L’ufficio tradizionale non esiste più e sempre più il luogo in cui lavoriamo coincide con quello in cui viviamo. Ci muoviamo continuamente fra spazi, stati d’animo, discipline e idee. Le classificazioni tradizionali sono cambiate: i caffè ora sono biblioteche, le sale d’attesa degli aeroporti sono sale conferenze e i giardini aule studio. Le destinazioni d’uso degli ambienti sono meno rigide, più fluide, generose, flessibili e varie. Diamo forma agli spazi che ci circondano per far vivere i nostri valori e ideali, non solo la nostra produttività o efficienza. Progetti, obiettivi, passioni e distrazioni si collocano in un certo spazio tra il lavoro e il mestiere di vivere. É così che noi oggi viviamo e lavoriamo. The “office” is no more: we live, we work. We move seamlessly between spaces, states of mind, disciplines and ideas. All the categories have changed: cafés are libraries, airport lounges are conference rooms, and gardens are study carrels. Today’s contract world is softer, more fluid, more generous, more adaptive, and more diverse. We shape our environments to model our values and ideals, not only our productivity or efficiency. Our projects, our purpose, our fun, our distractions fall somewhere between work and the business of living. This is our work life.
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IN BRIEF
Lavorare da Casa Home/Work 7
Il progetto Bardi’s Bowl Chair The project of Bardi’s Bowl Chair 68
Il mio Lavoro è la mia Vita My Work is my Life 17
Costruire la Pace Building Peace 72
Un Continuum Creativo Co-Creative Continuum 27
Il lavoro come Vita Work for Life 74
Un Laboratorio per Imparare Laboratory for Learning 39
Report on Showrooms Report on Showrooms 78
Un Luogo d’Incontro A Gathering Place 49
Nuovi Prodotti New Products 80
Prendersi Cura delle Persone The Work of Care 57
Texture & Tone Texture & Tone 88
Translations 89 Credits 99
WORK
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Lavorare da Casa
I confini tra vita lavorativa e personale sono sempre più fluidi. La nostra routine quotidiana non è più rigidamente divisa tra le otto ore di lavoro e il resto della giornata, che dedichiamo al partner, alla famiglia e a noi stessi. La casa, oltre a essere il luogo in cui viviamo, è diventata anche lo spazio in cui creiamo, collaboriamo o gestiamo la nostra attività. La casa riflette il nostro gusto e il nostro senso estetico. Dalle opere d’arte appese alle pareti, agli scaffali della libreria che riempiono lo studio, fino alla scelta dei più piccoli accessori, è uno spazio che riunisce le nostre passioni, il nostro lavoro e la nostra vita in un tutt’uno coeso. Qui riceviamo i clienti e organizziamo feste. Rispondiamo alle email e partecipiamo a videoconferenze. Invitiamo anche artisti e colleghi a presentarci i loro lavori, perché incontrarsi in uno spazio familiare e
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Lavorare da Casa
raccolto rende possibile un confronto fluido e aperto. La casa esprime i nostri gusti personali e fa da eco al nostro io professionale: riflette una vita non più divisa tra famiglia e lavoro, restituendo piuttosto l’immagine di una persona nella sua completezza. The lines between work life and home life are blurred. Our daily routines are no longer confined to a fixed division of eight-hour workday and then the separate world of home, partners, family, self. Rather, home is more than a space for living; it is a place for creation, collaboration or business. Home is a reflection of our personal taste and aesthetics. From the artwork we hang on our walls to the bookshelves that line our office to our selection of salt and pepper shakers — this space convenes our passions, our work and our lives in one cohesive environment. Here we receive clients and host dinner parties. We respond to emails and take conference calls. Artists and colleagues are welcomed to show work — holding meetings in this intimate space allows for fluid and open discussion. Home displays our personal taste and echoes our professional selves — a reflection of a life no longer divided between a job and a personal life, but rather an image of a complete person. ENG
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Home/Work
Lavorare da Casa
“Lavorare da casa mi dà la possibilità di vivere appieno la mia vita. Mantengo i miei spazi, ma al tempo stesso posso dedicarmi al lavoro con una tranquillità per me fondamentale per svolgere la mia attività”. ELANA, CURATRICE
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Home/Work
Lavorare da Casa
“Working from home affords me the opportunity to live life as a holistic person. I live my personal life, immersed in my work with the privacy that I find important to my process.� ELANA, CURATOR
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Il mio Lavoro è la mia Vita
MY WORK IS MY LIFE Ci sono professioni che impongono una divisione netta tra lavoro e divertimento, e poi ci sono alcuni fortunati per i quali lavorare equivale a divertirsi. Queste persone sono talmente innamorate delle loro passioni che sembrano non sentire mai l’esigenza di prendere una pausa. Il lavoro dà loro slancio, per loro è vita. Situato a pochi chilometri di distanza dalla frenesia della città, questo spazio cambia e si evolve, adattandosi ai ritmi di un lavoro dinamico in continua evoluzione. È un incubatore di idee dove nascono ogni giorno nuove collaborazioni, grazie all’incessante passaggio di visitatori e colleghi. Lo spazio è neutro, pronto ad accogliere le creazioni più diverse: la costruzione di un set o la preparazione di un servizio fotografico, l’allestimento di un evento, di una performance o di una
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Il mio Lavoro è la mia Vita
mostra improvvisata. Le pareti sono come tele bianche, lasciate vuote per consentire alle idee di imprimersi, e trasformarle inevitabilmente in un palcoscenico ideale dove le creazioni si susseguono. Il frigorifero contiene tutto il necessario per lavorare: rullini, prodotti chimici per lo sviluppo delle pellicole, ma anche, occasionalmente, cibo da asporto. Pulito e minimale, questo studio può trasformarsi in qualsiasi cosa: non è solo un luogo dove dormire, ma uno spazio dove dare forma a una visione creativa. There are the kinds of careers that call for a division between work and play. And then there are the lucky few for whom work can feel like play. Those charmed ones who are so enamored by their passions that the quitting bells never seem to ring. Their work drives them; it is life. A few miles outside of the urban bustle, this space changes and grows to suit a burgeoning career. In this incubator of ideas, collaborations happen daily with the ever-changing roster of visitors and colleagues. The space is raw and ready to support the widest range of creative production: the building of a set or preparation for a shoot, staging for an event or performance or even an impromptu exhibit. Walls are a blank canvas, left stark to allow ideas to permeate and then, inevitably, the same walls become a showcase for a rotating body of work. Refrigerators are stocked with a laundry list of creative essentials: film stock, processing chemicals and the occasional take-out. Clean and minimal, this studio can transform into whatever is needed — not just the necessary place to sleep, but a tool kit to execute a creative vision. ENG
“Lavorare e vivere nello stesso loft facilita il mio lavoro creativo. Se un’idea mi viene in mente alle due del mattino, devo solo alzarmi dal letto, fare pochi passi fino alla scrivania e iniziare a lavorare”. KARL, FOTOGRAFO
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My Work is my Life
Il mio Lavoro è la mia Vita
“Working and living in the same loft allows me to create whenever I am inspired. If it is two in the morning and an idea comes into my head I just get out of bed, walk a few feet to my desk and get started.” KARL, PHOTOGRAPHER
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My Work is my Life
Il mio Lavoro è la mia Vita
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Un Continuum Creativo
CO-CREATIVE CONTINUUM In fisica si sa che un oggetto ha una certa quantità di energia e che questa energia cambia in base alla disposizione degli elementi che lo compongono. In altre parole, un arco teso contiene più energia di un arco appoggiato a un albero: l’interazione fisica tra gli oggetti presenti in uno spazio ne aumenta la tensione. Questa manifestazione prende il nome di energia potenziale. Il nostro ufficio condiviso riflette questo fenomeno. Nello stesso spazio convivono diverse attività, progetti creativi, metodi di lavoro, stili di pensiero e personalità. Un editore può trovarsi seduto accanto a un avvocato, un designer di fronte a un programmatore di computer o a un agente letterario. Oppure, un gruppo di amici che lavora separatamente, potrebbe decidere di unire le proprie risorse.
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Un Continuum Creativo
Lo spazio si riempie dei rumori delle persone che lavorano e collaborano: il ticchettio delle dita sulla tastiera, una telefonata o una videoconferenza, le discussioni da una parte all’altra della scrivania che fanno scaturire la scintilla di una nuova idea. La colonna sonora è uguale per tutti, ma il lavoro che prende forma dall’uso degli strumenti condivisi può variare moltissimo. Al centro di questa contaminazione si genera una nuova forma di energia. Ascoltando per caso le conversazioni telefoniche, chiacchierando insieme durante la pausa pranzo in una zona comune, o dando un’occhiata alla bacheca del vicino, le idee si mescolano l’una con l’altra dando vita a nuovi modi di lavorare, sia in gruppo sia individualmente. Conversazioni che poi proseguono in una cena dopo lavoro, dove si scambiano storie ed esperienze. Questo spazio di lavoro condiviso e collaborativo crea una propria energia, dalla quale non si sa mai cosa può nascere: noi lo chiamiamo “potenziale”. In Physics, we understand that an object maintains a certain amount of energy and that this energy changes based on the relative position of the object. In other words, a drawn bow will contain more stored energy than if the bow were resting against a tree — the physical interaction of objects creates a heightened environment. We call this potential energy. Our shared office mirrors this phenomenon. Within one communal space, we find a diverse grouping of industries, creative projects, working methods, thinking styles and personalities. An editor might find herself seated next to an attorney; a designer might sit across from a computer programmer or literary agent. A group of friends who work independently might elect to share resources. The air is filled with the sounds of work and collaboration: fingertips on keyboards, a phone call or video conference, and conversations across the desk that spark a new idea. This soundtrack is universal, but the work created using these shared tools can vary greatly. At this nexus of cross-pollination, a new form of energy is created. Overheard phone conversations, a shared lunch break in common areas, a glance at a neighbor’s pin up board: ideas begin to rub up against one another and we find new ways of working, both as a group and independently. These conversations spill over into a dinner after work where stories are exchanged. This shared collaborative workspace creates its own friction — you never know what might develop. We call it potential. ENG
“Spesso le più grandi intuizioni possono provenire da altre discipline. Che si tratti di un’idea geniale per risolvere in modo nuovo un problema, o della capacità di far proprio il punto di vista di uno sguardo estraneo e obiettivo, l’incontro di esperienze diverse può dare nuovo slancio al processo creativo”. SANDRA, DESIGNER
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Co-Creative Continuum
Un Continuum Creativo
“Often the biggest moments of insight can come from other disciplines. Whether it’s inspiration on a unique approach to solving a problem, or just being able to get the perspective of someone less close to the work, having a mix of backgrounds can rejuvenate the creative process.” SANDRA, DESIGNER
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Co-Creative Continuum
Un Continuum Creativo
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Un Laboratorio per Imparare
LABORATORY FOR LEARNING In ambito scolastico, il contesto nel quale si studia può essere importante quanto la lezione stessa. Ed è per questo che gli ambienti dinamici favoriscono le nuove scoperte attraverso modelli di apprendimento diversi, come colloqui a due, progetti di gruppo e dibattiti di classe. In mensa, ad esempio, i tavoli e le sedie sono disposti in modo da poter accogliere piccole assemblee di studenti durante l’arco della giornata o gruppi più numerosi all’ora dei pasti. Questi ambienti sono fondamentali, non solo per il loro valore funzionale, ma anche perché offrono un’oasi psicologica, predisponendo le menti alla formazione. Al tempo stesso, in questo edificio non sono state considerate solo le necessità degli studenti, ma sono state valutate anche le esigenze degli insegnanti, dello staff e dei genitori, in quanto parte della comunità IT
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Un Laboratorio per Imparare
scolastica. Per gli insegnanti, un’aula deve essere funzionale allo studio, alla riflessione e al confronto non solo con gli studenti, ma anche con i colleghi. Attraverso lo spazio si riesce così a modellare e sviluppare una società di pensatori. Ciò che ci circonda, aiuta a sviluppare il nostro senso critico. Quello che uno studente avrà imparato fra queste mura inciderà sulla formazione della sua personalità. La scuola ha un’influenza che va oltre l’insegnamento ufficiale: orienta le scelte future della persona, trasmette le idee di comunità, di collaborazione e formazione permanente. La conoscenza e il rispetto di quanto è avvenuto nel passato e la possibilità di crescere nel futuro costituiscono la base ideale per educare gli uomini di domani. In education, a student’s environment can be just as impactful as the lessons learned. Dynamic environments are created to instigate new discoveries through various styles of learning: one-on-one talks, group interactions and full class discussions. In dining spaces, chairs and tables are arranged for small gatherings of students or larger groupings for communal meals. These spaces form a foundation for each student — not only as physical support structure, but also as a mental sanctuary that paves the way to a student’s future. Within these walls however, it is not only the student’s needs that must be considered. How a space functions is of equal consideration to the teachers, staff and parents who make up a school’s community. For educators a classroom must operate as a space for learning as well as a space of reflection and discussion with student but also among colleagues. Space helps shape a scalable society of thinkers. The lessons learned within these walls irrevocably shape the person a student will become. From inspiring future choices to shaping ideas of community, collaboration and life-long learning, the impact of a school extends beyond formal education. These factors confer to create a setting ideally crafted for raising the people of tomorrow: knowledge and respect of what has come before, and room to grow into the future. ENG
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Laboratory for Learning
Un Laboratorio per Imparare
“Ritengo che uno studente sia più predisposto ad apprendere se gli spazi dell’edificio scolastico sono accoglienti e stimolanti. L’aula dovrebbe essere un luogo dove sollecitare intellettualmente lo studente, facendolo sentire, al tempo stesso, emotivamente a suo agio”. TOMAS, INSEGNANTE
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Laboratory for Learning
Un Laboratorio per Imparare
“When a student walks into a building or a classroom and sees that the adults have put thoughtful care in creating an inviting, stimulating space, I like to think the student will be more open to the experience of learning. The classroom should be a place where a child can be challenged intellectually and at the same time feel emotional security.� TOMAS, TEACHER
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Laboratory for Learning
Un Laboratorio per Imparare
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Un Luogo d’Incontro
GATHERING PLACE L’orchestra del bar si sta accordando: esegue una sinfonia composta dallo sbattere dei piatti, dagli strilli della macchina del caffè espresso, dal boom-boom-boom dei bassi riprodotti dallo stereo e dal brusio di voci, che si uniscono in un crescendo di sottofondo. In mezzo a tutti questi suoni, si delinea un ensemble diverso: una blogger osserva la folla e di tanto in tanto prende appunti su un computer portatile; accanto a lei, uno scrittore assorto annota qualche riga su un taccuino, mentre due studenti poco lontani studiano sui loro libri. Due amici chiacchierano, interrotti solo dall’arrivo delle bibite che hanno ordinato; accanto a loro un giornalista inizia la sua intervista. Il bar ferve nell’attività, mentre lavoro e momenti privati si fondono in un tutt’uno. IT
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Un Luogo d’Incontro
In questo ambiente rilassato, tra miriadi di voci e movimenti, lavoro e vita personale convivono. Un meeting d’affari si trasforma in una chiacchierata fra amici. Si scrivono email dando un’occhiata al proprio blog preferito. Passare da un’attività a un’altra è stimolante. A volte basta solo cambiare scenario… e prendere una tazza di caffè. The orchestra of the café is getting in tune. A staccato of clanking plates, espresso steam shriek, the boom-boom-boom bass and the hum of chattering voices conspire together in a wash of ambient sound to jog the brain. Among the sounds of the café, a different kind of ensemble is gathering. A blogger observes the crowd and makes occasional notes on an open laptop. Seated next to her, a writer scratches away in a notebook while two neighboring students underline open textbooks. Conversation between two friends is interrupted by the arrival of their drink order while nearby an interview begins between a journalist and his subject. The café hums with energy as work lives and personal lives intermingle. In this relaxed environment, among the throng of voices and activity, work and life coexist. A business meeting diffuses into the chatter of friends. Drafting emails is informed by a quick glance at a favorite blog. The change of pace is refreshing. Sometimes all it takes is a change of scenery. That, and a cup of coffee. ENG
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Gathering Place
Un Luogo d’Incontro
“Per fortuna, o per sfortuna, sono riuscito a trasformare la mia passione per la moda nella mia professione, con una separazione tra vita lavorativa e privata che però spesso non è chiara. Ho una tabella di marcia frenetica, fatta di interviste, servizi fotografici e appuntamenti; il mio lavoro si svolge in giro per la città. Di solito mi fermo in un bar per scrivere qualche email, prendere un caffè, vedere un amico o un cliente, e poi si ricomincia”. JEREMY, BLOGGER
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Gathering Place
Un Luogo d’Incontro
“Fortunately, or unfortunately, I’ve been able to make my love of fashion a profession so the separation between work and life often gets muddled. With my hectic schedule of interviews, shoots and bookings, my work takes place all over the city. For me, it is usually a stop in a café to compose a few emails, grab a coffee or meet a friend or client and then I’m off again.” JEREMY, BLOGGER
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Prendersi Cura delle Persone
THE WORK OF CARE “Per arrivare all’ospedale si percorrono polverose strade sterrate, costeggiate da edifici incolori e fatiscenti costruiti con mattoni di argilla, e da capanne fatte di bastoni e vecchi teli di plastica, con attorno qualche capra. Nessun albero, solo fine sabbia gialla ovunque. Poi, superati i cancelli dell’ospedale, appare un magnifico giardino pieno di fiori, alberi e uccelli variopinti…”. Questo ospedale, specializzato nella cura delle malattie cardiache, è un luogo accogliente non solo per i pazienti, ma anche per le famiglie, i medici, le infermiere e tutto il personale paramedico. I padiglioni del campus sorgono attorno a un’oasi rigogliosa, ricca di fiori e piante che contrastano con il vicino e arido deserto. I giardini offrono un momento di pace non solo ai pazienti ma anche ai medici IT
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Prendersi Cura delle Persone
e alle infermiere, che, a causa dei faticosi ritmi di lavoro, difficilmente potrebbero trovare svago altrove. Per poter camminare all’aperto pur rimanendo protetti dal sole, sono stati costruiti dei lunghi corridoi coperti. Queste zone accessorie offrono sollievo dai ritmi della stressante vita ospedaliera, e favoriscono la riabilitazione e la riflessione. All’interno, i frangisole realizzati con stecche di bambù proteggono dal calore secco del deserto e proiettano ombre leggere, creando un ambiente familiare, nonostante la situazione di grande difficoltà. I tavoli e le sedie disposti nello spazio offrono ai pazienti e alle loro famiglie un’occasione per riunirsi, riposare e guarire, insieme. “The way to the hospital is paved by dusty dirt roads, surrounded by colorless, crumbling buildings made by exposed clay bricks, shacks made by wood sticks and old plastic sheets with few goats jumping around. No trees, just fine yellow sand everywhere. Then you enter the hospital gate and an amazing garden full of flowers, trees, colored birds…”. Enveloped by large gardens and courtyards, this hospital provides a sanctuary for patient care. This welcoming space has been created as a place of healing — not only for the victims of cardiac disease, but also for the families, doctors, nurses and service workers connected to the patients. The pavilion campus envelops an oasis of plants and flowers in lush abundance offering a contrast to the arid desert outside the hospital. These outdoor areas offer respite to patients, but also to the doctors and nurses whose demanding schedule might not otherwise allow for a moment of relaxation. Long corridors are built for outdoor walks and physical activity, while still being covered to protect from the sun. These supportive spaces offer solace from the stressors of hospital life and promote rehabilitation and reflection. Inside, slatted bamboo curtains offer protection from the dry desert heat and cast gentle shadows on the building’s interior spaces, offering a feeling of home in a time of crisis. Groupings of tables and chairs provide a place for families and patients to convene, rest and heal, together. ENG
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The Work of Care
Prendersi Cura delle Persone
“La qualità della vita di pazienti e staff medico è decisamente migliorata dopo la realizzazione del giardino e dei nuovi spazi interni. Ora è possibile ammirare il tramonto sul Nilo, passeggiare nel giardino guardando gli uccelli che volano nel cielo, sentire nella brezza serale l’inconfondibile profumo del deserto, rinfrescarsi bevendo un the caldo mentre si ascoltano le voci ovattate trasportate dal vento. È un luogo magico”. SUSANNA, INFERMIERA
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The Work of Care
Prendersi Cura delle Persone
“The quality of the life both for the patients and the medical staff is critically improved with that beautiful garden and amazing rooms. You can stare at the sunset over the Nile, have a walk through the garden and see hundreds of birds, smell the unmistakable scent of desert in the evening air, drink a hot tea to refresh yourself while listening to the muffled voices carried by the breeze. It’s a magic location.” SUSANNA, NURSE
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IN BRIEF
In Brief
Bardi’s Bowl Chair
IL PROGETTO BARDI’S BOWL CHAIR
Architecture, design, scenography, illustration, publishing: these varied aspects of Lina Bo Bardi’s work came together in her desire to be an active participant in Brazil’s modernization process. The design for Bardi’s Bowl chair comes from the first phase of Lina’s career in Brazil, when she still believed it was possible to interfere with the course of rapid industrialization, in the 1950s. Later she would become very critical of furniture design, preferring handcrafted pieces, conceived and made individually for each project. Lina designed Bardi’s Bowl in 1951, when her interior and furniture design partnership with Giancarlo Palanti had come to an end. She went on to complete her residence in São Paulo, the Casa de Vidro. It was not until 1953 that the design began to receive international attention: the American magazine Interiors published an article entitled ‘Bowls, Baskets and Bags’, comparing the design to the chairs of Eero Saarinen, Irena Schawinsky and Roberto Mango. From 1958, when Lina moved to the city of San Salvador de Bahia, she developed her work on the integration between popular and modern culture, initiating a design approach that reach its fullest potential in the 1980s, with the SESC Pompéia project being the most outstanding example. On Lina’s death in 1992, the copyright for her designs was transferred to the Instituto Lina Bo and P.M. Bardi, who have now granted Arper permission to produce a new series of Bardi’s Bowl. The change in techniques since Lina’s time has necessitated an interpretative approach by Arper, the challenge being to remain faithful to the original design while adapting to the contemporary conditions of industrial production. The care and precision required to do this might be compared to the qualities applied by Lina in her approach to the renovation of historic buildings.
