Johnny il Grigio, Claudio Paganini

Page 1


In uscita il 2 /1/20 (15, 0 euro) Versione ebook in uscita tra fine JHQQDLR e inizio IHEEUDLR 202 ( ,99 euro)

AVVISO Questa è un’anteprima che propone la prima parte dell’opera (circa il 20% del totale) in lettura gratuita. La conversione automatica di ISUU a volte altera l’impaginazione originale del testo, quindi vi preghiamo di considerare eventuali irregolarità come standard in relazione alla pubblicazione dell’anteprima su questo portale. La versione ufficiale sarà priva di queste anomalie.


CLAUDIO PAGANINI

JOHNNY IL GRIGIO

ZeroUnoUndici Edizioni


ZeroUnoUndici Edizioni WWW.0111edizioni.com www.quellidized.it www.facebook.com/groups/quellidized/ JOHNNY IL GRIGIO Copyright © 2020 Zerounoundici Edizioni ISBN: 978-88-9370-437-3 Copertina: immagine Shutterstock.com Prima edizione Gennaio 2021


3

PREFAZIONE

Questo libro conclude un breve ciclo denominato “Ciclo del Destino” iniziato con “I Custodi del Destino”, proseguito con “La Mano del Destino” e terminato proprio con questo romanzo anche se, a onor del vero, c’è stata anche un’influenza massiccia dei personaggi e dei contenuti della trilogia WICCAN. Scienza e magia si fondono tra le pagine di questi libri dando vita a una realtà che molti credono del tutto quotidiana e attuale: due mondi all’apparenza inconciliabili che invece sono complementari l’uno dell’altro e che nascondono segreti e pericoli che non devono essere rivelati. Ciò che ci circonda è molto più di quello che riusciamo a vedere ma per comprendere a fondo il mistero occorre un viaggio introspettivo alla conoscenza delle ragioni profonde del Bene e, ancor più importante, quelle del Male.


Â


5

PROLOGO

«Chi sono io per davvero?» È una domanda che mi sono posto fin troppe volte da quando sono tornato alla mia vita normale, agli affetti familiari che per troppo tempo ho dovuto trascurare per il bene supremo. Ho lasciato la mia famiglia, i miei amici, tutto quello che conoscevo per ritrovarmi in una realtà che nulla aveva di reale, almeno per i miei giovani occhi, in un mondo popolato da Dei e da Dee, a volte benevoli, altre volte spietati, prescelto alla nascita per portare a termine una profezia dimenticata: l’annuncio del ritorno di un abominio talmente potente da far tremare l’intero Olimpo divino. Eppure, eccomi qui, non so nemmeno io come, cambiato nell’anima e nello spirito al punto da stentare a riconoscermi. È passato tanto tempo da quando Gea, la Grande Madre e il Grande Spirito, suo sposo, mi hanno attirato al loro cospetto, prendendo le sembianze di due leoni. Io, giovane bimbo, ho risposto al loro richiamo entrando nel recinto di quei temibili felini senza alcuna paura, quasi sentissi che nulla mi sarebbe potuto succedere, né in quel momento né mai1. Con i miei compagni abbiamo affrontato un’avventura incredibile, fuori da ogni comprensione umana, conoscendo un mondo che fino a poco prima credevo esistesse solo nelle favole: quello della magia. Non sono diventato un mago né tantomeno ho imparato a servirmi dell’energia della Grande Madre, la linfa vitale che alimenta ogni cosa, ma grazie alla sua intercessione sono venuto a contatto con un’entità ancora superiore, talmente potente e antica da governare letteralmente l’intero universo: Il Dio Supremo. Da Lui ho ricevuto il potere per sconfiggere la minaccia che incombeva su di noi, un talismano che racchiude tutta la sua potenza e il segreto del Suo nome. Avrei voluto che l’amuleto, una volta terminato il suo compito, fosse tornato al suo legittimo proprietario, ma questo non era avvenuto lasciandomi nel timore che il mio compito non fosse ancora 1 Vedi “La Mano del Destino” 0111 Edizioni 2018


6 del tutto terminato. E ora eccomi qui, sempre più confuso, senza una risposta alle molteplici domande che affollano la mia mente, senza sapere cosa fare né come agire affinché il talismano completi la sua missione e torni finalmente al luogo che gli compete, lontano dal pericolo che qualcuno possa impossessarsene per usarlo contro coloro che amo. «Cosa sono diventato dopo questa traumatica esperienza? Non sono più solo un empatico, un affiliato alla fratellanza dei Custodi, un emissario del Dio Supremo, non solo questo almeno. Sento che qualcosa deve ancora succedere, che il mio destino mi porterà nuovamente lontano, verso conoscenze che al momento preferirei non affrontare. Ho bisogno di qualcuno che mi consigli, che mi guidi in questo mondo che conosco appena e forse so a chi rivolgermi, forse…»


7

CAPITOLO 1

Breogan il druido. Ciò che avevo vissuto nel recente passato aveva drasticamente mutato il mio modo di vedere il mondo, non solo quello reale, ma specialmente quello esoterico. Ero venuto a contatto con il Pantheon delle mie divinità e questo mi aveva fatto sentire di essere un’inezia al loro cospetto, un duro colpo alla mia superbia e alla mia autostima. Dopo secoli di studio e di esercizio dell’arte magica, quello che sapevamo e comprendevamo non era che la minima parte di una realtà troppo grande e complessa per poter essere recepita dalle nostre menti limitate ed era stato un ragazzo privo di qualunque potere a farmi capire questo concetto, tanto semplice quanto imperativo: John Casey. Io sono Edward Hallen, conosciuto nella cerchia dei maghi di Glastonbury con il mio nome druido: Breogan, uno dei maghi più potenti e dotati che il nostro ordine abbia mai avuto, eppure praticamente inerme di fronte al custode del talismano del Dio Supremo. Ho combattuto al suo fianco aiutandolo con ogni briciolo di magia che scorreva nelle mie vene ma a nulla sarebbero valsi i miei sforzi e quelli di tutte le divinità della Luce se il potere supremo non fosse stato nelle sue mani. Eppure, nonostante la grandezza della sua impresa, era rimasto un ragazzo semplice, gentile e rispettoso, un amico oserei dire. Ed era proprio sua la lettera che tenevo ora tra le mani, un anacronismo in un’era digitale dove tutto viaggiava alla massima velocità, che mi aveva toccato il cuore ancor prima di suscitare apprensione e preoccupazione. Cos’era successo in questi pochi mesi da fargli decidere di mettersi in contatto con me? Potevo scoprirlo solo aprendo quella busta che sembrava scottare tra le mie dita e proprio in virtù di quella strana sensazione, stavo rimandando quel semplice gesto ormai da quasi un giorno intero.


8 Caro Breogan, scusami se ti chiamo con il tuo nome da mago, ma è così che ti ho conosciuto e fatico non poco a considerare di chiamarti in un altro modo che non sia questo. Sto faticando a tornare alla vita di tutti i giorni, all’affetto dei miei familiari e ai doveri che l’appartenenza ai Custodi mi impone. Patrick Sinclair è stato molto comprensivo e mi ha lasciato tutto il tempo per riprendermi dallo shock dovuto alla battaglia che abbiamo appena combattuto, ma sento che c’è qualcos’altro sotto l’apparente comprensione del leader indiscusso della fratellanza. Il talismano è ancora al mio collo, non inerte come credevo diventasse dopo aver assolto al suo compito, ma ancora più pulsante di energia, come se la sua missione fosse appena cominciata. Io non ho poteri magici, tranne forse una forte empatia e la capacità di usare l’amuleto in caso di pericolo estremo, ma sembra che sia lui ora a proteggere me e non viceversa. È una sensazione più che una certezza, ma sento che devo riprendere il cammino per andare dove il talismano vuole che io vada ed è per questo che mi sono deciso a scriverti, perché comincio ad avere visioni di eventi che devono ancora accadere, immagini vaghe di un nostro prossimo incontro e voglio che tu sia preparato perché non credo che avverrà in modo normale. Vedo una sala buia, piena di barriere magiche e di antiche iscrizioni, un luogo dove il potere degli Dei è molto forte ma insufficiente a fermare il mio arrivo. Vedo te e altri maghi che mi attendono, ma non tutti sono felici del mio arrivo… Ha senso per te tutto ciò? Spero proprio di sì perché il tempo si avvicina e io sono molto confuso… La cripta di Merlino, il luogo più inviolabile dell’abbazia di Glastonbury, il nostro santuario dove conserviamo l’antico sapere, questo sembrava aver scorto il mio amico nelle sue fugaci visioni. Nessuno era mai riuscito a violare le sue mura, nessuno tranne Sara Baldwin, la mitica wicca di Salem, la figlia prediletta della Dea Madre vissuta nei primi anni del Settecento. Solo lei aveva avuto abbastanza potere da infrangere tutte le barriere magiche che proteggevano il luogo più sacro per noi druidi e ora, a distanza di tre secoli, un’altra persona si accingeva a ripetere l’impresa. “Sarà davvero un’esperienza interessante, sia per me che per i miei colleghi più anziani: ti accoglieremo con tutti gli onori, ma hai fatto bene ad avvertirci in tempo in modo da evitare inutili sofferenze, da


