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INQUADRA il tuo obiettivo Una panoramica sul mondo dei media tra i ragazzi del 21째 secolo


INQUADRA il tuo obiettivo Una panoramica sul mondo dei media tra i ragazzi del 21째 secolo


Titolo originale: Frame Your Aim - A pragmatic crossing to the media world of 21st century youth ©2012 tutti I diritti riservati agli autori di questa pubblicazione. Grafica e impaginazione: Mobil Kiadó és Grafi kai Stúdió Kft. Responsabile della produzione: Sofia Moudiou Responsabile della realizzazione: Gyula Sandor Editor: Kriszta Zsiday


Antipasto L’apprezzamento è una cosa meravigliosa: Rende ciò che è eccellente in altri tuo allo stesso tempo. Voltaire

E’ tempo di condividere la nostra storia Negli ultimi anni attraverso le nostre attività non formali di educazione ai media abbiamo dovuto aff rontare numerose sfide e momenti belli. Durante il progetto internazionale di 18 mesi Video Volunteers abbiamo lavorato sull’alfabetizzazione informatica dei giovani, oltre all’attivismo sociale e all’inclusione. Guardando indietro apprezzo tutte le storie personali, gli sviluppi metodologici e i team internazionali che ho incontrato. Le nostre storie provenivano da corsi di formazione e scambi internazionali e da laboratori e azioni locali. Questi hanno offerto la possibilità ai giovani di condividere le loro realtà e imparare gli uni dagli altri. Le produzioni mediali collaborative non erano solo un modo per aggiornare le loro conoscenze sui mezzi di comunicazione e le loro competenze tecniche, ma sono state realizzate come opportunità di sviluppo personale. Come ciliegina sulla torta abbiamo eseguito delle ricerche includendo i giovani per trovare risposte in uno sforzo collettivo sull’utilizzo dei media e il loro aspetto educativo per i giovani. Ciò è importante e prezioso in quanto combina diverse aree di lavoro giovanile, come educazione non-formale, partecipazione dei giovani e ricerca. Video Volunteers, grazie! Tutti i partecipanti delle attività hanno portato qualcosa di nuovo a cui guardare e su cui agire. La loro fiducia e la volontà di partecipazione è stata essenziale e gratificante per il nostro lavoro. Vorrei ringraziare tutti i volontari e gli educatori paritari che hanno messo gioia, impegno e ore di lavoro nelle nostre attività che hanno davvero contato realtà nel nostro progetto. Avete fatto un ottimo lavoro come team leaders e ho davvero apprezzato la cura personale che avete messo in questa avventura. Sono grata per le organizzazioni che si sono unite a noi nell’esplorazione di questo campo, incontrando vari ostacoli e superarandoli. E sono grata al programma Gioventù in azione e al Consiglio d’Europa per il sostegno al nostro lavoro. Ecco alcune delle nostre preziose storie che meritano di essere condivise. Kriszta Zsiday Responsabile del progetto

Introduzione

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Indice

Capitolo 1 Informazioni – Informazioni generali sul nostro cammino nel campo dell’educazione ai media 1.1. 1.2. 1.3. 1.4. 1.5.

La natura umana dei media, Kriszta Zsiday Il dibattito, Sofia Moudiou Distinti Saluti Digitali, Andrew Hannes Ipotizzando l’età Vivo, Peter Dral and Gyula Sándor Libero di mettere “Mi piace!”, Peter Dral

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Capitolo 2 Aspetti – Differenti interpretzioni dei partners su l’uso dei media nel 21° secolo nel settore giovani 2.1. Guardando gli osservatori, Michele Di Paola 2.2. I diritti umani nella pratica con il coinvolgimento dei nuovi social media, Manuel Rodríguez Rodríguez 2.3. Puoi @iutare! Diventa un “e-Volontario”, Rocio Reina

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Capitolo 3 Vedute – Differenti esperienze personali nelle attività di ViVo 3.1. Vivo vive in mezzo a noi: videoattivati, Virginia Negro 3.2. Dal mio punto di vista, Gyula Sándor 3.3. La storia del Focus group slovacco, Veronika Schweighoferová

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Capitolo 4 Completamenti - risultati pratici e metodi internazionali sul progetto di alfabetizzazione informatica dei giovani 4.1. 4.2. 4.3. 4.4.

Modi di miscelazione, Kriszta Zsiday Salva con nome, Andrew Hannes Lezioni apprese, raccolte da Kriszta Zsiday Media Manifesto

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Appendice

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5.1. 5.2. 5.3. 5.4.

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Indice

Autori Organizzazioni partner Finanziatori Risorse online


Capitolo

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Informazioni - Informazioni generali sul nostro cammino nel campo dell’educazione ai media


La natura umana dei media “Allungarsi a toccare un estraneo, Occhi elettrici sono ovunque” Michael Jackson: Human nature

Interazione dinamica Oggi, quando sono andata su Facebook il primo post parlava di una persona scomparsa, con tanto di foto e descrizione, per chiedere aiuto a trovarlo. Più tardi si è scoperto che la persona in questione si trova in un ospedale, attraverso un medico che ha risposto al post. I Media sono lì per condividere contenuti personali, ma possono anche influenzare la nostra vita personale. Le ricerche dimostrano che se una soap opera è popolare improvvisamente i neonati vengono chiamati Jose Armando o Isaura. I Media ed i loro creatori, il pubblico, hanno un rapporto di interdipendenza che prende forma attraverso un gioco molto dinamico. Come possiamo responsabilizzare i giovani a utilizzarli con tutta la loro complessità, cambiamenti rapidi e probabilità in modo significativo e umanistico? Nel frattempo, riconoscendo il potere delle nuove tecnologie quando si parla di inf luenza dei media, dobbiamo considerare la mente umana e la società come entità estremamente potenti. L’educazione e l’apprendimento dei media basati sulla tecnologia hanno il potenziale per sfruttare diritti umani e bisogni. Potreste essere in grado di scattare foto perfettamente incorniciate e nette, ma condividere il ritratto tecnicamente perfetto di una persona in un ospedale psichiatrico su Facebook potrebbe non essere la cosa giusta. Lavorando con giovani e gruppi integrati di partecipanti provenienti da ambienti diversi e molte volte difficili, ho scoperto che impostando l’attenzione sulle qualità sociali e umane in attività mediatiche i risultati fi nali sono molto migliori. Nel senso di avere un interscambio fecondo tra l’avere un messaggio da comunicare e l’avere competenze tecniche per sostenerlo. Condividere e discutere questioni sociali e personali che in gran parte determinano le vite dei giovani svantaggiati si dimostra utile a livello personale e comunitario. Inoltre porta contenuti degni di nota nelle loro produzioni multimediali. Ad esempio, passare attraverso gli scontri tra diversi sistemi di credenze quando si effettua una produzione può essere una grande risorsa per il contenuto del video fi nale - se esso è condotto bene. La sfida di un formatore, di un animatore giovanile è in questo opportuno controllo. Si tratta di un approccio orientato sui processi mentre si lavora ad un risultato finale.

Effetto e azione Se a qualcno piace la musica hip-hop può essere coinvolto abbastanza facilmente incorporando questo interesse in altre attività. L’effetto e l’azione sono interdipendenti. Se mi piace qualcosa, lo farò se avrò l’opportunità. Se devo fare e sperimentare qualcosa, la connessione emotiva, l’atteggiamento saranno stabiliti istintivamente. Uno dei

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Capitolo 1.1 | La natura umana dei media


miei giovani educatori alla pari ha offerto a un gruppo di ragazzi proveniente da un’area rurale di fare un video musicale. Sono fi niti a fare una canzone sui loro problemi sociali, in uno stile hip-hop. Incoraggiare la condivisione di interessi e attività regolari dei giovani è stato un elemento chiave del nostro approccio generale in tutte le attività. In Video Volunteers, principalmente, dal personale lavoriamo verso il sociale.

Transazioni Portare gli interessi individuali in una scala più grande, diciamo collegarli a un problema sociale è un passo significativo. La comunicazione che coinvolge due o più persone interessa reciprocamente o influenza tutti coloro che sono coinvolti in essa. Nelle nostre attività avviene sia durante le attività informali e non formali. Quando i partecipanti pranzano insieme durante uno scambio si discute da dove provengono, e sentire la vita in un insediamento Rom o dello studiare duramente per essere medico colpisce entrambi i partner. Oppure organizzare una flash mob con dibattito sui benefici della lettura di libri o guardare un fi lm, invece, hanno un’influenza immediata su tutti i membri. Molte volte quello che ho sentito dai giovani è che non possono fare questo o quello, perché il mondo e le regole sociali li legavano. Ed è vero in molti modi. Ancora, il riconoscimento che ogni essere umano ha il potere di avere un effetto su altre persone, e in questo modo sulla società è un momento chiave. Questa comprensione transazionale fornisce sia prospettiva sia responsabilità. Il punto di vista transazionale della persona e della società ci ha aiutato a denotare e seguire le questioni personali scoprendo i loro posti e ruoli in grandi gruppi. Temi ambigui, come il razzismo o credenze negative personali possono essere risolti con questo in mente. Non è necessario qualcosa di grande o complicato. Una volta un partecipante che risaliva una collina si è spaventato improvvisamente del terreno scivoloso ed elevato e non poteva andare veloce come gli altri. Voleva tornare indietro, sostenendo che comunque non avrebbe potuto aiutare il gruppo in nessun modo. Condividere e riconoscere la sua paura e la sensazione di inutilità sono stati il primo passo. Altri partecipanti, udendo ciò, hanno dichiarato che sono un gruppo e insieme possono fare cose che non sarebbero in grado di realizzare da soli. Come risultato lei ce l’ha fatta fino in cima, il gruppo ha iniziato a parlare di cosa sia l’esclusione e in pochi giorni hanno fatto un video contro il razzismo. Transazioni e trasformazione fanno parte della natura umana che può essere condivisa attraverso i media. Credendo nella propria capacità di far accadere le cose le persone hanno più probabilità di essere attivisti.

Attivismo sociale o sono il prodotto della mia società, e, dall’altro lato, sto creando la mia società. Per farlo è necessario selezionare e modificare i comportamenti, le azioni e gli effetti. Questo è il punto in cui culminerà la combinazione di sviluppo personale - educazione ai media - e di lavoro giovanile. In altre parole possiamo dire che questo è un modo in cui i giovani possono imparare a plasmare la loro vita in un modo socialmente significativo nel 21 ° secolo.

Capitolo 1.1 | La natura umana dei media

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Le qualità comuni che vedo nei media, nello sviluppo personale e nelle questioni sociali sono: le regole, le risorse e i deterrenti. Sono lì per guidare, organizzare e disciplinare le interazioni umane, le varie questioni. Per raccontare una storia in modo significativo devi seguire le regole della continuità nel processo di montaggio video. Per imparare qualcosa di nuovo su di te potresti aver bisogno di risorse, come un coach, o la possibilità di partecipare a eventi formativi, di una biblioteca e di libri e altro. E possedere e sperimentare le conseguenze del maltrattare qualcuno per essere un rom, ad esempio in uno scambio di giovani, intervengono per garantire i diritti fondamentali inalienabili e l’uguaglianza. L’educazione ai media, proprio come lo sviluppo personale e il lavoro giovanile può essere percepita come propositiva e orientata al cambiamento. In questo modo diventa uno strumento per lo sviluppo e fornisce ampie possibilità di partecipazione, andando al di là dell’abilità tecnica e del miglioramento delle conoscenze.

Promuovere cambiamenti I grandi cambiamenti avvengono attraverso la comunicazione di massa, i media. L’attivazione di individui, gruppi giovanili, minoranze nel condividere le loro storie può essere di beneficio per le questioni civili, la libertà di espressione e la rappresentazione di diversi punti di vista. Noi basiamo le nostre azioni su tre concetti fondamentali: 1. I media possono promuovere un cambiamento nel loro pubblico. 2. L’apprendimento può avvenire sia attraverso l’esperienza diretta sia nel vedere gli altri ottenere i risultati desiderati. 3. La modellazione sociale promuove il cambiamento, sia con le direttive che con la motivazione alla partecipazione. Durante le attività educative non formali abbiamo fissato i nostri obiettivi e le nostre aspirazioni, in linea con essi.

Principi Nel corso degli ultimi anni mentre lavoravo con i giovani in progetti con i media e di sviluppo personale, ho notato certi comportamenti che sono costanti. Li trovo validi ed efficaci per garantire l’educazione ai media con qualità umane: 1. L’alfabetizzazione è un elemento chiave nello sviluppo personale e sociale. E ‘stato lo stesso quando la maggior parte delle persone non sapeva scrivere, ed è lo stesso nell’era dei media digitali. Idee, valori, stili di comportamento costituiscono norme e pratiche per individui e gruppi sociali. La diversità di questa porta effetto e azione, che dovrebbero essere considerati e condivisi. 2. Le credenze personali possono influenzare e, in gran parte, modificare gli eventi. L’accettazione degli effetti che si manifestano in azioni può creare modelli positivi, negativi o qualità di transizione. L’elaborazione di modelli sta avvenendo dentro e attraverso i media in una scala accelerata e di grandi dimensioni.

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Capitolo 1.1 | La natura umana dei media


3. Dei programmi che garantiscano opportunità di auto-educazione possono estendere la capacità di auto-direzionalità dei giovani. In questo modo i giovani possono influenzare intenzionalmente il loro stesso funzionamento e le circostanze della vita. 4. I giovani, con particolare attenzione su quelli svantaggiati, dovrebbero essere anche creatori di contenuti multimediali non solo i consumatori e i soggetti di esso.

Il vantaggio competitivo I media e i siti di social networking stanno rapidamente cambiando il modo in cui gli utenti, i giovani si comportano, e allo stesso modo come le organizzazioni possono adattarsi e sostenere il loro lavoro giovanile, incubare nuove idee e garantire la massima consapevolezza nei loro servizi. Accettare e riconoscere come i giovani trascorrono il loro tempo, in che tipo di attività partecipano volentieri dà la possibilità ai professionisti di raggiungerli e includerli. In questo modo le attività con i media possono essere un grande vantaggio, in concorrenza con meno significative attività per il tempo libero e attività di apprendimento. Focalizzando l’educazione ai media su valori umanistici e diritti, accettando gli effetti e le azioni che avvengono creando e consumando media e tenendo a mente i principi comportamentali dei giovani, i giovani possono essere supportati nel tendere la mano a toccare un estraneo, nel frattempo significativamente operano gli occhi elettrici che sono ovunque. Credo che lavorare attraverso la natura umana dei media sia una combinazione gratificante di contenuti e contesto. Kriszta Zsiday

Capitolo 1.1 | La natura umana dei media

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Il dibattito “I social network non si occupano di siti web. Si occupano di esperienze.” Mike DiLorenzo

La pratica dei Diritti Umani con Nuovi e Social Media Nel corso del progetto ViVo un sacco di volte la squadra di Vivo ha ricordato che “Viviamo nell’era dei Social Media e ognuno ha un messaggio da dire”. Questa frase è stata usata più volte per descrivere e motivare i giovani partecipanti al progetto a esprimere il loro messaggio e l’importanza del messaggio stesso. Importanza nel senso di essere responsabile per esso e sapere che cosa produce nel pubblico che lo riceve, legge, ascolta o guarda. Mentre cresce lo sviluppo dei social network, la partecipazione è aumentata in molti modi, dal connettersi e comunicare alla creazione di nuovi contatti all’esplorazione dell’espressione di sé. Nel picco d’uso dei social media e della comunicazione, dove la partecipazione e il coinvolgimento civile si stanno evolvendo, Facebook e Twitter stanno diventando un mezzo per l’organizzazione di movimenti civili, ma anche fonte di informazioni e servizi su diritti politici e umani. Allo stesso tempo, come creatore, utente e consumatore di media online ognuno di noi è esposto alla pubblicità, ai commenti e ai giudizi, e questioni come la diversità, le disuguaglianze sociali ed economiche, i background personali e culturali si stanno ponendo sempre di più, come nella nostra vita quotidiana “offline”. Basandoci su quest’ultima, è ampiamente noto che esiste una serie di dichiarazioni e documenti che proteggono gli individui ei loro diritti nella vita reale, ma succede la stessa cosa nella vita “online”? Ed è qui che cominciamo a porci delle domande. Diversità e background personali e culturali sono rispettati su internet? Ci sono norme e regolamenti che tutelano i diritti umani online? Come mettere in pratica i diritti umani quando si utilizzano i Social Media? Noi, la squadra di ViVo, ci siamo preoccupati di queste questioni durante tutto il progetto, approcciandole in modi diversi. Una delle volte che è accaduto è stato durante una serata informale, quando, seduti tutti insieme, uno di noi ha condiviso una storia personale: “Ero abituato a lavorare in un campo con persone con esigenze speciali e lì c’era una persona molto speciale per me ed ero molto vicino a lei. Aveva la sindrome di Down ed era molto vecchia per la sindrome di Down, aveva 45 anni, non aveva denti. Ero davvero legato a lei. Quello che ho fatto è stato caricare una sua foto mentre stava mangiando sul mio profilo Facebook, stava mangiando purè. Per me questa era una foto d’amore, ma per qualcuno questo potrebbe essere repellente, molto strano, divertente o addirittura disgustoso. Ma io l’ho davvero amata. Ed è per questo amore che ho caricato la sua foto su Facebook. Dopo ho scoperto che qualcuno aveva visto la foto sul mio profilo, l’aveva trovata divertente e così l’aveva presa e messa in giro su internet, commentando la foto e prendendosi gioco di lei.

