono anche essere utilizzati come pareti fonoassorbenti. Questo progetto è stato inizialmente sviluppato per lo showroom e per gli uffici Arper: un open space in cui grandi superfici vetrate si alternano ai muri portanti e ai pavimenti in cemento—materiali fonoriflettenti, ma troppo belli per essere coperti con tappeti o pannelli soffocanti alle pareti. Cercavamo il giusto equilibrio, ovvero un ambiente discreto ma con personalità, uno sfondo che fosse anche un piacevole primo piano. I pannelli murali hanno un’iconografia essenziale in cui si combinano diverse forme—un cerchio, un quadrato e un ovale per esempio—che si prestano a svariate combinazioni. È come avere in mano una tavolozza e giocare con dimensioni, disegni, colori: c’è chi predilige una grafica d’impatto, chi immagini più discrete. Funzionali ed efficienti, i divisori Parentesit donano un tocco di personalità allo spazio: Arper

ha quindi raggiunto il proprio obiettivo valorizzando nello stesso tempo il comfort e l’eleganza degli ambienti. AN INTERVIEW WITH LIEVORE ALTHERR MOLINA Designers Alberto Lievore, Jeannette Altherr and Manel Molina—also known as the design studio Lievore Altherr Molina—have collaborated with organizations around the world on product design, consulting and art direction for over 15 years. Currently based in Barcelona, Lievore Altherr Molina has gained international recognition for their design including Spain’s National Design Award in 1999. That same year, Lievore Altherr Molina began working with Arper, designing some of the company’s most recognizable furniture including the Leaf collection and the iconic Catifa which has been reborn this year as Catifa Sensit, a task chair with a minimal form and dynamic functionality.

EN

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In Brief Bearing witness to the changing needs of the office for over a decade, Lievore Altherr Molina has responded with furniture designs that fuse elegance with adaptable use. In response to the growing demand for privacy in collaborative or open spaces, this year the designers will introduce Parentesit, a multi-use partition. Here, the designers share more about their process and the changing needs of the workplace. What are the demands of the contemporary office? How has the office evolved? The landscape of the office has evolved to be more complex. In general, people tend to think that the office is just the place where they work. But, that is not true. Work is becoming more and more about communication and discussion within a group, not exclusively work done alone, behind a desk. The classic office still exists, but in parallel, there are many other conceptions of the idea of the office —many with big, open spaces with a need for both capabilities for sharing and discussion and for individual concentration. Today, there are many different forms of “the office”: spaces to share, start-ups, temporary and virtual offices that you use only occasionally, office spaces that you can rent for hours—like in a hotel—or days or weeks, and other work spaces like the home, the street, hospitals, schools and restaurants. The classic office has changed, too, thanks to technology. A personal workspace that may be too small to accommodate a group can become a vast boardroom via videoconference. Then your small, private office area becomes a digital meeting room, and the need for privacy and sound quality becomes very important—for example, a virtual Skype meeting in a space surrounded by glass panels or in a big, shared office space. Q

Above all, we have changed, and this changes our perception of our environment, and our desires for a place with which we can identify. How do you create a work environment that is comfortable and inspiring? How do you perceive work interactions changing within an enclosed space versus an open, communal space? We have always been interested in the humanity of things. Our workspace is a place we come back to every day. We spend more time with some of the people at work than we spend with our friends. It is an important part of our life. So, why do we accept living in workspaces without life? We accept conventions, habits. We accept that office furniture speaks a kind of “product language,” like a copy machine, or a computer. But, Apple showed us that computers could be essential, intuitive, and beautiful. Why should we want to use furniture that seems like an old PC? Traditional office furniture seems to be designed to make the worker feel like a small piece inside of the larger system of the company with an anonymous, sterile, industrial atmosphere—grey floors and metal boards and flipcharts. No one would think that that kind of industrial space would be the growth environment for what society needs so desperately: creativity, communication, ideas for the future. However, is the inverse true? Is a space only inspiring if it looks bright and garish like an amusement park? An amusement park is maybe funny for a moment, but then it becomes almost a provocation, uncomfortable, not a space you can relate to on a daily basis. How can a space be inspiring, while being also calm, friendly, respectful and balanced? As with human interactions, you must feel comfortable in order to be able to give your best. A good workspace is a comfortable space. But,

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A Holistic Work Space anthropological perspective, small spaces create a feeling of intimacy, togetherness—versus a vast, open space. So, we became more conscious about the need for and qualities of privacy—not only as a visual quality, but in the acoustics, too. As in lighting, it is not about eliminating sound all together, but to provide a focus for sound. As in light, it is nice to have a soft background, and then be able to concentrate on brighter tones close to you. For us, privacy is more than just a wall, but rather a sense of place, warmth, tranquility, identification and belonging. It is a quite holistic system. What was the design process for developing Parentesit ? How can the Parentesit screen be used in workspaces? Parentesit is a system of acoustic sound absorbing—not sound blocking—panels that provides comfort through privacy. They can be used in many different ways and are covered with fabric with decorative seams that add definition and direction. The panels can become a freestanding space divider, with different heights and terminals, that can create a lounge setting with other Arper seating, from upholstered stools like Pix, to lounge chairs like Catifa 80 or Colina. This space could become a little shelter in the context of a larger office. The panels can also build into a single seat that would allow for a Skype conference between two people, or a moment of relaxing or concentration for an individual. Or they can be attached to a sofa, from two seats to larger sizes, that can be linear or created an angle for small meetings. Using the same panels, the back can be continued with other panels to create a landscape, or a cluster, creating small private areas behind the sofa. In this way you could have a combination of different sizes of meeting spaces. The panels can also be used as sound absorbing wall panels. This was initially developed for Arper’s showrooms and offices, which have lot of glass and concrete walls and floors—all quite sound reflecting, but too nice to be covered with a carpet or overall wall panels. We wanted the right balance: quiet, but not anonymous; a background, but worth looking at. The wall panels will have essential but very graphic, iconic shapes, such as a circle, a square and an oval, that can be combined in different compositions. The balance of the play of big size, pure shapes, color and applied lines creates a palette of options to calibrate the expression from discrete to strongly graphic images on the wall. These divisions create function and meaning, while at the same time acting as an expressive element, and fulfilling Arper’s goal of serving a purpose and without sacrificing warmth and beauty. Q

beyond physical comfort, this workspace must be a balanced system of factors that interact with the person—the body (back, eyes, ears), the brain (concentration, interaction) and the soul (feeling at ease, secure, identified, inspired). The user affects the space, but the space also affects the user. Arper has been a great partner in the sense that we share this deep concern with human interaction—how people can live within a space. We strongly believe that furniture should offer comfort—visual, physical and emotional—while also contributing to a sense of place, of being. For this reason, our practice has often focused on the soft intersection between domestic and contract spaces. If we associate our homes with our humanness—after all, home is where the heart is—then how can we incorporate the heart into the contract space? The office is finally becoming softer, more domestic, and more flexible. It is no longer a homogeneous work machine. Younger generations don’t want to live for work, but rather, work for life. They are in search of a better, more fluid balance between both worlds. And so, companies are adapting. Environments must support the varied types of work and varied types of people that inhabit the workplace; this requires creating different habitats—a whole range of private, semiprivate, and public spaces. What are the design considerations that went into creating the Parentesit screen? Why do we need privacy? This is an almost daily topic in our office. In general, we tend to reject closures, in search of big, open, bright spaces, gestures and perspectives. But then we discovered that we also have a kind of uneasiness with open space. This has provoked discussions around the need for protection, concentration and privacy. In public areas, for security reasons, there are demands for a general, bright, flat illumination— but that kills the atmosphere of the space. And from an Q

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In Brief

KINESIT CHAIR

DESIGN BY LIEVORE ALTHERR MOLINA, 2014 IT Kinesit è la prima seduta operativa realizzata da Arper. Vanta un design essenziale e leggero, pur rispondendo a tutte le disposizioni tecnico-normative vigenti in materia. Kinesit presenta un profilo lineare ed elegante, grazie al meccanismo integrato che consente un movimento sincronizzato e ai comandi per la regolazione dell’altezza, entrambi nascosti sotto la seduta. Un rinforzo regolabile per il sostegno della zona lombare è integrato in maniera impercettibile all’interno dello schienale, fornendo un ulteriore supporto senza comportare alcun aumento di spessore. La possibilità di regolare seduta e schienale garantisce livelli di comfort ottimali, consentendo alla scocca di adattarsi al corpo. Kinesit è personalizzabile, scegliendo il rivestimento fra tutte le collezioni di tessuto proposte nel catalogo Arper.

E N G Introducing Kinesit, Arper’s first office chair that is one hundred-percent compliant with regulatory requirements. Light and minimal in design, the chair seat and back are fully adjustable allowing it to conform to individual body types for optimal comfort, even during more time consuming projects. The chair features a built-in mechanism hidden discreetly under the seat that provides synchronized movement and seat height command. An invisible, adjustable lumbar support is concealed within the backrest’s thin frame to give additional flexibility and comfort. Kinesit is customizable with all fabric collections in Arper’s catalogue.

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News

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In Brief

CATIFA SENSIT

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News

DESIGN BY LIEVORE ALTHERR MOLINA, 2014

IT Catifa Sensit è una seduta dal design intramontabile che arreda con eleganza ambienti sofisticati, a casa e in ufficio, assicurando il comfort di una seduta operativa senza inestetici ingombri. Un meccanismo integrato che consente un movimento sincronizzato favorisce l’inclinazione di Catifa Sensit alleviando la pressione sulla zona lombare, senza alterare la continuità e l’eleganza del profilo. Avvolgente ma snella, l’attraente silhouette di Catifa Sensit sostiene il corpo ergonomicamente, pur accogliendolo con le sue forme fluide.

E N G The Catifa Sensit offers the comfort of a traditional office task chair without the bulk of visible technology. An integrated mechanism in the back of the chair synchronizes movement, allowing it to seamlessly incline, relieving pressure on the lower back and offering full ergonomic support. The Catifa Sensit Chair is an enduring contemporary silhouette re-imagined for both home and work environments.

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In Brief

CROSS TABLE

DESIGN BY FATTORINI+RIZZINI+PARTNERS, 2014

IT Eclettico, ampio e spazioso, il tavolo Cross è perfetto per sale riunioni, ambienti residenziali e spazi di lavoro condivisi, grazie alle diverse configurazioni possibili. Con le sue dimensioni generose, Cross presenta linee scultoree dal design architettonico, prestandosi a estemporanee riunioni di lavoro o come comoda e ampia postazione di lavoro condivisa. Dotato di una struttura solida, è una base di lavoro rassicurante per dare spazio alla creatività. I computer possono essere collegati alla presa centrale, creando uno spazio di lavoro ad hoc per le esigenze sempre più dinamiche dell’ufficio contemporaneo. Cross rappresenta una scelta decisa e versatile per un ambiente di lavoro di sicura eleganza.

E N G Adaptable, open and generous, the Cross Table is equally suited for the boardrooms, residential spaces or for collaborative work environments. Thanks to optional configuration arrangements it can serve as a temporary meeting ground for group gatherings or a communal work station with room enough to share. The table’s substantial length, both minimal and architectural, features a sturdy structure with ample space to create. A central outlet allows computers to plug in accommodating the ever-changing needs of the dynamic, contemporary office. Cross offers a flexible, supportive workspace with sleek, consummate style.

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DE Das moderne Büro bietet neue Herausforderungen, moderne Technologien verändern die Arbeitswelt. Ort und Zeitpunkt von Büroarbeit sind vielfältiger geworden. Heute arbeiten wir dann, wenn es nötig ist, und dort, wo wir uns wohlfühlen. Die Anforderungen an ein modernes Arbeitsumfeld haben sich entsprechend gewandelt. Gefragt sind Arbeitsplätze zur individuellen Konzentration und Orte zur Zusammenarbeit und zum Austausch im Team. Was wir vor allem brauchen, ist ein Umfeld, in dem wir uns wiederfinden können, ein Ambiente, das unsere Ziele und Überzeugungen wiederspiegelt und das mit unseren individuellen Vorstellungen harmoniert. Die Instrumente, mit denen wir arbeiten, müssen genauso flexibel sein wie wir selbst. Aber jenseits des Funktionalen soll unser Arbeitsumfeld dem Leben in seiner ganzen Fülle Raum bieten, egal was wir gerade tun. Die Zeit der starren Grenzen ist vorbei, Arbeit und Leben gehören zusammen.

und Kaffeetische sorgen für lebendige Akzente und schaffen Treffpunkte für ad hoc geführte informelle Gespräche. Der fließend gestaltete Übergang von offenen und geschützteren Bereichen erlaubt es den Mitarbeitern, sich den Platz zu suchen, der für ihre Aufgabe und ihre individuelle Arbeitsweise gerade am besten geeignet ist. Auch ein fließender Wechsel zwischen beiden Bereichen, einem offenen und einem geschützteren, stärker auf den einzelnen zugeschnittenen Raum, ist so kein Problem.

VON ANFANG AN EIN GUTER EINDRUCK

„Auf Reisen brauche ich einen Ort, wo ich arbeiten und Kunden treffen kann. Es ist aber gar nicht so einfach, unterwegs einen geeigneten Raum zu finden, der groß genug für eine Gruppe ist und gleichzeitig über die Vorzüge eines Büros verfügt.“ Stephen, Chefarchitekt

EINE GESUNDE, OFFENE BÜROATMOSPHÄRE „Schon bei meinem ersten Kundenbesuch hier war ich vom ersten Moment an begeistert. Man betritt das Foyer, und sofort nimmt man das Licht und den Raum wahr und kann die Energie der Umgebung förmlich spüren. Das Crane Building ist ein Ort, der sehr viel Energie ausstrahlt.“ Anne, Buchhalterin

«Es ist wunderbar, wenn man spürt, dass die Dinge, die einem wichtig sind, sich nicht in nur in der Wahl des Unternehmens wiederspiegeln, für das man arbeitet, sondern auch im Ambiente, in dem man arbeitet. Die offene Aufteilung und die flexible Einrichtung unserer Büros erleichtert uns die Kommunikation mit den anderen im Team sehr. Es gibt Bereiche für die Einzelarbeit, und dann können wir uns zur gemeinsamen Besprechung zusammensetzen.» Maria, Vertriebsmitarbeiterin von Eneco Licht steht für uns an erster Stelle, unsere Arbeit wäre ohne Licht gar nicht möglichwarum sollte sich das nicht auch in unserem Arbeitsumfeld spiegeln? Wir arbeiten im Bereich der erneuerbaren Energien. Wir sind überzeugt, dass dieses Thema uns alle betrifft: Mit unserem individuellen Handeln können wir einen Beitrag zu einer besseren Lebensqualität für alle leisten. Diese Überzeugung bestimmt auch die Gestaltung unseres Arbeitsumfeldes, das den Mitarbeitern Raum zur Einzel- ebenso wie zur Teamarbeit lässt. Unsere Büros liegen alle an einem großen von Sonnenlicht durchfluteten Atrium. Mit lebenden Pflanzen bewachsene Wände spenden Sauerstoff, auf dem weißen Boden des Großraumbüros markieren Flächen in kräftigen Farben spezielle Besprechungszonen. Teppichböden in Rot, Violett und Blau schaffen eigene Bereiche für die unterschiedlichsten Arbeitssituationen und Arbeitsweisen. Für Teambesprechungen stehen lange Tische mit Stühlen bereit, abgetrennte Bereiche ermöglichen dem Einzelnen ungestörtes Arbeiten. Bunte Polstersessel

BÜROARBEIT OHNE BÜRO

Wenn ich das Crane Building betrete, spüre ich sofort, dass die Umgebung zu mir spricht und das Unternehmen die gleichen Vorstellungen von Stil und Komfort hat wie ich. Eine Umgebung, wo ich mich gern aufhalte und wo es mir leicht fällt, meine Energie zu entfalten. Es ist gut, dass wir heute über die bloße Gebrauchsdimension eines Büros und die technischen Anforderungen der Arbeitswelt hinaus einen Schritt in Richtung auf mehr Individualität hin getan haben. Heute ist ein Ambiente gefragt, das die Arbeit nicht nur erleichtert, sondern sie auch inspiriert. Das Arbeitsumfeld soll nicht nur Mittel sein, Ziele zu erreichen, sondern auch zum Ausdruck bringen, worin diese Ziele bestehen. Im Herzen des Londoner Bankenviertels gelegen, ist das Crane Building umgeben von Orten einer vibrierend lebendigen Kultur: Die Tate Modern gleich um die Ecke, Galerien, Restaurants und Cafés direkt vor der Tür – die Nachbarschaft brummt vor Kreativität. Wenn ich zu einem Kunden ins Crane Building komme, empfängt mich ein urbanes und dennoch entspanntes Ambiente, das genau dem Flair des Viertels entspricht, ohne dabei die praktischen Anforderungen des Arbeitsalltags zu vernachlässigen. Der Raum zieht mich unmittelbar an. Weiche, farbenfrohe Sessel und Sitzkissen inmitten einer strahlend weißen Umgebung laden dazu ein, die Hektik des Tagesgeschäfts auch einmal für ein persönliches Gespräch zu unterbrechen. Zwei große Terrassen und ein Dachgarten bieten die Möglichkeit, für eine Atempause lang den Schreibtisch zu verlassen und aus der Ruhe dort oben auf die Stadt zu blicken, während unten das Leben pulsiert.

Die Möglichkeit, mit Partnern auf der ganzen Welt digital zu kommunizieren, hat die Geschäftswelt von heute zu einem globalen Unterfangen werden lassen. E-Mail, Skype, Chatfunktionen und soziale Medien erlauben uns, überall zur gleichen Zeit zu sein und über Zeitzonen und Ländergrenzen hinweg zu kommunizieren, ohne unseren Arbeitsplatz zu verlassen. Wir leben in den Zeiten des globalen Büros, stehen mit Kollegen weltweit digital in Verbindung. Dennoch ist von Zeit zu Zeit ein direktes Gespräch durch nichts zu ersetzen. Man kommt zusammen, um gemeinsam zu diskutieren, zu arbeiten und neue Ideen zu entwickeln. Ob es sich um ein Treffen auf internationaler Ebene oder einen Projektstart vor einer unterschiedlich besetzten Gruppe von Kunden handelt – um einer Gruppe seine volle Aufmerksamkeit zu widmen, ist eine anpassungsfähige, flexible räumliche Umgebung unverzichtbar. Wenn wir unterwegs sind, um Kollegen zu treffen, benötigen wir einen Arbeitsplatz, der über das gesamte Equipment verfügt, das wir auch in unserem Stammbüro zu Verfügung haben. Ein einfacher Konferenzraum reicht da nicht, man braucht ein voll funktionsfähiges Büro. Genau das bieten Arbeitsräume, wie man sie im Hotel mieten kann, ein voll eingerichtetes Büro, auch wenn man unterwegs ist. Sitzgruppen, Präsentationsflächen und große lange Arbeitstische sind ideal, um ein Brainstorming oder ein Briefing für eine ganze Firma abzuhalten. Das hoteleigene Catering erspart es, zum Essen rausgehen zu müssen, und der Hotelservice erleichtert es allen, sich auf die Arbeit zu konzentrieren.