9 parte nostra s’intende. Ti aspetto Johnny, sarà veramente bello rivederti…” pensavo mentre mi accingevo ad avvertire gli altri maghi di quella visita tanto inaspettata quanto gradita, almeno per me. Glastonbury era molto più dei semplici resti di un’abbazia medievale; da secoli era il fulcro del potere magico dei druidi inglesi e non solo. Edificata sulla convergenza di potenti linee energetiche dette “Vene del Drago” celava una serie di corridoi sotterranei e di cripte abilmente occultate e protette da potentissimi incantesimi, la più importante tra queste detta “la cripta di Merlino” in onore del più potente mago esistito sulla terra. La leggenda narrava che proprio lì, immerso nel fluido energetico della Dea Madre, erano conservate le spoglie mortali del grande maestro e che queste alimentavano le barriere di protezione che rendevano quella stanza segreta un luogo impenetrabile, il più sicuro e inespugnabile del mondo. Nessun nemico era mai riuscito a scalfire le sue difese nonostante in molti ci avessero provato; maghi e streghe oscure estremamente potenti ma incapaci di comprendere la complessità e la potenza delle formule impiegate a protezione delle cripte. Molti frammenti degli amuleti originali, forgiati dal Dio Supremo in persona e poi condivisi con entrambi gli schieramenti magici, erano stati incastonati nelle pareti esterne proprio per renderle inespugnabili e avevano assolto egregiamente il loro compito fino ai giorni nostri, fino a ora almeno. Cosa succederà se Johnny riuscirà a materializzarsi al centro della cripta di Merlino come fece la mitica Sara più di trecento anni fa? Sarà davvero interessante scoprirlo… John Casey “Ce l’avevamo fatta!” Questa frase continuava a rimbalzare nella mia mente provocando ondate di pura euforia. Nessuno avrebbe scommesso su di noi tanto era impari la lotta, ma se una cosa avevamo imparato da quest’avventura era che niente poteva ritenersi impossibile quando in campo si schieravano forze che andavano al di là di ogni possibile immaginazione. Tutte le certezze, tutte le cose concrete che pensavamo di conoscere si erano sovvertite nel giro d pochi giorni spalancandoci gli occhi su una realtà che andava ben oltre il nostro limite di comprensione. Era stato un puro atto di fede o più probabilmente un gesto dettato dalla disperazione quello di affidare le nostre vite e


10 l’esistenza stessa del nostro pianeta a un gruppo di entità ultraterrene che avevamo chiamato Dei della Luce, un pantheon di divinità schierate per il trionfo del Bene sul Male e ora che l’Abominio era stato distrutto per sempre, sembrava che la pace e l’equilibrio cosmico fossero nuovamente ristabiliti. Allora perché l’amuleto del Dio Supremo era rimasto al mio collo invece di svanire nello stesso modo in cui era comparso la prima volta? Perché, mentre tutti festeggiano la vittoria, dentro di me sento ancora un’inquietudine che mi impedisce di credere che tutto sia realmente finito? Dal diario segreto di John Casey. Non so nemmeno io perché continuo a scrivere queste memorie. All’inizio il pericolo di morire era così alto che occorreva lasciare qualcosa di tangibile a chi sarebbe sopravvissuto, qualcosa che ricordasse il sacrificio estremo di un pugno di persone che avevano sacrificato la loro vita nel tentativo di proteggere l’umanità. Poi, quando tutto finì e capimmo di avere vinto contro tutte le più nefaste previsioni, l’euforia per lo scampato pericolo ci fece dimenticare la rilevanza di questo compito, l’importanza di analizzare e registrare tutti i cambiamenti e le vittorie che ci avevano portato a diventare ciò che eravamo. Ecco perché ho ripreso a scrivere su queste pagine, perché a differenza della maggior parte dei miei compagni, io sento che quello che avevamo appena vissuto era solo l’inizio, un test per qualcosa di ancora più grande e forse di ancora più pericoloso. È per questo che ho paura, perché l’incertezza e l’inconsapevolezza mi stanno torturando fin da quando sono tornato dalla mia famiglia a Bethlehem, nello Stato della Pennsylvania, fin da quando sono cominciate quelle strane visioni. Non voglio allarmare nessuno anche perché le immagini che si formano nella mia mente sembrano coinvolgere esclusivamente me e non sembrano, al momento, minacciose. Ho come l’impressione che qualcuno tenti di fornirmi informazioni per prepararmi a qualcosa che dovrà ancora avvenire, un viaggio forse oppure una sorta di cammino spirituale che non riesco nemmeno a delineare. Sarà colpa degli stessi Dei che ci hanno aiutato oppure di qualcun altro, magari dell’opposto schieramento, qualcuno che tenta di corrompere la mia anima per un suo scopo malvagio? Il talismano che porto al collo freme d’energia ogni volta che queste sensazioni si manifestano, una potenza


11 incommensurabile di cui però non ho nessun controllo, ma che mi rassicura sull’esito di un possibile scontro. “Vieni pure, mostrati se hai coraggio: non sai cosa ti aspetta se avrai l’ardire di affrontarmi…” sussurro ogni sera prima di addormentarmi e quella sorta di velata minaccia riesce a calmarmi quel tanto che basta da farmi passare una notte tranquilla, non questa volta però… Faceva caldo. Non una calura soffocante, ma piuttosto la sensazione del sole estivo sulla pelle, mitigato da una brezza fresca che soffiava direttamente sulla faccia. Mi ero accorto subito che tutto quello che percepivo non era reale, merito degli insegnamenti di Breogan e di Mary, la gran sacerdotessa della Dea Madre; tutto sembrava perfetto, troppo tranquillo per assomigliare alla vita di tutti i giorni e l’assenza totale di rumori rinforzava la mia convinzione. Quello che avevo di fronte era una sorta di basso anfiteatro circondato da alte colonne marmoree che sembravano perdersi nell’azzurro del cielo. Tre serie di bassi gradini delimitavano l’arena, ma a differenza dell’ultima volta che ero stato lì, il luogo appariva completamente deserto. Istintivamente avevo portato la mano al petto, come per sincerarmi che il talismano fosse ancora al suo posto, ma l’averlo trovato dove doveva essere non mi aveva tranquillizzato affatto; sembrava privo di energia, una sorta di ciondolo di legno inerte, inutile in caso di pericolo. «Ti senti minacciato?» La voce era apparsa dal nulla alla mia destra, al limite del mio campo visivo; mi ero voltato curioso verso quella voce squillante solo per scoprire un bambino seduto su un basso gradino che mi stava osservando all’apparenza divertito. Era vestito con una corta tunica che gli lasciava scoperte braccia e gambe e teneva tra le mani una sfera traslucida, di un bianco opaco. «Perché non rispondi? Eppure, la domanda è molto semplice: perché sei preoccupato del fatto che l’amuleto che porti al collo non scintilla d’energia?» «Perdonami, non volevo sembrare maleducato; non mi aspettavo di trovare un fanciullo in questo luogo ma non mi sento minacciato, solo confuso, tutto qui. L’oggetto che porto con me è molto potente, ma in questo luogo sembra non mostrare la benché minima attività, come se si sentisse…»


12 «A casa? È questo quello che volevi dire?» Aveva anticipato la mia risposta con una noncuranza disarmante, come se riuscisse a leggermi dentro nonostante facessi di tutto per impedirlo. «Sì, credo che il senso sia proprio quello. L’ultima volta che sono stato qui c’erano molte entità pronte a fornire il loro aiuto e la loro benedizione, ma ora è completamente deserto, fatta eccezione per te, naturalmente.» «Sei deluso? Avresti preferito trovare loro anziché me?» «No, non deluso, ma curioso di scoprire il motivo per cui sono qui e credo che tu stia per rivelarmelo vero?» Serio ed enigmatico, il bambino non aveva mai smesso di osservarmi, ma ora, dopo quest’ultima affermazione, un leggero sorriso aveva illuminato quel suo viso da cherubino. Aveva prolungato l’attesa tra una risposta e l’altra proprio per permettermi di capire chi realmente avevo di fronte e quando l’illuminazione finalmente era arrivata, non sapevo se gioire o preoccuparmi ancora di più. «Sei una persona davvero speciale, John Casey, come raramente ho incontrato nell’arco della mia esistenza; hai tutte le qualità che occorrono per il compito che voglio affidarti, un incarico che mai prima d’ora è stato affidato a un comune mortale. Nessuno, nemmeno tra coloro che chiami Dei, possiede quello che hai tu: la capacità di accettare l’inaccettabile, la fede e la determinazione che contraddistinguono ogni tua azione, ogni tuo pensiero. L’essere privo di ogni talento magico non ti ha fermato dall’accogliere un’arma così potente come il mio talismano, uno strumento capace di compiere grandi prodigi e terribili orrori, il mezzo con cui riportare l’equilibrio laddove regna il caos. Tu non hai ancora coscienza delle tue reali potenzialità, ma per comprenderle a fondo avrai bisogno di qualcuno che guidi i tuoi passi nel regno oscuro che ti circonda…» «Perché io? Perché non Breogan o Mary, oppure lo stesso Protettore che ha sacrificato la sua intera esistenza pur di metterci in guardia dall’Abominio. Cos’ho io che loro non hanno?» «Tu sei come l’acqua che sgorga pura da una sorgente, limpida, fresca, incontaminata. La tua anima non è stata ancora contagiata da nessuna delle fazioni in gioco, nemmeno da quella che tu chiami “della Luce” e che consideri l’espressione del Bene contro il Male. Pur provando affinità e affetto per coloro che hanno combattuto al tuo fianco, la tua


