Ciro Comini
Il Giardino Nascosto di Lilith Racconti
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IL GIARDINO NASCOSTO DI LILITH Copyright © 2011 Zerounoundici Edizioni Copyright © 2011 Ciro Comini ISBN: 978-88-6307-348-5 In copertina: Immagine fornita dall’Autore
Finito di stampare nel mese di Marzo 2011 da Logo srl Borgoricco - Padova
“Sono Lilith, la Donna, la tua donna, la vita e la morte, il piacere ed il dolore, la parte maschile che c’è nella donna e la parte femminile che c’è in ogni uomo, l’alba e il tramonto, l’inverno e l’estate, la tua schiava e la tua padrona, sono esattamente come te e sono completamente diversa, tutto e niente, tutto questo sono per te, se lo vuoi...”
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I
Dlin-dlon! “Milano, stazione centrale… il treno diretto per Napoli partirà dal binario sette, anziché dal binario 18...” «Porca miseria, c’ero quasi e mi tocca tornare indietro!» pensò Marco Augusto, mentre faceva dietro-front, richiamato dalla voce metallica dell’altoparlante e meccanicamente allungava il passo, condizionato dalla frenesia dei molti pendolari che si affannavano a raggiungere i propri treni. In realtà lui era largamente in anticipo. Doveva partire dopo quasi un’ora. Avrebbe viaggiato comodamente in un treno poco frequentato, essendo mercoledì. Tutt’altra storia sarebbe stato viaggiare di venerdì sera. Marco aveva programmato il viaggio a metà settimana proprio per evitare il caos del week-end. Non era un pendolare abituale e non sopportava l’affollamento. Aveva scelto un espresso, senza sfruttare l’Alta Velocità, per viaggiare di notte, senza fretta, perché amava gustare il tragitto verso la propria meta, per una volta non lavorativa. Voleva rendersi conto del cambiamento che si attua passando dal nord al sud d’Italia, non solo climatico, ma anche ricco di odori e sensazioni. Inoltre, viaggiando di notte, avrebbe potuto anche schiacciare un pisolino, scrivere appunti, fare le parole crociate. Il viaggio, proprio perché da solo, era un’opportunità di riscoprire se stesso, di avere il tempo per rispondere ai quesiti che sempre lo tenevano in sospeso e la cui risposta era sempre rimandata a domani. Già s’immaginava il mattino seguente, il sole di Napoli, il vociare della gente, ben diverso dal mormorio nervoso della gente lombarda. Marco era emigrato al nord, come tanti suoi conterranei, sull’onda dell’entusiasmo di fine anni Ottanta. Appena laureato, dopo un inizio faticoso, diviso tra lavori saltuari come cameriere di bar e imprese nate e morte nel giro di una settimana, ebbe una brillante e repentina carriera in un’importante banca d’affari. Dopo otto mesi di estenuante lavoro, interrotti solo da qualche giorno di riposo durante le festività natalizie, alla fine d’aprile si era finalmente preso una meritata vacanza e stava tornando a Napoli, per riunirsi ai propri genitori che ancora vivevano a Posillipo, in una signorile
6 abitazione proprio nel centro del tranquillo quartiere residenziale. Marco Augusto, per gli amici solo Marco, era il classico ragazzone rassicurante, quello che le donne definivano “un giovane maturo”. Alto un metro e ottantanove, occhi neri e profondi, un pizzetto e baffi scuri e ben regolati, che gli davano un aspetto da uomo vissuto e spregiudicato, instancabile e solido, moralmente integro. Amava la compagnia, specialmente di donne belle e sexy, un po’ disinibite. La moglie, gelosissima, aveva spesso esternato, anche in presenza di altri, il proprio disappunto per il comportamento “un po’ troppo confidenziale”. Ma lui era sempre uscito “pulito” dagli scandali sentimentali che sembravano perseguitarlo. In fondo ci si trovava bene nel ruolo, neppure troppo meritato, di Don Giovanni. Vicino a compiere quarantacinque anni, non voleva ammettere che la stabilità ormonale o pace dei sensi, come si volesse definire il calo di desiderio sessuale caratteristico dell’età matura, lo spaventava moltissimo. Si vedeva come quei vecchi che siedono al bar e trovano ormai piacere solo nel riempire la spropositata pancia di bevande e cibi, che non fanno altro che assopire ulteriormente i propri sentimenti. Non faceva sport, se non saltuariamente, ma aveva ancora una figura piacevole e ben proporzionata. Lo spettro della mezza età sembrava ancora lontano, o forse questa era la sua convinzione. Le persone della sua generazione avevano la diffusa tendenza a considerarsi sempre facenti parte della sfera dei giovani. “Dammi del tu, non sono mica così vecchio!” ripeteva spesso ai ragazzini che occasionalmente gli si rivolgevano con il rispetto e la cortesia dovuti ad una persona adulta. «Chissà chi incontrerò durante questo viaggio…» pensò Marco, mentre sedeva in uno scompartimento completamente libero. Amava colloquiare con persone conosciute occasionalmente e sapeva sempre come attaccare bottone senza sembrare inopportuno o invadente. Viaggiava saltuariamente, quasi sempre per lavoro. In tali occasioni più per curiosità che per reale interesse cercava il dialogo, il contatto verbale e fisico, possibilmente con una piacevole e sensuale signorina, ma talvolta anche senza il sottile piacere del corteggiamento. Una signora anziana con tante storie sulla propria famiglia da raccontare o uno scienziato alla ricerca di qualcuno con cui condividere le proprie scoperte fungevano perfettamente da passatempo contro la noia di ore passate in treno o in aereo. Non dava mai seguito alle possibili relazioni con i propri compagni di