THE PROJECT OF BARDI’S BOWL CHAIR Architettura, design, scenografia, illustrazione, editoria: l’opera di Lina Bo Bardi spazia in vari campi, fondendosi nella volontà di partecipare attivamente al processo di modernizzazione del Brasile. La Bardi’s Bowl appartiene alla prima fase del suo percorso brasiliano, quando Lina ancora credeva fosse possibile interferire con le rotte dell’industrializzazione accelerata degli anni Cinquanta. Più tardi avrebbe acquisito uno sguardo molto critico nei confronti del design, cominciando invece a concepire mobili da realizzarsi in falegnameria, ad hoc per ciascun progetto. Nel 1951, dopo aver concluso la sua collaborazione in progetti di interni e di arredamento con Giancarlo Palanti, Lina sviluppò il progetto della Bardi’s Bowl, mentre portava a termine i lavori della sua residenza a San Paolo, la “Casa di Vetro”. Poco dopo, nel 1953, la poltrona attrasse l’attenzione internazionale e la rivista americana Interiors pubblicò l’articolo “Bowls, Baskets and Bags”, mettendo in risalto la Bardi’s Bowl tra poltrone di Eero Saarinen, Irena Schawinsky e Roberto Mango. A partire dal 1958 — quando si trasferì nella città di San Salvador de Bahia — Lina portò avanti il suo progetto di integrazione tra cultura popolare e modernismo. Era questo l’inizio di un approccio che avrebbe dato i suoi frutti migliori negli anni Ottanta. Tra i progetti di quegli anni si distingue il SESC Pompéia. Con la sua morte nel 1992, i diritti d’autore furono trasferiti all’Instituto Lina Bo e P.M. Bardi, che oggi ha autorizzato Arper a produrre una nuova serie della Bardi’s Bowl. La distanza temporale e le mutate tecniche di produzione hanno comportato per Arper un lavoro di interpretazione, cogliendo la sfida di rimanere fedeli all’originale, pur adeguandolo alle attuali condizioni di produzione industriale. Un lavoro analogo — per le attenzioni in esso profuse — al rigore di Lina nei suoi interventi sugli edifici storici. IT
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Renato Anelli Architect and Professor of the University of São Paulo
Renato Anelli Architetto e Docente all’Università di São Paulo
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In Brief
Bardi’s Bowl Chair
BARDI’S BOWL CHAIR
IT Mentre la mostra itinerante “Lina Bo Bardi: Together” continua a celebrare il lavoro della designer e architetto modernista italo-brasiliana Lina Bo Bardi, Arper ha avviato la produzione di uno dei suoi progetti più amati: la Bowl Chair. Il primo prototipo, presentato durante lo scorso Salone del Mobile, è stato ora sottoposto a ulteriori modifiche per avvicinarsi maggiormente all’esemplare originale progettato nel 1951 da Lina Bo Bardi, oggi conservato nella Casa de Vidro, la sua famosa “Casa di Vetro” a São Paulo. Le modifiche hanno reso la poltrona ancora più affascinante: il design raffinato crea un profilo elegante, mentre la seduta è stata modificata per renderla ancora più invitante. In stretta collaborazione con l’Instituto Lina Bo e Pietro M. Bardi, sono stati scelti per la Bardi’s Bowl Chair sette rivestimenti in tessuto dai colori vibranti, selezionati per riflettere lo spirito vivace dell’architetto e il suo amore per la cultura brasiliana. Un acquerello di Lina Bo Bardi è stato utilizzato come punto di partenza per lo sviluppo di altri tessuti: con la designer Dani Moura sono stati realizzati dei cuscini in sette varianti di colore e fantasie, ispirate al bozzetto originale. La forma
intrigante della sedia e l’uso audace dei colori rappresenta il senso estetico personale di Lina Bo Bardi e il suo inesauribile entusiasmo per la vita.
mostra “Lina Bo Bardi: Together” che proseguirà per tutto il 2014 e 2015. Per maggiori informazioni, o per acquistare la Bardi’s Bowl Chair, visitate il sito web bardisbowlchair.arper.com As the traveling exhibition “Lina Bo Bardi: Together” continues to celebrate the work of the Italian-Brazilian modernist architect and designer, Arper welcomes into production one of her most beloved designs: Bardi’s Bowl Chair. This year, the quintessential chair has undergone additional modifications to adhere more closely to Bo Bardi’s 1951 prototype housed in Casa de Vidro, the architect’s famous Glass House in São Paulo. The new modifications make the generous chair even more alluring: a thin, sleek shape forms an elegant profile while the increased opening creates an inviting seat. Working closely with the Instituto Lina Bo e Pietro M. Bardi seven new upholstery options have been developed for Bardi’s Bowl Chair with vibrant colors selected to convey Bo Bardi’s vivacious spirit and love of Brazilian culture. One of Bo Bardi’s watercolor paintings was used by historians
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Arper è orgogliosa di condividere il lavoro di Lina Bo Bardi con una nuova generazione di appassionati. Oggi la Bardi’s Bowl Chair viene prodotta in un’edizione limitata di 500 pezzi: parte del ricavato dalle vendite verrà destinato alle attività culturali dell’Instituto e alla continuazione dell’esposizione dedicata al lavoro di Lina Bo Bardi, compresa la
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and textile designer Daniela Moura as a basis for further textile development: cushions were created in seven colorways and patterns inspired by the original artwork. The engaging shape and bold use of color speak to Bo Bardi’s personal aesthetic and her indefatigable zeal for life. Arper is proud to be a part of sharing Lina Bo Bardi’s work with a new generation of admirers. Produced in a limited edition of 500, portions of the sale of Bardi’s Bowl Chair will be contributed to the cultural activities of the Instituto and to continuing the presentation of Bo Bardi’s works including the exhibition “Lina Bo Bardi: Together” which will continue through 2014 and 2015. For more information or to purchase Bardi’s Bowl Chair, visit bardisbowlchair.arper.com
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In Brief
Building Peace
COSTRUIRE LA PACE BUILDING PEACE IL CENTRO DI CARDIOCHIRURGIA “SALAM” IT Con un adeguato modo di costruire, si può realizzare molto di più di una semplice struttura; si può creare un luogo di cura davvero ospitale. È il caso del Centro di Cardiochirurgia “Salam”: situato a Soba, poco lontano dalla capitale del Sudan, Khartoum, il Centro fornisce assistenza medica con standard europei a bambini e adulti affetti da patologie cardiache. Le cure sono gratuite sia per gli abitanti del Sudan sia per i pazienti provenienti da oltre 25 Paesi di Africa, Iraq, Afghanistan e altri ancora. Il Centro “Salam” è stato fondato da E M E R G E N C Y , un’organizzazione italiana non governativa che fornisce assistenza medica gratuita alle vittime della guerra e della povertà. Dalla sua nascita, nel 1994, a oggi, la ONG ha curato più di 6 milioni di pazienti. Inoltre ha fondato centri medici e chirurgici, realizzato reparti di maternità e avviato programmi di riabilitazione in aree devastaste dalla guerra — come l’Afghanistan, la Cambogia, l’Iraq, il continente africano — e anche in Italia. Oltre a fornire assistenza medica, E M E R G E N C Y è estremamente attenta alle modalità utilizzate per la realizzazione delle proprie strutture. Situato nel caldo deserto del Sudan, il Centro di Cardiochirurgia “Salam” è un’oasi di 40.000 miglia quadrate (103.600 km2), nei pressi del Nilo Azzurro. Il campus dell’ospedale — progettato dallo studio italiano di architettura e design TAMassociati — è circondato da rigogliosi giardini, ricchi di piante, alberi e fiori locali che contrastano fortemente con il deserto circostante.
foresteria ospita i familiari che provengono da lontano, mentre il Padiglione della Meditazione è uno spazio in cui ognuno può trovare il silenzio per riflettere e pregare. Inoltre, un complesso di container dà alloggio agli staff medici in visita provenienti da tutto il mondo. La conversione d’uso dei container a questo diverso utilizzo è stato un deliberato atto a favore dell’ambiente: si è infatti stimato che il trasporto di ognuno di questi container di 40 piedi (12 metri) produca circa una tonnellata di CO2 . Cambiare la loro destinazione d’uso ha quindi evitato tonnellate di emissioni nocive e ha dato un forte messaggio sulla possibilità di uno sviluppo sostenibile. Nella realizzazione del Centro, sono stati adottati tutti gli accorgimenti utili a ridurne l’impatto ambientale. Per contenere il surriscaldamento (le temperature in queste zone possono superare i 50°C / 122°F) e limitare il consumo di energia elettrica per la climatizzazione degli edifici, la struttura dei container è stata altamente isolata e protetta da un rivestimento esterno di bambù. I pannelli solari, installati sui tetti, producono acqua calda, mentre i collettori solari alimentano i climatizzatori. Tutto è stato concepito per far sì che l’ambiente del Centro contribuisca alla guarigione e migliori la qualità della vita dei pazienti, non solo dal punto di vista medico. Queste le parole del fondatore di E M E R G E N C Y , Gino Strada: “La cura non avviene unicamente nelle sale operatorie e nelle corsie d’ospedale, ma si realizza nell’assistenza dedicata alla persona in tutti i suoi aspetti”.
THE “SALAM” CENTER FOR CARDIAC SURGERY The right kind of building can be more than just a structure; it can be a support. The “Salam” Center for Cardiac Surgery is one such building. Located in Soba outside the capital of Sudan, Khartoum, the Center provides a European standard of medical care for children and adults suffering from heart disease. The care is given free of cost to inhabitants of Sudan, as well as patients from over 25 countries in Africa, Iraq, Afghanistan and beyond. The “Salam” Center was founded by E M E R G E N C Y , an Italian non-governmental organization dedicated to providing free medical care to victims of war and poverty. Since their inception in 1994, the NGO has provided medical aid for over 6 million patients and set up surgical and medical cenENG
Il Centro “Salam” (che in arabo significa “pace”) è stato progettato come un padiglione formato da diversi edifici dedicati alla cura di bambini e adulti cardiopatici, ed è dotato di 63 posti letto e di uno staff composto da 300 persone. La
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ters, maternity wards and rehabilitation programs in areas devastated by war — Afghanistan, Cambodia, Iraq, across Africa — and in E M E R G E N C Y ’s native Italy. Beyond the medical care that E M E R G E N C Y offers to its patients, the organization is deeply considerate in the construction of its facilities. Located in the desert heat of Sudan, The “Salam” Center for Cardiac Surgery is a 40,000 squaremile oasis adjacent to the Blue Nile. The hospital campus — designed by Italian-based architecture and design studio TAMassociati — is surrounded by lush gardens of local plants, trees and flowers that stand in contrast to the desert countryside. Inside, the “Salam” Center (meaning “peace” in Arabic) campus has been designed as a pavilion that encompasses several buildings dedicated to a holistic healing environment with 63 patient beds and a staff of 300. The Guest-House accommodates relatives traveling from abroad. A Meditation Pavilion offers a respite from the strenuous atmosphere of the hospital. And, a Container Medical Compound provides housing for the medical staff visiting from around the world. The repurposing of the containers was an intentional environmental act: it was estimated that the transportation of each 40 -foot container accounted for approximately 1-ton of atmospheric CO2 emissions per unit. Repurposing the containers saved tons in noxious emissions and sent a powerful message about the possibilities of sustainable development. Regard for environmental impact were also taken into consideration in the overall construction of the Center. To abate the heat (temperatures can reach over 50°C
or 122°F) and limit energy consumption for cooling the buildings, the Container structures are thickly insulated and protected by a slatted bamboo outer skin. Rooftop solar panels are used to produce hot water and solar collectors fuel the building’s air conditioning units. Every consideration has been made to ensure the environment of the Center begets healing and preserving life;
not just on a medical level, but on as an ongoing support for the doctors, medical staff and families of the patients. In the words of E M E R G E N C Y ’s founder, Gino Strada: “Treatment is not confined to operating theatres and wards only, but applied through care devoted to each person as an absolute human being.”
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In Brief
Work for Life
IL LAVORO COME VITA WORK FOR LIFE Nel 1991, a Barcellona, i designer Alberto Lievore, Jeannette Altherr and Manel Molina hanno fondato lo studio Lievore Altherr Molina, dedicandosi al design di prodotto, alla consulenza e alla direzione artistica per aziende di rilievo internazionale. Nel 1999 hanno iniziato a collaborare con Arper, disegnando alcuni dei prodotti più rappresentativi della sua produzione, come le collezioni Leaf, Catifa e Saya. Qui di seguito i designer condividono le riflessioni che stanno alla base dei loro prodotti più recenti: Colina e Zinta.
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definiti tra lavoro e vita privata. Ma perché la complessità di quest’ultima non è presa in considerazione quanto il lavoro? Che differenza c’è tra il dedicarsi ai rapporti con gli altri oppure a noi stessi? Anche il nostro studio è cambiato molto negli ultimi vent’anni. Non lavoriamo più su un vero tavolo, ma su un grande “tavolo” virtuale costituito dalla rete dei nostri computer; non dobbiamo più essere tutti fisicamente presenti in orari determinati. Questa flessibilità ci permette di passare in continuazione dalla vita privata a quella lavorativa: dalla riunione con un cliente a una telefonata personale, dalla partecipazione a un evento scolastico alla lettura di un interessante articolo discusso con i nostri colleghi, per terminare con la messa a punto di un prototipo. Allo stesso modo, riportiamo costantemente le nostre osservazioni ed esperienze nella nostra professione. Il lavoro è alimentato e ispirato dalla nostra vita, non è solo un’occupazione. Vita e lavoro non sono certo la stessa cosa, ma spesso si fondono l’una nell’altro. Che ruolo svolge Internet nella compenetrazione tra lavoro e privato? Grazie a Internet si può restare sempre in contatto — 24 ore al giorno, 7 giorni su 7 — pur lavorando da una parte all’altra del mondo. Molte attività, come gestire i contatti su Facebook, rispondere alle email o cercare ispirazione sui blog o Pinterest, possono essere facilmente svolte anche da casa. Ma questa maggiore flessibilità va usata in modo consapevole. Dovremmo usare la tecnologia per gestire meglio le nostre vite, non per esserne in balìa. I computer portatili e i telefonini sono un’opportunità per conciliare in modo equilibrato lavoro e vita privata, o ci condannano a essere sempre raggiungibili? Se a mezzanotte rispondiamo a una telefonata di lavoro, siamo efficienti oppure stacanovisti? Siamo capaci di limitarci e di valutare quando è veramente necessario? D
In quale modo ritenete che un ambiente influenzi o modelli la vita delle persone che lo abitano? Crediamo fermamente che l’atmosfera di uno spazio, l’aspetto degli elementi che lo compongono e il suo arredo, esercitino un’influenza sulle nostre sensazioni e comportamenti. Questo vale non solo per le nostre case o per i luoghi in cui lavoriamo, ma per tutti gli ambienti in cui viviamo, come scuole, università, biblioteche, ospedali e aeroporti. Un luogo può favorire la guarigione, l’istruzione, il relax, la concentrazione o l’incontro. È un sistema di strutture sociali, un tipo di organizzazione, un incontro di suoni, temperatura, luce, architettura e oggetti. Gli arredi sono la parte dell’ambiente più vicina al corpo, e con essi le persone si identificano fortemente. D
Dalle riflessioni su vita e lavoro emergono degli elementi che li rendono simili? Gli ambienti di lavoro hanno esigenze diverse da quelli domestici? Ci confrontiamo costantemente con Arper su questo argomento, che per noi esprime lo spirito della nostra epoca. Si parla continuamente della mancanza di confini ben D
Che effetto hanno avuto questi cambiamenti sulla vostra professione di designer e sui vostri rapporti di lavoro? La metodologia di lavoro utilizzata dal settore creativo, basata su un modo di lavorare “fluido”, incentrato sulla comunicazione, sta diventando un modello per molti altri ambiti, condiviso da un sempre maggior numero di persone. In questo modo le gerarchie si riducono: il metodo di lavoro è meno centrato su di un leader che risolve i problemi, e
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mira di più allo sviluppo dei progetti attraverso un lavoro di squadra. Le nuove generazioni non vogliono vivere per lavorare, ma lavorare per vivere. Sono alla ricerca di un equilibrio migliore e più fluido tra questi due modelli. Il confine tra lavoro e vita sta svanendo e sempre più persone scelgono un’attività dove la distinzione tra lavoro e tempo libero è meno rigida. È da molto tempo che teniamo presente questo concetto nel nostro lavoro: l’estetica, la bellezza, l’utilità, la flessibilità, la forma e il significato sono elementi fondamentali sia nell’arredamento sia nell’organizzazione dello spazio, tanto negli ambienti di lavoro quanto a casa. Così continuiamo a progettare spazi e arredamenti più duttili, fluidi e in sintonia col nostro pensiero. In realtà, con Arper abbiamo lavorato sul concetto di ambiente di lavoro flessibile e soft contract fin dalla prima collezione, anche se solo di recente questa è diventata una tendenza diffusa. Catifa è un sistema di sedute estremamente flessibile e di grande successo, perché esprime il giusto equilibrio tra l’armonia della forma, rendendola adatta all’uso a casa, e il contenuto tecnologico, che la rende perfetta per le forniture contract. Anche le altre nostre collezioni sono ispirate all’idea di soft tech e riteniamo esprimano chiaramente questo concetto.