13 mente rimane libera da pregiudizi, libera di scoprire ciò che si cela dietro l’apparenza, dietro l’inganno. Dimmi Johnny, di che colore è la sfera che ho nelle mani?» Quella semplice domanda mi aveva fatto tornare alla realtà; avevo compreso poco o niente di tutto il discorso che il Dio Supremo mi aveva fatto, ma di una cosa ero assolutamente certo: da lì cominciava un lungo cammino che mi avrebbe portato a contatto con realtà inimmaginabili, con persone o entità che appartenevano a un mondo che stava per diventare il mio e di cui non conoscevo praticamente nulla. Perché mi aveva fatto quella semplice domanda? Cosa si nascondeva dietro la risposta che avrei dato? «Sembra bianca, traslucida come la pietra di luna…» Avevo abbassato lo sguardo sull’oggetto che reggeva e dopo una rapida occhiata ero tornato a osservare il viso del fanciullo che avevo di fronte, temendo di mancare di rispetto all’essere più potente dell’intero universo. «Sei sicuro di quello che hai visto? Guarda meglio…» L’oggetto non era più lo stesso che avevo visto alcuni secondi prima: appariva irregolare, nero come le profondità del cosmo che avevo da poco lasciato. Sembrava che la luce venisse assorbita al suo interno invece di essere riflessa dando la sensazione di qualcosa di viscido, pericoloso. «Un attimo fa ero sicuro di quello che avevo visto, come lo sono adesso nell’osservare qualcosa di totalmente diverso nella forma e nella sostanza, un oggetto la cui natura mi intimorisce e mi affascina allo stesso tempo…» «Questa è la prima delle lezioni che dovrai imparare: nulla è mai come sembra perché in ogni cosa coesiste la luce e l’scurità, l’ordine e il caos. Bianco e nero sono solo gli estremi, ma esiste molto altro nel mezzo e sarà tuo compito scoprirlo…» «Perché? A quale scopo dovrei iniziare una ricerca di così vasta portata? Anche se porto il tuo amuleto al collo non credo che troverò molte porte aperte sul mio cammino. Ogni fazione terrà ben celati i suoi segreti e nessuno vorrà insegnarli a una persona priva di talenti come me, né quelli dediti al Bene, né tantomeno gli adepti della parte oscura. Credo che sopravvaluti le mie capacità…» «Forse sei tu che non conosci a fondo te stesso e i tuoi doni. Gea non ti ha scelto a caso stai pur certo e la mia visione va oltre qualsiasi altra: io so chi tu sia ed è per questo che sei qui ora. Inizia con fiducia il tuo


14 cammino perché ogni gradino che salirai nella lunga scala della conoscenza ti porterà sempre più vicino alla completa coscienza di te stesso e delle forze che ti circondano. Quando avrai raggiunto la piena consapevolezza di tutto l’insieme, allora e solo allora inizierà il tuo compito finale…» «Cosa dovrò fare dopo? Come farò a costringere le diverse fazioni a rivelarmi i loro segreti più nascosti?» «Una cosa alla volta, un passo dopo l’altro; hai un amico che attende tue notizie e che sarà felice di aiutarti, almeno nelle primissime fasi del tuo apprendistato. Il resto verrà dopo, come conseguenza di ciò che imparerai…» «Ci vorranno anni, decenni solo per scalfirne la superficie, solo per avere una conoscenza sommaria dell’insieme: è un compito enorme per una persona sola.» «Nessuno ha detto che sarai solo e per quanto riguarda il tempo, quello che tu consideri impossibile è solo un battito nel ritmico pulsare dell’universo, il fruscio d’ali di una farfalla. Il tempo è forse l’unica cosa che non ti mancherà, stai pur certo…» La visione era terminata nello stesso modo brusco di com’era cominciata, nulla a che vedere con il tocco lieve e gentile di Gea. Un attimo prima ero sull’Olimpo degli Dei, un attimo dopo stavo fissando il soffitto senza riuscire a capire cosa stessi guardando. Nessuno era mai stato convocato al cospetto dell’Entità Suprema così tante volte come era successo a me, ma questo non significava necessariamente che fosse una cosa positiva: mi aveva affidato un compito la cui portata e complessità mi spaventavano a morte, ma allo stesso tempo l’avermi scelto come suo portavoce mi rendeva stranamente euforico. “Nulla sarà mai più come prima, nemmeno io” continuavo a pensare mentre cercavo un foglio e una penna per scrivere al mio amico Breogan. Avrei potuto contattarlo in un altro modo, più veloce e meno antiquato, ma ero certo che il mio vecchio compagno avrebbe apprezzato questo mio gesto, avrebbe percepito la carica empatica che stavo infondendo nella trama di quel semplice pezzo di carta, parola dopo parola, frase dopo frase e si sarebbe preparato adeguatamente al mio arrivo.


15

CAPITOLO 2

Santuario della Dea Madre, Gap Head, penisola di Gloucester, Massachusetts. Il pericolo che avevamo corso sembrava solo un terribile ricordo nonostante fosse passato poco tempo da quella terribile battaglia. Le Vene del Drago erano tornate a pulsare di energia, forse ancora più potenti di prima, ma lo scontro non era stato privo di conseguenze: Gea aveva speso fino all’ultima briciola del suo immenso potere per aiutarci e così pure avevano fatto anche gli altri Dei della Luce, ma questo gesto estremo li aveva portati pericolosamente sull’orlo dell’annientamento. Solo l’intervento del Dio Supremo aveva capovolto l’esito della guerra e ridato energia a un pianeta ormai morente ma occorreva tempo affinché tutto tornasse come prima, affinché i nostri Dei riacquistassero tutto il loro potere anche se non c’era nessuna certezza che questo potesse effettivamente accadere, almeno non in tempi brevi. Cosa avrebbero fatto nel frattempo le forze oscure? Avrebbero approfittato del nostro momento di debolezza per attaccarci alterando quell’equilibrio che avevamo faticosamente conquistato secoli prima oppure sarebbero rimasti nell’ombra a osservare l’evolversi della situazione, pronti a scatenarsi al primo accenno di debolezza da parte nostra? Dal libro specchio di Mary, somma sacerdotessa di Gea Questi sono tempi bui, come non se n’erano più visti dai tempi di Sara, la prediletta della Grande Madre, più di trecento anni fa. Ho esortato tutte le consorelle e i nostri compagni d’oltreoceano a vigilare scrupolosamente affinché le orde dell’Oscurità non ci colgano di sorpresa. Anche i nostri nuovi alleati, la fratellanza dei Custodi si è offerta di fornirci tutto l’aiuto e l’appoggio possibile, consci del pericolo che incombe su tutti noi, ma questo non mi tranquillizza ancora; il talismano del Dio Supremo non è tornato alla sua giusta dimora e il ragazzo che lo custodisce non ha le capacità per difendere un tesoro così prezioso dagli artigli famelici dei nostri nemici. Confido


16 nel giudizio di chi ha affidato il destino dell’intera umanità nelle giovani mani di John Casey, ma non posso non provare apprensione e timore nel saperlo là fuori, solo e indifeso di fronte alle forze del Male. Avevo cercato di mantenere i contatti con coloro che avevano partecipato alla battaglia contro l’Abominio che ci aveva minacciato, ma non era stato facile; di tutto il gruppo solo Patrick Sinclair aveva mantenuto un contatto costante e giornaliero con il santuario, rinsaldando e consolidando un rapporto di amicizia e collaborazione nato in un momento di bisogno ma rafforzatosi poi nel tempo. Era il tramite tra noi e i Custodi, tra la parte magica e quella scientifica di questa empirica alleanza che aveva dato ottimi frutti e poteva diventare l’arma più efficace contro le future minacce. Avevo chiesto più volte notizie degli altri membri, ma, fatta eccezione per John Casey, tutti gli altri erano stati riassegnati ad altri incarichi proprio per mettere a frutto le loro incredibili abilità. Johnny era un caso a parte; la vicinanza con il Dio Supremo, l’essere stato di fatto il mezzo con cui il suo volere si era manifestato in tutto il suo devastante potere lo aveva cambiato profondamente. Patrick lo andava a trovare regolarmente, ma quello che vedeva lo sconcertava e lo riempiva di apprensione. “Non è più la stessa persona che ricordi, lo stesso ragazzo allegro che abbiamo imparato a conoscere e apprezzare: si è chiuso in sé stesso come se stesse portando nel cuore un peso enorme, una responsabilità che grava sul suo animo e di cui non riesce a liberarsi. Ho provato a chiedere come si sentiva, cosa lo preoccupasse così tanto, ma la risposta che mi ha dato ha poco senso, almeno per me: “Non è finita, questo è solo l’inizio per me, un percorso che dovrò compiere da solo perché è questo che il Dio Supremo pretende da me. L’Abominio è stato solo un test per vagliare la mia determinazione e le mie capacità e ora mi trovo ad affrontare qualcosa di talmente grande che mi spaventa a morte, ma, allo stesso tempo, mi esalta oltre ogni limite…” “Non sono riuscito a sapere altro da lui, ma le sue parole mi hanno gettato nel più totale sconforto…” Questa è la sintesi dell’ultimo colloquio avuto con il capo dei Custodi, una tacita richiesta di aiuto a cui non potevo rimanere impassibile anche se il timore di quello che avrei potuto scoprire una volta incontrato il ragazzo mi rendeva inspiegabilmente inquieta.