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Capitolo 1.2 | Il dibattito


E questo è stato un grosso problema per me, un momento wow in cui ho capito di aver fatto qualcosa. Prima di tutto ho caricato una foto di un’altra persona e questa poi è stata utilizzata in questo modo. Poi sono arrivato a pensare di diritti umani ..... ” A quel punto l’importanza dell’etica è entrata al centro della nostra discussione. Ci sono situazioni in cui non vi è una chiara responsabilità per il risultato di un’azione. E in questo caso se la piena responsabilità non è di chi l’ha caricata o del cattivo utente, allora di chi è? Vi è una differenza significativa tra ciò che la legge regolamenta e ciò che ha un effetto sulla vita delle persone. La legge non sarebbe stata applicata in casi come questo, eppure approccio personale ed etica nei confronti dei social media possono avere esiti molto diversi. “Allora ho rimosso la foto e ho cambiato le mie impostazioni di privacy su Facebook. Mi sento male per quello che è successo. Non era una mia foto. Dovrei prendere più in considerazione le mie impostazioni di privacy su Facebook e non dovrei caricare immagini di altre persone in questo modo e dovrei prendere in considerazione quale reazione ciò indurrebbe in un pubblico. Una foto di qualcuno che non ha avuto la possibilità di dirmi “Voglio questa foto su Facebook” o “Non voglio questa foto su Facebook”“. A quel punto l’importanza dell’etica è entrata al centro della nostra discussione. Ci sono situazioni in cui non vi è una chiara responsabilità per il risultato di un’azione. E in questo caso se la piena responsabilità non è di chi l’ha caricata o del cattivo utente, allora di chi è? Vi è una differenza significativa tra ciò che la legge regolamenta e ciò che ha un effetto sulla vita delle persone. La legge non sarebbe stata applicata in casi come questo, eppure approccio personale ed etica nei confronti dei social media possono avere esiti molto diversi. La conversazione si è poi spostata di nuovo su vita “offline” e vita “online”. Sembra che le opinioni in materia siano formate sulla base del confronto. Ciò che succede nella vita “offline” succede anche online? C’è una differenza tra le due? E le persone agiscono allo stesso modo o no? Discutendo a lungo e dopo aver condiviso le nostre esperienze personali siamo stati tutti d’accordo sul fatto che quando si è online stiamo funzionando come esseri umani, lo stesso che offl ine, con le stesse abitudini e comportamenti. La differenza è che la vita “online” esiste in uno spazio virtuale, uno spazio illimitato, a volte anche da scoprire. E’ in continua evoluzione e ci sono numerose parti di esso che non conosciamo, non sappiamo come funzionano, dove fi niscono e quale sia il nostro spazio in esse. Anche se questo spazio on-line ci dà la possibilità e gli strumenti per migliorare la nostra attività, per linee di fondo il modo in cui funzioniamo in esso è attraverso lo stesso comportamento umano e le stesse intenzioni, come nella nostra vita “offline”. Allora la domanda evoca: come possiamo proteggere noi stessi nello spazio on-line e come sono gli altri protetti dal nostro comportamento? Siamo tutti familiari con le Dichiarazioni e Convenzioni di diritti1 dell’uomo e con le istituzioni e gli organi1 http://en.wikipedia.org/wiki/Universal_Declaration_of_Human_Rights / http://en.wikipedia.org/wiki/European_Convention_on_Human_Rights

Capitolo 1.2 | Il dibattito

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smi 2 che tutelano e proteggono i diritti umani nel mondo, ma per quanto riguarda i diritti umani violati nello spazio online? Finora l’unico trattato internazionale accettato volto a proteggere la libertà, la sicurezza e i diritti umani on line è la Convenzione di Budapest sul Crimine cibernetico.3 Quindi la risposta a queste domande può essere che sì, ci sono alcune regole e regolamenti che tutelano alcuni dei nostri diritti e colpevolizzano alcuni dei nostri comportamenti, ma è ancora lo stesso che nella nostra vita “offl ine”, esercitare i diritti umani può fare la differenza. Si tratta di un atteggiamento e di un modo di vivere che può portare a un mondo sicuro offline e online. Ma quanto stiamo praticando o invece tendendo a dimenticare i diritti umani quando pubblichiamo una bella foto e condividiamo un video affascinante, così che potremo essere visti e “piaciuti” da molti? Perché le storie dovrebbero essere condivise, tutti dovrebbero avere il diritto di esprimersi e i giovani svantaggiati dovrebbero vivere ed esprimere esperienze a volte delicate. E il dibattito va avanti.... Moudiou Sofia

2 http://en.wikipedia.org/wiki/European_Court_of_Human_Rights / http://en.wikipedia.org/wiki/Committee_of_Ministers_of_the_Council_of_Europe 3 http://en.wikipedia.org/wiki/Budapest_Convention_on_Cybercrime

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Capitolo 1.2 | Il dibattito


Distinti saluti digitali La partecipazione on line dei giovani in ViVo

Cerchiamo di essere onesti… C’è una differenza tra partecipazione Online & Offl ine. Nel panorama dei media online, la partecipazione online dei giovani sembra essere un’entità organica che può prendere varie forme, crescere rapidamente o svanire in un secondo! Che cosa spinge un giovane ad apprezzare, cliccare, inoltrare, creare contenuti o fare media è qualcosa su cui possiamo riflettere. A mio parere, c’è una ragione semplice per questo. Sappiamo molto bene che Facebook è importante per il coinvolgimento dei giovani nella partecipazione sociale, ma molte volte non conosciamo più di questo ... E’ davvero divertente vedere come il bisogno di alfabetizzazione informatica si esprima continuamente nel mondo dell’istruzione non formale di tutta Europa in questo momento. Tutti sanno che è importante. Non tutti capiscono come funziona.

Tweetiamo a questo proposito! Non dimenticherò mai il momento in cui gli educatori alla pari di ViVo si sono riuniti a Malaga, in Spagna e alcuni dei giovani avevano degli iPhone o dei Blackberry con cui tweetavano istantaneamente, diffondendo le azioni di Video Volunteers, attirando un pubblico con una foto o un breve video e ottenendo una vasta risposta dagli amici (Facebook). In qualità di educatore ai media, so molto bene come usare Facebook e Tweeter; fino a un certo punto. Quello che mi incuriosisce è, infatti, il modo in cui i giovani utilizzano i media online nella loro vita quotidiana e per che cosa! Come parte della mia ricerca sul comprendere la loro partecipazione online quotidiana, non mi sono trattenuto dal comprare un telefono Android. E quello è stato il momento in cui sono entrato nella giungla dei social media e della comunicazione online che si muove letteralmente con me, dandomi infinite opportunità di dar voce a me stesso, l’accesso alle informazioni e al divertimento, ogni singolo momento della mia vita di veglia. Tweetare sulle mie attività, condividere le mie foto con Hipster e interagire in Facebook con i miei amici non è mai stato così facile.

Chi ha il potere? A volte è molto chiaro quando i giovani scelgono di partecipare ad attività online. Durante l’estate 2011, abbiamo mandato un invito via e-mail ai giovani chiedendo loro di scrivere piccoli articoli da pubblicare on-line, sulle loro esperienze in uno degli eventi internazionali di ViVo (“The FireWorks Xperience”). Nel dicembre del 2012, abbiamo

Capitolo 1.3 | Distinti Saluti Digitali

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mandato un invito (via e-mail e tramite evento Facebook) per la creazione di una serie di video augurali per l’anno 2012 (“Vorrei ... 2012”). Nel primo caso abbiamo semplicemente ricevuto un paio di risposte e, nel secondo, più di 15 video di risposta. Che cos’è che rende così attraente il video come mezzo partecipativo? Come usano i mezzi di comunicazione e i social media i giovani? Cosa fa sì che partecipino ad attività online? La FireWorks Xperience: videovolunteers.eu/blog/the-fireworks-xperience

ǥʹͲͳʹǣ videovolunteers.eu/blog/i-wish-2012-is-here

Il bisogno di appartenenza Nelle attività internazionali di Vivo, una delle domande di apprendimento più comuni provenienti dai giovani è stata collegata alle competenze tecniche (imparare il montaggio, la grammatica visuale e l’utilizzo di apparecchiature). Il contenuto di una foto/di un video è al secondo posto. L’immagine gioca un ruolo più importante del messaggio che ritrae. Questo desiderio di imparare come funziona una macchina fotografica nasce dal desiderio dei giovani di esprimersi con il mezzo di espressione più ambitodi questi giorni: il video; e i social media on-line. La magia di Facebook può facilmente rivelare il nocciolo dell’urgenza dei giovani per la creazione di media. Il senso di appartenenza all’interno di una piattaforma collettiva aperta sta portando i giovani a voler capire come funziona, come possono esprimervici e come possono partecipare di più in uno spazio digitale continuo in cui le persone si incontrano. La squadra di Video Volunteers utilizza saggiamente questa voglia di portare l’alfabetizzazione informatica nel gioco! Un gruppo Facebook, un blog, un account Vimeo e un canale personalizzato vengono utilizzati online per unire le persone. T-shirts, eventi internazionali e locali sono trasferiti alla vita on line con il senso di appartenenza. Questi sono gli strumenti di attrazione. L’alfabetizzazione informatica consiste nell’utilizzo di strumenti come questi, ma anche nel capirli ed utilizzarli per una causa.

Essere causa Quello che trovo bello è il momento in cui i giovani afferrano l’idea di quante cose possano relazionarsi attraverso i media come foto e video, e attraverso i social media come blog, Facebook, Vimeo ecc. Oltre la tecnica, c’è un messaggio, una storia in grado di trasmettere valori, concetti, una causa... La cittadinanza attiva appare molto diversa quando l’attivismo diventa media attivismo. In Video Volunteers, ho più volte visto come una causa ottenga una dimensione diversa quando è condivisa online. Dai video sulle flash mob all’inizio del progetto agli ultimi video sui focus group di ricerca, il piano dei contenuti è lentamente diventato più importante per i giovani rispetto alle tecniche stesse. Questo avviene a poco a poco dopo l’accesso e l’analisi dei media, l’essere entrati in contatto con le realtà (locali o estere), la creazione di propri prodotti e il dare e ricevere feedback.

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Capitolo 1.3 | Distinti Saluti Digitali


Sorpresa! Le maggiori sorprese sono arrivate inaspettatamente ed è importante menzionare come ViVo si relazioni con l’apprendimento informale. Il canale web I’mpossible è un grande esempio, non solo perché ospita alcuni dei principali video, come le interviste dei focus group, ma perché è uno spazio per i giovani per condividere le loro storie. I’mpossible è il luogo dove i video come “Moldava”, “Don’t be”, “Volunteers for childern”, “Dwoja’s video clip” e il più recente “I’m trying to stay alive” possono essere mostrati. Potete trovarli tutti qui: http://vimeo.com/channels/imposiblevivo Queste produzioni sono state fatte da giovani che hanno partecipato al progetto e hanno deciso di continuare a lavorare con i problemi della loro comunità locale. Video che mostrano campeggi Rom e la lotta dei giovani, dei broccoli come pausa metaforica nella crescita dei giovani, sessioni di gioco sull’impatto del volontariato su bambini provenienti da zone rurali, ritratti di vita che aff rontano il modo in cui attraversare le difficoltà della vita, o rappers che danno voce ai problemi dei giovani nella società di oggi, sono quelli che raggiungono un pubblico e creano consapevolezza e aff rontano le questioni sociali. In occasioni come il canale I’mpossible, trovo ispirazione nella profondità dei video dei giovani. La partecipazione on-line (e non solo) sembra improvvisamente accadere naturalmente, e questo è dovuto al fatto che Vivo e la sua attività on-line non sono stati pre-programmati cosicché i giovani avrebbero dovuto adattarvici, come di solito avviene in materia di istruzione formale, ma invece sono stato progettati e interconnessi con i giovani.

Premi la barra spaziatrice! Devo ammettere che non esistono ricette chiare su come aumentare la partecipazione online dei giovani. Una volta credevo che attraverso Facebook avrei pouto fare tutto e che le cose avrebbero funzionato da sole. Proprio come nella moda, “un giorno sei in e il giorno dopo sei fuori!” Quello che è importante tenere a mente è il senso di appartenenza. Partecipo perché voglio stare con la gente e condividere la mia storia. Quando c’è lo spazio - sia online che offline - la partecipazione si trasforma e la crescita è semplicemente il passo successivo ... Per le persone là fuori che vogliono accrescere la partecipazione dei giovani: premete semplicemente la barra spaziatrice, un po’ più a lungo del solito ... Distinti Saluti digitali, Andrew Hannes

Capitolo 1.3 | Distinti Saluti Digitali

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Ipotizzando l’età ViVo Le attività di ricerca di ViVo includevano indagine quantitative e focus group di discussione qualitativi che hanno coinvolto giovani, animatori giovanili, esperti e professionisti dei media nei cinque paesi partecipanti. I principali risultati dell’indagine sono riassunti in questo capitolo, mentre una sintesi dei focus group è presentata in quello successivo.

Indagine-perché? Obiettivi, temi e partecipanti all’indagine L’indagine ViVo mirava a fornire più ampi approfondimenti sull’uso dei media da parte dei giovani e nel lavoro giovanile, anche con giovani con minori opportunità. Abbiamo esplorato la frequenza, i modi, le fi nalità e le procedure di utilizzo dei media tradizionali, on line e social e la loro connessione con la partecipazione e il coinvolgimento nella vita pubblica. Ci siamo anche interessati alle modalità e alle motivazioni del contribuire ai supporti mediali esistenti e alla creazione di produzioni mediali proprie. L’indagine è stata distribuita on-line e promossa in reti giovanili nazionali ed internazionali e social media. Il questionario era accessibile dal 6 al 29 marzo 2012. Complessivamente 471 persone hanno partecipato al sondaggio e 414 l’hanno completato. Tutti i paesi del progetto ViVo sono stati rappresentati senza che venisse applicata una quota per tenere conto delle diverse dimensioni di popolazione. Da ogni paese almeno 50 partecipanti hanno completato il questionario, Grecia e Italia e Slovacchia hanno raggiunto il limite, l’Ungheria lo ha passato e la Spagna è sovrarappresentata. L’indagine è stata dominata da donne, persone di età compresa tra i 20 e i 35 anni e da laureati. Più della metà dei partecipanti sono impiegati o lavoratori autonomi e un terzo è ancora studente. Più della metà vive in una città con più di 100 mila abitanti. Tutte le interpretazioni dei dati raccolti devono essere lette insieme al sopraddetto profi lo dei partecipanti. Di per sé indica chi sono i più probabili intervistati di un sondaggio condotto e promosso solo attraverso canali online. Come risultato, alcune categorie di intervistati non sono state abbastanza rappresentate nel nostro sondaggio: i partecipanti sotto i 15 e sopra i 46 anni, con diploma di scuola elementare e professionale, i disoccupati, le persone che non studiano e non lavorano con i giovani, le persone che lavorano in alcuni settori (sanità , commercio, politica) e gli intervistati che vivono in comuni con meno di 5 mila abitanti. Come in ogni altra indagine, ci sono anche altri limiti metodologici che dovrebbero essere contabilizzati. Nello specifico, le risposte ad alcune domande si basano su misure soggettive, ad esempio la frequenza di utilizzo dei diversi media. Inoltre, anche se il tema della ricerca non era controverso o particolarmente delicato, un certo livello di rispostività (risposta in linea con quanto generalmente previsto o risposta “corretta”), potrebbe essersi verificato. Questo potrebbe applicarsi in particolare alle domande riguardanti l’intensità della partecipazione giovanile e sociale. A causa delle descritte limitazioni, ricerche future dovrebbero impiegare indagini a campionamento e anche modi più tradizionali di raccolta dei dati oltre alla distribuzione on-line per essere rappresentative delle popolazioni di un determinato paese. Tuttavia, se i risultati del sondaggio vengono letti con attenzione possono ancora for-

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Capitolo 1.4 | Ipotizzando l’età ViVo


nire spunti interessanti. I paragrafi che seguono li raggruppano in quattro aree: 1. uso dei differenti tipi di media, 2. rapporto tra lavoro giovanile e uso dei media, 3. legami tra creazione, condivisione e avere un impatto, 4. possibili effetti dell’ uso e della creazione dei media sulla partecipazione.

