In uscita il 28/6/2019 (1 50 euro) Versione ebook in uscita tra fine giugno e inizio luglio 2019 ( ,99 euro)
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ALBERTO ALESSI
COME SCIACALLI SENZA CUORE
ZeroUnoUndici Edizioni
ZeroUnoUndici Edizioni WWW.0111edizioni.com www.quellidized.it www.facebook.com/groups/quellidized/ COME SCIACALLI SENZA CUORE Copyright © 2018 Zerounoundici Edizioni ISBN: 978-88-9370-320-8 Copertina: immagine Shutterstock.com
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PROLOGO
Atto notarile numero repertorio 721117 del 5 aprile 1994 L’anno 1994, il giorno 5 aprile, a Castelfranco Veneto (TV), presso lo studio notarile sito in Piazza Giorgione al civico 16, interno 2, alle ore dodici e zero minuti. Avanti a me, dottor Voltossi Ernesto Ruben, sono presenti: - Gene Limalluna, nato a Castelfranco Veneto (TV) il 13 marzo 1966, cittadinanza italiana (fotocopia C.I. in allegato); - Alberta Schierghe, nata a Castelfranco Veneto (TV) il 15 luglio 1977, cittadinanza italiana (fotocopia C.I. in allegato); - Giandario Toscon, nato a Castelfranco Veneto (TV) il 21 novembre 1966, cittadinanza italiana (fotocopia C.I. in allegato); - Giona Ricaglio, nato a Castelfranco Veneto (TV) il 26 luglio 1958, cittadinanza italiana (fotocopia C.I. mancante; in allegato: impegno firmato a depositare fotocopia di documento valido entro, e non oltre, trenta giorni dalla data di redazione del presente atto notarile); - Flavio Foddotè, nato a Castelfranco Veneto (TV) il 17 gennaio 1965, cittadinanza italiana (fotocopia C.I. in allegato). I presenti si dichiarano in pieno possesso delle proprie facoltà e volontà e liberi da costrizioni e/o limitazioni legali di alcun tipo; pertanto costituiscono una società a responsabilità limitata denominata “Castellibero Edizioni Srl”, con sede a Castelfranco Veneto (TV), via Garibaldi, civico 9. La società ha per oggetto: - L’acquisto dei diritti di pubblicazione e di edizione di manoscritti inediti; - L’acquisto dei diritti di pubblicazione e di edizione di opere letterarie già edite; - L’acquisto del materiale utile ai processi di stampa;
4 - La pubblicazione e la commercializzazione di opere letterarie edite e inedite. Le finalità e l’organizzazione della società vengono di comune accordo stabilite dai presenti e vengono riportate nelle norme contenute nello statuto, il quale, debitamente sottoscritto in ogni foglio ai sensi di legge, viene allegato al presente atto notarile e ne costituisce parte integrante e sostanziale. I ruoli e le quote societarie (dettagli e specifiche: in allegato) sono così definiti: - Gene Limalluna: direttore artistico, proprietario del capitale sociale della Castellibero Edizioni Srl per 49% (quarantanove percento); - Alberta Schierghe: segretaria generale, proprietaria per 15% (quindici percento); - Giandario Toscon: assistente legale, proprietario per 12% (dodici percento); - Giona Ricaglio: responsabile materiale, proprietario per 12% (dodici percento); - Flavio Foddotè: grafico, proprietario per 12% (dodici percento). I comparenti dichiarano che il termine della società è previsto in data 31 dicembre 2029, ed esonerano il sottoscritto dalla lettura degli allegati. I comparenti, in seguito alla lettura del presente atto, in parte scritto a mezzo di elaboratore elettronico da persona di mia fiducia sotto la mia direzione, in parte scritto a mano dal sottoscritto, riscontrato che il presente atto risulta conforme al loro volere e in linea con quanto stabilito in precedenti sedute, in mia presenza lo approvano e confermano e sottoscrivono.
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CAPITOLO 1 Antonio Cavalli, “L’intelligenza: forma e sostanza della qualità più sopravvalutata di sempre”
I cinque nuovi soci si alzarono dalle comode e larghe sedie, vispi e agili; come cinque molle cariche di tensione, scattarono in simultanea alle parole del notaio: «Signori, e signorina, è tutto per ora. Potete andare.» Ernesto Ruben Voltossi era anche lui, più per solennità che per fretta, già in piedi mentre finiva di chiudere il fascicolo, e si avvicinò alla porta per congedare formalmente i suoi clienti. Il suo orgoglio, gratificato dalla vista di quelle persone che attendevano in fila, smaniose di stringergli la mano, gli impedì di notare che l’ultimo dei cinque, il più distante dall’uscita, passò svelto dietro agli altri quattro soci; quindi, mentre il notaio fissava il suo sguardo sul visetto apparentemente timido e impacciato, ma ugualmente sorridente, della diciassettenne Alberta Schierghe, Giona Ricaglio si fiondò nel corridoio e poi giù per le scale dopo aver biascicato uno sbrigativo: «Buongiorno dottore, arrivederci.» Gene Limalluna si voltò verso la porta, vide Giona di schiena prendere le scale e sparire dalla sua vista, e arrossì tra l’incredulo e il furioso; si ricompose e, facendo finta di niente, ringraziò con un accenno d’inchino il notaio, l’espressione del quale rivelava un certo disagio sotto la maschera di cordialità con cui continuò a stringere mani e salutare. Gene uscì dall’ufficio e percorse il pianerottolo in preda allo sforzo di trattenersi dal correre. Ligio all’intimo dovere di non dare nell’occhio, sussurrò una bestemmia appoggiandosi al corrimano, e solo dopo due o tre scalini, sicuro di essere fuori dalla portata visiva del notaio, accelerò per quanto gli era possibile la discesa e raggiunse
6 l’imponente porta a vetri che dava su un cortile interno. Quasi sbatté il naso contro la porta chiusa, prima di premere il pulsante che si trovava nella parete di fianco a lui. La serratura scattò, e senza pensare che la sua voce grossa, anche se affannata per lo sforzo – fisico atletico? L’esatto contrario: il limite dell’obesità era a una distanza irrilevabile – potesse infilarsi per lo spiraglio, non ancora chiuso del tutto alle sue spalle, e rifare al contrario il percorso che il suo corpo aveva appena compiuto, risuonando all’interno dell’edificio, non appena si trovò all’aperto gridò: «Ma che cazzo ti prende? Dove scappi?» combattuto tra il desiderio di far percepire il pugno duro e autoritario del suo nuovo ruolo di direttore, e il timore di turbare, o peggio ancora, offendere un membro della sua squadra, evitò di sciorinare un sermone di rimprovero a Giona, il quale tenne vive le paure del suo capo – riassumibili in: “vuole tirarsene fuori” – esalando una densa boccata di fumo dalla sigaretta appena accesa. «Senti Gene, mi sono dichiarato pronto a eseguire i tuoi ordini, ma le cicche non me le togli per niente» disse calmo e definitivo Giona, magro come uno scheletro con un po’ di pelle ancora addosso, la schiena appoggiata a un muro e un ginocchio piegato in avanti con la scarpa a lasciare un’impronta sull’intonaco, come se lui stesso, consapevolmente, volesse imprimere un segno del suo passaggio, lui cuore di tenebra, in un quartiere altolocato. Gene si sentì confortato, ma allo stesso tempo la sua irascibilità riprese il sopravvento. Fissando le lenti scure degli occhiali di Giona disse: «Ma perché non hai salutato come si deve? Un minuto in più non resistevi? Quelli come il notaio bisogna tenerseli buoni, che non si sa mai, con l’avventura che stiamo per intraprendere» si bloccò di colpo, sentendo il suono metallico della porta, seguito dal pacato chiacchiericcio degli altri tre soci che uscivano. Per prima vide Alberta, la sorella minore di sua moglie, con cui scambiò un veloce sguardo d’intesa. Gene l’aveva già rassicurata che la sua minore età non avrebbe rappresentato un problema, e così infatti era stato. Con l’aiuto di Giona, aveva contraffatto un paio di documenti, aveva allungato centomila lire al notaio Voltossi – e
