2014/09/07 Il Secolo XIX Genova, Scottu Pietro il Ragazzo di Zonderwater

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IL SECOLO XIX

DOMENICA 7 SETTEMBRE 2014

radar

96 ANNI, SI SALVÒ DA UNA MORTE QUASI CERTA PER LA BASSA STATURA

Il ragazzo di Zonderwater Pietro Scottu racconta il campo di concentramento in Sudafrica IL RADUNO A REGGIO EMILIA Scottu ritroverà oggi i suoi vecchi compagni a Canali, frazione di Reggio Emilia, nel raduno annuale dei reduci di Zonderwater

Quel che resta oggi del campo di concentramento di Zonderwater, a 43 chilometri da Pretoria

LA STORIA FRANCESCO MARGIOCCO

QUANDO PARLA del suo passato da prigioniero e fuggiasco, Pietro Scottu prova un misto di nostalgia e dolore. Quegli anni tra il 1941 e il ’47, vissuti tra la guerra contro gli Alleati e la prigionia in Sud Africa, nel campo di concentramentodiZonderwater,sonounricordo penosotrascuratodailibridistoria.«Miduole dirlo ma per me invece - confessa il 96enne Scottu - sono stati un’allegra scampagnata. Melasonovistabruttatantevolte,manesono sempre uscito meglio di prima». Scottu parla seduto al tavolino di un bar sotto casa, a Genova. Tra poco suo figlio lo accompagnerà a Canali,ReggioEmilia,doveoggisitieneilraduno annuale dei reduci di Zonderwater. La prima volta in cui se la vide brutta fu sotto il fuoco inglese in Eritrea. «Sono in trincea, alle porte di Massaua, quando una bomba mi sotterra». È l’aprile del 1941, i 29mila uomini dell’armata al comando di Amedeo di Savoia sono in ritirata, travolti dall’avanzata delle forze britanniche che si concluderà un mese dopo con la capitolazione italiana. «In tutta questa storia -

Pietro Scottu, ieri a Genova

FOTO BALOSTRO

racconta - sono stato fortunato. Lo sono stato all’inizio, quando al campo d’addestramento di Spezia ho fatto domanda per andare in Spagna, comeautistadell’ambasciatoreitalianoenonmi hannopresoperchéerotroppobasso.Moltidalla Spagna sono poi partiti per la campagna di Russia e non sono più tornati. E sono stato fortunato anche sotto quella bomba». Due giorni dopo il bombardamento, il soldato genovese si arrende davanti a una pattuglia nemica - «Vennero a prendermi un ufficiale inglese, due sottufficiali indiani e un soldato francese corso che parlava il mio dialetto» - e comincia il suo viaggio da prigioniero verso il Sud Africa. Dieci mesi segnati da denutrizione e pericoli. Le

FOTO DI DOMENICO CATALANO

condizioni sanitarie sono pessime e provocano malattie e infezioni, e di notte l’accampamento è esposto agli attacchi degli animali. QuandoScottuarrivaaZonderwatertrovapoco più di un ampio territorio circondato dal filo spinato. Il Sudafrica è diventato la prigione di tutti gli italiani catturati in Etiopia, Eritrea, Somalia e nell’Africa settentrionale. Le autorità hanno individuato in Zonderwater, un terreno spoglio e arido a 43 chilometri da Pretoria collegato al porto di Durban dalla ferrovia, il luogo ideale per il nuovo campo di concentramento. «Dormivamo in tende. Tutti i giorni autobotti piene d’acqua arrivavano da Pretoria a Zonderwater, che in afrikaans vuol dire senz’acqua. Con me in tenda c’era un gioielliere di Catania che costruiva anelli con finti diamanti fondendo le gavette e gli spazzolini. Un giorno riuscì a corrompere l’autista dell’autobotte regalandogliene un po’. Così mi nascosi nella cisterna». Scottu è convinto di dovere molto, oltre che al suo metro e 62 di statura, alla sua somiglianza conduepersone.«AppenaarrivatoaPretoria vado in stazione e compro il giornale locale, lo Star. C’è la foto di un ministro greco in pectore, Alex Rendy, ed è uguale a me». Mentre lo racconta seduto al tavolo del bar di Genova, Scottu infila la manonellatascadelgiletenetirafuoriunabusta di cellophane con due documenti. «Questa è la mia patente dell’epoca. Nome: Alex Rendy. Co-

