Il Piccolo, Faenza. Guerrino Spada classe 1913 ex POW a Zonderwater

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venerdì 27 settembre 2013

Gu e rri n o S p a d a: 1 00 a n n i , d i c u i 6 in p rig io n ia

È

l’amico Enzo Bonzi che, una settimana fa, mi porta nel Borgo San Rocco da Guerrino Spada, poco lontano da dove c’è ancora l’edificio del vecchio mulino (vi ricordate, vero, l’acqua che correva nel canale e le due lunghe file di pioppi). Il motivo della visita è doppio: Guerrino il 6 giugno scorso ha compiuto i suoi 100 anni come se niente fosse; e poi è stato compagno del babbo di Enzo - Bruno Bonzi -, prima nello stesso battaglione in Libia, poi nello stesso campo di prigionia in Sud Africa. Una prigionia durata oltre 6 anni nel grande campo di Zonderwater: di lì son passati ben 109 mila prigionieri italiani! Per Enzo la notizia dei 100 anni di Guerrino, apparsa sui giornali 3 mesi fa, è stata una grande sorpresa: non sapeva fosse ancora in vita! Ne conosceva il nome solo perché il babbo di Enzo lo ricorda 6 volte nel suo “diario”. Parlo del libro Diario di guerra e di prigionia (1939-1947), pubblicato da Enzo anni fa e che contiene il manoscritto che suo padre Bruno aveva compilato, quotidianamente, negli oltre 8 anni del suo servizio militare. In particolare il resoconto della dura vita nel campo di Zonderwater. Di quel Diario se n’è parlato anche su pubblicazioni nazionali. Questo ha permesso poi di trovare, anche attraverso il sito www.zonderwater.com, alcuni superstiti di quel campo e molti figli o parenti. Enzo è riuscito anche a organizzare un viaggio con altri undici a Zonderwater in occasione della commemorazione annuale del 2011. Inoltre, di recente sabato 7 settembre scorso - c’è stato a Canali di Reggio Emilia un incontro tra sei ex prigionieri di età dai 92 ai 100 anni, durante il quale a ciascuno di loro il presidente Emilio Coccia ha consegnato una medaglia coniata per ricordare il 70°

del campo di Zonderwater, un pezzo del filo spinato che circondava il blocco n. 2 del campo e una maglietta col logo dell’associazione Zonderwater Block Ex Prisoners of War. Ma vi dicevo in principio che con Enzo sono stato a casa di Guerrino Spada. Abbiamo chiacchierato un bel pezzo noi tre, e vivacemente. Attorno ci davano cordialmente una mano la figlia Claudia e il figlio Luigi. Guerrino ha altri due figli: Maria Silvia e Mauro. Ed è vedovo di Eugenia Fiorentini. Guerrino Spada, quando nasce nel 1913, fa parte della famiglia dei Tirumbèta di via Oriola in parrocchia di Pieve Cesato. Sono contadini, naturalmente. Guerrino, che a scuola da bambino era forte in aritmetica, ricorda ancora una grande maestra che ebbe a Cesato: la Maria Murger, una francese, pensate un po’, che era la moglie di un Babini. Nel 1924 suo babbo, Gigì d’Tirumbèta, decide di venire lì, nel Borgo di San Rocco. Fa l’operaio agricolo. La mamma si chiama Adele Liverani. A Faenza Guerrino farà le altre classi elementari prima col maestro Pezzi (lì, dove oggi c’è la biblioteca comunale), poi in via Castellani coi maestri Cimatti e Passanti (Guerrino ha una memoria di ferro!). E intanto lavora (allora i ragazzi andavano presto al lavoro). Fa l’aiuto di Cavalèt, Pasquale Bertoni, il babbo del mio amico Gino, ingegnere della Montedison. Cavalèt come falegname da mulini - a detta di tutti - era uno straordinario artista. Nel 1933, quando va sotto le armi, Guerrino lo mettono nell’artiglieria da montagna. Sta anche a Faenza nella caserma di S. Domenico per pochi giorni. Ma è il 1939 l’anno fatale. Si avvicina pericolosamente la