7 viaggio. Quasi mai, ad onor del vero. Per l’appunto, un paio di volte aveva cercato di mantenere il contatto e nel cinquanta per cento dei casi si era inventato un congresso da qualche parte, per poi finire con la propria complice in un motel poco lontano da casa. «L’importante è dimenticarsene subito dopo» diceva al suo caro amico Fabio quando si trovavano a bere un paio di birre e a confessare i reciproci misfatti. Fabio era ben diverso da lui. Non era certo uno stinco di santo, ma non era fatto per certe cose. Aveva i suoi punti di riferimento e guai a chi glieli toccava. Dicono che le persone si dividono in due tipologie: chi tradisce e chi non è capace di farlo. «Questo no! …questa magari… che stangona! Ma dove finiscono le gambe? …questo qui ha l’aria di essere un ingegnere della Nasa… troppo intelligente». Marco Augusto stava passando in rassegna tutti i passeggeri che, dopo di lui, stavano cercando di occupare i migliori posti negli scompartimenti ancora liberi. Per lo più erano uomini d’affari di ritorno dopo una giornata di lavoro nella metropoli meneghina. Ognuno di loro cercava di mantenere un po’ di spazio libero attorno, per poter appoggiare il portatile e i documenti e continuare il lavoro durante le lunghe ore di viaggio. Qualcuno stava già telefonando in ufficio e discuteva animatamente con la povera segretaria, che voleva solo concludere le proprie pratiche, per tornare a casa alle faccende private. Molti sarebbero scesi alla prima o alla seconda fermata. Chi continuava aveva senz’altro preparato qualcosa da sgranocchiare, una bevanda, un cuscino gonfiabile e magari un caldo e morbido plaid in pile per assopirsi un poco, prima di raggiungere la propria destinazione. Era ormai primavera inoltrata, ma le temperature serali consigliavano ancora di coprirsi bene nella trasferta notturna. Inoltre i riscaldamenti nei treni, per quella stagione, erano considerati ormai superflui, sebbene sarebbero stati almeno auspicabili per il benessere dei passeggeri. «Ehi, ma che scomodo questo sedile! Cosa ci mettono nell’imbottitura, mattoni?». Quando si era accomodato, non si era accorto che nella parte del divanetto a tre posti dove era seduto c’era uno strano rigonfiamento al centro, come se ci fosse un difetto nell’imbottitura. Marco spostò la fodera del sedile, che come in molti altri di quel
8 convoglio si era rotta di lato, infilò la mano sotto il tessuto e scoprì il motivo di tanto fastidio… Era un libro, o meglio una grossa agenda, dalla copertina di pelle logora, marrone scuro. Nessun titolo all’esterno delle copertine o sul dorso del volume. «Chissà chi ce l’ha messo questo… e da quanto tempo! Sembra un manoscritto del secolo scorso!» pensò e subito, colto da improvvisa curiosità, lo aprì e lo sfogliò osservando attentamente le prime pagine ingiallite sui bordi, come se fossero state corrose dal tempo e dalle intemperie. Mentre osservava il libro, si sedettero di fronte a lui due ragazze straniere giovanissime e con tenuta a dir poco estiva. Avevano grossi zaini, sandali senza tacco, unghie pitturate di rosso e appena un po’ di trucco messo in tutta fretta. La ragazza di fronte a lui, biondissima e con occhi di ghiaccio, lo squadrò seria, come può fare solo una ragazzina sfrontata e, quando incontrò i suoi occhi, gli “sparò” un sorriso malizioso, che in un altro momento avrebbe scatenato in lui una reazione immediata. Nonostante l’età matura, poteva flirtare tranquillamente e brillantemente con una sedicenne, così come con una arzilla sessantenne plastificata da testa a piedi. Marco ricambiò il sorriso, ma subito riportò la propria attenzione al manoscritto. Era un curioso e un gran lettore. L’occasione di poter leggere un inedito sconosciuto e misterioso, faceva da calmante naturale al suo istinto sessuale. La prima pagina era stata chiaramente aggiunta dopo. Evidenza di ciò era il fatto che non fosse rilegata con il resto del libro, ma semplicemente incollata sul bordo interno della copertina. Arrecava solo il titolo al centro. Nessun riferimento all’autore. Il giardino nascosto di Lilith «che strano titolo. Chissà cosa vorrà dire…» pensò. «Lilith… la prima donna… certo! Devo aver letto qualcosa ma non ricordo dove… spero che non mi senta Don Mario… direbbe che con l’età sono diventato un uomo blasfemo e irriverente.».
