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Nutrire i broiler del futuro

L’unico modo per mantenere il livello produttivo è capire meglio l’alimentazione di precisione, in maniera da alimentare gli animali con margini di errore bassi o nulli. Questo articolo fornisce alcuni suggerimenti ai nutrizionisti, che per innovare le produzioni avicole devono rivedere alcuni concetti.

L’alimentazione del pollo in futuro richiederà notevoli cambiamenti: finora ai nutrizionisti è stato chiesto di abbassare i costi di produzione, trovando una formula a basso costo che assicuri le migliori performance, ma la società moderna ormai esige maggiore trasparenza su come gli animali sono trattati e alimentati.

Introduzione

La trasparenza e la sostenibilità ambientale continueranno a costituire fattori di mercato forti. I nutrizionisti dovranno partecipare a iniziative sostenibili, prestare maggiore attenzione alla

qualità degli ingredienti, lavorare sulle differenziazioni del nutrimento nelle diverse fasi di crescita e in base al sesso, concentrarsi sulla dimensione delle particelle e la qualità del pellet e utilizzare gli additivi in maniera più efficace, facendo particolare attenzione agli enzimi. Inoltre, da parte dei consumatori ci sarà sempre una maggiore richiesta di polli allevati senza antibiotici (AGP-free). Per incontrare questa crescente domanda, sarà necessario adottare nuove metodologie di alimentazione.

Negli ultimi 50 anni, nell’industria avicola mondiale si è verificato uno sviluppo incredibile e i progressi sono stati significativi. I progressi scientifici più importanti sono focalizzati sulla produzione avicola, sul rapido adattamento della produzione famigliare al mercato industriale, sul basso costo della carne avicola e delle uova e sulle restrizioni sia religiose che culturali sui prodotti avicoli. Nel 2015 i dati della FAO confermavano che la produzione di pollo sta crescendo di più rispetto a quella di altre proteine animali. Comunque, il futuro porrà nuove sfide, pur mantenendo i costi di produzione come problema centrale. I produttori devono trarre abbastanza profitto per continuare a lavorare con efficienza, ma restando competitivi e fornendo prodotti affidabili ed economici.

Esistono altri aspetti della produzione di pollo che i nutrizionisti dovranno valutare e tra questi è fondamentale quello relativo alla biosicurezza. Con l’Influenza Aviaria è aumentata l’attenzione sulla mortalità degli animali e sulle regole di biosicurezza degli allevamenti. Inoltre, molti consumatori hanno timore di come la patologia aviare (Salmonella, malattia di Newcastle, Campylobacter, etc.) possa influenzare la salute umana. Per evitare di compromettere la biosicurezza degli allevamenti, governi, professionisti dell’industria e allevatori devono lavorare insieme per stabilire le migliori pratiche, come controllare la presenza di avicoli da cortile o selvatici vicino agli allevamenti. Inoltre, gli allevamenti devono essere il più puliti possibile, e gli addetti devono implementare i programmi di sanificazione, stabiliti in base alle raccomandazioni dei veterinari.

Negli ultimi 20 anni i consumatori sono stati molto più attivi nell’esprimere timori correlati a ciò che gli animali mangiano, ai motivi di una crescita più veloce rispetto al passato e al modo in cui vengono trattati negli allevamenti industriali. La società moderna desidera maggiori informazioni sul benessere animale e sulla sicurezza alimentare, con una produzione sostenibile.

Dunque, l’alimentazione del pollo come potrebbe rinnovarsi e al tempo stesso assecondare le richieste della società, migliorando la sostenibilità con tecniche adeguate?

Innanzitutto bisogna definire cosa sia la sostenibilità. Di base, gli allevatori devono migliorare l’efficienza sulla conversione alimentare, cioè evitare di dare mangime che viene sprecato, e ridurre gli escreta, che inquinano. Inoltre, è necessario ridurre il consumo di acqua, che rappresenta una fonte sempre più scarsa, e limitare la produzione in varie aree del mondo, in cui gli animali competono con l’uomo per le risorse, e dove non ci sarà spazio per alimentare i polli con vaste formule alimentari. L’unico modo per mantenere la produzione è migliorare la alimentazione di precisione, per crescere gli animali con margini di errore bassi o insignificanti.

