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Gestione dei campioni per i test diagnostici
I test diagnostici sono fondamentali per il rilevamento delle malattie che colpiscono gli animali da allevamento e vengono ampiamente utilizzati negli allevamenti avicoli. Possono essere utili per identificare varie patologie, ma anche per monitorare l’efficacia dei programmi vaccinali.
Sono varie le metodiche diagnostiche utilizzate nei laboratori e non esistono procedure standard nei vari centri di ricerca e diagnosi. L’introduzione dei test molecolari, notevolmente sensibili, ha comportato ulteriori approfondimenti nella valutazione di una corretta diagnosi. Un modo valido per utilizzare i test diagnostici al meglio è iniziare da un campione appropriato e di buona qualità. Nel presente articolo saranno valutati gli aspetti fondamentali del campionamento e, di conseguenza, individuate le migliori pratiche per le tecnologie diagnostiche, sia attuali che emergenti.
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I test diagnostici
I test diagnostici comuni possono essere di screening e di conferma. I test di screening sono solitamente sviluppati per ottenere una sensibilità ottimale e contare su strumenti economici, da poter essere eseguiti su un ampio numero di campioni. Un esempio comune è il test sierologico ELISA.
I test di conferma, invece, sono fatti per aumentare la specificità e possono essere più costosi o difficili da mettere in pratica, poiché vengono effettuati solo su una quota dei campioni che, di solito, hanno presentato risultati inattesi nel corso di uno screening precedente. I metodi diagnostici emergenti sono ampiamente usati nei test di conferma, quali ad esempio la PCR real time e la sequenziazione.
Procedure
Quando si prendono in considerazione i campioni ideali per un particolare tipo di test è importante sapere esattamente cosa si sta analizzando, per esempio antigeni o anticorpi, e nel caso di un test antigenico, quale sistema sia più adatto a trovare l’antigene in questione, per esempio un tampone tracheale per le malattie respiratorie, come Mycoplasma, rispetto a un tampone cloacale per patologie gastrointestinali, come la Salmonella. La determinazione del numero di campioni da prelevare è parte fondamentale della valutazione dell'incidenza della malattia e della risposta che ci attendiamo. Più campioni vengono inviati all’esame, più facilmente si rileva la malattia se ha una bassa prevalenza, ottenendo anche indicazioni più accurate sullo stato del gruppo. Le statistiche suggeriscono che 23 campioni costituiscono un buon numero per la sierologia di routine.
Invio al laboratorio
Quando si pianifica uno schema di campionamento è importante dare a ogni soggetto la medesima probabilità di essere selezionato; se invece la ricerca è diretta all’individuazione di malattie, i soggetti con sintomi sono quelli che forniranno esiti positivi più facilmente; insieme agli altri andrebbero inclusi anche i soggetti asintomatici, come termine di paragone. Una volta che il campione è stato raccolto, è fondamentale identificarlo chiaramente e correttamente per il gruppo di origine e per il successivo inoltro al laboratorio. I campioni andrebbero tenuti a temperatura controllata e spediti velocemente al laboratorio. È importante che i campioni destinati a test nuovi, come PCR real time, siano raccolti in modo tale da evitare ogni tipo di contaminazione che possa inibire l’esame nel corso della reazione. I campioni possono essere raccolti con tamponi, sia asciutti che umidi, e con terreni adeguati. I campioni destinati a PCR o a sequenziazione dovrebbero essere prelevati in modo da favorire l’identificazione specifica dei patogeni. Il campionamento dovrebbe essere pianificato e valutato in modo da fornire risultati accurati. Il numero di campioni, i metodi di raccolta e la loro gestione fino al laboratorio possono infatti influenzare notevolmente il risultato finale dei test.
Articolo tratto dagli atti della Midwest Poultry Federation Convention