Indagine-la superficie: Uso dei mezzi di comunicazione tradizionali, online e social L’esperienza quotidiana dimostra che vi sono differenze nei modi in cui le persone utilizzano i media tradizionali, online e social. Il loro utilizzo varia in frequenza, durata, obiettivi principali e livello di interazione. Non sorprende che l’indagine abbia confermato l’uso dei media come pratica quotidiana per la stragrande maggioranza delle persone. Più dei due terzi dei partecipanti utilizza i media tradizionali (TV, radio, giornali) ogni giorno o almeno tre volte a settimana, indipendentemente dall’età, dal sesso o dal livello di istruzione. La percentuale degli utenti online e dei social media era ancora più elevata e raggiungeva il 90%, che è probabilmente il risultato della distribuzione on-line del sondaggio. Particolarmente interessanti erano i livelli di uso attivo / passivo dei diversi media. Solo nei social media i contributori attivi superavano in unità numeriche i “consumatori puri”. In una prospettiva transnazionale un’autodichiarata minore attività è notabile tra gli utenti greci e slovacchi. Possibili spiegazioni possono essere che i partecipanti intervistati nei due paesi fossero “oggettivamente” meno attivi rispetto ai loro coetanei altrove o, al contrario, che fossero più severi nel valutare la propria attività. Lo scopo primario per l’utilizzo dei social media è quello di divertirsi e si applica alla maggior parte degli utenti dei social media. Tuttavia, dato che per questa domanda erano possibili risposte multiple, la stragrande maggioranza dei partecipanti ha indicato anche altri scopi. Gli utenti che si considerano come “piuttosto passivi”, hanno dichiarato il divertirsi più spesso di altri scopi. Gli utenti che si trovano “piuttosto attivi” usano i social media per il divertimento e allo stesso modo per la condivisione di contenuti personali. E coloro che sono “molto attivi” dichiarano più spesso di utilizzare i social media per la pubblicazione del loro lavoro e la condivisione di opinioni su questioni pubbliche. Ciò che la maggior parte dei partecipanti al sondaggio ha dichiarato di se stessa si differenzia nettamente da quello pensato a proposito degli altri utenti. Ai loro occhi, l’uso prevalente dei social media è per divertirsi e condividere questioni personali. La condivisione di opinioni scende in modo significativo e il postare il proprio lavoro è stato attribuito solo ad un numero trascurabile di intervistati. I ragazzi attribuiscono il per divertirsi più spesso rispetto alle ragazze. È interessante notare che la considerazione più bassa riguardo l’uso dei social media da parte di altri è lo stesso tra gli utenti occasionali e quotidiani, così come tra utenti attivi e passivi.

Indagine-sorprese? Il lavoro giovanile e l’uso dei media Non c’è alcuna ragione evidente per supporre che le persone che lavorano con i giovani differiscano come individui dai modelli generali e dalle abitudini applicabili a tutti gli

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utenti dei media. Allo stesso tempo, l’uso dei media è diventato quasi una necessità nel settore giovani contemporaneo. Ai fini della ricerca è stato dunque utile distinguere i lavoratori giovanili come utenti dei media privati e gli operatori giovanili che utilizzano i media nelle loro attività professionali. Noi non ci siamo limitati a chiedere solo ai lavoratori giovanili di professione, ma abbiamo offerto diverse opzioni a seconda della frequenza e del tipo di contatti con i giovani. Più di un terzo dei partecipanti al sondaggio è in stretto contatto con i giovani come studenti delle scuole secondarie e delle università. Per un terzo il lavoro giovanile è un lavoro regolare. Per più di un quarto si tratta di una parte delle loro attività professionali e circa la stessa percentuale è impegnata con i giovani nel tempo libero. Tali proporzioni indicano che numerosi partecipanti si riferiscono al lavoro giovanile in più di un modo, per esempio lavora con i giovani durante il tempo libero mentre studia. Solo un numero marginale di intervistati non è impegnato con i giovani in alcun modo. Per quanto riguarda i giovani con minori opportunità, il quadro è piuttosto diverso: quasi un terzo non lavora del tutto con questa categoria di giovani e un altro terzo solo occasionalmente. Una o due spiegazioni sono a portata di mano: le persone che lavorano con i giovani svantaggiati non sono state sufficientemente raggiunte e/o solo un piccolo numero di lavoratori giovanili si occupa regolarmente di questo gruppo. L’uso dei media da parte di coloro per i quali il lavoro giovanile è un lavoro regolare o almeno una delle loro attività professionali si differenzia per tipo di media. I social media e i media online sono utilizzati più di quelli tradizionali. “Operatori giovanili” full-time, part-time e nel tempo libero si considerano utenti “piuttosto attivi” o “molto attivi” e in questo si differenziano da chi non ha nulla a che fare con il lavoro giovanile. Considerano inoltre la loro partecipazione come più equilibrata tra attività divertenti e serie, mentre “gli altri” sono visti come utenti dei social media per lo più per divertimento. Gli animatori giovanili non creano i propri media più spesso rispetto al resto del campione e in confronto ad altri professionisti non sono più inclini a dire che i giovani partecipano attivamente alla vita pubblica. La maggior parte dei partecipanti ritiene che i social media aumentino la consapevolezza, ma non necessariamente aumentino la partecipazione dei giovani nella società. E ‘applicate in modo analogo ai giovani in generale e ai giovani con minori opportunità. Questo punto di vista supera in numero le voci piùcscettiche che vedono i social media come fucine del divertimento, ma anche l’opinione ottimistica che facilmente motivino alla partecipazione. D’altra parte, le persone non coinvolte nel lavoro giovanile o coinvolte solo parzialmente hanno creduto più di frequente che creare video/media possa aumentare la partecipazione dei giovani nella società. Sembra quindi che i lavoratori giovanili professionisti siano più scettici sul potenziale di mobilitazione del fare video. Questa cauta opinione è condivisa da persone che lavorano con i giovani in generale e anche da persone che lavorano con i giovani con minori opportunità.

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Indagine-Eccesso: creazione, condivisione e avere un impatto Nell’ambito dell’indagine, la creazione e la condivisione delle proprie produzioni sono state considerato come il più alto livello di partecipazione attraverso i media. Le produzioni sono state ampiamente intese quali fotografie, video, cortometraggi, illustrazioni, articoli di blog e simili. La percentuale di intervistati che dichiarano di creare media era alto - 80%. Tuttavia, la frequenza variava - la maggioranza (60%) crea poche volte al mese, mentre il resto più volte nel corso di una settimana o anche ogni giorno. Le produzioni sono destinate principalmente per la diff usione ad altre persone. Secondo i dati, il lavoro creativo non si accorda né al sesso né all’età e non ha nulla a che fare con il livello di istruzione raggiunto. I creatori di media differiscono sullo scopo primario delle loro produzioni. La maggior parte di essi ha indicato l’espressione di sè (38%). Quasi un quinto crea media per divertimento e il 12-16% lo fa per scopi didattici, come parte del proprio lavoro o per qualche altro motivo non specificato. I dati rivelano che l’età stavolta gioca un ruolo: a un’età maggiore l’importanza della creazione di media per divertimento diminuisce mentre la produzione per scopi didattici aumenta leggermente. Tuttavia, la creazione per l’espressione di sè rimane la più elevata e stabile in tutte le fasce d’età. Oltre l’80% dei creatori di media ritiene che la condivisione di media abbia un impatto sulla società online e offline - non importa quante volte lo fanno. Tuttavia, la convinzione circa l’impatto non vuol dire che uno inizierà automaticamente a creare. D’altra parte, chi crea solo per divertimento crede nell’impatto molto meno dei creatori per espressione del sè o per scopi educativi. Anche l’istruzione raggiunta sembra qui avere un ruolo: coloro che credono in un impatto in effetti sono più rappresentati tra i laureati che tra i partecipanti con un altro livello di istruzione.

Indagine-Aumento: I Media e la (maggiore) partecipazione giovanile L’ultima area della nostra ricerca ha esaminato l’impatto dei media sulla partecipazione giovanile. È interessante notare che il maggior numero di partecipanti al sondaggio (quasi la metà) pensa che solo pochi giovani intorno a loro siano attivi in questioni pubbliche. Un più alto livello di partecipazione è stato indicato da un quinto dei partecipanti, mentre quasi lo stesso numero ha risposto che i giovani sono informati circa le questioni pubbliche, ma non direttamente impegnati. Solo un numero marginale ha indicato che i giovani non si preoccupano di questioni pubbliche. I partecipanti che sono in qualche modo coinvolti nel lavoro giovanile hanno dichiarato una partecipazione leggermente superiore dei giovani rispetto a coloro che non hanno nulla a che fare con il lavoro giovanile. 181 partecipanti hanno colto l’occasione per commentare l’impatto della condivisione dei loro media/video-produzioni. Le loro dichiarazioni andavano dalla più scettica all’assolutamente positiva.

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Dichiarazioni “sicure” - “Qualsiasi informazione che riceviamo influenza il nostro modo di pensare o percepire il mondo, almeno inconsciamente.” - “Se qualcosa ha un impatto durante la condivisione “personale” ha un impatto anche sulla condivisione on-line perché gli esseri umani oggigiorno sono connessi virtualmente.” - “Alla base stessa del concetto di condivisione, c’è l’idea di entrare in contatto con altre persone, stimolando il dialogo e il confronto. E’ ovvio che questo abbia un impatto sulla società online, esattamente come accade tra persone che comunicano faccia a faccia senza filtri.“ Dichiarazioni “sicure ma” - “Dopo che una certa massa critica ha sollevato il problema, il dibattito è aumentato.” - “Di solito è solo un effetto a breve termine. La gente guarda ogni messaggio per intrattenersi, ma il significato - anche se ne è raggiunta - si dimentica in due giorni, per la conseguente mancanza di azioni intraprese.“ - “Sulla società in sè non ha veramente un impatto, ma credo che abbia un impatto sugli individui, che è il motivo per cui lo faccio.” - “Su internet ci sono tante cose, siti web, video, quindi il mio video o la mia foto sono praticamente invisibili.” Dichiarazioni di superamento - “E ‘un modo per essere in contatto e connettere le persone. Ed è anche un modo per condividere opinioni e incoraggiare la discussione, e stimolare le persone a domandarsi cose/vita.” - “Alcuni blog politici possono influenzare le politiche locali.” - “Alcuni giovani si sono inseriti nelle nostre attività, quando hanno visto su FB quanto sia bello quello che stiamo facendo con gli altri. I giovani volontari hanno iniziato ad usare i social media con scopi diversi da quello di solo divertirsi (fare comunità, condivisione di opinioni, reclutamento di persone per le diverse occasioni).” - “Sto creando una pagina web per disabili. Vi possono leggere a proposito della loro diagnosi e della sua cura.” In un confronto transnazionale il più alto livello di partecipazione è stato dichiarato in Slovacchia, Spagna e Ungheria, mentre livelli più bassi sono stati indicati in Grecia e in Italia. In questi due paesi, possiamo anche vedere la più alta percentuale di persone che considerano i giovani come a conoscenza delle questioni pubbliche, ma non direttamente coinvolti. I partecipanti provenienti dall’Italia hanno indicato più di frequente una maggior percentuale di giovani che non si preoccupano di questioni pubbliche. L’età, l’istruzione e lo status occupazionale non hanno influenzato le risposte. Delle elencate aree di partecipazione, sport e attività ricreative hanno totalizzato il punteggio più alto, seguite da produzione artistica, questioni ambientali e sociali. Solo un numero marginale di partecipanti al sondaggio ha ritenuto che i social media

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non aumentino la partecipazione in quanto vengono utilizzati per puro divertimento. Il parere della maggioranza era piuttosto cauto – i social media sicuramente aumentano la consapevolezza, ma non necessariamente la partecipazione. Il resto vede i social media come facile motivazione per la partecipazione o ne considera l’uso come partecipazione in sé. La frequenza di utilizzo dei social media non ha influenzato questi punti di vista. I partecipanti che sono essi stessi creatori sono leggermente più positivi riguardo all’effetto positivo dei social media sulla partecipazione. In un raff ronto tra paesi, i partecipanti provenienti da Italia e Grecia sembrano essere più scettici circa l’influenza dei social media, sebbene l’opinione dominante in tutti i paesi partecipanti, li considera come strumenti per aumentare la consapevolezza, ma non necessariamente il coinvolgimento. Non c’era nessuna variazione in questa convinzione per termini di età, istruzione conseguita, dimensione del luogo di residenza o area professionale. Quasi due terzi degli intervistati non ha esperienza con la crezione di video/media, ma crede che possa aumentare il grado di partecipazione. La creazione di video/media non è usata per questo scopo, ma il suo potenziale è ampiamente riconosciuto. Solo un numero marginale di intervistati ritiene che questo non possa funzionare perché i giovani sono generalmente disinteressati alle questioni pubbliche. Tra coloro che hanno esperienza con la creazione di video/media, due terzi hanno dichiarato che essa aumenta la partecipazione, mentre un terzo ha indicato il contrario. È interessante notare che le persone che non hanno esperienza con la creazione di video/media credono più di frequente che essa possa aumentare il grado di partecipazione rispetto a coloro che ne hanno già avuto esperienza. Vi è una maggiore credenza anche tra coloro che non hanno mai creato i propri contenuti mediali/video e sono solo utenti passivi dei social media.

Indagine-Fine: Chiusura dei lavori I principali risultati del nostro sondaggio indicano che i social media sono ampiamente utilizzati, ma non necessariamente aumentano la partecipazione. Scopi principali del loro utilizzo sono il divertimento e la condivisione di informazioni con gli amici. Tuttavia, le auto-valutazioni degli utenti dei social media differiscono dalle valutazioni sugli altri e tendono a mettere maggiormente l’accento sulla attività «più seria». Le persone che lavorano con i giovani non hanno né punti di vista più scettici, né più ottimistici circa i social media e il loro impatto sulla partecipazione dei giovani. Singole produzioni mediali sono create come strumenti di auto-espressione e per la condivisione con gli altri. I creatori sono ampiamente convinti del loro impatto, anche se in un ambito limitato. Le motivazioni educative non sono completamente assenti nella creazione di media/video, ma sono ben lungi dall’essere in prima posizione. In realtà, non sono ampiamente utilizzate nel settore del lavoro giovanile, anche se si ritiene abbiano un notevole potenziale di mobilitazione. Ulteriori ricerche potrebbero verificare i risultati presentati su un campione più ampio e rappresentativo, al fine di ottenere intuizioni sul lavoro giovanile e l’uso dei media tra i popoli. In altre parole, supponiamo che l’età dei Video Volunteers stia arrivando, ma per valutarne le potenzialità e gli effetti dobbiamo fare ancora affidamento su un lavoro intensivo di pochi che su ricerche approfondite di tanti. Peter Dráľ and Gyula Sándor A more detailed version of the article is available at http://videovolunteers.eu

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Liberi di mettere “Mi piace”! Le discussioni dei gruppi riflessione (focus group) rappresentano la seconda attività di ricerca di Vivo. Sono state organizzate in tutti e cinque i paesi partecipanti e vi sono stati coinvolti ragazzi, operatori giovanili, esperti e professionisti dei media. Il tema principale dei focus group è stata inquadrata come una domanda: Qual è il rapporto tra social media, media audiovisivi e partecipazione dei giovani?

La metodologia dei focus group Il Focus group (FG) è un metodo di intervista di gruppo in cui l’interazione tra gli individui offre uno spazio per condividere pensieri, sentimenti, atteggiamenti e idee su un determinato argomento. E’ un incontro di un numero limitato di persone (di solito da 6 a 10) che discutono l’argomento che solitamente conoscono in anticipo. Il FG è guidato da uno o due moderatori e dura solitamente da 60 a 90 minuti. In un FG sono utilizzate domande aperte che passano dal generale al particolare. I moderatori non esprimono le loro opinioni, non prendono posizione e garantiscono a tutti l’opportunità di parlare.