Alimentare i polli per un futuro sostenibile

Produzione di polli senza promotori di crescita antibiotici (AGP)

La produzione di polli da carne senza auxinici è stata presa in considerazione per molti anni. La prima proposta di allevare broiler AGP free viene dalla Svezia e risale al 1968. Le prime reazioni a tale proposta si focalizzavano sulle perdite produttive, con un relativo aumento dei costi. Dopo molti anni di ricerca, però, questo tipo di valutazioni non è più accettabile per l’industria. La preoccupazione sociale sul tema, soprattutto in Europa, ha promosso ricerche su additivi non antibiotici (probiotici, prebiotici, oli essenziali, acidi organici, antiossidanti, etc.), e un uso più efficiente degli enzimi, che preservano la salute intestinale, con un calo minimo delle rese. Contemporaneamente, i tecnici del settore hanno migliorato le buone pratiche in tema di gestione, alimentazione, biosicurezza, cura etc., migliorando la prevenzione delle infezioni e minimizzando l’inefficienza della produzione.

Nel frattempo l’allevamento di animali AGP-free è diventato una realtà in molti Paesi, ma la velocità con cui si sta attuando il cambiamento è variabile. Nel 2015 gli USA hanno deciso di seguire le indicazioni europee, ma già dal 2010 si era cominciato a diminuire gli AGP, quando la Food and Drug Administration aveva elaborato una strategia per eliminare gradualmente l’uso di prodotti antimicrobici, mantenendo solo gli usi terapeutici sotto controllo veterinario. La strategia ha avuto conseguenze importanti. La catena alimentare e la grande distribuzione

hanno accettato la sfida e hanno iniziato a pubblicizzare i prodotti che contenevano ingredienti AGP free. I consumatori hanno ricevuto il messaggio e il movimento AGP free si è evoluto. Oggi, la riduzione degli antibiotici negli allevamenti rimane un’importante priorità nell’innovazione per i nutrizionisti.

Analisi degli ingredienti

Se il nutrizionista desidera formulare mangime con margini di rischio minimi, è fondamentale conoscere la composizione degli ingredienti, anche tramite l’aiuto di laboratori qualificati.

I dati storici mostrano che molti nutrizionisti sottostimano il valore degli ingredienti, il che non garantisce le rese migliori, ma significa invece una perdita di nutrienti e un possibile aumento dell’inquinamento (azoto e fosforo). Con il progresso della tecnologia NIR, i mangimifici oggi non hanno scuse per non disporre di una costante valutazione degli ingredienti. Ecco alcuni esempi di alimentazione appropriata e valutazione della energia, con i conseguenti benefici che ne derivano.

Pirgozliev nel 2009 ha identificato l’importanza di mantenere il rapporto amilosio: amilopectina nei diversi cereali (mais, frumento e riso) e come questo possa influenzare le performance.

Zou nel 2010, lavorando con le anatre, ha osservato parimenti che tale rapporto è uno dei fattori principali per la determinazione dell’energia metabolizzabile vera e può essere utilizzato per predire l’energia disponibile.

Questi esempi mostrano che gli ingredienti usati nelle diete non sono solo materie prime, se usati nella formulazione alimentare, ma fattori importanti di produzione. Le nuove tecnologie, come la formulazione in linea, spingono verso l’alimentazione di precisione. La tecnologia consente l’installazione di un NIR sulla linea di trasporto degli ingredienti, prima del miscelatore, il che consente un’immediata lettura — e la conseguente formulazione e dosaggio — secondo la composizione nutrizionale degli ingredienti che vengono esaminati. Questo miglioramento e altre tecniche consentono ai mangimifici di consegnare cibo con le esatte specifiche per produrre avicoli migliori e per farlo in modo più sostenibile.