JEDERZEIT UND ÜBERALL IM EINSATZ

„Mein Job führt mich in die ganze Welt. Wenn ich unterwegs bin, kann ein Café oder eine Hotellobby, in der ich mich kurz niederlasse, um E-Mails abzufragen, schon der Arbeitsplatz sein, den ich brauche.“ Patrice, Redakteur Mein Büro kann überall und nirgends sein. Die Technik wird immer leichter und

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geschmeidiger, deshalb brauche ich immer weniger herkömmliche Büroausstattung— weniger Geräte, weniger Papier, weniger Präsentationsmittel. Was ich heute von einem Umfeld erwarte, in dem ich arbeite, sind Bewegungsfreiheit und Flexibilität. Unterwegs ist ein bequemer Stuhl in einer Hotellounge genauso gut zum Arbeiten geeignet wie mein Schreibtischplatz oder unser Konferenzraum in der Redaktion. Auch wenn ich weit weg von zu Hause bin, kann bei einem Interview oder bei einem Gespräch mit einem Kunden bei einer Tasse Kaffee in einer Hotelbar eine entspannte Atmosphäre entstehen. Zwischen einem Termin und dem nächsten reicht mir ein schneller Espresso auf dem Sofa, um E-Mails zu beantworten—und dann geht’s weiter zum nächsten Gespräch! Über WiFi bin ich jederzeit mit unserer Redaktion verbunden und kann überall auf der Welt von meinem Laptop aus von meinen täglichen Abenteuern berichten, während ich den Hotelgästen beim Einchecken zusehe. Mein improvisierter Arbeitsplatz ist für mich der Nabel der Welt, er ist bequem und alles was ich brauche, befindet sich in greifbarer Nähe, die Verbindung zur Zentrale steht, und ich muss nur noch auf „Antworten“ klicken.

KONZENTRIERTES ARBEITEN

„Bei meiner Arbeit kann es vorkommen, dass ich mich acht Stunden am Stück in meine Bibliotheksrecherchen vertiefe. Da hilft es sehr, ein bequemes Umfeld zu haben, das mir bietet, worauf es ankommt.“ Andreas, Hochschuldozent Als wissenschaftlicher Assistent arbeite ich häufig allein. Wenn ich Texte lese— oft mehr als einmal—oder Aufsätze in Fachzeitschriften und Büchern durcharbeite, kann es vorkommen, dass ich mich stundenlang nur auf die Arbeit konzentriere und mit niemand ein Wort rede. Aber das Arbeiten an einem öffentlichen Ort wie einer Bibliothek gibt mir trotzdem das Gefühl, nicht allein zu sein. Wenn ich aufblicke, sehe ich all die anderen um mich herum, wie sie in ihre Lektüre vertieft sind, auf ihre Laptops eintippen oder in einer Zeitschrift blättern. Es gibt mir Energie, Teil von so viel konzentrierter Arbeit zu sein, auch wenn jeder sich in seiner eigenen Welt befindet. Um derart intensiv und konzentriert arbeiten zu können, ist das Umfeld ganz entscheidend. Grundvoraussetzung sind ein bequemer Stuhl, auf dem man lange sitzen kann, ein großer Tisch, auf dem sich Papier und Bücher ausbreiten lassen, gute Lichtverhältnisse und ein möglichst niedriger Geräuschpegel. Gleichzeitig sollte das Ambiente unaufdringlich und ästhetisch harmonisch sein. Wenn ich arbeite, brauche ich das Gefühl, dass meine Gedanken ungehindert im Raum umherschweifen können. Wenn es gelingt, so eine Umgebung zu schaffen, dann kann das Denken sich frei in alle Richtungen bewegen!


IN BRIEF DER ARBEITSPLATZ DER ZUKUNFT Andrew Harrison und Les Hutton Flexible Räume für die Wissensarbeiter von morgen. Von Andrew Harrison In den vergangenen Jahren hat ein tiefgreifender Wandel in der Arbeitswelt und damit auch in der Gestaltung des individuellen Arbeitsplatzes stattgefunden. Der Fokus hat sich von der Frage, wie wir arbeiten, in die Richtung verlagert, was wir tun, wenn wir arbeiten, und schließlich auch, wo wir arbeiten. Nachdem jahrzehntelang große Bürobauten und Unternehmensgebäude das Bild bestimmten, haben neue Technologien und Unternehmensstrukturen dazu geführt, das Wie unserer Arbeit vom Statischen hin zum Flexiblen zu verändern. Bedingt durch die parallele Fortentwicklung von Kommunikationsund Computertechnologie hat die digitale Revolution eine neue Form der Wissensund Informationsökonomie hervorgebracht. Seit der industriellen Revolution hat kein vergleichbar Wandel unser Leben derart radikal verändert. Die Erfahrung von Zeit und Raum, Arbeit und Freizeit ist neu definiert, neue Erwartungshorizonte sind geweckt worden—ein Wandel, der sich vor allem auch in den Strukturen und Funktionsweisen der modernen Stadt niederschlägt. Angesichts der digitalen Revolution ist das herkömmliche Büro heute nur noch eine von vielen Varianten innerhalb einer sich unablässig verändernden Landschaft moderner Raumnutzungsformen. Die Anforderungen an das Arbeitsumfeld ändern sich, eindeutig zeichnet sich ab, dass der Arbeitsplatz der Zukunft über ein hohes Maß an Anpassungsfähigkeit, gemeinsamen Nutzungsmöglichkeiten und flexiblen Nutzungsformen verfügen wird, die sich kreativ und situativ gestalten lassen. BÜROMODELLE IM WANDEL Neue Entwicklungen in Technik und Neue Entwicklungen in Technik und Ökonomie haben immer auch Auswirkungen auf die Gestaltung von Arbeitswelten gehabt. Auch die Bürohochhäuser und hermetisch abgeschlossenen Firmenzentralen, von denen die industrialisierte Arbeitswelt lange dominiert wurde, waren eine Reaktion auf die Bedürfnisse eines wachsenden, von großen Unternehmen beherrschten Marktes, zu deren Befriedigung herkömmliche Fabrik-, Verwaltungs- oder Industriebauten nicht mehr ausreichten. Das „Büro“, wie wir es traditionell verstehen, entstand als Antwort auf das Anwachsen der Mittelschicht in einem hierarchischen System. Dieses Modell hat sich im Laufe der Zeit den sozialen, politischen, ökonomischen und technischen Veränderungen angepasst und dabei seine Form, Funktion und schließlich auch sein Image gewandelt (Abb. 1). Auf die postindustrielle Ära und die Entstehung der „Bürokultur“ in den 1950er bis 1970er Jahren folgte die Zeit der Großunternehmen mit Höhepunkt in den 1980ern. Das Büro hat diese Veränderungen mitvollzogen, um den wechselnden Anforderungen gerecht zu werden. In den 1990er Jahren führten neue Formen der elektronischen Kommunikation zu einer Umwälzung in der Welt des Büros. Die moderne Technik verschaffte neue Freiheiten am Arbeitsplatz, Mobiltelefone entkoppelten Arbeit und Arbeitsplatz, neue Dimensionen der Kommunikationstechnologie erlauben heute Formen der Zusammenarbeit auf weltweiter Ebene, ohne den Arbeitsplatz verlassen zu müssen. Technischer Fortschritt, gestiegene Mobilität und neue Aufgaben haben zu neuen Formen von Arbeit geführt

(Abb. 2) und damit das Ende der Ära des Bürogebäudes als einzig denkbarer Lösung eingeläutet. Die Vielzahl neuer Kommunikationsformen und Technologien hat eine neue Währung hervorgebracht: Information – und damit die Entstehung einer neuen Form von Arbeit und Arbeitern: Informations- und Wissensarbeiter, deren hauptsächliches Produkt Gedanken sind (Abb. 3). Diese neue Spezies Arbeiter ist nicht an das herkömmliche Büro gefesselt, für sie ist ein flexibler, ortsungebundener Arbeitsplatz oft die bessere Lösung. Diese stetig wachsende Tendenz hat dazu geführt, dass die räumlichen und zeitlichen Rahmenbedingungen, wie sie sich im 20. Jahrhundert für alle Formen von Erwerbsarbeit herausgebildet haben, langsam aber sicher obsolet werden, während die virtuelle Dimension des Arbeitsplatzes immer wichtiger wird. Angesichts der Tatsache, dass Technologie die geringsten Arbeitskosten verursacht, menschliche Arbeitskraft aber die größte Kostenkomponente darstellt —Produktionsmittel machen mittlerweile nur noch ein Viertel des Marktwerts vieler Unternehmen aus—wird es immer dringlicher, das intellektuelle Kapital der entscheidenden Wissensarbeiter möglichst effektiv einzusetzen, ihre Ressourcen miteinander zu vernetzen und sie entsprechend auszurüsten, auf ihre Bedürfnisse einzugehen und sie an das Unternehmen zu binden, wo auch immer sie ihrer Arbeit nachgehen. DER NEUE ARBEITSPLATZ Wie sehen die Bedingungen aus, unter denen ortsungebundene Arbeit die besten Entfaltungsmöglichkeiten hat? Antworten auf diese Frage liefert die 2002 von der EU in Auftrag gegebene Studie Sustainable Accomodation of the New Economy, kurz SANE1. Gerichtet an alle, die sich mit dem Problem flexibler, dezentral organisierter Arbeit und der Schaffung entsprechender Infrastrukturen und Lösungen beschäftigen – Designer, Architekten, Technikentwickler und -fachleute – analysiert sie die räumlichen, menschlichen und prozessbezogenen Faktoren, die für einen ortsungebundenen Arbeitsplatz ausschlaggebend sind. Was ist wichtig für die neuen Arbeitsumgebungen, in denen physische Präsenz und virtuelle Welten verschmelzen? Welche Anforderungen stellt der moderne Wissensarbeiter an seinen Arbeitsplatz? Die SANE-Studie hat einen Gesamtrahmen zur Bestimmung der oben genannten Faktoren entwickelt, der dabei die Gegebenheiten unterschiedlicher Unternehmensstrukturen berücksichtigt und auf die Entwicklung nachhaltiger, teamworkfähiger Arbeitsplätze in ganz Europa anwendbar ist (Abb. 4). Der von SANE entwickelte Rahmen bezieht drei Grundvarianten des modernen Büros ein, die Form des geschlossenen Umfelds, das Modell des beschränkten Zugangs sowie den öffentlichen Raum als Arbeitsort. Alle drei Modelle weisen je eigene Formen von Raumnutzung und Arbeitsabläufen sowohl in ihrer konkreten wie in ihrer virtuellen Dimension auf. GESCHLOSSENES UMFELD: DAS BÜRO WIRD ZUR STADT Während die ortsungebundenen Wissensarbeiter sich ihren Arbeitsplatz in der Welt außerhalb des Büros suchten, begannen Arbeitgeber nach Möglichkeiten, die Vorzüge des Arbeitens in der urbanen Welt der Stadt in den eigenen Mauern anbieten zu können: Ruhezonen, individuelle Arbeitsplätze, Lounges, Innenhöfe und Cafés. Ein anspruchsvolles, modernes Konzept, das in einem einzigen Gebäude in sich geschlossene Firmenbüros, ebenso wie zugangsbeschränkte und offene Arbeitsumgebungen anbietet. Auch im Rahmen dieses Modells jedoch tritt an die Stelle des herkömmlichen Nine-to-fiveArbeitstages, die Mentalität des Arbeitens rund um die Uhr an sieben Tagen in der Woche, bei der die Trennung von Arbeit und Leben praktisch aufgehoben ist. Auch wenn heute, bedingt durch die Omnipräsenz elektronischer

Kommunikation im modernen Arbeitsalltag, das direkte Gespräch an Bedeutung verloren hat, besitzen zentral organisierte Arbeitsumfelder noch immer ihre Vorteile. Das hier diskutierte Modell des „Private Office“, des geschlossenen Umfeldes, ermöglicht dabei sowohl informelle wie organisierte Formen der Interaktion innerhalb des Mitarbeiterteams durch das Vorhandensein von Besprechungszonen und Konferenzräumen. Ausgehend von der Erkenntnis, wie wichtig der Austausch von Ideen im informellen Gespräch sein kann, gehen manche zeitgenössische Büroformen noch einen Schritt weiter und bieten die Möglichkeit, dass derselbe offen strukturierte Bürokomplex in einer Art „Kohabitation“ von verschiedenen Unternehmen gleichzeitig genutzt wird, um einen gemeinsamen Pool an Wissen und Kenntnissen zu schaffen. EINGESCHRÄNKTER ZUGANG Ein weiteres Modell für moderne Arbeitsplätze ist das des eingeschränkten Zugangs (Privileged Access) bei dem Einzelne oder kleine Gruppen, die in ähnlichen Bereichen arbeiten, im Rahmen einer Mitgliedschaft mit entsprechenden Beiträgen ein gemeinsames Arbeitsumfeld nutzen. Die ersten Versuche in dieser Richtung wurden schon in den 1980er und 90er Jahren von Büroraumanbietern vorangetrieben, die gemeinsam nutzbare, technisch entsprechend ausgerüstete Räumlichkeiten zur individuellen Anmietung anboten. Voll entfaltet hat sich dieses Modell dann in den 2000er Jahren bedingt durch das Anwachsen der weltweiten Wissens- und Informationsarbeit. Für die Nutzer dieses Büromodells bestünde prinzipiell auch die Möglichkeit, ihrer Tätigkeit von zu Hause oder von öffentlichen Orten wie Cafés oder Bibliotheken nachzugehen, dennoch gibt hier der ökonomische Nutzen und der Wissens- und Informationsvorsprung, die solche Formen des gemeinsamen Arbeitens mit sich bringen, den Ausschlag. Und zwar nicht nur für den Einzelnen, sondern auch für Firmen und Arbeitgeber, denn während die Kosten für eigene Büroimmobilien sinken, steigt durch die Synergieeffekte des gemeinschaftlichen Arbeitsumfeldes die Produktivität. Diese mittlerweile weltweit etablierten „Third-Space“-Büros unterscheiden sich in Größe und Zuschnitt, aber auch darin, wie weit sich in ihnen die Welten von Arbeit und Freizeit überschneiden. Allen gemeinsam sind Ausstattungselemente wie die Einrichtung von Bereichen zur intensiven Einzelarbeit, von ad hoc zur Teamarbeit oder zu Kurzbesprechungen genutzten Flächen, Räumen für mehr oder weniger formelle Gesprächesformen, von Cafeterias und Aufenthaltszonen sowie das Angebot von Dienstleistungen im Technologie- und Reprobereich innerhalb des Büroraums. ARBEITEN IM ÖFFENTLICHE RAUM: DIE STADT WIRD ZUM BÜRO Für manche schließlich wird die ganze Stadt zum Büro. Wo die Notwendigkeit entfällt, alle Betriebsbereiche an einem einzigen Ort unterzubringen, lässt sich das ganze urbane Tableau der modernen Stadt zur Arbeit nutzen. Öffentliche und halböffentliche Bereiche wie Parks, Cafés, Bibliotheken, Museumsräume und Transitbereiche können so zum Büro werden. Solche Formen des ortsungebundenen Arbeitens zeigen eine starke Tendenz, Räume individuell und kulturell symbolisch aufzuladen, dies gilt sowohl für den einzelne als auch für Arbeitgeber, deren Mitarbeiter gern in einem auf ihren persönlichen Geschmack, ihre Interessen und Aufgaben zugeschnittenen Umfeld arbeiten möchten. ARBEITSPLATZGESTALTUNG VON MORGEN Jeder Tag stellt eigene Anforderungen: Einmal steht konzentrierte Einzelarbeit auf dem Programm, ein anderes Mal Teamarbeit, dann wieder informeller Austausch in der Gruppe. Ein auf die jeweilige Tätigkeit ausgelegter Arbeitsplatz (Abb. 5) mit seinem erhöhten Bedarf an

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vielseitig nutzbarer Fläche erfordert eine flexible Ausstattung, die sich je nach Benutzer dynamisch den Gegebenheiten anpassen lässt. Ein Arbeitsplatz muss so ausgerüstet sein, dass man mit jeder Technologie an ihm arbeiten kann—am Großbildschirm, an mehreren Bildschirmen, mit Webcams, Audiotechnik usw.—mitsamt der erforderlichen akustischen und beleuchtungstechnischen Ausstattung sowie Möglichkeiten, den Arbeitsraum nach innen und außen den Anforderungen entsprechend zu gestalten und abzugrenzen. Das Mobiliar muss entsprechend flexibel anzupassen sein, ergonomisch und leicht umzustellen, Einzelelemente wie Stühle, Tische oder Trennwände so gestaltet, dass man sie je nach der aktuellen Arbeitssituation zu neuen Strukturen zusammenstellen kann. Für das Möbeldesign der Zukunft wird Beweglichkeit den Ausschlag geben, wenn es den Herausforderungen der neuen flexiblen Arbeitswelten gerecht werden will. Wie Despina Katsikakis, eine der führenden Experten im Bereich Büroeinrichtung, feststellt, wird der Arbeitsplatz der Zukunft wesentlich durch seine Ausstattung definiert sein: „Die Welt des Büros wird nicht mehr aus langen Schreibtischreihen bestehen, sondern aus einer ganzen Bandbreite verschiedener Raumlösungen, bei denen die Grenze zwischen dem persönlichen Bereich, dem gemeinsam genutzten und dem allgemein zugänglichen sich mehr und mehr auflösen, um neue Formen der Arbeitsorganisation zu ermöglichen2“. Katsikakis unterstreicht zudem, dass der Arbeitsplatz der Zukunft mit seiner Ausstattung dynamisch auf wechselnde Funktionsanforderungen reagieren kann. Die Einrichtung des Büros von morgen wird ein flexibles Rahmengerüst und kein starres Behältnis mehr sein. Über die funktionale Flexibilität hinaus kann das Arbeitsumfeld in seiner konkreten Gestaltung und Ausstattung schließlich auch ein wichtiger Ausdruck einer Unternehmenskultur und ihrer Leitwerte sein. (Abb. 6) Der Arbeitsplatz der Zukunft wird flexibel, individuell und menschlich gestaltet sein, mit einer Einrichtung, die den Anforderungen der dynamischen, technologiebestimmten Arbeitswelt des 21. Jahrhunderts gerecht wird. Bibliographische Notizen: ‘Sustainable Accommodation for the new economy (SANE): final space environment Model’, European Commission’s 5th Framework Contract No. IST-2000-25257, D3, v 1.1. 2 Katsikakis, 2010 1