17 Era imperativo che il talismano dovesse tornare al sicuro tra le mura del monastero dov’era stato da sempre custodito, ma cominciavo a nutrire seri dubbi che questo fosse anche il volere del suo padrone. Le parole di Johnny riguardo al volere dell’Entità Suprema erano volutamente oscure, come se lo stesso ragazzo fosse combattuto se aderire o meno alla sua richiesta. “Assurdo, come può anche minimamente pensare di poter sottrarsi al volere di chi governa tutti gli Dei? Eppure, qualcosa mi dice che non è così semplice, che in gioco c’erano scelte e decisioni da cui poteva dipendere l’intero, prossimo futuro, un libero arbitrio tanto inusuale quanto pericoloso…” erano i pensieri che agitavano la mia mente mentre cercavo di capire cosa era meglio fare. “Devo riuscire a parlare con lui, farmi spiegare bene cosa intendesse dire con quelle parole e magari riuscire a consigliarlo nel migliore dei modi. Ha bisogno di qualcuno che possa guidarlo sulla giusta via, un amico fidato con cui confidarsi ma è importante agire subito, prima che decisioni avventate compromettano l’equilibrio…” «Madre…» Una delle mie consorelle era entrata nella stanza senza che io me ne accorgessi e, dopo aver atteso di avere udienza, aveva cercato di attirare la mia attenzione. Ero talmente assorta nei miei pensieri che quella voce improvvisa mi aveva fatto sussultare. «Cosa c’è? Avevo detto di non essere disturbata…» avevo risposto in modo sgarbato e questo aveva sconcertato ancora di più la discepola che aveva cercato di giustificarsi per la sua intrusione. «Perdonami, ma c’è una persona ai cancelli che chiede di te; non ha voluto dire il suo nome né il motivo per cui si trova al santuario, ma è potente, oltre ogni limite io abbia mai conosciuto. Ha detto solo che lo stavi aspettando e ha sorriso quando si è accorto che le altre consorelle si erano schierate pronte ad affrontare la minaccia…» «Perdonami tu cara amica per il modo in cui ti ho trattato; troppi sono i pensieri che affliggono la mia mente, ma questo non scusa il modo in cui mi sono rivolta a te. Io non aspetto nessuno, ma questo forestiero potrebbe portare alcune risposte alle innumerevoli domande che gravano sulla mia anima. Portami da lui, ma non abbassate la guardia per nessun motivo, mi raccomando…» Sembrava che le mie parole avessero ridato il sorriso alla mia povera sorella anche se la preoccupazione per quell’arrivo inaspettato era ben


18 leggibile sul suo viso. Mi accompagnò volentieri fino al portone principale del santuario, ma preferii continuare da sola lungo il vialetto che conduceva al pesante cancello che separava il monastero dal resto del mondo. Non era certamente un amico quell’uomo che attendeva pazientemente il mio arrivo, potente e sinistro nel suo mantello scuro. Percepivo la sua aura chiaramente e il fatto che non cercasse di celare la sua natura mi lasciava perplessa e incuriosita allo stesso tempo. «Cosa ti porta sulla soglia della mia casa? Chi sei?» «Chi sono non è rilevante, ma è il motivo per cui sono qui che è di vitale importanza; qualcosa sta cambiando negli equilibri che abbiamo faticosamente raggiunto, qualcosa che potrebbe alterarli in modo significativo a vantaggio di una o dell’altra fazione. Questo non possiamo permetterlo, né tu né io, perché credo che nessuno di noi auspichi un ritorno alle vecchie usanze, allo scontro diretto tra i campioni della Luce e quelli delle Tenebre, sbaglio?» “Non è qui, almeno non in carne e ossa!” La realtà si era palesata all’improvviso, non appena riconosciuti i segni innegabili della bilocazione. “Così il mio visitatore non si è nemmeno scomodato di persona per venirmi a incontrare… una mancanza di riguardo nei miei confronti che mi fa sorridere più che irritare…” pensavo mentre mi accingevo a rispondergli a tono. «Non è cortese giungere alla mia porta per poi non presentarsi, ma il fatto che non sei nemmeno qui fisicamente la dice lunga su chi tu possa essere. Cosa temevi? Io non sono mai stata ostile con chi mi chiedeva udienza, chiunque egli fosse e a qualunque credo appartenesse: cosa ti ha fatto pensare che con te avrei agito diversamente? La mia casa è un rifugio per tutti coloro che ne hanno bisogno e terreno neutrale per ogni confronto civile e pacifico come sembra essere questo. Non ti sbagli nell’asserire che l’attuale equilibro sia il risultato migliore da secoli e che nessuno, me compresa, vorrebbe tornare alle epoche buie dove tutto era pericolosamente incerto, ma rimane il fatto che non riesco a capire a cosa alludi…» «Ammiro la tua prudenza e concordo con te che il mio modo di presentarmi non ispiri di certo quel senso di fiducia che sarà indispensabile in un prossimo futuro, ma l’urgenza di questo colloquio


19 mi ha costretto ad agire in modo tempestivo e vista la distanza che mi separa da questo luogo, ho optato per il minore dei mali…» «Strano sentirti parlare di fiducia, ma in questi tempi d’incertezza, tutto è possibile, compresa l’idea di dover collaborare con i nostri antichi avversari. Spero solo che non sia una miserabile trappola perché in quel caso…» «Ora sei tu che mi offendi: non ci siamo forse sempre scontrati in campo aperto, uno di fronte all’altro?» «Forse in tempi recenti sì, ma io rammento benissimo quando le Tenebre agivano nell’ombra, corrompendo e ordendo complotti contro di noi, un’abitudine che potrebbe non essere stata abbandonata del tutto…» «Hai la mia parola Mary, somma sacerdotessa dell’antica Dea, nessun inganno, nessun sotterfugio: la posta in palio è troppo grande per abbandonarsi a mezzi così pericolosi…» “La parola d’onore di chi?” fu l’ultimo pensiero che ebbi mentre vedevo svanire sotto i miei occhi quell’inquietante figura. Qualcosa stava minacciando il delicato equilibrio tra il Bene e il Male, così faticosamente costruito fin dai tempi di Sara Baldwin, la prediletta dalla mia Dea e il fatto che anche la parte oscura della magia ne avesse avuto sentore, la diceva lunga sulla gravità della situazione. Forse lo scontro con l’Abominio e l’indebolimento dell’energia delle Vene del Drago aveva aperto una breccia nelle difese di entrambi gli schieramenti, avvantaggiando probabilmente una terza parte che ambiva al predominio sulle altre due. Oppure erano stati proprio gli adepti del Caos a subire gli effetti più devastanti della battaglia e ora si sentivano pericolosamente inermi e pronti a rinegoziare una nuova tregua per salvaguardare ciò che rimaneva del loro potere. A questo punto tutte le supposizioni potevano essere valide e il mancato ritorno del talismano supremo alla sua giusta dimora non faceva che avvalorare le sinistre parole del visitatore. “Devo contattare al più presto John Casey e sapere il motivo per cui non ha ancora riportato il prezioso manufatto al santuario. Che sia proprio lui la minaccia ventilata dal mago oscuro?” pensavo tra me mentre mi affrettavo a rientrare tra le sicure mura della mia casa.


20

CAPITOLO 3

Avevo aspettato a lungo prima di prendere una decisione proprio perché la questione che stavo affrontando doveva essere ponderata sotto ogni aspetto: c’era in ballo la mia vita e il mio futuro oltre a quello delle prossime generazioni. Avevo l’occasione di diventare il giudice nell’eterna lotta tra la Luce e l’Oscurità, una figura imparziale che poteva determinare da che parte far pendere l’ago della bilancia decretando il destino di chiunque potesse essere coinvolto dalle conseguenze che tali decisioni comportavano. Ma come si poteva essere totalmente obiettivi quando per tutta la vita ero vissuto cercando di perseguire il Bene e non il Male? Sarei riuscito a escludere la mia innata natura per analizzare fino a fondo le ragioni di entrambi gli schieramenti e, cosa ancor più importante, come avrei potuto guadagnarmi il rispetto e l’obbedienza di persone talmente dotate da piegare al loro volere le forze della natura e del caos? Avevo l’amuleto con me, questo era vero, ma non avevo la minima idea di come poterlo usare per i miei scopi né se questo fosse addirittura possibile. Per il momento sembrava che il talismano agisse con una propria volontà per salvaguardare la mia incolumità e permettermi di fare altri “giochetti” abbastanza elementari, ma cosa sarebbe successo se nel momento del bisogno non avesse risposto ai miei comandi lasciandomi in balia dei miei nemici? E poi c’era un altro fatto da valutare attentamente: ammettendo che l’offerta del Dio Supremo potesse essere anche rifiutata, a chi sarebbe toccato l’onore di questo incarico? Non certamente a un altro adepto della Luce, per cui il pericolo che questo prezioso oggetto finisse nelle mani del nemico poteva diventare un fatto concreto, di una pericolosità senza precedenti. Forse proprio per questo l’incarico era stato proposto a me, perché sapendo quali potevano essere le alternative mi sentissi obbligato, mio malgrado, ad accettarne il peso e le responsabilità. «Io non ho idea di cosa abbia visto in me il tuo padrone, ma non credo che ti affiderebbe a qualcuno di cui non abbia una totale fiducia…»