7 ripetuto più volte a questo di pronunciare in presenza di lei, al momento della lettura dell’atto di costituzione della società, l’anno esatto della nascita di Alberta, non quello retrodatato di dieci anni che risultava nelle carte che gli aveva fornito per le operazioni burocratiche ufficiali – e il gioco era fatto. «Ma che vuoi che gliene importi a quello» rispose Giona, voltando la testa dalla parte opposta a quella da cui stavano arrivando, sorridenti e carichi di ottimismo, Alberta, Flavio e Giandario, e incrinando così, con il suo nero cinismo, l’entusiasmo che Gene si stava impegnando di manifestare con il viso contorto in una smorfia stupida e le braccia allargate a imprigionare la giovane cognata in un caloroso e festoso abbraccio. «Gli sbatte il cazzo di stringere la mano a gentaglia come me, gode solo a intascare i nostri soldi per aver riempito di burocratese qualche foglio, e poi buttarli a puttane straniere mentre la moglie e i figli lo aspettano nella villettina con piscina, che andrei a pisciarci dentro subito se sapessi dove sta.» Il neonato staff della Castellibero Edizioni si spostò a piedi nel bar più vicino. Giandario Toscon si sfilò via la cravatta, viola con obliqui ricami di grigio, la piegò e se l’appoggiò sulle gambe. I suoi costosissimi occhiali da sole gli proteggevano gli occhi chiari e preservavano la pelle di quella fascia del volto dalle rughe, anche se la luce del sole era doppiamente attutita, lassù da banchi di nuvole bianche e lanuginose a forma di animali dai contorni tondi e pomposi, quaggiù dal telone che ricopriva l’area esterna di uno dei bar più rinomati e di classe del centro. Di sei tavolini in metallo, due erano stati affiancati dalla spontanea manodopera di Flavio e Giona; Giandario, senza alcuna avventatezza, solamente per spirito di cavalleria, aveva avvicinato una sedia e l’aveva offerta ad Alberta, il cui ringraziamento fu tanto flebile quanto il suo ideale femminista si era sentito offeso da quello sgarbo alla sua indipendenza. Gene si era attardato all’interno del locale; aveva ordinato una bottiglia di prosecco e cinque bicchieri, e mentre il gestore preparava il vassoio, si era riempito la bocca di patatine e la mano di arachidi
8 salate, cogliendole con bramosia e indelicatezza dalle tazzine allineate sopra il bancone. «Se è possibile anche qualche ciotola di questi, grazie. E qualche oliva?» aveva chiesto con tono retorico. «Certamente, arrivo subito» rispose il barista, rilanciando: «i signori desiderano anche delle tartine?» «No, a posto così» lo liquidò Gene, che rapido si era voltato per uscire: il suo sguardo famelico era stato attirato dai tramezzini, dai toast e dai paninetti esposti in una teca all’altro lato del banco; pur non essendo riuscito a mettere a fuoco i prezzi, il fatto che quelle “tartine” non fossero incluse nel servizio bastò a fargli declinare la proposta. Una volta fuori, Giona era già a metà di un’altra sigaretta. Il neo direttore artistico della Castellibero Edizioni gli lanciò un’occhiataccia che voleva essere un rimprovero nel vederlo fumare in presenza della sua, ancora adolescente, cognata e insieme un biasimo sorto da una domanda interiore, “ma quanti soldi spendi in sigarette?”, che non riuscì a formulare a voce alta perché battuto sul tempo dal pragmatismo di Giandario Toscon: «Allora, caro il nostro direttore, adesso che cominciamo a fare sul serio, vuole darci un veloce assaggio delle primissime strategie di mercato della sua nuova creatura?» Assaporando il suono di quelle parole, godendo dell’ebbrezza del sentirsi investito della formalità del “lei”, a Gene sfuggì un ampio e spontaneo sorriso di soddisfazione, dapprima sporcato e poi represso dall’urgenza di passarsi una mano sulla bocca per rimuovere alcuni fastidiosi granelli di sale che gli erano rimasti attaccati appena sotto il labbro inferiore. «Su, su, ci conosciamo dalla scuola, che non vi mettiate a darmi del lei adesso» ci tenne a precisare, pur nella piena coscienza della goliardia che stava a monte della frase appena pronunciata da un suo amico d’infanzia qual era l’avvocato Giandario Toscon. «Se preferisci il voi basta che lo dici» continuò lo scherzo Flavio Foddotè. «Innanzitutto vi chiedo qualche giorno di pazienza, entreremo nel nuovo ufficio a metà della prossima settimana. Giona si sta
9 occupando dell’energia elettrica e del telefono, c’era da cambiare l’intestazione delle bollette… sorvoliamo, non mi va di annoiarvi con questi dettagli noiosi di burocrazia spinta» disse Gene. Ma in realtà la burocrazia c’entrava ben poco. La sede della Casa Editrice era stata presa in affitto già da un paio di settimane; c’era anche un piccolo bagno, fiore all’occhiello di un’unità composta da tre piccole stanze che sarebbero servite da uffici per Gene, Alberta e Flavio. I contratti per le forniture di luce, acqua e gas erano stati disdetti dai precedenti affittuari, e Gene aveva promesso al proprietario, tale Rino Tito Lievi, che si sarebbe occupato lui stesso dei nuovi allacciamenti e dei pagamenti delle bollette, in cambio di un piccolo sconto sulle mensilità. Durante la fase di contrattazione per stabilire la quota d’affitto, Gene era riuscito a scoprire che l’addebito delle spese della nuova sede era congiunto a quello dell’abitazione del proprietario, situata al piano superiore della stessa palazzina. Fino a che non avessero acceso le luci e il riscaldamento, aperto il rubinetto o tirato lo sciacquone, il signor Lievi non si sarebbe accorto che Gene non aveva la minima idea di contattare le varie ditte erogatrici e fornire i suoi dati. Semplicemente, si era valso dell’abilità di Giona con i contatori: gli aveva chiesto di “direzionare”, ovvero far confluire, le spese dei suoi uffici, a turno, con rotazione periodica, sulle altre unità residenziali dell’edificio. Giona contava di portare a termine il suo gioco di prestigio per il lunedì successivo, martedì al massimo, potendo lavorare a questa truffa soltanto nelle ore centrali della notte. «Le strategie sono chiare, non posso assicurarvi al cento per cento che saranno efficaci sin dal principio» Gene si fece serio «perché come in tutti i settori è con l’esperienza che si migliora e si affina la tecnica, ma io e Alberta siamo molto fiduciosi, la dedizione non ci manca. Ovviamente il primo passo è la pubblicità, farci conoscere dai lettori e dagli scrittori; c’è da stringere accordi con le librerie, c’è da infiltrarsi nelle reti delle piccole, medie, e perché no, grandi distribuzioni… ma soprattutto, l’aspetto innovativo che sarà alla base e muoverà ogni sforzo della Castellibero…» «Scusate» lo interruppe il cameriere, appoggiando il vassoio con il vino, i bicchieri e gli stuzzichini nella porzione di tavolo opposta al
10 mezzo busto largo e massiccio di Gene. «Potrei avere un succo di frutta, al pompelmo, per cortesia?» chiese Alberta. «Ma un goccetto di vino puoi anche berlo» Gene sembrò farle una generosa concessione, attribuendosi un non richiesto potere di parente più adulto e responsabile per lei, che Alberta non gradì. «Non mi va, ora no» troncò lei, ampliando la sua spiegazione una volta che il cameriere se ne fu andato «per fare il vino industriale usano l’albume come filtro, e a me non va d’ingerire alcun alimento che derivi dallo sfruttamento animale.» «Ah bene, così sei vegetariana anche tu» saltò fuori Flavio mentre, la schiena piegata in avanti e il braccio posato sul bordo del tavolo, reggeva il bicchiere per farsi versare il vino da Giona Ricaglio, creando così un netto contrasto tra l’affermazione di Alberta e la sua. «No, tu sei vegetariano, e va benissimo» accentuò lei per non dare l’impressione di voler creare astio «ma io sono una vegetariana stretta, nel senso che nel mio regime alimentare, nella mia dieta, non rientrano latte, formaggi, uova e simili.» «Cari colleghi, ve l’avevo detto che la ragazzina è una tipa tosta» si mise di mezzo Gene, portando avanti un lavorìo di persuasione contro lo scetticismo di Giandario e Giona, i quali in precedenza, in occasione di alcuni incontri privati tra loro tre, non avevano mancato di manifestare il loro disappunto riguardo l’età della futura segretaria della Casa Editrice; Giandario aveva fatto valere le sue perplessità ponendo la questione sul piano legale, Giona invece faceva forza sulla necessità di avvalersi di persone mature e in grado di caricarsi di responsabilità nel proprio settore di competenza, di persone che all’occorrenza sapessero dimostrare: «polso e sangue freddo» così si era espresso. «Oppure si può dire anche “vegetaliana”, che è pure una parola simpatica, è usata in un libro che si chiama “Sette miliardi di vegetariani”, è del 1988, edito dalla Giannone Editore» specificò Alberta, pienamente sicura di sé. Flavio avrebbe voluto approfondire. Senza fissarla negli occhi e a voce bassa disse: «Ma mangi pochissime cose allora» considerazione fuori luogo che