DESIGN FÜR MENSCHEN

EIN INTERVIEW MIT CLAUDIO FELTRIN, CEO VON ARPER Vor 12 Jahren hat Arper hier auf der Orgatec Catifa vorgestellt, einen eleganten, dabei klar strukturierten, für Wohn- und Bürobereich gleichermaßen geeigneten Stuhl. Catifa markierte den Beginn einer neuen Richtung im italienischen Design, und


bis heute spannt Arper Brücken zwischen der Welt des Wohnens und der Welt der Arbeit. Im Sinne einer Philosophie des Soft Tech kreiert Arper Möbel für die moderne Arbeitswelt. Funktional und doch bequem, stilsicher und aktuell, auf der Höhe der Technik und zugleich an den Bedürfnissen des Menschen orientiert: für Arper seit langem eine Selbstverständlichkeit, vom Markt heute mehr denn je gefordert. Nach zwölf Jahren zum ersten Mal wieder auf der Orgatec vertreten, gibt Claudio Feltrin, CEO von Arper, Einblicke in die Designphilosophie des italienischen Designunternehmens. Welche Elemente machen das Arbeitsumfeld von Heute aus? Was heute auf dem Markt zählt, ist Innovation: innovative Produkte, Prozesse und Kommunikationsformen. Wettbewerbsfähige Innovation kann aber nur aus einem intelligenten Wissensmanagement entstehen, das von überall Zugriff auf die erforderliche Informationsund Kommunikationstechnologie hat. Die Nutzungsrate solcher Technologien am Arbeitsplatz ist im letzten Jahrzehnt exponentiell gestiegen, das stellt dynamische Anforderungen an ein modernes Arbeitsumfeld. Raumstrukturen müssen verändert werden können, Räume verbunden und gemeinsam genutzt werden können, kreativ, flexibel und der jeweiligen Situation angepasst. Das herkömmliche Büro ist nur noch ein Modell unter vielen. Neue, andere sind an seine Stelle getreten, sie folgen den Leitlinien von Flexibilität und Anpassungsfähigkeit. Was wir heute brauchen, ist Komfort (ein bequemer Sitzplatz), integrierte Technologie (der Arbeitsplatz wird zur Schnittstelle digitaler Medien) und Möglichkeiten, den Raum je nach den aktuellen Bedürfnissen neu zu konfigurieren. Wie haben sich die Kundenerwartungen seit Arpers Anfängen gewandelt? Wie hat Arper darauf reagiert? Arper hat von Anfang an Möbel für eine große Bandbreite an Kontexten angeboten, von Einrichtungen im Gewerbebereich (die bis auf das Arbeitsbüro meist allgemein zugänglich sind) bis zu zeitgenössischen Wohnwelten. Arper hat auch die Arbeitswelt immer unter einer offenen Perspektive betrachtet. Wir glauben, dass die Kombination von Ästhetik und Flexibilität, wie sie seit jeher im Wohnbereich praktiziert wird, genauso im Bürobereich funktioniert. Deshalb haben wir für unsere Produkte auch nie in Verbindung mit einer speziellen Nutzung Werbung gemacht. Es waren die Kunden, die etwa einen Catifa-Stuhl gekauft und damit bestimmte Produkte zum Bestandteil einer neuen Bürokultur gemacht haben. Bei der Kultur des „Soft Office“ geht es um eine gut austarierte Balance zwischen Form und Funktion—nicht um rein technische Funktionalität. Um dieser Entwicklung gerecht zu werden, haben wir uns mit den gemeinsam genutzten Bürobereichen beschäftigt und Sitzmöbel und Tische für Aufenthalts- und Wartezonen entwickelt; der herkömmliche Bürostuhl mit seiner mechanisch-technischen Anmutung hat uns nie interessiert. In den letzten Jahren hat sich, bedingt durch die Entwicklung der Informations- und Kommunikationstechnologie, die ästhetische Wahrnehmung technischer Objekte allerdings gewandelt. Eine neue Generation entdeckt, dass ein funktionales Objekt auch ästhetisch anspruchsvoll sein kann. Die Arbeitswelt hat sich verändert, sie ist menschlicher geworden, die Technik ästhetischer. Also haben wir nach einen neuen Ansatz für die Gestaltung von Bürostühlen und anderen speziell auf die Welt des Büros zugeschnittenen Möbeln gesucht und gefunden. Wie haben sich die neuen Arbeitsbedingungen (drahtlose Kommunikation, Arbeit von zu Hause oder unterwegs aus) auf Arpers Designlösungen ausgewirkt? Spielt

Multifunktionalität heute eine größere Rolle? Die modernen Informations- und Kommunikationstechnologien haben das Arbeitsumfeld radikal verändert, sie sind heute in allen Lebensbereichen präsent, auch und gerade in der Arbeitswelt. Und deshalb erwarten die Menschen heute „weniger“ von ihrem Arbeitsplatz: weniger Ablenkung, weniger Lärm, weniger Banalität. Der Markt verlangt heute Produkte, die sich durch Flexibilität und Anpassungsfähigkeit auszeichnen. Das gleiche gilt für den Arbeitsplatz von heute. Seit Arper Catifa vor 12 Jahren hier auf der Orgatec das erste Mal präsentiert hat, arbeiten wir an flexiblen und anpassungsfähigen Lösungen. Catifa ist das Sinnbild dieser Designphilosophie. Schon bei seiner Vorstellung im Jahr 2001 verfügte Catifa 53 über verschiedene Gestell- und Ausstattungsoptionen für unterschiedliche Raum- und Gebrauchskontexte, viele davon auch im Bürobereich. Heute mag das ganz normal scheinen, aber damals war es ein ganz neuer Ansatz. Nach Catifa haben wir weitergemacht und Lösungen entwickelt, die der Grundidee von Flexibilität bei gleichzeitiger formaler Stringenz verpflichtet sind. Das beste aktuelle Beispiel für diese Haltung ist wahrscheinlich die Zinta-Serie. Die Transformation des herkömmlichen Büros hin zum Konzept eines weiter gefassten, dynamischen Arbeitsumfeldes, hat Arper viele Möglichkeiten eröffnet, sie hat uns aber auch gezwungen, neu darüber nachzudenken, was eigentlich „Innovation“ bedeutet. Der Gedanke der Soft Tech, also das Konzept technologischer Innovation mit einem ganzheitlichem Ansatz, der auf die tatsächlichen Bedürfnisse der Menschen eingeht, ist die Basis für die neuen Kollektionen, die wir hier auf der Orgatec präsentieren. Mit welchen neuen Produkten reagiert Arper auf die aktuellen Anforderungen der Büro- und Arbeitswelt? Die Überlegung hinter Soft Tech ist die, anpassungsfähige Produkte zu kreieren, die mittels unsichtbarer Technik hohen Komfort anbieten und dabei ein elegant-leichtes Erscheinungsbild bewahren. Umgesetzt haben wir diese Idee zum Beispiel bei Kinesit, Sensit und Parentesit. Alle drei spiegeln unmittelbar die Designphilosophie von Arper wieder: ästhetisch vollendet und auf das Wesentliche konzentriert. Zugleich auch intelligent—denn sie folgen technischen Vorgaben, ohne sich von ihnen einschränken zu lassen—und funktional, denn es gibt sie in verschiedenen Ausführungen, die unmittelbar auf die Anforderungen des Kunden zugeschnitten werden können. Vor allem gehensie aus einer ganzheitlichen Perspektive auf die Bedürfnisse der Menschen ein. Denn die Leute wollen ein angenehmes, ästhetisch befriedigendes, „weiches“ Arbeitsumfeld, keine starren Strukturen. Wir glauben, dass unsere neuen Produkte Arper auch auf technischem Gebiet weiterbringen werden, denn sie entsprechen konsequent dem Geist unserer Designphilosophie. Nehmen Sie Kinesit zum Beispiel— ein Armlehnenstuhl mit verstellbarer Justierung für den unteren Rückenbereich und die Höhe der Rücken- sowie die Position der Armlehnen; dazu ein integrierter Mechanismus, der je nach Gewichtsverteilung ein Zurücklehnen des Oberkörpers erlaubt—alles, was man zum komfortablen Sitzen braucht. Bei Kinesit ist es aber der Stuhl, der sich der natürlichen Bewegung des Körpers anpasst, und nicht umgekehrt der Körper, der den Gegebenheiten eines herkömmlichen Bürostuhls folgen muss. Und vor allem, die Technik, die diese Bewegungsfreiheit möglich macht, ist unsichtbar: vollständig in die organische Form von Kinesit integriert. Wenn man den Stuhl sieht, vor allem in der gepolsterten Ausführung, kann man sich gar nicht vorstellen, wie viel funktionale Technik in so einer eleganten Form steckt. Wir sind überzeugt, dass die KinesitKollektion in einem Marksegment, das ein

modernes Arbeitsambiente ebenso umfasst wie den Wohnbereich, auf große Resonanz stoßen wird; ein Segment das heute vielleicht noch nicht sehr groß ist, das aber viel Entwicklungspotential birgt. Wie wichtig ist Ästhetik für eine Arbeitsumgebung? Hat sich das Verhältnis von Schönheit und Funktionalität im Möbeldesign verändert? Wie wirkt sich die Ästhetik des Arbeitsumfeldes auf die Arbeit selbst aus? Ich bin der festen Überzeugung, dass sich das Umfeld auf das Handeln des Menschen auswirkt. Arper ist ein italienisches Unternehmen, und in Italien ist man von Schönheit umgeben: Landschaft, Architektur, Esskultur … alles trägt dazu bei, unsere Wahrnehmung und unsere Werte zu formen. Wenn der Erfolg eines Unternehmens vom Talent, der Kreativität und Innovationskraft seiner Mitarbeiter abhängt, muss man diesen Mitarbeitern auch ein Umfeld bieten, das Raum für Effektivität und, vielleicht mehr noch, Raum zur Identifizierung lässt. Ein ästhetisch ansprechendes, inspirierendes Ambiente ist wichtig; für die Menschen, die in einem Unternehmen arbeiten, aber auch, um Besuchern und neuen Talenten einen Anziehungs- und Anknüpfungspunkt bietet. Ein perfektes Umfeld allein garantiert natürlich noch keine gute Arbeit. Ein erfolgreiches Unternehmen muss auf die Bedürfnisse und Anforderungen moderner „Wissensarbeiter“ und Fachleute eingehen: gute Organisation mit einem Minimum an Bürokratie, flache Organisationsformen, ein System, das sowohl Einzel- wie Gruppenarbeit zulässt und dem Austausch mit anderen Raum gibt. Und als Motor hinter allem eine Vision, ein Ziel—keine Regeln. Wenn diese Faktoren vorhanden sind, können Mitarbeiter Sinn und Freude in dem finden, was sie tun.

ARBEITEN IN LUFT UND LICHT

Wenn ein Unternehmen alternatives Denken in den Mittelpunkt, sollte dies auch in der Gestaltung des Arbeitsumfeldes zum Ausdruck kommen. Der niederländische Energieversorger Eneco beliefert über zwei Millionen Kunden mit Erdgas, Elektrizität und Heizenergie; auch auf dem Feld der erneuerbaren Energien spielt Eneco eine Vorreiterrolle bei der Versorgung holländischer Privat- und Industriekunden mit Solar- und Windenergie. Engagiertes Fortschrittsdenken bestimmte deshalb von Anfang an die Pläne für Enecos 2012 eröffneten Konzernzentrale in Rotterdam. Der von HofmanDujardin Architects und Fokkema & Partners entworfene, zu hundert Prozent klimaneutrale Bau wird von 288 Photovoltaikmodulen auf dem Dach (deren Ausrichtung mittels einer speziellen Steuerungstechnik dem jeweiligen Sonnenstand angepasst wird und die den durchschnittlichen Energieverbrauch von 50 Haushalten decken können) mit Energie versorgt. Auch der Stromverbrauch durch künstliche Lichtquellen im Inneren des Gebäudes konnte dank des Lichteinfalls im Atrium der Firmenzentrale mit ihren 25 000 Quadratmetern Gesamtfläche minimiert werden; weiße Wände und Fußböden reflektieren das Tageslicht und senken den Bedarf an Kunstlicht zusätzlich. In diesem strahlend weißen Ambiente signalisieren leuchtende Farbinseln die

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Art, wie Eneco die moderne Arbeitswelt versteht. Verstreut über das ganze Gebäude bieten farblich markierte Bereiche den 2 100 Mitarbeitern von Eneco unterschiedliche Arbeitsumfelder. Große Besprechungstische eröffnen Räume zur Teamarbeit oder zu Gruppenmeetings; für den Einzelnen stehen Bürostühle und Arbeitsplätze zur ungestörten individuellen Arbeit bereit. Jeder kann und soll sich den Platz suchen, der für ihn und seine Aufgabe gerade am besten geeignet ist: allein in voller Konzentration oder gemeinsam und kommunikativ im Team, flexibel und beweglich oder fest vor Ort. Unterschiedliche Farben und Materialien verleihen den einzelnen Zonen Individualität und Charakter und setzen Akzente, die die Orientierung innerhalb des Gebäudes erleichtern. Die Mitarbeiter können sich frei innerhalb des gesamten Bürobereichs bewegen und ihr Arbeitsumfeld individuell und je nach ihrer aktuellen Aufgabe wählen – sei es für einen Tag, für mehrere Wochen oder nur ein paar Stunden. Eneco unterstützt einen gesunden Arbeitsalltag, jeder kann seinen Beitrag zum großen Ganzen leisten. Zwischen den Stockwerken laden helle große Treppenhäuser dazu ein, Energie zu sparen, indem man auf den Aufzug verzichtet. Mitarbeitern, für die der nahe gelegene Bahnhof Rotterdam Alexander nur schwer erreichbar ist, steht für den Weg zur Arbeit ein Park von Elektroautos zur Verfügung. Üppig bepflanzte Wände sorgen für saubere Luft und frischen Sauerstoff. Eine Betriebskantine und die Espressobar im Atrium bieten Gelegenheit, sich beim Essen oder auf einen Kaffee zu treffen oder einfach bei einem Cappuccino eine kleine Atempause einzulegen. Das anregende architektonische Ambiente der Firmenzentrale von Eneco und der innovative Begriff von moderner Büroarbeit, der dort verwirklicht wird, lassen eine Atmosphäre entstehen, die den Idealen von Eneco sichtbaren Ausdruck verleiht.

GANZHEITLICHES ARBEITSUMFELD

EIN INTERVIEW MIT LIEVORE ALTHERR MOLINA Seit über 15 Jahren sind Alberto Lievore, Jeannette Altherr und Manel Molina weltweit für Auftraggeber im Bereich Produktdesign, Designberatung und Art Directoring tätig. Das von den drei Designern gegründete Studio Lievore Altherr Molina mit Sitz in Barcelona genießt internationale Anerkennung und wurde unter anderem 1999 mit dem spanischen Nationalpreis für Design ausgezeichnet; im selben Jahr begann die Zusammenarbeit mit Arper. Von Lievore Altherr Molina stammt der Entwurf zu einigen der markantesten Stücke im Programm von Arper, darunter die Leaf-Serie und der unverwechselbare Catifa-Stuhl, der in diesem Jahr als Catifa Sensit—mit flexibler Funktionsausstattung, gleichzeitig minimalistisch in der Formgebung—wiederaufgelegt wurde. Seit mehr als zehn Jahren entwickelt Lievore Altherr Molina Lösungen für die wechselnden Ansprüche der modernen Bürowelt, die Formbewusstsein mit


funktionaler Flexibilität elegant zu verbinden wissen. Als Antwort auf das wachsende Bedürfnis nach Privatheit innerhalb offener Büroflächen präsentiert das Designteam aus Barcelona in diesem Jahr den multipel einsetzbaren Wandschirm Parentesit. Hier verraten Lievore Altherr Molina mehr über die wechselnden Anforderungen moderner Bürowelten und wie diese in den Entwurfsprozess von Parentesit eingeflossen sind. Welche Anforderungen stellt das moderne Büro? Wie hat die Welt des Büros von heute sich verändert? Die Welt des Büros ist vielschichtiger geworden. Normalerweise betrachtet man ein Büro einfach als den Ort, wo man seiner Arbeit nachgeht. Aber das stimmt nicht, Büroarbeit besteht heute verstärkt aus Kommunikation und Abstimmung innerhalb eines Teams und nicht mehr nur aus Einzelarbeit hinter dem Schreibtisch. Das herkömmliche Büro gibt es natürlich immer noch, aber daneben existieren heute viele andere Bürokonzepte. Oft handelt es sich um große offene Büroflächen, in denen sowohl die Möglichkeit zur individuellen Arbeit wie zum Arbeiten und zur Kommunikation im Team besteht. Moderne Büroformen können sehr unterschiedlich sein: von mehreren Firmen gemeinsam genutzte Büros, Start-Up-Büros, auf Zeit oder nur gelegentlich als Ausweichmöglichkeit genutzte Arbeitsplätze; Hotels bieten Büroräume an, die sich stundenweise buchen lassen, Büroraum kann für ein paar Tage oder Wochen gemietet werden; daneben gibt es das Home Office, und viel Arbeit findet heute auch unterwegs statt oder in Restaurants, Krankenhäusern oder Schulen. Auch das klassische Büro hat sich, bedingt durch die neue Technik, verändert. Ein Einzelbüroplatz mag zu klein für eine Teambesprechung sein, aber bei einer Videokonferenz wird er zum virtuellen Konferenzraum. Dann sind visuelle und akustische Abschirmung besonders wichtig, etwa bei einem Meeting via Skype in einer Glaskabine oder in einem Großraumbüro. Aber nicht nur die Formen des Büros, vor allem wir selbst haben uns verändert, wir nehmen unsere Umgebung heute anders wahr und wünschen uns einen Ort zum Arbeiten, mit dem wir uns identifizieren können. Wie schafft man ein angenehmes inspirierendes Arbeitsumfeld? Wie unterscheiden sich in dieser Hinsicht abgeschlossene Bereiche von offenen? Was uns interessiert, ist die menschliche Dimension der Dinge. An unserem Arbeitsplatz halten wir uns fast jeden Tag auf, wir verbringen dort mehr Zeit als mit unseren Freunden. Der Arbeitsplatz ist ein wichtiger Teil unseres Lebens—also warum sollten wir uns dort mit einem leblos sterilen Ambiente zufriedengeben? Wir folgen wechselnden Konventionen, auch in der Frage, wie bestimmte Produkte– etwa ein Computer oder ein Kopiergerät—aussehen und welche „Produktsprache“ sie sprechen. Und es gibt heute durchaus Produkte, die Funktionalität und Ästhetik verbinden, also warum sollte man Büromöbel machen, die aussehen wie ein veralteter PC? Herkömmliche Büroeinrichtung wirkt oft so, als sollte man sich in ihr fühlen wie ein kleines Rädchen im großen Getriebe der Firma: graue Fußböden, graue Wandtafeln und graue Flipcharts aus Blech—wie in einer Fabrik! Niemand käme auf die Idee, in dieser sterilen Atmosphäre könne das wachsen, was die Gesellschaft am nötigsten braucht: Kreativität und Kommunikation und Ideen für die Welt von morgen. Ist aber deshalb das genaue Gegenteil richtig? Wirkt ein Arbeitsplatz nur dann inspirierend auf uns, wenn er in leuchtend grellen Jahrmarktfarben gehalten ist? Das mag für den Augenblick ganz amüsant sein, aber dann wirkt es störend und laut – nichts, was man jeden Tag um sich haben wollte. Die Frage ist also, wie kann ein Arbeitsumfeld Inspiration vermitteln und