21 avevo mormorato tenendo il prezioso gioiello proprio davanti ai miei occhi, sperando che qualcosa nella sua lucida superficie mi desse modo di capire se quella che stavo per prendere era la decisione giusta. Nulla nell’intricato intaglio mi diede la risposta che tanto cercavo, salvo un debole riflesso, un alone impercettibile che aveva iniziato a percorrere le intricate linee dell’ideogramma richiamando alla mia mente quel nome che solo io conoscevo. Santuario della Dea Madre, Gap Head, penisola di Gloucester, Massachusetts. Ero preoccupata per come stavano andando le cose: l’amuleto non era mai stato lontano da questo luogo per così tanto tempo, affidato a un ragazzo privo di ogni esperienza nell’antica arte anche se potenzialmente molto dotato. Aveva promesso che lo avrebbe riportato nel più breve tempo possibile, ma qualcosa gli aveva impedito di mantenere fede alla sua promessa, qualcosa o, ancor peggio, qualcuno. La visita inaspettata del mago oscuro mi aveva lasciata inquieta, come se sentissi che qualcosa incombeva su di noi, qualcosa di cui il visitatore era al corrente ma che non aveva voluto rivelare, almeno non in quel momento. Non temevo per la sorte del talismano, ma piuttosto per quella del ragazzo, troppo debole per potersi opporre alle forze del Caos. Il simbolo del potere supremo agiva indipendentemente dal suo depositario, ma questo non era rassicurante, tutt’altro; se i due interessi non coincidevano non osavo pensare cosa sarebbe potuto accadere al giovane custode. Per questo motivo l’amuleto doveva tornare alla sua antica dimora, dove poteva essere custodito e protetto, lontano dalle bramosie dei nostri nemici. Dal libro specchio di Mary, somma sacerdotessa di Gea Sono confusa ma non posso rivelare i miei dubbi a nessuno, neppure alle mie consorelle più fidate. Ho ripensato alla storia del talismano supremo, di come nelle ere lontane era andato in aiuto di uno o dell’altro campione decretando la vittoria di una fazione sull’altra, indipendentemente dal credo che essa professava. Avevamo vinto molte guerre, ma altrettante ne avevamo perse permettendo alle Tenebre di regnare sulla Terra portando dolore e distruzione. Perché quest’alternanza di posizione? Qual era il motivo celato dietro la


22 decisione del Dio Supremo di avvantaggiare il Male piuttosto che il Bene? Il disegno divino di cui facciamo da sempre parte prevede che dobbiamo soffrire sotto il giogo dei nostri nemici? È questa l’imparzialità che da sempre contraddistingue il Suo volere? Allora che senso ha affidare la sua arma più potente nelle mani inesperte di un ragazzo qualsiasi? Cosa ha visto in colui che è diventato a tutti gli effetti la persona più potente del creato per affidargli le sorti di tutti noi? È questo che mi confonde, il non riuscire a vedere per intero il disegno che il destino sta elaborando, il non comprendere ciò che a quanto pare è chiaro ai nostri nemici, mettendoci pericolosamente in una situazione di netta inferiorità rispetto a loro. D’altro canto, sono loro che si sono presentati ai nostri cancelli, quasi fossero venuti a chiedere aiuto più che a paventare una concreta minaccia. «… Nessun inganno, nessun sotterfugio: la posta in palio è troppo grande per abbandonarsi a mezzi così pericolosi…» aveva detto l’emissario dell’Oscurità e dal tono delle sue parole avevo intuito che diceva il vero, che era seriamente spaventato di quello che stava per accadere, al punto da presentarsi al mio cospetto in cerca di una tregua, di una improbabile alleanza, forse. Ma cosa stava per accadere di così grave? Neppure Gea, la mia Dea, aveva risposto alle mie invocazioni, come se le divinità della Luce fossero anch’esse in attesa degli eventi, come se non volessero o non potessero influenzare con il loro intervento ciò che stava per accadere, ed era proprio questo che mi creava più apprensione. John Casey Occorrevano doti e qualità molto particolari per poter diventare ciò a cui sembravo essere destinato; innanzi tutto la conoscenza profonda di entrambi gli schieramenti, l’ideologia, il credo e, cosa forse più importante, gli scopi che si prefiggevano da millenni, un compito che da solo avrebbe impegnato l’intera mia esistenza e tutte le vite successive. Poi avrei dovuto imparare in cosa differivano le loro arti magiche, la fonte del loro potere e il modo in cui veniva usato, carpirne i segreti e padroneggiarli ai massimi livelli, cosa che al momento mi sembrava semplicemente impossibile vista la mia totale assenza di talento in quel campo. L’amuleto poteva sopperire ad alcune delle mie


23 lacune, ma ancora non mi era chiaro il suo vero scopo, perché continuasse a rimanere cocciutamente al mio collo invece di scomparire e tornare nel suo luogo d’origine. Mary mi aveva raccontato che prima dello scontro tra Sara e Saphir sul promontorio di Indian bay2 il talismano supremo non era mai rimasto al collo del vincitore proprio perché una fonte di potere così grande avrebbe potuto alterare nuovamente il delicato equilibrio appena creato, ma da quell’epico scontro di secoli prima qualcosa era cambiato, alterando in modo definitivo il misterioso disegno divino. «Perché è rimasto al collo di Sara?» le avevo chiesto per pura curiosità, non sapendo che quella risposta sarebbe stata di vitale importanza nella mia situazione attuale. «Non lo so e stranamente non lo sanno neppure i nostri Dei. Posso solo supporre che Sara, in qualche modo fosse diversa dagli altri campioni della Luce, più versatile e pronta al cambiamento rispetto ai suoi predecessori, una qualità dettata unicamente dalla consapevolezza di essere troppo debole per poter sperare di sopravvivere contro un mostro come Saphir. Allo scontro si era presentata in compagnia di un’amica, una figura ambigua e misteriosa che l’aveva aiutata e consigliata nel suo lungo percorso di cambiamento: Valerie mi sembra si chiamasse. Non ha mai raccontato molto di lei tranne il fatto che era molto potente e che non apparteneva a nessuna delle due fazioni in lotta, cosa molto strana visto che esistono solo due facce di questa medaglia: noi e gli altri…» «Perché dici che era diversa, più versatile?» «Perché il suo potere di wicca era nulla rispetto alle arti oscure del suo nemico; Saphir aveva ucciso personalmente tutti i suoi antagonisti diventando il campione del Caos sul sangue dei suoi stessi confratelli, usurpandone il potere e gli amuleti che si era fatto addirittura cucire sotto la pelle per assorbirne meglio le oscure energie. Aveva imparato da Cathbad le arti celtiche dei druidi e altre forme di magia dagli stregoni che si erano schierati al suo fianco, ma non era ancora sufficiente ad avvicinarsi alla potenza del suo nemico. Fu l’arrivo di 2 Vedi “Igat_She la viaggiatrice – libro terzo – “0111 Edizioni anno di pubblicazione 2016


24 Valerie a segnare la svolta, a insegnare a Sara come servirsi di tutta la magia, bianca o nera che fosse, piegandola al suo volere proprio per raggiungere lo scopo che si era prefissata: la vittoria del Bene sul Male. Ma occorreva ancora qualcosa affinché “la viaggiatrice” oltrepassasse il confine tra la Luce e l’Oscurità, qualcosa di così terribile da distruggere quella millenaria barriera che la teneva prigioniera. Fu proprio Saphir, nella sua illimitata arroganza, a darle quell’orribile motivo che la spinse oltre l’orlo del baratro, giù nell’abisso della disperazione: uccise l’unico amore della sua vita, un giovane shamano della tribù dei Kiowa, “Orso che Corre”. Le cronache custodite negli archivi dell’abbazia di Glastonbury riportano il racconto dell’accaduto che ella stessa fece a Cathbad, una sequenza talmente angosciante da rimanere impressa a fuoco nella mia mente: “Sentivo il calore della mano di Valerie sulla mia spalla mentre le sue parole penetravano nella dura corazza di puro dolore in cui mi ero rifugiata; Orso aveva dato la sua vita affinché io vivessi, perché il nostro amore superasse anche quella terribile prova. Non potevo non farla pagare al suo assassino! Fu in quel preciso momento che iniziò il cambiamento: la mia aura divenne sempre più scura, più nera delle profondità dell’inferno. Non sentivo più nulla, né dolore, né paura, solo odio e una voglia irrefrenabile di procurare dolore e sofferenza. Saphir non si era accorto ancora di niente; stava assaporando l’attimo in cui avrebbe spento anche la mia giovane vita, con la stessa facilità con cui si strappava un’erbaccia dal campo. Mi vedeva in piedi, il viso sconvolto dall’ira e dal dispiacere e ne gioiva a tal punto da non cogliere i segnali del cambiamento: i miei occhi erano improvvisamente divenuti totalmente neri, due pozze oscure in cui la luce si perdeva, come assorbita. Tutto il terreno circostante era sconvolto da flussi di pura energia che confluivano direttamente nel mio corpo, gonfiando la mia aura oltre ogni immaginazione. Aveva ancora quel sogghigno compiaciuto sul viso quando lo colpii, quando incredulo sentì le sue membra irrigidirsi in una morsa che non gli lasciava scampo; non avevo fatto nulla che potesse insospettirlo, ma l’odio che covavo dentro aveva bisogno di uscire al più presto. «Povera illusa; credi che questo basti a fermarmi?» mi aveva detto deridendo il mio attacco; non aveva ancora capito nulla, dominato