11 non sfuggì alla diretta interessata, pur coperta dalla voce rotonda e impostata di Gene che ci teneva a far cadere, non dimostrando alcun interesse, il discorso del vegetarismo, per riprendere l’illustrazione del suo piano di mercato. «Allora, eravamo arrivati che mi mancava di esporvi l’ultimo punto delle strategie di lancio della nostra Casa Editrice. L’idea di fondo la devo proprio ad Alberta, e sono sicuro che la sua intuizione vi farà dimenticare all’istante il fatto che sia la più piccola, scusami, la più giovane dello staff, addirittura Giona ha poco più del doppio dei suoi anni» allargò un sorriso e fece una pausa per infilzare uno stuzzicadenti in un paio di tartine in un colpo solo. «Dai spara, Gene. Non tirarla lunga e non farmi sentire vecchio, che così mi stai mettendo l’ansia addosso» sbottò Giona, lasciando dubbi sulla serietà o meno della sua esasperazione. «Assoldare scrittori esordienti, sconosciuti, farci inviare i manoscritti, selezionare i più meritevoli, e metterli sotto contratto» disse, ripiombandosi poi, come poco prima, su due tartine infilzate su di un unico stuzzicadenti usato a mo’ di lancia. «E di nuovo, di innovativo, cosa ci sarebbe?» chiese Flavio. «Che saranno loro» stava per rispondere Gene, con lo stesso tono da banditore di prima; si bloccò, sembrò farsi piccolo nella sedia, ovviamente non riuscendoci per via della sua stazza, cosicché il suo incurvare le spalle, l’abbassare il capo e il mutare registro vocale, gli diedero un’aria più da cospiratore che da professionista, e riprese: «che saranno gli autori stessi a finanziare le loro opere; dalla stampa alla messa in commercio, ai nostri stipendi anche. La nostra abilità sarà di convincerli che hanno scritto dei capolavori.» «Fidatevi, questa sarà la parte più facile» s’intromise Alberta, sorniona. Gene riprese: «E che noi saremo orgogliosi di prostrarci ai loro piedi e farci cedere i diritti d’autore sull’opera e avviarli a una lunga e prosperosa carriera in campo artistico e letterario… e alla fine di questa ubriacatura di elogi, meritata, meritatissima, avanzeremo la proposta che sia lo scrittore stesso ad acquistare un certo quantitativo di copie del suo libro, che poi saranno le uniche che noi andremo a stampare effettivamente, per aiutarci a coprire le spese, e…» pausa per doppia
12 tartina «e chissà quanti altri stratagemmi possono saltare fuori, c’è da non dormirci la notte per quante formule possiamo trovare per convincerli a sborsare.» Giandario svuotò il bicchiere di vino e si allungò sulla sedia per impugnare la bottiglia. Da dietro le lenti scure non aveva smesso per un attimo di spostare lo sguardo dai volti di Flavio e Giona; lui qualcosa aveva già intuito del piano d’azione di Gene: aveva passato due giorni a rispondere alle telefonate di Gene Limalluna, che lo tartassava ogni ora per ottenere chiarimenti legali riguardo la validità di un contratto tra editore e autore, del genere che aveva appena – seppur vagamente – esposto a tutti. Gli chiedeva di informarsi sui codici e sulle leggi in materia di diritti d’autore, gli ripeteva le stesse domande, a volte esasperandolo e costringendolo a troncare in malo modo la conversazione per poter tornare alle pratiche a cui stava lavorando. Giandario Toscon era stato assunto da Gene con la garanzia della piena e immediata disponibilità in ogni momento. Dal punto di vista morale, le linee guida della neonata Casa Editrice non lo convincevano del tutto, ma quando Giona accennò a mettere in dubbio la buona riuscita della tattica di Gene, fu lui stesso a prendere la parola: «Ci sono già alcuni editori che lavorano così» lì per lì quella rivelazione dell’avvocato per Gene fu un colpo basso: pensava che la sua idea fosse originale, al pari di un’invenzione da brevettare al più presto per evitare che qualcun altro ci arrivasse prima di tutti e ne godesse di tutti i vantaggi. Ma vedendo che l’affermazione di Giandario aveva prodotto in Giona e in Flavio un effetto rassicurante, riscontrando – prima non poteva esserne certo – che Giandario appoggiava in pieno la sua iniziativa, e soprattutto ipotizzando che la frase di Giandario poteva non essere necessariamente veritiera, si rilassò e allargò le braccia, con le mani aperte e rivolte all’insù, in direzione del suo legale, con dipinta in faccia una soddisfazione definitiva e non più passibile di essere scalfita. ***
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SEI UNO SCRITTORE? HAI UN MANOSCRITTO NEL CASSETTO E NON SAI COME PUBBLICARLO? RIVOLGITI A NOI! La Castellibero Edizioni è alla ricerca di nuovi talenti da lanciare nel mercato editoriale italiano, ed è disponibile a valutare proposte inedite. Inviaci alcuni estratti della tua opera, le pagine che ritieni più significative, e se il nostro comitato di lettura riscontrerà nel tuo lavoro un potenziale artistico, ti chiederemo di spedirci l’intero manoscritto e ti proporremo un contratto che soddisfi le tue esigenze e ci permetta di valorizzare al meglio le capacità commerciali del tuo libro. Un’equipe di esperti si prenderà cura delle tue richieste e ti affiancherà in ogni fase di realizzazione, dall’editing all’impaginazione, dalla scelta della copertina alla pianificazione delle interviste. Cosa aspetti? Provare non costa nulla, noi e il tuo futuro pubblico siamo impazienti di leggerti! *** Avanzava un favore, Giona Ricaglio, ma mise subito in chiaro che non intendeva farsi fare tutto il lavoro gratis. Non era per tenersi ancora da parte un po’ di credito nei confronti di Virgineo Vanga, suo vecchio compagno di sbronze e fumate e piccoli furti, bensì per dimostrargli che nei loro rispettivi “affari” potevano contare entrambi, in caso di necessità, l’uno sull’aiuto dell’altro. «Tanta, tanta discrezione» la richiesta di Giona era solo quella, e Virgineo fu ineccepibile: cambiò la serratura della porta in piena notte, da solo, con pochissima illuminazione e senza fare rumore. La stanza che Giona voleva sfruttare, si trovava nell’interrato dell’edificio dove aveva sede la Casa Editrice. Anni prima era stata un garage, poi, in seguito a un allagamento, il proprietario precedente