La vostra collaborazione con Arper dura da molto tempo. Come sono stati influenzati i vostri progetti di design dal cambiamento della dinamica lavoro/vita? Nel nostro lavoro per Arper questi mutamenti si sono tradotti nel rifiuto della contrapposizione delle categorie “arredo per la casa” e “arredo per il luogo di lavoro”. Lavoro e vita avvengono negli stessi ambienti e, a volte, contemporaneamente. Ci sforziamo di far sì che i nostri progetti non siano solo funzionali, vogliamo che abbiano anche un significato. Gli ambienti rispecchiano i nostri ideali e le nostre aspirazioni. Desideriamo che le nostre case, e tutti i luoghi nei quali viviamo, rispecchino la nostra personalità. Ogni spazio racconta una storia, e ogni suo elemento rivela una piccola parte di essa. Per far questo, gli arredi devono avere una loro identità, ma devono anche riuscire a integrarsi nei singoli contesti individuali. Tutti noi vogliamo affermare il nostro io attraverso le nostre scelte e secondo diverse sfumature, per esempio utilizzando varie finiture. D
Qual era il vostro intento nel disegnare Colina e Zinta, le due nuove collezioni per Arper? Le due collezioni che presentiamo quest’anno sono state pensate per situazioni nelle quali le persone si incontrano, si
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In Brief relazionano e comunicano tra loro, ma non intorno a un tavolo, bensì comodamente sedute in un contesto informale. Immaginiamo che questi prodotti siano usati per ricevere gli amici, o nell’attesa di qualcuno per un appuntamento nella zona lounge di un albergo, oppure per accogliere i clienti nel proprio ufficio. Qualunque sia il contesto, la comunicazione richiede un atteggiamento aperto e generoso, che faciliti il dialogo. Le due collezioni che abbiamo disegnato per Arper hanno lo scopo di favorire questa disponibilità alla comunicazione.
of its elements and its furniture, has an influence on how we feel and behave. This is not only true for our home or our workspaces, but for all kind of environments: schools, universities, libraries, hospitals and airports. A space can help to heal, educate, relax, concentrate or gather. It is a system of social structures, a way of organizing, a confluence of sound, temperature, light, architecture and objects. Furniture is the part of the environment that is closest to the body. People identify strongly with objects.
Work for Life then a correction of a prototype. In the same way, we constantly bring observations and experiences into our design practice. It is our life that feeds and inspires our work. Work is not just a job. Life and work are… no, not always the same, but undividable.
How are thoughts of life and work connected? Are there different demands on spaces for work and life? This is a continual topic of discussion between Arper and our office and something we see reflected in the cultural zeitgeist. We are constantly discussing the lack of clear borders between work ending and life beginning. Why is the complexity of designing considered work, but not that of family life? What does it mean to work on our relationships or on ourselves? What is the divide? Our own workspace has changed a lot in the last 20 years. Instead of a real table we work on a big virtual “table” — the network of our computers. We no longer need to be together in person in a defined time frame. This flexibility allows us to switch constantly between private life and work life: a meeting with a client, then a personal phone call, a visit to the school event, reading an interesting article that we discuss with our colleagues, Q
Based in Barcelona, designers Alberto Lievore, Jeannette Altherr and Manel Molina formed the design studio Lievore Altherr Molina in 1991. Since the company’s inception, they have collaborated with organizations around the world on product design, consulting and art direction. In 1999, Lievore Altherr Molina began working with Arper, designing some of the company’s most recognizable furniture including the Leaf collection, Catifa and last year’s Saya. Here, the designers share their thoughts behind their newest designs: Colina and Zinta.
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How do you think an environment informs or shapes the life lived within? We firmly believe that the mood of a space, the attitude Q
You have a long-standing working relationship with Arper. How has your design work for Arper been affected by the changing work/life dynamic? In our work for Arper these changes mean that we don’t think in categories like “furniture for home” versus “furniture for work.” Moments of life and moments of work happens in the same environment and, sometimes, at the same time. We strive for more than functionality alone; we want our environments to function and have meaning. We consider our environment as a mirror of our ideals and aspirations. We require a reflection of ourselves not only in our homes, but also in all the other environments that we inhabit. Every space is a story, and every part is a little sentence of this story. This demands that furniture has personality, but also is able to integrate in our individual contexts. People want to be able to express themselves through their choices and with different tones of voice — for example, through a diverse palette of finishes. Q
What role does the Internet play in the melding of work and life? With the evolution of the Internet — open 24 hours a day, seven days a week — we are able to stay constantly connected, working across time zones and locations. Many work activities like networking on Facebook, answering emails or searching for inspiration in blogs or on Pinterest can easily translate to activities at home. But more flexibility asks for more conscious use. Technology should help us better manage our lives — not to be at its mercy. Do we use laptops and mobile phones as an opportunity to reconcile the balance between work and life, or do they condemn us to always be on-call? Are we efficient or are we workaholics when we answer work phone calls at midnight? Are we able to limit ourselves? Is it even necessary? Q
How have these changes affected your design practice and working relationships? The way we work is the way that more and more people are working today. The creative industry’s fluid way of working is becoming a model for many other industries as well. Our relationships become more about communication. Hierarchies become flatter — working styles are less about a leader who solves problems and more about developing projects through teamwork. Younger generations don’t want to live for work, but rather, work for life. They are in search Q
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of a better, more fluid balance between both. The border between work and life is dissolving. Many choose to work with less rigid distinctions between work and life. We have long held this opinion and designed with it mind: aesthetics and beauty, utility, flexibility, expression and meaning are essential to furniture and space — for both work and home. And so we continue to design more adaptable, fluid and sympathetic work environments and furnishings. But, in fact we have been working on the idea of the flexible work environment and soft contract with Arper since the very first collection — it has only been recently that this has become such a prevalent trend. Catifa became such an extremely flexible and successful system because its shape holds exactly the balance between being soft enough to work at home, and technical enough to be used in a defined contract. Our other collections have also been inspired by the idea of “soft tech” and are a clear example.
What was your aim in designing your two new collections for Arper — Colina and Zinta? The two new collections we present for Arper this year are designed for situations where people meet, connect and communicate — not around a table, but comfortably seated in a lounge. We imagine these pieces being utilized for friends meeting, somebody using a moment of waiting time in a hotel lounge for a private or work call or for meeting with clients in your office. Whatever it is, communication requires an attitude — that of openness, generosity, of being able to listen, to respond and to flow. The two collections we designed for Arper are aimed at helping to create that open attitude for communication.
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In Brief
Report on Showrooms
REPORT ON SHOWROOMS IT La rete degli showroom Arper conta oggi undici spazi espositivi in nove Paesi, progettati dall’azienda per raccontare i propri valori attraverso prodotti ed esperienze. Professionisti dell’architettura e dell’interior design possono osservare i prodotti, scoprire le nuove collezioni ed essere supportati nella scelta di materiali e finiture per ogni progetto di arredamento. Ma non solo: per coltivare il dialogo con i propri interlocutori Arper organizza e promuove — in tutti i suoi showroom — incontri sul design ed eventi. Diamo oggi il benvenuto ai nuovi arrivati nella famiglia Arper: Chicago, Oslo, Amsterdam, Copenhagen e Dubai.
Arper’s physical network has expanded across the globe to provide a home base showrooms in nine countries. Visit us to experience Arper collections and new product first hand. Material options and accessories are on site to support design and specification. We want to keep the conversation open so we’ll be in touch with events and design dialogue happening across the globe and close to you. Welcome to the newest members of the Arper family: Chicago, Oslo, Amsterdam, Copenhagen and Dubai.
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1 Chicago
2 New York
3 London
7 Treviso
8 Copenhagen
4 Amsterdam
5 Cologne
6 Milan
9 Oslo
10 Stockholm
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11 Dubai
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In Brief
New Products
ZINTA
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DESIGN BY LIEVORE ALTHERR MOLINA, 2014
IT RELAZIONI CONFORTEVOLI Grafico e leggero, Zinta è un sistema modulare di sedute definito dall’armonioso accostamento di linee essenziali e caldi materiali. Le proporzioni sostengono perfettamente il corpo; la lunghezza variabile degli elementi consente molteplici configurazioni, per adattarsi a ogni spazio. Può essere collocato singolarmente, come semplice divano, o come composizione articolata formata da più elementi. Grazie all’ampia gamma di cuscini realizzati con differenti tipologie di imbottitura e opzioni di rivestimento, Zinta trova facilmente spazio in
ambienti molto diversi tra loro: dal residenziale al ristorante; dalle zone di attesa all’ufficio. Zinta è realizzata con una scocca in legno che accoglie un morbido rivestimento, adatto all’uso contract o domestico a seconda della tipologia e dello spessore. Diverse misure, materiali e imbottiture permettono molteplici combinazioni e utilizzi. La struttura di legno è disponibile in multistrato impiallacciato effetto rovere nelle tonalità naturale, marrone e scuro. La base in acciaio e le gambe in alluminio sono verniciate in colore grigio antracite. Zinta è disponibile anche con braccioli in legno.
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ENG COMFORTABLE CONNECTIONS Graphic, lightweight and fluid, Zinta is a modular sofa system defined by the harmonious juxtaposition of smooth lines and warm materials. Its deep seat perfectly supports the casual recline of the body. Its system of variable lengths and gentle angles allows it to weave through a space with subtle dexterity. It can serve as simple, single sofa or large-scale organizing principle in an open space. With a range of cushion options with diverse materials and fillings, it can serve a range of environments from residential to restaurant, lounge to office with equal ease.
Zinta is comprised of wood shell lined in pads for contract or cushions for a more accommodating seat in a select group of fabrics. Diverse sizes, materials and fill allow for diverse combinations and applications. Shells are available in wood veneer in natural, brown and dark oak. Steel base and aluminum legs are painted in dark grey color. Optional plywood armrests are available. Diverse lengths and angles allow for endless combinations. .
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In Brief
New Products
COLINA
DESIGN BY LIEVORE ALTHERR MOLINA, 2014
IT UNO SPAZIO DOVE ACCOMODARSI Morbida e al tempo stesso scultorea, Colina è una collezione di poltrone dal profilo elegante e dal design accogliente. Concepita per completare le forme fluide del divano Loop, Colina si inserisce perfettamente negli ambienti più diversi: dall’ufficio agli spazi pubblici all’intimità domestica, da sola o in gruppo. Grazie alla versatilità della forma e alle diverse opzioni disponibili, Colina si armonizza con gli elementi architettonici dello spazio e favorisce le conversazioni tra amici e colleghi.
Disponibile nella versione a pozzetto in tre misure: piccola, media e grande, con rivestimento in pelle o tessuto. Tutte le versioni sono realizzate con base rivestita, mentre la versione media è disponibile anche con base cantilever, a slitta o con quattro gambe in legno.
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E N G AN OPEN SPACE FOR SEATING Soft yet sculptural, Colina is a family of armchairs, elegant in silhouette and generous by design. Though originally created to complement the fluid architecture of the modular sofa system Loop, its adaptive, organic form and diverse range of options invites inclusion in many contexts from offices to public spaces to homes, in groups or alone. Its open character encourages dialogue of all sorts in architecture as well as among colleagues and friends.
Available in three sizes: small, medium and large upholstered in leather or fabric. Small, medium and large versions are available in an upholstered solid base. In addition, Colina Medium is available in cantilever, sled and 4-leg wood base.
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In Brief
New Products
SAARI
DUNA 02
IT La collezione Saari coniuga il design classico a un profilo minimale e contemporaneo. Espressiva nelle linee grazie all’uso del colore, con l’aggiunta dei cuscini assume un tono più informale. Con la sua flessibilità si presta a molteplici utilizzi e negli ambienti più diversi, pur mantenendo inalterato il forte carattere. Oggi la collezione accoglie nuovi elementi: Saari XL — caratterizzata da maggiore comfort grazie all’ampia seduta — e Saari Guest — in due versioni di cui una con base completamente rivestita — che esalta design ed espressività.
E N G The extensive Saari collection marries a classic gesture with a slim, contemporary profile. Add color, it is graphic. Add pillows, it is casual. Consummately flexible, it can be adapted for endless applications and environments while still retaining its essential character. Now enter a few new additions: Saari XL with generous seats in graduating widths gives more comfort and volume, and two versions of Saari Guest one of which has a fully upholstered base emphasizing the chair’s architecture and expression.
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IT Delicata e avvolgente come un fiore, la linea di Duna 02 è evocativa e contemporanea. Nata quattordici anni fa, la sua forma è un classico del design che si presta a essere continuamente reinventato. L’ultima evoluzione della collezione consiste nel materiale utilizzato per la fabbricazione della scocca: polipropilene invece di polietilene, per ottenere un profilo più snello, una curvatura più morbida e una finitura più sofisticata. Oltre che nella versione completamente rivestita, da oggi Duna è disponibile anche con cuscino accessorio oppure con rivestimento solo frontale della scocca. Numerose tipologie di base completano la forma elegante di questo classico contemporaneo.
E N G Like a soft, enveloping flower, Duna’s shape is evocative and contemporary. Born fourteen years ago, its iconic silhouette still sets it apart as a design classic, ripe for reinvention again and again. Now, new plastic shell fabrication in polypropylene instead of polyethylene allows for a thinner, sleeker profile, a more delicate curvature and more sumptuous surface. Together with the fully upholstered version, today Duna 02 is also available with a fixed front face upholstery and with an accessory seat cushion. Numerous types of bases complement the graceful form of this contemporary yet classic piece.
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In Brief
New Products
PIX MINI
PIX TABLE
IT La collezione Pix si arricchisce di nuovi elementi. È ora disponibile Pix Mini, un pouf di piccole dimensioni, morbido, colorato e informale. Decisamente più piccolo rispetto agli altri membri della famiglia — due delle tre nuove versioni disponibili sono state pensate anche per i bambini — Pix Mini è estremamente versatile e può essere usato come tavolo oppure seduta. Inoltre, Pix Mini è disponibile anche in versione sgabello. In qualsiasi modo lo si utilizzi, la sua forma semplice, comoda e divertente è unica nel suo genere.
E N G What is a family of ottomans without a new little one now and again? Enter Pix Mini, a small-sized pouf suited for children or adults — soft, colorful and casual. While its dimensions are considerably more diminutive than its family members, its applications are equally diverse: table, seat or backrest when sitting on the floor. New for this year, Pix Mini is now available in a stool version, giving an extra bit of height for younger family members. Any way you use it, its simplicity, comfort and fun are unrivalled.
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IT Nella sua apparente semplicità risiede il fascino del nuovo tavolino Pix, un complemento che per le ridotte dimensioni del piano e per le diverse possibilità di regolazione in altezza risulta perfetto negli ambienti dedicati al relax o all’attesa. In un’epoca in cui la flessibilità degli ambienti è fondamentale, Pix, con la sua naturale versatilità, può trasformare ogni spazio in un luogo estemporaneo per lavorare, incontrarsi, leggere o per concedersi una pausa caffè. Il nuovo tavolino Pix ha la base in alluminio e il piano in MDF.
E N G Deceptively simple, visually striking, the Pix table complements soft environments for lounging or waiting with a flexible surface that can be adjusted to a range of heights. In this world where more and more happens between the “main event”, this simple versatility can transform any space into an impromptu, effective surface for working, meeting, eating or reading or even complement and extend a flexible office landscape. Pix tables are made with an aluminium base and MDF top.
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In Brief
TEXTURE & TONE
DE Das alte “Büro” gibt es nicht mehr: wir leben, wir arbeiten. Ohne Übergang bewegen wir uns zwischen Räumen, Stimmungen, Disziplinen und Ideen. Bisherige Kategorien haben sich aufgelöst: Cafés sind zu Bibliotheken, Flughafen-Lounges zu Konferenzräumen und Gärten zu Arbeitsräumen geworden. Öffentliche Bereiche sind heute “weicher”, großzügiger, anpassungsfähiger und abwechslungsreicher als früher. Wir gestalten unsere Umgebung, um dort unseren Werten und Vorstellungen Ausdruck zu geben und nicht nur zur Anregung unserer Produktivität und Effizienz. Unsere Projekte, unsere Ziele, unser Vergnügen und unser Zeitvertreib liegen irgendwo zwischen Arbeit und Alltag. Das ist heute unser Arbeits- und Privatleben.
ZU HAUSE ARBEITEN
«Die Arbeit von zu Hause aus gibt mir die Möglichkeit, ganzheitlich zu leben. Ich führe mein privates Leben und vertiefe mich in dieser Privatsphäre in meine Arbeit, was für meinen Arbeitsprozess ganz wesentlich ist.» Elana, Kuratorin
IT Novità del 2014: Arper è lieta di presentare la nuova gamma di rivestimenti in tessuto e pelle del Programma Graded-In. Questi nuovi materiali ampliano le possibilità di personalizzazione a disposizione di architetti e designer, confermando la costante attenzione di Arper per un design versatile e flessibile. Il Programma Graded-In consolida la lunga collaborazione con l’azienda tessile danese Kvadrat, e incrementa ulteriormente la gamma di rivestimenti in tessuto e pelle offerta da Arper, che ora comprende quasi cento collezioni provenienti da diversi fornitori. Oltre alla ricca scelta già presente nei suoi showroom, Arper ora propone i tessuti di Camira, Climatex, Ferrari, Fidivi, Gabriel, Spradling e Winter, in un ampio ventaglio di colori e materiali. Con queste nuove collezioni, Arper offre fino a quattordici diverse categorie di rivestimento, permettendo di scegliere la finitura più adatta a ogni progetto. I nuovi colori e materiali consentono ai designer e agli architetti la più ampia possibilità di personalizzazione per integrare ancora meglio gli arredi nei loro progetti, rafforzando la relazione tra spazio, colore e forma.
E N G New for 2014, Arper welcomes an innovative range of finishing possibilities to the market: the Arper Fabric and Leather Graded-In Program. This new proposal increases the options available to architects, designers and dealers and affirms Arper’s longstanding commitment to adaptable, flexible design. The Graded-In Program expands our long-standing relationship with the Danish textile manufacturer Kvadrat with additional fabric collections available for all of Arper’s product collections. Furthermore, in addition to the selections available to view in our showroom, Arper offers Graded-In fabrics from Camira, Climatex, Ferrari, Fidivi, Gabriel, Spradling and Winter in rich hues and sumptuous materials. These new choices will expand Arper’s range to include close to 100 new collections for upholstery options in fabric or leather, available in fourteen classes of upholstery and for any seating collection, enabling design choices to fit to any project. These new color and fabric capabilities allow designers and architects to have a more expansive range of customizations to further integrate furnishings into their designs and strengthen the connection between space, color and form.
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Die Grenzen zwischen Arbeits- und Privatleben lösen sich auf. Unsere täglichen Abläufe sind nicht länger auf eine strikte Einteilung von Acht-Stunden-Arbeitstag und der sich daran anschließenden Zeit für die private Welt, das Zuhause, Partner, Familie und sich selbst begrenzt. Unser Zuhause ist im Gegenteil viel mehr als nur ein Ort zum Leben; es ist ein Ort für kreatives Schaffen, Kooperationen oder geschäftliche Dinge. Unser Zuhause spiegelt unseren persönlichen Geschmack und unser ästhetisches Empfinden wider. Von den Kunstwerken, die wir an unsere Wände hängen und den Bücherregalen, mit denen wir unser Büro ausstatten, bis zur Auswahl von Salz- und Pfefferstreuern – dieser Ort versammelt unsere Leidenschaften, unsere Arbeit und unser Leben in einem einzigen ineinandergreifenden Raum. Hier empfange ich Kunden und richte Dinner-Partys aus. Ich antworte auf E-Mails und halte Telefonkonferenzen ab. Künstler oder Kollegen präsentieren hier ihre Arbeit – die Durchführung von Meetings in diesem intimen Raum ermöglicht offene Diskussionen. Unser Zuhause zeigt unseren persönlichen Geschmack und offenbart unser professionelles Selbst – es spiegelt ein Leben wider, in dem Job und Privatleben nicht länger getrennt sind, sondern es vermittelt vielmehr das Bild einer ganzen Person.