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Marco aveva avuto, come quasi tutti i suoi coetanei, un’educazione tipicamente cattolica. Eppure non aveva trascurato di avventurarsi talvolta nella lettura di testi sacri d’altre religioni, così come letture non proprio divine, testi apocrifi, libri esoterici. Aveva letto di Lilith ne L'alfabeto di Ben-Sira, dove si parlava di una donna creata insieme ad Adamo, dalla stessa terra e, forse per questo motivo, in competizione con lui. Poi Adamo aveva chiesto a Dio di allontanarla dal giardino dell’Eden e di dargli una compagna “più malleabile”, almeno così aveva lui interpretato. Incuriosito era andato a scartabellare La Bibbia che gli aveva regalato sua madre per la Prima Comunione e aveva scoperto, anche grazie alle dubbie interpretazioni trovate su Internet, che Lilith veniva citata nella Genesi. Come un cassetto che improvvisamente si apre, fino ad allora chiuso, nascosto nel profondo del proprio inconscio, in un breve attimo gli si era ripresentata chiara e precisa questa bizzarra storia e gli aveva fatto provare un brivido alla base del collo. Il piacere di scoprire, di poter intuire qualcosa di nuovo, o solo una conferma di qualche giovanile intuizione assopita da anni di confronti con la realtà quotidiana. Questo sentimento accrebbe ancora maggiormente la sua curiosità. «Potrebbe essere qualcosa di misterioso, una rivelazione… va così di moda oggigiorno!» pensò. Poi girò pagina e cominciò a leggere Dopo la meditazione e le divagazioni sul significato del titolo, Marco si aspettava di leggere un’introduzione soddisfacentemente chiara a proposito del contenuto del manoscritto. Invece il libro iniziava con appunti, apparentemente dell’autore, scritti a mano, con una calligrafia precisa e regolare, leggermente inclinata verso destra. L’autore iniziava con una data: 18 Luglio 2004. «Pochi anni fa» pensò Marco.
10 18/07/04 Oggi sono stato da solo... Non è stato brutto, godevo ancora del benessere che mi aveva dato ieri Lei... Ho persino rifiutato un giro in barca, non mi andava di condividere con qualcuno il mio stato d'animo, o peggio far distogliere il pensiero da Lei e tutto quello di Lei che il mio cervello è riuscito a memorizzare nella zona dei ricordi indelebili... Stare da solo, ogni tanto, mi aiuta a capire quello che mi capita e quello che voglio/devo fare… è un po’ come vedere un film di un viaggio dopo una vacanza, vedi le cose da un punto di vista differente e puoi valutare diversamente gli avvenimenti, o cogliere le sensazioni e gli stati d’animo degli altri partecipanti… non so se mi spiego… Ora però l'effetto benevolo sta passando e mi sopraggiunge l'angoscia, perché tutto quello che la mia mente fantasiosa costruisce è solo un bellissimo sogno, dove una donna bellissima e straordinariamente umana mi dà tutto l'amore di cui è capace ed insieme cresciamo i nostri figli e affrontiamo le difficoltà della vita... Tutto questo ora mi sembra patetico, Lei è di un altro ed è felice, ed io non ho nessun diritto e nessuna possibilità di cambiare le cose. Voglio continuare ad attingere benessere da Lei, ma so che dopo ogni volta sarà una sofferenza... Ieri, dopo tanto tempo, mi sono sentito come un ragazzino che esce la prima volta con una coetanea... Ero emozionato, pensavo a cosa dovevo dire o fare per risultare simpatico e interessante e mi sembrava di essere impacciato e timido... ma poi è stato diverso, sono stato me stesso perché Lei me l'ha consentito, nessuno dei due ha cercato di prevalere, entrambi eravamo sinceramente interessati a ciò che diceva l'altro, nessuno dei due voleva che il gioco finisse!! Ad un certo punto le ho detto che avrei voluto che Lei avesse una sorella gemella, un clone suo, ma le ho mentito...
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Le persone sono uniche e quelle ''giuste'' sono insostituibili... Voglio solo Lei... O niente! Domani la vedrò, o forse no, ma sicuramente penserò a Lei in ogni momento della giornata... Di seguito trascrivo un breve racconto. L’ho scritto in un momento di sconforto, ma poi, rileggendolo, mi è piaciuto Se mai dovessi pubblicarlo, devo ricordarmi di mettere delle note. Non mi piace essere frainteso. Polly assomiglia un po’ a Lei, almeno dalla distanza che la separa da Mike… ma io spero di avere miglior destino di lui!
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L’ultima lettera Cara Polly, stasera mi sento più solo del solito. È assolutamente scriverti prima di domattina. Sai cosa c’è domattina vero?
l’ultimo giorno e devo
Sto iniziando bene, credo proprio che riuscirò a scrivere una bella lettera alla mia cara Polly Sono, vediamo, le nove e mezza circa, ho cenato la solita schifezza e ora sono pronto. La mia stanza fa proprio pena. Devo decidermi a cambiare qualcosa Continuiamo… Quello che volevo dirti… No, non va bene così! Cancella! Innanzi tutto volevo dirti che sto male per quello che pensi di me e voglio dimostrarti che sono sincero quando ti dico che ti… Cancella! …che sono sincero con te. Ti ricordi quando ci siamo conosciuti? Prendevamo quella triste metropolitana per andare dalla squallida periferia al centro di New York e tu leggevi sempre. Non alzavi mai quei fottuti occhi… No, non va bene! Non alzavi mai quei begli occhi nocciola dallo sguardo vispo e indagatore. Sai, quegli occhi sì che sapevano entrare nella mia anima! E poi la bocca, quelle labbra che mordevi leggermente quando presa dalla concentrazione dovevi forse farti un po’ del male per riportarti alla realtà terrena… Questo suona bene, non so molto cosa voglia dire, ma suona bene… continuiamo!