gleichzeitig beruhigend, freundlich und ausgleichend wirken? Es ist wie beim Umgang mit Menschen, auch an seinem Arbeitsplatz muss man sich wohlfühlen, um sein Bestes zu geben. Ein guter Arbeitsplatz ist komfortabel; über den physischen Komfort hinaus muss er jedoch ein ausgeglichenes Ganzes bieten, in das alle Faktoren einbezogen sind, die auf den Menschen einwirken —auf seinen Körper (Rücken, Augen, Ohren), seinen Geist (Konzentration und Interaktion) und seine Seele (sich wohl und sicher fühlen, sich identifizieren können, Inspiration spüren). Deshalb versuchen wir in unseren Entwürfen oft, Elemente von Wohn- und Arbeitswelt zwanglos miteinander zu verbinden. Mit der eigenen Wohnung wird das Menschsein assoziiert. Zu Hause ist, wo unser Herz wohnt. Aber wie kann das Herz im Arbeitsumfeld einen Platz bekommen? Das Büro von heute wird weicher, heimischer, flexibler, die Zeiten, in denen ein Büro wie ein uniformer Arbeitsapparat wirkte, sind vorbei. Die neue Generation will nicht mehr leben, um zu arbeiten – sie arbeitet, um zu leben, sie ist auf der Suche nach einer guten, beweglichen Balance zwischen beiden Welten. Also passen sich die Unternehmen an. Die Arbeitsumgebung von heute soll verschiedenen Formen von Arbeit und unterschiedlichen Menschen gerecht werden, deshalb ist es wichtig, unterschiedliche Sphären zu schaffen, von geschlossenen, privaten über gemischte bis zu offenen Bereichen. Welche Faktoren sind in das Design von Parentesit eingeflossen? Wozu brauchen wir überhaupt Privatsphäre am Arbeitsplatz? In der Welt des Büros stellt sich dieses Problem jeden Tag. Normalerweise bevorzugt man hier große, helle Räume und Einrichtungsformen, offene Perspektiven, keine geschlossenen. Aber dann fiel uns auf, dass ein offener Raum auch als negativ empfunden werden kann, und wir haben begonnen, über Dinge wie Konzentration, geschützte Bereiche und Privatsphäre im Büro nachzudenken. Aus Sicherheitsgründen herrscht in Großraumbüros meist eine diffuse helle Beleuchtung—und die Atmosphäre bleibt dabei auf der Strecke. Dagegen lösen kleine Räume bei allen Menschen das Gefühl von Geborgenheit und Zusammengehörigkeit aus, ganz anders als große offene Flächen. Wie sah der Entstehungsprozess von Parentesit aus und wie lässt Parentesit sich konkret einsetzen? Parentesit ist ein Stellwandsystem, das Privatsphäre durch Abschirmung schafft. Parentesit ist ein schalldämpfendes (aber nicht 100% schallschluckendes) Stellwandsystem, das Privatsphäre durch Abschirmung schafft. Dekornähte geben den in verschiedenen Höhen und Konturformen lieferbaren Paneelen optisch Struktur. Parentesit ist einerseits als Raumteiler einsetzbar. Zusammen mit Sitzmöbeln von Arper wie dem Polsterhocker Pix oder den Loungechairs Catifa 80 oder Colina kann man die Wandelemente dazu benutzen, eine Loungezone zu kreieren, eine Art Rückzugsort für zwischendurch innerhalb eines größeren Büroraums. Die Module lassen sich auch verwenden, um einen Sitzplatz für eine Skypekonferenz oder einen Platz zur konzentrierten Einzelarbeit zu schaffen. An der Rückseite eines Sofas mit zwei oder mehr Plätzen nebeneinander oder über Eck sind die Wandelemente von Parentesit ebenfalls einsetzbar. Baut man weitere Paneele an, entsteht eine Sitzlandschaft mit mehreren geschützten Einzelbereichen; auf diese Weise lassen sich je nach Belieben unterschiedlich große Besprechungszonen schaffen. Parentesit kann aber auch als geräuschdämpfende Wandverkleidung dienen. In dieser Funktion haben wir die Wandtafeln anfangs für die Ausstellungsräume und Büros von Arper mit ihren vielen Glasflächen, Sichtbetonwänden und -böden entwickelt—Material also, das stark

schallreflektierend wirkt, zum Abdecken aber viel zu schade ist. Was wir wollten, war eine ausgewogene Balance: ruhig, aber nicht anonym, zurückhaltend, aber nicht belanglos. Die Paneele haben einfache, elementare Umrissformen—Kreis, Quadrat, Oval—und lassen sich flexibel gruppieren. Durch die Kombination von Größe, klaren Formen, Farben und Linien bietet Parentesit eine große Palette von Gestaltungsmöglichkeiten. Von zurückhaltenden schlichten bis zu optisch markanten Erscheinungsbildern ist alles möglich. Parentesit ist funktional flexibel verwendbar und setzt Akzente und entspricht damit Arpers Grundidee, funktionales Design anzubieten, ohne auf Ästhetik und Atmosphäre verzichten zu müssen.

NEUE PRODUKTE KINESIT

Design by Lievore Altherr Molina, 2014 TECHNOLOGIE IM VERBORGENEN Kinesit ist Arpers erster vollverstellbarer Bürostuhl und zugleich ein Musterfall an Leichtigkeit und essentieller Formgebung und erfüllt gleichzeitig alle in diesem Bereich geltenden technischen Vorschriften. Der eingebaute Neigemechanismus der Rückenlehne reagiert auf jede Gewichtsverlagerung, ermöglicht synchronisierte Bewegungsabläufe und die regulierbare Höhenverstellung verbirgt sich unter der Sitzfläche—nichts stört die elegante Silhouette von Kinesit. In das schlanke Rahmenwerk der Rückenlehne integriert wurde ein verstellbares Stützpolster für den unteren Rückenbereich, das zusätzlichen Halt verleiht, ohne unnötig Platz zu beanspruchen. Sitzfläche und Rückenlehne lassen sich individuell an die Körperform anpassen und machen Kinesit zum idealen Stuhl auch für längeres Arbeiten. Kinesit kann mit allen Bezügen aus der Arper-Kollektion ausgestattet werden.

CATIFA SENSIT

Design by Lievore Altherr Molina, 2014 NAHTLOSE ELEGANZ Catifa Sensit: die zeitlose Kontur des Arper-Klassikers Catifa, neu entworfen für den modernen Wohn- oder Arbeitsbereich, ausgestattet mit dem Komfort eines klassischen Bürostuhls, aber ohne den optischen Ballast sichtbarer Technik garantiert hohen Sitzkomfort ohne unästhetische Hemmnisse. Je nach Gewichtsverteilung

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biegt sich die Lehne mit synchronisierten Bewegungsabläufen automatisch nach hinten, um den unteren Rückenbereich zu entlasten, ohne dass dabei die elegante Kontur des zeitlos schönen Stuhls verlorengeht. Einladend und doch schlank nimmt Catifa Sensit den Körper in sich auf und bietet ihm zugleich sicheren , ergonomisch optimierten Halt.

CROSS

Design by Fattorini+Rizzini+Partners, 2014 GROSS UND STARK Großzügig bemessen, dabei universell einsetzbar und stabil, eignet sich dieser elegante Tisch für den Konferenzraum ebenso wie für den Wohnbereich oder als gemeinsam genutzte Arbeitsfläche, und das in den verschiedensten Designumfeldern. Mit seiner beachtlichen Spannweite von bis zu annähernd vier Metern (möglich gemacht durch modernen Aluminiumspritzguss) besitzt Cross echte architektonische Qualitäten. Die solide Struktur schafft eine sichere Arbeitsgrundlage, um der Kreativität Raum geben zu können. Die Computer können an den Kabelkanal in der Tischmitte angeschlossen werden. Cross bietet alles, was eine dynamische Arbeitsumgebung braucht—verbunden mit Formbewusstsein auf höchstem Niveau.


FR Les exigences du monde professionnel ont évolué. La technologie a multiplié nos façons de travailler. Un emploi ne signifie plus être constamment en un même endroit. Aujourd’hui, nous travaillons quand nous en avons besoin, là où nous le souhaitons. Les exigences en matière d’espaces de travail ont également évolué. Nous sommes à la recherche de lieux à la fois calmes, propices à la concentration personnelle, et d’espaces de travail collaboratifs. Un mélange d’intimité, quand nous en avons besoin, et d’interaction publique, quand notre travail l’exige. Mais avant tout, nous voulons que ces espaces reflètent ce que nous sommes. Nous voulons que nos environnements soient à la hauteur de nos ambitions, qu’ils s’accordent avec nos sensibilités et nos désirs. Nous avons besoin d’outils tout aussi adaptables que nous. Au-delà de la fonction elle-même, nous demandons des espaces favorisant une approche holistique de la vie: le travail, les loisirs et tout ce qui pourrait se trouver entre les deux. Il n’y a plus de frontières. C’est cela, le nouvel équilibre vie professionnellevie privée.

UN BUREAU PAYSAGER, POUR LE BIEN-ÊTRE

« Il est formidable de retrouver les valeurs qui me sont chères non seulement dans la société pour laquelle je travaille mais également dans le quotidien du bureau. La communication avec les autres membres de l’équipe est souple, facile, grâce au mode paysager et aux meubles adaptables : nous bénéficions en effet de places assises qui sont idéales tant pour se concentrer individuellement que pour discuter à plusieurs» Maria, représentante de commerce chez Eneco Nous croyons en la lumière. En fait, nous en vivons. Pourquoi alors ne pas reproduire cette valeur sur notre lieu de travail ? Nous travaillons dans le domaine de l’énergie durable, nous sommes donc tous concernés. Nos choix individuels peuvent nous offrir une meilleure qualité de vie. Nos bureaux reflètent nos valeurs : ils offrent à nos employés la liberté de travailler en toute indépendance tout en ayant l’opportunité de travailler ensemble. Nous sommes situés au sein d’un atrium qui inonde notre environnement d’une belle lumière naturelle. Ceint de murs végétaux purifiant l’air, le vaste plateau en open space, entièrement blanc, est ponctué d’espaces de réunion aux couleurs éclatantes. Des tapis rouges, violets et bleus délimitent clairement l’espace, afin d’accueillir tous les styles de travail. De longues tables et des chaises sont assemblées pour des réunions en groupes, tandis que des espaces fermés favorisent le travail personnel, requérant calme et concentration. La juxtaposition colorée de fauteuils confortables et de

tables basses semble créer des saynètes propices aux discussions impromptues. Cet arrangement fluide des espaces publics et privés permet aux employés de choisir l’endroit le plus adéquat à leurs besoins et à leur façon de travailler, ou de passer de l’un à l’autre, de l’espace privé au réservé de l’individuel au collectif. Elle se veut une réflexion de la vie qui n’est plus divisée entre vie professionnelle et personnelle. Elle offre ainsi l’image d’un homme ou d’une femme dans sa globalité.

UN BUREAU LOIN DU BUREAU

PREMIÈRES IMPRESSIONS «Lorsque je voyage, j’ai besoin d’un espace où je puisse travailler et rencontrer mes clients. Quand vous êtes à l’étranger, il n’est pas toujours simple de trouver un endroit assez grand pouvant accueillir tout un groupe d’individus (et leurs ordinateurs), équipé en outre comme un bureau. » Stephen, architecte

“Venue rencontrer un client ici, j’ai été, dès mes premiers pas dans le hall, très impressionnée. La lumière, l’espace, l’énergie du quartier… Vous ressentez tout cela immédiatement, à peine le seuil du bâtiment franchi. Pénétrer dans un tel espace, doté d’une telle énergie, est particulièrement stimulant. » Anne, comptable Il me suffit de quelques pas à peine pour tout de suite comprendre que cet espace me parle. En y déambulant, je sais que l’organisation qui en a la charge partage ma vision du confort, mon style, mes manières. Je sais que cet environnement est un endroit où j’aimerais consacrer mon temps et mon énergie. Nous avons la chance d’avoir su transcender l’aspect purement fonctionnel des bureaux—i.e. les exigences technologiques d’un espace de travail—pour davantage nous intéresser à l’expression, à la personnalité. Nous sommes dorénavant à la recherche d’endroits qui nous inspirent autant qu’ils nous facilitent la vie, de lieux qui reflètent à la fois nos objectifs et les moyens de les atteindre. Entrer dans le Crane Building, au cœur de Londres, du côté de Bankside, c’est être immergé en un endroit vibrant, culturellement très riche. A quelques rues de la Tate Modern, fourmillant de galeries, de restaurants, de cafés, ce quartier vibre de créativité. Lorsque je pénètre dans le Crane Building pour rencontrer un client, je suis accueillie par un intérieur à la fois urbain et paisible, reflétant parfaitement en cela l’esprit du quartier, sans pour autant sacrifier les exigences pratiques et spécifiques du monde professionnel d’aujourd’hui. Je me sens immédiatement attirée par cet endroit. Des sièges moelleux et colorés, recouverts de coussins, sont assemblés en cet espace blanc, tonifiant, invitant à converser de manière informelle au cours d’une journée chargée et frénétique. Deux grandes terrasses et un toit végétal permettent de s’échapper du bureau et de souffler un moment : ils forment un endroit agréable pour profiter du paysage pendant que la ville, en bas, poursuit sa course.

Grâce à la communication numérique, notre capacité à entrer en contact avec des personnes dispersées sur la planète entière a irrévocablement changé le paysage professionnel contemporain en un vaste espace global. Email, Skype, chat, réseaux sociaux nous permettent d’être partout à la fois, faisant fi des fuseaux horaires et des longitudes, sans jamais quitter son bureau. Nous sommes entrés dans l’âge du bureau mondial. Nous nous connectons tous les jours avec nos collègues du monde entier grâce au numérique. Malgré tout, de temps à autre, il s’avère important de provoquer des réunions en tête-à tête : elles sont autant de chances de se retrouver, de discuter, de collaborer et de générer de nouvelles idées. Qu’il s’agisse de planifier une réunion de groupes à l’échelon international ou de lancer un projet avec divers clients, rassembler un groupe en un même endroit, lui accorder ainsi toute son attention, suppose de trouver un espace de travail souple et adaptable. Quand nous voyageons pour rencontrer nos collègues, nous avons besoin d’un espace équipé de la même manière qu’au siège. Ce dont nous avons besoin, c’est bien sûr d’un endroit pour nous réunir mais surtout des outils d’un bureau. Louer un espace de travail au sein de l’hôtel où nous logeons pendant notre séjour à l’étranger offre toutes les ressources d’un bureau. Espaces agencés pour les groupes, tableaux blancs et longues tables de travail sont idéalement situés et nous permettent de chercher de nouvelles idées ou de discuter de l’entreprise dans sa globalité. Le service de restauration interne nous évite d’avoir à quitter le site à l’heure du déjeuner. Au final, les équipements de l’hôtel facilitent la réunion d’un groupe diversifié, lui permettant ainsi de se concentrer sur son travail, même lorsqu’il est en déplacement.

UN BUREAU À TOUTE HEURE

« Mon travail m’amène à voyager un peu partout à travers le monde. Lors de ces déplacements, tout ce dont j’ai parfois

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besoin, c’est d’un hall d’hôtel ou d’un café où je puisse m’asseoir juste un moment et regarder mes mails. » Patrice, rédacteur de magazines Mon bureau est à la fois n’importe où et partout. Grâce aux technologies toujours plus légères, plus simplifiées, j’ai de moins en moins besoin des outils traditionnels d’un bureau (piles de bloc-notes, tableaux blancs, enregistreurs numériques). Je suis au contraire à la recherche de plus de souplesse de la part des espaces dans lesquels je vis. Lorsque je voyage, un confortable fauteuil d’un hall d’hôtel peut parfaitement faire office d’espace de travail, au même titre que le bureau de mon éditeur ou qu’une salle de conférence. Rencontrer un client ou mener une interview autour d’une tasse de café dans le bar d’un hôtel crée un sentiment de familiarité, même lorsque je suis loin de chez moi. Une pause rapide entre deux réunions me permet de me détendre sur un sofa du lobby, de répondre à quelques mails, d’avaler un expresso, avant de mieux repartir au rendez-vous suivant. Grâce au Wi-Fi, me permettant de rester connecté à mon bureau central, je suis libre de parcourir le monde, de relater mes aventures du jour depuis mon ordinateur portable, tout en regardant les nouveaux clients venir s’enregistrer à l’hôtel. Avec ce bureau de fortune, à la fois confortable et protecteur, j’ai tout ce dont j’ai besoin à portée de main, y compris la connexion avec le bureau. Tout y est aussi simple que de cliquer sur ‘répondre’.

ATTENTION ET CONCENTRATION

« De part mon métier, je peux facilement passer jusqu’à 8 heures par jour à faire des recherches à la bibliothèque. Bénéficier d’un environnement confortable m’y aide grandement. » Andreas, professeur En tant qu’assistant de recherche, une partie de mon travail s’effectue seul. Lire et relire des documents, souligner les points importants d’articles et de textes consacrés à la recherche : je peux passer des heures dans un silence concentré sans parler à qui que se soit. Faire partie intégrante de l’espace public aide à travailler en bibliothèque. Lorsque je veux faire une courte pause, il me suffit de lever les yeux et de regarder les autres autour de moi, immergés dans leur travail, tapant sur leurs claviers d’ordinateur, feuilletant des magazines. Participer à une activité à ce point appliquée me galvanise, même si chacun d’entre nous n’en demeure pas moins dans son propre monde. Dans ces circonstances, il est indispensable que notre lieu de travail soit adapté à notre intense activité. J’ai besoin d’un espace qui m’apporte l’essentiel—des sièges confortables et protecteurs, de grandes tables spacieuses pour étaler mes livres et mes papiers, une lumière adéquate et un niveau sonore minime—tout en maintenant un environnement visuel harmonieux et discret. Pendant que je travaille, j’ai besoin de ressentir que mon esprit vagabonde et réfléchit sans distractions physiques. L’idéal serait que les gens puissent travailler dans une ambiance des plus confortables, de manière à libérer leurs esprits.


IN BRIEF LE BUREAU DU FUTUR Andrew Harrison et Les Hutton Les notions de travail et de lieu de travail ont connu une évolution radicale ces dernières années, que l’on parle de la manière de travailler, de l’espace de travail ou du travail en lui-même. Pendant des décennies, l’attention s’est principalement portée sur les immeubles de bureaux prestigieux et les centres d’affaires des grandes sociétés. Mais aujourd’hui, les nouveaux outils technologiques sont en passe de changer notre manière de travailler, l’ancien modèle statique et directif laissant place à un système plus souple, plus dynamique. Favorisée par la convergence des communications et des technologies informatiques, la révolution numérique façonne une nouvelle économie du savoir. Nous n’avions pas connu un changement aussi radical depuis la révolution agricole et la révolution industrielle : nos attentes et nos rapports au temps, à l’espace, au travail, aux loisirs, à la forme et à la fonction de la ville, s’en trouvent bouleversés. Dans le prolongement de la révolution numérique, l’espace de travail traditionnel ne représente plus qu’un modèle parmi de nombreux autres, conséquence ô combien symbolique de la spectaculaire évolution de l’utilisation de l’espace. Les exigences relatives aux lieux de travail évoluent : il est clair que le bureau du futur se caractérisera par un environnement plus adaptable, mieux réparti, partagé, transformable, réutilisable. Pour ce faire, il faudra développer des méthodes alternatives toujours plus imaginatives, plus souples, plus réceptives. L’ÉVOLUTION DU BUREAU Les changements économiques et technologiques ont de tout temps façonné nos lieux de travail. Même les gratte-ciels et les sièges sociaux monolithiques qui ont dominé pendant si longtemps le monde industrialisé répondaient aux besoins d’un marché entrepreneurial en plein essor, ne pouvant plus se contenter des seules usines, institutions et autres bâtiments industriels. Le ‘bureau’ dans sa forme traditionnelle a été créé pour répondre à une classe moyenne qui prenait de plus en plus d’importance dans le système hiérarchique. Ce modèle a évolué avec le temps, afin de s’adapter aux changements sociaux, politiques, économiques et technologiques : il a dû pour cela modifier sa forme, sa fonction et, à terme, sa signification (Figure 1). Depuis la post-industrialisation et l’aube de la « culture d’entreprise » des années 50, en passant par les années 70, jusqu’au processus de corporisation des fastes années 80, le bureau a su répondre aux besoins de la main-d’œuvre. Les années 90 et ses nouvelles formes de communication électronique ont révolutionné l’espace de travail : les technologies de l’information ont libéré les individus au sein même de leur lieu de travail ; les téléphones mobiles ont rendu possible les déplacements professionnels en-dehors de tout espace de travail ; les nouvelles façons de communiquer ont désenclavé les bureaux, les transformant en un espace de collaboration d’envergure mondiale. Ces progrès technologiques, alliés à une plus grande mobilité individuelle ainsi qu’à l’évolution de nos exigences en matière environnementale ont engendré de nouvelles manières de travailler (Figure 2) et signifié le début de la fin des immeubles de bureau comme seul système valable. De tels changements en matière de communication et de technologie ont alors fait émerger une nouvelle devise: le savoir. Et, ce faisant, une nouvelle catégorie de maind’œuvre: le travailleur du savoir, recherché pour ses prestations intellectuelles