MEINE ARBEIT IST MEIN LEBEN
– eine Mischung von Eindrücken frischt den kreativen Prozess auf.» Sandra, Designerin
«Ich arbeite und lebe in demselben Loft und habe so die Möglichkeit, kreativ tätig zu sein, wann immer ich mich inspiriert fühle. Wenn es zwei Uhr morgens ist und ich eine Idee habe, steige ich nur aus dem Bett, gehe die paar Schritte zu meinem Schreibtisch und lege los.» Karl, Fotograf Es gibt Berufe, die eine Trennung zwischen Arbeit und Freizeit erfordern. Und dann gibt es die Glücklichen, für die sich die Arbeit wie Freizeit anfühlt: Diejenigen, die so von ihren Leidenschaften eingenommen sind, dass ihr Arbeitstag kein festes Ende hat. Ihre Arbeit treibt sie an; sie ist ihr Leben. Einige Kilometer von der Stadthektik entfernt, passt sich dieser kontinuierlich wandelnde und wachsende Raum unterschiedlichen professionellen Erfordernissen an. In dieser Brutstätte der Ideen enstehen täglich neue Möglichkeiten der Zusammenarbeit mit Besuchern und Kollegen in immer neuen Konstellationen. Der Raum ist unfertig und eignet sich für ein breites Spektrum der kreativen Produktion: für den Aufbau eines Sets oder die Vorbereitung eines Shootings, als Bühne für eine Veranstaltung oder Performance oder sogar eine improvisierte Ausstellung. Die Wände sind wie eine leere Leinwand, die nicht bearbeitet wurde, offen für neue Ideen. So werden dieselben Wände zwangsläufig zu einer Vitrine für sich abwechselnde Werke. Kühlschränke sind mit den wichtigsten lebensnotwendigen kreativen Gütern ausgestattet: Filmmaterial, Entwicklungschemikalien und gelegentliche Stärkungen. Dieses nüchterne, minimalistische Studio kann sich je nach Bedarf verwandeln – es ist nicht nur der notwendige Platz zum Schlafen, sondern ein Werkzeug zur Umsetzung einer kreativen Vision.
CO-KREATIVES KONTINUUM
Aus der Physik wissen wir, dass ein Objekt eine gewisse Menge an Energie beinhaltet und dass sich diese Energie je nach der Position des Objekts verändert. Anders ausgedrückt: Eine gezeichnete Schleife enthält mehr gespeicherte Energie als wenn eine Schleife an einen Baum gelehnt wäre – die physische Interaktion von Objekten erzeugt eine aufgeladene Umgebung. Wir sprechen hierbei von potenzieller Energie. Büros, die geteilt werden, spiegeln dieses Phänomen wider. Innerhalb eines Gemeinschaftsraums sind in der Regel unterschiedliche Branchen, kreative Projekte, Arbeitsmethoden, Denkansätze und Persönlichkeiten versammelt. Eine Redakteurin findet sich vielleicht neben einem Anwalt wieder, ein Designer sitzt zum Beispiel einem Computerprogrammierer oder Literaturagenten gegenüber. Eine Gruppe von unabhängig arbeitenden Freunden entscheidet sich dafür, Ressourcen zu teilen. Die Luft ist voll von Geräuschen der Arbeit und der Zusammenarbeit: Das Klimpern von Fingerspitzen auf der Tastatur, ein Telefonanruf oder eine Videokonferenz sowie Gespräche über den Schreibtisch hinweg, die zu neuen Ideen entfachen. Dieser Soundtrack ist universell, aber die Arbeit, die mittels Verwendung dieser geteilten Tools entsteht, kann stark variieren. An diesem Ort vielfacher gegenseitiger Inspiration entsteht eine neue Form der Energie. Telefongespräche über die Köpfe der anderen hinweg, eine gemeinsame Mittagspause, ein Blick auf die Pinnwand des Nachbarn: Ideen stoßen aufeinander, neue Wege des Arbeitens sowohl in der Gruppe als auch individuell entstehen. Diese Gespräche gehen über in ein Abendessen nach der Arbeit, bei dem Geschichten ausgetauscht werden. Dieser geteilte gemeinschaftliche Arbeitsraum erzeugt seine eigene Spannung – man weiß nie, was sich entwickelt. Wir nennen dies Potenzial.
DAS WANDERNDE BÜRO
LERNLABOR «Glücklicherweise, oder unglücklicherweise, ist es mir gelungen, aus meiner Leidenschaft für Mode einen Beruf zu machen, so dass die Trennung zwischen Arbeit und Privatleben oft durcheinandergerät. Mein stressiger Terminplan mit Interviews, Shootings und Buchungen lässt meine Arbeit in der ganzen Stadt stattfinden. Für mich gehört es dazu, einen Zwischenstopp in einem Café einzulegen, ein paar E-Mails zu schreiben, einen Kaffee zu trinken oder Freunde und Kunden zu treffen – und dann bin ich wieder weg.» Jeremy, Blogger
«Wenn ein Schüler ein Gebäude oder ein Klassenzimmer betritt und sieht, dass die Erwachsenen viel Mühe darauf verwendet haben, einen einladenden und stimulierenden Raum zu schaffen, möchte ich glauben, dass der Schüler der Lernerfahrung gegenüber offener eingestellt ist. Das Klassenzimmer sollte ein Ort sein, an dem ein Kind intellektuell herausgefordert wird und gleichzeitig eine emotionale Sicherheit empfindet.» Tomas, Lehrer
«Oft kommen die entscheidenden Erkenntnismomente aus anderen Disziplinen. Egal, ob es sich um eine Inspiration für einen einzigartigen Ansatz zur Lösung eines Problems handelt oder einen Perspektivwechsel, durch den Blick einer Person, die der Arbeit weniger nahesteht
Zufluchtsort, der den Weg für die Zukunft der Schüler ebnet. Innerhalb dieser Wände sollen jedoch nicht nur die Bedürfnisse der Schüler berücksichtigt werden. Die Funktionsweise eines Raums liegt auch gleichermaßen im Interesse der Lehrer, des Personals und der Eltern, die ebenfalls die Schulgemeinschaft bilden. Für die Lehrer muss das Klassenzimmer als ein Ort zum Lernen, zum Nachdenken ebenso wie zur Diskussion mit den Schülern, aber auch mit den Kollegen dienen. Räume helfen, die Gesellschaft der Denker zu erweitern. Die in diesen Räumen erhaltenen Unterrichtsstunden prägen den Menschen, zu dem sich der Schüler entwickelt, unwiderruflich. Der Einfluss einer Schule geht über die formale Ausbildung hinaus: Er wirkt sich auch auf zukünftige Entscheidungen sowie das lebenslange Lernen aus und formt unsere Vorstellung von Gemeinschaft und Zusammenarbeit. Diese Faktoren werden auf die Schaffung der Umgebung übertragen, die auf ideale Art und Weise zur Ausbildung der Menschen von morgen ausgestattet ist: Wissen und Respekt vor dem, was es zuvor gab und Freiraum, um in die Zukunft zu wachsen.
Im Laufe der Schulausbildung kann die Umgebung des Schülers genauso ausschlaggebend sein wie die Unterrichtsstunden. Dynamisch gestaltete Räume regen neue Entdeckungen mittels verschiedener Lerntechniken an: Einzelgespräche, Interaktionen in der Gruppe und Diskussionen in der Klasse. In Mensen sind Stühle und Tische für kleine Gruppen von Schülern oder für größere Gruppierungen zum gemeinsamen Essen angeordnet. Diese Räume bilden eine Grundlage für jeden Schüler – nicht nur als eine physische unterstützende Struktur, sondern auch als ein mentaler
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Das Orchester des Cafés stimmt sich ein. Ein Stakkato von schepperndem Geschirr, zischendem Espressodampf, das Hämmern des Basses und das Surren schwatzender Stimmen fließen zusammen zu einem rauschenden, mich umgebenden Geräusch, welches das Gehirn trainiert. Zu den Café-Geräuschen hat sich ein unterschiedlich zusammengesetztes Ensemble gebildet. Eine Bloggerin beobachtet die Menge und tippt gelegentlich in ihren geöffneten Laptop. Neben ihr sitzt ein Schriftsteller, der hastig in sein Notizbuch schreibt, während zwei benachbarte Studentinnen in offenen Büchern Textstellen anstreichen. Das Gespräch zweier Freunde wird unterbrochen, als die Getränke kommen, gleichzeitig beginnt in der Nähe ein Journalist seinen Gesprächspartner zu interviewen. Arbeits- und Privatleben vermischen sich miteinander, so dass das Café vor Energie sprüht. In dieser entspannten Umgebung koexistieren Arbeit und Leben zwischen dem Gewirr aus Stimmen und Aktivitäten. Ein Business-Meeting wird zu einem Gespräch zwischen Freunden. Das Verfassen von E-Mails wird durch einen schnellen Blick in den Lieblingsblog
bereichert. Der Tempowechsel ist erfrischend. Manchmal braucht es nur einen Tapetenwechsel. Und eine Tasse Kaffee.
DIE PFLEGEARBEIT
«Die Lebensqualität sowohl der Patienten als auch des medizinischen Personals wird durch die wunderbaren Räumlichkeiten und diesen schönen Garten erheblich verbessert. Man kann den Sonnenuntergang über dem Nil betrachten, durch den Garten spazieren und Hunderte von Vögeln bestaunen, den unverkennbaren Geruch der Wüste in der Abendluft einatmen und zur Erfrischung einen heißen Tee trinken, während man den gedämpften, durch die Brise herangetragenen Stimmen lauscht. Es ist ein magischer Ort.» Susanna, Krankenschwester «Der Weg zum Krankenhaus führt über staubige, schmutzige Straßen, am Rand stehen farblose, verfallene Gebäude aus ungebrannten Lehmziegeln und Baracken aus Holz und alten Plastikfolien, dazwischen springen ein paar Ziegen herum. Es gibt keine Bäume, nur feinen gelben Sand überall. Dann betritt man das Krankenhaus und sieht einen fantastischen Garten voller Blumen, Bäume und bunter Vögel …” Dieses von weitläufigen Gärten und Innenhöfen umgebene Krankenhaus bietet einen Zufluchtsort zur Pflege von Patienten. Dieser sichere Ort wurde geschaffen, damit Patienten mit Herzkrankheiten genesen können, aber auch für die Familien, Ärzte, Krankenschwestern und das Servicepersonal. Das Gelände des Pavillons umfasst eine Oase mit einer üppigen Pflanzen- und Blumenpracht, die einen Gegensatz zu der trockenen Wüste außerhalb des Krankenhauses bildet. Diese Außenbereiche bieten den Patienten Momente der Ruhe, aber auch den Ärzten und Krankenschwestern, deren voller Dienstplan anderenfalls keine Atempause an der frischen Luft zuließe. Langgestreckte Korridore, die zum Schutz vor der Sonne überdacht sind, wurden für Spaziergänge im Freien und körperliche Aktivitäten errichtet. Diese unterstützenden Örtlichkeiten bieten Erholung vom Stress des Krankenhauslebens und treiben Rehabilitation und Besinnung voran. Im Innern bieten Lamellenvorhänge aus Bambus Schutz vor der Hitze der trockenen Wüste. Sie sorgen für sanften Schatten in den Innenräumen des Gebäudes und vermitteln ein familiäres Gefühl in einer schwierigen Zeit. Gruppen von Tischen und Stühlen bieten Familien und Patienten einen Ort, um zusammenzukommen, zu verweilen und zu genesen.
IN BRIEF BARDIS BOWL CHAIR
Architektur, Design, Bühnenbildnerei, Illustration und Verlagswesen: diese unterschiedlichen Aspekte des Schaffens von Lina Bo Bardi vereinigten sich in ihrem Wunsch, aktiv am Modernisierungsprozess von Brasilien teilzunehmen. Das Design des Bowl Chair von Bardi stammt aus der ersten Phase von Linas Karriere in Brasilien, als sie es noch für möglich hielt, in den raschen Industrialisierungsprozess der 50er-Jahre einzugreifen. Später wurde sie dem Einrichtungsdesign gegenüber wesentlich kritischer, und bevorzugte handwerkliche Möbel, die für jedes einzelne Projekt individuell konzipiert und realisiert wurden. Lina entwarf den Bardi’s Bowl Chair im Jahr 1951, nach dem Ende ihrer Zusammenarbeit mit Giancarlo Palanti im Bereich des Innen- und Einrichtungsdesigns. Dann setzte sie die Realisierung Ihres Gläsernen Hauses (the Glass House) in São Paulo fort. Ihr Design begann jedoch erst ab 1953 auf internationaler Ebene die Aufmerksamkeit auf sich zu ziehen, als das amerikanische Magazin Interiors einen Artikel mit dem Titel ‘Bowls, Baskets and Bags’ veröffentlichte, in dem es das Design mit den Stühlen von Eero Saarinen, Irena Schawinsky und Roberto Mango verglich. Ab 1958, dem Jahr ihres Umzugs in die Stadt Salvador, entfaltete Lina ihre Arbeit, indem sie sich auf die Wechselwirkungen zwischen volkstümlicher und moderner Kultur stützte, und rief damit einen Designansatz ins Leben, der seinen höchsten Ausdruck in den 80er-Jahren mit dem Projekt SESC Pompéia erreichte. Als Lina 1992 starb, ging das Copyright ihrer Entwürfe an das Instituto Lina Bo e P.M. Bardi über, das es Arper gestattet hat, eine neue Serie des Bardi’s Bowl Chair zu produzieren. Da sich die Technik seit Linas Zeit verändert hat, war hier eine interpretative Annäherungsweise durch Arper nötig: die Herausforderung bestand darin, dem Originaldesign treu zu bleiben, sich jedoch gleichzeitig an die modernen Bedingungen der industriellen Produktion anzupassen. Die zur Erreichung dieses Ziels notwendige Sorgfalt und Präzision könnte man mit den Gaben vergleichen, die Lina bei ihrem Ansatz zur Restaurierung historischer Gebäude zum Einsatz brachte. Renato Anelli Architect & professor of the University of São Paulo Während die Wanderausstellung „Lina Bo Bardi: Together“ weiterhin das Werk der italienisch-brasilianischen Architektin und Designerin der Moderne feiert, nimmt Arper einen ihrer beliebtesten Entwürfe in seine Produktion auf: Bardis Bowl Chair. Dieses Jahr hat dieser bedeutende Sessel einige zusätzliche Modifikationen erfahren und präsentiert sich nun als ein dem ursprünglichen Prototyp Bo Bardis von 1951 sehr naher Entwurf – letzterer befindet sich heute in der Casa de Vidro, dem berühmten Glashaus der Architektin in São Paulo. Die aktuellen Anpassungen verleihen dem großzügig dimensionierten Sessel eine noch stärkere Ausdruckskraft: eine filigrane, schlanke Gestalt bildet eine elegante Silhouette, während die vergrößerte Öffnung eine einladende Sitzfläche
erzeugt. In enger Zusammenarbeit mit dem Instituto Lina Bo e P. M. Bardi, mit Historikern und mit der Textildesignerin Daniela Moura wurden sieben verschiedene Bezüge für Bardis Bowl Chair entworfen, deren lebendige Farbigkeit eine Vorstellung von Bo Bardis sprühendem Geist und ihrer Liebe für die brasilianische Kultur vermittelt. Für die Textilentwicklung diente eines von Bo Bardis Aquarellen als Grundlage: Kissen wurden in sieben Farbnuancen und mit Mustern, die von den ursprünglichen Ideen inspiriert sind, gestaltet. Die einnehmende Form und die kühne Farbgebung geben Bo Bardis persönliche Ästhetik und ihre unerschöpfliche Lebensfreude wieder. Arper ist stolz darauf, Lina Bo Bardis Werk mit einer neuen Generation von Bewunderern zu teilen. Bardis Bowl Chair wurde in einer limitierten Auflage von 500 Stück produziert. Teile des Verkaufserlöses kommen den kulturellen Aktivitäten des Instituto Lina Bo e P. M. Bardi, der zukünftigen Präsentation von Bo Bardis Werk sowie der Ausstellung „Lina Bo Bardi: Together“, die 2014 und 2015 weiterhin unterwegs sein wird, zugute. Für weitere Informationen und zum Erwerb von Bardis Bowl Chair besuchen Sie unsere Homepage unter bardisbowlchair.arper.com
GESCHICHTE DES “SALAM” CENTERS
aus dem Ausland anreisen. Ein Pavillon zur Meditation verschafft Ruhepausen von der belastenden Krankenhaus-Atmosphäre. Eine Container-Siedlung bietet dem medizinischen Personal, welches aus der ganzen Welt kommt, eine Unterkunft. Die Wiederverwendung der Container hatte einen nachhaltigen Hintergrund: der Abtransport der 40-Fuß-Container hätte schätzungsweise eine Tonne CO2Ausstoß pro Einheit verursacht. Die Umfunktionierung sparte große Mengen schädlicher Emissionen ein und sandte zudem eine wirkungsvolle Botschaft bezüglich der Möglichkeiten nachhaltiger Entwicklung. Der Umgang mit der Umwelt spielte für die gesamte Konstruktion des Zentrums eine große Rolle. Zur Regulierung der Hitze (die Temperaturen können über 50° C erreichen) und zur Begrenzung des Energieverbrauchs für die Gebäudekühlung wurden die Container stark isoliert und von außen mit einer lamellenhaften Bambus-Haut geschützt. Solarpaneele auf den Dächern dienen zur Erzeugung von Warmwasser und Sonnenkollektoren betreiben die Klimaanlagen der Gebäude. Alle Entscheidungen sollten sicherstellen, dass die Räumlichkeiten des Zentrums die Genesung fördern und Leben erhalten; nicht nur auf medizinischer Ebene, sondern zur fortlaufenden Unterstützung der Ärzte, des medizinischen Personals und der Patienten-Familien. EMERGENCYGründer Gino Strada drückt diese Idee folgendermaßen aus: „Die Behandlung beschränkt sich nicht auf Operationssäle und Entbindungsstationen, sondern lässt jeder Person, die jedem menschliche Wesen gebührende Pflege zuteilwerden.