14 aveva apportato delle modifiche alla pavimentazione e alla saracinesca, fissandola a terra e ricavandone una porta, cosicché ora fungeva da ripostiglio. A forza di tirare sul prezzo dell’affitto degli uffici, Gene Limalluna aveva rinunciato a quella stanza; di contro Rino Tito Lievi, il locatore, già pensava che non avrebbe avuto difficoltà ad affittare a parte, separatamente, quel magazzino. Lievi espresse a voce alta questo pensiero, dopo aver raggiunto l’accordo con Gene; il quale allora – già immaginando che Giona avrebbe sicuramente trovato un modo per aggirare l’ostacolo delle chiavi mancanti – chiese una particolare prelazione, una specie di privilegio, ovvero che il signor Lievi lo contattasse una volta trovato qualcuno interessato ad affittare quella stanza nel sotterraneo, in modo che a quel punto Gene avrebbe potuto riflettere se integrare l’affitto o meno. Rino Tito era pronto a opporsi, ma Gene Limalluna riuscì a strappare la stretta di mano conclusiva: lo abbindolò con parole come “migliori intenzioni”, lo persuase che era nel suo progetto fare del bene alla comunità, lo stordì in nome dell’utilità sociale della cultura, lo ubriacò assentendo che fosse da lodare a priori chiunque, alla propria maniera e secondo le proprie possibilità, si mettesse al servizio dell’arte. *** Da “La Tribuna di Treviso” del 23 aprile 1994. Occhiello: Tutto sui giovani: nasce la Castellibero Edizioni. Titolo: Nuova Casa Editrice a Castelfranco. Sommario: Gene Limalluna e il suo staff presentano il loro progetto culturale: «Innovazione, trasparenza, credibilità» per scoprire e lanciare scrittori di talento ancora sconosciuti. Un folto pubblico, tra cui numerosi giornalisti e addetti ai lavori, è accorso ieri alla libreria “Sei ciò che leggi” in corso 29 aprile per assistere al lancio ufficiale della Castellibero Edizioni, neonata
15 Casa Editrice che avrà sede nel cuore di Castelfranco Veneto. Gene Limalluna e il suo giovane staff, tra i quali spiccano l’artista Flavio Foddotè e l’avvocato Giandario Toscon, hanno illustrato con entusiasmo e ottimismo il programma e le linee editoriali alle quali presteranno fede per questa nuova avventura culturale. «Noi cinque, e penso anche i presenti» ha affermato il direttore artistico «condividiamo un’incontenibile passione per i libri, e la volontà della Castellibero sarà quella di promuovere la cultura e non lasciare che le nuove tecnologie si sostituiscano all’attività che più di ogni altra, da secoli, da millenni, arricchisce l’umanità, ovvero la lettura.» Editori giovani per scrittori giovani: potrebbe essere questo il motto della Castellibero (evidente il gioco di parole con il nome della città), dal momento che le idee e gli sforzi che hanno animato il discorso di Limalluna sembrano tutti direzionati alla scoperta di nuovi promettenti autori da lanciare nel panorama letterario nazionale. «Ciò che vogliamo ci contraddistingua» ci ha spiegato Giandario Toscon, il quale si occuperà di tutti gli aspetti legali della nuova azienda «è creare una sinergia autentica e completa tra noi e i futuri scrittori, coinvolgendoli da subito in ogni fase della creazione del loro libro. Non tutti sapranno che non basta scrivere un capolavoro perché questo diventi tale, ma è necessario impegnarsi a fondo per proporlo al grande pubblico e impedire che un buon libro passi inosservato.» A completare l’equipe di questa “famiglia editoriale” come ha voluto più volte descriverla Gene Limalluna, ci saranno Alberta Schierghe e Giona Ricaglio, anche loro decisi a impegnarsi al massimo per dar vita a un punto di riferimento per la cultura del trevigiano e non solo. *** «Certo, sto prendendo un appunto proprio in questo momento» disse Alberta Schierghe, mentre finiva di passarsi lo smalto nero in una mano, inebriata dall’odore di quel liquido denso e chimico.
16 «Ne parlerò con il direttore appena esce dalla riunione… si figuri se è un problema inserire una dedica, sono la segretaria e ricevo uno stipendio fisso appunto per occuparmi di queste faccende… le ripeto: no, non è un problema… le assicuro che questo è il nostro metodo standard di lavoro, i nostri clienti, cioè mi perdoni, volevo dire i nostri autori… ho avuto un lapsus perché prima della sua ho ricevuto una lunga telefonata da parte di un nostro fornitore… le stavo dicendo insomma, che i nostri autori sono pienamente soddisfatti del nostro, diciamo così, trattamento nei loro confronti, alcuni chiamano anche solo per ringraziarci della disponibilità e della gentilezza. Già, sì, la dedica… il contratto, una volta firmato, non è che sto qua a nasconderglielo, non si tocca più, ma su questi dettagli non siamo pignoli. Il libro non va in stampa fino a che non è impaginato e non abbiamo elaborato una copertina che, come da contratto, necessita della sua approvazione… vuole che rilegga la dedica? Allora, lei la scandisca bene in ogni parola, lentamente così non ci sbagliamo, e io controllo se l’ho trascritta giusta come vuole lei…» A quel punto della telefonata Gene aprì la porta del suo studio, si affacciò sulla soglia bisbigliando per catturare l’attenzione di Alberta, e quando questa sollevò lo sguardo dagli ultimi ritocchi di nero che si stava dando all’anulare, sempre tenendo il ricevitore incastrato fisso tra spalla e orecchio, le chiese a bassa voce: «Tonio Cavalli?» arcuò esageratamente le labbra, esprimendo il tono interrogativo con gli occhi sgranati. Alberta socchiuse i suoi annuendo, e al cenno di preoccupazione di Gene, il volto assonnato di chi ha provato a dormire su una sedia d’ufficio senza riuscirci, rialzandosi più rincoglionito di prima, gli comunicò che non c’erano problemi di nessun tipo, rimettendo il pennellino nella boccetta e mostrandogli il pollice all’insù della mano non ancora smaltata. «Perfetto dottor Cavalli, non si preoccupi. Nei prossimi giorni ci faremo vivi e la contatteremo per un riscontro sulla copertina e per tenerla al corrente su tutti gli sviluppi. Buona giornata a lei dalla Castellibero Edizioni. Salve, salve.» «Tutto bene?» la assalì Gene, scattando, per modo di dire vista la sua propensione pari a zero per i movimenti veloci, verso la scrivania
17 non appena la ragazza mise giù il ricevitore. «Benissimo, voleva solo inserire una dedica, continuava a scusarsi dicendo di essersene dimenticato quando ci ha inviato il manoscritto, e anche quando ha firmato il contratto che ha spedito questa mattina» rispose Alberta sventolando la mano con le unghie nere per farle asciugare, tenendo le dita distanziate il più possibile l’una dall’altra «ma di cosa parla il suo libro?» «Mah, non l’ho ancora capito» rispose Gene, stropicciandosi gli occhi e andando verso il bagno «ne ho letto qualche riga a caso per vedere se la grammatica era a posto» entrò nella stanza lasciando la porta aperta. «Prima mi ero messo a leggerlo, ma poi mi è venuto un sonno infernale» aprì il rubinetto «sono un centinaio di pagine in A4 piene, meglio se chiami Flavio e gli dici di passare domani» si buttò acqua fredda sul viso e si asciugò, prima di concludere: «Digli che qualche pagina se la becca anche lui, non mettergliela giù così ovviamente, digli che per realizzare un disegno in linea con il testo almeno dieci pagine se le deve leggere, digli che comunque dopo gli faccio il riassunto.» «E pensi di riuscire a finirlo per domani?» gli chiese Alberta. «Stasera vedo Giona e mi faccio aiutare» rispose Gene, l’espressione del viso a segnalare che già si era messo a pensare ad altro. «Certo che nell’annuncio io l’avevo scritto chiaro e tondo che bastavano poche pagine» disse lei assorta. «Forse è da correggere quel passaggio, non so, specifica quattro o cinque pagine, aggiungi un punto esclamativo, scrivi che non saranno presi in esame manoscritti completi… no, questo no… inventati qualcosa, tu che sei brava con le parole» suggerì lui, poco propenso a spremersi per trovare la soluzione. «Così non t’interessa proprio leggere dall’inizio alla fine ciò che pubblichi?» provò a insistere Alberta. «Che pubblichiamo, siamo una squadra» la corresse lui, alzando l’indice verso di lei «a me basta controllare che non ci siano strafalcioni grammaticali, poi va bene tutto… a proposito» si fermò sulla porta del suo ufficio «dieci pagine le leggi anche tu, te le porto subito.