Faccia a Faccia o Faccia a Facebook? Arriva forse senza nessuna sorpresa che la condivisione sia stata selezionata come argomento di partenza. La condivisione è il nucleo delle interazioni umane, non importa se sia immediata o mediata dalle tecnologie. La distinzione tra faccia a faccia e interazione mediata è apparsa molto presto in tutte le discussioni ed i partecipanti hanno espresso le loro preferenze o modi di combinare le due cose. Oltre alle caratteristiche comuni per tutti (personale / impersonale, lenta/veloce, profonda/superficiale) sono risultate anche un paio di analogie. La vita sociale si differenzia in mondi online e offl ine, ma le attività ivi svolte servono scopi simili: lo scambio di informazioni e di idee, influenzare e motivare le persone a pensare e agire, cercare e trovare persone con conoscenze o abilità specifiche, comunicare e collaborare e simili. Entrambi gli spazi non sono sempre accessibili e non a tutti, in quanto richiedono alcune “dotazioni”, personali o tecniche. Ed entrambi richiamano momenti piacevoli così come di disturbo che possono motivare al loro uso intensivo così come alla fuga. Le persone che uniscono i due mondi distinguono le finalità del loro utilizzo. Molti non condividono questioni personali on-line o le condividono solo con una ristretta cerchia di persone. D’altra parte, molte persone “si connettono” più facilmente online che offline. Ce ne sono altri per i quali le e-mail sono una parte indispensabile del loro lavoro, ma stanno lontano dai social network. E ci sono ancora altri che deliberatamente vanno online per esprimere le loro idee, mostrare il loro lavoro e promuovere ciò che trovano importante e interessante. Per un certo numero di persone il mondo on-line funge da estensione del proprio spazio sociale off-line, per proseguire discussioni, organizzare incontri e mantenersi connessi.

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Capitolo 1.5 | Libero di mettere “Mi piace!”


Rifiutarsi di utilizzare uno degli spazi può essere spiegato con la mancanza di istruzione. Come notato da Julian, partecipante al FG greco: “Ogni strumento è utile solo quando si sa come usarlo”. Ciò significa avere la padronanza delle competenze per una messaggistica efficiente e accattivante o lo smistamento di “beni di valore” e “spazzatura”. David, studente di comunicazione audiovisiva in Spagna dice che spetta ad ogni individuo il fissare i propri limiti. E la storia ci insegna che la gente non smette di usare qualcosa solo perché non sa come usarlo. Sono state rilevate differenze fondamentali a proposito del modo in cui i media abilitano o addirittura richiedono il coinvolgimento attivo. Chris, partecipante inglese al FG greco ha osservato che i media tradizionali sono più o meno impostati per la ricezione, mentre i nuovi media si aspettano la “trasmissione”. E un’altra differenza deriva dalla “portata” che si è in grado di comprendere. Anche se abbiamo imparato a spegnere il mondo là fuori non siamo così pronti a spegnere il mondo online. Come María dalla Spagna ha sostenuto: “Non si sente nulla quando c’è un sacco di rumore, e questo è ciò che accade con internet al giorno d’oggi...”

Chiaccherare del Bosone di Higgs L’uso dei social media distingue le persone. Quello che è uscito da tutti i FGs è che i social media sono utili se non li si considera primariamente come sostituti della “vita reale”. Per coloro che non si aspettano che i social media agiscano come contenitori senza fondo di informazioni preziose, come Ondrej dalla Slovacchia, la presenza lì è più che altro una condivisione di certe “sensazioni”: “Lo status del giorno di ieri è stato ‘Vado al mercato con un cesto per acquistare il bosone di Higgs.’, infatti se ne parla in questi giorni, i media ne sono pieni, ma nessuno sa veramente cosa sia. Ed è per questo che c’è questo tipo di reazione. Essa ha un valore informativo pari a zero, ma, naturalmente, “mi piaceva”. “ Efficienza o utilità potrebbero non essere le misure adatte a valutare i social media. Ma è forse diverso dalla maggior parte degli incontri offline? Il numero di chiacchere insignificanti che tutti noi facciamo ogni giorno non è certo un buon motivo per smettere di parlare con la gente. Quando andiamo al pub, passiamo la maggior parte del tempo a chiaccherare del più e del meno, ma anche se la maggior parte delle cose che vi impariamo è spazzatura, ci piace comunque. Pertanto l’unico modo in cui l’efficienza e l’utilità possono essere impiegate nella comunicazione sociale è quello di imparare a fi ltrare e impedire a noi stessi di eccedere. Per questo motivo molti utilizzano la strategia del “passeggero invisibile”, che gode di ciò che gli altri off rono, ma non dà molto in cambio. E sono sempre pronti a spegnersi. Andrej, un altro educatore non formale slovacco, vede la capacità di auto-regolamentazione e di aumentare l’efficienza dei social media. Secondo lui, se uno spazio si riempie di “video di gattini che giocano con una palla”, emergono presto alternative. Come Juan, studente di Pubbliche Relazioni dalla Spagna ha concluso: “C’è un pubblico per tutto.”

Capitolo 1.5 | Libero di mettere “Mi piace!”

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Lo scontro generazionale? Le vecchie generazioni sembrano considerare i social media come un’altra fonte di informazioni. Maria, insegnante dalla Slovacchia, pensa che se va online è per cercare qualcosa di specifico, sia esso informazioni o opinioni. Al contrario, la giovane slovacca Gabriela osserva che la maggior parte dei suoi coetanei non utilizza i social network per ottenere informazioni, ma piuttosto per offrire le proprie. Il flusso è piuttosto monodirezionale: “La metà dei miei amici pubblica qualcosa sul diario ogni mezz’ora e a loro non importa se nessuno lo legge.” E Angelo, studente di biologia spagnolo, osserva che che i giovani tendono a misurare la loro attività nella società attraverso il tempo speso sui social network. Se solo Karoly, educatore anziano in un orfanotrofio ungherese, lo avesse udito, avrebbe sicuramente roteato gli occhi. Vedere i ragazzi on-line 24 ore al giorno 7 giorni su 7, per lui testimonia quanto sia difficile oggi per i ragazzi esprimere i propri pensieri verbalmente e per iscritto: “Quando preparo i ragazzi per gli esami di maturità, vedo che non sono in grado di scrivere i loro saggi. E questo non si applica solo ai bambini in un istituto, ho anche studenti privati. Il 99% di loro mi chiede il significato di parole banali, perché non le usa. Ma giorno e notte sono seduti davanti al computer.“ Quando Tamas, video giornalista e educatore ai media nei suoi primi 30 anni, parla di internet come un modo per isolarsi socialmente, l’argomento generazionale inizia a perdere terreno. “Sono così limitato, e probabilmente ci sono alcune centinaia o migliaia di persone come me nel mondo che sono interessate alle cose che mi interessano e attraverso l’uso di Internet possiamo condividere informazioni. Ma questo non mi avvicina a nessuno. E’ esattamente il contrario.“ Si tratta di una dispercezione comune che nei social network virtuali ci comportiamo molto diversamente che nella nostra vita offline. Al contrario, sia che ci si ribelli o ci si conformi, con un sovraccarico di contenuti o assistendo in silenzio, siamo propensi a fare lo stesso in entrambi i mondi. Se non abbiamo la necessità di pubblicare status ogni giorno forse è perché non siamo persone straordinariamente estroverse e anche quando usciamo con gli amici preferiamo ascoltare che parlare. Se siamo tipi che discutono di qualsiasi cosa, in qualsiasi momento e con chiunque lo faremo probabilmente per le strade come sui forum online. Naturalmente, ci sono un sacco di bolle di sapone e informazioni false su internet in quanto è più difficile da controllare. Ma si può dire che si menta e si bari meno nella società offline? La cornice generazionale è troppo stretta per spiegare le cose. Si tratta, ancora una volta, più di una “sensazione” che non un netto confi ne nel calendario. Il FG greco ha rivelato un paradosso quando i partecipanti più anziani hanno testimoniato del modo in cui avevano abbracciato i social network, mentre i giovani, come Arianna e Orfeas, non hanno detto più che “Sì, scrivi ai tuoi amici, ma in realtà non è comunicare, è allontanarsi dagli altri” o “I genitori dovrebbe controllare che cosa fanno i loro figli online “. L’ultimo frammento di interpretazione generazionale è stato cestinato quando Anna, l’insegnante greca, ha sostenuto che non avrebbe mai controllato i suoi figli e che il divieto non funziona mai. E Francois ha aggiunto: “I ragazzi fanno esattamente quello che ho fatto io quando ero un adolescente. L’unica differenza è che prima non era accessibile a tutti nel mondo.“

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Capitolo 1.5 | Libero di mettere “Mi piace!”


Lasciate che chi è senza peccato scagli la prima pietra! Quando Eszter, giovane volontaria dall’Ungheria, ha iniziato a parlare di media e di Internet come “qualcosa” di cui non bisognerebbe fidarsi, un intero nuovo dibattito si è aperto: Eszter: “Ho caricato un sacco di cose su di me perché ai miei occhi il più grande” gioco “di Internet è l’anonimato. Un sacco di persone abusa dei vantaggi di questo per condividere cose politicamente scorrette o altre cose che non avrebbe il coraggio di dire usando nome e cognome. Perciò ho postato molte cose per condividere il mio vero io. Io certamente non manipo le mie immagini: ‘Oh no, non sembro bella in questa foto, quindi cerchiamo di manipolarla un po’. Mi accetto, anche se appaio stupida. E con mia mamma c’è un dibattito enorme. Una volta ho caricato delle foto e l’ho taggata. E\ lei: ‘Mio Dio, non sono un granché, guarda che capelli, non dovresti condividere questo.’ Ma penso che questo sia quello che ti protegge dall’anonimato, il condividere ciò che realmente sei “. Tamás: “Se una ragazza va in centro si mette, ovviamente, i vestiti migliori. Lo specifico abbigliamento che indossa non è rappresentativo del suo guardaroba. “ Károly: “Sarebbe vero se si indossassero i propri vestiti e non quelli di qualcun altro. Mia moglie ha 51 anni, ai miei occhi è una bella donna. Ma come immagine del suo profilo non avrei pubblicato la foto di una celebrità di Playboy. Ma questo è quello che stai dicendo - che il miglior vestito è come pretendere di essere un’altra persona. Ma i due non sono uguali. “ Tamás: «Non mi importa ciò che gli altri postano su loro stessi, ma quello che postano su di me. Ci sono un sacco di cose su Facebook, dove non sono registrato, e loro mi taggano, condividono cose su di me. Per negare questo, prima avrei dovuto registrarmi. Onestamente, penso che questa sia una parte molto sensibile e negativa della questione. Le persone non sono protette”. Gyula: “Ma questo è esattamente lo stesso nella vita reale. Questa è la prima volta che ti incontro, e quando esco dalla stanza posso dire qualsiasi cosa a chiunque su di te e tu non puoi controllare. Conosco il tuo nome e posso raccontare una storia su di te e taggare il tuo nome dicendo che lo hai detto tu”. Il rapporto tra media e partecipazione giovanile è a volte sopravvalutato, altre volte sottovalutato, ma quello che è sicuro è che non può essere ignorato o trascurato. Si tratta di uno strumento che tutti dovremmo imparare a usare. Peter Dráľ

Capitolo 1.5 | Libero di mettere “Mi piace!”

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Capitolo

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Aspetti – Differenti interpretzioni dei partners su l’uso dei media nel 21 ° secolo nel settore giovani


Guardando gli osservatori Ascolta i nativi Nel 2007 la mia organizzazione ha sviluppato un progetto europeo denominato “ cittadinanza non-virtuale dei giovani in un mondo virtuale1”: è stato il nostro primo tentativo di lavorare sul rapporto tra giovani e nuovi media. Ci siamo concentrati sul ruolo di Internet come fattore moltiplicatore di questo rapporto: per la prima volta abbiamo potuto lavorare utilizzando la rete come un ponte supera barriere nei rapporti sociali, tra gruppi distanti di giovani, per esempio usando la nostra webradio per farli stare insieme, e condividere alcuni lavori. Ed eravamo pochi anni prima del boom del social-network-blu in Europa, i soli tweets che potevi sentire venivano dagli uccelli sugli alberi! In questo progetto abbiamo proposto diverse attività, dallo scalare le montagne al girare brevi fi lmati che utilizzavano avatar in “Second Life” come attori, al registrare podcast per la nostra webradio o escursioni in un parco nazionale in Romania. In particolare per quanto riguarda le attività con i media, abbiamo trascorso alcuni giorni durante uno scambio in Italia per creare gli avatars dei giovani partecipanti, vestirli in modo appropriato e immaginare per loro alcune storie di fondo per rafforzare i loro personaggi: così abbiamo avuto persone che cercavano di ricreare esattamente se stessi online, e altri concentrati sul miglioramento del loro aspetto in persone da prima classe supersexy superfashion. Alla fi ne i ragazzi hanno spostato i loro avatar su un’isola festa all’interno dell’ambiente Second Life, e la loro interazione con gli avatar degli altri abitanti e con il luogo è stata registrata con uno soft ware screencast opensource. Quando siamo andati a misurare il livello di soddisfazione dei giovani impegnati in questo, abbiamo utilizzato la teoria del flusso2 e abbiamo scoperto che ciò che i giovani pretendono dagli adulti è, semplicemente, sfide adeguate alle loro competenze – e a loro non importa se questo accade in un fiume sotterraneo all’interno di una grotta, o registrando screencast con qualche avatar che balla su una spiaggia virtuale nella loro stanza. Il punto è, per citare ancora una volta il nostro buon vecchio amico Marc Prensky3, che siamo di fronte a generazioni di giovani che sono nativi digitali, mentre i lavoratori giovanili, gli insegnanti, etc dovrebbe scegliere per Sé l’etichetta di immigrati digitali. Inoltre le persone che lavorano con i giovani dovrebbero in realtà iniziare a porsi in fretta la domanda se le sfide che off rono ai loro giovani siano adeguate alle competenze dei giovani stessi, o solo adeguate alle proprie competenze. Abbiamo il sospetto che troveremmo molte situazioni in cui gli adulti stanno off rendo sfide che sono vecchie e inefficaci nel nuovo mondo che sta arrivando.

1 http://www.spaziogiovani.it/download/pubblicazioni/report-web.pdf and also http://www.spaziogiovani.it/download/pubblicazioni/Report-NonVirtualYouth-flow.pdf (in Italian only) 2 http://en.wikipedia.org/wiki/Flow_(psychology) 3 http://en.wikipedia.org/wiki/Digital_native

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Capitolo 2.1 | Guardando gli osservatori


I don’t speak americano La recente hit dance mondiale Swedish mafia campiona una vecchia canzone italiana degli anni ‘50, sbeffeggiando i giovani italiani che si comportavano come gli americani, in un momento in cui migliaia di italiani emigravano verso gli Stati Uniti. Ma il punto è chiaro: come un immigrato, tu vuoi lavorare sodo per integrarti nel nuovo ambiente, anche se questo può apparire ridicolo ai tuoi amici a casa. Ora parliamo un po ‘ di questi immigrati digitali: gli assistenti sociali o anche di più, gli insegnanti di scuola, si rendono realmente conto e capiscono che il loro mondo è cambiato per sempre? Chi li aiuterà a passare da aule, lavagne, volantini, fotocopie, ecc a qualcosa di più adatto allo stile del XXI secolo? E, guarda, in realtà io non sono preoccupato per gli insegnanti e gli assistenti sociali, in quanto sono responsabili, persone adulte. Sono preoccupato per come potranno insegnare ai giovani a capire, fi ltrare, controllare (e non essere controllati da ...) il nuovo assetto dei media, se non sanno farlo loro stessi prima. Durante le attività di VideoVolunteers, siamo spesso entrati in contatto con un tale tipo di immigrati: insegnanti, assistenti sociali, adulti di solito intorno ai 50 anni o più, che cercano disperatamente di tenersi stretti la loro idea di un mondo in cui un giornalista è un giornalista, un insegnante è un insegnante e un ragazzo è qualcuno che sa meno di voi, e che desidera di essere riempito con la vostra conoscenza più ampia. Abbiamo imparato da questo, e stiamo sviluppando una nuova linea di intervento basata in parte anche su ciò che abbiamo sperimentato con VideoVolunteers: una sorta di follow-up interamente dedicata ad insegnare agli insegnanti. Gli assistenti sociali sono più inclini a metodologie di educazione non formale, così in vario modo molti di loro stanno cercando di gestire questo cambiamento. Ma la scuola in Italia è un campo di battaglia, per quanto riguarda l’alfabetizzazione informatica. E, vedi, in situazioni di emergenza, le metodologie di emergenza sono ammesse. Quindi, prova tu stesso: entra in una stanza dove sono seduti 10 insegnanti di mezza età, metti una macchina fotografica digitale di fronte a loro e dì: “ok ora ti prego gira un video di 2 minuti su ciò che spiegherai domani in classe, e mettilo su youtube “. Abbastanza certamente, ciò che vedrai nei loro occhi riscatterà ogni tipo di frustrazione che tu abbia accumulato nei confronti dei tuoi stessi insegnanti nel corso degli anni scolastici.