WORK-LIFE-BALANCE DAS FRIEDENSGEBÄUDE - DAS „SALAM“ CENTER FÜR HERZCHIRURGIE Das richtige Gebäude kann mehr als nur eine Struktur sein; es kann eine Stütze sein. Das „Salam“ Center für Herzchirurgie ist solch ein Gebäude. Das Zentrum liegt außerhalb der sudanesischen Hauptstadt Khartum in Soba und bietet einen europäischen Standard in der ärztlichen Betreuung von Kindern und Erwachsenen, die an Herzkrankheiten leiden. Die Betreuung ist kostenlos für die Einwohner des Sudan sowie für Patienten, die aus den 25 afrikanischen Nachbarstaaten, aus Afghanistan, dem Irak und weiteren Ländern kommen. Das „Salam“ Center wurde von EMERGENCY gegründet, einer italienischen Nichtregierungsorganisation, die kostenlose medizinische Versorgung für Opfer von Krieg und Armut anbietet. Seit ihrer Gründung im Jahr 1994 hat die NGO medizinische Hilfe für über 6 Millionen Patienten geleistet und chirurgische und medizinische Zentren, Entbindungsstationen sowie Rehabilitationsprogramme in vom Krieg verwüsteten Gebieten aufgebaut: Afghanistan, Kambodscha, Irak, quer durch Afrika und in Italien, der Heimat von EMERGENCY. Neben der medizinischen Versorgung, die EMERGENCY ihren Patienten bietet, ist die Organisation sehr bedacht auf den Bau ihrer Einrichtungen. Das in der Wüstenhitze des Sudan gelegene „Salam“ Center für Herzchirurgie ist eine 40.000 m2 umfassende Oase, die an den Blauen Nil grenzt. Die Krankenhausanlage, die das italienische Architektur- und Designbüro TAMassociati entworfen hat, ist von üppigen Gärten mit heimischen Pflanzen, Bäumen und Blumen umgeben, die einen Kontrast zur umliegenden Wüstenlandschaft bilden. Im Innern wurde die Anlage des „Salam“ Centers (der Name bedeutet „Frieden“) in Form eines Pavillons konzipiert, der mehrere Gebäude umfasst, die einer ganzheitlich heilungsfördernden Umgebung mit 63 Patientenbetten und 300 Mitarbeitern gewidmet sind. Das Gästehaus beherbergt Angehörige, die
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Die Designer Alberto Lievore, Jeannette Altherr und Manel Molina leben in Barcelona, wo sie 1991 das Designbüro Lievore Altherr Molina gegründet haben. Seitdem haben sie auf der ganzen Welt mit Unternehmen in den Bereichen Produktdesign, Beratung und Artdirection zusammengearbeitet. Seit 1999 arbeitet Lievore Altherr Molina mit Arper zusammen und hat seitdem einige Möbelstücke mit hohem Wiedererkennungswert entworfen, darunter die Kollektionen Leaf, Catifa und Saya. Hier erläutern die Designer ihre neuesten Entwürfe: Colina und das Zinta. Auf welche Weise beeinflusst oder formt Eurer Meinung nach ein Raum das sich darin abspielende Leben? Wir sind der festen Überzeugung, dass die Stimmung eines Raumes, die Ausstrahlung seiner Elemente und seiner Einrichtung unsere Gefühle und unser Verhalten beeinflussen. Das gilt nicht nur für unser Zuhause oder unseren Arbeitsplatz, sondern für alle Arten von Räumen: Schulen, Universitäten, Bibliotheken, Krankenhäuser und Flughäfen. Räume können bilden oder entspannen, die Konzentration oder Genesung fördern, und sie laden zu Zusammenkünften ein. Ein Raum ist ein System sozialer Strukturen, eine Art des Organisierens, ein Zusammenfließen von Geräuschen, Temperatur, Licht, Architektur und Gegenständen. Die Einrichtung ist
der Teil eines Raumes, der dem Körper am nächsten ist. Menschen identifizieren sich stark mit Objekten. Wie verbinden sich heute Privatleben und Arbeit miteinander? Gibt es unterschiedliche Anforderungen an Lebens- und Arbeitsräume? Dies ist ein ständiges Diskussionsthema zwischen Arper und unserem Büro. Wir sehen darin auch ein Stück aktuellen kulturellen Zeitgeist. Wir sprechen immer wieder über das Fehlen klarer Grenzen zwischen dem Ende der Arbeit und dem Beginn des Privatlebens. Warum wird die Komplexität des Entwerfens als Arbeit angesehen, aber nicht diejenige des Familienlebens? Was bedeutet es, an unseren Beziehungen und an uns selbst zu arbeiten? Welche Abgrenzungen gibt es? Unser eigener Arbeitsplatz hat sich in den letzten 20 Jahren stark verändert. Statt an einem realen Tisch arbeiten wir an einem großen virtuellen „Tisch“ – unserem Computer-Netzwerk. Wir müssen nicht länger physisch innerhalb eines definierten Zeitrahmens anwesend sein. Diese Flexibilität ermöglicht es uns, konstant zwischen Privat- und Arbeitsleben zu wechseln: ein Treffen mit einem Kunden, dann ein persönliches Telefongespräch, der Besuch einer Schulveranstaltung, das Lesen eines interessanten Artikels, den wir mit unseren Kollegen diskutieren, die Korrektur eines Prototyps. Auf dieselbe Weise bringen wir kontinuierlich Beobachtungen und Erfahrungen in unsere Designpraxis ein. Es ist unser Leben, das unsere Arbeit speist und inspiriert. Arbeit ist nicht nur ein Job. Leben und Arbeit sind … nein, nicht immer dasselbe, aber nicht voneinander zu trennen. Welche Rolle spielt das Internet für die Vermischung von Arbeit und Leben? Mit der Entwicklung des Internets – 24 Stunden am Tag, sieben Tage die Woche verfügbar – sind wir in der Lage, ständig miteinander verbunden zu sein und über Zeitzonen und Ländergrenzen hinweg zu arbeiten. Zahlreiche Arbeitsaktivitäten wie Networking in Facebook, Beantwortung von E-Mails oder die Suche nach Inspirationsquellen in Blogs oder auf Pinterest können leicht von zu Hause erledigt werden. Mehr Flexibilität verlangt jedoch nach einem bewussteren Umgang. Die Technologie sollte uns helfen, unser Leben besser zu organisieren – nicht in ihrer Gnade zu stehen. Verwenden wir Laptops und Handys als eine Möglichkeit, Arbeit und Leben in Einklang zu bringen und auszubalancieren oder verurteilen sie uns dazu, jederzeit verfügbar zu sein? Sind wir effizient oder arbeitssüchtig, wenn wir Arbeitsanrufe um Mitternacht beantworten? Sind wir in der Lage, uns selbst Grenzen zu setzen? Ist das sogar notwendig? Wie haben diese Veränderungen Euer praktisches Arbeiten und auch Eure Arbeitsbeziehungen beeinflusst? So wie wir arbeiten, arbeiten heutzutage immer mehr Menschen. Die fließende Arbeitsweise der Kreativindustrie wird auch zum Modell für viele andere Branchen. Unsere Beziehungen basieren immer mehr auf Kommunikation. Hierarchien werden flacher – Arbeitsstile charakterisieren sich weniger durch eine Führungskraft, die Probleme löst, als vielmehr durch Projektentwicklung mittels Teamarbeit. Jüngere Generationen möchten nicht für die Arbeit leben, sondern vielmehr mit der Arbeit leben. Sie sind auf der Suche nach einem besseren, fließenderen Gleichgewicht zwischen beidem. Die Grenze zwischen Arbeit und Leben löst sich auf. Viele entscheiden sich dafür, ihre Arbeit nicht zu strikt vom Leben zu trennen. Wir vertreten diese Idee seit Langem und haben sie, während wir entwerfen, immer im Hinterkopf: Ästhetik und Schönheit, Nutzwert, Flexibilität, Ausdruck und Bedeutung sind wesentlich für Einrichtung und Räume – auf der Arbeit und zu Hause. Und so entwerfen wir weiterhin anpassungsfähige, fließende und empathische
Arbeitsräume und Möbel. Tatsächlich arbeiten wir mit Arper seit der allerersten Kollektion an der Idee flexibler Arbeitsräume und sanfter Objektbereiche – nur dass dies erst seit Kurzem ein vorherrschender Trend geworden ist. Catifa ist so ein überaus flexibles und erfolgreiches System geworden, weil seine ausbalancierten Formen sanft genug für das Arbeiten von zu Hause und gleichzeitig ausreichend technisch genug für die Verwendung in definierten Objektbereichen sind. Auch unsere anderen Kollektionen sind inspiriert durch die Idee der „sanften Technik“ und ein klares Beispiel dafür, was damit gemeint ist. Ihr habt eine langjährige Arbeitsbeziehung mit Arper. Wie wurden Eure Designentwürfe für Arper von der sich stets verändernden Arbeits- und Lebensdynamik beeinflusst? Im Hinblick auf unsere Arbeit für Arper bedeuten diese Veränderungen, dass wir nicht in Kategorien wie „Möbel für zu Hause“ versus „Möbel für die Arbeit“ denken. Teile der Arbeit und Teile des Lebens spielen sich in denselben Räumen ab und – manchmal – zur selben Zeit. Wir streben nach mehr als Funktionalität; wir möchten, dass unsere Umgebung funktioniert und dabei Bedeutung besitzt. Wir betrachten sie als Spiegel unserer Ideale und Ziele. Wir fordern, dass wir nicht nur in unserem Zuhause über uns selbst nachdenken, sondern auch in allen anderen von uns „bewohnten“ Räumlichkeiten. Jeder Raum hat seine Geschichte und jeder Teil ist ein kleiner Satz dieser Geschichte. Dies erfordert es, dass Möbel eine Persönlichkeit besitzen, aber auch in der Lage sind, sich in unsere individuellen Kontexte zu integrieren. Menschen möchten sich selbst durch das, was ihre persönliche Wahl ist und durch verschiedene Tonlagen ausdrücken – dafür bietet zum Beispiel auch eine Palette von unterschiedlichen Ausführungen von Möbeln die Möglichkeit. Was war das Ziel beim Entwerfen Eurer beiden neuen Kollektionen für Arper – Colina und Zinta? Die beiden neuen Kollektionen, die wir dieses Jahr für Arper präsentieren, sind für Situationen entworfen, in denen sich Menschen treffen, miteinander in Verbindund treten und kommunizieren – nicht um einen Tisch herum, sondern bequem in einer Lounge sitzend. Wir stellen uns vor, dass diese Stücke bei einer Verabredung mit Freunden zum Einsatz kommen, oder wenn jemand Wartezeit in einer Hotellounge für ein Privat- oder Arbeitstelefonat nutzen möchte, auch für Treffen mit Kunden in einem Büro eignen sie sich. Um was auch immer es sich handelt, Kommunikation erfordert eine gewisse Einstellung – es geht um Offenheit, Großzügigkeit, die Fähigkeit zuzuhören, zu antworten und die Dinge auch einfach mal laufen zu lassen. Die beiden Kollektionen, die wir für Arper entworfen haben, sollen dabei helfen, diese offene Haltung zur Kommunikation mitzufördern.
Austausch ist uns wichtig, diesen möchten wir mit gelebtem Dialog über Design und Veranstaltungen auf der ganzen Welt – und in Ihrer Nähe – vorantreiben. Herzlich willkommen bei den neuesten Mitgliedern der Arper-Showroom-Familie: Kopenhagen, Amsterdam, Chicago, Oslo und Dubai.
NEUE PRODUKTE
sowie zwischen Kollegen und Freunden. Colina gibt es in drei Größen: Small, Medium und Large mit Leder- oder Stoffbezug. Alle Versionen verfügen über ein bezogenes, stabiles Gestell. In der Größe Medium ist Colina zudem als Freischwinger, mit Kufengestell oder vierbeinigem Holzgestell erhältlich.
SAARI UPDATES
ZINTA
Design by: Lievore Altherr Molina, 2014 GRAFISCHE VERBINDUNGSPLATTFORM Grafisch, leicht und fließend – das modulares Sofa-System Zinta zeichnet sich durch ein harmonisches Nebeneinander von glatten Linien und warmen Materialien aus. Der tiefe Sitz unterstützt perfekt das lockere Zurücklehnen des Körpers. Das System gliedert sich dank der variierbaren Längen und sanft abgerundeten Kanten auf elegante und geschickte Weise in seine Umgebung ein. Es kann als einfaches Einzelsofa oder als großflächiges, ordnendes Prinzip in einem offenen Raum eingesetzt werden. Durch eine Vielzahl ergänzender Kissen mit unterschiedlichen Materialien und Füllungen lässt sich Zinta ganz einfach zahlreichen Räumlichkeiten anpassen, vom Wohnbereich bis zum Restaurant, von der Lounge bis zum Büro. Die Sitzschalen aus Holz gibt mit auskleidenden Polstern für den Objektbereich oder mit Kissen aus ausgewählten Stoffen, die den Sitzkomfort erhöhen. Unterschiedliche Größen, Materialien und Füllungen ermöglichen vielfältige Kombinationen und Anwendungen. Die Sitzschalen sind aus Holzfurnier in Natur, Braun und dunkler Eiche erhältlich. Gestelle aus Stahl und Beine aus Aluminium sind Dunkelgrau lackiert. Optional gibt es passende Armlehnen aus Schichtholz. Unterschiedliche Längen und Winkel ermöglichen unzählige Kombinationen.
COLINA
SHOWROOM-REPORT
Die umfangreiche Kollektion Saari verbindet eine klassische Attitüde mit einer schlanken, zeitgenössischen Silhouette. Durch Farbe wird sie grafisch, mit Kissen zwanglos. Absolut flexibel kann Saari unzähligen Anwendungen und räumlichen Umgebungen angepasst werden, während sie stetig ihren puren Charakter bewahrt. Jetzt kommen weitere Ausführungen neu hinzu: Saari XL mit großzügigen Sitzschalen in unterscheidlichen Breiten bietet noch mehr Komfort und Volumen. Der Guest Chair mit geschlossenem Gestell betont die architektonische Struktur und Ausdruckskraft von Saari.
DUNA 02
Die einem Blütenkelch nachempfundene Form von Duna ist suggestiv und zeitgemäß. Die bereits vor vierzehn Jahren entstandene ikonische Silhouette hat Duna zum Designklassiker werden lassen, der sich immer wieder neu erfinden lässt. Die neue Ausführung der Kunststoffschale in Polypropylen anstelle von Polyethylen ermöglicht ein noch schlankeres, geschmeidigeres Profil, eine noch filigranere Wölbung sowie eine noch prächtigere Oberfläche. Neben der komplett gepolsterten Schalenausführung, ist Duna 02 nun auch in der Version mit Sitzkissen oder mit Spiegelpolsterung erhältlich. Ein umfangreiches Angebot an Gestellen ergänzt die elegante Form dieses zeitgenössischen Klassikers.
PIX MINI Design by: Lievore Altherr Molina, 2014
Das Arper-Netzwerk erstreckt sich über den gesamten Globus – Showrooms haben in mittlerweile neun Ländern ein Zuhause gefunden. Besuchen Sie uns und entdecken Sie unsere Kollektionen und neuen Produkte direkt vor Ort: Verschiedene Materialien und Accessoires ergänzen Design und unterschiedliche Ausführungen. Offener
EIN OFFENER RAUM ZUM SITZEN Weich und gleichzeitig skulptural: Die Stühle der Familie Colina zeugen von eleganter Silhouette und großzügigem Design. Ursprünglich als Ergänzung zu der fließenden Struktur des modularen Sofa-Systems Loop entworfen, laden ihre anpassungsfähigen, organischen Formen und die Vielzahl an Optionen zur Integration – in Gruppen oder einzeln – in zahlreiche Kontexte ein, von Büros über öffentliche Räume bis zum Wohnbereich. Ihr offener Charakter fördert jeglichen Dialog im architektonischen Raum
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Was wäre eine Familie von Ottomanen ohne den ein oder anderen kleinen Neuzugang hin und wieder? Jetzt kommt der Pix Mini, ein kleiner Pouf, der in drei Größen erhältlich ist – alle Versionen weich, farbenfroh und zwanglos. Die zwei Kinder-Versionen von Pix Mini sind natürlich deutlich kleiner
als die Familienmitglieder, und sie lassen sich anders einsetzen: als Tisch, Sitzmöbel oder als Rückenlehne, wenn man auf dem Boden sitzt. Für Erwachsene gibt es Pix Mini jetzt auch in einer Version als Hocker. Wie auch immer er genutzt wird, seine Einfachheit, sein Komfort und sein Spaßfaktor sind einzigartig.
PIX-TISCH
Der Pix-Tisch hat eine einfache Erscheinung, ist visuell aber sehr reizvoll. Mit einer flexiblen, großzügigen Tischplatte von 50 Zentimetern, die auf verschiedene Höhen eingestellt werden kann, ist er perfekt für den Einsatz in „weichen“ Objektbereichen geeignet, die zum Entspannen oder zum Warten einladen. In der heutigen Welt, in der sich immer mehr außerhalb der Konventionen abspielt, kann durch diese Vielseitigkeit, die gleichzeitig so einfach herzustellen ist, jeder Raum zu einem improvisierten, zweckmäßigen Arbeitsbereich werden oder aber zu einem Ort der Zusammenkunft, zum Lesen oder für eine schnelle Kaffeepause – und er kann sogar zu einer flexiblen Bürolandschaft ergänzt und erweitert werden. Die Pix-Tische bestehen aus einem Aluminiumgestell und einer Tischplatte aus MDF.
NEUES GRADED-INPROGRAMM FÜR STOFFE UND LEDER Als Neuheit für das Jahr 2014 präsentiert Arper eine innovative Palette an Ausführungsoptionen auf dem Markt: das Graded-In-Programm für Stoffe und Leder von Arper. Dieses neue Angebot stellt Architekten, Designern und Händlern eine Vielzahl an Optionen zur Verfügung und unterstreicht das anhaltende Engagement von Arper für ein anpassungsfähiges und flexibles Design. Das Graded-In-Programm erweitert die langjährige Zusammenarbeit mit dem dänischen Textilhersteller Kvadrat um zusätzliche Stoffkollektionen, die für alle Produktserien von Arper erhältlich sind. Darüber hinaus bietet Arper als Ergänzung zu der im eigenen Showroom einsehbaren Auswahl Graded-In-Stoffe von Camira, Climatex, Ferrari, Fidivi, Gabriel, Spradling und Winter in satten Farbtönen und aufwändigen Materialien an. Mit diesem neuen Sortiment umfasst die Palette von Arper etwa 100 neue Stoff- und LederKollektionen, die sich zum Polstern eignen. Diese sind in 14 Polster-Kategorien erhältlich und für jede Kollektion von Sitzmöbeln anwendbar, so dass eine für jedes Projekt passende Design-Auswahl erhältlich ist. Diese neuen Farben und Stoffe stellen Designern und Architekten vielfältigere Optionen für individuelle Kundenwünsche zur Verfügung, um die Möbel noch stärker in ihre Gesamtentwürfe integrieren zu können und die Verbindung zwischen Raum, Farbe und Form noch zu stärken.
FR
MON TRAVAIL, MA VIE
Le «bureau» n’est plus: nous vivons, nous travaillons. De manière imperceptible, nous passons d’un espace à un autre, d’un état d’esprit à un autre, d’une discipline ou d’une idée à une autre. Toutes les ‘catégories’ ont changé: les cafés sont des bibliothèques; les salons d’aéroport, des salles de conférence; les jardins, des terrains d’études. Le monde du travail est aujourd’hui plus doux, plus fluide, plus généreux, plus diversifié, d’une plus grande capacité d’adaptation. Nous façonnons notre environnement afin d’y imprimer non seulement notre productivité et notre efficacité mais surtout nos valeurs et nos idées. Nos projets, nos buts, nos plaisirs, nos passe-temps se situent quelque part entre le travail et l’art de vivre. C’est cela, l’équilibre vie-travail.
TRAVAILLER CHEZ SOI
«Travailler à domicile me permet de vivre ma vie comme une personne à part entière. Je vis ma vie personnelle, immergée dans le travail, tout en préservant cette intimité si importante à mon processus.» Elana, Conservatrice Les frontières entre vie professionnelle et vie personnelle s’estompent. Nos routines quotidiennes ne sont plus délimitées par une stricte division du temps, avec d’un côté huit heures de travail, et de l’autre la maison, le conjoint, la famille et soi-même. De fait, la maison est plus qu’un espace de vie, elle est un lieu de création, de collaboration, de travail. Notre foyer reflète nos goûts personnels et esthétiques. A l’instar des étagères qui tapissent les murs de nos bureaux, nous agençons, telles des gravures, nos salières et poivrières – cet espace allie nos passions, notre travail et nos vies en un environnement homogène. Je reçois ici mes clients et y organise des dîners. Je réponds aux mails et participe aux conférences téléphoniques. Artistes et confrères sont les bienvenus pour présenter leur travail: les réunions tenues en cet espace intime facilitent les discussions ouvertes et fluides. Une maison révèle nos goûts personnels et fait écho à notre activité professionnelle; elle se veut une réflexion de la vie qui n’est plus divisée entre vie professionnelle et personnelle. Elle offre ainsi l’image d’un homme ou d’une femme dans sa globalité.