(Figure 3). En raison de la nature de l’activité de ce dernier et de l’évolution des outils numériques pour mener à bien son travail, cette nouvelle espèce de travailleurs ne se veut pas attachée à l’espace de travail traditionnel, préférant en effet opter pour un lieu de travail itinérant. Cela favorisa l’émergence d’un modèle de bureau distribué qui allait rapidement éroder toutes les conventions spatiales et temporelles de la notion de travail inhérente au XXe siècle, plaçant au même niveau espace de travail physique et virtuel. Très rapidement, la technologie s’est avérée constituer la composante du travail la moins onéreuse, tandis que les salariés représentaient, eux, l’élément le plus cher (quant aux immobilisations corporelles, elles ne comptent que pour environ un quart de la valeur du marché de nombreuses entreprises): il devenait donc impératif de connecter, satisfaire, retenir et exploiter le capital intellectuel de ces travailleurs-clé du savoir, quel que soit l’endroit où ils se trouvaient. LE NOUVEL ESPACE DE TRAVAIL La question se posait alors : comment accueillir au mieux une force de travail dispersée, en un environnement où ils puissent s’épanouir ? En 2002, une étude approfondie, menée par l’agence européenne SANE1, a apporté un certain nombre de réponses aux organisations confrontées à ce problème de définition—et de création—d’infrastructures adaptées à la main-d’œuvre dispersée. L’étude tenait compte de facteurs tels que les lieux, les individus et les processus, afin que designers, développeurs technologiques et experts puissent imaginer un lieu de travail indépendant d’un emplacement. Que fallait-il dans ce nouvel environnement de travail pour que le physique se mélange au virtuel ? Quelles étaient les exigences du nouveau travailleur du savoir ? Les résultats de cette étude ont permis d’élaborer un cadre unifié d’environnement, d’interaction humaine et de processus, aspirant à créer des espaces de travail coopératifs, à caractère durable, dans toute l’Europe. L’étude propose une méthode fondée sur un modèle—virtuel ou physique —valable pour toute organisation (Figure 4). Le modèle SANE laisse place à trois sortes d’espaces de travail : le privé, le privilégié, le public. Chacun a sa propre utilisation de l’espace mais tous répondent aux deux critères de base, le virtuel et le physique. ESPACE PRIVÉ : LE BUREAU EST LA VILLE La main-d’œuvre dispersée se tournant vers le monde extérieur pour son lieu de travail, les organisations cherchèrent à intégrer les points forts de l’expérience urbaine et des espaces citadins: environnement calme, espaces individuels, salles de repos, atriums, cafés. Cette approche à la fois sophistiquée et moderne souligne la nécessité d’incorporer des espaces privés, privilégiés et publics au sein d’un même bâtiment. Cependant, même dans le cas d’un immeuble de bureaux unique, la journée de travail classique commençant à 9 heures et se terminant à 17h cède progressivement le pas à une vie professionnelle 24 heures sur 24, 7 jours sur 7. Si la nécessité d’interactions en tête-à-tête a été compensée par une intense communication virtuelle, il n’en demeure pas moins que l’espace centralisé présente encore des avantages évidents. Le modèle de bureau privé favorise les échanges, informels ou planifiés, entre collègues, grâce aux espaces de rencontre et aux salles de conférence. Certaines entreprises, conscientes de l’importance des idées échangées au cours de ces conversations informelles, ont poussé le concept encore plus loin : leurs espaces de travail contemporains proposent la mise en œuvre de bureaux communs à l’intérieur d’espaces privés. Ce faisant, elles tirent profit de la synergie d’environnements partagés. Cette troisième approche, dite de la ‘cohabitation’, permet aux organisations de partager des espaces et de mettre en commun leurs expériences, leurs

connaissances et leurs ressources. ESPACES PRIVILÉGIÉS ET INVITÉS A l’instar des espaces privilégiés, des individus et des petits groupes se rassemblent en un endroit retenant tout particulièrement leur attention et partagent cet environnement commun selon un système d’adhésion impliquant l’acquittement d’une cotisation. Ce modèle, né dès les années 80-90, a été conçu par des prestataires de services exécutifs qui avaient compris comment tirer parti au mieux des espaces technologiquement performants, en les louant à des particuliers. A partir des années 2000, cette méthode est véritablement devenue la base des travailleurs de savoir. Certes, les membres d’un espace privilégié pourraient tout aussi bien travailler en étant confortablement installés chez eux, dans un café ou dans une institution publique, mais l’intérêt économique et la valeur culturelle de la collaboration sont particulièrement attrayants. Cet attrait ne séduit pas les seules personnes privées : de plus en plus d’organisations perçoivent l’intérêt qu’ils ont à réduire les coûts de propriété tout en améliorant leur productivité grâce à la collaboration. Ces lieux de travail établis au niveau international, dits du « troisième espace», varient en termes de taille, de paramètres divers et même dans leur rapport au continuum loisirs-travail. Mais ils partagent tous certaines caractéristiques communes, telles les zones consacrées au travail concentré, les espaces dédiés au travail en commun et aux visites de courte durée, les salles de réunion formelle et informelle, les cafés, les autres espaces sociaux, sans oublier les espaces d’assistance professionnelle, dont les services technologiques et de reprographie. ESPACES PUBLICS : QUAND LA VILLE DEVIENT UN BUREAU Pour d’autres, c’est la ville toute entière qui se mue en bureau. Lorsqu’il n’est plus nécessaire d’abriter toutes les facettes d’une organisation sous un même toit, la distribution des lieux de travail à travers la ville permet à l’organisation en question de tirer pleinement partie des tableaux urbains. Des aires publiques et semi-publiques telles que les parcs, les cafés, les bibliothèques, les musées, les parties communes et les salles de transit se transforment en bureaux. Un tel système, poussé à l’extrême, en des endroits perméables, brouille les frontières entre lieu et espace. Cette méthodologie favorise l’harmonisation culturelle des travailleurs individuels et des marques en général, ces personnes choisissant de travailler dans un environnement propice à leur esthétique individuelle, leurs intérêts et leur agenda. ESPACE INTÉRIEUR Nos exigences quotidiennes sont fluctuantes. Un utilisateur peut aspirer à la contemplation individuelle, avoir besoin de collaborer en groupe, préférer les réunions informelles. Dans un lieu de travail structuré par activités (Figure 5), l’émergence des espaces à usage multiple requiert une fonctionnalité souple permettant d’accueillir une gamme dynamique d’utilisateurs. Les environnements de travail seront capables de prendre en charge tout ce que la technologie pourra offrir: écrans larges ou multiples, webcaméras, équipements audio. Tout cela exigera une acoustique renforcée, des installations d’éclairage et des capacités de câblage. Les meubles doivent également être adaptables, ergonomiques et facilement reconfigurables en fonction des besoins imprévus. Les éléments individuels, tels les chaises, les tables et les cloisons, doivent continuer à être capables de créer un cadre de travail favorable à une palette d’activités. La conception de nouveaux meubles doit être assez souple pour répondre aux ambitieuses exigences de ce nouvel environnement de travail. Despina Katsikakis, éminente experte en gestion du milieu de travail, envisage l’espace de travail du futur comme un endroit défini par son ameublement:

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«L’environnement professionnel ne sera plus constitué de rangées de bureaux mais d’emplacements riches et variés, qui estomperont les frontières entre les espaces personnel, partagé et public, et favoriseront l’innovation organisationnelle»2. Comme le fait rapidement remarquer Katsikakis, le lieu de travail de demain sera constitué de meubles capables de remplir des fonctions dynamiques, agissant tel des instruments de soutien et non comme un système restrictif. Outre une fonctionnalité adaptable, les espaces de travail d’une entreprise doivent incarner les valeurs de cette organisation. L’expression, érigée en marque dans un lieu de travail physique (Figure 6), peut aider à exprimer la culture et les valeurs de l’organisation. Expressif, adaptable et humain : le bureau de demain sera guidé par les exigences d’une main-d’œuvre dynamique, inspirée par la technologie, portée par son environnement, capable de répondre aux défis du XXIe siècle. Notes bibliographiques: L’étude SANE (Sustainable Accommodation for the New Economy) a été subventionnée par la Commission européenne en 2002. 2 Katsikakis, 2010 1

VERS UN DESIGN HUMANISÉ

INTERVIEW DE CLAUDIO FELTRIN, DIRECTEUR GÉNÉRAL DE ARPER Il y a douze ans, à l’occasion du salon Orgatec, la marque italienne Arper dévoilait l’une de ses créations incarnant sa nouvelle orientation conceptuelle : Catifa, une chaise élégante et gestuelle, se prêtant aussi bien au bureau qu’à la maison. Aujourd’hui, Arper continue à rapprocher les environnements soft contract et résidentiel, en accordant une place toute particulière à l’élaboration de meubles à même de s’adapter à notre façon moderne de travailler: fonctionnels mais confortables, élégants mais modernes, technologiquement compatibles mais adaptés aux besoins de l’homme. S’il ne s’agit pas là d’une direction nouvelle pour Arper, cela n’en constitue pas moins une dynamique unique sur le marché actuel. Douze ans plus tard, Arper retourne à Orgatec : l’occasion pour Claudio Feltrin, directeur général d’Arper, de revenir sur l’orientation conceptuelle d’Arper. Quels sont les éléments essentiels d’un espace de travail contemporain ? Aujourd’hui, ce qui compte, c’est l’innovation (des produits, des processus, de la communication). L’innovation ne peut être générée que par une gestion intelligente et consciente de la connaissance concurrentielle, cette dernière s’appuyant de toute part sur les technologies de l’information et de la communication. L’utilisation de ces technologies a augmenté de manière exponentielle ces dix dernières années; en conséquence, le paysage actuel du monde du travail s’est dynamisé, exigeant des espaces plus adaptables, plus mixtes, plus partagés, induisant des méthodes


alternatives toujours plus imaginatives, plus souples, plus réceptives. Aujourd’hui, le bureau traditionnel continue d’exister, mais c’est un modèle parmi de nombreux autres. Ce qui prime dorénavant, c’est le concept de flexibilité et d’adaptabilité de l’espace de travail. Nous avons désormais besoin de confort (d’un endroit pour nous asseoir), de technologies intégrées (d’un endroit pour utiliser la technologie numérique) et d’adaptabilité (d’avoir la possibilité de reconfigurer l’espace). En quoi les attentes des consommateurs en termes d’ameublement se sont-elles modifiées depuis les débuts d’Arper ? Comment Arper répond-elle à ces demandes ? Nous avons toujours proposé, et cela dès le début, des meubles à mi-chemin entre le soft contract—tous les espaces publics, exception faite des bureaux opérationnels— et l’intérieur contemporain. Nous avons toujours envisagé les espaces publics dans une perspective d’ouverture. Nous étions convaincus que l’alliance de la beauté et de la flexibilité que l’on retrouvait de manière traditionnelle dans des environnements résidentiels pouvait parfaitement être transposée dans un espace public. C’est pourquoi, d’un point de vue marketing, nous n’avons pas communiqué sur nos produits en les cantonnant à tel ou tel contexte particulier. En réalité, c’est le public lui-même qui a décidé que la chaise Catifa, par exemple, serait idéale pour le genre de bureau qui commençait à se dessiner. Un ‘soft office’ cherchant un équilibre confortable entre forme et fonction, et non plus une approche basée sur la technique et la fonction. Pour répondre à cette évolution, nous nous sommes alors intéressés aux espaces communs à l’intérieur des bureaux, en développant des systèmes de sièges s’adaptant aux salles d’attente ou aux espaces lounge, et des tables, sans nous préoccuper des aspects esthétiques et techniques des fauteuils opérationnels traditionnels et de leurs configurations mécaniques. Ces dernières années, la perception des objets technologiques a évolué, favorisée par le développement esthétique des TIC : aujourd’hui, les gens découvrent qu’un objet fonctionnel peut également être un bel objet. Les évolutions sociales des lieux de travail ainsi que l’humanisation du monde de la technologie et sa recherche de la beauté nous poussent à envisager une approche différente du fauteuil opérationnel et des autres meubles spécialement conçus pour le bureau. En quoi la mutation des schémas de travail (technologie sans fil, télétravail depuis chez soi, d’un café ou d’un hôtel) a-t-elle influencé le design d’Arper ? Arper s’intéresse-t-elle à la multifonctionnalité? Le travail s’appuyant sur les nouvelles technologies a totalement changé le scénario des environnements de travail : tous les aspects de notre vie, y compris notre lieu de travail, sont devenus plus intégrés. Ces changements ont incité les gens à essayer de redéfinir leurs espaces de travail : moins de distraction, moins de bruit, moins de banalité. Aujourd’hui, le marché est à la recherche de produits offrant flexibilité et adaptabilité, pour des espaces à la fois privés et publics. Il en va de même des lieux de travail contemporains. Arper s’est concentrée sur ces notions de flexibilité et d’adaptabilité depuis le lancement de Catifa, ici même à Orgatec, il y a 12 ans. Catifa est le manifeste de ce concept : lorsque nous avons présenté Catifa 53 en 2001, nous la proposions déjà en une vaste gamme de piètements et d’options. Cette collection était donc ajustable à une grande variété de domaines et d’utilisations, nombre d’entre eux étant liés au monde du travail Cela semble aujourd’hui aller de soi, mais c’était une approche très innovante à l’époque. Après Catifa, nous avons continué à développer des systèmes articulés de produits, afin de renforcer cette idée alliant « adaptabilité et cohérence » : la collection

Zinta en est l’exemple le plus récent et le plus frappant. D’une certaine manière, la transformation du bureau traditionnel en un concept plus ample de l’environnement de travail a ouvert de nombreuses opportunités à Arper et à ses produits. Elle nous a également amenés à repenser à la signification du mot ‘innovation’. Le concept de Soft Tech—des innovations technologiques à l’approche holistique, en harmonie avec les réels besoins de l’homme—s’incarnera parfaitement dans les nouvelles collections que nous présentons à Orgatec. En quoi les nouveaux produits créés par Arper prennent-ils en compte les conditions contemporaines ? L’idée sous-jacente au Soft Tech est de concevoir des produits adaptables offrant un confort naturel par le biais d’une technologie dissimulée, ce qui leur confère un air de grande légèreté. Ces idées s’incarnent de façon concrète dans nos nouvelles collections Kinesit, Catifa Sensit et Parentesit. Tous ces produits portent en eux les gênes d’Arper. Ils sont esthétiquement raffinés et essentiels ; intelligents -puisque conçus pour respecter les règlementations, sans être guidés par elles— ; et fonctionnels— déclinables en de nombreuses versions, ils sont en outre personnalisables. Mais surtout, ils envisagent l’homme d’un point de vue holistique : ce dernier est en effet à la recherche d’espaces de travail beaux, sympathiques, plus doux, moins formels. Nous sommes convaincus que ces produits transcendent les frontières techniques d’Arper, ces dernières ne constituant que l’étape logique suivante au sein de l’esprit d’Arper. Prenez Kinesit, par exemple. Ce fauteuil comporte un soutien lombaire ainsi qu’un dispositif de réglage en hauteur ; ses accoudoirs peuvent être réglés ; un mécanisme sensible au poids permet de l’incliner. Tout est là pour vous offrir un confort réel. Mais, avec Kinesit, c’est le fauteuil qui répond au mouvement naturel du corps, et non le corps qui s’adapte aux régulations de la classique chaise de bureau. Dernier point et non des moindres : le mécanisme offrant une telle liberté et un tel confort est totalement intégré, dissimulé derrière une élégante silhouette organique. En le regardant, en particulier dans sa version tapissée, il est difficile d’imaginer les performances fonctionnelles se cachant derrière son si joli profil. Nous pensons que cette collection devrait connaître un certain succès au sein d’un marché aujourd’hui encore minoritaire, mais cependant appelé à se développer fortement – que l’on parle de bureau contemporain ou d’espace résidentiel. L’esthétique a-t-il sa place dans un lieu de travail? Les rôles dévolus à la beauté et à la fonctionnalité ont-ils évolué en matière de design intérieur ? Dans quelle mesure l’esthétique d’un espace bureau affecte-t-il le travail effectué ? Je suis convaincu que nos actions sont influencées par notre environnement. Arper est une entreprise italienne : en Italie, partout où le regard se porte, tout n’est que beauté, du paysage, de l’architecture, de la nourriture… Cela modèle nos perceptions et nos valeurs. Lorsque le succès d’une entreprise repose sur des gens talentueux et créatifs, elle se doit de leur offrir un environnement stimulant l’efficacité et, au-delà, l’identification. Un environnement à la fois beau et motivant est nécessaire non seulement pour ceux qui y travaillent mais également pour attirer visiteurs et potentiels collaborateurs talentueux. Mais, pour bien travailler, un environnement parfait ne suffit pas. Une entreprise doit également satisfaire les besoins et les attentes de ses employés qualifiés et des travailleurs du savoir d’aujourd’hui : une bonne organisation, avec juste ce qu’il faut de bureaucratie, ainsi qu’une ‘organisation horizontale’, s’appuyant sur un travail effectué à la fois de manière autonome et en collaboration avec d’autres, reposant sur une vision et des buts, pas seulement sur des règles. Une fois ces facteurs mis en place, les

employés trouvent alors un sens et du plaisir à leur travail.

UN BUREAU LUMINEUX

central permet aux employés de se retrouver, de faire connaissance, de se reposer ou simplement de savourer un café. L’association d’une architecture inspirante et d’une approche inspirée relatives au lieu de travail contribue à créer une atmosphère encourageante, stimulante, en écho aux idéaux d’Eneco. Ce système dynamique fait grand cas du comportement de ses employés : à l’instar de la mission de l’entreprise, il ouvre la voie vers un futur durable, respectueux, clairement humain.