Divertiamoci da morire Quindi, se la scuola non sta insegnando i media ai giovani, chi lo sta facendo? A quanto pare, i media stessi, si direbbe. E in Italia, questo significa principalmente una cosa: la televisione. Ma la televisione in Italia, più che in ogni altro paese europeo, è stata uno strumento di controllo e di influenza dell’opinione pubblica generale, nel corso degli ultimi decenni; il fatto è così noto, che non c’è bisogno di aggiungere nulla, ma è importante capire che cosa è stato portato via da questo uso improprio. Anni di Striscia la notizia4 e simili, convalidano la famosa citazione di Neil Postman5: 4 http://en.wikipedia.org/wiki/Striscia_la_notizia 5 http://en.wikipedia.org/wiki/Amusing_Ourselves_to_Death

Capitolo 2.1 | Guardando gli osservatori

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il mezzo è la metafora, non il messaggio. Ciò significa che i media non danno un semplice, singolo messaggio, ma organizzano le nostre menti e integrano la nostra esperienza del mondo. Le discussioni fi losofiche non possono esistere in una cultura che utilizza segnali di fumo come media, come hanno fatto nella nostra cultura europea della lingua scritta. La lingua scritta ha plasmato in un certo modo la nostra cultura per secoli, ma poi con i media visivi, questa plasmazione è cambiata, e ora questo cambiamento sta crescendo più rapidamente e più profondamente. Una discussione fi losofica in televisione diventa un “talk-show”, con applausi del pubblico, gente che telefona da casa per sostenere uno degli oratori, telecamere che zoomano su vestiti o occhiali e meno spazio per la materia di discussione. Così ti chiedi come i media stanno plasmando l’Italia? E che tipo di alfabetizzazione può uscire da questi mezzi di comunicazione e raggiungere i giovani? Un’osservazione interessante è venuta dalla blogger Lorella Zanardo, che ha anche prodotto un documentario che è un caso in Italia6. La tesi è che la televisione ha diff uso un uso improprio delle immagini di corpi femminili. Da un lato questo è uno specchio della scarsa considerazione della donna nella società italiana (fi no al bunga-bunga, situazioni conosciute in tutto il mondo), e da un altro lato ha portato ad una considerazione minore delle donne da parte delle donne stesse, che può essere misurata con la diff usione incredible della chirurgia plastica per cancellare qualsiasi segno di invecchiamento, da una sovra-esposizione di giovani corpi femminili nudi in tv a qualsiasi ora del giorno, e così via. Comunque non sto dicendo che i giovani dovrebbero leggere soltanto libri (di carta), e tutto il resto è un male per la loro crescita: Io sostengo fortemente la teoria di Steven Johnson7, e sono io stesso un devoto giocatore di videogames :) Ma ogni volta che abbiamo messo insieme illetterati informatici, adulti digitali immigrati e giovani d’oggi durante le attività di VideoVolunteers (per esempio, nel nostro focus group locale), la vecchia scuola ha segnato un punto. Anche se per i giovani diventare i media8 può essere un modo fantastico per essere socialmente attivi, per diffondere la loro creatività, e così via, la loro conoscenza delle regole del gioco è piuttosto bassa. Per esempio, i giovani non condividerebbero mai le proprie foto o video personali con persone sconosciute fuori da scuola o in un supermercato, ma in realtà lo fanno on-line - e quando lo fai loro capire, durante le sessioni di educazione ai media che si tengono a scuola, sono spesso delusi di realizzare quello che stanno facendo. Spesso sembrano in qualche modo vivere un esperienza online che rimane separata dalla vita comune nel-belmezzo-della-strada-, dalla “vita reale”, si direbbe. E fi nché l’impatto del’uso dei media e la loro condivisione on-line mantengono questa separazione, sarà molto difficile lasciare un segno sulla realtà. Micah White ha coniato il nuovo termine clicktivismo9, ed è adatto, in un modo: è possibile condividere un video che hai fatto, ma questo dovrebbe essere il punto di partenza per un nuovo processo, non un obiettivo in sé.

6 See her documentary called after her blog: Il corpo delle donne / Women’s body – here with English subtitles http://www.ilcorpodelledonne.net/?page_id=91 7 http://en.wikipedia.org/wiki/Everything_Bad_Is_Good_for_You 8 From a slogan of the fi rst youth media-activist groups during the 1990s: “don’t hate the media – become the media” 9 Find some of his articles defi ning clicktivism on the website: http://www.clicktivism.org/

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Capitolo 2.1 | Guardando gli osservatori


E allora? Il cambiamento che stiamo sperimentando è un processo continuo, ed inoltre nessuno può veramente dire cos’altro accadrà nel prossimo futuro: per esempio, parlando di media, si potrebbe immaginare un mondo senza youtube? E in realtà è stato creato solo nel 2005. Anche se apparentemente la stessa Commissione europea sta cambiando la propria idea, direi che abbiamo ancora un forte bisogno di strumenti educativi non formali, di supporti e di programmi, per sviluppare ulteriormente una struttura pienamente efficace di intervento di alfabetizzazione informatica. Abbiamo imparato che dovremo operare su tre livelli diversi: giovani, genitori e operatori sociali/insegnanti, mescolando i diversi gruppi target, sicccome ognuno può imparare dagli altri e insegnare qualcosa a sua volta. Stiamo puntando anche sul rischio di separazione tra virtualità generata dai media e realtà coperta dai media, e questo sarà l’argomento principale di tutte le nostre attività di follow-up. Michele Di Paola

Capitolo 2.1 | Guardando gli osservatori

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I diritti umani nella pratica con il coinvolgimento dei nuovi social media La rivoluzione dei social network ha creato un nuovo cambiamento nel concetto di comunicazione tradizionale. Questa rete sociale ha creato un concetto 2.0 che permette a chiunque di comunicare tra loro, creando così il proprio contenuto. Anche se al giorno d’oggi il profilo del giornalista esiste ancora, si vede sempre di più come i social network trasformino i propri utenti in giornalisti che contribuiscono al contenuto dei social network stessi. Le ONG che lavorano per i diritti umani non hanno trascurato questo fatto, hanno aderito a questo nuovo media, dove i principali vantaggi sono il fatto che non ci sono costi, e l’ampia diffusione che può essere raggiunta in modo semplice e dinamico. Con più di 500 milioni di utenti secondo Quantcast, Facebook è oggi il social network più usato i cui membri attivi condividono e creano contenuti ogni secondo. Ma non tutti usano queste grandi opportunità con buone intenzioni. Nel caso di molti social network, possiamo vedere come essi violino i diritti umani in modo preoccupante. Tra i più violati: il diritto alla privacy e il diritto alla proprietà intellettuale. L’attivismo sociale ha ora un mezzo nuovo tra le sue possibilità, in cui l’impatto delle proprie azioni è maggiore rispetto ai media tradizionali, ed è gratuito. I giovani ora aderiscono, partecipano e generano un concetto globale di comunità di cui sicuramente tutti possono beneficiare. Molte associazioni e collettivi che promuovono la difesa dei diritti umani hanno finalmente trovato il modo di eseguire una comunicazione globale in cui siano rispettati i diritti umani. Ma ... che dire dei video? YouTube, con oltre 800 milioni di visitatori al mese, è oggi la piattaforma leader che fornisce una grande quantità di contenuti su Facebook. Grazie alla facile creazione di contenuti multimediali e il costo zero necessario per produrli, molte persone possono creare, condividere e promuovere in generale contenuti pro diritti umani. Questo è il lato positivo, ma quello negativo è la facilità con cui YouTube è in grado di distribuire contenuti che non rispettano i diritti umani. Abbiamo bisogno di avere una chiara comprensione di ciò, monitorare attentamente il contenuto di YouTube, e cercare di tenere questo fatto in mente quando visualizziamo o condividiamo video del genere su Internet. E’ facile creare un video e, ogni giorno, sempre più persone indipendentemente dalla loro età e provenienza sociale si riuniscono per creare e condividere nuovi contenuti o video. I social network distribuiscono questi contenuti, ma abbiamo certamente bisogno di essere consapevoli della non violazione dei diritti umani ed evitare di cadere nella trappola di generare contenuto inappropriato. D’altra parte, i social network hanno facilitato e facilitano uno dei più importanti diritti umani, la libertà di espressione. Grazie a loro, noi oggi abbiamo più libertà di esprimere opinioni e diffondere contenuti di quello che avevamo solo 10 anni fa. Pertanto, abbiamo davanti a noi un mezzo di comunicazione completamente nuovo, che promuove e genera contenuti liberi, i quali con una giusta dose di consapevolezza della società possono promuovere e generare rispetto dei diritti umani. Manuel Rodríguez Rodríguez

[ 32 ] Capitolo 2.2 | I diritti umani nella pratica con il coinvolgimento dei nuovi social media


Puoi @iutare! Diventa un “e-Volontariato” Il più grande sito web a base volontaria, Wikipedia, recita: “Il volontariato virtuale, a volte chiamato anche e-volontariato, è un termine che descrive un volontario che completa le proprie attività, in tutto o in parte, all’esterno dell’organizzazione che assiste, utilizzando Internet a casa, a scuola, in punti internet, da computer di lavoro o da altri dispositivi connessi a Internet, come ad esempio un PAD o uno smartphone .. Il volontariato virtuale è anche conosciuto come volontariato online, informatica di servizio, telementoring e teletutoring, e con diversi altri nomi. “ Nel frenetico mondo di oggi, i giovani sono sempre più alla ricerca di opzioni flessibili di volontariato che combacino con i loro stili di vita, con l’e-volontariato non hanno bisogno di spostarsi e beneficiano di un elevato grado di flessibilità per fare volontariato nelle ore che si adattano al loro calendario. La rivoluzione Internet è un canale per sostenere la causa dello sviluppo umano sostenibile lavorando da un portatile o da un iPhone ovunque e in qualsiasi momento! Il volontariato on-line permette ai giovani di utilizzare piccole quantità di tempo libero in modo efficace. Dà anche alle persone l’opportunità di essere coinvolte in una causa o un tema quando non ci sono opzioni di volontariato adeguate nel luogo in cui vivono e aiuta anche a superare alcuni degli ostacoli al volontariato come la mancanza di tempo, di trasporto e la disabilità. Che cosa può fare un e-volontario? I volontari online sono in grado di supportare le organizzazioni in vari modi. Prendono parte a progetti di sensibilizzazione, educativi o sostengono una causa specifica, partecipano a forum online, forniscono consulenza legale e commerciale, progettano siti web e creano risorse online, raccolgono fondi, si occupano di promozione mediatica, formazione e mentoring; traducono documenti, ricercano, scrivono e editano video, gestiscono siti di notizie online e blog o moderano discussioni on-line attraverso i social media e siti di networking. Se hai deciso di diventare un “e-volontario”, ricorda che hai bisogno solo di due cose: Internet e una forte motivazione a fare davvero la differenza per lo sviluppo. ‘’Ci sono persone in questo mondo che vogliono fare qualcosa di buono nella vita... Il Volontariato Online è una grande piattaforma per servire l’uomo e ottenerne esperienza, gratificazione interiore e soddisfazione allo stesso tempo’’, dice un giovane volontario delle Nazioni Unite. Possiamo fare molto di più rispetto al passato! Migliaia di e-volontari collaborano con le organizzazioni di sviluppo ogni anno attraverso questo nuovo modo di fare volontariato. Se sei interessato, ricerca opportunità online o controlla i seguenti siti per trovare opportunità per diventare un volontario on-line. www.onlinevolunteering.org www.serviceleader.org/virtual www.youthnet.org Rocio Reina

Capitolo 2.3 | Puoi @iutare! Diventa un “e-Volontario”

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Capitolo

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Vedute – Differenti esperienze personali nelle attività di ViVo


Videoattivati! Il media training per educatori e lavoratori giovanili si è tenuto a Prespa, una regione al confine tra l’Albania, la Grecia e la Macedonia. L’obiettivo del training è stato quello di insegnare agli educatori alla pari a lavorare con i giovani locali sulle questioni sociali utilizzando produzioni video. I partecipanti all’evento hanno prodotto cinque brevi documentari sull’ambiente (il video Visible / Invisible), tra cui una clip promozionale sulla magnifica natura della regione (Discover the harmony), e un breve documentario sulla storia dei fagioli, il reddito chiave dell’economia agricola di questa zona (Delicious Story). Le ultime due produzioni sono invece incentrate sugli abitanti di Prespa. TTTV: la storia di un vecchio che condivide le radici della sua famiglia e le sue esperienze durante l’occupazione italiana e tedesca del paese. E Why should i stay?, un cortometraggio sulla vita e le opportunità dei giovani di Laimos, un piccolo e isolato villaggio della zona dove la gente a volte ha difficoltà ad adattarsi alla piccola comunità o alle poche opportunità per la vita sociale e l’istruzione. I protagonisti dei fi lmati sono stati altrettanto entusiasti quanto il team internazionale che non solo ha scoperto nuove abilità nell’uso del video, ma ha portato a casa una borsa piena di esperienze. Come un tutor spagnolo ha detto: “In Grecia, le difficoltà nel girare i video sono state facilmente risolte attraverso l’insegnamento reciproco. Se una persona non sapeva come usare una macchina fotografica, cercavamo insieme qualcuno che lo sapesse fare e invitavamo gli altri a imparare, altre volte li supportavamo ad esempio a proposito di attivismo sociale o montaggio.” [ http://videovolunteers.eu/blog/the-outcomes/ ] Tra il 29 Giugno e il 9 Luglio 2011, uno scambio di giovani è stato organizzato in Hollókő, Ungheria, un piccolo villaggio che fa parte del Patrimonio Mondiale. Le produzioni finali dei partecipanti sono state cinque cortometraggi, proiettati per il pubblico in un campo estivo per i bambini e anche in una delle più antiche prigioni in Ungheria. I temi riguardavano il razzismo, la comunicazione non verbale, il viaggio delle lumache, collegandolo ai giochi con la palla e anche la documentazione dell’esperienza di un minatore in pensione del luogo. Come la partecipante spagnola che ha fatto il video osservando le lumache ha detto: “Abbiamo usato le lumache per mostrare come sia più facile fare le cose insieme. La parte più divertente è stata cercare di raccogliere le lumache insieme, e poi istruirle! “ [ http://videovolunteers.eu/blog/firework-productions/ ] È abbastanza facile immaginare quanto questa esperienza possa essere emozionante e positiva per i giovani, specialmente per quelli che non hanno la possibilità di viaggiare e di entrare in contatto con i media che creano il mondo e che forse non hanno mai usato una macchina fotografica prima. Ma il programma non è utile soltanto per loro, arricchisce anche coloro che lo hanno organizzato: le ONG. Le organizzazioni non-profit coinvolte hanno l’opportunità di imparare e sviluppare una strategia che usa i social media e hanno la possibilità di accrescere la propria consapevolezza su come le loro informazioni si trasmettono tra i giovani. Virginia Negro

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Capitolo 3.1 | ViVo vive in mezzo a noi: videoattivati


Dal mio punto di vista E’ difficile mantenere la mia umanità quando lavoro con i numeri. In qualità di direttore finanziario di tanto in tanto mi chiedo che cosa ci faccio in progetti per i giovani e con i media. Sono in grado di descrivere a lungo perché io sia un outsider: Il mio punto di vista è il punto di vista di un outsider. Outsider nel senso che io non uso molto attivamente media, non creo video e scatto fotografie raramente. Outsider nel senso che durante questo progetto il mio compito era quello di aff rontare le questioni finanziarie e amministrative, quindi la maggior parte del tempo non ho lavorato direttamente con i giovani che partecipavano agli eventi del progetto. Anche se ho seguito il programma e, naturalmente, ho anche avuto alcune opportunità per supportare i partecipanti direttamente. Ancora. Mi piace lavorare con bambini e giovani che si trovano in difficoltà. Anche se a volte è più facile concentrarsi sui numeri, ci sono stati momenti in ViVo in cui ho realizzato di essere una persona in grado di gestire situazioni giovanili problematiche, aff rontarle e fornire i giovani in questione del supporto necessario per trovare una via d’uscita da un circolo di resistenza viziosa. Perché ho più di dieci anni di esperienza come insegnante di matematica e mentore di giovani svantaggiati e perché ha importanza in determinate situazioni, a prescindere che mi piaccia o meno, che io sia un uomo.

Come vedo il programma da questo punto di vista? Mi sono pienamente calato nel progetto durante lo scambio internazionale giovanile denominato Scambio Fireworks Cittadinanza e Media. Ho avuto esperienze precedenti con scambi giovanili, ma non su questo argomento, così ero davvero curioso di vedere quel che sarebbe successo e come avrebbero reagito i giovani al tema e al metodo. Quello che ho visto all’inizio era quello che mi sarei aspettato di solito da uno scambio giovanile: alcuni di loro erano entusiasti e alcuni di loro erano passivi e riservati, alcuni di loro erano timidi e alcuni di loro erano sicuri, alcuni di loro erano in cerca di divertimento e alcuni erano concentrati sull’apprendimento. Quello che ho visto alla fine era quello che mi potevo aspettare di solito da uno scambio giovanile: i giovani avevano superato le difficoltà di comunicazione, avevano lavorato bene insieme con altri di diversi background, e avevano creato grandi cose insieme. Eppure era molto diverso da altri scambi.