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Non so come ho fatto a mettermi in contatto con te. Probabilmente facendo un gran casino! Esagerato, cancella! Probabilmente quella stupida domanda: «che libro leggi?» ti ha fatto pensare che dietro quel viso allampanato e gli occhiali scuri potesse esserci un essere pensante Forse i nostri sguardi e le particelle che i nostri corpi scambiavano hanno fatto tutto e non c’era dialogo o contesto che tenesse. Tutto merito degli ormoni? Le dieci e sono riuscito a scrivere quattro righe in croce… che figura ci farò domani? Cazzo, Mike, trova qualcosa di più convincente! Scusa per le cose brutte che ti ho detto quando siamo stati al mare… No, scusarsi mai! La mia situazione è già critica e non vorrei essere compatito! Sai, quando siamo stati al mare, tu sembravi così distante e ho reagito male, dicendoti cose che non pensavo veramente. Non penso assolutamente che tu sia egoista e opportunista. In verità volevo dirti che da un po’ di tempo ti sento distante. L’altra volta in metrò, eravamo partiti da venti minuti circa, ti parlavo e cercavo il contatto fisico. Te ne sei accorta? Cercavo di sfiorarti la mano, per sentire la vita che scorre… capisci? Quella bella sensazione che provammo le prime volte che uscivamo insieme… Ma tu eri fredda, distaccata… La tua mano trovava più calore nel freddo palo della carrozza su cui eravamo! E poi quando ti scrivevo gli sms e non mi rispondevi… All’inizio ho pensato che volevi farmela pagare, che eri arrabbiata con me per quello che ti avevo fatto Ho provato anche a chiamare la compagnia dei telefoni e mi hanno detto che ero matto, che ero un fottuto paranoico! Poi ho capito qual era il motivo… provavi fastidio, vero?
14 Ogni volta che leggevi il mio nome pensavi: «cosa vuole ancora questo?». Sai, l’indifferenza fa molto più male delle parole, pur cattive e crude che siano. No, cancella tutto! Sto sbagliando approccio e sono già le undici di sera. Strano, non ho sonno, chissà perché? Polly, tu sei un’anima libera, ora più che mai e io non ho alcun diritto di cercare la tua compagnia Ma io ho bisogno di te, un bisogno fisico, ho bisogno di sapere che tu mi pensi sempre, ogni minuto del tuo tempo, che è infinito, perché io ti penso ogni minuto del mio, che è molto finito… C’è stato un tempo in cui potevo scegliere… scegliere di cambiare strada ed allontanarmi completamente da te… non l’ho fatto e questa, forse, è stata la mia condanna… Ora non posso che cercare la tua comprensione e sperare che tu mi accoglierai a braccia aperte, altrimenti per me sarà l’oblio! No, no, no, mi sembra un ultimatum! Non va bene, cancella tutto! Cristo è già mezzanotte! Ora non posso più sbagliare… Cara Polly, non voglio spendere le poche parole che ti scriverò per giustificarmi… Ok, così, deciso! Tu sei sempre stata la compagna che ho sognato. Hai valori importanti e saldi, sei fedele e integra. Sei intelligente, acuta e spiritosa. Sensibile, altruista e presente, soprattutto presente. Ami la famiglia e daresti la tua vita per il tuo uomo e i tuoi figli. Sei un’amante insaziabile e focosa. Ti piace dare piacere e riceverlo. Rispetti il ruolo del tuo uomo e vuoi essere protetta da lui. Ma, soprattutto, sei l’unica che mi ha capito fino in fondo. Per questo, non posso fare a meno di te, perché non posso immaginare nessuna che possa avvicinarsi anche lontanamente a te! Capisci?
15 Ma queste cose le sa già, perché dovrei elencargliele? Sembrano i dieci comandamenti, cancella! Non ce la farò mai, sono già le tre di notte, ancora poche ore e… Polly, cara, semplicemente voglio che tu valuti una cosa Sei una donna libera, non è vero? Anche io sono libero. Tra noi c’è una confidenza e una sintonia che raramente si può trovare tra due persone… L’altro giorno pensavo: se mai dovessi scrivere una storia d’amore i personaggi perfetti saremmo io e la mia cara Polly. Perché voi donne siete così complicate? Perché deve sempre esserci una componente di difficoltà, di sofferenza? Se non ci sono problemi non va bene e così scappate, in cerca di problemi! Noi eravamo troppo perfetti insieme? Ho provato a farti soffrire, ma forse ho esagerato e ora ne pago le conseguenze… Sai, quella volta, alla fine, mi è sembrato che tu fossi finalmente felice… Perché siamo dovuti arrivare a questo? No, no, no! Non ce la faccio proprio, cancella tutto e butta via la carta… Non riuscirò a scriverti la lettera che volevo, l’ultima… Aspetta, forse so cosa scrivere… Polly, io ti amo! Tuo Mike! Perfetto! Che ore sono? Le cinque e mezza, appena in tempo… eccoli, sento i passi, stanno arrivando… Aprono la pesante porta in acciaio. Sono scuri in volto, forse qualcuno in questi mesi si è affezionato a me… Non ho mai sopportato il cappello che portano, non riesco a vedere gli occhi, non posso scrutare i loro sentimenti… Ora salgo sull’auto, il viaggio sarà breve…
16 Uno guida e l’altro mi controlla seduto di fianco a me, tanto dove pensano che possa scappare?! Ho le manette ai polsi, le caviglie livide, le occhiaie profonde e la barba lunga… Siamo arrivati e scendo, i lunghi corridoi sembrano darmi una possibilità ma poi si arriva alla stanza dove lo faranno… C’è il giudice, le guardie, pure il pubblico… Mi sono sempre chiesto come fanno a stare imperterriti di fronte a un’esecuzione… C’è pur sempre un uomo come loro che sta per morire proprio davanti ai loro occhi! Ora il giudice ha cominciato a parlare, dice: «Oggi ventisette luglio 2006, al cospetto di questa corte… bla, bla, bla …e col potere conferitomi… bla, bla, bla …in nome di Dio… bla, bla, bla …condanno te Mike Preston alla pena capitale per i crimini da te commessi… bla, bla, bla …e in particolare per l’omicidio volontario di Polly Jane Solaro… bla, bla, bla». Ma quando la finisce con tutti questi preamboli? Poi mi chiede: «L’imputato vuole dire qualcosa?». Tronfio e sorridente rispondo: «Sì, può dare questa lettera a Polly?». Un assistente gli porge la mia lettera, il giudice la legge perplesso, mi fissa negli occhi e mi dice: «lo farò personalmente». Mi sorride, mentre fa cenno al boia che può procedere. È un sorriso sincero. Lo leggo nei suoi occhi. Ho paura, paura mentre sento il liquido assassino scivolare nelle mie vene. Quelle vene dove poco tempo prima scorreva un’energia incredibile, quella che mi davi tu Polly, semplicemente non facendo niente! Sono pentito. Ho rovinato tutto e ora ne sto pagando le conseguenze. Quella sera… cos’è successo? L’ho rimosso… non dovevo e non volevo… ma è successo. Forse ero ubriaco? Non mi ricordo, maledizione! Ma poi a cosa serve ora? Mi perdonerai mai, da lassù, mio amore? Non volevo ucciderti e tu lo sai. Però sono colpevole.
