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Avicoltura italiana, una filiera integrata
Il fatto di essere una filiera integrata ha permesso una maggiore flessibilità e un intervento immediato per adattarsi al nuovo scenario: così l’avicoltura italiana ha garantito una piena operatività anche durante il lockdown.
“In Italia la filiera avicola è una filiera completamente integrata” ha dichiarato Lara Sanfrancesco, direttore di Unaitalia, intervenuta al webinar ‘La filiera agroalimentare ai tempi del coronavirus: prospettive future a seguito dell’emergenza’ organizzato da Msd Animal Health.
“Tutte le fasi della produzione (a partire dalla produzione del mangime, agli incubatoi, gli allevamenti da ingrasso, la trasformazione, la logistica, fino al punto vendita) – ha proseguito Lara Sanfrancesco – sono controllate in maniera integrata da un unico soggetto che è il capofiliera. Questa integrazione, caratterizzata da un complesso sistema di relazioni tra tutte le parti in causa, rende la filiera avicola italiana un unicum nel panorama zootecnico e consente di ottimizzare i processi produttivi e controllare attentamente gli aspetti della tracciabilità e della sicurezza, permettendo alla filiera di creare e condividere best practices e quindi svilupparsi molto in termini di innovazione, benessere animale, qualità del prodotto, sicurezza.”
Alti livelli di sicurezza e qualità
I dati confermano l’alto livello di sicurezza e qualità della filiera avicola, a partire dal forte controllo pubblico: il Piano Nazionale Residui del Ministero della Salute, per quanto riguarda i prodotti avicoli, ogni anno segna tassi di non conformità ormai prossimi allo zero. C’è poi un grosso sistema di autocontrollo che, proprio grazie al sistema integrato, consente di mantenere standard molto elevati che fanno dell’avicoltura italiana un’eccellenza nel panorama zootecnico. Infine, il Ministero della Salute ha creato un nuovo sistema di misurazione, Classyfarm, che serve a categorizzare gli allevamenti sulla base di un’analisi del rischio e di una serie di parametri, per far sì che gli allevamenti non conformi continuino con il miglioramento progressivo degli standard.
L’importanza del medico veterinario
“La sicurezza e la qualità nelle fasi di produzione della filiera avicola – ha osservato Lara Sanfrancesco – sono sintetizzabili in alcuni concetti chiave: benessere animale; biosicurezza; igiene in tutte le fasi della produzione; numero elevatissimo di controlli”.
A tutto questo si aggiunge una figura fondamentale, quella del medico veterinario, che costituisce “il punto di contatto con l’enorme numero di allevatori professionali”, che gestiscono allevamenti di grandi dimensioni. Infatti, insieme al tecnico di allevamento, la figura del medico veterinario permette di monitorare l’andamento degli allevamenti e fornisce il supporto di natura tecnica necessario all’allevatore. “Grazie anche al ruolo del medico veterinario – ha proseguito la Sanfrancesco – la filiera avicola italiana ha ridotto di oltre il 70% l’utilizzo di farmaci sia per i polli sia per i tacchini”.
Autosufficienza della filiera avicola
“Lo studio, la ricerca, l’innovazione sono elementi cardine che consentono di portare sulle tavole degli italiani un prodotto 100% Made in Italy”, ha concluso il direttore di Unaitalia. “La filiera avicola italiana è completamente autosufficiente ed è prevista anche una quota dedicata all’export”.