Cosa lo ha reso eccezionale? Il loro impegno, prima di tutto. I partecipanti erano davvero devoti nella partecipazione al programma, erano disposti ad imparare giorno per giorno e ad applicare ciò che avevano appena imparato. E ancora di più, erano pronti a sfidare se stessi fin dai primi giorni del programma. Per come la vedo ciò si basa sul modo in cui il programma è stato costruito: noi non li guidiamo, ma li aiutiamo a trovare la loro strada. Invece di lunghe spiegazioni sul videomaking abbiamo detto loro le regole di base e poi abbiamo dato loro l’attrezzatura per girare i propri video. Poi tutto il gruppo, i loro coetanei ei leader dava-

Capitolo 3.2 | Dal mio punto di vista

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no feedback sulle produzioni in modo da poter migliorare le proprie competenze. E alla fine i giovani hanno accettato la sfida più grande che avessi mai visto durante uno scambio: la prima proiezione dei brevi video che avevano creato si è svolta in un carcere. E loro non solo hanno accettato la sfida, ma hanno aff rontato la situazione con pieno entusiasmo pur essendone toccati profondamente. Eseguendo tutto lo spettacolo da soli, dall’introduzione del programma dello scambio alla gestione del proiettore fino al rispondere alle domande che salivano dal pubblico. La proiezione successiva si è svolta la sera stessa in un campo estivo per bambini, in modo che essi avessero feedback da parte di pubblici molto diversi. Credo che questo impegno si sia creato a causa del tema dello scambio: “Tu sei un fuoco d’artificio, dai, lascia esplodere i tuoi colori”. Per farlo hanno usato i media su base giornaliera, e media online e social media sono una grande opportunità per svolgere in essi un ruolo attivo, non solo consumando i prodotti dei media, ma anche per la loro creazione e attraverso essa avere un impatto sul mondo, sulla società intorno. C’era un gruppo di ragazzi che opponeva resistenza e si comportava in modo inaccettabile, distruggendo mobili e saltando sulle automobili. Invece di punirli abbiamo stabilito dei parametri su come agire in gruppo, impostato i limiti e spiegato le conseguenze dell’infrazione di queste regole. Due volte. Perché abbiamo scoperto che il presupposto per cui la nostra prima spiegazione era chiara per loro tanto quanto era chiara per noi era sbagliato. Quindi non potevano applicare norme fissate in altre e diverse situazioni. La seconda volta accanto al chiarimento ho anche offerto un supporto in caso qualcuno avesse in qualsiasi momento un dubbio su quelli che credevano essere i confini. Ho potuto fornire questo sulla base delle mie esperienze come lavoratore giovanile e le mie esperienze passate come adolescente, e con questo ho presentato loro un punto di riferimento che ha reso loro possibile l’essere parte della comunità. Devi essere molto concreto e specifico, in un modo che sia comprensibile. Sia sulla regia, che facendo una produzione video che per quanto riguarda il far parte di una comunità. Per fare ciò alcuni dei membri del team devono avere le competenze sui media e altri devono essere in grado di mantenere le strutture ed i limiti in modo tale da non creare resistenza, ma che li aiuti a superarla. Questo li ha aiutati a far parte del gruppo e conoscere i media.

E’ andato avanti? Sì, lo ha fatto. La maggior parte dei partecipanti allo scambio si è unito ad altri eventi del programma e ha anche preso l’iniziativa. E stanno ancora girando brevi video ispirati allo scambio o da questioni sociali, ambientali e altre questioni sulle quali sono impegnati e la loro pubblicazione on-line utilizza i social media. Accanto a questo tipo di continuazioni i risultati sono che hanno imparato ad ascoltare, a prestarsi attenzione gli uni agli altri all’interno del loro gruppo e anche a prestare attenzione agli altri che si trovano all’esterno del gruppo. Ai miei occhi questa può essere chiamata cittadinanza. Dopo nove mesi sono andato al villaggio dove i ragazzi vivono. Vedendomi sono rimasti scioccati e felici allo stesso tempo. C’è voluto del tempo per superare lo shock, ma poi

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Capitolo 3.2 | Dal mio punto di vista


hanno condiviso storie su di loro all’interno della comunità locale, sul modo in cui e in che cosa sono cambiati. Invece di ‘sì e niente scontri’ hanno espresso la loro volontà e la loro disponibilità. Mostrare questo a me, a qualcuno che ha contribuito a questo cambiamento, li ha resi dapprima timidi, ma dando loro il tempo necessario sono venuti da me e dopo un po’ mi hanno invitato a ballare con loro, mi hanno incluso nella loro vita, nei loro pensieri ed emozioni a casa.

Cosa era necessario per creare questo? Dal lato pratico, alcune attrezzature, ovviamente, e ciò che è più importante, un ambiente sicuro e user-friendly dove poter imparare il modo di apprendimento più naturale: basta farlo. Dove poter mettere in pratica ciò che avevano imparato, testare idee e fare esperienza di come gli altri, il pubblico avrebbe reagito a ciò che avevano creato. E dove poter ottenere feedback e chiedere aiuto, se era necessario. Che è un affare per questo risultato. Dal lato umano: l’accettazione e l’attenzione. Non sono solo un uomo di numeri, ma sono un uomo devoto a fare le cose che amo e in cui credo. Dare e ricevere devono essere in equilibrio, è lo stesso per i fogli di bilancio e per gli esseri umani. E un abbraccio partito da un ragazzo adolescente senza capelli, che esprime un’emozione in questo modo, è un premio inestimabile, che non si mostra sui documenti amministrativi, ma è uno dei risultati più importanti di questo progetto. Dal mio punto di vista. Gyula Sándor

Capitolo 3.2 | Dal mio punto di vista

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La storia del gruppo focus slovacco A volte mi chiedo che cosa sarebbe il mondo se non avessimo la possibilità di parlare. Solo gente tranquilla, natura silenziosa e un ambiente monotono, una vita che ti scivola addosso. Grazie a Dio, non dobbiamo vivere così :-) Noi abbiamo le nostre bocche per parlare, condividere e prenderci cura gli uni degli altri. Tutto il mondo è pieno della magia della comunicazione. Quando un gruppo di persone comincia a parlarsi, si è così arricchito. A volte è come un regalo, che viene dall’atmosfera di magia della comunicazione, quando qualcuno ci dice la sua opinione, il suo punto di vista, il suo suggerimento ... Lo scopo principale di un focus group è quello di condividere conoscenze ed esperienze in modo informale. Ma il fatto che ciò avviene in modo informale non significa che non sia organizzato ad alto livello. È vero il contrario. La discussione è generalmente registrata, in modo che possa servire ad altri utenti in seguito. Mi ricordo la mia esperienza con il primo focus group che si è svolto durante il nostro incontro spagnolo. In un primo momento, è stato piuttosto strano: seduti in cerchio, a introdurre noi stessi. Ai miei occhi, era simile a una seduta terapica per sconfiggere una dipendenza, ma solo per il primo istante. Poi è cominciato. Era come cucinare una zuppa virtuale in cui ognuno gettava il suo ingrediente e, alla fine, un delizioso pasto era stato preparato. Questo è stato solo un esercizio nel mese di ottobre 2011. I focus group veri e propri sono stati organizzati dopo di esso nei mesi successivi in Grecia, Slovacchia, Ungheria, Italia e Spagna. All’inizio non c’era molto – un invito aperto di ViVo a presentarsi per il focus group, il tema prefissato e alcune topiche importanti. Per cominciare, tre di noi si sedettero a pensare a come il focus group potesse essere organizzato in un modo che sarebbe stato il meglio per noi, in modo da produrre il risultato opportuno agli obiettivi del progetto Video Volunteers. Oltre a questo, c’era un sacco di sviluppo personale ed ero curioso di quello che sarebbe stato raggiunto da una buona idea scritta su carta. Posso dire ora che molto può essere ottenuto a partire soltanto da una buona idea scritta su carta. Seguirono i preparativi, che consisterono nell’elaborazione delle domande per il focus, nell’invitare gli ospiti, trovare un luogo adatto per la discussione e nella preparazione di tutte le attrezzature tecniche e nell’impostazione di una data consona. Ci siamo incontrati il 16 dicembre 2011 alla Fondazione Šimečka Milana per discutere il tema dei Giovani e la loro connessione con i media audiovisivi, come fanno uso di nuove e vecche tipologie di media, cosa li attrae, quali opportunità hanno i giovani svantaggiati. Abbiamo parlato di social network, se essi sono visti come strumenti di auto-realizzazione, circa l’attivismo sociale dei giovani di oggi, su come un video girato semplicemente sia in grado di attrarre molti utenti, e quanto sia importante una ulteriore motivazione durante i progetti chiave, e altro ancora. Ma non è tutto. Più tardi, abbiamo girato alcuni filmati extra per il video sul focus group in modo da renderlo ancora più interessante. Abbiamo preparato interviste personali con persone che lavorano con i media, con le telecamere, con Internet, e con giovani e giovani svantaggiati per presentare un mosaico completo. I diversi mesi di lavoro sul focus group e l’intero processo inerente mi hanno mostrato che non è importante solo dire qualcosa, ma che il modo in cui lo diciamo è almeno altrettanto importante quanto il contenuto. Questo è quello che porta la magia nella nostra comunicazione. Veronika Schweighoferova

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Capitolo 3.3 | La storia del Focus group slovacco


Capitolo

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Completamenti - risultati pratici e metodi internazionali sul progetto di alfabetizzazione informatica dei giovani


Modi di miscelazione La combinazione di educazione ai media, sviluppo personale e partecipazione sociale può essere raggiunta in vari modi. Qui condivideremo alcune delle esperienze e dei metodi che abbiamo usato nel progetto Video Volunteers. Queste intese e pratici know-how sono le risorse fondamentali che ci permettono di eseguire le nostre attività in modo significativo. La conoscenza è un fattore che rende possibili significativi comportamenti personali, con i media e sociali.

Cosa: Flash mob Come funziona: Una flash mob accade all’improvviso, fuori da attività regolari. Gruppi di persone che si riuniscono all’improvviso in un luogo pubblico per compiere un atto inusuale per un breve periodo, per poi sparire, come se non fossero mai stati lì. Le flash mob sono per lo più organizzate attraverso i social media, gruppi di interesse o tra amici. Per le flash mob all’interno progetto Video Volonteers le organizzazioni partner hanno concordato nel concentrarsi sulle questioni sociali che sono interessanti per i giovani. Gli educatori paritari del progetto hanno avviato le flash mob realizzate: 1. Scelto il soggetto 2. Promosso on-line, soprattutto sui social media 3. Progettato e pianificato la flash mob con un piccolo gruppo di persone 4. Annunciato il luogo e l’ora 5. Eseguito la flash mob e documentato con telecamere 6. Montato il materiale video e pubblicato on-line i risultati Osservazione: Il Coaching e il sostegno da parte di professionisti sono stati necessari per trovare e inquadrare la questione sociale sulla quale costruire la flash mob. Conclusione: Questo tipo di attività può essere interessante per molti giovani, di diversi ambienti sociali, in quanto richiede un coinvolgimento di breve tempo e ha un certo prestigio “cool” per chi vi partecipa. La motivazione generale è quella di divertirsi, anche se mentre si partecipa avvengono molte discussioni serie sul tema. La documentazione video provvede a quelli che preferiscono osservare con un altro tipo di partecipazione attiva, con la videocamera. La post-produzione ed il montaggio lavorano come un trampolino di lancio per l’attività successiva, mantenendo l’interesse dei partecipanti e dando lo spazio necessario a scoprire il suo effetto e le azioni mirate.

Cosa: Proiezione pubblica Come funziona: Le produzioni, i video realizzati durante le attività internazionali e locali sono stati mostrati a diversi tipi di pubblico per fornire lo spazio per dialogare su temi sociali e personali e per ottenere un feedback sulle produzioni mediali dei giovani. Per esempio proiezioni di film dei giovani dello scambio sui media Fireworks sono stati organizzati prima in un carcere, seguita da uno spettacolo in un campo estivo per i bambini. 1. Spargi la voce: contattando le organizzazioni locali e le istituzioni con l’offerta di proiezioni di video e dibattiti. Se utilizzi le flash mob, materiali stampati o manifesti possono essere utili. Fare accordi chiari sulle esigenze tecniche ed umane è molto im-

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Capitolo 4.1 | Modi di miscelazione


portante. Conoscere i propri limiti e chiarire che cosa si vuole ottenere dalle proiezioni per i videomakers, i giovani e per il pubblico. Invita i leader locali, le istituzioni o i responsabili delle organizzazioni del posto a partecipare alla manifestazione. 2. Lo spettacolo: prepara i videomakers per la proiezione e il loro pubblico. Chiedi loro di eseguire lo spettacolo nel formato che trovano adeguato. Assicurati che le attrezzature tecniche siano sul posto (proiettore, impianto audio, computer, produzioni video). Il pubblico può ridere o allarmarsi quando vede il proprio quartiere o i propri problemi sullo schermo. 3. Dibattiti e discussioni: l’obiettivo è quello di scoprire ulteriormente i messaggi dei video attraverso la discussione con il pubblico. Può accadere che qualcuno esprima frustrazione, tensione o disaccordo. Queste dovrebbero essere moderate in maniera equilibrata lasciando ad entrambe le parti lo spazio per esprimere le proprie opinioni e ascoltare quelle degli altri. Per mantenere il dibattito entro i limiti attienilo ai fatti e chiedi alle parti di attenersi alle dichiarazioni personali (I statement). 4. Feedback: chiedi un feedback da parte del pubblico su come sviluppare ulteriormente le produzioni su diversi livelli. Lascia che il pubblico ponga domande ai videomakers. Prendi nota delle reazioni durante la proiezione (risate, sonno, ecc) e della partecipazione al dibattito. 5. Follow up: dopo la proiezione e la discussione dai il tempo ai partecipanti di digerire l’esperienza. L’incontro di follow up e la condivisione successivi dovrebbero concentrarsi sulle lezioni apprese e sul riconoscimento delle cose che funzionavano. Osservazione: Follow-up e debriefing delle proiezioni, soprattutto se avvengono in un contesto insolito come un carcere devono essere pianificati ed eseguiti professionalmente. Ciò ha permesso ai partecipanti di riflettere sul loro comportamento, l’atteggiamento, i concetti e molte altre questioni correlate. La proiezione nel carcere si è rivelata una delle esperienze più potenti del progetto. Conclusione: Le proiezioni sono state preparate in collaborazione con i professionisti dei luoghi che ci hanno ospitato e sono stati seguiti da attività non formali e informali tenute da lavoratori giovanili esperti ed addestrati.

Cosa: Il canale Web Come funziona: Su Vimeo abbiamo creato un videocanale tematico perché i giovani condividessero le produzioni in una comunità internazionale. I tempi di pubblicazione di nuovi materiali sono stati divisi tra i partner. I temi comuni per le produzioni sono stati la partecipazione dei giovani - le questioni sociali – il volontariato. Il formato supporta l’auto-apprendimento, i giovani hanno creato gruppi di lavoro e programmato le produzioni mediali. I lavoratori giovanili e i coaches ai media in ogni paese hanno facilitato il processo su richiesta. Gli educatori paritari hanno salvaguardato l’ autenticità, la qualità ed l’utilizzo etico dei media. Le produzioni sono state i formati audio-video sottoriportati: 1. Video reportage classici sugli eventi e le azioni per e dei giovani europei in Italia, Grecia, Slovacchia, Ungheria, Spagna 2. Video informativi per i giovani 3. Brevi documentari creativi 4. Video musicali

Capitolo 4.1 | Modi di miscelazione

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Osservazione: Le organizzazioni che non stanno lavorando con un gruppo specifico e costante di giovani possono scontrarsi con delle difficoltà nella pianificazione delle produzioni. L’obiettivo di fornire uno spazio per l’auto-apprendimento e la partecipazione comprende la possibilità di scarsa partecipazione e di materiali di bassa qualità. Conclusione: Questo formato è molto utile per fornire un tetto a varie produzioni. Una volta che i giovani ne hanno afferrato il concetto e la libertà, hanno iniziato a produrre materiali molto diversi, radicati nelle loro esperienze personali, miranti a una scala più ampia. Una buona preparazione di fondo, la fiducia, il coaching e il sostegno tecnico sono essenziali per questa attività.