17 Colpevole più di chi uccide per volontà. Colpevole di non essere stato lucido per non fare ciò che ho fatto. Colpevole perché ho gettato alle ortiche il mio Tesoro. Colpevole e solo… e tra poco morto. Questo è certo e maledettamente reale, ora che sento il mio corpo smaterializzarsi. Ma so che è solo una sensazione. In realtà sarà più concreto e solido che mai. Concretamente stecchito, come un baccalà! Certo! Un bel momento per fare dello spirito! Ora piango e rido contemporaneamente. Che mi sta succedendo? Non riesco a controllare le lacrime e non so se sono per il dolore o per l’ebbrezza di questo riso incontrollabile. Sto diventando pazzo? Ma quanto ci vuole a morire? Dicono che la paura della morte uccide più della morte stessa. Come chi cade da un grattacielo e muore d’infarto poco prima di spiaccicarsi al suolo. Ho paura ora, fa freddo e c’è buio qui… Dove sono? Sono solo? Sono morto… Shhh… zitto, ci sono io con te… la tua Polly!
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II
Marco Augusto alzò lo sguardo per controllare cosa stessero facendo le due ragazzine, solo dopo aver letto l’ultima parola del racconto. Il suo doveva essere proprio lo sguardo di un ebete, perché le due giovani donne, osservandolo, risero simultaneamente, cercando di tornare serie immediatamente dopo. «Fantastico!» pensò. «deve aver avuto passione da vendere, per scrivere una storia del genere». Marco si scoprì visibilmente emozionato e si vergognò. Non voleva che le due ragazze valutassero tale sentimento un segno di scarsa virilità. Lui era fatto così. Intelligente e aperto, ma anche materiale e attento all’apparenza. «L’uomo si può emozionare e piangere, ma non lo deve vedere una donna» diceva, forse condizionato dall’educazione tradizionalista e autoritaria ricevuta dal padre. Subito simulò un problema con la polvere in un occhio e parlò tra sé del problema della scarsa pulizia dei treni, badando bene di farsi sentire dalle due giovani vicine. La più giovane, in un italiano non perfetto ma sorprendentemente sicuro disse: «poverino… vuole un[c1] salvietta per pulire occhi?» «No grazie! Comunque è molto gentile». A questo punto avrebbe dovuto aggiungere un «Siete straniere? Da dove venite?» ma non proferì verbo e abbassò nuovamente lo sguardo sul manoscritto. La ragazza fece spallucce e riprese a parlare fitta all’amica, non senza alzare volutamente la voce, specialmente quando rideva e accavallava le gambe generosamente scoperte. Per un attimo non lesse. Ripensava a quella volta che aveva conosciuto una ballerina di lap-dance.
19 Era col suo amico Fabio al Beverly Hills e quando la ragazza, che poi disse di chiamarsi Luna, si sedette sola al tavolo di fianco e il suo vestito stretto fece ancora più fatica a contenere le curve generose, non riuscì a trattenere un fischio d’approvazione. Non era da lui e si scusò sinceramente, provando un vistoso imbarazzo. Quella volta fu Fabio a tirarlo fuori dall’impasse, scherzando sull’accaduto come se si fosse trattato della marachella di un ragazzino verso una elegante signora d’Alta Società. In questo modo creò subito l’atmosfera adatta per cui la ragazza svelasse di che pasta era fatta. Con gran tranquillità parlò di quello che faceva in un night club poco oltre il confine con la Svizzera, di come era brava a stuzzicare gli uomini, che però non potevano nemmeno sfiorarla… a meno che non si dimostrassero generosi ed interessati a continuare in privato. Marco non combinò nulla. Non si sa molto di Fabio, su cui visibilmente aveva posato gli occhi Luna e che, pare, tentò di contattare ripetutamente in seguito. Ma questa è tutta un’altra storia. Ancora col sorriso sulle labbra per il bel ricordo, riprese la lettura. Il libro riprendeva di nuovo con appunti dello scrittore, una sorta di diario di ciò che aveva fatto durante la giornata. Era datato 20 luglio, dello stesso anno degli appunti precedenti. Evidentemente seguiva una cronologia precisa. Probabilmente ciò che avrebbe seguito era frutto dell’ispirazione del momento e avrebbe trovato un logico filo conduttore solo alla fine. «Questo spiegherebbe il titolo aggiunto dopo» considerò Marco tra sé. Lo scrittore misterioso doveva essere giovane e passionale. Parlava di una ragazza con cui cercava di costruire una relazione, difficile di per sé per motivi non ancora molto chiari e lo faceva con parole e modi che parevano appartenere a un adolescente alle prime esperienze. Marco sorrideva a ciò. Lui si sentiva ormai vissuto e disilluso rispetto all’universo femminile che pensava di conoscere ormai bene. La lettura ebbe il sopravvento sulle sue elucubrazioni e riprese da dove aveva interrotto, con la fame di chi vuole capirci qualcosa di una materia interessante e misteriosa.