18 *** Egregio illustrissimo dottor Cavalli Tonio, Lei non può immaginare la gioia e la vivacità che mi animano nel comunicarLe che il nostro attento e scrupoloso comitato di lettura e selezione opere, ha espresso all’unanimità il proprio giudizio favorevole in merito alla pubblicazione della Sua squisita opera “L’intelligenza: forma e sostanza della qualità più sopravvalutata di sempre”, ritenendola adatta all’inserimento nel nostro catalogo. Ad amplificare i miei ringraziamenti per averci accordato la Sua fiducia e a far risaltare il mio entusiasmo, non Le nascondo gli sforzi e l’impegno in cui mi sono prodigato per far sì che il Suo volume fosse la nostra primissima uscita in assoluto. Pertanto, i nostri responsabili dell’area commerciale, in sinergia con il nostro consulente legale, l’avvocato Giandario Toscon, persona seria e affidabile con cui avrà modo di relazionarsi per qualsiasi chiarimento, hanno stipulato un contratto di accordo editoriale che La invito a esaminare e a spedirci firmato (delle due copie che troverà nella busta, una è per Lei) ove ogni articolo soddisfacesse le Sue esigenze. Con stima e ammirazione, nonché con un’innocua punta d’invidia per la sua penna fluida e la sua mente eccelsa, Le porgo i miei più calorosi complimenti e i miei più cordiali saluti. Gene Limalluna *** CONTRATTO DI EDIZIONE In duplice copia originale di scrittura privata; tra Castellibero Edizioni Srl, avente sede a Castelfranco Veneto (TV) in via Garibaldi, 9, nella persona giuridica del suo direttore artistico Limalluna Gene, di seguito indicato come: EDITORE, e: dottor Cavalli Tonio, nato il 19 settembre 1951 a Siena, di seguito
19 indicato come: AUTORE; premesso che: il dottor Cavalli Tonio dichiara di essere l’AUTORE dell’opera dal titolo: “L’intelligenza: forma e sostanza della qualità più sopravvalutata di sempre”, di seguito indicata come: OPERA, e che è sua incondizionata e volontaria intenzione cedere all’EDITORE i diritti di pubblicazione, diffusione e commercializzazione relativi all’OPERA testé menzionata nel comune interesse delle parti. Premesso e accettato quanto precede, si conviene e si stipula quanto segue: ARTICOLO 1 – DURATA DEL CONTRATTO L’AUTORE, agente per se stesso, suoi eredi e aventi diritto a qualsiasi titolo, con il presente contratto cede all’EDITORE i diritti d’autore, di edizione, di pubblicazione e di vendita, validi in Italia fino al 31 dicembre 1996, relativamente all’opera dal titolo, concordato tra le parti: “L’intelligenza: forma e sostanza della qualità più sopravvalutata di sempre”. A decorrere dalla data riportata in calce fino al 31 dicembre 1996 l’EDITORE si assume l’obbligo di stampare e pubblicizzare l’OPERA senza vincolo di esclusiva, in modo che l’AUTORE non risulti vincolato e sottomesso all’EDITORE per ogni frammento dell’OPERA. Il presente contratto ha validità immediata e si rinnoverà con tacito consenso bilaterale ogni due anni, salvo preventiva disdetta di una delle due parti, la quale disdetta dovrà essere comunicata per iscritto a mezzo Raccomandata con Ricevuta di Ritorno con un anticipo non inferiore ai 2 (due) mesi sulla data di scadenza. L’AUTORE dichiara consapevolmente di essere l’unico ed esclusivo proprietario dell’OPERA e di stipulare liberamente il presente contratto. L’AUTORE si fa garante formale del pacifico godimento dei diritti ceduti e nega che la pubblicazione della sua opera possa comportare l’accusa di plagio e leda in tutto o in parte diritti editoriali di parti terze.
20 ARTICOLO 2 – DATA DI PUBBLICAZIONE E ASPETTI MATERIALI L’EDITORE si assume l’onere di dare alle stampe l’OPERA tassativamente entro e non oltre il 28 giugno 1994. Il prezzo di copertina (vendita al pubblico) è fissato preventivamente in lire 16˙000 (sedicimila); dimensioni: 10 cm x 18 cm, almeno 130 pagine (stimate), copertina plastificata a colori, carta avorio da 90 grammi, rilegatura in brossura. L’EDITORE si fa carico di tutte le spese di editing e di correzione bozze dell’OPERA; qualsiasi modifica significativa sarà sottoposta all’AUTORE per presa visione e accettazione. L’immagine di copertina verrà ideata e realizzata da un valentissimo artista, collaboratore interno e consocio della Castellibero Edizioni Srl, il quale si impegna a proporre e a far visionare all’AUTORE non meno di 3 (tre) bozze visive; l’AUTORE si impegna a decidere e scegliere nei tempi concordati con l’EDITORE quella che riterrà più idonea alle caratteristiche della propria OPERA; seguirà elaborazione e completamento da parte del summenzionato operatore addetto agli aspetti grafici della Castellibero Edizioni Srl. La tiratura della prima edizione consisterà in 250 (duecentocinquanta) copie. Qualora l’EDITORE lo ritenesse necessario, e congruo alle esigenze di mercato, il numero minimo della prima edizione è suscettibile di variazione, tenendo conto delle non prevedibili richieste di distributori e librerie. ARTICOLO 3 – COMPENSO ALL’AUTORE L’EDITORE corrisponderà all’AUTORE il 10% (dieci percento) del prezzo di copertina per ogni copia effettivamente venduta. Ogni altra pretesa economica sarà da valutarsi e formalizzarsi al di fuori del presente contratto. Dalla sommatoria del compenso sono da escludere le copie scontate acquistate volontariamente direttamente dall’AUTORE. Il compenso sarà riconosciuto e versato all’AUTORE in seguito al rendiconto annuale, il quale si chiuderà il 31 dicembre di ogni anno. Tale
21 rendiconto verrà inviato all’AUTORE entro il 19 marzo di ogni anno successivo e dovrà essere restituito con firma originale entro il 1 aprile per presa visione e approvazione. Il compenso, al netto delle relative ritenute fiscali imposte dalla legge, sarà corrisposto all’AUTORE entro, e non oltre, il 26 maggio di ogni anno. ARTICOLO 4 – SPESE DI PUBBLICAZIONE Sono interamente e inderogabilmente a carico dell’EDITORE tutte le spese relative alla pubblicazione e alla commercializzazione dell’OPERA. ARTICOLO 5 – NATURA FIDUCIARIA DEL CONTRATTO Quanto redatto e sottoscritto nel presente contratto ha completa natura fiduciaria. Tra le parti sussiste il completo accordo a mantenere la più assoluta riservatezza su tutto il suo contenuto. ARTICOLO 6 – PROMOZIONE DELL’OPERA L’EDITORE si impegna a organizzare uno o più eventi di pubblicità e promozione dell’OPERA presso la città di residenza (e non solo) dell’AUTORE, con particolare privilegio per librerie, biblioteche, circoli culturali e altri siti adatti alle finalità di divulgazione dell’OPERA e interessati a ospitare l’evento. Tutti i comunicati stampa sono prerogativa dell’EDITORE, che se ne assume le spese. Le medesime condizioni sono da ritenersi valide anche per l’invio di schede promozionali ai massimi esperti e critici operanti nel mondo dell’editoria, con particolare attenzione a quelli fra costoro che godono di utili agganci con giornali, radio, riviste specializzate, emittenti televisive ecc. L’AUTORE si dichiara disponibile a eventuali interviste e/o a presenziare a eventuali conferenze, concorsi, dibattiti ecc. aventi come tema di discussione uno o più argomenti trattati nell’OPERA.