Digeribilità e alimentazione a fasiLa digeribilità dei nutrienti e l’energia variano nelle diver- se fasi produttive. Ad esempio, i giovani sono meno efficienti dei vecchi. Inoltre, la composizione e la digeribilità degli ingredienti possono variare in anni diversi e nelle diverse regioni. Conoscere queste differenze di digeribilità e calcolare correttamente gli ingredienti necessari per la varie fasi sarà un aspetto importante da considerare per i futuri nutrizionisti. Avere il calcolo della digeribilità ancora prima della formulazione significa un minor costo del mangime, una migliore sanità del tratto digerente e una maggiore sostenibilità ambientale, oltre a una migliore digeribilità. Inoltre, un maggior numero di fasi nel corso della produzione consente un minor spreco di nutrienti. Ad esempio, usare 5 fasi, rispetto alle 3 attuali, nell’alimentazione del pollo migliora la disponibilità e l’utilizzo della lisina (Figura 1).

Figura 1 – L’effetto di una diversa alimentazione a fasi (3 e 5) sulla fornitura di lisina digeribile (lo spazio giallo rappresenta la quantità di lisina digeribile che è superiore o inferiore a quella offerta ai polli da carne, per fase).

Brewer ha lavorato con 3 diversi ceppi genetici e li ha alimentati con 3 diverse diete (0-18;19-32 e 32-40 gg) o, dopo 19 giorni, ha alimentato i polli a fasi, cambiando la dieta ogni due giorni. L’alimentazione a fasi, nel corso di tutto il periodo (19-40 gg), non ha influenzato il peso, ma ha migliorato l’efficienza alimentare in 2 dei 3 ceppi, e in tutti e 3 non ha compromesso il peso del filetto. L’alimentazione a fasi ha significativamente ridotto il consumo di proteine e di amminoacidi, rendendo il costo di alimentazione più economico rispetto a quello tradizionale. Risultati simili sono stati osservati lavorando con 4 ceppi genetici diversi, alimentandoli a fasi ogni 2 giorni, dai 17 ai 58 giorni di età. Il maggior beneficio dell’alimentazione a fasi è stata la riduzione dei costi di produzione, legati al minore consumo dell’energia e dei nutrienti. Questi rilevamenti hanno confermato ciò che già stato visto da Angel. Passando da 4 a 6 fasi alimentari, nel pollo (da 0 a 42 gg), e fornendo 6 diete con amminoacidi (lisina, metionina, treonina, isoleucina, valina, arginina e triptofano), gli escreta azotati erano ridotti del 40% rispetto al gruppo controllo, alimentato con 4 fasi.

L’attenzione attuale dei ricercatori verso un impiego ottimale di nutrienti ed energia sposterà la ricerca futura verso l’uso dell’energia netta degli ingredienti, rispetto a quella metabolizzabile convenzionale, altro metodo che favorisce la sostenibilità ambientale. A volte l’alimentazione a fasi ha dei limiti, legati alla struttura del mangimificio, ma la sua importanza va sempre considerata se si sviluppa un progetto di un nuovo mangimificio e se ne stabilisce la logistica, in modo che non diventi il collo di bottiglia della produzione.

Alimentazione per sesso

In genere l’alimentazione per sesso è un argomento controverso tra nutrizionisti, incubatoi, mangimifici, allevamenti e impianti di macellazione. Ma in futuro una maggiore attenzione alla sostenibilità richiederà che tutte le aree produttive contribuiscano al miglioramento logistico. Le differenze tra maschi e femmine di velocità di crescita, di composizione corporea, richiesta nutrizionale e comportamento, bastano a giustificare un’alimentazione separata per sesso. Questa strategia promuove la riduzione dei costi di alimentazione e, soprattutto, la riduzione della variabilità di peso al macello. Nelle produzioni a sesso misto, i maschi hanno bisogno di stare nel capannone più a lungo, per aumentare il peso, fino a una media che le femmine non riescono a raggiungere. Questa procedura può raddoppiare la variabilità del peso, rendendo difficile ottenere dai maschi una buona efficienza alimentare e aumentando la mortalità, causata dai giorni supplementari di permanenza in allevamento. Il manuale Aviagen dei Ross 308 (2014) e quello Cobb 500 (2015) non forniscono informazioni sulle richieste alimentari di ciascun sesso. Aviagen però suggerisce che, nel caso di alimentazione a sesso separato, dovrebbero essere calcolate le modifiche di energia e di nutrienti. Entrambi i manuali mostrano differenze nella velocità di crescita e nell’efficienza alimentare, come pure di necessità di nutrienti ed energia. Quindi, i broiler di ciascuno di questi ceppi hanno necessità di diversa alimentazione e materie prime. Queste considerazioni sono state confermate da Faridy, che ha valutato i dati desunti dalle ricerche sui ceppi Ross e Cobb. Usando una meta analisi, la ricerca ha concluso che i maschi hanno bisogno di più lisina delle femmine, e che sussiste anche una diversa richiesta di lisina tra i vari ceppi. Inoltre, la richiesta di lisina aumenta con l’aumentare di proteina grezza nel mangime.