25 com’era dalla sua superbia e arroganza. I suoi adepti, forse incoraggiati dalla spavalderia del loro maestro, fecero l’unica cosa che non avrebbero mai dovuto fare: cercarono anch’essi di attaccarmi. Non mi accorsi nemmeno del loro patetico tentativo, ma, in compenso, furono loro a subire gli effetti della mia ira. Tre palle di fuoco si materializzarono istantaneamente nei loro corpi esplodendo in un unico devastante lampo di calore; durò forse alcuni secondi, ma alla fine ciò che rimase di loro fu solo del fumo grigio e un terribile olezzo di carne bruciata. Solo allora l’atteggiamento dello stregone oscuro cambiò; cominciò a cogliere i segni della trasformazione e lottò con tutte le sue forze per spezzare la morsa che lo teneva prigioniero, poi di colpo si bloccò: i suoi occhi non guardavano più i miei ma fissavano con sgomento qualcosa sul mio petto. Anch’io avevo avvertito un cambiamento, una strana sensazione che non riuscivo a definire, ma ero troppo presa dalla mia sete di vendetta per prestarci attenzione. Osservai le mie mani e per la prima volta mi accorsi che effettivamente qualcosa stava cambiando; la gemma scura sul palmo sinistro si era liquefatta lasciando al suo posto una debole traccia cremisi, quasi invisibile. Stessa sorte aveva avuto il sigillo di Salomone, quello che credevo fino a poco tempo prima la mia arma vincente contro l’Oscurità. Rimanevo priva di difese contro la magia di Saphir eppure mi sentivo sempre più potente, sempre più arrabbiata; l’odio colmava ogni fibra del mio corpo, urlava e si dibatteva nel tentativo di uscire e io non avevo intenzione di tenerlo prigioniero ancora a lungo. Fu lo sguardo angosciato dell’assassino di Orso a farmi portare le mani al collo, in cerca dell’ultimo talismano, la testa del mio amico Lupo. Quello che toccai, però, non era il mio amuleto; era diverso nel peso e nella forma, un oggetto fatto più per abbellire che per proteggere. Un lungo cordone di fili neri fittamente intrecciati tra loro sorreggeva un grosso ciondolo, leggero, di legno inciso. Lo misi sul palmo della mano per meglio osservarlo, stupita della sua presenza; una parte di me indugiava, assaporando quella scoperta, curiosa di capire cosa stesse succedendo mentre l’altra, quella oscura, quella che anelava solo la distruzione, attendeva paziente il momento in cui dar sfogo alla rabbia. Il disco centrale, laccato di rosso, era adornato da una corona esterna di incisioni fitte, molto precise e delicate, intagliate in un legno nero, molto duro e compatto. Quattro fiorellini, uno diverso dall’altro, erano posizionati all’estremità delle diagonali mentre tutto il resto della


26 superficie era un succedersi di simboli e ricami che si intrecciavano senza interruzione. Ma era la parte centrale quella più incredibile; il legno era stato cesellato con una precisione talmente perfetta che le linee si susseguivano una dopo l’altra creando un labirinto di percorsi e curve che lasciavano senza fiato per la loro eleganza. Raffigurava un unico grande simbolo estremamente complesso, un ideogramma impossibile da decifrare, sconosciuto a tutti, tranne che a me. Me ne resi conto nell’esatto momento in cui la punta delle mie dita avevano cominciato a seguirne i contorni, sempre più arabescati, fino a raggiungere il cuore stesso del pittogramma e il suo arcano significato: il nome del Dio Supremo.” Questo era il racconto di come il talismano fosse comparso all’improvviso decretando la vittoria di Sara e tra queste terribili sequenze di morte poteva celarsi il motivo per cui l’amuleto era rimasto in custodia a noi e ora si trovi al tuo collo: forse il suo compito non è ancora concluso, forse tu, come Sara, sarai l’artefice di un cambiamento tale da giustificare la fiducia che l’Essere Supremo ti ha concesso.» Dal diario segreto di John Casey «Perché dubiti delle tue qualità? È modestia o solo insicurezza la tua?» Sushma, la mia compagna di avventure era seduta vicino a me, sulla riva di quel lago tanto effimero quanto importante. Ci eravamo conosciuti lì, in quella visione onirica che avevamo condiviso all’inizio della nostra passata avventura, un incontro che di casuale non aveva nulla nonostante le apparenze3. «Perché dici così? Non è semplice accettare una situazione del genere, una responsabilità che va ben oltre le mie capacità e la mia comprensione; ho appena scoperto un mondo che credevo appartenesse alle favole, popolato di Dei, maghi e streghe talmente potenti da piegare al loro volere le forze della natura, un’esistenza parallela che accetto più per fede che per logica, ma che mi fa sentire indifeso e inadeguato al ruolo che mi si vuole affidare…» 3 Vedi “La Mano del Destino” 0111 Edizioni anno di pubblicazione 2018


27 «Ma hai il talismano dalla tua parte e la fiducia e l’approvazione del Dio degli Dei; che cosa vuoi di più? Dubiti della lungimiranza di chi governa sopra tutti?» Fu in quel preciso momento che cominciai a capire che qualcosa non andava, che quell’incontro era leggermente diverso da quelli che avevo avuto con la mia amica. Mi ero voltato verso di lei osservandola attentamente, ma quello che vedevo era il suo viso dolce e bellissimo, la sua carnagione scura e i lunghi capelli neri raccolti in una spessa treccia che le scendeva fino in fondo alla schiena, quel nasino piccolo ma dalle narici larghe, fonte di tante battute scherzose e le sopracciglia sottili come le ali di una rondine. Solo gli occhi erano diversi, non di quel verde intenso che ricordavo, ma scuri, di una tonalità di nero che non avevo mai visto, profonda e antica come gli abissi dell’universo. «Perché queste sembianze? Cosa vuoi farmi comprendere questa volta?» Avevo finalmente riconosciuto chi si celava dietro le mentite spoglie della mia compagna, ma non mi sentivo onorato della sua presenza, piuttosto infastidito dagli inganni che ogni volta accompagnavano i nostri incontri. «Hai imparato bene la prima lezione: nulla è mai quello che sembra in questo mondo di trucchi e di magie. Cercheranno di lusingarti per farti abbracciare la loro causa, di confonderti per nascondere le loro vere mire e ambizioni, fino ad arrivare addirittura a sopprimerti se la tua presenza risultasse dannosa ai loro scopi, per cui è essenziale che tu capisca subito chi hai davanti e lo scopo della sua presenza…» «Chi dovrebbe fare tutto ciò? Non certo i miei amici o le Entità che governano il Bene dell’umanità…» «Tu sarai al di sopra delle parti proprio per salvaguardarle entrambe e nessuno, neppure gli amici più fidati saranno immuni agli effetti che la tua posizione scatenerà nei loro cuori. Sta a te e alla tua capacità di comprendere e di agire il mantenimento dell’equilibrio che io ho portato avanti fino a ora e, nonostante tutti i tuoi dubbi, sono certo di aver fatto la scelta giusta…» «Perdonami, ma io non ho mai dubitato della tua lungimiranza quanto piuttosto delle mie capacità nel portarla a termine…» «E non è forse la stessa cosa? Abbi fiducia in me come io ho riposto la mia nella tua persona: tu sei molto di più di quello che credi e presto te ne accorgerai…»


28 Mi sono svegliato sudato e in preda a una agitazione che non riuscivo a calmare; in altri momenti avrei dubitato seriamente della mia salute mentale ma non in quell’occasione, non quando la prova di quella visione stava pulsando di pura energia sul palmo della mia mano. «Va bene, se è questo il tuo volere, così sia…» Per la prima volta mi sentivo sereno, privo di tutti quei dubbi che mi avevano tormentato fin dal nostro primo incontro. Io ero l’emissario del Dio degli Dei e dovevo solo cercare di esserne degno, il resto sarebbe venuto da solo, proporzionatamente all’impegno che avrei profuso nell’adempiere alla mia missione; il mio lungo cammino era iniziato con l’accettazione di ciò che ero, ma dove tutto ciò mi avrebbe portato rimaneva ancora un mistero, almeno per me.


29

CAPITOLO 4

«Patrick, ho bisogno di un favore…» Era iniziata così la conversazione, senza preamboli, senza i soliti convenevoli che per educazione si antepongono al vero motivo della telefonata. Mi ero rivolto a lui proprio perché era in grado di capire l’urgenza della mia richiesta e non avrebbe fatto tutte quelle domande a cui io non ero in grado di rispondere, almeno per ora. «Ciao Johnny, che piacere risentirti… come stai? Tutto bene?» «Sì, sto bene, grazie, anche se ho passato momenti piuttosto difficili ultimamente. Volevo chiederti se potevi accompagnarmi in un posto, senza che nessun altro lo sappia, nel modo più rapido possibile, solo noi due, nessun altro…» «Sei sicuro che tutto vada bene? Non è da te una richiesta del genere a meno che sia successo qualcosa di cui sono all’oscuro: me ne vuoi parlare?» «No, non qui almeno; avremo tempo durante il viaggio, sempre che tu decida di venire con me…» «Come potrei rifiutare un favore a colui che ha salvato l’intero genere umano diventando la persona più potente di tutto il creato? A parte gli scherzi, sarò felice di poterti rivedere e di farti compagnia durante il viaggio, ovunque questo ci porti. Quando partiamo?» Contavo proprio sull’affetto che ci aveva legato da subito, da quando lo avevo conosciuto a casa dei miei genitori, e il saperlo pronto ad aiutarmi mi aveva fatto tirare un sospiro di sollievo. «Vorrei partire oggi stesso, ma prima mi piacerebbe fare una piccola deviazione fino alla Fondazione Van Cliburn, a Fort Worth, per salutare i miei vecchi compagni, se sono ancora tutti lì.» «Sarà un piacere fare una rimpatriata per cui preparati: tra un paio d’ore manderò una macchina a prenderti dopo di che decideremo se prendere un aereo o continuare sull’autostrada.» «Meglio l’aereo; non ho molto tempo a disposizione e devo raggiungere la mia meta il più velocemente possibile.»