UN ESPACE DE TRAVAIL HOLISTIQUE Lorsque votre société se consacre à l’élaboration de nouveaux modes de réflexion, ses propres bureaux doivent refléter une politique aussi visionnaire. L’entreprise néerlandaise Eneco est responsable de l’acheminement de gaz naturel, d’électricité et de chauffage vers plus de deux millions de consommateurs. Au-delà de ces services commerciaux traditionnels, Eneco est également à l’avant-garde en matière d’écologie en cherchant à promouvoir auprès des foyers et des entreprises hollandais des sources d’énergie renouvelables, telle l’énergie éolienne, solaire et hydraulique. Cette approche progressive est à l’origine du nouveau siège social d’Eneco, à Rotterdam. Sa conception a été confiée aux bureaux Hofman Dujardin Architects et Fokkema & Partners. Depuis 2012, date de l’ouverture de ses portes, l’empreinte carbone d’Eneco Rotterdam est nulle, grâce à ses 288 panneaux solaires installés sur le toit et à un système photovoltaïque de « poursuite solaire », capable de suivre la course quotidienne du soleil afin de canaliser son énergie. Les panneaux solaires génèrent en moyenne assez d’énergie pour alimenter 50 foyers. Le recours à la lumière artificielle est tempéré par le spectaculaire atrium central du bâtiment, baignant les 270.000 mètres carré de l’édifice de lumière naturelle. La lumière du soleil se reflète sur les murs et sur le sol de l’espace blanc, réduisant d’autant la nécessité de recourir à la lumière électrique. L’espace blanc et lumineux est ponctué de tâches de couleurs, nouvelle preuve s’il en est de l’approche innovante d’Eneco en matière d’environnement professionnel. Délimitées par divers coloris, des zones de sièges sont reparties de manière sporadique dans tout le bâtiment, offrant un vaste éventail de styles de travail et de choix aux 2.100 employés de la société. Les longues tables communes sont autant d’occasion de travailler ensemble ou de se réunir, tandis que des fauteuils individuels et des îlots de travail privés favorisent la concentration. Les salariés sont invités à choisir la zone et le style de travail leur correspondant le plus, selon leurs besoins de réfléchir et de se concentrer, de travailler de manière collaborative et communautaire, mobile ou fixe. La diversité des couleurs et des matériaux utilisés dans chaque espace aide à identifier et à personnaliser chaque zone, tout en servant de balises de navigation au sein du bâtiment. Cette souplesse permet aux employés de migrer d’un environnement à un autre, au gré de leur journée, de leur semaine ou juste de quelques heures, et de trouver un espace qui leur parle. Chez Eneco, on encourage les saines habitudes de travail tout en offrant à chaque individu l’opportunité de participer au bien commun. De larges escaliers connectent les plateaux ouverts, offrant aux employés la solution énergétique la plus efficace qui soit, et donc à ne pas prendre l’ascenseur. Une flotte de voitures électriques est mise à disposition de tous les employés résidant en dehors de la zone d‘accès de la gare Rotterdam Alexander, afin de faciliter leurs allers-retours. Des murs luxuriants, vivants, délimitent les espaces intérieurs, purifiant l’air et offrant un oxygène propre. Une cantine publique et un grand bar expresso

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INTERVIEW DE LIEVORE ALTHERR MOLINA Les designers Alberto Lievore, Jeannette Altherr et Manel Molina, également connus sous le nom de leur studio Lievore Altherr Molina, collaborent depuis plus de 15 ans avec des organisations du monde entier en tant que concepteurs de produits, consultants et directeurs artistiques. Actuellement basé à Barcelone, le studio Lievore Altherr Molina jouit d’une réputation internationale et a ainsi reçu en 1999 le Prix International de Design en Espagne. Cette même année, Lievore Altherr Molina entamait une collaboration étroite avec Arper, concevant quelques-uns des meubles les plus caractéristiques de la société italienne, dont la collection Leaf et l’emblématique Catifa, réincarnée cette année en Catifa Sensit, un siège de travail à la forme minimale et à la fonctionnalité dynamique. Témoin depuis plus d’une décennie de l’évolution des besoins du bureau, le studio Lievore Altherr Molina a répondu à ce changement en concevant des meubles alliant élégance et adaptabilité. Face à la demande croissante d’intimité au sein des espaces collaboratifs ou paysagers, les designers présentent cette année Parentesit, une cloison à usage multiple. Les auteurs évoquent ici pour nous leurs façons de procéder, ainsi que les besoins en constante évolution du lieu de travail. Que requiert un bureau contemporain ? En quoi le bureau a-t-il évolué ? L’environnement d’un bureau s’est complexifié. La majorité des gens a en général tendance à penser que le bureau ne représente que l’endroit où ils travaillent. Mais ce n’est pas tout. Le travail aujourd’hui consiste de plus en plus à communiquer et à discuter au sein d’un groupe, pas seulement à travailler seul, derrière son bureau. Le bureau traditionnel existe toujours, mais en parallèle, de nombreuses autres conceptions de l’idée même du bureau se développent. A ce titre, de plus en plus de bureaux sont en fait de larges espaces ouverts, offrant la possibilité de partager et de discuter d’une part, et de se concentrer individuellement d’autre part. Aujourd’hui, il existe de nombreuses déclinaisons du mot ‘bureau’ : espaces collaboratifs, start-ups, bureaux temporaires et virtuels à usage occasionnel, bureaux à louer à l’heure (par exemple dans un hôtel), à la journée ou à la semaine, sans oublier les autres espaces de travail comme la maison, la rue, les hôpitaux, les écoles et


les restaurants. Le bureau traditionnel a également changé, grâce à la technologie. Un espace de travail personnel s’avérant trop petit pour accueillir un groupe peut se convertir en une vaste salle de conférence grâce à la vidéoconférence. De même, des petits bureaux, à usage individuel, peuvent se transformer en salle de réunion numérique. Le besoin d’intimité et d’une isolation acoustique prend alors toute son importance—par exemple, une réunion virtuelle par Skype dans un pièce ceinte de panneaux de verre ou dans un large espace de bureaux partagés. Au-delà de ces considérations, nous avons changé, modifiant ainsi notre perception de l’environnement et nos aspirations à nous trouver en un endroit dans lequel nous pouvons nous identifier. Comment créez-vous un environnement de travail à la fois confortable et stimulant ? Comment percevez-vous les relations professionnelles forcément différentes si l’on se trouve dans un espace clos ou au contraire, dans un espace communautaire, paysager ? Nous nous sommes toujours intéressés à l’humanité des objets. Notre lieu de travail est un endroit où nous venons tous les jours. Nous passons plus de temps avec certains collègues qu’avec nos amis. C’est une part essentielle de notre vie. Pourquoi donc accepter de vivre dans des espaces de travail sans vie ? Par convention, par habitude. Nous acceptons que les meubles de bureau parlent une sorte de ‘langage produit’, comme par exemple une photocopieuse ou un ordinateur. Apple nous a cependant prouvé qu’un ordinateur pouvait être à la fois indispensable, intuitif et beau. Pourquoi devrions-nous utiliser du mobilier ressemblant à un vieux PC ? Les meubles de bureau traditionnel semblent être conçus pour laisser croire au travailleur qu’il n’est qu’un pion sur le vaste échiquier de l’entreprise, en le maintenant dans une atmosphère anonyme, stérile, industrielle. Il suffit de regarder pour s’en convaincre les sols gris, les tableaux métalliques, les chevalets de conférence. Personne ne peut croire que ce type d’espace industriel constitue un environnement de croissance. Une société a en priorité besoin de créativité, de communication, d’idées pour le futur. Pour autant l’inverse est-il vrai? Un endroit est-il stimulant parce qu’il est lumineux et voyant, à l’image d’un parc d’attraction ? Un parc d’attraction est sans doute divertissant un certain temps mais, par la suite, il devient presque une provocation, inconfortable, ne constituant certainement pas un endroit avec lequel créer un lien au quotidien. Un endroit peut-il être à la fois stimulant, calme, amical, respectueux, équilibré ? A l’instar des relations humaines, nous devons nous y sentir à l’aise afin de donner le meilleur de nous-mêmes. Un bon environnent de travail est un endroit confortable. Mais au-delà du confort physique, cet endroit doit incarner un système de facteurs équilibré, interagissant avec la personne humaine— son corps (le dos, les yeux, les oreilles), son cerveau (concentration, interaction), son âme (se sentir à l’aise, en sécurité, identifié, stimulé). L’usager influe sur le lieu, mais le lieu influe également sur l’usager. Arper a toujours été un partenaire d’exception dans la mesure où nous partageons la même préoccupation liée aux relations humaines et à la façon dont les gens vivent en un endroit. Nous sommes fermement convaincus que les meubles doivent offrir un confort visuel, physique et émotionnel, ainsi qu’un sens du lieu, d’appartenance. C’est pourquoi nous avons souvent privilégié le lien ténu existant entre espaces domestique et contract. Si nous sommes capables d’humaniser nos maisons (après tout, notre maison est au cœur de nos vies), comment insérer ce même cœur dans un espace contract ? Au final, le bureau devient un espace plus doux, plus domestique, plus souple. Il n’est plus seulement un engin de travail homogène. Les jeunes générations ne veulent plus vivre pour travailler, mais travailler pour vivre. Ils sont en quête d’un

meilleur équilibre, permettant une plus grande fluidité entre ces deux mondes. De fait, les entreprises doivent s’y adapter. Un tel environnement doit répondre aux différentes sortes de travail et aux différents types de personnes qui y vivent. Cela exige de créer des habitats très divers, aussi bien privés, semi-privés que publics. Quelles ont été les considérations nécessaires à la conceptualisation de Parentesit? Pourquoi ce besoin d’intimité ? C’est un débat récurrent pour nous tous. D’une manière générale, nous bannissons tout ce qui est fermé, étant plus attirés par les vastes espaces paysagers, lumineux, offrant de belles perspectives et une attrayante gestuelle. Nous nous sommes cependant aperçus que nous n’étions pas toujours totalement à l’aise dans ce genre d’espace ouvert. Cela a provoqué d’intenses discussions autour de la nécessité de se protéger, de se concentrer, d’avoir un espace privé. Pour des raisons de sécurité, les lieux publics sont éclairés de manière uniforme, puissante et plate, ce qui tue l’atmosphère du lieu. Sur le plan anthropologique, les petits espaces créent un sentiment d’intimité, d’unité, à l’opposé d’un vaste open space. Nous avons alors pris conscience de la nécessité des espaces privés et des avantages que l’on pouvait en tirer, d’un point de vue visuel mais également acoustique. A l’instar de l’éclairage, il ne s’agit pas d’éliminer tout bruit, mais bien de le cibler. Comme pour la lumière, un doux fond sonore est loin d’être désagréable et permet de se concentrer sur d’autres sonorités. Un espace privé signifie plus qu’un mur : il incarne un sens du lieu, de la douceur, de la tranquillité, de l’identité, de l’appartenance. C’est une approche assez holistique. Quel a été le processus conceptuel pour Parentesit? Comment l’utiliser dans un environnement professionnel ? Parentesit est un système de panneaux absorbant les sons (sans les bloquer), procurant un confort optimal grâce à l’intimité qu’il offre. Ils peuvent être utilisés de diverses manières. Chaque panneau est recouvert de tissus aux coutures décoratives, ce qui ajoute définition et orientation. Les panneaux peuvent devenir des diviseurs d’espace autonomes, à la hauteur et aux terminaux variables, et créer des espaces accueillant les sièges d’Arper, tels les tabourets tapissés Pix, les fauteuils Catifa 80 ou Colina. Un tel espace peut constituer un petit havre de paix au sein d’un bureau plus spacieux. Les panneaux peuvent également être érigés autour d’un seul siège, afin de permettre une conférence Skype entre deux personnes, voire un moment de détente ou de réflexion pour une seule personne. Ils peuvent aussi être joints à un canapé, à deux places ou plus, de manière linéaire ou articulée, et autoriser les réunions restreintes. Il est possible d’ajouter d’autres panneaux à ceux déjà utilisés et créer ainsi un paysage ou un essaim, formant alors des petits espaces privés derrière les canapés. Vous obtenez de la sorte une combinaison d’espaces de réunion de diverses tailles. Les panneaux peuvent également être utilisés en tant que panneaux absorbeurs de bruit. Ils ont d’ailleurs initialement été conçus pour les bureaux et les showrooms d’Arper, dont les murs et les sols sont principalement constitués de verre et de béton : des éléments à l’acoustique donc réfléchissante, cependant trop beaux pour être recouverts de tapis ou de panneaux de bois. Nous cherchions le bon équilibre : le silence, mais pas la banalité; un arrière-plan, néanmoins agréable à regarder. Les panneaux de mur auront des formes à la fois essentielles, graphiques et iconiques, comme le cercle, le carré, l’ovale, formes qui seront combinables de diverses manières. L’équilibre du jeu entre la grande taille, les lignes pures, les couleurs et les lignes appliquées créera une palette d’options à même d’ajuster l’expression, que l’on souhaite un mur discret ou empli d’images fortement graphiques. Ces parois allieront fonction et signification, mais elles n’en constitueront

pas moins un élément expressif, répondant ainsi au vœu d’Arper d’être utiles, sans pour autant sacrifier douceur et beauté.

CROSS

NOUVEAUX PRODUITS KINESIT

Design by Lievore Altherr Molina, 2014 SOFT TECHNOLOGIE La chaise Kinesit est la première chaise opérationnelle d’Arper. Conforme aux normes règlementaires en vigueur, son design est pourtant en tous points léger et minimaliste. Kinesit offre un profil linéaire et élégant, grâce à son mécanisme intégré, consentant un mouvement synchronisé, et aux commandes de hauteur d’assisse, discrètement dissimulés sous le siège. Une barre de soutien lombaire réglable est insérée de manière imperceptible à l’intérieur du dossier, offrant un appui supplémentaire sans en augmenter l’épaisseur. La possibilité de régler le siège et le dossier permet à la coque d’épouser la forme du corps de l’utilisateur, tout en garantissant un niveau extraordinaire de confort. Kinesit est personnalisable, son revêtement pouvant être choisi parmi toutes les collections de tissus proposées dans le catalogue d’Arper.

CATIFA SENSIT

Design by Lievore Altherr Molina, 2014 UNE ÉLÉGANCE À L’ÉTAT PUR Catifa Sensit est une chaise à l’impérissable silhouette, idéale pour s’insérer dans un environnement sophistiqué et élégant, au bureau comme à la maison. Catifa Sensit offre la fonctionnalité résistante d’une traditionnelle chaise de bureau sans pour autant laisser paraître une technologie inesthétique. Un mécanisme intégré sensible au poids, consentant un mouvement synchronisé, permet à catifa Sensit de s’incliner et de soulager la pression du bas du dos, sans rompre la continuité et l’élégance de son profil. De forme enveloppante mais légère, la séduisante silhouette de Catifa Sensit maintient le corps dans ses doux contours tout en offrant un soutien ergonomique.

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Design by Fattorini+Rizzini+Partners, 2014 ROBUSTE, AUX LIGNES GÉNÉREUSES Eclectique, ample et spacieuse, la table Cross s’intègre tout autant aux salles de réunion, aux espaces résidentiels qu’aux environnements de travail collaboratif, grâce à ses diverses configurations possibles. Lieu de rencontre temporaire pour des groupes ou base de travail collectif avec suffisamment d’espace à partager, la considérable longueur de Cross est à la fois sculpturale et architecturale : dotée d’une structure solide, elle forme un espace rassurant, favorisant la créativité. Un couloir central permet à tout un chacun de brancher ses ordinateurs et autres appareils à la prise centrale, créant un espace de travail efficace, à même de répondre aux besoins en évolution constante d’un dynamique bureau contemporain. Cross offre un espace de travail souple, efficace, d’une rare élégance.


ES Las necesidades de la oficina han cambiado. La tecnología ha ampliado los modos de trabajo. Nuestro trabajo ya no se desarrolla en un lugar y en un tiempo concreto. Hoy en día, trabajamos cuando lo necesitamos y en los espacios que elegimos. Las necesidades de nuestros espacios de trabajo también han cambiado. Necesitamos espacios para concentrarnos, solos y tranquilos, y también espacios donde colaborar en grupo. Buscamos privacidad cuando es necesaria y la interacción con los demás cuando el trabajo así lo exige. Pero, por encima de todo, buscamos espacios que reflejen cómo somos. Queremos un entorno que coincida con nuestras ambiciones, que esté en sintonía con nuestra sensibilidad y nuestros deseos. Necesitamos herramientas que sean tan adaptables como nosotros mismos. Más allá de la sola función, necesitamos espacios que construyan la vida de un modo holístico, reuniendo trabajo, creatividad y todo lo demás. Las fronteras ya no existen. Trabajo y vida van de la mano.

UNA OFICINA ABIERTA Y SALUDABLE

«Es maravilloso sentir que los valores de nuestra compañía no solo se reflejan en nuestro trabajo, que también están presentes en el ambiente de nuestra oficina. Nuestra distribución en un espacio abierto con mobiliario adaptable permite que la comunicación con otros miembros del equipo sea fácil y flexible, ofrece lugares para la concentración individual o para la discusión en colaboración.» Maria, representante de ventas de Eneco Creemos en la luz. De hecho, nuestro negocio depende de ello. Así que ¿por qué no debería reflejarse en nuestro trabajo? Trabajamos en el campo de la energía sostenible y el nuestro es un trabajo de colaboración. Las decisiones que tomamos como individuos pueden afectar a nuestra calidad de vida. Nuestra oficina es la manifestación de nuestros valores, por eso damos a los empleados la libertad de trabajar independientemente o la oportunidad de actuar juntos. En el centro de nuestra oficina un atrio permite que el ambiente se inunde con la luz del sol, brillante y natural. La planta está enmarcada por paredes vivas que oxigenan el aire, zonas de reunión en tonalidades ricas jalonan la gran planta abierta, diáfana y blanca. Alfombras rojas, azules y púrpuras crean espacios diferenciados para dar cabida a los diversos estilos de trabajo. Las largas mesas y sillas se unen para las reuniones en grupo, mientras que los espacios cerrados se reservan para el trabajo en concentración, individual. Grupos de sillas coloridas y suaves en torno a mesas de café crean espacios acogedores para reuniones improvisadas. Un equilibrio fluido de

espacios públicos y privados permite a los trabajadores seleccionar el ambiente que mejor se adapte a sus necesidades y a su estilo de trabajo; o a alternar entre ambientes, el público y el reservado, el individual y el colectivo.

LA OFICINA FUERA DE LA OFICINA

PRIMERAS IMPRESIONES

«Cuando viajo necesito un espacio donde trabajar y reunirme con los clientes. Cuando estás en el extranjero, puede ser todo un reto encontrar un espacio lo suficientemente grande y con las comodidades necesarias para albergar a un grupo de personas con todos sus equipos técnicos.» Stephen, Arquitecto senior

«Acudí a visitar a un cliente y me quedé impresionada desde el momento en que entré en el vestíbulo. La luz, el espacio, la energía que transmite el barrio... Eso es lo que sentí desde el instante en que crucé el umbral. Resulta vigorizante visitar un espacio con tanta energía.» Anne, contable Al recorrer este espacio, percibo al instante que se comunica conmigo. Sé que una organización comparte mi actitud, mi visión del confort y del estilo con solo entrar en su espacio de trabajo. Sé que en este entorno me gustaría pasar mi tiempo y aplicar todas mis energías. Somos afortunados por haber ido más allá de la estricta funcionalidad de una oficina— los requerimientos técnicos de un espacio de trabajo—, en busca de la expresión de nuestra personalidad. Ahora queremos un espacio que nos inspire además de facilitarnos el trabajo, un espacio que sea tanto el reflejo de nuestras metas como un medio para alcanzarlas. Cuando me dirijo al Crane Building, en el corazón del Bankside de Londres, me sumerjo en vibrantes hitos culturales. Cerca de la Tate Modern, a un paso de galerías de arte, restaurantes y cafés... el barrio zumba de creatividad. Cuando entro en el Crane Building para visitar a un cliente, me recibe un interior urbano y relajado en sintonía con el espíritu del barrio, pero sin sacrificar las demandas útiles y prácticas de la actividad cotidinana. Me siento inmediatamente seducido por el espacio. En medio del espacio blanco roto se congregan suaves y coloridos asientos y cojines: una invitación para la conversación informal durante el bullicio de un día ajetreado. Dos amplias terrazas y un jardín en la azotea proponen un escape y un respiro—aunque sea por un momento—a la concentración de la mesa de trabajo, son un lugar tranquilo donde disfrutar del entorno mientras, abajo, la ciudad sigue con su actividad.

Nuestra capacidad para conectar con gente de todo el mundo mediante la comunicación digital ha cambiado irrevocablemente el panorama empresarial contemporáneo que ahora demanda un esfuerzo global. El correo electrónico, Skype, los chats y las redes sociales nos permiten estar en todas partes a la vez, comunicarnos a través de husos horarios y fronteras sin dejar nunca nuestro escritorio. Hemos entrado en la edad de la Oficina Global. Todos los días nos conectamos digitalmente con colegas de todo el mundo. Pero, de vez en cuando, es esencial una reunión cara a cara, es la oportunidad de compartir y discutir, de colaborar y generar nuevas ideas. La planificación de una reunión internacional o de un proyecto kick-off con un grupo de clientes, exige un espacio flexible y atractivo, capaz de facilitar la concentración del trabajo en grupo. Cuando viajamos para reunirnos con colegas necesitamos un espacio que ofrezca todas las facilidades de nuestro lugar de trabajo en casa. Más que un lugar de encuentro, lo que precisamos son las herramientas de una oficina. Ubicado dentro de nuestro hotel, el espacio de trabajo de alquiler nos ofrece todos los recursos de una oficina en el extranjero. Asientos dispuestos en grupo, pizarras blancas y largas mesas de trabajo, es ideal para el intercambio de ideas o para la reunión de toda la empresa. El servicio de catering elimina la necesidad de abandonar la sala para el almuerzo y las comodidades del hotel facilitan que el grupo se reúna y se centre en el trabajo, incluso viajando.