20 20/07/2004 23.50 Stasera è stato ancora una volta un momento magico. Lei è arrivata e ha subito calamitato la mia attenzione. Difficile distogliere lo sguardo da Lei... Viso soave, occhi sorridenti e seri nello stesso momento, riso coinvolgente, come mai avevo visto... Forse m’inganno, vedo quello che voglio vedere, però mi godo il momento e spero che non finisca... Lei è così naturale nei suoi atteggiamenti, che mi coinvolge e ancora una volta mi fa sentire a mio agio... Ridiamo insieme della nostra complicità e del fatto che gli altri non capiscano... Lei mi parla del fatto che le dispiace che l'altra sera sono andato via subito, che c'era ancora tempo per stare insieme... non so se si renda conto che sapere questo mi fa immensamente piacere... Tutto è durato un attimo, o almeno così mi è parso... Poi Lei è scesa dal treno ed è stato come se mi si spegnesse una parte del corpo, come se qualcuno avesse ridotto del 50% la mia energia... Ed è così, mi manca già tantissimo e non vedo l'ora che arrivi domani per riprendermi il 50%, o almeno il 40, 30, 20, 10, 5... 1!! Ho avuto un’altra idea per un racconto… Si tratta di un fatto realmente accaduto. Beh, ovviamente romanzato. Povero Flavio… più illuso di me!
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L’annuncio «Buon giorno!» Ci siamo, sono qui… si comincia! «Salve!» L’uomo di fronte a me è rassicurante, alto e biondo, quasi albino con profondi occhi neri «Sono… Flavio Giusti… sono qui …» Dio, che voce insicura che ho oggi, mi sa che mi mandano via dopo trenta secondi! «Lo so! La stavamo aspettando…» C’è solo lui nella stanza, perché parla al plurale? Forse tra poco entrano altri… «Insomma… ho letto il vostro annuncio… originale!» Bravo, che cazzo dici! “originale” ? Così si offende e mi manda via… «Originale? …preferisco definirla un’occasione unica!» Meno male, non s’incazza… «Io sarei… sono interessato all’esperimento… però vorrei qualche spiegazione perché non vorrei aver frainteso… sa, gli annunci sono brevi e spesso si utilizza qualche parola ad effetto, ma poi quando se ne parla vis à vis, le cose vengono sempre ridimensionate…» Questo mi sembra ragionevole… «Non si preoccupi, tutto quello che deve sapere é stato scritto chiaramente nell’annuncio…»
22 Me l’aspettavo, è troppo sereno, sicuro che se non accetto io, ci saranno altri diecimila disposti a prendere la palla al balzo, senza fare troppe domande… ma insomma, ho già preso troppe fregature nella vita… se non fosse così, probabilmente non sarei neanche venuto qua oggi! «Quindi… se ho capito bene, io devo solo chiedere qualcosa che vorrei fosse risolto o cambiato e poi ci pensate voi… insomma, come fate a realizzare qualsiasi cosa?» Voglio proprio vedere come risponde… adesso vedrai che comincerà a parlare di soluzioni per i problemi economici… dirà che se voglio comprare la moto ci pensano loro e io non me ne devo preoccupare fino al 2010! …se è così giuro che mi alzo e me ne vado, senza neanche aspettare che finisca di parlare… «È semplice… lei deve solo chiedere, noi provvederemo!» Già, come se fosse Mago Merlino! «Scusi, ma dov’è l’inganno? A voi, cosa torna in tasca??» Dai, tira fuori uno dei tuoi cazzutissimi moduli, dove impegno anche mia mamma! «Come le dicevo, c’è tutto nell’annuncio: sia la parte favorevole al cliente, che la nostra contropartita…» Non fa una piega! …ma questo non si sbottona proprio mai?! «L’annuncio… certo! Dove dite: “Voi scegliete una cosa che volete, noi scegliamo una cosa che possedete, a cui voi dovrete rinunciare” …ma che significa? Io ho ben poche cose di valore che potrebbero interessarvi… e poi, non capisco la clausola per cui devo rinunciare a qualsiasi rivalsa nel momento in cui, dopo aver ottenuto la cosa desiderata, voi vi approprierete di un mio bene…» Ora deve essere chiaro, altrimenti mi alzo e me ne vado! «Eppure è semplice… noi non siamo un ente di beneficenza… esaudiamo i vostri desideri, ma pretendiamo un compenso!»