guerra. Lui è nel cosiddetto “Battaglione”. A Marradi è costretto a firmare che è un volontario. Allora andava così. E via. Tre giorni a casa, poi a Firenze, Roma, Napoli dove s’imbarca con migliaia di altri soldati nel transatlantico “Piemonte”. Sbarcano a Derna. Poi va a Barce per esercitarsi al tiro: Guerrino è uno dei quattro addetti a un fucile mitragliatore Breda 36. Lì trova molte famiglie venete che il fascismo ha trasferito a coltivare la terra libica e vi hanno piantato alberi e viti. Da queste famiglie, in vista della guerra, torneranno in patria tanti ragazzi, tanti poveri ragazzi, staccati improvvisamente dai loro genitori. Ne abbiamo conosciuto anche noi a Faenza: i “libici”. Benché aiutati generosamente, quanto ebbero a soffrire! Ma seguiamo Guerrino Spada e Bruno Bonzi in quei giorni del 1940. Essi in Libia partecipano all’avanzata verso l’Egitto delle nostre truppe comandate dal gen. Graziani. Ma presto, quando gl’inglesi contrattaccano, devono fermarsi e arretrare. In un caos immane, a Sidi el Barrani, l’11 dicembre 1940 vengono catturati. 3 mila furono gl’italiani fatti prigionieri in quel giorno! Seguono tutti i trasferimenti che Bruno Bonzi ha raccontato dettagliatamente nel suo Diario: i campi di prigionia in Egitto, l’imbarco a Suez, l’arrivo a Durban nel settembre 1941 e di lì nel campo di Zonderwater. Guerrino è costretto ad andare a lavorare in aziende agricole, però facendosi ben volere. Tanto che, alla fine del conflitto, vorrebbero trattenerlo là. Difatti qualche prigioniero è rimasto a vivere in Sud

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DI PALO IN FRASCA

FOTO DI SIN I STR A: CA NA LI ( R E G G I O E MI L I A ) , 7 S E T TE M B R E 2 0 1 3 . I NC O N T R O DE G L I E X P R I G IO N I E R I D I ZON DER WATER ( SU D A FRI CA ) CON FIG LI , N I POT I E PRON I POT I DI ALT RI EX P R I G IO N I E R I D E F U N T I . E R A PRESEN TE L’ IN G. EMI L IO C OC C I A C H E , I N S U D A FRI C A , C U R A C O N A MO R E I L M U SEO, LA CA PPELLA E IL CI M I TERO CH E CU STOD ISCE L E S A L M E DI 2 52 P R I G I O N I E R I I T A L I AN I . D A S I N IS T R A : P IE T R O A B B E N D A, C L A S S E 1 9 1 7 ( LATI N A) , G U ERRI N O SPA DA , 1 91 3 ( FA ENZA ) , RA FFA ELL O C E I , 1 92 0 ( L U C C A ) , SA BAT IN O LI B RAT T I , 19 1 7 ( COGOL LO DEL CEN GI O, VI CENZ A) , R OB ERTO T IB ERI , 1 9 2 1 ( M I L A N O ) , I T AL O M A R C HE T T I , 1 91 9 ( FE RRA RA ) . FOTO DI DEST RA : ECCO L’U N I CA FOTOGRA FI A DEL “ NO S T R O ” GU E R R I N O SPADA , FATTA QU AN D’ ERA M I LI TA RE I N L IB I A . RI SA LE A L 1 94 0.

Africa. Ma Guerrino aspetta solo di tornare in quella casa che non vede da tanti anni. Non vi ho detto che durante la prigionia a Zonderwater Guerrino rischiò la terribile, sadica punizione di 28 giorni nella famigerata “casetta rossa” per il solo fatto di aver voluto salutare l’amico faentino Bruno, al di là dei reticolati. Un altro fatto è da ricordare. Dopo la cattura, a Faenza le famiglie non avevano alcuna notizia dei loro congiunti militari. Badate bene che fra i prigionieri fatti l’11 dicembre 1940 i faentini erano alcune centinaia. Ebbene la moglie di Bruno riuscì, attraverso l’ordinario militare mons. Bartolomasi in visita a Faenza, a farsi inviare notizie del marito. Difatti, qualche tempo dopo quell’incontro, arrivò una cartolina da Heluan (Egitto). La spediva Bruno, ma conteneva anche le firme di altri otto compagni di sventura faentini, e cioé: Lino Fabbri, Luigi Fabbri, Angelo Servadei, Armando Drei, Luigi Valla, Aldo Donati, Primo Casadei e il nostro Guerrino. In più Tomaso Giuliani di Bagnara. Guerrino riesce finalmente a tornare a casa il 4 gennaio 1947. Purtroppo lo attende una tragica notizia: il fratello Silvio, militare in aeronautica, è morto a Lecce l’11 settembre del 1944. Prima riprende il suo lavoro di operaio di mulino. Poi sarà, a lungo, un popolarissimo bidello del nostro Istituto “Ballardini”. Mi dice Piero Ravagli che Guerrino era un vero tuttofare. Non solo. Battezzava ogni allievo con un soprannome diverso! Auguri, caro Guerrino, tanti, di cuore. E mantiènti così, giovane centenario, ancora per un pezzo. Giuliano Bettoli


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