LA OFICINA SIN HORARIOS

«Mi trabajo me lleva por todo el mundo. Cuando estoy viajando, un lobby o un café donde puedo sentarme un momento y revisar mi correo electrónico puede ser justo lo que necesito.» Patrice, editor de una revista. Mi oficina puede estar en todas partes y en ninguna en concreto. Como la tecnología se ha convertido en algo ligero y operativo,

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cada vez necesito menos las herramientas tradicionales de una oficina—como montones de papel, pizarras o grabadoras—y busco espacios flexibles donde instalarme. Cuando viajo, la silla cómoda de un lobby de hotel me resulta tan válida para trabajar como mi escritorio de editor o nuestra sala de conferencias. Realizar una entrevista o una reunión con un cliente en un café o tomando una copa en el bar del hotel crea una impresión de familiaridad doméstica, incluso cuando estoy lejos de casa. En el sofá del lobby me tomo un breve descanso entre reuniones, contesto a unos e-mails o me tomo un cafe rápido antes de dirigirme a mi próxima cita. Gracias al WiFi me conecto con mi oficina central: puedo viajar por todo el mundo e informar sobre las aventuras del día desde mi laptop mientras veo como llegan nuevos huéspedes al hotel dispuestos a pasar la noche. Esta oficina improvisada es mi nido: un lugar cómodo, con todo lo que necesito para trabajar a mi alcance y con una conexión con mi oficina tan fácil que a cualquier mensaje sigue una respuesta.

ENFOQUE Y CONCENTRACIÓN

«En mi trabajo, fácilmente puedo pasar 8 horas sin darme cuenta, concentrado en mi investigación en la biblioteca. Esto se consigue gracias a un ambiente cómodo que satisface mis necesidades.» Andreas, profesor. Soy asistente de investigación y desarrollo parte de mi trabajo en soledad. Puedo pasar horas en silencio, concentrado, leyendo y releyendo documentos, buscando claves en textos y revistas académicas. Trabajar en una biblioteca te ayuda a sentirte parte de un espacio público. Cuando me tomo un respiro miro hacia arriba y veo como a mi alrededor, inmersos en su trabajo, otros escriben en sus portátiles y hojean revistas. Te carga de energía formar parte de un gran centro de actividad, aunque cada uno esté en su propio mundo. Para mí es vital tener un espacio de trabajo que me permita la actividad más intensa. Necesito un espacio que me ofrezca lo esencial, que sea cómodo, con asientos adecuados, mesas amplias para leer libros y periódicos, una iluminación adecuada y un mínimo ruido; todo ello en un entorno visual discreto y armonioso. Mientras trabajo me gusta sentir que mi mente puede vagar y pensar sin distracciones físicas; las personas deben trabajar en el ambiente más cómodo que pueda crearse para que la mente pueda ser libre.


IN BRIEF EL ESPACIO DE TRABAJO DEL FUTURO Andrew Harrison y Les Hutton En los últimos años se ha producido una transformación radical en el trabajo y el espacio de trabajo; del cómo trabajamos, a qué hacemos y dónde trabajamos. Después de décadas con un enfoque creciente en estructuras corporativas y edificios de oficinas de perfil alto, los nuevos factores tecnológicos están cambiando el cómo trabajamos, propiciando un cambio de lo estático a lo flexible, de lo establecido a lo dinámico. Este cambio está provocado por la convergencia de las comunicaciones y las tecnologías de computación; la revolución digital está perfilando una nueva economía del conocimiento. Desde la revolución agrícola e industrial, nuestras vidas no habían experimentado una transformación tan radical, que modifica nuestra experiencia y expectativas con respecto al tiempo y al espacio, al trabajo y al ocio, a la forma y función de las ciudades. En los albores de la revolución digital, el espacio de oficina tradicional es solo uno de los muchos modelos que han cambiado radicalmente el uso del espacio. A partir de las demandas de cambio para los espacios de trabajo, parece claro que el trabajo futuro se caracterizará por desarrollarse en espacios adaptables, compartidos, reasignados y distribuidos con formas cada vez más imaginativas, flexibles y basadas en el uso sensible. LA EVOLUCIÓN DE LA OFICINA Los cambios en la economía y la tecnología siempre han sido los factores que han dado forma a nuestros espacios de trabajo. Incluso los rascacielos y las sedes monolíticas que han dominado por tanto tiempo a los trabajadores, fueron respuestas a las necesidades de un mercado corporativo emergente que ya no podían ser satisfechas por fábricas, instituciones o edificios industriales. La «oficina», tal como se concibió tradicionalmente, se creó como respuesta a una creciente clase media en un sistema jerárquico. Con el tiempo el modelo ha cambiado para adaptarse a los cambios sociales, políticos, económicos y tecnológicos gracias a la modificación de su forma, función y, en última instancia, significado (Figura 1). De la postindustrialización y los orígenes de la «cultura de la oficina» en los años 50, pasando por el apogeo de la privatización en los años 80, la oficina se ha adaptado para satisfacer las exigencias de la eficiencia. En los años 90 las nuevas formas de comunicación electrónica revolucionaron el lugar de trabajo: la información tecnológica libre para todas las personas dentro del lugar de trabajo, los teléfonos móviles que ofrecían un lugar de trabajo más libre y toda una variedad de nuevas formas de comunicación que abrieron el lugar de trabajo a una colaboración a escala mundial. La combinación de una demanda cambiante para nuestro entorno, el aumento de la movilidad individual y el avance tecnológico ha conducido al desarrollo de nuevas formas de trabajo (Figura 2) y ha marcado el principio del fin del edificio de oficinas como única posibilidad en la ciudad. Como resultado de todos estos cambios en los campos de la comunicación y la tecnología, emergió un nuevo valor: la información. Y con él, un nuevo tipo de fuerza de trabajo—el trabajador del conocimiento—que se convirtió en principal desde su aparición. Esta nueva generación de trabajadores ya no estaba atada a los espacios tradicionales de oficina, al contrario, está perfectamente adaptada y resulta más eficaz si adopta un espacio de trabajo itinerante. Esta rápida transformación

hacia una nueva distribución del espacio comenzó a erosionar todas las convenciones espaciales y temporales producto del siglo XX hasta crear una equivalencia entre el espacio físico y el virtual. La tecnología se convirtió, rápidamente, en el componente más barato del trabajo, y el personal en el más caro—de un modo tangible solo representa alrededor de un cuarto del valor en el mercado de muchas empresas—; se convirtió en un asunto crítico conectar, satisfacer, retener y aprovechar el capital intelectual que aportan los trabajadores del conocimiento, por eso es clave su ubicación. EL NUEVO LUGAR DE TRABAJO La pregunta estaba en el aire: ¿cómo dar cabida a una mano de obra dispersa en un ambiente que favorezca su prosperidad? En 2002, una extensa investigación desarrollada por la Unión Europea, SANE1 (Implantación Sostenible para la Nueva Economía), comenzó a ofrecer respuestas a las compañías lidiando con este problema de la definición—y la creación—de la infraestructura adecuada para una fuerza de trabajo dispersa. El estudio tuvo en consideración factores como el lugar, las personas y los procesos con el fin de permitir a los diseñadores, los desarrolladores de tecnología y los especialistas la concepción de un lugar de trabajo que ya no dependiera de su ubicación. ¿Qué se necesitaba en este nuevo entorno de trabajo que combina lo físico con lo virtual? ¿Cuáles eran las demandas de los nuevos trabajadores del conocimiento? Los resultados del estudio crearon un marco unificado de medio ambiente, interacción humana y procesos para la creación de puestos de trabajo sostenibles, en colaboración con toda Europa. SANE proporcionó una metodología para un modelo—físico o virtual—apropiado para cualquier organización (Figura 4). En el modelo desarrollado por SANE descubrimos tres tipos de espacios de trabajo—el privado, el privilegiado y el público—, cada uno con un uso propio y diferenciado del espacio, y con aplicación en dos escalas, la virtual y la física. EL ESPACIO PRIVADO: LA OFICINA ES LA CIUDAD Cuando esta fuerza de trabajo dispersa comenzó a considerar el mundo exterior como espacio de trabajo, las organizaciones comenzaron a tomar para sí mismas experiencias urbanas y espacios que generalmente se asociaban con la ciudad: áreas de silencio, espacios de trabajo individuales, salones de descanso, patios y cafés. Este acercamiento moderno y sofisticado incorpora, en un mismo edificio, la necesidad de espacios privados, privilegiados y públicos. Sin embargo, incluso dentro del modelo de oficinas individuales, la jornada de trabajo estandarizada—de 9 a 5—está dando paso a una mezcla de trabajo y vida, a una actividad de 24 horas al día y siete días a la semana. Aunque la necesidad del encuentro cara a cara se ha compensado gracias a la comunicación virtual, el espacio centralizado todavía sigue ofreciendo beneficios evidentes. El modelo de oficina privada fomenta la interacción informal entre colegas mediante áreas de reunión designadas y salas de conferencias. En algunas oficinas este concepto ha ido un paso más allá al valorar las ideas compartidas y transmitidas mediante una conversación informal. Progresivamente, los espacios de oficinas contemporáneos han comenzado a adoptar el enfoque de oficina compartida en el ámbito del espacio privado, permitiendo de esta manera que los dos sistemas se beneficien de la sinergia que generan los espacios compartidos. En esta visión también subyace un tercer enfoque, el de la «cohabitación», en el que distintas organizaciones comparten espacio con el fin de poner en común experiencia, conocimientos y recursos. ESPACIOS PRIVILEGIADOS O DE ACCESO POR INVITACIÓN

En el modelo del espacio privilegiado, individuos o pequeños grupos se unen dentro de un área particular de intereses para compartir un entorno gracias a una estructura de membresía y asociación de honorarios. Aunque este modelo arrancó en los años 80 y 90 por iniciativa de los promotores de espacios de trabajo para ejecutivos, que intuyeron los beneficios de compartir tecnología entre distintos arrendatarios, ha florecido entre los trabajadores del conocimiento en la década del 2000. Si bien los ocupantes del espacio privilegiado podrían optar por trabajar desde la comodidad del hogar, del café o de una institución pública, el beneficio económico y el valor cultural de la colaboración se convierten en un incentivo incuestionable. Este fenómeno de atracción no solo convoca a individuos, también las organizaciones están viendo, con mayor frecuencia, los beneficios de reducir los costes de propiedad aumentando, al mismo tiempo, la productividad mediante la colaboración. Internacionalmente establecido, este «tercer espacio» varía en términos de escala y variedad de entornos, y no llama a engaño respecto al ocio inherente en el trabajo continuo; pero siempre presenta ciertas características de diseño, incluyendo zonas dedicadas a la concentración en el trabajo, áreas de trabajo compartido y visitas de corta duración, salas de reuniones formales e informales, y también áreas donde tomar un café y espacios de socialización y de apoyo empresarial, que incluyen soporte de reprografía y tecnología. ESPACIOS PÚBLICOS: LA CIUDAD ES LA OFICINA Para algunos, la ciudad entera es la oficina. Cuando ya no es necesario albergar todos los aspectos de una organización en una única ubicación, la distribución de los espacios de trabajo en el seno de la ciudad permite a esa organización aprovechar al máximo la oferta espacial urbana. Las áreas públicas y semipúblicas como los parques, las cafeterías, las bibliotecas, las áreas comunes de un museo o las salas de espera se convierten en oficinas. En su forma más extrema, el «placemaking permeable», se difuminan los límites entre espacio y lugar. Esta metodología permite una mejor alienación cultural de los trabajadores y para las marcas globales representa la posibilidad de ofrecer a su equipo humano la elección de un ambiente que encaje con su estética individual, sus intereses y su agenda. ESPACIO INTERIOR Las exigencias del día a día son variadas. Un usuario, en un mismo día, puede experimentar la necesidad de la concentración individual, de la colaboración en grupo y de una reunión informal. En el trabajo basado en actividades (Figura 5), el aumento del espacio para usos diversos exige que tenga una funcionalidad flexible capaz de acomodar a todo tipo de usuarios. Los entornos de trabajo deberán ser capaces de acomodar todo tipo de tecnologías—pantallas grandes o múltiples, cámaras y equipos de audio...—, y en consecuencia demandarán un aumento de las posibilidades acústicas, de iluminación y de funcionalidad. El mobiliario debe ser igualmente adaptable, ergonómico y fácilmente reconfigurable para satisfacer la diversidad de necesidades. Los elementos individuales, como mesas, sillas y particiones, deben seguir siendo adaptables a todo tipo de entornos de trabajo en correspondencia con las diversas actividades que se desarrollen en ellos. Los nuevos diseños de mobiliario deben ser lo suficientemente ágiles para satisfacer el desafío de este nuevo entorno de trabajo flexible. La consultora de espacios de trabajo Despina Katsikakis define el futuro lugar de trabajo a partir de su mobiliario: «El entorno de oficina ya no se realizará a partir de filas de escritorios, actualmente una rica variedad de configuraciones difuminan los límites entre espacios personales, compartidos y públicos que desarrollan la innovación organizativa.»2 Tal como Katsikakis señala rápidamente, el futuro espacio de trabajo se

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desarrollará a partir de muebles que cumplan con funciones dinámicas, que actúen como un sistema de apoyo en vez de como un contenedor restrictivo. Además de proporcionar una funcionalidad adaptable, los espacios de trabajo corporativos deben encarnar los valores de una organización. Representar, articular una marca en un espacio físico de trabajo (Figura 6), puede ayudar a expresar la cultura y los valores de una organización. Expresivo, adaptable y humano, así vemos el futuro espacio de trabajo que se está desarrollando gracias a las demandas de unos trabajadores dinámicos, facultados por la tecnología, apoyados en su entorno y capaces de responder a los desafíos del siglo XXI. Notas bibliográficas: El estudio SANE (Sustainable Accommodation for the New Economy) ha sido financiado por la Comisión Europea en el 2002. 2 Katsikakis, 2010 1

HACIA EL DISEÑO QUE ES HUMANO

UNA ENTREVISTA CON CLAUDIO FELTRIN, DIRECTOR GENERAL DE ARPER Hace doce años, en Orgatec, Arper presentó una silla que establecería una nueva directriz de diseño para la compañía italiana: Catifa—una silla elegante, gestual, igualmente adecuada para el hogar o la oficina—. Hoy, Arper continúa tendiendo un puente entre dos mundos, el residencial y el del soft contract, poniendo el énfasis en la realización de muebles idóneos para el actual concepto de trabajo: funcionales, pero confortables; elegantes, pero modernos; compatibles tecnológicamente, pero diseñados de acuerdo con las necesidades de las personas. Estas cuestiones, que ya no son nuevas para Arper, se están enfatizando en el mercado actual. Con motivo del retorno a Orgatec, doce años después, el Director General de Arper, Claudio Feltrin, comparte con nosotros más ideas respecto a las directrices de diseño de Arper. ¿Cuáles son los elementos esenciales de un espacio de trabajo contemporáneo? Hoy en día el valor en el mercado está determinado por la innovación (en los productos, los procesos o la comunicación). La innovación solo puede generarse mediante una gestión inteligente y consciente del conocimiento y la competitividad, siempre apoyada en las tecnologías de la información y la comunicación. El uso de estas tecnologías se ha incrementado exponencialmente a lo largo de esta última década, de acuerdo con las necesidades del actual panorama de trabajo, más dinámico y capaz de adaptarse a espacios mixtos o compartidos, de acuerdo con usos más imaginativos, flexibles y sensibles. En la actualidad, la oficina tradicional es un modelo superado por nuevas tendencias. En el espacio de trabajo contemporáneo convergen los conceptos de flexibilidad y adaptabilidad. Ahora nuestras necesidades pasan por el confort (un lugar donde sentarse), por integrar la tecnología (un


lugar donde emplear la tecnología digital) y por la adaptabilidad (las posibilidades de reconfigurar el espacio). ¿Cómo han cambiado las expectativas de los usuarios de muebles desde que Arper inició su actividad? ¿Cómo ha respondido Arper a esas expectativas? Desde sus orígenes, Arper ha ofrecido muebles relacionados con el soft contract—todo tipo de espacios públicos con la excepción de la oficina operativa—y con el ambiente doméstico contemporáneo. Siempre hemos pensado los espacios públicos desde una perspectiva abierta. Creemos que la combinación de belleza y flexibilidad que tradicionalmente se relacionaba con los ambientes residenciales también puede aplicarse a los espacios públicos o de trabajo. Por lo tanto, desde la perspectiva del marketing, no hemos comunicado nuestros productos en relación con un contexto de uso determinado. Sin embargo, fue el propio público el que eligió Catifa, por ejemplo, como el producto idóneo para el tipo de oficina que emergía en aquel momento. Una «soft office» busca un equilibrio confortable entre forma y función focalizado en técnica y función. Como respuesta a esta evolución, nos planteamos las áreas comunes dentro de las oficinas, desarrollamos sistemas de asientos para relajarse o esperar, y también mesas, pero todavía no nos habíamos interesado por ofrecer un enfoque estético y técnico a las tradicionales sillas de oficina y a su aspecto mecánico. En los últimos años, la percepción respecto a los objetos técnicos ha cambiado impulsada por el desarrollo estético de las ICT: ahora el público ha descubierto que un objeto funcional también puede ser un objeto bello. La evolución social en los espacios de trabajo junto a la humanización y la búsqueda de belleza en la tecnología nos ha llevado a pensar en un acercamiento distinto a las sillas de oficina y al resto de mobiliario especialmente concebido para los ámbitos de trabajo. ¿Cómo han afectado los cambios en los métodos de trabajo (tecnología wireless, trabajo doméstico, trabajo en espacios públicos como un café o un hotel...) en la línea de los diseños de Arper? ¿Arper diseña en busca de la multifuncionalidad? La actividad desarrollada a partir de las nuevas tecnologías ha cambiado por completo el escenario de los ambientes de trabajo: todos los aspectos de nuestras vidas han acabado por integrarse, incluidos nuestros espacios de trabajo. Estos cambios también han ayudado a la gente a buscar «el menos es más» en sus espacios de trabajo: menos distracciones, menos ruido, menos banalidad. En la actualidad, el mercado está atento a los productos que destacan por su flexibilidad y su adaptabilidad tanto a espacios privados como públicos. Esto también encaja perfectamente con los espacios de trabajo contemporáneos. Arper se ha centrado en la flexibilidad y la adaptabilidad desde que presentó Catifa en Orgatec hace ya 12 años. Catifa es el manifiesto de este concepto desde que lanzamos Catifa 53 en el 2001, que ya contaba con siete tipologías distintas de bases y opciones, lo que la convertía en una colección adaptable a diversos ambientes y usos, también de trabajo. Aunque hoy en día esto pueda parecer bastante común, en su momento supuso un acercamiento innovador. Después de Catifa continuamos desarrollando sistemas de productos articulados alrededor de esta idea de «adaptabilidad y consistencia»: la colección Zinta es el más reciente y directo ejemplo de esta actitud. En algunos casos, la transformación de la oficina tradicional hacia un concepto más abierto de los entornos de trabajo ha abierto muchas oportunidades para los productos de Arper, pero también nos ha empujado a replantearnos qué significa la innovación para nosotros. El concepto de «Soft Tech»—innovaciones tecnológicas con una aproximación holística, desarrolladas en

armonía con las necesidades de la gente— estará perfectamente representado en las colecciones que presentaremos aquí, en Orgatec. ¿Cuáles son los nuevos productos que Arper ha desarrollado de acuerdo con estas nuevas necesidades? La idea que subyace tras el «Soft Tech» es la de crear productos adaptables que ofrezcan un confort natural empleando la tecnología de un modo que resulte visualmente ligero. Estas ideas han tenido una aplicación concreta en las nuevas colecciones Kinesit, Catifa Sensit y Parentesit. Todos estos productos están perfectamente concebidos a partir del ADN de Arper. Son estéticamente refinados y esenciales; inteligentes, porque están diseñados respetando las normas que ellos mismos representan; funcionales, porque están desarrollados en distintas versiones que todavía se amplían más gracias a la costumización; y, sobre todo, consideran a las personas desde una perspectiva holística, porque la gente busca espacios de trabajo que resulten empáticos y bellos, ligeros, poco formales. Estamos convencidos de que estos productos amplían los límites técnicos de Arper y constituyen el siguiente paso lógico en nuestro espíritu. Tomemos a Kinesit como ejemplo. Una de las cualidades de esta butaca es su ajuste lumbar en altura, el respaldo puede regularse mediante un mecanismo sensible al peso que permite la oscilación adecuada para lograr un confort efectivo. Pero, en Kinesit, es la butaca la que responde al movimiento natural del cuerpo, y no a la inversa, cuando el cuerpo tiene que adaptarse a los límites que impone una silla de oficina tradicional. Y, sobre todo: los mecanismos que permiten esta libertad y confort están integrados y ocultos en una forma elegante y orgánica. Cuando la contemplamos—especialmente en su versión tapizada—es difícil imaginar que una forma tan bella albergue una tecnología tan funcional. Estamos seguros de que esta colección será muy bien acogida por un público que aunque hoy en día no es mayoritario tiene un gran potencial, tanto en espacios de trabajo como en el ámbito doméstico. ¿Qué importancia tiene la estética en los espacios de trabajo? ¿Cuál es papel que juegan la belleza y la funcionalidad en la transformación del diseño interior? ¿Cómo afecta la estética de un espacio de trabajo a la actividad que se desarrolla en su interior? Estoy convencido de que el ambiente afecta a las acciones que suceden en su interior. Arper es una compañía italiana y en Italia estamos rodeados por la belleza del paisaje, de la arquitectura, de la comida... todo esto configura nuestra percepción y nuestros valores. Cuando el éxito de una compañía está basado en el talento y la capacidad de innovación de las personas, se establece un entorno que favorece la eficiencia y, algo más, la identificación. Los entornos de trabajo bellos e inspiradores son necesarios para las personas que trabajan en una compañía, pero también son capaces de atraer a otras personas con talento que quieran colaborar con ella. Pero, para que una compañía funcione bien, no solo es necesario un buen entorno de trabajo. Una compañía también necesita satifacer las expectativas y requisitos de los empleados especializados y de todos aquellos que trabajan con el conocimiento: una buena organización, con una burocracia mínima y una estructura lo más horizontal posible, un sistema que apoye el trabajo, tanto el que se realiza de forma autónoma como el colectivo, que se apoya en la visión y en los objetivos, y no en las reglas. Cuando se aplican todos estos factores, los trabajadores no solo encuentran sentido a su trabajo, también disfrutan con él.