30 «Così mi spaventi ragazzo mio: sei sicuro che non vuoi anticiparmi nulla, magari posso coordinare un servizio di sicurezza lungo il tragitto…» «Non credo ce ne sia bisogno, ma chi mi sta aspettando comincerà a temere che mi sia successo qualcosa e non voglio farla preoccupare.» «Allora ci vediamo all’aeroporto, ma confido che mi racconterai tutto una volta in volo.» «Contaci, ma non c’è molto da raccontare, almeno finora…» Patrick mi stava fissando perplesso, quasi facesse fatica a metabolizzare quello che gli avevo raccontato, di come avevo passato gli ultimi mesi nell’incertezza e nel dubbio, in balia di visioni che io stesso facevo fatica a comprendere. Potevo quasi percepire la mente di Kosh, l’entità aliena che condivideva il suo corpo4, che freneticamente elaborava le informazioni che gli avevo fornito, più incline ad accettare situazioni che per altri sarebbero sembrate semplicemente deliri, per poi condividere con il suo ospite le conclusioni a cui era giunto. Patrick aveva ascoltato tutto con silenziosa attenzione, senza interrompermi o battere ciglio, quasi volesse conoscere l’intera storia prima di esprimere giudizi o perplessità, ma le ultime vicende avevano talmente ampliato i suoi orizzonti cognitivi da renderlo la persona ideale a cui chiedere consiglio e aiuto. «Perché non me ne hai parlato prima? Potevamo consultarci con Mary e con Breogan visto che queste sono questioni metafisiche che loro conoscono bene e potevamo utilizzare i canali dei Custodi per cercare di scoprire dove sono i santuari degli Oscuri, per cercare di capire se troverai collaborazione oppure ostilità. Non dimentichiamoci che proprio loro hanno cercato di ucciderti per impedirti di arrivare a Thule e sconfiggere l’Abominio; sarà un incontro denso di incognite anche adesso che sei protetto dall’antico talismano. Sei riuscito a capire come funziona, come attivare i suoi poteri al tuo comando? Ci sono ancora troppe cose che non sappiamo, troppi quesiti da risolvere prima di affrontare una missione così importante e delicata, almeno da come me 4 Vedi “I Custodi del Destino” 0111 Edizioni anno di pubblicazione 2013


31 l’hai descritta. Essere il giudice dei giudici è un impegno che ti porterà a conoscere cose che neanche immagini, aspetti della realtà così diversi da ciò in cui credi che potrebbero sconvolgere l’intera tua esistenza. Non ci saranno più amici o nemici, giusto o sbagliato, nero o bianco, ci sarai solo tu e il tuo discernimento nel comprendere ciò che è più giusto fare in quel preciso momento, né prima né dopo perché tutto muta inesorabilmente, attimo dopo attimo e quello che era sbagliato prima, potrebbe rivelarsi essere l’unica soluzione valida subito dopo. Non ti invidio, perché ciò che ti si prospetta è una vita di solitudine e di responsabilità, ma credo anche che tu sia l’unica persona in grado di assumere un compito così importante e gravoso.» «Grazie, il tuo appoggio è molto importante per me come lo sarà quello degli altri nostri compagni; è per questo che ho voluto incontrarli, per spiegare il cammino che sto per intraprendere e chiedere loro consiglio e appoggio.» «Li riceverai entrambi, ne sono sicuro. Sono orgoglioso di te Johnny, come un padre potrebbe esserlo per il proprio figlio…» Mi ero girato verso il finestrino appena in tempo: avevo sentito gli occhi riempirsi di commozione per le belle parole che avevo ricevuto e prima che potessi fare qualcosa due lacrime erano scese dalle mie guance, calde, lente, a testimoniare l’affetto e l’amicizia che mi avrebbe sempre legato ai miei amici, qualunque strada avessi percorso in futuro. La fondazione era proprio come me la ricordavo: quella villa imponente a due piani, di pietra rosa, con l’alto tetto di tegole grigie e le finestre arrotondate alla sommità continuava a darmi l’impressione di essere ancora più alta di quanto in realtà era, un’illusione ottica che mi aveva sorpreso anche la prima volta che vi ero giunto, stranamente sempre in compagnia di Patrick. Le qualità che avevo così tanto allenato, in previsione dello scontro imminente con il distruttore di mondi, mi facevano scorgere cose che altrimenti sarebbero passate inosservate a un occhio meno addestrato del mio come, ad esempio, il servizio di sorveglianza, tanto numeroso quanto praticamente invisibile, sempre all’opera per garantire la sicurezza di quanti lavoravano e operavano all’interno della struttura, fossero essi Custodi o semplici civili e, novità abbastanza recente, una barriera mistica che avvolgeva l’intero


32 perimetro, gentile concessione della confraternita di maghi di cui Breogan era il massimo esponente. «È bello tornare qui, rivedere le mura che per tanto tempo sono state il nostro rifugio, la nostra casa, sentire i pensieri degli amici e assaporare la gioia del nostro prossimo incontro; avevo bisogno di tutto ciò, di ritrovare un attimo di normalità prima che tutto cambiasse, prima che io stesso diventassi qualcun altro…» «Qualunque cosa diventerai, sarai sempre e comunque te stesso, forse maturato sia nell’animo che nelle conoscenze, ma sempre e comunque te stesso, ricordalo; non permettere a niente e nessuno di cambiare quello che sei perché sono le tue qualità e il tuo animo ad aver convinto il Dio Supremo ad affidarti un incarico così importante e difficile.» «Cercherò di seguire i tuoi consigli, ma il mio futuro è così incerto che non so se questo sarà possibile…» Dal diario segreto di John Casey È stato bellissimo rivedere i miei vecchi compagni. Erano tutti riuniti nella sala principale, oltre le barriere che separavano la Fondazione Van Cliburn dalla base segreta dei Custodi e Yuri fu il primo a venirmi incontro con un sorriso che sottolineava tutta la sua felicità nel rivedermi. Non ero sicuro che lo avrei trovato qui perché il suo carattere schivo e solitario lo aveva sempre penalizzato nei rapporti con gli altri membri del gruppo, ma con me aveva istaurato da subito un legame speciale, rafforzato dalle situazioni di pericolo che avevamo dovuto affrontare nel lungo viaggio verso il monastero di Gap Head, in Massachusetts5. Subito dopo era stata la volta di Taylor, figlio di Pachua, il grande shamano del popolo Hopi e membro effettivo della confraternita nonostante non avesse discendenze tra i Custodi: si era limitato a tendere la mano, ma gli occhi e l’emozione tradivano la gioia di quell’incontro. Era stato il suo carattere riservato a impedirgli uno slancio affettivo come quello di Yuri, ma la felicità che leggevo nel suo cuore non era da meno. Sushma si era tenuta in disparte dietro tutti gli altri, non perché non fosse felice del fatto che io ero lì, ma perché voleva assaporare il più a lungo possibile la gioia che le dava la mia presenza in quella stanza. Avevo usato la mia empatia per sfiorarle la 5 Vedi “La Mano del Destino 0111 Edizioni


33 mente, una sorta di lieve carezza che mi aveva inebriato dei suoi pensieri, dell’ansia provata nell’attesa di rivedermi e della felicità di potermi finalmente riabbracciare. Ero andato verso di lei senza quasi rendermene conto, tanto forte era il legame psichico che si era creato tra noi e non c’era stato bisogno di alcuna parola: tutto quello che dovevamo dirci avveniva a un livello più alto, nelle nostre menti, silenzioso ma allo stesso tempo contornato da grida di gioia e parole appena sussurrate. L’avevo presa tra le braccia, incurante degli occhi benevoli e a tratti divertiti che ci stavano osservando e mi ero immediatamente perso nel verde delle sue pupille e, con lo sguardo nel suo sguardo, l’avevo baciata come non mi ero mai permesso di fare in tutti i mesi che avevamo passato insieme tra queste stesse mura. Lei, inaspettatamente, aveva ricambiato quel mio gesto d’affetto con slancio e passione, come se fosse stato il suo unico desiderio da quando avevo varcato i cancelli della villa. Per un attimo tutto era svanito, tutto aveva perso d’importanza: c’eravamo solo io e lei e il rumore dell’acqua che lambiva i nostri piedi sulla riva di quel lago che ci aveva fatti incontrare per la prima volta. «Mi sei mancata…» ero solo riuscito a dire dopo che le nostre labbra si erano staccate; la tenevo ancora tra le braccia, ma ora stavamo tornando entrambi consapevoli di dove fossimo e con chi e un leggero rossore d’imbarazzo cominciava a colorare i nostri visi. «Anche tu mi sei mancato e il non sapere quando ti avrei rivisto mi ha fatto star male.» «Scusami, non volevo farti soffrire, ma sono successi tanti avvenimenti dopo che siamo tornati, cose che mi hanno impedito di tornare da te…» «Ehi, scusate… forse dobbiamo lasciarvi soli e tornare più tardi?» La voce ironica di Yuri ci aveva riportato alla realtà con la grazia di un elefante in un negozio di cristalleria. «Grazie Yuri, avevo proprio bisogno di sentirmi uno stupido in questo momento…» «Figurati Johnny, è sempre un piacere esserti di aiuto; se avete finito possiamo continuare tutti insieme e fare un bel brindisi per il tuo ritorno, che ne dici?» «Dico che è una buona idea sempre che Sushma sia d’accordo…» «Io avrei preferito continuare quello che stavamo facendo, ma se Yuri preferisce bere, allora beviamo.» Le risate che erano scaturite da questa