22 ARTICOLO 7 – ACQUISTO COPIE LANCIO Con la sottoscrizione del presente contratto l’AUTORE si impegna all’acquisto di 101 (centouno) copie dell’OPERA come incentivo e spinta iniziale per il successo del proprio libro, così come l’EDITORE si prende carico delle spese di vendita delle opere tramite gli influenti canali distributivi di cui si avvale la Castellibero Edizioni. L’EDITORE riconosce e concede all’AUTORE uno sconto del 20% (venti percento) sul prezzo di copertina relativamente alle 101 copie che questi acquisterà, ovvero: lire 12˙800 (dodicimilaottocento) cadauna, per un totale di 1˙292˙800 (unmilioneduecentonovantaduemilaottocento) lire iva inclusa. Tale acquisto, imprescindibile per il buon esito della riuscita del progetto editoriale, sarà formalizzato nella maniera che L’AUTORE riterrà più congrua (contanti, assegno circolare, contrassegno al momento della consegna ecc.), previo accordo verbale con l’EDITORE. Letto, approvato e sottoscritto Castelfranco Veneto, Siena, li 14 maggio 1994 L’AUTORE
L’EDITORE
Firma
Firma ***
Mentre Giona leggeva, spostando le gambe a intervalli regolari e scomponendosi nelle posizioni più comode possibile che la poltrona in finta pelle gli offriva di sperimentare, Gene stava assopito sul divano, più di là, nel sonno, che di qua; e Giona, ogni volta che il respiro del suo capo prendeva corpo e diventava russare, provava gusto a far sventolare i fogli per disturbarlo, più che per farlo smettere. «Allora Gene» attaccò dal nulla, con il tono di chi sta portando a
23 termine una conversazione, e continuò dando per scontato che il suo interlocutore fosse desto e pronto ad ascoltarlo, senza concedergli neanche un secondo per riprendere un contegno minimo, una posa anche lontanamente professionale, o la cognizione di trovarsi a casa sua nel pieno della notte in compagnia di un amico e non di un intruso malintenzionato, come invece sembrò far trasparire il panico con cui Gene aprì gli occhi di scatto e si mise seduto. «Vuoi dirmi che davvero di tutti i manoscritti che sono arrivati questo è il migliore? Tu vuoi sul serio togliere la verginità alla Casa Editrice con una roba così?» Gene aveva ascoltato le domande di Giona a testa bassa, il suo pacchiano orologio d’argento segnava le undici e tre quarti e lui faticava a spiegarsi perché si trovava vestito, sul divano e con davanti il brutto muso di Giona Ricaglio, invece che a letto, in mutande, con sua moglie di fianco. «Cosa intendi quando… ohilà Giona, cosa non ti convince nel particolare…» non riuscì a finire la frase, aveva afferrato il perché della situazione quando Giona si era sfilato gli occhiali da lettura e aveva preso a rispondergli: «Ma, a parte che il saputello qui» voltò i fogli e avvicinò la testa alla prima pagina «l’egregio dottor Cavalli Tonio dei miei coglioni, usa un lessico che i comuni mortali certe parole non le hanno neanche mai sentite nominare, per non parlare di certe frasi chilometriche che ci si perde il filo e tocca rileggerle da capo; è roba buona, è forte, ma mi aspettavo partissimo con un romanzo, o al massimo con una raccolta di racconti; narrativa insomma. Che non sia un azzardo?» chiese. «È a letto mia moglie?» si preoccupò Gene, voltando il capo verso la zona della casa immersa nel buio della notte. «Ma sì, è passata che stavi ronfando da un pezzo, mi ha detto di dirti di non fare rumore quando vai a buttarti» rispose Giona agitando una mano a scacciare una mosca immaginaria. «L’ha letto Alberta, o Giandario?» «Sì certo, a loro è piaciuto. Erano, oserei dire, entusiasti nella loro pacatezza solita» si mise al riparo Gene «comunque degli altri se ne salvano pochi, degli altri manoscritti intendo: se in due pagine ci
24 sono cinque errori di grammatica e cinque di battitura, tanti saluti. Va bene pubblicare tutto, ma gente che la terza media deve averla comprata a peso d’oro, per carità di Dio.» «Quale Dio?» ribatté Giona più d’istinto che per irritazione. «No, dicevo per carità, nel senso, non ci si può affidare…» aveva abboccato Gene, ma il suo socio lo bloccò alzandosi in piedi e sbuffando: «Lascia stare, vado che siamo cotti entrambi, è tardi e ho strada da fare.» «Un attimo, da’ un’occhiata qui» lo richiamò Gene, rovistando tra il caos di fogli e foglietti e libroni e libricini sparpagliati sopra il tavolo di vetro che li divideva. Dopo un minuto, o poco più, di ricerche trovò uno dei fogli che cercava, soddisfatto a metà. «Manca il primo, cazzo» imprecò «intanto leggi qui, è la copia del contratto. L’ha redatto Giandario, a me pare un capolavoro.» Giona lo guardò di sfuggita, non represse una smorfia di disgusto e lo consegnò di nuovo a Gene in un lasso di tempo minore a quello che questi aveva impiegato per trovarlo. «Lasciami fuori da queste melme legali, ti metto su un climatizzatore per ogni stanza che abbiamo in sede senza che devi sborsare due lire, ma per favore non darmi da leggere ‘ste cose, mi sale la nausea da far invidia a Sartre.» Gene allora si alzò e accompagnò Giona alla porta, la sigaretta già tra indice e medio, deluso dal fatto che il suo amico non avesse sommerso di elogi l’opera che avrebbe dato il via alle pubblicazioni della Castellibero, ma compensando tale delusione con l’apprezzamento per l’indifferenza di Giona verso quell’aspetto che, in fin dei conti, costituiva le fondamenta su cui la Casa Editrice si sarebbe eretta. ***