UN BRILLANTE ESPACIO DE TRABAJO

de los trabajadores y, como la misión de la empresa, allana el camino para un crecimiento sostenido, para un futuro basado en los valores humanos.

UNA VISION HOLISTICA DEL ESPACIO DE TRABAJO

Cuando una empresa emplea formas alternativas de pensamiento, su espacio de trabajo debe ser igualmente innovador. La compañía holandesa Eneco suministra gas natural, electricidad y calefacción a más de 2 millones de clientes. Pero, además de los tradicionales servicios comerciales, Eneco también está a la vanguardia de la implantación de energías alternativas, como la eólica, la hidroeléctrica o la solar, en los hogares y las empresas de los Países Bajos. La misma filosofía progresista se aplicó en la planificación de la nueva sede de la empresa en Rotterdam, desarrollada por Hofman Dujardin Architects junto a Fokkema & Partners. Inaugurada en 2012, Eneco Rotterdam ha reducido al 100% sus emisiones de carbono gracias a 288 paneles solares instalados en la azotea y al sistema fotovoltaico «suntrack», que rastrea el arco diario del sol para aprovechar su energía. De promedio, los paneles solares generan suficiente energía para cubrir las necesidades de 50 familias. La necesidad de fuentes de luz artificial se compensa mediante el espectacular atrio central, que inunda de luz natural los 270.000 pies cuadrados del edificio. La luz del sol se refleja en el suelo y las paredes blancas reduciendo todavía más la necesidad de iluminación eléctrica. Como una puntuación en la luz, el espacio en blanco enmarca pozos de color que son un manifiesto del carácter pionero de Eneco. Las áreas de asientos delineadas por el color, que están colocadas esporádicamente por todo el edificio, se ofrecen para satisfacer una amplia gama de estilos de trabajo y opciones para los 2.100 empleados de la empresa. Grandes mesas comunes ofrecen áreas de trabajo compartido o un buen lugar para reunirse, mientras los sillones y los espacios privados permiten el trabajo a solas o la reflexión. Se anima a los trabajadores a elegir el área y estilo de trabajo que mejor se adapte a sus necesidades: reflexivo y concentrado, en colaboración, móvil o fijo. La diversidad de colores y materiales utilizados en cada espacio da un sentido de identidad y personaliza cada área, y también sirve como puntos de navegación dentro del edificio. Los trabajadores son libres de migrar entre estos entornos flexibles, encontrar el que encaje con ellos ese día, esa semana o tal vez solo por unas horas. En Eneco se potencian los hábitos de trabajo saludables y a cada individuo se le ofrece la oportunidad de contribuir al bien común. Los trabajadores tienen la opción eficiente de no tomar el ascensor gracias a las grandes escaleras que conectan la planta abierta. Para aquellos que viven fuera del alcance de la cercana estación de transporte público de Rotterdam Alexander, está disponible una flota de coches electricos que facilitará sus viajes. Exhuberantes, los jardines verticales purifican el aire y proporcionan oxígeno limpio. En el centro, un gran café y un comedor ofrecen a los trabajadores la oportunidad de conocerse, socializar, descansar o, simplemente, disfrutar de un café. El resultado de una arquitectura inspiradora, focalizada en mejorar el lugar de trabajo, es un ambiente solidario, estimulante y acorde con los ideales de Eneco. Este sistema dinámico pone en valor el comportamiento

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UNA ENTREVISTA CON LIEVORE ALTHERR MOLINA Los diseñadores Alberto Lievore, Jeannette Altherr y Manel Molina—también conocidos como Estudio Lievore Altherr Molina—han colaborado desde hace más de 15 años con organizaciones de todo el mundo en el diseño de producto, la consultoría y la dirección de arte. Desde su sede en Barcelona, Lievore Altherr Molina ha obtenido el reconocimiento internacional por sus trabajos, incluyendo el Premio Nacional de Diseño en 1999. Ese mismo año Lievore Altherr Molina inició su colaboración con Arper, diseñó algunos de los muebles más reconocibles de la compañía, como la colección Leaf y la icónica Catifa, que este año ha renacido como Catifa Sensit, una silla de trabajo con una forma mínima y funcionalidad dinámica. Lievore Altherr Molina ha desarrollado diseños de muebles que fusionan elegancia con adaptabilidad a las necesidades cambiantes que ha experimentado la oficina en esta última década. En respuesta a la creciente demanda de privacidad en espacios comunes o abiertos, este año los diseñadores presentan Parentesit, una partición de usos múltiples. En esta entrevista los diseñadores comparten sus ideas con respecto a su proceso de trabajo y a las necesidades cambiantes de los lugares de trabajo. ¿Cuáles son las demandas de la oficina contemporánea? ¿Cómo han evolucionado las oficinas? El paisaje de la oficina ha evolucionado hacía la complejidad. En general, la gente tiende a pensar que la oficina es el lugar en el que trabaja; pero esto no es cierto. El trabajo se está volviendo cada vez más un asunto ligado a la comunicación y a la discusión dentro de un grupo, ya no se trata exclusivamente de trabajar solos detrás de un escritorio. La oficina clásica todavía existe, pero en paralelo hay muchos otros conceptos de la idea de oficina, muchos de ellos, con grandes espacios abiertos, necesitan que convivan dos posibilidades: la del espacio compartido apto para la discusión y la del espacio idoneo para la concentración individual. Hoy en día hay muchas formas de «oficina» diferentes: espacios para compartir, star-ups, oficinas temporales y virtuales que solo utilizas ocasionalmente, espacios de oficina que pueden alquilarse por horas, días o semanas—como un hotel—; y otros espacios de trabajo, como el hogar, la calle, los hospitales, las escuelas y los restaurantes. La oficina clásica también ha cambiado gracias a la tecnología. Un espacio de trabajo personal, demasiado pequeño para dar cabida a un grupo, puede convertirse en una sala de reuniones gracias a la videoconferencia. Tu zona privada, tu pequeña


oficina, se convierte en una sala de reuniones digital y la necesidad de privacidad y de una acústica de calidad se convierte en algo muy muy importante; por ejemplo, no resulta cómoda una reunión a través de Skype en un espacio compartido o rodeado de paneles de vidrio. Pero lo fundamental es que nosotros hemos cambiado y que ha cambiado nuestra percepción del entorno y nuestras aspiraciones con respecto a un lugar con el cual nos podamos identificar. ¿Cómo se crea un entorno de trabajo cómodo e inspirador? ¿Cómo se perciben los cambios en las interacciones dependiendo de si el espacio está cerrado o es comunal, abierto? Siempre nos ha interesado el lado humano de las cosas. Nuestro espacio de trabajo es un lugar al que regresamos día tras día. Pasamos más tiempo con nuestros compañeros de trabajo que con nuestros amigos. No hay duda, el trabajo es una parte importante de nuestra vida. Entonces, ¿Por qué aceptamos vivir en espacios de trabajo sin vitalidad? Aceptamos convenciones, hábitos. Aceptamos que el mobiliario de oficina exprese una especie de «lenguaje de producto», como una fotocopiadora o un ordenador. Pero si las empresas actuales crean productos que son tan intuitivos y bellos como funcionales, ¿por qué deberíamos seguir utilizando un mobiliario que se parezca a un viejo PC? El mobiliario de oficina tradicional parece estar diseñado para que el trabajador se sienta como una pequeña pieza en el gran sistema de la compañía mediante una atmósfera anónima, estéril e industrial: suelos grises, planchas de metal y portafolios. No podemos creer que este tipo de espacios industriales sean el ambiente que la sociedad necesita para crecer en creatividad, comunicación e ideas para el futuro. Sin embargo ¿la verdad es lo contrario? ¿Un espacio resulta inspirador si es brillante y llamativo como un parque de atracciones? Un parque de atracciones tal vez sea divertido por un momento, pero luego puede convertirse en una provocación, incómoda, no es un espacio que pueda relacionarse con lo cotidiano. ¿Cómo puede un espacio resultar inspirador, mientras sigue siendo tranquilo, respetuoso, amigable y equilibrado? Tal como sucede con las interacciones humanas, un espacio debe ser cómodo para que sea capaz de ofrecer lo mejor. Un buen espacio de trabajo es un espacio cómodo. Pero, más allá del confort físico, el espacio de trabajo debe ser un sistema equilibrado de todos los factores que interactúan con las personas: el cuerpo (espalda, ojos, oídos), la mente (concentración, interacción) y el alma (comodidad, seguridad, identificación, inspiración). El usuario afecta al espacio del mismo modo que el espacio afecta al usuario. Arper ha sido un gran socio en el sentido de que compartimos la preocupación con respecto a la interacción entre las personas y el espacio. Creemos firmemente que los muebles deben ofrecer comodidad—visual, física y emocional—y también contribuir a dar sentido a un lugar. Por todo esto nuestra labor a menudo se ha centrando en la difusa intersección entre los espacios domésticos y el contract. Si asociamos a los hogares con lo humano— después de todo, el hogar está donde está el corazón—, entonces ¿cómo podemos incorporar corazón al contract? La oficina se está convirtiendo en algo más suave, más doméstico y más flexible. Ya no es una gran máquina de trabajo homogénea. Las jóvenes generaciones ya no viven para trabajar, trabajan para vivir. Están buscando un equilibrio mejor y más fluido entre los dos mundos. Y, en consecuencia, las compañías se están adaptando. Los entornos deben ser compatibles con diversos tipos de trabajo y con los distintos tipos de personas que habitan en el lugar de trabajo; esta exigencia requiere la creación de diferentes hábitats: una gama completa de espacios privados, semiprivados y públicos.

¿Qué consideraciones de diseño se tuvieron en cuenta en la creación de los paneles Parentesit? ¿Por qué necesitamos privacidad? Este es un tema que tratamos casi a diario en nuestra oficina. En general, tendemos a rechazar los cierres, buscamos espacios, grandes, abiertos, brillantes, expresivos y con perspectivas. Pero entonces descubrimos que los espacios abiertos también nos producen una cierta intranquilidad. Esto ha provocado algunas discusiones en torno a la necesidad de protección, a la concentración y a la privacidad. En las zonas comunes, por razones de seguridad, se demanda una iluminación general, brillante y plana; pero que anula la posibilidad de que el espacio tenga una atmósfera propia. Incluso desde una perspectiva antropológica, los espacios pequeños crean una sensación de intimidad, al contrario que los grandes espacios abiertos. Somos más conscientes de la necesidad y las cualidades de la privacidad, no solo desde el punto de vista visual, también acústico. Igual que en la iluminación, una buena acústica no equivale a anular todos los sonidos, sino a ofrecer un tratamiento para esa cuestión. Igual que con la luz, es bueno contar con un fondo suave que nos permita concentrarnos en los tonos más brillantes y cercanos. Para nosotros la privacidad es más que un muro, es un sentido de lugar, es calidez, tranquilidad, identificación y pertenencia. La privacidad es un sistema holístico. ¿Cuál fue el proceso de diseño de Parentesit? ¿Cómo se emplea Parentesit en los espacios de trabajo? Parentesit es un sistema acústico de paneles de absorción (no bloquea el sonido) de sonido que proporciona comodidad mediante privacidad. Pueden emplearse de muchas maneras diferentes. Los paneles están cubiertos con tela con costuras decorativas que aportan definición y sentido. Los paneles pueden dividir el espacio de manera independiente, con diferentes alturas y acabados, y ayudan a crear un ambiente de sala de estar combinados con asientos de Arper, como los taburetes tapizados Pix, las sillas Catifa 80 o Colina. Este espacio se convierte en un pequeño refugio en el contexto de una oficina más grande. Los paneles también pueden albergar un solo asiento, lo que permitiría una videoconferencia entre dos personas, o un momento de relax o concentración para un solo individuo. O pueden acoplarse a un sofá de dos plazas o de un tamaño más grande, lineal o en ángulo, apto para pequeñas reuniones. Empleando los mismos paneles, la parte posterior puede ampliarse con otros paneles hasta crear un ambiente o un clúster, un pequeño espacio privado detrás del sofá. De este modo se pueden combinar espacios de reunión de diferentes tamaños. Parentesit también puede utilizarse como panel mural fonoabsorbente. Inicialmente Arper lo desarrolló para showrooms y oficinas con muros y suelos de vidrio y hormigón, muy reflectantes; pero demasiado interesantes como para cubrirse con alfombras o con paneles murales completos. Buscamos el equilibrio adecuado: tranquilo, pero no anónimo; en segundo plano, pero que demande una mirada. Los paneles murales tendrán formas icónicas, esenciales, pero muy gráficas, un círculo, un cuadrado o un óvalo, que podrán reunirse en diferentes composiciones. El equilibrio de una obra de gran tamaño, con formas puras, color y líneas aplicadas a partir de una paleta de opciones que permiten calibrar la expresión del muro, de discreta a fuerte. Parentesit crea función y significado y, al mismo tiempo, actúa como elemento expresivo y cumple con el objetivo de Arper: cumplir una función sin sacrificar calidez ni belleza.

NUEVOS PRODUCTOS

CROSS

KINESIT

Design by Fattorini+Rizzini+Partners, 2014

Design by Lievore Altherr Molina, 2014 UNA TECNOLOGIA HUMANA Kinesit es la primera silla de trabajo realizada por Arper. A partir de un diseño ligero y minimalista cumple con las disposiciones técnico-normativas vigentes con respecto a este tipo de productos. Incorpora un mecanismo que permite un movimiento sincronizado sensible al peso y un regulador de altura discretamente situados bajo el asiento para corregir el excesivo desorden visual que podría tener su silueta. Dentro del delgado marco del respaldo se esconde una barra de soporte lumbar ajustable que ofrece un apoyo adicional sin ocupar más espacio que el necesario. Los ajustes del asiento y el respaldo permiten a la carcasa un ajuste perfecto a la tipología de cada individuo para lograr una óptima comodidad de uso, incluso durante largos periodos de tiempo. Kinesit puede costumizarse con todas las telas del catálogo Arper.

CATIFA SENSIT

Design by Lievore Altherr Molina, 2014 ELEGANCIA EN ESTADO PURO La silla Catifa Sensit tiene una silueta rotunda concebida para hogares y ambientes de trabajo sofisticados, que asegura siempre el confort sin artefactos antiestéticos. Catifa Sensit ofrece la funcionalidad de una silla de trabajo tradicional, pero sin que la mayor parte de la tecnología sea visible. Un mecanismo integrado que sincroniza los movimientos, permite a Catifa aliviar la presión en la zona lumbar sin interrumpir la sobriedad y elegancia de su forma. Tan acogedora como esencial, Catifa conserva su elegancia y sus líneas atractivas mientras ofrece al cuerpo un apoyo ergonómico con sus líneas suaves.

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ROBUSTA, CON LÍNEAS GENEROSAS Adaptable, abierta y generosa, Cross resulta igualmente adecuada para las salas de reuniones, los espacios residenciales o los entornos de trabajo en colaboración, gracias a sus posibilidades de personalización. Las dimensiones de Cross, escultóricas y arquitectónicas, la hacen adecuada para una reunión temporal sobre la marcha, para reuniones en grupo o como mesa de trabajo comunitario con suficiente espacio para compartir. Está dotada de una estructura sólida y de una base segura, forma un sólido y acogedor espacio donde crear. El canal central permite la conexión de distintos ordenadores y crea un espacio de trabajo solidario, adaptable a las necesidades cambiantes de una oficina dinámica y contemporánea. Cross ofrece un espacio de trabajo flexible y solidario con un estilo indiscutible.


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Credits Photo: — Matthijs van Roon 9 - 17, 77, 79 - 83 — Nick Guttridge 21 - 27 — Salva Lopez 31 - 39 — Pietro Savorelli, Studio Archea, Biblioteca di Nembro 43 — Marco Covi 44 - 51, 73 - 75, 79 - 83, 84 - 89 — bpk | Jörg F. Muller 55 - 61 — Filip DUJARDIN Architect Nicolas BLONDEEL 67 — Lubica Fahr 68 — Philip Vile 70 — Varianti 71 — Marco Covi, Andrea Maffei Architects Studio 72 — Inga Powilleit 74 llustrations: — Michael Kirkham 6, 4, 15, 18, 28, 36, 37, 40, 48, 52, 61 Cover llustration: — Michael Kirkham Concept, Editorial & Design Direction: — 2x4 Consultation: — Lievore Altherr Molina — Emeyele Copy: — Abbye Churchill — Jeannette Altherr Translations: — Achim Wurm — Albert Mauri — Anne-Sophie Milard — Arper — Just! Venice Colour separation: — Sartori Group srl Printed by Litopat SpA Contributors — Davidegroppi www.davidegroppi.com — Kasthall www.kasthall.com — Discipline Srl www.discipline.eu — Crane Building, pag. 28-39, developer Dorrington PLC, Architects Allies & Morrison www.thecranebuilding.co.uk

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