Dimensione delle particelle e pellettatura

I nutrizionisti e mangimifici devono guardare con maggiore attenzione alla dimensione delle particelle alimentari e alla qualità del pellet. Alimentare con particelle di grandi dimensioni promuove un migliore sviluppo di gozzo e proventriglio, come pure della motilità gastrica e gastroduodenale del pollo. Ciò migliora anche la digestione e riduce l’ingresso di patogeni per via intestinale. Particelle grandi richiedono anche una minore energia durante l’assunzione del cibo, poiché ai polli sono necessarie meno beccate per assumere la stessa quantità di mangime, e al tempo stesso anche i mangimifici risparmiano energia per la molitura.

I broiler alimentati con pellet hanno mostrato migliori rese rispetto a quelli alimentati con dieta sbriciolata, con un miglioramento dovuto alla qualità del pellet. Inoltre, l’alimentazione degli avicoli col pellet consente maggiore densità del mangime, maggiore consumo e una riduzione di energia richiesta per la sua assunzione. C’è anche una migliore digeribilità, sia della energia che delle proteine, e una minor spreco di mangime. Pare anche che il pellet migliori la funzione intestinale, come evidenziato dal rapporto tra maggiore altezza dei villi e profondità delle cripte. I primi rilevamenti hanno confermato ciò che più tardi è stato confermato da Naderinejad, ovvero le particelle grossolane di mangime e la dieta pellettata migliorano lo sviluppo e la funzione del gozzo, favorendo l’uso dei nutrienti e dell’energia, con una conseguente migliore performance dei polli.

Enzimi e additivi

A volte gli enzimi vengono impropriamente chiamati additivi, invece sono proteine, che possono migliorare la digestione dei nutrienti e l’energia, ma consentono anche una maggior disponibilità per l’ospite che li ingerisce. Una nuova tecnologia a base di enzimi è cresciuta moltissimo negli ultimi 15-20 anni e continuerà a crescere in futuro. Nel 1996 pareva solo che migliorasse la digeribilità dei nutrienti ed il loro assorbimento, e nel 2010 è stato dimostrato che riduce gli inquinanti negli escreta .

Esistono molti enzimi disponibili per favorire la digestione di fosforo, calcio, carboidrati, proteine e lipidi della dieta somministrata agli animali, specialmente avicoli e suini, però gli enzimi non sempre funzionano al 100%, perché sono una fonte esogena. Il loro efficace utilizzo dipende dalla decisione tecnica corretta, dalla corretta miscelazione e dalla disponibilità del substrato.

Esiste un’ampia informazione circa le diverse modalità di azione, i diversi prodotti enzimatici e il livello di inclusione, e i nutrizionisti dovrebbero valutarne un diverso uso caso per caso, in modo da rendere la produzione avicola più sostenibile. Anche solo un 10% di miglioramento della digeribilità dei nutrienti, dovuto egli enzimi, potrebbe ridurre significativamente la quota di azoto e fosforo inquinanti degli escreta. Inoltre, con lo sviluppo delle produzioni di pollo senza antibiotici (AGP free), la salute intestinale è più importante che mai. È ben noto che circa il 70% della risposta immunitaria degli avicoli viene fornita dal tratto gastrointestinale (GI) grazie alla stimolazione cellulare: gli enzimi, se ben utilizzati, hanno un effetto positivo sulla risposta immunitaria del pollo, derivante dall’intestino.

Bibliografia disponibile su richiesta Dagli Atti del XXV World’s Poultry Congress

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