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Semplice, troppo facile per essere vero! «Ok, supponiamo che accetti… e vi chieda… di avere un nuovo lavoro, stimolante, appagante, con responsabilità ma che non sia opprimente e ovviamente con uno stipendio alto… cosa vorreste in cambio?» Forse ho esagerato… ma almeno ora dovrà scoprire le proprie carte! È proprio strano questo tipo, non riesco a leggerne gli occhi… mantiene una sicurezza disarmante anche di fronte alle domande più spregiudicate… te lo immagini se riuscissero davvero a trovarmi un lavoro del genere? «Signor Giusti, non posso dirle cosa perderà esaudendo il suo desiderio… sono le regole, si ricorda? Quindi… questa è la sua richiesta?» Ehi, ehi, frena! Non abbiamo firmato nessun accordo! Devo ancora valutare… mi viene una voglia di provare… e poi cos’ho da perdere? Non riusciranno mai a soddisfare una richiesta simile… Forse il tipo non sa che ho 35 anni, non sono laureato e lavoro al Comune del mio paese da quando ho finito il liceo… una palla, sempre la solita routine, s’inizia alle otto e si finisce alle due del pomeriggio… quattro lire di stipendio e una bella pacca sulla spalla che devo darmi da solo ogni fine mese, per aver la forza di andare avanti! «Non so… quali garanzie ho? Ci vorrei pensare… no, ok, accetto! Dove devo firmare?» Cosa sto facendo? Gli ho detto di sì… ma sono impazzito? Farei qualsiasi cosa per cambiare la mia vita… sì, vedrai che tanto è tutta una bufala e poi ci riderò su per quanto sono stato coglione! E poi cos’ho da perdere? Non firmerò mai un’impegnativa economica e se cercheranno di truffarmi andrò dritto dai carabinieri o su qualche televisione a parlare del mio caso umano… tanto oggi gli stolti sono sempre giustificati, nel nome dello show business! «Bene Signor Giusti, mi piacciono le persone decise! Questo è il contratto, come può leggere non c’è nessuna clausola incomprensibile!»
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Ma è esattamente il testo dell’annuncio: niente più niente meno… meglio, se mi fregano non hanno neanche un documento fitto di trappole nascoste in un testo burocrateggiante e incomprensibile… Firmato! «Fatto! Quanto devo aspettare prima di avere il mio nuovo lavoro?» Dai, ora dimmi che dipende dal mercato, che può essere una questione di pochi mesi ma non puoi garantire nulla… «Ci vediamo qui alla stessa ora esattamente fra una settimana e parleremo del suo nuovo lavoro, arrivederci.» Che fa, va via così? Sta uscendo e non si volta neanche per darmi la mano? Ma che razza di comportamento è questo? E se avessi altre domande da fargli? …mi sa che mi sono cacciato in un bel casino! *** Una settimana dopo… «Buon giorno!» Eccomi di nuovo qui… è incredibile! «Salve!» Non posso credere a quello che mi è successo negli ultimi sei giorni… martedì mattina mi ha contattato la signora Hellen Kristensen, direttore del personale della Grosh, e giovedì avevo già il mio splendido ufficio in centro con tanto di giovane e avvenente segretaria… Ovviamente di lei non ho parlato a Maria, è troppo gelosa… Le voglio bene, ma Cristina è proprio un’altra cosa… certo che se avessi avuto una posizione così prestigiosa dieci anni fa, probabilmente non avrei sposato Maria… è brutto pensare una cosa del genere ma in fondo non sono mai stato veramente attratto da lei… era una brava ragazza e soprattutto affidabile…
25 «Sembra felice, è soddisfatto del lavoro che le abbiamo procurato?» Lavoro? Ah sì… «Sì sì… scusi… stavo proprio ripensando a…» Certo che è strano… e poi come avranno fatto? «E mi dica, signor Giusti, è stato doloroso staccarsi da quello che le abbiamo prelevato?». Già… la contropartita… Non ho capito come hanno fatto così in fretta… venerdì ho trovato mio padre mesto e triste alla mia porta: gli hanno espropriato la casa… il Comune dice che dovranno abbatterla per costruire una nuova provinciale… dicono che sono anni che cercano di contattarlo e ormai, non avendo mai voluto riscattarla dal proprietario che l’avrebbe venduta per due lire, non aveva più nessun diritto. E’ chiaro che ho a che fare con gente spregiudicata e machiavellica che è in grado di progettare un sistema così infimo per evitare che il nostro ostruzionismo bloccasse l’abbattimento della casa di papà… di sicuro hanno ottenuto qualche mazzetta sostanziosa! «No, tanto col mio nuovo lavoro potrò compare una vera casa a mio padre!» In realtà è stato straziante vedere papà abbattuto nel morale per aver perso l’abitazione in cui ha vissuto quarant’anni con la povera mamma… comunque si riprenderà presto, ne sono convinto! «Molto bene, quindi ora è soddisfatto? …o vuole ancora qualcosa?» No, basta! Non tentarmi ancora… posso essere felice anche così… Certo sarebbe bello poter vivere in quella splendida villa che vedo quando passo per andare a trovare Giorgio e Tiziana… pensa come sarebbero invidiosi se fossi io il proprietario… «Ok, ma è l’ultima cosa che chiedo: vorrei poter comprare un villa molto bella, impossibile per le mie finanze e, per quanto ne so, i