Cosa: Attività internazionali di apprendimento non formale Come funziona: Abbiamo fatto un corso di formazione, uno scambio e un laboratorio sui media in combinazione con sviluppo personale e partecipazione sociale. Le attività erano volte a fornire un background tecnico e personale per gestire produzioni video con giovani svantaggiati e argomenti sensibili. I partecipanti sono stati moltiplicatori promettenti, disposti a diventare educatori paritari. In questo modo abbiamo potuto garantire risultati duraturi ed esiti radicati in esigenze attuali dei giovani. Le attività formative comprendono: 1. Grammatica visiva e composizione 2. Operazioni di videocamera e luci 3. Narrazione efficace 4. Post produzione, montaggio video 5. Metodi di indagine e di porre domande 6. Feedback 7. Utilizzo del video per incoraggiare a lavorare con i giovani 8. Orientamento su attivismo sociale e questioni sensibili (diritti delle minoranze, svantaggi fisici, problemi familiari e altre questioni) 9. Volontariato e attivismo social 10. Proiezione, distribuzione e diritti d’autore Osservazione: E’ necessario mantenere il coinvolgimento continuo degli educatori paritari attraverso le attività locali . Le combinazioni di corsi di formazione e attività locali sono necessarie per diffondere i risultati e gli esiti andando al di là di sviluppi personali e di apprendimento. Conclusione: L’incontro internazionale di giovani svantaggiati, in un ambiente di apprendimento, fornendo loro strumenti per esprimere le proprie problematiche è fortemente richiesto dai partecipanti e ha portato alla realizzazione di materiali che potranno essere ulteriormente utilizzati. Le produzioni video possono essere utilizzate nei settori di istruzione formale e non formale come materiali su cui discutere.

Cosa: Focus Group registrato Come funziona: In Vivo ogni paese partner ha realizzato un focus group, un evento aperto in cui è stata tenuta una discussione, un dibattito su un tema comune concordato. La discussione includeva un massimo 10 persone di diversi background, età, genere e coin-

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Capitolo 4.1 | Modi di miscelazione


volgimento con i media. Il focus group è un metodo di intervista di gruppo in cui l’interazione tra il moderatore e il gruppo, come pure tra i membri del gruppo offre uno spazio per esprimere e condividere pensieri, sentimenti, atteggiamenti e idee su un determinato argomento. Presenta alcuni vantaggi nonché limiti rispetto ad altre forme di raccolta di informazioni da persone diverse (osservazione, indagine, intervista). C’erano due moderatori che facilitavano la discussione basandosi su un tema, un metodo e un approccio precedentemente concordati. L’idea di questa azione era quello di ottenere risultati che avremmo potuto confrontare e analizzare in seguito. La registrazione video era organizzata per mostrare il focus group ad un pubblico più ampio. Ecco le linee guida per fare un focus group registrato: • Vai diritto al punto: tema chiaro e specifico • Pianificazione di diversità: avere partner e gruppi di partecipanti diversi per confrontare i risultati • Specifica il gruppo di partecipanti: uguale per tutti i partner, con background diversi, da una gamma di età diversa e sia direttamente che indirettamente collegati al soggetto • Prepara le linee guida: le stesse per tutti i partner, riguardanti la linea tematica del FG • Avere le stesse domande: per ottenere risultati comparabili tra i partner, ad esempio, paesi diversi dopo • Avvisa i partecipanti: invia per tempo l’invito, che descriva l’attività, ma non analiticamente i temi, permettendo loro di organizzarsi e partecipare • Informali in anticipo che saranno filmati: otteni il loro assenso, in caso di minori anche gli aventi diritto devono approvare • Prepara l’attrezzatura tecnica: controlla le telecamere e l’impianto di registrazione audio (batterie, corretto funzionamento). Tieni un set extra di attrezzature in caso di necessità. • Prepara il set: Scegli un luogo caldo, confortevole e tranquillo, preferibilmente con una buona luce naturale, adatta alle riprese • Registra l’audio separatamente: usa un registratore del suono extra in modo da ottenere un buon suono e fare la trascrizione della conversazione più agevolmente • Preparare il moderatore: domande che vadano dal generale al particolare sul tema, con una conoscenza di fondo del background dei partecipanti • Co-moderatore: dovrebbe essere lì per osservare e aiutare quando necessario Osservazione: Questo grado di coinvolgimento è stato interessante in modi diversi per giovani diversi. Alcuni hanno preferito organizzare e moderare, altri hanno partecipato alla produzione mediale, mentre altri hanno semplicemente aderito alla discussione. Anche se può fornire differenti modi di partecipazione, alcuni potrebbero trovare difficile trovare volontari per questa o quella parte della realizzazione del FC. Conclusione: Questo è un modo utile per raccogliere informazioni e allo stesso tempo offrire la possibilità di partecipazione. Garantire che i partecipanti del focus group saranno in grado di parlare la loro lingua madre fornisce un facile accesso all’evento e la piena partecipazione. Allo stesso tempo significa la disposizione di traduzione e sottotitoli durante la fase di postproduzione in un contesto internazionale. Kriszta Zsiday

Capitolo 4.1 | Modi di miscelazione

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Salva con nome Lavoro virtuale giovanile. Attività on-line e strumenti virtuali possono essere utilizzati in vari modi nel lavoro giovanile. La tavolozza delle risorse disponibili e l’utilizzo di esse dovrebbero conformarsi alle finalità e agli obiettivi del progetto. Qui spieghiamo alcuni modi pratici e l’uso che abbiamo trovato confacente nel progetto Video Volunteers.

Cosa: Attività Online Come funziona: Un progetto come Video Volunteers fonda in larga misura il suo sviluppo e la sua promozione sulle attività online. All’inizio del progetto, abbiamo istituito una piattaforma on-line personalizzata alla progettazione e alle esigenze di Video Volunteers. Un account Vimeo con un canale Web, una pagina ufficiale Facebook, un account Tweeter, un blog, account e-mail per la comunicazione interna ed esterna e una dropbox per il trasferimento di materiali multimediali. Attraverso questa piattaforma, abbiamo organizzato varie attività online: • Promozione (attraverso Facebook, blog, forum, ecc., con collegamenti diretti alla piattaforma) • Sondaggi e brainstorming creativo online (pagina Facebook) • Eventi Speciali Online con videoproduzione (eventi di Facebook, gli annunci sul blog) • Inviti aperti per i partecipanti ad Eventi Locali e Internazionali (Facebook, blog) • Inviti a scrivere per il blog e la creazione di video per il canale Web Osservazione: L’attività online di ViVo è stata gestita da una sola persona, l’Online Manager del progetto, questa è una parte essenziale del mantenimento dell’attività online in relazione alle risposte del pubblico. Ciò che è importante è stabilire un flusso continuo di contenuti. Ciò può significare in alcuni casi che ci sia un accordo con le organizzazioni partner per fornire report, contenuti documentati delle attività locali e internazionali e essenzialmente materiali multimediali (foto, video, grafica ecc.) Inoltre, la partecipazione online dei giovani coinvolti nel progetto deve essere aff rontata con attenzione. E’ utile avere in mente che tutto ciò che va online deve essere visivamente attraente per una persona giovane. Attività collettive (eventi online o reali) sono particolarmente attraenti per i giovani. E’ essenziale per un Online Manager controllare spesso per individuare possibili violazioni dei diritti umani e sociali, nel contenuto caricato, come parte delle attività del progetto. Inoltre, i loghi o citazioni delle organizzazioni partner e degli istituti finanziatori del progetto devono essere presenti in tutte le attività on-line del progetto. Conclusione: Una persona che gestisce le attività online è sempre utile. E ‘utile creare una piattaforma collegata al maggior numero possibile di social media, in modo che sia facile raggiungere persone ed essere raggiungibili da persone. L’aggiornamento costante dei contenuti e delle informazioni porta continuità alle attività online, ma è indispensabile che sia accompagnato da materiale audiovisivo coinvolgente.

Cosa: Blog Come funziona: in Video Volunteers abbiamo creato un blog flessibile Word Press che abbiamo personalizzato con un modello. Questo blog era il centro di tutta l’attività onli-

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Capitolo 4.2 | Salva con nome


ne. È possibile garantire la struttura del blog con pagine, blogpost, lingue, gallerie e tag, ma è anche possibile collegare il blog con i social media e avere una panoramica sulle statistiche delle visite al blog. Abbiamo usato il blog per pubblicare: • Informazioni generali sul progetto • Informazioni sulle persone coinvolte nelle attività del progetto • Materiale didattico • Inviti aperti e annunci / Ultime notizie • Report da attività e articoli • Produzioni audiovisive e materiale visivo / Archivio Osservazione: è utile che il blog sia collegato ai social media (link, enbeds, plugins di social bookmarking, ecc), ed è utile che funzioni come base dell’attività online del progetto. Attraverso il blog si può facilmente verificare attraverso l’analisi la quantità di persone che lo visitano e in questo modo creare un pubblico stabile che è importante per l’estensione delle attività online del progetto. Per quanto riguarda il contenuto del blog, è importante garantire un aggiornamento costante di notizie e post. La documentazione visiva degli eventi (locali o internazionali) che accadono in un progetto come Video Volunteers è una soluzione pratica, in modo da non trovarsi a lavorare solo con il testo. Nel caso di lavoro in più lingue, è opportuno garantirsi le risorse umane che possano svolgere questo compito. Conclusione: Un blog può essere la base di tutta l’attività on-line ed è importante, per stabilire un pubblico che continua a tornare, la pubblicazione il più spesso possibile. Il successo non viene solo dall’aggiornamento del contenuto ma anche dalla generale struttura visiva.

Cosa: Facebook Come funziona: una pagina ufficiale personalizzata su Facebook è una delle cose più semplici all’accesso per un utente che spinge semplicemente “Mi piace”. Aggiornamenti costanti che contengono materiali multimediali come foto e video di solito attirano il pubblico. Una pagina di Facebook è utile per: • Eventi • Condivisioni • Commenti e Interazioni nella Comunità • Promozione dei prodotti audio / video del progetto • Le statistiche sul profilo del pubblico • Accesso diretto al blog e all’account Vimeo del progetto Osservazione: In un progetto a lungo termine con molte attività internazionali, è più opportuno creare una pagina piuttosto che dei gruppi. Non solo perché la si può personalizzare e averne le statistiche, ma per la ragione che tutte le informazioni e le interazioni vengono tenute concentrate in una base on-line, sotto lo stesso ombrello. E ‘molto importante che la pagina sia user friendly e in grado di evocare le interazioni e il coinvolgimento degli utenti. Negli insight della pagina si possono anche ottenere le statistiche dettagliate dei visitatori che danno facilmente un quadro di chi è il pubblico (età, sesso, paese, ecc), se corrispondono al vostro gruppo target e in sostanza quali sono le loro attività / abitudini.

Capitolo 4.2 | Salva con nome

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Conclusione: Facebook è uno dei modi più semplici per approcciare il vostro gruppo target. Dal momento che Facebook è un’abitudine per molti utenti, bisogna solo pubblicare frequentemente nuovi feeds e links ad altri spazi online.

Cosa: Vimeo Account Come funziona: Un account su Vimeo ti dà la possibilità di creare un profi lo, caricare materiale audiovisivo, personalizzare le impostazioni e aggiungere crediti, tags e le sintesi dei tuoi video. È inoltre possibile collegare i tuoi video a diversi canali o addirittura crearne di nuovi. Aprire un canale internazionale di video è di aiuto se si fornisce: • Una linea chiara sulla cornice delle produzioni video • Specifiche relative al genere e alla durata dei video • Specifiche tecniche (intro e outro del video, loghi dei finanziatori, formato del file esportato, crediti) • Una timeline delle produzioni • Richiedere un paragrafo di descrizione della produzione e uno story board. • Le scadenze quasi mai funzionano; ma una comunicazione costante e dei promemoria aiutano la realizzazione delle produzioni. Osservazione: Noi preferiamo utilizzare Vimeo perché utilizza licenze Creative Commons per il lavoro dei titolari di account e ha più opzioni quando si tratta di costruire un profilo, un canale o caricare un video. Suggeriamo anche il servizio Vimeo Plus con più veloce priorità di caricamento e statistiche sulle visioni e delibeare statistiche sulle visite e gli embeds (oggetti multimediali accorporati) ai video. Conclusione: Vimeo è uno spazio online dove è possibile caricare, memorizzare e mostrare in molti modi materiale audiovisivo. Può servire come un archivio multimediale al quale è possibile collegare qualsiasi materiale ad altri spazi online come ad esempio un blog o un account Facebook.

Cosa: Dropbox Come funziona: Quando si parla di cooperazione internazionale, con coinvolti file di materiali multimediali di grandi dimensioni, la dropbox può essere un valido supporto per trasferire, conservare e scambiare materiali. Funziona come una cartella di documenti extra del computer che è collegata con un database on-line cui è possibile accedere in qualsiasi momento e da qualsiasi luogo. È possibile condividere facilmente qualsiasi cartella della dropbox con chiunque, senza che ciò significhi che la persona ha accesso al tuo account. Osservazione: E ‘utile avere quanto più spazio possibile in un account Dropbox. Il rischio con troppo spazio e un sacco di persone che lo utilizzano, è che si può creare facilmente confusione su ciò che viene aggiunto, cancellato o quante cartelle esistono. Un formato standard può aiutare in una situazione come questa. Conclusione: Dropbox è uno strumento per la condivisione e il trasferimento di tutti i tipi di file che può essere di aiuto quando si tratta di cooperazione internazionale. Avere una visione d’insieme dell’account è l’elemento chiave per mantenerne la sua struttura. Andrew Hannes

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Capitolo 4.2 | Salva con nome


Lista di controllo per un progetto a lungo termine di qualità sulla base delle lezioni apprese in Video Volunteers Le “lezioni” sono intese come suggerimenti per un ulteriore miglioramento del progetto ViVo e simili.

Per la gestione di progetti a lungo termine ; Incontro di preparazione e di coordinamento I partners dovrebbero avere la propria visione e i propri obiettivi in un progetto a lungo termine internazionale che devono essere chiaramente defi niti e comunicati. Al fi ne di avere un accordo dettagliato su ruoli, compiti, risorse umane, contributi economici dei partecipanti e piani fi nanziari del progetto, i partners devono avere una visione di essi. Questo dovrebbe essere discusso e risolto durante il l’incontro di coordinamento. ; Metodo di comunicazione In un progetto a lungo termine internazionale il metodo di comunicazione è fondamentale. Al fine di lavorare in modo efficiente e mantenere un buon rapporto fra partners e collaboratori, si consiglia di creare un sistema di comunicazione regolare (ad esempio riunioni mensili online) e anche incontri personali, il più spesso possibile. E ‘molto utile avere una comunicazione diretta e regolare tra le persone che svolgono lo stesso ruolo presso le varie organizzazioni. ; Finanze Le responsabilità devono essere definite e comunicate con chiarezza durante l’incontro di coordinamento e mantenute, al fine di evitare malintesi. Accanto ad ogni evento incentrato sui contenuti, si dovrebbe tenere un incontro sulle questioni amministrative e finanziarie. ; Co-finanziamento Il co-finanziamento di piani e progetti di un progetto a lungo termine deve essere controllato ad intervalli regolari, almeno su base mensile. Una spiegazione chiara di cosa può e non può essere considerato co-finanziamento deve essere impartita a tutti i partners all’incontro di coordinamento, includendo esempi. ; Risorse umane Preferibilmente ci dovrebbero essere persone diverse per ciascun partner per la gestione dei contenuti e per affrontare le finanze del progetto. Ci dovrebbe essere un accordo sul pagamento e sulle responsabilità di tutte le persone che lavorano al progetto, anche nel caso dei volontari. Le condizioni di pagamento devono essere chiaramente concordate. ; Follow-up e accompagnamento dopo gli eventi internazionali E’ importante creare un forte sistema di follow-up e di accompagnamento dopo

Capitolo 4.3 | Lezioni apprese

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che gli eventi internazionali sono conclusi al fine di mantenere l’impegno dei partecipanti e dei volontari. Ciò fornisce inoltre il supporto per aiutarli a applicare i metodi che hanno imparato, mettere le idee che hanno in azione, e coinvolgere la comunità locale nelle loro attività. Dividere i compiti e le responsabilità Il maggior numero di questioni possibili dovrebbero essere risolte durante gli incontri del team internazionale (tra cui il’incontro di coordinamento, il medio termine, gli incontri specifici sulle attività formativi e la valutazione fi nale). La divisione dei compiti e delle responsabilità dovrebbe essere basata sulle competenze e la disponibilità dei partner. La persona designata dovrebbe essere sempre disponibile per ogni problema i partners avessero bisogno di discutere o risolvere. Dividere le attività internazionali e nazionali / locali E ‘utile se questi compiti sono distribuiti tra due persone in ciascuna organizzazione partner. Pur comunicando e collaborando costantemente tra loro, i due possono concentrarsi più intensamente sui propri doveri e responsabilità e uno di loro può mantenere contatto diretto con il team internazionale. Dividere il lavoro sul contenuto e la parte gestionale Si consiglia di separare ambito professionale su giovani/media dalle attività di gestione organizzativa e finanziaria. Le persone responsabili per la preparazione, messa in atto e valutazione degli eventi formativi e delle attività di ricerca non dovrebbero affrontare le questioni logistiche e finanziarie, e viceversa. Coinvolgimento attivo di tutti i partner Le organizzazioni dovrebbero essere incluse e coinvolte in tutte le modifiche o grandi decisioni relative al progetto.