«Travailler et vivre sous le même toit me permet de laisser libre cour à ma créativité, au gré de mon inspiration. Si une idée prend forme dans mon cerveau et même s’il est deux heures du matin, il me suffit de sortir du lit, de faire quelques pas pour rejoindre mon bureau et de passer ainsi à l’action.» Karl, Photographe La plupart des métiers impose une séparation entre le travail et la détente. Mais certains rares chanceux arrivent à allier ces deux notions. Littéralement amoureux de leurs passions, ils ne s’arrêtent alors jamais. Leur travail, c’est leur moteur, leur vie. A quelques kilomètres des turbulences urbaines, cet espace, idéal pour toute carrière naissante, évolue, se développe. Dans cet incubateur d’idées, des échanges ont lieu tous les jours, en une perpétuelle valse de visiteurs et de confrères. L’espace est brut, prêt à accueillir une vaste palette de production artistique: création d’un décor ou préparation d’une séance de photos, réalisation d’un évènement ou d’un spectacle, voire même exposition improvisée. Les murs sont vierges, délibérément nus pour permettre aux idées de se diffuser; mais tôt ou tard, ces mêmes murs deviennent les témoins d’une nouvelle œuvre, en un continuel renouvellement. Les frigidaires sont garnis d’éléments essentiels à la création: pellicules, produits chimiques de transformation et en-cas occasionnels. Propre, d’aspect minimaliste, ce studio peut se transformer en tout ce que vous voulez; il n’est pas juste un endroit pratique pour dormir, il est avant tout un outil permettant la réalisation d’une vision créatrice.
que cette énergie change, en fonction de la position relative de l’objet. En d’autres termes, un arc bandé emmagasinera d’avantage d’énergie qu’un arc posé contre le tronc d’un arbre: l’interaction physique des objets crée un environnement intensifié. Nous appelons ce phénomène ‘énergie potentielle’. Nos bureaux partagés reflètent ce phénomène. A l’intérieur d’un même espace, se côtoie une variété de groupements d’entreprises, de projets créatifs, de méthodes de travail, de façons de penser, de personnalités. Une éditrice peut ainsi se retrouver assise à côté d’un avocat; un designer, faire face à un programmateur informatique ou un agent littéraire. Un groupe d’amis travaillant indépendamment peut décider de partager ses ressources. L’air vibre du bruit du travail et de la collaboration: un doigt sur le clavier, un coup de fil ou une vidéoconférence, une conversation tenue à l’autre bout de la table, tout est propice aux idées nouvelles, La bande son est universelle, mais le travail issu de ce partage d’outils peut considérablement varier. Au coeur de cette pollinisation croisée, se crée une nouvelle forme d’énergie. Bribes de conversations téléphoniques, pause déjeuner partagée dans les espaces communs, coup d’œil jeté au tableau numérique du voisin: les idées se côtoient, s’échangent, donnant ainsi naissance à de nouvelles façons de travailler, seuls ou à plusieurs. Les conversations se poursuivent au cours de dîners improvisés après le travail, où s’échangent de nouvelles histoires. Cet espace de travail collaboratif crée sa propre émulsion, sans que l’on en connaisse jamais l’issue à l’avance. C’est là notre définition du mot ‘potentiel’.
importance aux yeux des enseignants, du personnel et des parents, c’est-à-dire de la communauté éducative. Selon les éducateurs, une classe se doit d’être à la fois un espace d’apprentissage et un espace de réflexion et de discussion, non seulement entre étudiants mais également entre collègues. L’espace permet de façonner une société modulable de penseurs. Les enseignements tirés de ces murs marquent de manière irrévocable l’adulte en devenir qu’est l’étudiant. Lui inspirant de futurs choix ou lui suggérant des idées communautaires, des notions de collaboration et d’apprentissage sur du long terme, l’impact d’une école va bien au-delà de l’éducation stricto sensu. Ces facteurs permettent de créer un lieu idéalement conçu pour éduquer les hommes de demain: connaissance et respect de ce qui a été précédemment fait, tout en laissant suffisamment de place à l’avenir.
UN LABORATOIRE POUR APPRENDRE
«Heureusement, ou malheureusement, j’ai réussi à faire de ma passion de la mode un métier; la séparation entre mon travail et ma vie privée est donc souvent floue. Entre un calendrier d’interviews très chargé, des séances de photo et d’autres engagements, mon travail m’amène un peu partout en ville. J’en profite pour m’arrêter dans un café, écrire quelques mails, déguster un expresso, rencontrer un ami ou un client et hop, je repars.» Jeremy, Blogueur
CONTINUUM CO-CRÉATEUR «Quand un étudiant pénètre dans un bâtiment ou une salle de classe et voit que les adultes ont pris un soin tout particulier à créer un espace attractif, stimulant, j’aime à penser que cet étudiant sera plus enclin à apprendre. Une salle de classe devrait être un lieu où un enfant peut être défié intellectuellement tout en se sentant en sécurité affective.» Tomas, Enseignant.
«C’est souvent au contact d’autres disciplines que surgissent les réflexions les plus intenses. Que l’on cherche l’inspiration, basée sur une approche unique, pour surmonter un problème ou le point de vue d’une personne moins impliquée que vous dans votre travail, le foisonnement des expériences des uns et des autres permet de relancer le processus créatif.» Sandra, Designer. En physique, nous savons qu’un objet renferme une certaine quantité d’énergie et
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En matière d’éducation, l’environnement des étudiants peut avoir un impact tout aussi fort que les leçons retenues. Des cadres dynamiques ont été créés afin d’initier de nouvelles découvertes à travers divers styles d’apprentissage: conversations en tête-à-tête, interactions de groupes, discussions impliquant toute la classe. Les chaises et les tables des salles à manger sont agencées de manière à accueillir des petits groupes d’étudiants ou au contraire de larges tablées. Ces espaces font office de soutien: les étudiants y trouvent à la fois une structure de support physique mais également un sanctuaire mental, leur ouvrant ainsi la voie du futur. A l’intérieur de ces murs, ce ne sont pas seulement les besoins de l’étudiant qui sont pris en considération. La façon dont fonctionne un espace revêt une égale
BUREAU ITINÉRANT
J’aime entendre l’orchestre du café s’accorder. Le cliquetis des assiettes qui s’entrechoquent, le bruit de la vapeur de la machine à expresso, le boum-boumboum des basses, le bourdonnement des voix, tout cela crée une ambiance sonore propice à la stimulation du cerveau. Un autre registre se dégage parmi tous ces sons. Une blogueuse observe la foule et prend parfois des notes sur son ordinateur portable. Assis à côté d’elle, un écrivain jette quelques lignes sur son calepin tandis que non loin de là, deux étudiants soulignent leurs manuels. La conversation entre deux amis s’interrompt quand arrivent leurs commandes alors que, un peu plus loin, commence une interview entre un journaliste et son invité. Le café bruisse de cette énergie où vie professionnelle et vie privée se confondent. Dans cet environnement détendu, parmi toutes ces voix et toutes ces activités, travail et vie coexistent. Une réunion de travail s’estompe dans un bavardage amical. La rédaction de mails n’empêche pas de jeter un coup d’œil rapide à son blog préféré. Le changement de rythme est régénérant. Parfois, il suffit juste de changer de décor. Et d’une tasse de café.
AU SERVICE DES PATIENTS
«La qualité de vie du patient et du personnel médical se trouve radicalement améliorée grâce à ce splendide jardin et à ses surprenantes chambres. Vous pouvez y admirer le coucher du soleil sur le Nil, déambuler dans le jardin, observer des centaines d’oiseaux, sentir l’odeur si caractéristique du désert le soir, déguster un thé chaud pour vous rafraîchir, bercé par les voix étouffées portées par la brise. C’est un endroit magique.» Susanna, Infirmière La route menant à l’hôpital est un chemin de terre poussiéreux, bordé de bâtiments vétustes et défraîchis en briques apparentes et de rares habitations en bois. De ci, de là, des chèvres tentent de saisir au vol des sacs plastiques. Aucun arbre, rien que du sable fin et jaune à l’horizon. Mais dès que vous poussez la porte de l’hôpital, un étonnant jardin s’offre à vos yeux, en un foisonnement de fleurs, d’arbres et d’oiseaux colorés…» Entouré de grands jardins et de cours, cet hôpital est un sanctuaire au service des patients. Cet endroit idéal a été conçu comme un lieu de guérison, non seulement pour les victimes de maladies cardiaques, mais également pour leurs familles, les médecins, les infirmières et le personnel hospitalier liés aux patients. Le complexe s’étend sur une oasis de plantes et de fleurs luxuriantes, offrant un contraste saisissant avec le désert avoisinant. Ces espaces extérieurs offrent un répit aux patients ainsi qu’aux médecins et aux infirmières, dont les emplois du temps surchargés ne permettent guère de s’aérer. De longs couloirs ont ainsi été aménagés, facilitant les promenades en plein air et autre activité physique, tout en protégeant du soleil. De tels lieux apportent soutien et réconfort à tous ceux souffrant de la vie stressante de l’hôpital, tout en favorisant la réadaptation et la réflexion. A l’intérieur, des persiennes en bambou protègent de la chaleur sèche du désert et offrent un peu d’ombre aux espaces internes du bâtiment. On se sent un peu chez soi, malgré tout. Les tables et les chaises sont agencées de telle manière que familles et patients peuvent se retrouver, se reposer, guérir, ensemble.
IN BRIEF Le design de la Bowl Chair remonte à la première partie de la carrière de Lina au Brésil, lorsqu’elle croyait encore à la possibilité de changer le cours de l’industrialisation galopante des années 1950. Plus tard, elle deviendra très critique au sujet du design de mobilier, préférant les pièces artisanales, conçues et fabriquées individuellement pour chaque projet. Lina dessine la Bowl Chair en 1951, à la fin de sa période de collaboration en design d’intérieur et de mobilier avec Giancarlo Palanti. Puis elle termine sa maison de São Paulo, la Casa de Vidro. Ce n’est qu’en 1953
que le design commence à mobiliser l’attention sur la scène internationale; le magazine américain Interiors publie un article intitulé «Bowls, Baskets and Bags» («Bols, paniers et sacs»), comparant la Bowl Chair aux chaises de Eero Saarinen, Irene Schawinsky et Roberto Mango. À partir de 1958, date de son installation dans la ville de Salvador, le travail de Lina se focalise sur les interactions entre culture populaire et culture moderne, initiant une approche design qui atteindra son apogée en 1980 avec le projet du SESC Pompeia. À la mort de Lina en 1992, les droits sur ses créations sont transférés à l’Instituto Lina Bo e P.M. Bardi, qui autorise la société Arper à rééditer la Bardi’s Bowl Chair. L’évolution des techniques depuis la création de cette chaise en 1951 a dicté le choix d’une approche interprétative, la difficulté étant de rester fidèle au design original tout en l’adaptant aux contraintes actuelles de la production industrielle. Le soin et la précision nécessaires à ce travail sont comparables à l’attention extrême. Renato Anelli Architecte Et Professeur À L’université De São Paulo
BARDI’S BOWL CHAIR
Tandis que l’exposition itinérante «Lina Bo Bardi: Together» continue à rendre hommage au travail de l’architecte moderniste et designer italo-brésilienne, Arper est heureux de lancer la production de l’un de ses modèles les plus appréciés: la Bardi’s Bowl Chair. Cette année, cette chaise essentielle a fait l’objet de quelques modifications afin de respecter au mieux le prototype de Bo Bardi datant de 1951, aujourd’hui visible à la Casa de Vidro, la célèbre Maison de Verre de l’architecte, à Sao Paulo. Ces changements rendent encore plus attrayante cette chaise généreuse: sa silhouette fine et épurée offre un profil élégant, son assise élargie est une invitation à s’asseoir. Grâce à une étroite collaboration entre l’Instituto Lina Bo et Pietro M. Bardi, des historiens et Daniela Moura, designer textile, sept nouvelles variantes de revêtement ont été développées pour la Bardi’s Bowl Chair: leurs vibrantes couleurs témoignent de l’esprit plein d’entrain de Bo Bardi et de son amour pour la culture brésilienne. L’une des aquarelles de Bo Bardi a servi de base à d’autres innovations textiles: des coussins ont ainsi été conçus en sept couleurs et motifs, à partir de l’aquarelle originelle. La forme attachante et l’emploi de couleurs franches reflètent l’esthétique personnelle de Bo Bardi et son infatigable enthousiasme pour la vie. Arper est fier de partager le travail de Lina Bo Bardi avec une nouvelle génération d’admirateurs. Produite en édition limitée à 500 exemplaires, une partie des produits de la vente de la Bardi’s Bowl Chair contribuera à financer les activités culturelles de l’Instituto et à continuer à faire connaître les œuvres de Bo Bardi, y compris lors de l’exposition “Lina Bo Bardi: Together” qui se déroulera tout au long de 2014 et 2015. Pour tout renseignement supplémentaire ou pour acquérir un exemplaire de la Bardi’s Bowl Chair, cliquez sur bardisbowlchair.arper.com
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UN BÂTIMENT POUR LA PAIX
LE CENTRE «SALAM» DE CHIRURGIE CARDIAQUE Un bâtiment idéal, c’est une structure, mais au-delà, cela peut être un soutien. Le Centre «Salam» de Chirurgie Cardiaque en est un bon exemple. Situé à Soba, à l’extérieur de Khartoum, capitale du Soudan, le Centre fournit des soins médicaux répondant aux normes européennes à des enfants et des adultes souffrant de maladies cardiaques. Les soins sont gratuits pour tous les Soudanais, ainsi que pour les ressortissants de plus de 25 pays voisins africains, sans oublier l’Irak, l’Afghanistan, etc. Le Centre «Salam» a été fondé par EMERGENCY, une organisation non-gouvernementale italienne vouée à prodiguer des soins médicaux gratuits pour les victimes de la guerre et de la misère. Depuis sa création en 1994, cette ONG a fourni des soins médicaux à plus de 6 millions de patients et ouvert des centres chirurgicaux et médicaux, des maternités ainsi que des programmes de réhabilitation dans des zones dévastées par la guerre: Afghanistan, Cambodge, Irak, Afrique et même dans l’Italie natale d’EMERGENCY. Au-delà des soins médicaux offerts par EMERGENCY à ses patients, l’organisation s’est beaucoup penchée sur la question des installations. Situé dans le désert torride soudanais, le Centre «Salam» de Chirurgie Cardiaque est une oasis de 40,000 mètres carrés, non loin du Nil bleu. Le complexe hospitalier, conçu par TAMassociati, cabinet d’architecture et de design italien, est entouré de jardins luxuriants, aux plantes, arbres et fleurs contrastant avec le désert environnant. A l’intérieur, le complexe du Centre «Salam» (‘paix’ en arabe) a été conçu tel un pavillon comprenant sept bâtiments consacrés à la guérison dans sa globalité, avec une capacité de 63 lits, pour 300 membres du personnel. Une maison d’hôtes accueille la famille des patients, venue souvent de loin. Un Pavillon de Méditation offre un répit salutaire à l’atmosphère fatigante de l’hôpital. Un autre bâtiment, installé dans d’anciens conteneurs, fournit un logement pour le personnel médical provenant du monde entier. La réaffectation des conteneurs était un geste écologique délibéré: transporter ne serait-ce qu’un seul conteneur de 40 pieds aurait induit de relâcher environ une tonne d’émissions de CO2 dans l’atmosphère. Recycler ces conteneurs a donc empêché la libération d’émissions toxiques, tout en envoyant un message fort relatif au développement durable et à ses possibilités. Des considérations d’ordre écologique ont également été prises en compte lors de la construction du Centre. Afin d’atténuer la chaleur (les températures peuvent dépasser les 50° C) et de limiter la consommation d’énergie due à la climatisation des bâtiments, les structures des conteneurs ont été bien isolées et protégées par un revêtement extérieur composé de caillebotis en bambou. Des panneaux solaires installés sur les toits produisent de l’eau chaude, tandis que des capteurs solaires alimentent les climatiseurs des bâtiments. Chaque détail a compté, afin que le Centre se concentre sur la guérison et la préservation de la vie humaine. Sur un plan médical bien sûr, mais au-delà, en apportant un soutien constant aux médecins, au personnel médical et aux familles des patients. Comme le dit Gino Strada, fondateur
d’EMERGENCY: «Soigner, cela ne signifie pas seulement une salle d’opérations et une maternité, cela consiste également à s’occuper de chaque personne comme si elle était un être humain unique.»
TRAVAILLER POUR LA VIE
Etablis à Barcelone, les designers Alberto Lievore, Jeannette Altherr et Manel Molina ont fondé le studio de design Lievore Altherr Molina en 1991. Depuis lors, ils ont collaboré avec des organisations du monde entier dans des domaines variés: conception de produits, conseil, direction artistique. En 1999, Lievore Altherr Molina commence à travailler avec Arper, concevant certains produits phares de la société, dont la collection Leaf, Catifa et, l’an dernier, Saya. Les designers partagent ici leurs réflexions, avec en toile de fond leurs dernières nouveautés: Colina et Zinta. De quelle manière pensez-vous qu’un environnement guide et façonne la vie qu’il contient? Nous sommes fermement convaincus que l’ambiance d’un espace, l’agencement de ses éléments et de ses meubles, influent sur notre perception des choses, sur notre comportement. Cette réflexion ne concerne pas seulement notre domicile ou notre espace de travail, elle est valable pour tous les types d’environnements: écoles, universités, bibliothèques, hôpitaux, aéroports. Un lieu peut aider à guérir, à enseigner, à se détendre, à se concentrer, à se réunir. C’est un système de structures sociales, une façon d’organiser, une convergence de bruits, de température, de lumière, d’architecture et d’objets. Les meubles constituent les éléments de l’environnement les plus proches du corps. L’être humain s’identifie fortement aux objets. En quoi les réflexions relatives à la vie personnelle et au travail sont-elles liées? Les exigences pour le travail et pour la vie privée sont-elles différentes? Ce point fait l’objet de discussions permanentes entre Arper et notre bureau; il nous renvoie à l’esprit du temps. Nous parlons très souvent de l’absence de limites claires entre ces deux notions: où finit le travail? où commence la vie privée? Pourquoi considère-t-on la complexité de la conception comme un travail? Pourquoi n’en va-t-il pas de même pour la complexité de la vie de famille? Que signifie travailler nos relations ou travailler sur nous-mêmes? Quel est ce fossé? Notre espace de travail a énormément évolué au cours de ces 20 dernières années. Nous ne travaillons plus sur une vraie table mais sur une immense «table» virtuelle: le réseau de nos ordinateurs. Nous n’avons plus besoin d’être physiquement ensemble dans un laps de temps bien défini. Cette souplesse nous permet de constamment passer de notre vie privée à notre vie professionnelle: une réunion avec un client, puis un coup de fil personnel, un évènement organisé par une école, suivi de la lecture d’un article intéressant dont nous pouvons débattre avec nos collègues,
tout en corrigeant un prototype. De la même manière, nos observations et nos expériences influent constamment notre façon de concevoir. Nos vies nourrissent et inspirent notre travail. Travailler, ce n’est juste avoir un emploi. Vie privée et travail sont… non pas identiques mais indivisibles. Quel rôle joue Internet dans cet amalgame travail-vie privée? Avec l’évolution d’Internet, 24 heures sur 24, 7 jours sur 7, nous sommes désormais en mesure d’être constamment connectés, capables d’intervenir en différents lieux géographiques et zones horaires. De nombreuses activités professionnelles telles que resauter sur Facebook, répondre à ses emails, chercher l’inspiration sur des blogs ou sur Pinterest peuvent facilement se faire depuis la maison. Cependant, une telle souplesse exige un meilleur usage de la technologie. Cette dernière doit nous aider à mieux gérer nos vies, pas d’en devenir esclaves. Faut-il considérer les ordinateurs portables et les téléphones mobiles comme des moyens de mieux équilibrer travail et vie privée ou nous condamnent-ils au contraire à être joignables en permanence? Répondre au téléphone à minuit est-il révélateur de notre efficacité ou de notre incapacité à ‘décrocher’? Sommesnous capables de nous limiter? Est-ce même nécessaire? En quoi ces changements ont-ils affecté votre façon de concevoir et vos relations de travail? De plus en plus de monde travaille de la même manière que nous. Cette manière de travailler, toute en fluidité, typique du monde de la création, est en passe de devenir un modèle pour beaucoup d’autres entreprises. Nos relations s’axent sur la communication. Le système hiérarchique est remis à plat: les méthodes de travail ne cherchent pas tant le leader capable de résoudre les problèmes que de développer des projets grâce à un travail d’équipe. Les nouvelles générations ne veulent pas vivre pour travailler, mais plutôt travailler pour vivre. Elles sont à la recherche d’un plus grand équilibre entre les deux, de plus de fluidité. La frontière entre le travail et la vie privée s’estompe. Beaucoup choisissent de travailler en ne distinguant plus vie professionnelle et vie familiale de manière aussi stricte qu’avant. C’est une approche que nous soutenons depuis longtemps et que nous cherchons à transmettre à travers notre design: esthétique et beauté, utilité, souplesse, expression et signification, tous ces aspects sont essentiels en matière de meubles et d’espace, aussi bien dans sa vie professionnelle que personnelle. C’est pourquoi nous continuons à concevoir des ambiances professionnelles et du mobilier toujours plus adaptables, fluides et chaleureux. En réalité, nous travaillons avec Arper sur cette idée d’un environnement de travail flexible et de soft contract depuis la toute première collection; ce n’est que récemment que ce concept est devenu une tendance dominante. Catifa a évolué en un système extrêmement souple, fort d’un réel succès, parce que sa silhouette est l’équilibre même entre d’un côté, une grande souplesse permettant de travailler à domicile, et de l’autre, une grande technicité lui permettant d’être utilisée dans des ambiances contract. Cette idée du ‘soft tech’ a également inspiré nos autres collections, qui en sont un exemple clair. Vous travaillez depuis longtemps avec Arper. En quoi cette nouvelle dynamique travail/vie privée a-t-elle influé votre travail de conception pour Arper? En ce qui concerne Arper, ces changements signifient que nous n’avons pas à établir des catégories telles que ‘meubles pour la maison’ ou ‘meubles pour bureaux’. Vie privée et vie professionnelle se déroulent en un même espace et parfois, au même moment. Nous allons au-delà de la simple fonctionnalité: nous voulons que notre environnement fonctionne et qu’il signifie
quelque chose. Nous considérons notre environnement comme le miroir de nos idéaux et de nos aspirations. Nous sommes à la recherche de cette réflexion de nousmêmes non seulement à la maison mais également dans tous les autres espaces où nous évoluons. Chaque espace est une histoire, et chaque partie est un petit bout de cette histoire. Cela suppose que le meuble a une personnalité, capable de s’intégrer à nos contextes individuels. L’homme cherche à s’exprimer à travers ses choix, en modulant sa voix, par exemple à travers une palette diversifiée de finitions. Quel but cherchiez-vous à atteindre en concevant vos deux nouvelles collections pour Arper – Colina et Zinta? Les deux nouvelles collections que nous présentons pour Arper cette année visent tout particulièrement des situations de rencontre, de connexion et de communication, non pas autour d’une table, mais en étant confortablement assis dans un salon. Ces pièces peuvent parfaitement être utilisées lors de réunions amicales, placées dans un salon d’hôtel, offrant ainsi une pause propice à un coup de fil personnel ou professionnel, ou mises à la disposition de vos clients dans vos bureaux. Quelle qu’elle soit, la communication exige une certaine attitude d’ouverture, de générosité, de fluidité, de capacité à écouter l’autre, à lui répondre. Les deux collections conçues pour Arper cherchent à créer cette attitude propice à la communication.