25 Da “L’intelligenza: forma e sostanza sopravvalutata di sempre”, di Tonio Cavalli.
della
qualità
più
[…] Capitolo II: Attributi dell’intelligenza 2.1 Introduzione Dopo esser giunti, nel primo capitolo di questo trattatello, alla conclusione che le migliori condizioni ambientali per poter sviluppare l’intelligenza di un individuo, riconducono tutte inequivocabilmente all’autoaffermazione, prendendo come asintoto irraggiungibile questa pratica ideale, ma senza per questo dichiarare privi di efficacia e dunque sconsigliare apertamente quei tentativi che a questo asintoto maggiormente si avvicinano, tentiamo ora di stabilire e definire quali sono gli attributi che determinano che una persona possa dirsi intelligente. Come già accennato nel prologo di questo breve saggio, a dispetto della parola in sé e della sua etimologia (vedi pg. 5 e seguenti), l’intelligenza non è questione puramente intellettuale. Le sfere d’influenza, i campi di attinenza, o meglio ancora, i macroinsiemi entro cui ripartire gli attributi dell’intelligenza sono fondamentalmente cinque: - Conoscenza - Capacità di ragionamento - Doti caratteriali - Fisicità - Estro artistico Procediamo con ordine. Prima di analizzare nel dettaglio questi gruppi, tracciarne le caratteristiche e tentare di stabilire e descrivere l’importanza di ogni singolo aspetto, e in assoluto e in relazione con tutti gli altri aspetti, ci riserviamo di premettere che l’elenco definitivo dei particolari attributi dell’intelligenza, che scaturirà alla fine di questo capitolo, non potrà essere considerato esaustivo. Inoltre, per una più accurata definizione dell’importanza della
26 relazione e dell’equilibrio tra i cinque macroinsiemi che vado di seguito ad analizzare, rimandiamo il lettore al capitolo III. 2.2 Conoscenza A differenza di quanto il lettore avrà voluto indovinare, non ci dilungheremo qui in un rigido e schematico sezionamento delle diverse aree dello scibile umano. Un’istintiva e già utile distinzione può essere la classica separazione in: - Materie umanistiche; - Materie scientifiche. Laddove sarebbe ridondante spiegare ed enumerare le une e le altre; piuttosto, ci preme individuare un ulteriore tipo di classificazione, meno scontato e per nulla banale né, lo si vedrà più avanti, infruttuoso: - Bagaglio culturale; - Sete di sapere. Per bagaglio culturale è da intendersi semplicemente e freddamente il totale d’informazioni acquisite, impresse e immagazzinate dal nostro cervello. La memoria qui gioca un ruolo fondamentale, per questo vi ho dedicato un capitolo a parte, non a caso l’ultimo (non considerando un capitolo vero e proprio le conclusioni). Anticipando un tema che sarà affrontato in maniera approfondita più avanti, fissiamo subito l’idea che anche la memoria va allenata, per far sì che l’attributo specifico qui denominato “bagaglio culturale” assuma la forma di un pozzo da cui poter attingere in ogni momento e in qualsiasi situazione, una risorsa la cui vastità – la cui profondità, per reggere la metafora – sarà direttamente proporzionale alla capacità di far emergere precise conoscenze. Altrettanto importante, senza bastare, per definire l’intelligenza, è quell’attributo che ho chiamato sete di sapere: ho voluto usare un verbo proprio rendere più solido il carattere attivo di questo attributo. Uno dei più grandi limiti per la prosperità e il progresso della specie umana sarebbe accontentarsi, sarebbe credere che oltre una certa età, indicativamente quanto sommariamente la fine della carriera
27 scolastica, non si possa continuare ad arricchirsi, a leggere, vale a dire a studiare, a informarsi, dovendosi di contro bloccarsi e mettere in pratica le competenze acquisite nei primi quindici, diciotto, o venti e più anni della propria vita. Leggere: a fatica riusciamo qui a trattenerci dal divagare, convinti che mai abbastanza saranno sottolineati ed esaltati il valore, il potere e la potenza della più preziosa tra le attività umane, appunto: la lettura. Si vedrà tra poco, se il lettore non si annoierà prima di queste umili teorizzazioni, come in età avanzata, quando la tirannia del tempo avrà affilato gli artigli del suo dispotismo, quando la formazione della propria personalità sarà completa e solida come un macigno, quando il fisico comincerà ineluttabilmente a manifestare sempre più allarmanti sintomi di cedimento, quando le creazioni d’arte saranno più difficili da concepire e/o da realizzare, in ultima analisi quando tutti gli attributi dell’intelligenza saranno lenti e naturalmente frenati nel loro sviluppo, la lettura costituirà un’ancora di salvezza irrinunciabile, un porto sicuro ove attraccare nella tempesta, un comodo riparo dal diluvio finale che renderà la morte arcobaleno. […] Capitolo V: Limiti allo sviluppo dell’intelligenza 5.1 Introduzione Fin qui abbiamo osservato e studiato l’intelligenza trattandola al pari di una pianta che nasce e cresce, ci delizia con i suoi fiori e ci nutre con i suoi frutti. E come una qualsiasi pianta, allo stesso modo di ogni altro organismo vivente, sia esso vegetale o animale, pure l’intelligenza può essere soggetta a fattori negativi che ne limitano lo sviluppo. Abbiamo già spiegato, in precedenti passi, perché vengono esclusi da questa trattazione tutti quegli aspetti genetici che, indipendentemente dal poter essere considerati o meno un limite naturale e non modificabile all’intelligenza di una persona, riteniamo rilevanti in
28 misura minima se non nulla. Cogliamo l’occasione per ribadire qui la nostra ferma condanna a quelle teorie, per altro esposte in termini incomprensibili ai più, poggianti su basi non dimostrabili scientificamente o per mezzo di altra metodologia sicura e non fuorviante, atte a suscitare approvazione nel grande pubblico, presentandosi come scoperte sensazionali quando non sensazionalistiche, clamorose e appetibili, quelle teorie, dicevamo, che trattano l’uomo come un congegno meccanico freddo, inanimato e insensibile. Noi voltiamo la testa dall’altra parte quando sentiamo pseudo scienziati o sedicenti intellettuali innalzare come totem incontrovertibili nozioni quali DNA, eredità genetica, configurazioni innate e via discorrendo. Voltiamo la testa, sì, che smontarle e denigrarle lo riteniamo uno spreco di tempo. 5.2 Tutto ciò che è altro dall’uomo Raffreddiamo quindi la nostra indignazione per l’ignoranza di alcune menti che fanno, il più delle volte ma non sempre senza volerlo, il male del genere umano, e promettiamo al lettore che presto l’assenza, o la negazione, dell’intelligenza, ovvero l’ignoranza, verrà analizzata, all’interno di questo capitolo, come il più grave e pericoloso dei limiti allo sviluppo dell’intelligenza. È giunto, infatti, il momento di argomentare le due cause principali che concorrono quotidianamente al regresso delle facoltà mentali e fisiche di un essere umano. In base alla loro natura, rispettivamente interna ed esterna nei confronti dell’animo umano, si possono individuare i seguenti limiti: - religione/i - sovrannaturale Innanzitutto chiediamo venia al lettore per la convenzionalità e l’eccessiva genericità delle parole usate; confidiamo che tempestivi chiarimenti offriranno un quadro assai dettagliato di ciò che intendiamo. Nella classe “religione/i” vogliamo includere tutte quelle credenze, diciamo pure superstizioni, che coinvolgono direttamente, chiamano
29 in causa, ci sia permesso: infangano, sviliscono e imbruttiscono, la spiritualità dell’animo umano. Per “sovrannaturale”, invece, è da intendersi tutto ciò che non dipende dall’uomo e si pone in piani superiori di potere e di volontà. I più intuitivi obietteranno immediatamente quanto sia fragile la distinzione tra le divinità da una parte e mostri, alieni, maghi ecc. dall’altra. Affrettiamoci dunque a scandagliare gli abissi più torbidi e nefasti della fantasia umana. […] L’ampia bibliografia in calce a questo libretto è dunque da considerarsi parte integrante, oltre che stimolo all’approfondimento, degli argomenti trattati. In merito al punto di arrivo, alla conclusione finale, alla somma dei vari capitoli, ovvero l’affermazione cui anche qui, nuovamente, dedichiamo un’intera e singola riga a caratteri maiuscoli come ci siamo promessi e impegnati di fare ogni volta che la usassimo: L’INTELLIGENZA È SOPRAVVALUTATA Va letta in un’ottica che non lede o svilisce, bensì fortifica e amplia esponenzialmente il peso specifico relativo a valori propri dell’uomo quali abbiamo definito essere la solidarietà, l’onestà, la sincerità e l’accettazione del diverso che si applicano verso il prossimo, identificando questo “prossimo” con ogni creatura vivente, dotata di sentimenti e suscettibile di emozioni: un’ottica che è lungi da quell’errore metodologico che vuole identificare l’intelligenza con le pure e asettiche qualità intellettuali di un individuo. […] ***