me ho fatto? Ho superato l’esame di guida in Sud Africa e ho dichiarato le mie generalità. False». Ed è grazie ad un’altra somiglianza che “Rendy” ottiene un impiego in un albergo, a Queenstown. «Cercavano un barista e il proprietario, il signor Freeman, mi confessò molto dopo che gli avevo ricordato suo figlio, appena morto in guerra in Nord Africa. Diventai il suo aiutante». Nel 1946 Rendy-Scottu tornerà a Zonderwater, di nuovo da prigioniero, ma non prima di essersi arricchito. «Mi ero messo a fare l’allibratore. Un giorno, a Johannesburg, incontro un vecchio compagno di prigionia. Gli racconto tutto, dandogli il mio indirizzo. Ma era diventato una spia e cinque giorni dopo la polizia viene a prendermieconfiscalemie12.500sterline.Comeme le ero guadagnate? Tra i miei clienti avevo J.T. Jurgens, vicedirettore della Banca centrale sudafricana. Io gli suggerivo su quali cavalli puntare, e lui in quali azioni investire». Nel’46Zonderwaterospita100milapersonee al posto delle tende ci sono case in mattoni e baracche.«Appenaarrivatomimettononella“casa rossa”, la prigione del campo, in attesa di essere processato». Ma la sua propensione agli affari lo aiuta.«AvevocontatticonilmercatonerodiPretoria, e divenni il fornitore del comandante della prigione. Fino a quando, nel ’47, il campo ha chiuso, e dopo sei anni sono tornato in Italia».

LA CITTÀ DEL PRIGIONIERO Sotto il comando del colonnello Prinsloo, Zonderwater divenne negli ultimi anni un campo di prigionia modello

LA “BELLA” VITA NEL CAMPO Alla fine della guerra Zonderwater contava 16 campi da calcio, 7 sale di scherma, 17 teatri

Dal libro “100mila prigionieri italiani in Sudafrica”, di L. Carlesso

margiocco@ilsecoloxix.it

DOPO L’AFFAIRE MURDOCH, UN’ALTRA POLEMICA

Blair “espulso” da Harvard per un articolo sulla religione Stop alla collaborazione tra la sua Fondazione e l’ateneo americano NEW YORK. Harvard scarica Tony

Blair. Casus belli che ha fatto espellere l’ex premier britannico dalla più prestigiosa università degli Stati Uniti, un articolo su religioni e guerre. Dopo la lettura, la facoltà di Teologia del più illustre e ricco ateneo d’America si è ritirata da un progetto congiunto con la Fondazione per la Fede dell’ex primo ministro inglese premiato soltanto pochi giorni fa a Londra - tra mille polemiche - come «filantropo dell’anno». L’obiettivo della joint venture era produrre analisi approfondite sulla religione e i conflitti nel mondo. La collaborazione con Harvard elasuaanticaDivinitySchool- fondata nel 1816 come istituto di studi non confessionale - avrebbe rafforzato la statura della Tony Blair Faith Foundation. Che è già attiva in 20 Paesi. E che è molto impegnata nella raccolta fondi, sia negli Stati Uniti sia fuori dalla Gran Bretagna. Una campagna messa in discussione ora con la netta presa di posizione di Harvard, dopo la pubblicazione del pezzo su religioni e guerre. L’ateneohaconfermatoil«divorzio» dopo che erano emerse voci sulla stampa britannica di profondi dissapori a causa di un articolo scritto dall’ex capo del Labour bri-

Tony Blair, una polemica dopo l’altra

tannico. E che sostiene che dietro i violenti conflitti dei nostri giorni c’è la religione. Intitolato «Differenze religiose, non le ideologie, alimentano le battaglie epiche di questo secolo», l’articolo pubblicato in gennaio sul domenicale The Observer metteva in guardia che l’estremismo religioso è diventata la maggiore fonte di conflitto e di attentati terroristici in Medio Oriente, Asia, Africa, estremo oriente e Russia. Tema attualissimo, alla luce dell’avanzatadel«califfato»dell’Is,ma avrebbe creato una vera e propria

«crisi», secondo il New Statesman, con Harvard andata «su tutte le furie». Blair si è convertito al cattolicesimo dopo aver lasciato il numero 10 di Downing Street, dov’era nato il suo ultimogenito. Il progetto con Harvard sarebbe stata una delle punte di diamante dell’impero filantropico messo in piedi dall’ex primo ministro laburista che include tra l’altro una fondazione sportiva e un’iniziativa di «governance» per l’Africa. Alla luce delle sue attività benefiche Blair è stato premiato qualche giorno fa come «filantropo dell’anno» dalla rivista GQ. Un riconoscimento che aveva creato non poche polemiche. Ricordando che l’ex premier, oltre al lavoro da mecenate, mantiene lucrose consulenze con alcuni regimi oppressivi, ad esempio il Kazakhstan. Collaborazioni che gli hanno permesso di accantonare un patrimonio immobiliare valutato in 30 milioni di sterline. Per la serie: il tempo di placare le polemiche scatenate - in patria e fuori - per lo scandalo legato all’ormai ex moglie di Murdoch, e Blair si ritrova in un’altra tempesta mediatica. E si vede chiudere la porta in faccia da Harvard.


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