CONNECTIONS CONFORTABLES Graphique, léger et fluide, Zinta est un système de canapés modulaires, défini par une harmonieuse juxtaposition de lignes douces et de matériaux chaleureux. Sa profondeur d’assise offre un grand confort. Les diverses longueurs et les différents angles lui permettent de s’intégrer avec une subtile ingéniosité à tout environnement. Il peut être disposé seul, comme simple canapé, ou servir de principe organisateur de grande envergure en open space. Grâce à ses coussins déclinables en diverses options, du plus ferme au plus souple, il se fond avec une même aisance dans des ambiances diverses, à la maison, au restaurant, au bureau ou dans un espace lounge. Pour une ambiance contract, optez pour une coque en bois légèrement rembourrée ou couvrez-la de coussins, pour une assisse encore plus confortable, en un éventail varié de tissus. Se déclinant en tailles, matériaux et conforts divers, Zinta offre une grande variété de combinaisons et d’utilisations. Sa coque est disponible en bois plaqué, en chêne naturel, brun ou foncé. Son piètement en acier et ses pieds en aluminium sont laqué dans un ton anthracite. Des accoudoirs en contreplaqué peuvent être ajoutés. Plusieurs longueurs et différents angles permettent de diversifier les combinaisons à l’infini.
COLINA
A PROPOS DE NOS SHOWROOMS
et d’environnements, tout en gardant son caractère essentiel. Quelques nouveautés: Saari XL, aux assises généreuses, disponible en différentes largeurs, apporte confort et volume. La Guest Chair, au piètement fermé jusqu’au sol, souligne l’architecture et l’expression de Saari.
DUNA 02
TEXTURE ET TON
Tout en évoquant des lignes florales, les formes de Duna sont contemporaines. Née il y a quatorze ans, sa silhouette iconique lui confère toujours une place à part; elle fait partie de ces classiques du design se réinventant sans cesse. Dorénavant, une nouvelle technique de fabrication permet de décliner sa coque plastique en polypropylène, en lieu et place du polyéthylène: son profil est plus élancé, plus élégant; ses courbes,plus délicates; sa surface, plus riche. Outre sa version entièrement tapissée, Duna 02 peut dorénavant s’accompagner d’un coussin accesorisé ou se décliner en une variante tapissée sur la surface de l’assise. Une large palette de piètements vient compléter la forme élégante de cet élément à la fois classique et contemporain.
PIX MINI Design by Lievore Altherr Molina, 2014
Le réseau d’Arper ne cesse de se développer un peu partout dans le monde: nos showrooms sont dorénavant implantés dans 9 pays. Venez donc nous rendre visite et découvrir par vous-mêmes les collections Arper ainsi que nos nouveaux produits. Une sélection de matériaux et d’accessoires est disponible sur notre site Internet, pour vous aider en termes de conception et de spécification. Nous cherchons avant tout le dialogue, pour être à la fois proches de vous et des manifestations du monde du design organisées à travers la planète. Bienvenue aux nouveaux membres de la famille Arper: Copenhague, Amsterdam, Chicago, Oslo et Dubaï.
NOUVEAUX PRODUITS
UN ESPACE POUR S’ASSOIR Douce et sculpturale à la fois, Colina incarne une famille de fauteuils à la silhouette élégante et au design généreux. Conçue au départ pour compléter l’architecture fluide et modulaire des canapés Loop, sa forme versatile et organique ainsi que sa palette de déclinaisons sont une invitation à s’intégrer à tous types d’environnement, au bureau ou à la maison, seule ou à plusieurs. Son caractère ouvert encourage le dialogue de toute sorte, tant d’un point de vue architectural que lors de conversations entre amis et collègues. Disponible en 3 tailles, petite, moyenne et grande, le fauteuil Colina peut être revêtu de cuir ou de tissu; il existe par ailleurs en version fermée jusqu’au sol. En outre, dans sa version medium, Colina est disponible avec une base cantilever, un piètement luge ou avec 4 pieds bois.
MISES À JOUR CHEZ SAARI
permet de s’adapter à diverses hauteurs. Dans un monde où tout change très vite entre deux «évènements marquants», cette discrète versatilité permet de transformer, de manière efficace et spontanée, n’importe quel espace en une surface propice au travail, aux réunions, à la lecture ou tout simplement à une petite pause café. Elle complète et enrichit la flexibilité des espaces de travail. Les Pix tables sont composées d’un piètement en aluminium et d’un plateau MDF.
Que serait donc une famille de poufs sans un petit dernier de temps à autre? Voici Pix Mini, un pouf de petite taille, se déclinant en trois hauteurs: tous colorés, décontractés, aux douces formes. Si les deux versions pour enfants ont des dimensions considérablement réduites par-rapport aux autres membres de la famille, leur champ d’utilisation reste tout aussi varié: table, chaise voire même dossier, lorsque vous êtes assis par terre. En ce qui concerne les adultes, Pix Mini se décline dorénavant en version tabouret. Quelle que soit la manière dont vous l’utiliserez, il vous procurera un confort et un plaisir inégalés.
PIX TABLE
Nouveauté de 2014, Arper accueille une innovante gamme de possibilités de finitions sur le marché: le programme Arper ‘tissus et cuir Graded-In’. Cette nouvelle collection accroît la palette de choix offerte aux architectes, aux designers et aux détaillants; elle souligne la profonde détermination d’Arper à concevoir un design flexible et adaptable. Le programme Graded-In renforce notre collaboration établie de longue date avec le fabricant de textiles danois Kvadrat: la collection supplémentaire de tissus de ce fournisseur se retrouve dans l’intégralité de la gamme de produits Arper. Outre la sélection visible dans nos showrooms, Arper propose également des tissus Graded-In issus des collections Camira, Climatex, Ferrari, Fidivi, Gabriel, Spradling et Winter, aux teintes riches et aux matériaux de grande qualité. Arper voit ainsi sa gamme de choix s’élargir à une centaine de nouvelles options en matière de revêtements en tissus ou en cuir: réparties en 14 catégories, elles concernent toutes les collections de sièges et favorisent des choix de conception adaptés à tout projet. Ces nouveautés, tant dans le domaine de la couleur que du tissu, permettront aux designers et aux architectes d’aller encore plus loin dans la personnalisation de leurs produits, afin d’encore mieux intégrer les meubles à leurs designs et de renforcer le lien entre espace, couleur et forme.
ES La oficina pasó: vivimos y trabajamos al mismo tiempo, en el mismo lugar. Ahora adaptamos sin complejos espacios, estados de ánimo, disciplinas e ideas. Todas las categorías han cambiado: los cafés son librerías, las salas de espera de los aeropuertos se transforman en salas de conferencias y los jardines en zonas de estudio. Hoy, el mundo del contract es más amable, fluido, generoso, adaptable y diverso. Concebimos nuestros ambientes de trabajo de acuerdo con nuestros valores e ideales, y no solo en cuestiones de productividad y eficiencia. Nuestros proyectos y propuestas, nuestra diversión y distracciones, se encuentran en algún lugar entre el trabajo y el negocio de la vida. Trabajo y vida se han fundido.
LA OFICINA EN CASA
«Trabajar en casa me ofrece la oportunidad de vivir la vida de un modo holístico. Disfruto mi intimidad inmersa en mi trabajo, con la privacidad que considero importante para que se desarrolle.» Elana, Curator Las líneas que separan la vida profesional y la privada se han desdibujado. Nuestras rutinas diarias ya no están limitadas a la división de ocho horas de trabajo separadas de la casa, los colaboradores, la familia o de uno mismo. Preferimos que nuestra casa sea algo más que un espacio donde vivir; un lugar para la creatividad, la colaboración o el negocio. La casa es un reflejo de nuestro gusto y nuestra personalidad. Desde las obras de arte que cuelgan de los muros, hasta los libros que se alinean en la biblioteca de nuestra oficina, pasando por los saleros y pimenteros que hemos seleccionado; este espacio reúne nuestras pasiones, nuestro trabajo y nuestra vida en un ambiente único y coherente. Aquí recibo a mis clientes y les invito a almorzar. Respondo email y hablo por teléfono. Invito a artistas y colegas a visitarme para que muestren sus trabajos; y, cuando nos reunimos, la intimidad de este espacio provoca discusiones sinceras y animadas. La casa muestra nuestro gusto y se hace eco de nuestros intereses profesionales; es el reflejo de la vida que ya no se divide entre trabajo e intimidad, ahora es el retrato de una persona al completo.
MI TRABAJO ES MI VIDA
«Trabajar y vivir en el mismo loft me permite crear cada vez que me insipiro. Si son las dos de la madrugada y una idea llega a mi cabeza, solo tengo que salir de la cama y caminar unos pocos pasos hasta mi escritorio para ponerme en marcha.» Karl, Fotógrafo Algunas profesiones marcan una clara diferencia entre el trabajo y la experimentación. Y unos pocos afortunados pueden sentir que su trabajo tiene algo de juego. Son aquellos que están tan enamorados de su trabajo que acaban por convertirlo en pasión, en vida. A pocos kilómetros del bullicio urbano, este espacio cambia y se transforma de acuerdo con una carrera floreciente. En esta incubadora de ideas, las colaboraciones se suceden día a día, como resultado de las visitas, siempre cambiantes, de otros profesionales y colegas. El espacio es puro y está dispuesto a apoyar cualquier tipo de acción creativa: un set o una sesión de fotos, un evento social, una performance o incluso una exposición improvisada. Las paredes son un lienzo en blanco dispuesto a recibir todo tipo de ideas, son, inevitablemente, el escaparate para los distintos trabajos que van rotando. En las neveras se almacena una larga lista de elementos esenciales para el trabajo: película virgen, reactivos químicos y, ocasionalmente, algo de comida. Limpio y minimal, este estudio se transforma de acuerdo con las necesidades; no solo es un lugar para dormir, también es una caja de herramientas para ejecutar una visión creativa.
UN CONTINUO COCREATIVO
ZINTA
Design by Lievore Altherr Molina, 2014
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La vaste collection Saari allie geste classique et lignes fines et contemporaines. L’utilisation de la couleur la rend graphique. Quelques coussins lui apportent de la décontraction. Grâce à sa grande flexibilité, Saari s’adapte à toute sorte d’utilisations
«A menudo los mejores destellos de inspiración pueden venir de otras disciplinas. Esa inspiración puede estar planteada como un enfoque único para solucionar un problema, o simplemente aporta la mirada de alguien ajeno a la obra, sea como sea, la mezcla de referencias rejuvenece el proceso creativo.» Sandra, diseñadora D’une apparente simplicité, la sympathique Pix table constitue un complément idéal aux espaces lounge et aux salles d’attente. Son plateau de 50 centimètres de diamètre, à la fois flexible et généreux, lui
En física se entiende que un objeto conserva una cierta cantidad de energía y que esta cambia en base a la posición relativa de ese objeto. En otras palabras, un arco contendrá más energía cuando esté tensado que
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si solo descansa apoyado contra un árbol: la interacción física de los objetos modifica sustancialmente el ambiente. A esto le llamamos energía potencial. Nuestra oficina compartida quiere reflejar este fenómeno. En un único espacio comunitario, se reúnen distintas actividades, proyectos creativos, métodos de trabajo, personalidades y maneras de pensar. Una editora se encuentra sentada junto a un abogado; un diseñador puede estar frente a un programador informático o un agente literario. Un grupo de amigos que trabajan independientemente pueden optar por compartir recursos. El aire está lleno de los sonidos del trabajo y la colaboración: el teclear en los ordenadores, las llamadas telefónicas y las videoconferencias, las conversaciones entre escritorios cuando surge una nueva idea. Esta banda sonora es universal, pero el trabajo que se crea mediante estas herramientas compartidas puede variar enormemente.
UN LABORATORIO PARA APRENDER
«Cuando un estudiante entra en un edificio o en un aula y siente que los adultos han puesto un cuidado especial por crear un espacio acogedor y estimulante, me gusta pensar que el estudiante estará más abierto a la experiencia del aprendizaje. El aula debe ser un lugar que le plantee al niño un desafío intelectual y que, al mismo tiempo, le proporcione seguridad emocional.» Tomas, Maestro. En educación, el entorno puede ser tan impactante para el estudiante como las lecciones aprendidas. Los entornos dinámicos se crean para propiciar nuevos descubrimientos mediante distintos méto-dos de aprendizaje: conversaciones uno a uno, interacciones de grupo y discusiones con el total de la clase. En el comedor, las mesas y las sillas están dispuestas para facilitar los pequeños encuentros entre estudiantes o los grandes grupos de las comidas comunales. Estos espacios sono una base para cada alumno, no solo porque crean una estructura física de soporte, sino también porque actúan como un santuario mental que favorece el desarrollo futuro del estudiante. Sin embargo, entre estas paredes, no solo se deben considerar las necesidades del estudiante. Para que un espacio sea realmente funcional también se deben tener en cuenta las necesidades de los profesores, el personal y los padres, que forman parte de la comunidad escolar. Para los educadores un aula debe funcionar como un espacio para el aprendizaje, como un espacio de reflexión y debate con los estudiantes, y también entre colegas. El espacio nos ayuda a formar toda una sociedad de mentes pensantes en diferentes niveles. Las lecciones aprendidas entre estas paredes ayudarán a que el estudiante muestre todo su potencial personal. El impacto de la escuela se extiende más allá de la educación formal, inspira de por vida las ideas sobre comunidad, colaboración y aprendizaje. El conocimiento y el respeto por el pasado, y un lugar para preparar el
futuro son factores que nos ayudan a crear un espacio especialmente concebido para mejorar la vida de los alumnos que serán los futuros ciudadanos.
LA OFICINA AMBULANTE
«Afortunada –o desafortunadamente– he conseguido convertir mi amor por la moda en una profesión, hasta el punto de que la separación entre trabajo y vida a menudo no está clara. Mi apretada agenda de entrevistas, sesiones de fotos y bookings, hace que mi trabajo se desarrolle por toda la ciudad. Frecuentemente me paro en un café para responder a unos email o charlar con un amigo o un cliente antes de volver a ponerme en marcha.» Jeremy, Bloguero El café es una orquesta en plena actuación. El staccato de los platos, el silbido de la cafetera, el bajo continuo que forma el murmullo de las voces, conspiran juntos en un sonido ambiental que estimula el cerebro. Entre los sonidos del café se está reuniendo un ensemble diferente. Una bloguera observa a la multitud y toma notas ocasionales en su portátil. Sentado junto a ella, un escritor garabatea en un cuaderno mientras dos estudiantes, en la mesa de al lado, subrayan sus libros de texto. La conversación entre dos amigos se ve interrumpida por la llegada de las bebidas que han pedido mientras, muy cerca, un periodista se dispone a iniciar una entrevista. El café es un reflejo de como se entremezclan dos energías, la profesional y la personal. En este ambiente relajado, entre la multitud de voces y actividad, trabajo y vida coexisten. Una reunión de negocios se funde con la charla de unos amigos. Alguien redacta unos email después de darle un rápido vistazo a su blog favorito. El cambio de ritmo es refrescante. A veces todo lo que necesitamos es un cambio de escenario. Eso, y una taza de café.
TRABAJAR CUIDANDO A LAS PERSONAS
«Para mejorar la vida de los pacientes y del personal médico resulta fundamental mantener un hermoso jardín y unas habitaciones acogedoras. Puedes contemplar
la puesta del sol sobre el Nilo, dar un paseo por el jardín y descubrir cientos de pájaros, disfrutar del inolvidable aroma del desierto en el aire del atardecer, tomar un té para refrescarse mientras escuchas las voces lejanas que trae la brisa. Es un lugar mágico.» Susanna, Enfermera
ha supuesto un trabajo de interpretación, aceptando el desafío de mantenerse fieles al orginal, pero adaptándolo a las actuales condiciones de producción industrial. Un trabajo análogo –por la atención que demanda– al rigor de Lina en sus intervenciones sobre edificios históricos.
«La ruta al hospital está trazada en un polvoriento camino de tierra, rodeado de edificios descoloridos y desvencijados de ladrillo visto, de chozas construidas con palos y láminas de plástico viejo con unas pocas cabras saltando alrededor. No hay árboles, una fina arena amarilla lo cubre todo. Pero cuando cruzas la puerta del hospital se abre ante ti un jardín extraordinario, lleno de flores, árboles y pájaros de colores...» Rodeado de grandes patios y jardines, este hospital es un santuario para el cuidado de los pacientes. Este espacio seguro se creó como un lugar de salud, y no solo para las víctimas de enfermedades cardiacas, también para sus familias, para los médicos, enfermeras y trabajadores relacionados con los pacientes. El pabellón del campus está rodeado de un exhuberante oasis de plantas y flores, en contraste con el árido desierto que hay fuera del hospital. Estas áreas al aire libre ofrecen alivio a los pacientes, pero también a los médicos y enfermeras, que no podrían cumplir con su exigente agenda sin permitirse una bocanada de aire fresco de vez en cuando. Para facilitar los paseos al aire libre y la actividad física se han construido largas rondas cubiertas que protegen del sol. Estos espacios de apoyo palían el stress de la vida en el hospital y potencian la rehabilitación y la reflexión. Dentro, cortinas de láminas de bambú protegen del seco calor del desierto y crean sombras suaves en los espacios interiores del edificio, ofrecen una sensación de hogar en tiempos de crisis. Grupos de mesas y sillas crean espacios que convocan a los pacientes y a sus familias, para descansar y curarse, juntos.