30 La bicicletta di Alberta correva veloce intorno alle mura della città. Aveva sperato di trovare qualche semaforo rosso per tirare dritto e farsi travolgere, ma la fortuna quel giorno non si fece trovare pronta a esaudirla. Aveva desiderato anche che in quell’ultimo mese qualcuno avesse notato che i suoi abiti erano sempre neri: in lutto per la morte di Kurt Cobain, la sua voce rabbiosa nelle cuffie del walkman le avrebbe coperto i rumori molesti di clacson e stridio di frenata improvvisa, per coglierla impreparata e inconsapevole all’impatto. A dire il vero, non era molta la differenza con il suo abbigliamento abituale precedente a quel tragico 5 aprile: baudelairianamente in lutto con il mondo. Quando arrivò alla sede stava pensando che ogni volta che moriva un cantante famoso gli sciacalli discografici ne godevano per il botto delle vendite di dischi, per le entrate extra dovute ad articoli sulle riviste di musica, ai passaggi delle canzoni nelle radio, ai videoclip su MTV. Lanciò la bicicletta contro il muro, girò l’audiocassetta per farla ripartire prima di aprire il portone. Ancora, un’ultima volta, salendo lentamente gli scalini: «Serve the servants.» Gene Limalluna aveva convocato una sorta di assemblea straordinaria; nonostante avesse sottolineato a tutti l’importanza di quella riunione, soltanto Flavio Foddotè era arrivato in orario. Dopo un quarto d’ora di silenzio, con il direttore immerso in una lettura casuale, svogliata e distratta di alcuni passi del saggio sull’intelligenza di Tonio Cavalli, il grafico della Castellibero chiese il permesso di parlare e, ricevuta l’attenzione di Gene, disse: «Ho qui tre schizzi per la copertina, vuoi vederli?» con le mani che, ancor prima del benestare di Gene, si erano messe a sganciare l’elastico del suo blocco di disegni. «Ma scegli pure tu quella che preferisci, sono sicuro che sono ottime tutte e tre» lo liquidò Gene. «Sia così» fu preso in contropiede Flavio. Dopo alcuni istanti trascorsi a riassestare i pensieri, riprese: «Però è una responsabilità alquanto grossa, bisogna vedere se gli altri
31 soci sono d’accordo.» «Vedrai che lo sono» lo troncò di netto Limalluna, con un sorriso forzatamente ampio che si augurava fosse convincente. Gene non aveva tenuto conto dell’amor proprio di Flavio, il quale era convinto che la discussione per la scelta della copertina, sarebbe stata il punto cui dedicare più tempo all’ordine del giorno. Infatti egli non si lasciò scoraggiare e tentò di riprendere il discorso: «Ti ringrazio per la fiducia ma da contratto è l’autore che…» non poté continuare che Gene sollevò per l’ennesima volta il viso e mutò radicalmente espressione: da comprensivo e paziente, d’un tratto, al sentir nominare la parola “autore”, i suoi lineamenti si piegarono in aggressività e repulsione. «Aspettiamo gli altri, sono sicuro che saranno qui a momenti, d’accordo Flavio?» Un’ora più tardi, durante la quale almeno Alberta si era resa disponibile a dare un’occhiata alle tavole di Flavio, con l’arrivo di Giandario Toscon la riunione poteva cominciare. «Ho qui il contratto firmato, il versamento è stato effettuato una settimana fa» esordì Gene fissando i suoi occhi carichi di tensione su Giona Ricaglio, l’unico tra i presenti a non dimostrare alcun interesse, intento a fumare senza badare a quello che Gene aveva da dire. «C’è una nota dolente che non so come comunicarvi. Giandario ha già eseguito le verifiche del caso, il libro uscirà a suo nome perché… il vero autore, Tonio Cavalli, è deceduto ieri in un incidente domestico non meglio specificato.» Giona volse per un attimo il suo sguardo verso Giandario, quindi verso Gene. Nessuno avrebbe potuto dire se aveva ascoltato o meno, tanto che l’unica parola che spezzò il silenzio creato da quella notizia venne dalla voce tremula di Flavio: «Dunque?» «Dunque signori, non c’è nessun problema, nessun inconveniente. Come dedica di apertura del saggio citeremo il professor Cavalli e la sua visionaria saggezza, tesseremo qualche lode di sfuggita in modo da giustificare un collegamento tra la Castellibero e il libro che, d’ora in poi, possiamo considerare a tutti gli effetti come il libro di
32 Giandario. Lo presenteremo proprio a Siena, ne abbiamo da vendere… quante copie, Giona?» chiese il direttore, come un maestro che di colpo interroga un alunno distratto per richiamarlo all’ordine. «Cento, no, centouno. Ho fissato la stampa per martedì prossimo, sono passato prima di venire qui, volevo appunto dirvelo, è per questo che ero in ritardo» comunicò Giona precipitando dalle nuvole, sciogliendo ogni dubbio su quanto fosse partecipe e interessato al lavoro della Castellibero. *** Da “Il corriere di Siena” del 26 maggio 1994 Titolo: Cerimonia intima per l’ultimo saluto al prof. Cavalli Erano in pochi a onorare la memoria del professor Tonio Cavalli, deceduto una settimana fa nella sua abitazione apparentemente per cause naturali. Soltanto i familiari più stretti hanno assistito alla breve cerimonia svoltasi nella dimora del prof. Cavalli, il quale aveva da poco, e non senza sorpresa, abbandonato la carriera dell’insegnamento di sua spontanea volontà. Nonostante gli atti ufficiali parlino di morte naturale e non dovuta a un incidente domestico, un nipote del defunto (la cui identità ci è stato chiesto di mantenere anonima) sembra sollevare qualche dubbio, alludendo a uno squilibrio psichico come motivo principale del decesso: «Negli ultimi mesi con lui era impossibile il dialogo, scriveva giorno e notte, voleva lasciare dietro di sé un segno del suo passaggio, una specie di testamento, diceva, ma forse farneticava. Non riesco a stabilire quanto fosse attendibile nei suoi ultimi giorni di vita» ha dichiarato. Se non un vero e proprio testamento, di sicuro un omaggio alla memoria del professor Tonio Cavalli, spentosi all’età di soli 42 anni, si può considerare il saggio “L’intelligenza: forma e sostanza della qualità più sopravvalutata di sempre”, edito dalla Casa Editrice
33 veneta Castellibero e che verrà presentato nelle prossime settimane nella Biblioteca Comunale degli Intronati in via, così ha voluto il destino, della Sapienza. Per gentile concessione della Castellibero Edizioni, riportiamo la dedica che apre il libro: “Alla memoria dell’illustre professor Tonio Cavalli di Siena: senza la sua brillante saggezza e le sue lungimiranti intuizioni, questo libro non sarei stato in grado nemmeno di concepirlo”. L’autore, l’avvocato Giandario Toscon, dichiara di essere: «Il più fedele allievo» del professor Cavalli. )LQH DQWHSULPD &RQWLQXD
INDICE
PROLOGO ................................................................................ 3 CAPITOLO 1 ............................................................................ 5 CAPITOLO 2 .......................................................................... 34 CAPITOLO 3 .......................................................................... 50 CAPITOLO 4 ......................................................................... 67 CAPITOLO 5 .......................................................................... 91 CAPITOLO 6 ........................................................................ 110 CAPITOLO 7 ........................................................................ 123 CAPITOLO 8 ........................................................................ 134 EPILOGO.............................................................................. 147 TAVOLA DEGLI ANAGRAMMI ....................................... 149 RINGRAZIAMENTI ............................................................ 151Â
AVVISO NUOVO PREMIO LETTERARIO La 0111edizioni organizza la Seconda edizione del Premio ”1 Giallo x 1.000” per gialli e thriller, a partecipazione gratuita e con premio finale in denaro (scadenza 31/12/2019) www.0111edizioni.com
Al vincitore verrà assegnato un premio in denaro pari a 1.000,00 euro. Tutti i romanzi finalisti verranno pubblicati dalla ZeroUnoUndici Edizioni senza alcuna richiesta di contributo, come consuetudine della Casa Editrice.