26 proprietari non la venderebbero per nessun prezzo… Se riuscite in questa impresa potete anche portarvi via la macchina, la tv e tutta l’argenteria!». Sarà sufficiente quanto gli sto offrendo? O vorranno chissà cosa in cambio? Sono un po’ preoccupato… questi non scherzano… «Non c’interessano le cose che ci propone e poi contravverremmo alle regole se contrattassimo con lei la contropartita… ma non si preoccupi, vedrà che l’avverarsi del suo sogno sarà più che sufficiente a ripagarla di quello che perderà!». Esperiamo. «Ok, firmo… fatto!» Ora però aspetta un attimo che voglio chiederti una cosa… «Arrivederci signor Giusti, esattamente tra una settimana, non manchi all’appuntamento!» …E se ne va ancora come l’altra volta… È proprio un personaggio scorbutico! *** Una settimana dopo… «Buon giorno!» È la terza volta che mi trovo in questa stanza completamente spoglia e bianca… solo una scrivania e due sedie, nessun quadro, non un orologio o un calendario… «Salve!» …E lui, sempre con quella faccia di plastica… il sorriso appena accennato e beffardo, la pelle liscia sembra sempre appena rasata…
27 Ormai mi sento un veterano di questi incontri… già prevedo la sua domanda… vorrà tentarmi di nuovo… ma cosa hanno guadagnato stavolta? L’unico evento strano dopo l’incredibile giornata in cui mi hanno praticamente consegnato la villa dei miei sogni senza che dovessi muovere un dito tranne quando ho dovuto firmare il rogito davanti al notaio, è stato la notizia inattesa che mia sorella è partita per gli Stati Uniti… non è neanche passata a salutarmi… Ha detto che aveva l’occasione della sua vita… un lavoro come interprete in una multinazionale del petrolio con sede in Texas… non possono averci messo lo zampino anche in questa cosa! «Signor Giusti, la vedo un po’ disorientato… non è felice di aver ottenuto la casa dei suoi sogni?» Non me ne rendo ancora conto e forse non è così eccitante vantarsi con gli amici e vedere gli sguardi invidiosi dei passanti che buttano dentro il naso umido come cani da tartufo… Carla è partita e probabilmente non tornerà più… la conosco bene mia sorella, è una gran sognatrice e quando crede in una cosa si butta senza pensare minimamente alle conseguenze… ma insomma, è stata un po’ avventata ed egoista! No? «No, è che sono un po’ triste perché mia sorella è partita e penso che non la rivedrò per molto tempo…» I suoi occhi non tradiscono emozione, probabilmente mi sbaglio, loro non c’entrano nella dipartita di Carla… «C’è sempre un prezzo da pagare per la felicità… lo sapeva quando ha firmato… probabilmente adesso ha bisogno di esaudire un nuovo desiderio, vero?» Bastardo! Lo sapevo che c’eri di mezzo tu! Cosa avete macchinato stavolta? Probabilmente avevate bisogno di lei e sapevate che se non fossi stato distratto dalle faccende per la mia nuova casa avrei fatto di tutto per dissuadere mia sorella dal partire… e ci sarei riuscito! Questi sono proprio degli sciacalli, si approfittano delle debolezze della gente… di cosa sarebbero capaci per soddisfare i loro loschi profitti? Sono stanco… adesso me ne vado via… ma dove vado? Torno a casa da Maria che da quando si è abituata al benessere e alla crescita della stima
28 delle sue amiche opportuniste, non mi guarda più… sorride a trentadue denti e falsamente mi dice che mi ama… non facciamo più all’amore perché non provo neanche la minima attrazione per quel corpo freddo… forse è anche colpa mia, ma lei non fa più niente per risvegliare i miei sensi… come desidero avere una vera donna instancabile e passionale, fedele e compiacente, bella da far girare anche i preti! «Senta signor… non importa, volevo dire che avrei un ultimo desiderio…» Come faccio ad essere così avido? «Non abbia timore signor Giusti, chieda e avrà!» Certo e poi cosa volete in cambio? Una gamba, un braccio, o peggio… il mio posteriore? «Voglio una compagna bella, elegante, appassionata e fedele, non so se mi spiego, la donna perfetta, solo per me!» Se riesci a fare anche questo, ti propongo come candidato al prossimo Nobel! «Bene, ha scelto, una firma e poi la solita raccomandazione… sia puntuale esattamente tra sette giorni per il resoconto!» Ormai non m’importa più che mi giri le spalle e te ne vai altezzoso… io non ci metto più piede qui! Ora me ne andrò a casa e mi farò una bella dormita. Oggi ho proprio esagerato. Non si può continuare così. Insomma ciò che mi è accaduto finora è incredibile, ma quello che hanno promesso di esaudire questa volta rasenta il surreale. Come potrebbero convincere una persona, un essere umano pensante e libero, ad amarmi, o per lo meno a passare del tempo con me? E poi, quanto durerebbe la farsa? La donna certamente sarà una mercenaria e, finito il tempo per cui l’hanno pagata, mi dirà : Goodbye baby! Pensa come mi sentirò allora…
29 E Maria? È vero, non l’amo, ma non si merita tanta cattiveria da parte mia. Devo tornare indietro e annullare quest’ultimo contratto. Devo dirglielo che mi sono sbagliato! Insomma, anche quando acquisti un televisore hai diritto al recesso entro gli otto giorni… No? Sono già sull’uscio del famelico ufficio “dei miracoli”… Suono alla porta ma non sento il campanello vibrare… Dev’esserci qualche problema d’elettricità… Provo a bussare e scopro che la porta è solo accostata… Entro senza farmi sentire. Potrò sempre dire che la porta era aperta e il campanello guasto… Non posso sbagliarmi, c’è solo una stanza alla fine di questo corridoio, ma ho una strana sensazione… Mi sembra poco familiare questo luogo, freddo e diverso… Diverso da quello che ho frequentato le altre due volte… Compare una persona… «Ehi, cercavo il…» esclamo, ma le parole mi rimangono per metà in gola e sento un forte senso di soffocamento… L’uomo sembra più impaurito di me, mentre sgattaiola veloce verso la propria tana… Sembra un topolino bianco, da laboratorio, solo che cammina eretto e ha il camice bianco, come fosse un dottore… Un momento… Non sono sicuro… FINE ANTEPRIMA CONTINUA...
SE NON HAI VOGLIA DI LEGGERLI…
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