Renato Anelli Arquitecto y Profesor de la Universidad de Sâo Paulo
IN BRIEF Arquitectura, diseño, escenografía, ilustración, edición: la obra de Lina Bo Bardi se desarrolló en diversos campos fundida en la voluntad de participar activamente en el proceso de modernización de Brasil. La Bardi Bowl Chair pertenece a la primera etapa de su experiencia brasileña, cuando Lina todavía creía que era posible intervenir en el mecanismo de la industrialización acelerada de los años cincuenta. Poco después establecería una mirada muy crítica con respecto al diseño, empezaría a concebir mobiliario que debía realizarse artesanalmente a propósito de cada proyecto. En 1951, después de concluir su colaboración en proyectos de interiores y decoración con Giancarlo Palanti, Lina desarrolló la Bowl Chair mientras llevaba a término los trabajos en su residencia de Sâo Paulo, la «casa de vidrio» Poco después, en 1953, la butaca atrajo la atención internacional y la revista norteamericana Interiors publicó el artículo «Bowls, Baskets and Bags», destacando a la Bowl Chair entre butacas de Eero Saarinen, Irena Schawinsky y Roberto Mango. A partir de 1958 –cuando se trasladó a Salvador de Bahía– Lina desarrolló su proyecto de integración de la cultura popular y la modernidad. Este era el inicio de un acercamiento que daría sus mejores frutos en los años ochenta. De entre los proyectos de aquellos años destaca el SESC Pompéia. A su muerte, en 1992, sus derechos de autor recayeron en el Instituto Lina Bo y P.M. Bardi, que hoy a autorizado a Arper la realización de una nueva serie de la Bardi Bowl Chair. Para Arper la distancia en el tiempo y el desarrollo de las técnicas de producción
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LA BOWL CHAIR DE LINA BO BARDI
Mientras la exposición itinerante «Lina Bo Bardi: Together» continúa celebrando la obra de la moderna arquitecta y diseñadora italo-brasileña, Arper da la bienvenida a la producción de uno de sus diseños más queridos: la Bowl Chair. Este año, esta silla esencial ha experimentado algunas modificaciones para ajustarse con más precisión al prototipo de 1951 realizado por Lina Bo Bardi y alojado en la Casa de Vidro, la famosa casa de cristal de la arquitecta en São Paulo. Estas nuevas modificaciones convierten a esta silla generosa en aún más atractiva: el perfil se afina y crea una forma más elegante, mientras que una mayor apertura del asiento lo convierte en más acogedor. Trabajando en estrecha colaboración con el Instituto Lina Bo e Pietro M. Bardi, con historiadores del diseño y con la diseñadora textil Daniela Moura, se han desarrollado siete nuevas opciones de tapicería para la Bardi Bowl Chair, con vibrantes colores que transmiten el espíritu vivaz de Bo Bardi y su amor por la cultura brasileña. Una de las acuarelas de Lina Bo Bardi se utilizó como base para este desarrollo textil: los cojines se idearon en siete colores y los estampados se inspiran en la obra de arte original. Las formas atractivas y el atrevido uso del color hablan del celo infatigable de Bo Bardi por la vida y por su concepto personal de la estética. Arper está orgulloso de contribuir a compartir el trabajo de Lina Bo Bardi con una nueva generación de admiradores. Hemos producido una edición limitada de 500 unidades de la Bardi Bowl Chair, algunas de ellas formarán parte de las actividades del Instituto y ayudarán a continuar con la difusión del trabajo de Lina Bo Bardi, incluyendo la exposición «Lina Bo Bardi: Together» que se mantendrá durante el 2014 y 2015. Para más información o para adquirir la Bardi Bowl Chair, visite bardisbowlchair.arper.com
CONSTRUIR LA PAZ
EL “SALAM” CENTER DE CIRUGÍA CARDIACA La tipología de un edificio puede ser más que una estructura; puede ser una ayuda. El “Salam” Center de Cirugía Cardiaca es uno de esos edificios. Está localizado en Soba, en las afueras de la capital de Sudán, Jartum, y provee de cuidados médicos con estándares europeos a niños y adultos que padecen enfermedades del corazón. Los tratamientos son gratuitos para los habitantes de Sudán y para los pacientes de 6 países de África, de Irak y Afganistán. El “Salam” Center fue fundado por EMERGENCY, una organización no gubernamental italiana dedicada a ofrecer atención médica gratuita a las víctimas de la guerra y la pobreza. Desde su creación en 1994, esta ONG ha proporcionado ayuda médica a más de seis millones de pacientes, equipos quirúrgicos, centros médicos, salas de maternidad y programas de rehabilitación en áreas devastadas por la guerra: en Afganistán, Camboya, Irak, por toda África y en el centro que EMERGENCY tiene en Italia. Además de la atención médica que EMERGENCY ofrece a sus pacientes, la organización está profundamente implicada en la construcción de sus instalaciones. Situado en el calor del desierto de Sudán, el “Salam” Center para cirugía cardiaca es un oasis de 103,6 kilómetros cuadrados vecino al Nilo azul. El campus del hospital –diseñado por el estudio italiano de arquitectura y diseño TAMassociati– está rodeado por exuberantes jardines de plantas autóctonas, de árboles y flores que destacan en el paisaje del desierto. El recinto del “Salam” (significa “paz” en árabe) Center ha sido diseñado como un pabellón que abarca varios edificios dedicados a un ambiente de curación holístico con 63 camas para los pacientes y un personal de 300 profesionales. La casa de huéspedes acomoda a los familiares de los pacientes que viajan desde el extranjero. El pabellón de meditación ofrece un respiro a la atmósfera extenuante del hospital. Y una residencia construida a partir de contenedores hospeda al personal médico de todo el mundo de visita en el centro. La reutilización de estos contenedores fue un acto intencionado de estrategia mediambiental: se estimó que el transporte de cada uno de esos contenedores de 12,2 metros de longitud que transportaron el equipo médico supuso la emisión a la atmósfera de aproximadamente una tonelada de CO2 por unidad. Al reutilizarlos se evitaban toneladas de emisiones nocivas y se enviaba un poderoso mensaje con respecto a las posibilidades de un desarrollo sostenible. Las cuestiones relacionadas con el impacto mediambiental también se tomaron en la construcción del total del centro. Para combatir el calor (la temperatura alcanza los 50º) y limitar el consumo de energía para refrigerar los edificios, la estructura formada por los contenedores dispone de una gruesa capa de aislamiento y está protegida por una piel de finas láminas de bambú. En la azotea, se usan paneles solares para producir agua caliente y colectores de energía solar para alimentar a las unidades de aire acondicionado de los edificios. Cada aspecto del centro se ha desarrollado para asegurar que el ambiente ayude en la curación y preserve la vida; y
no solo a nivel médico, también apoyando a los doctores, al personal médico y a las familias de los pacientes. En palabras del fundador de EMERGENCY, Gino Strada: «El tratamiento no solo está confinado a los quirófanos y las salas, también se aplica a través de la atención que dedicamos a cada persona como ser humano.»
discutiremos con nuestros compañeros después de haber corregido un prototipo. Con la misma naturalidad, traemos constantemente nuestras observaciones y experiencias a nuestra práctica de diseño. Es la vida la que inspira y alimenta nuestro trabajo. El trabajo no es solo un empleo. La vida y el trabajo... no, no son lo mismo; pero son inseparables.
TRABAJAR PARA LA VIDA
¿Qué papel juega internet en esa fusión entre trabajo y vida? Con la evolución de internet –abierta 24 horas al día y siete días a la semana– somos capaces de estar siempre conectados, trabajando sin que importe el lugar o el huso horario. Muchas facetas del trabajo, como conectar en Facebook, contestar correos electrónicos o buscar inspiración en blogs o en Pinterest, pueden compaginarse facilmente con las cosas que hacemos en casa. Pero esta flexibilidad reclama un uso consciente. La tecnología debería ayudarnos a manejar mejor nuestras vidas; pero se trata de no acabar dependiendo de ella. ¿Utilizamos los ordenadores portátiles y los teléfonos móviles como una oportunidad para conciliar el equilibrio entre trabajo y vida, o nos han condenado a estar siempre conectados? ¿Podemos establecer unos límites? ¿Es necesario que los establezcamos?
En 1991, los diseñadores Alberto Lievore, Jeannette Altherr y Manel Molina fundaron en Barcelona el estudio de diseño Lievore Altherr Molina. Desde sus inicios, el estudio ha colaborado con distintas empresas de todo el mundo en el diseño de productos, la consultoría y la dirección de arte. En 1999, Lievore Altherr Molina comenzó a trabajar con Arper, diseñó algunos de los muebles más reconocibles de la empresa, incluyendo las colecciones Leaf, Catifa y, el año pasado, Saya. En esta entrevista, los diseñadores comparten las ideas que hay detrás de sus trabajos más recientes, como Colina y Zinta. ¿Cómo creeis que el ambiente influye en la forma de vida que se desarrolla en su interior? Creemos firmemente que el estado de ánimo que transmite un espacio, la actitud de sus elementos y su mobiliario, tienen una influencia en como nos sentimos y nos comportamos. Esto no solo se cumple en los hogares o los espacios de trabajo, también sucede en todo tipo de ambientes: escuelas, universidades, bibliotecas, hospitales o aeropuertos. Un espacio puede ayudarnos a sanar, a educar, a relajarnos, a concentrarnos o a mantener una reunión. Es un sistema de estructuras sociales, una forma de organización, la confluencia de sonido, temperatura, luz, arquitectura y objetos. El mobiliario es la parte del ambiente más cercana al cuerpo. Las personas sienten una gran identificación con los objetos. ¿Cómo se conectan los conceptos de vida y trabajo? ¿Los espacios de vida y de trabajo demandan cosas distintas? Este tema es una constante en el diálogo que nuestro estudio mantiene con Arper, y también es algo que vemos reflejado en el zeitgeist actual. Nos referimos constantemente a la falta de una frontera clara entre el final del trabajo y comienzo de la vida personal. ¿Por qué la complejidad del diseño se considera un trabajo y no pasa lo mismo con la vida familiar? ¿Cuál es el sentido que tiene el trabajo en nuestras relaciones o en nosotros mismos? ¿Cómo separamos un concepto de otro? Nuestro espacio de trabajo ha cambiado mucho en los últimos 20 años. En lugar de trabajar sobre una mesa real ahora lo hacemos sobre una gran mesa «virtual»: la red que establecen las computadoras. Ya no necesitamos estar juntos físicamente en un marco de tiempo definido. Esta flexibilidad nos permite alternar constantemente entre vida privada y vida laboral: a una reunión con un cliente, sigue una llamada telefónica personal; mientras acudimos a un evento de la escuela de nuestros hijos, leemos un artículo interesante que luego
¿Cómo han afectado estos cambios a su práctica del diseño y a sus relaciones de trabajo? El modo en que trabajamos es el que hoy en día aplican cada vez más personas. El método de trabajo fluido que ha desarrollado la industria creativa está siendo adoptado por otro tipo de sectores. Para nuestras relaciones de trabajo la comunicación es cada vez más importante. Las jerarquías se suavizan: el estilo de trabajo ya no depende tanto de un líder que resuelve los problemas, como del desarrollo de proyectos a través del trabajo en equipo. Las jóvenes generaciones ya no quieren vivir para trabajar, al contrario, trabajan para vivir. Buscan un equilibrio mejor, más fluido, entre los dos ámbitos. La frontera entre trabajo y vida se ha difuminado. Muchas personas optan por establecer distinciones menos rígidas entre trabajo y vida. Durante mucho tiempo hemos diseñado desde esta perspectiva; estética y belleza, utilidad, flexibilidad, expresión y significado son esenciales a la hora de diseñar tanto el mobiliario como el espacio, para la casa o en ámbitos de trabajo. Por eso seguimos desarrollando mobiliario y ambientes que son más más adaptables, fluidos y empáticos. Pero, de hecho, hemos estado trabajando con Arper desde la primera colección en la idea de un entorno de trabajo flexible, en un contract suave; hace poco tiempo que este concepto se ha convertido en una tendencia muy prevalente. Catifa se convirtió en un sistema tan extremadamente flexible y exitoso porque su forma tiene exactamente el equilibrio entre ser suficientemente suave como para trabajar en casa, y tan técnica como para funcionar en espacios de contract muy definidos. Nuestras otras colecciones también están inspiradas en la idea del «soft tech» y ejemplifican esta cuestión. Tenéis una larga relación de trabajo con Arper. ¿Cómo se han visto afectados vuestros diseños para Arper por el cambio que supone la idea dinámica de trabajo y vida? En nuestro trabajo para Arper este cambio significa que no pensamos en categorías diferenciadas como «muebles para la casa» y «muebles para el trabajo». Los momentos de la vida y los momentos de trabajo ocurren en el mismo entorno y, a veces, al mismo tiempo. Nos esforzamos por lograr más funcionalidad; queremos que nuestros ambientes tengan función y significado. Consideramos que el ambiente que proponemos es un espejo de nuestros ideales y aspiraciones. Requerimos un reflejo de nosotros mismos, no solo en nuestras casas, sino también
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en todos los ambientes que habitamos. Cada espacio es una historia, y cada parte es una frase de esa historia. Esto exige que los muebles tengan personalidad, pero también que sean capaces de integrarse en nuestro contexto individual. La gente quiere ser capaz de expresarse a través de sus decisiones y con diferentes tonos de voz; por ejemplo, a través de una amplia paleta de acabados. ¿Cuál era el objetivo en el diseño de vuestras dos nuevas colecciones para Arper, Colina y Zinta? Las dos nuevas colecciones que Arper presenta este año están diseñadas para las situaciones en las que la gente se encuentra, conecta y se comunica; no alrededor de una mesa, sino confortablemente sentada en un lounge. Imaginamos que estas piezas se utilizarán en una reunión de amigos, por alguien que tiene un minuto de tiempo de espera en el salón un hotel para hacer una llamada, privada o de trabajo, o para una reunión de trabajo con clientes en una oficina. En cualquier caso, la comunicación demanda una actitud, la de apertura y generosidad, la de ser capaces de escuchar y participar de una manera fluida. Las dos colecciones que hemos diseñado para Arper están dirigidas a ayudar a crear esa actitud abierta para la comunicación.
NOTICIAS SOBRE LOS SHOWROOMS
Arper ha extendido su red de Showrooms por todo el mundo y en la actualidad está presente en 9 países. Visítenos para conocer de primera mano nuestras colecciones y los nuevos productos. También encontrará todos los accesorios y opciones de materiales disponibles para definir la configuración final de cada producto. Nos gustaría atenderle personalmente y establecer un contacto gracias a una serie de eventos en torno al diseño, en todo el mundo y muy cerca de usted. Damos la bienvenida a los nuevos miembros de la familia Arper: Copenhague, Amsterdam, Chicago, Oslo y Dubai.
NUEVOS PRODUCTOS ZINTA
Design by Lievore Altherr Molina, 2014 CONEXIONES CÓMODAS Gráfico, ligero y fluido, Zinta es un sistema modular de asientos, definido por una armoniosa fusión de líneas suaves y materiales cálidos. Su cuidada ergonomía ofrece
confort en distintas situaciones, de banco a sofa. El sistema de segmentos de longitudes variables y de ángulos suaves permite a Zinta ondular sutilmente a través del espacio. Puede servir solo como un simple sofá o como principio de organización a gran escala de un espacio abierto. Gracias a su gama de opciones de cojín y pads, con diversos materiales y rellenos, encaja fácilmente en una gran variedad de ambientes, de residencial a restaurante o a sala de una oficina. Zinta se compone de una estructura de madera con cojines finos, para su uso en contract, o con cojines más gruesos, para lograr un asiento más complaciente, realizados con un selecto grupo de telas. Diferentes rellenos, tamaños y materiales permiten aplicaciones y combinaciones diversas. Las estructuras están disponibles en chapa de madera de roble natural, marrón y oscurecida. La base de acero y las patas de aluminio son pintado en un interesante tono carbón. También están disponibles apoyabrazos de madera contrachapada. Las diversas longitudes y ángulos permiten un sinfín de combinaciones.
COLINA
DUNA 02
TEXTURA Y TONO
Como una flor suave y envolvente, la forma de Duna 02 es evocadora y contemporánea. Nacida hace catorce años, su silueta icónica todavía la distingue como un diseño clásico, maduro, capaz de reinventarse una y otra vez. La nueva fabricación de su carcasa, de polipropileno en lugar de politileno, permite un perfil más fino, más elegante, con una superficie más suntuosa y una curvatura más delicada. Además de en la versión completamente tapizada, desde ahora Duna 02 también está disponible con un cojín accesorio y con tapizado solo en el frontal de la carcasa. Numerosos tipos de base completan la forma elegante de este clásico contemporáneo.
Como novedad de 2014, Arper adopta un innovador programa de acabados: el Graded-In de tapicerías textiles y de piel. Esta nueva propuesta incrementa las opciones disponibles para arquitectos y diseñadores además de reafirmar el compromiso de Arper en el desarrollo de diseños adaptables y flexibles. El programa Graded-In se suma a nuestra larga relación con el fabricante textil danés Kvadrat; ahora incluye cerca de 100 nuevas colecciones de tapicerías en tela o piel de distintos proveedores. Actualmente, además de las selecciones que se encuentran disponibles en nuestros showroom, Arper ofrece telas Graded-In como Camira, Climatex, Ferrari, Fividi, Gabriel, Spradling y Winter en tonos más ricos y materiales suntuosos. Estas nuevas opciones que aumentan la oferta de Arper incluyen 14 tipos de tapicería que permiten una costumización adecuada para cada proyecto. Estas nuevas posibilidades en colores y tejidos permitirán a los diseñadores y a los arquitectos una gama más amplia de personalizaciones que facilitarán la integración del mobiliario en sus diseños y reforzarán la conexión entre espacio, color y forma.
PIX MINI
Credits 9 - 15, 70, 71, 75, 76, 77, 80 – 87 — Photo: Marco Covi 19, 20 - 25, 29 – 37, 42 – 45, 47, 51 – 55, — Photo: Adrià Cañameras 41, 46 — Photo: Dominique Wehrli 59 - 65, 72, 73 — Photo: Raul Pantaleo 68, 69 — Photo: Instituto Lina Bo e P.M. Bardi 69, 70 — Photo: Ioana Marinescu 6, 11, 16, 19, 25, 26, 30, 31, 37, 38, 41, 44, 48, 53, 56, 61, 65 — llustrations: Michael Kirkham Cover — llustration: Michael Kirkham Concept, Editorial & Design Direction 2x4 Consultation Lievore Altherr Molina Copy Abbye Churchill Susan Sellers Jeannette Altherr
Design by Lievore Altherr Molina, 2014 UN ESPACIO ABIERTO PARA SENTARSE Tan suave como escultural, Colina es una familia de sillones con una silueta elegante y un diseño generoso. Aunque originalmente se creó para complementar la fluida arquitectura del sistema modular del sofá Loop, su forma orgánica, adaptable, y su diversidad de opciones propone su integración en ambientes de trabajo, en espacios públicos o domésticos, en grupo o en solitario. Su carácter abierto facilita el diálogo con todo tipo de arquitectura, así como entre colegas o amigos. Está disponible en tres tamaños: pequeño, mediano y grande, tapizado en cuero o tela. Las versiones pequeñas, medianas y grandes están disponibles con un sólida base tapizada. Además, Colina mediana, está disponible con bases cantilever, trineo y de madera con cuatro patas.
¿Qué sería de una familia, incluso de otomanas, sin un niño nuevo de vez en cuando? Nace Pix Mini, un pouf pequeño, suave, colorido e informal. Las dos versiones de Pix Mini para niños tienen una medida considerablemente más pequeña que el resto de la famlia; pero con usos igualmente diversos: mesa, asiento o respaldo cuando nos sentamos en el suelo. Para los adultos, ahora Pix Mini está disponible en versión taburete. No importa como lo uses, su sencillez, confort y empatía son inigualables.
Translations Albert Mauri Anne-Sophie Milard Arper Claudia Ovan NTL Colour separation Sartori Group srl Printed by Grafiche Antiga SpA
PIX MESA
ACTUALIZACIONES EN SAARI
La extensa colección Saari reúne un gesto clásico con un perfil fino, contemporáneo. Con el añadido de color, es gráfica. Con cojines, es casual. Sumamente flexible, se adapta a todo tipo de entornos y aplicaciones sin perder nunca su carácter esencial. Ahora presenta algunas novedades: Saari XL, con asientos generosos en distintas anchuras graduales, que ofrecen mayor comodidad y volumen. La Guest Chair con base cerrada enfatiza la arquitectura y la expresividad de Saari.
Aparentemente simple y visualmente seductora, la Pix mesa es un complemento perfecto en entornos de descanso o espera con su generoso sobre de 50 centímetros, ajustable en distintas alturas. En un mundo que cada vez demanda mayor flexibilidad a la hora de ocupar el tiempo, la versatilidad de Pix puede aportar una improvisada y efectiva superficie para trabajar, reunirse, leer o tomar un café, o incluso complementar y ampliar un ambiente de oficina flexible. Las mesas Pix están realizadas con una base de aluminio y un sobre de MDF.
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