34 battuta aveva riportato l’allegria e stemperato la passione che sentivo salirmi dentro. Oltre che bella, la mia compagna era oltremodo spiritosa, una qualità che non ero riuscito ad assaporare prima, ma che intendevo scoprire nel tempo di permanenza che mi rimaneva. «Che cosa ti è successo? Perché non sei tornato qui insieme a noi?» La festa era continuata fino a sera ma dopo, quando le luci del giorno si erano ormai spente, era venuto il momento di parlare, di confidare tutto quello che non avevamo avuto il tempo di dirci né prima né dopo lo scontro. Sushma sedeva accanto a me tenendo la mia mano nella sua, un gesto semplice ma pieno di affetto e di complicità, in attesa che spiegassi il motivo del mio allontanamento volontario da tutti loro. A nessuno era sfuggito il ciondolo che avevo al collo, anche se era celato alla vista da una maglia che lo copriva quasi per intero e tutti avevano sicuramente collegato il monile al mio mancato ritorno, ma avevano preferito attendere che fossi io a svelarne il motivo in modo da chiarire i dubbi che ancora aleggiavano nelle loro menti. «Dopo il rientro da Thule desideravo unicamente riabbracciare i miei genitori; non li avevo più visti da quando mi ero trasferito qui a Fort Worth ed ero impaziente di poterli rivedere prima di tornare qui da voi e continuare il cammino che avevamo intrapreso insieme. I primi giorni erano stati splendidi, ma poi qualcosa era cambiato: l’amuleto si era risvegliato facendomi sprofondare in visioni sempre più profonde, sempre più reali fino a che persi completamente il senso della realtà…» «Com’è possibile che quell’oggetto si sia messo a funzionare da solo? Lo hai toccato in un punto preciso o lo hai strofinato come se fosse la lampada di Aladino?» Yuri non stava facendo lo spiritoso, non questa volta; il suo viso era serio, preoccupato mentre formulava quelle domande all’apparenza canzonatorie. «Il talismano non funziona così, non è un gadget elettronico che si attiva e disattiva semplicemente manipolandolo in un certo modo: è qualcosa di vivo, di estremamente potente e sembra possedere una volontà sua o almeno qualcosa che risponde al volere del suo Creatore. Io ne sono solo il custode temporaneo e non ho ancora la benché minima idea di che cosa sia realmente né tantomeno di come si possa farlo funzionare a comando. Sembra essere il tramite tra me e il volere del Dio Supremo, una sorta di legame magico che lega le nostre


35 coscienze; sono sicuro che col tempo riuscirò a usarlo a mio piacimento, ma quel momento è estremamente distante e vincolato al compito che quest’entità ha riservato per me.» «Quindi non è finita, non abbiamo esaurito la missione con la distruzione dell’Abominio vero? Gli Dei pretendono ancora qualcosa da noi ma non lo chiedono, lo impongono trattandoci come servi e non come figli di cui essere degni…» Sushma si stava accalorando, cominciava a comprendere che tutti i pericoli che avevamo appena corso non erano serviti ad acquisire né il rispetto né la lealtà degli Dei. «Non credo che Johnny volesse dire questo…» Taylor era riuscito a vincere la sua proverbiale riservatezza ed era entrato nel vivo della discussione. «Credo che si riferisse a lui stesso e a nessun altro di noi quando parlava di una missione affidatagli dal padrone del monile che porta al collo. Devono avergli chiesto qualcosa di estremamente importante e difficile, forse anche pericoloso visto che gli è stato concesso di trattenere con sé l’oggetto più potente del creato. Che cosa vuole da te il Dio Supremo?» La domanda era stata fatta; il quesito a cui per lungo tempo non avevo saputo dare risposta era stato finalmente formulato in tutta la sua drammatica semplicità: cosa voleva l’Entità Suprema da una persona come me? Il silenzio che era sceso tra noi diventava sempre più profondo e imbarazzante; nessuno voleva essere il primo a dire qualcosa e tutti aspettavano di sentire dalla mia voce il seguito del racconto. «Ho avuto diversi incontri con Lui, momenti in cui aveva altre sembianze scelte proprio per meglio farmi comprendere l’importanza del ruolo che mi stava affidando. Una volta si è presentato anche con il tuo aspetto Sushma, sulle rive del nostro lago e per un momento ho creduto davvero di averti rincontrato. La lezione che ho imparato quel giorno è che nel mondo che mi accingo a conoscere nulla è come sembra e gli inganni e gli agguati si possono presentare sotto qualsiasi forma, anche nelle spoglie della persona a cui vuoi più bene. Non mi è stato imposto nulla, solo la scelta se accettare o meno un incarico che va altre ogni comprensione umana, un ruolo che potrebbe decidere le sorti dell’intero universo da qui alla fine dei giorni: diventare l’ago della bilancia tra il Bene e il Male, tra la Luce e le Tenebre, il giudice insindacabile nell’eterna disputa…»


36 «Ma com’è possibile? Come puoi giudicare in modo imparziale se tutti noi siamo convinti che il Caos è un male che va combattuto con tutte le forze?» Yuri aveva centrato il dilemma che mi aveva tormentato fino a pochi giorni prima, fino all’attimo in cui avevo preso irrevocabilmente la mia decisione. «Ora come ora, infatti, è impossibile: dovrò dimenticare ogni cosa fin qui imparata su entrambi gli schieramenti e incominciare a conoscerli nuovamente con spirito critico e mente aperta. Solo così sarà possibile avere una visione generale che non contempli pregiudizi per una o per l’altra fazione.» «Ne sarai capace?» La voce della mia amica era incrinata dalla consapevolezza che quello poteva essere un addio e dalla tristezza di non poter condividere con me quel pesante fardello. «Non lo so, anche se il Dio Supremo sembra esserne certo; l’alternativa era lasciare nelle mani di qualcun altro questo gravoso compito e il pericolo che l’altro candidato non fosse dei nostri era troppo alto, per cui ho accettato…» «Cosa possiamo fare per aiutarti?» Il coro era stato unanime e non mi sarei aspettato niente di diverso; ero grato a tutti che non avessero tentato di dissuadermi, ma percepivo nei loro cuori un dolore e una preoccupazione che gli faceva onore e che li rendeva miei fratelli più che miei amici. «Nulla, credo, solo continuare a darmi conforto con la vostra amicizia e il vostro affetto.» «Su questo non dovrai mai dubitare, fratello…» Yuri aveva risposto per tutti abbracciandomi con una stretta che mi aveva trasmesso tutto il calore e tutto l’affetto che provava per me. Se ne andarono uno a uno dopo avermi salutato, solo Sushma si era attardata per essere l’ultima del gruppo a salutarmi. «Dove andrai ora?» mi aveva chiesto con le lacrime agli occhi. «Andrò da Mary al santuario per cercare di capire come posso adempiere alla mia missione e poi nel cuore dell’abbazia di Glastonbury dove il nostro amico Breogan mi sta aspettando. Farò un’entrata plateale, come quella che fece Sara Baldwin tanti secoli fa. Li lascerò tutti a bocca aperta stanne sicura…» Ero riuscito a farla sorridere, ma quel velo di tristezza e preoccupazione continuava a persistere nei suoi meravigliosi occhi verdi.


37 «Stai attento: questo non è un gioco e dovrai misurarti con poteri di cui non conosci nulla e con persone che da millenni ci considerano nemici giurati. Promettimi che sarai prudente e che mi contatterai tutte le volte che avrai bisogno del mio aiuto o di quello degli altri ragazzi.» «Te lo giuro: niente e nessuno potrà impedirmi di raggiungerti, di persona o in sogno, utilizzando un aereo o la stessa magia. Il Talismano mi proteggerà e una volta che diventerò abbastanza bravo da poterlo usare, nulla sarà più impossibile per me, nulla…» «Io sarò qui ad aspettarti e a svolgere il compito che Patrick ha scelto per me; forse non sono del tutto casuali i nostri ruoli e solo ora comincio a intravedere un sottile filo che li unisce.» «Cosa ti ha chiesto di fare Patrick?» «Dopo l’incontro con Mary e la scoperta che il mondo della magia non è un qualcosa di astratto ha cominciato a cercare prove nei nostri archivi, documenti dei Custodi che riportano esperienze o notizie di questo universo metafisico di cui abbiamo avuto sentore solo ora. Sono usciti migliaia di documenti sparsi in tutto il mondo, la maggior parte antichissimi, che riportano accenni o addirittura testimonianze in prima persona che avvalorano tutto quello che abbiamo scoperto finora e di cui non ci siamo mai resi conto. Non basterà una vita intera per analizzarli e studiarli tutti, ma è un compito che si adatta perfettamente alle mie capacità e può fornire un aiuto prezioso anche a te qualora avessi bisogno di informazioni oggettive e non di parte…» «Hai ragione, sembra che i nostri destini continuino a essere legati a doppio filo e questo non può che rallegrarmi e darmi la speranza di poterci rivedere presto.» «Lo spero, lo spero tanto Johnny…» Fu con un ultimo bacio, lento e carico di promesse che ci salutammo; l’indomani mattina sarei partito prestissimo con Patrick alla volta della penisola di Gloucester in Massachusetts dove un’altra persona attendeva con ansia il mio arrivo. )LQH DQWHSULPD &RQWLQXD


Â

INDICE

Prefazione ..................................................................................... 3 Prologo.......................................................................................... 5 Capitolo 1...................................................................................... 7 Capitolo 2.................................................................................... 15 Capitolo 3.................................................................................... 20 Capitolo 4.................................................................................... 29 Capitolo 5.................................................................................... 38 Capitolo 6.................................................................................... 46 Capitolo 7.................................................................................... 51 Capitolo 8.................................................................................... 58 Capitolo 9.................................................................................... 64 Capitolo 10.................................................................................. 71 Capitolo 11.................................................................................. 77 Capitolo 12.................................................................................. 83 Capitolo 13.................................................................................. 90 Capitolo 14.................................................................................. 98 Capitolo 15................................................................................ 105


Â

Capitolo 16................................................................................ 115 Capitolo 17................................................................................ 121 Capitolo 18................................................................................ 127 Capitolo 19................................................................................ 134 Capitolo 20................................................................................ 143 Capitolo 21................................................................................ 152 Epilogo...................................................................................... 163 Â


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.