Per garantire la qualità dei contenuti e metodi ; Attività educative orientate-ai risultati -e-al-processo in modo equilibrato Se l’obiettivo primario è solo sui risultati, i partecipanti sono motivati a produrre prodotti mediali/ audiovisivi di qualità, ma non riflettono necessariamente il loro sviluppo personale e i processi di apprendimento e di lavoro insieme. D’altra parte, se l’attenzione viene posta solo sullo sviluppo personale, i risultati finali possono non prendere la forma di “prodotti” mediali / audiovisivi “ e/o non sarebbero interessanti per un pubblico più vasto. ; Fusione di partecipanti “video-freaks” e “attivisti” I primi hanno in genere sviluppato le loro competenze mediali/di videoproduzione ad un livello ragionevole, ma spesso insufficienti abilità sociali. Gli ultimi sono di solito fortemente motivati per una causa particolare e il più delle volte hanno sviluppato competenze sociali, ma mancano di competenze su video/produzione mediale. Mescolare questi due tipi di partecipanti può essere molto utile per l’apprendimento reciproco e anche per le dinamiche di gruppo. In questo modo, i video-freaks possono imparare a discutere, fare compromessi, delegare, collaborare e potenziarsi, mentre gli attivisti possono imparare a tradurre le loro idee e azioni in messaggi adatti al linguaggio mediale/video.

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Capitolo 4.3 | Lezioni apprese


; Costruisci il lavoro di squadra I partecipanti spesso non sono molto esperti ed abituati a lavorare in team (a delegare compiti, comunicare in modo efficiente, a coordinare lavoro di gruppo e lavoro individuale, a cooperare, ad assumere e accettare la leadership, ecc.). In ViVo, abbiamo trovato che lo sviluppo di queste capacità e il loro valore è stato in larga misura apprezzato. ; Ricerca La ricerca può fornire un valore aggiunto ai progetti in vari modi. Si possono collegare le attività a più ampi contesti e pubblico del lavoro giovanile, della partecipazione dei giovani e dei media. Oltre a sondaggi e ai gruppi di discussione, varie altre tecniche di ricerca possono essere utilizzate, ad esempio interviste e osservazioni partecipative. ; Educare sulle tecniche di indagine I partecipanti per lo più mancano di competenze-base di ricerca (ad esempio saper intervistare), che sono necessarie per la preparazione e il consolidamento di produzioni mediali/audiovisive. Senza questo, le produzioni spesso possono apparire scollegate dalla realtà e dalle esigenze locali, così come unilateralmente orientate verso il divertimento, e prive di un messaggio sociale che possa attirare un pubblico più ampio. Sia i training internazionali che le attività locali dovrebbero quindi occuparsi in larga misura di porre domande sulle questioni sociali/ sui contesti dei partecipanti. ; Valutazione Né una valutazione orientata al processo, né una orientata ai risultati devono essere sottovalutate. Gli strumenti di valutazione dovrebbero essere idealmente concepiti insieme alle attività incluse nel programma. Dei test prelimari e posteriori possono servire come base per identificare/misurare l’impatto a lungo termine sui partecipanti. I successi e le buone pratiche possono essere identificati in modo più strutturato, concentrandosi sui risultati, sulle azioni, sulle nuove acquisizioni e sugli errori riconosciuti o carenze. ; Rafforzare le attività di follow-up dopo gli eventi internazionali E ‘ragionevole aspettarsi che dopo aver frequentato una formazione internazionale, i partecipanti saranno motivati a fare “qualcosa” a livello locale, ma non è realistico aspettarsi che il loro interesse e la motivazione dureranno a lungo senza il sostegno continuo, sia a livello locale e internazionale, di persona e virtualmente . Le attività di Follow-up devono quindi assicurare che i partecipanti siano guidati, consigliati e accompagnati nelle attività locali e su base regolare. Questa esigenza dovrebbe riflettersi anche nel bilancio (spese di viaggio per visite regolari, affittacamere, forniture per ufficio, ecc.) In particolare, si consiglia di progettare e organizzare incontri di follow-up per i partecipanti dello stesso paese dopo che sono tornati dagli eventi internazionali. In questo modo, la loro motivazione e attività può essere sostenuta per un periodo più lungo. Collected by Kriszta Zsiday

Capitolo 4.3 | Lezioni apprese

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Media Manifesto Il manifesto contiene le intenzioni e le credenze dei lavoratori giovanili e dei giovani coinvolti in ViVo riguardo ai Media e all’Alfabetizzazione Informatica. 01. I Media sono immagini, suoni e testo e/o una loro combinazione, creata da persone per le persone. 02. I Media sono uno strumento con cui le persone comunicano. 03. I Media connettono le persone e possono agevolare le relazioni tra le persone. 04. I Media sono un’opportunità per condividere un messaggio in tutto il mondo. 05. I Media hanno un effetto diretto e quotidiano sulla nostra vita. 06. L’alfabetizzazione informatica è la capacità di accedere, analizzare, valutare e creare media in una varietà di forme. 07. Una persona alfabetizzata ai media: - È in grado di capire come e perché le persone producono media - È consapevole della manipolazione e reagisce ad essa per scelta personale, usando il pensiero critico - Sceglie quale media utilizzare, guardare, ascoltare, nella vita quotidiana - Utilizza creativamente i media per esprimere idee e condividere informazioni, in modo responsabile e rispettoso - Partecipa nella società utilizzando i media - Utilizza i media per promuovere e rivendicare i diritti umani per se stesso/se stessa e per gli altri 08. Capiamo i media come un processo educativo e di apprendimento. 09. Tutti devono avere la possibilità di diventare alfabetizzati ai media, attraverso l’educazione formale, informale e non formale, indipendentemente da sesso, disabilità, status ecc. 10. Con lo sviluppo dell’alfabetizzazione informatica vogliamo supportare i giovani ad attivarsi nell’utilizzo dei media.

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Capitolo 4.4 | Media manifesto


Appendici Appendice A: Gli Autori Kriszta Zsiday è un formatore attivo a livello europeo nella formazione dei giovani, con un diplona di Master e dieci anni di esperienza lavorativa nel settore dei media. Si è dedicata al lavoro con i giovani con minori opportunità. Attualmente sta formando se stessa per diventare un terapista d’espressione. Gyula Sandor ha lavorato in una scuola secondaria per giovani con minori opportunità come insegnante, mentore e coach. Si è unito a ViVo come responsabile finanziario del progetto.

Sofia Moudiou è fondatatrice di Global Soma Youth Association. Lavora come formatrice in corsi di formazione Europei per i giovani specializzati in educazione ai media e lavoro con giovani con minori opportunità. E’ appassionata di immagini e fotografia. Andrew Hannes ha studiato musica e percussioni a Salonicco, in Grecia. Si sta formando come fi lmmaker e artista. Attualmente vive in Olanda e lavora come formatore ai media nel settore del lavoro giovanile.

Peter Dráľ ha studiato giornalismo, scienze politiche e studi sul nazionalismo in Slovacchia e all’estero. Negli ultimi sei anni ha lavorato come manager e formatore ai diritti umani e a progetti di educazione interculturale per giovani, lavoratori giovanili, insegnanti, poliziotti e altri gruppi professionali. Veronika Schweighoferova ha finito il liceo nel 2012 e si prepara per gli studi universitari di comunicazione e giornalismo. E’ una volontaria devota, gestisce un cineclub sul documentario, partecipa a videoproduzioni investigative ed è impegnata in alcune organizzazioni giovanili. Manuel Rodríguez Rodríguez, dalla Spagna ha una laurea in pubblicità e Pubbliche Relazioni, defi nisce se stesso come una persona creativa, dinamica e appassionata delle nuove forme di comunicazione.

Appendici

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Rocio Reina è un volontario entusiasta che partecipa a progetti locali e internazionali. E ‘anche molto attiva nel volontariato on-line.

Michele Di Paola ha studiato letterature antiche e moderne. E’ responsabile di attività in materia di mobilità europea e ha sviluppato un nuovo settore di interventi sull’impatto dei nuovi media / web 2.0 per ragazzi, genitori e adulti nell’ambito dell’educazione non formale. Virginia Negro ha studiato Semiotica, Scienze della Comunicazione. Ha lavorato come volontaria SVE in Spagna, acquisendo esperienze in materia di apprendimento interculturale, cittadinanza europea e politiche giovanili.

Appendice B: Le Organizzazioni EGYESEK YOUTH ASSOCIATION La nostra attività è focalizzata sullo sviluppo personale non-formale dei giovani e dei professionisti del settore del lavoro giovanile nel contesto ungherese ed europeo. Organizziamo scambi di giovani, progetti di volontariato, formazioni per lavoratori giovanili e educatori, campi estivi e programmi scolastici di servizio alla comunità. Siamo specializzati in media, coaching, danza e nel lavoro con gruppi integrati di giovani provenienti da ambienti diversi. www.egyesek.hu +3613210495 info@egyesek.hu www.facebook.com/egyesek vimeo.com/videovolunteers Kriszta Zsiday Formatrice a Media & Espressione, Lavoratrice Giovanile trainers.salto-youth.net/ZsidayKriszta +36307695401 zsidaykriszta@gmail.com MILAN SIMECKA FOUNDATION La fonda zione Mi la n Šimečk a è u na del le più a nt iche organizzazioni non governative in Slovacchia. Fin dalla sua fondazione nel 1991 è stata incentrata sulla promozione dei diritti umani e della democrazia. In oltre due decenni la portata delle nostre attività ha compreso difesa dei diritti delle minoranze, sensibilizzazione interculturale, istruzione non formale e sviluppo della comunità. Attualmente, i tre principali programmi della Fondazione comprendono Educazione ai

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Diritti Umani con una particolare attenzione sull’educazione interculturale, Politiche Pubbliche per il popolo Rom e il programma di ricerca e educazione sull’Olocausto. www.nadaciamilanasimecku.sk, www.multikulti.sk +421 2 544 335 52 nms@nadaciams.sk www.facebook.com/pages/Nadácia-Milana-Šimečku/289605057726430 www.facebook.com/pages/multikultisk www.facebook.com/pages/fj%C3%BA%C5%BEn/122460711164758 Peter Dráľ Persona di contatto peto@nadaciams.sk

Ester Lomová Persona di contatto ester@nadaciams.sk

GLOBAL SOMA YOUTH ASSOCIATION Globale Soma è una organizzazione non-profit attiva nei servizi audiovisivi e nella formazione dei giovani. Creiamo eventi per dare più potere ai giovani. Globale Soma è uno spazio creativo sociale. Questo spazio può assumere la forma o la struttura di seminari, ricerche, formazioni, eventi, programmi educativi e workshop tra gli altri. www.globalsoma.com + 30 2311 200996 global.soma@gmail.com www.facebook.com/pages/Global-Soma-NGO/194982857506 vimeo.com/globalsoma Sofia Moudiou Educatore ai media, formatrice +306907532925 sofiamoudiou@yahoo.co.uk Skype: sofiamd4 ASOCIACION JUVENIL INTERCAMBIA Intercambia è un’organizzazione giovanile creato da e per i giovani. Le nostre attività principali sono basate sull’apprendimento interculturale, utilizzando l’educazione non-formale e programmi per i giovani, al fine di incoraggiare la partecipazione dei giovani nel contesto internazionale, abolire le barriere tra i paesi, ridurre il razzismo e promuovere la tolleranza tra culture diverse. La nostra organizzazione vuole incoraggiare i giovani- li supportiamo fornendo informazioni, strumenti e corsi di formazione per aiutarli a raggiungere i loro obiettivi. www.europaerestu.eu + 34952002774 info@intercambia.org www.facebook.com/europaerestu.eu Pedro Muñoz Persona di contatto +34672028985 info@intercambia.org

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SPAZIO GIOVANI ONLUS Spazio Giovani è diventata una società no-profit dal 1994, da una precedente associazione culturale creata nel 1986. Siamo quasi 100 persone, che si occupano di cittadinanza attiva dei giovani, informazione e partecipazione dei giovani, di dare più potere alle comunità locali, ai giovani, di scuola e consulenze occupazionali. La nostra missione è la progettazione e lo sviluppo di interventi sociali sulle persone all’interno delle comunità locali, per aumentare la qualità della vita attraverso l’integrazione dei cittadini e la convivenza civile. Dopo il nostro progetto del 2007 Gioventù in Azione 4.4 “Cittadinanza giovanile non virtuale in un mondo virtuale”, negli ultimi anni stiamo sperimentando progetti sui nuovi media e l’impatto del web 2.0 e del social networking sul lavoro giovanile, come una parte del nostro intervento. www.spaziogiovani.it +39- (0)39-2301133 cooperativa@spaziogiovani.it www.facebook.com/spaziogiovanionlus www.youtube.com/user/spaziogiovani1 www.twitter.com/spaziogiovani1 www.flickr.com/photos/spaziogiovani/sets/ Michele Di Paola Persona di contatto michele.dipaola@spaziogiovani.it

Appendice C: Finanziatori Youth in Action eacea.ec.europa.eu/youth/index_en.php Video Volunteers è un progetto a lungo termine sul VideoActivism, fi nanziato principalmente dalla Commissione europea Gioventù in azione, Azione 4.5 - Sostegno alle attività di informazione per i giovani e coloro che sono attivi nel lavoro giovanile e nelle organizzazioni giovanili. Il progetto Video Volunteers è stato presentato da Egyesek Youth Association (Ungheria) in un partenariato internazionale. La partnership si basa interamente sulla costruzione di competenze, la condivisione di risorse e know-how, la partecipazione attiva e la motivazione con focalizzazione sulla gioventù socialmente, geograficamente o economicamente emarginata. L’obiettivo di Video Volunteers è quello di utilizzare l’alfabetizzazione informatica come strumento nel lavoro giovanile con giovani con minori opportunità, promuovendo l’espressione di sé e l’attivismo sociale.

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Consiglio d’Europa – EYF www.eyf.coe.int/fej La Fondazione europea della gioventù è un fondo istituito nel 1972 dal Consiglio d’Europa per fornire sostegno fi nanziario alle attività giovanili Europee. Si celebra il 40 ° anniversario nel 2012. Il suo scopo è quello di incoraggiare la cooperazione tra i giovani in Europa fornendo un sostegno fi nanziario a quelle attività giovanili Europee che servono la promozione della pace, la comprensione e la cooperazione in uno spirito di rispetto per i valori fondamentali del Consiglio d’Europa, i valori dei diritti umani, della democrazia, della tolleranza e della solidarietà. Questa pubblicazione è stata fi nanziata dalla categoria B come progetto presentato da Egyesek Youth Association (Ungheria), in partnership con Global Soma Youth Association (Grecia), Milan Simecka Foundation (Slovacchia), Asociacion Juvenil Intercambia (Spagna) e Spazio Giovani Onlus (Italia) . Lo scopo di questa pubblicazione è quello di introdurre la metodologia che usa i media come strumento nel lavoro giovanile come implementato dal progetto Video Volunteers.

Appendice D: Risorse online Tutti i materiali, le produzioni video, le storie sono disponibili anche online. Se siete interessati a saperne di più sul progetto Video Volunteers o siete interessati ad alcune delle attività, ai film menzionati in questo libro, li potete trovare nei seguenti siti web:

ViVo Website: www.videovolunteers.eu ViVo Vimeo Account: vimeo.com/videovolunteers ViVo Vimeo Channel: vimeo.com/channels/imposiblevivo Facebook Group: www.facebook.com/groups/166165290110055/ Facebook page: www.facebook.com/VideoVolunteers.eu Twitter: twitter.com/#!/VideoVolunteer

Appendici

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Questo progetto è stato finanziato con il sostegno della Commissione Europea e del Consiglio d’Europa. La pubblicazione riflette solo I punti di vista degli autori, e nè la Commissione nè il Consiglio d’Europa possono in alcun modo essere ritenuti responsabili per qualsiasi uso possa essere fatto delle informazioni quivi contenute. Codici di riferimento del progetto: Azione 4.5 – contratto numero 20104872 [DG Edcuazione e Cultura, Programma Gioventù in Azione] e 4137.1.B.2012. PC26 [Fondazione della Gioventù Europea – Categoria B].



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