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GIANLUCA FRATINI
Koul dalle ali d’aquila
La penna dell’Ois
ZeroUnoUndici Edizioni
ZeroUnoUndici Edizioni WWW.0111edizioni.com www.quellidized.it www.facebook.com/groups/quellidized/ KOUL DALLE ALI D’AQUILA. LA PENNA DELL’OIS Copyright © 2018 Zerounoundici Edizioni ISBN: 978-88-9370-288-1 Copertina: immagine Shutterstock.com Prima edizione Marzo 2019 Stampato da Logo srl Borgoricco – Padova
A CARMEN E ANITA
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IL MONDO DI CAAL
Caal è sempre stato un mondo fantastico e su di esso la natura ha fornito prova di quanto possa essere infinitamente meravigliosa. Già in principio erano presenti molteplici regni, ognuno dei quali era abitato da uomini e donne, dalle caratteristiche fisiche eccezionalmente sviluppate. Ogni essere vivente era una creatura speciale, dalle peculiarità fisiche particolari, a seconda della razza a cui apparteneva. Nonostante la diversità tra le razze, quando il mondo di Caal fu creato, tutti gli esseri viventi riuscivano a vivere in armonia tra loro e con la natura che li circondava. Non c’erano confini ben definiti, ritrovarsi tra la gente di un altro regno non era mai stato un grave problema, diventava una situazione pericolosa solo in rarissimi casi. Si riusciva a coesistere nonostante le differenze. Era la natura, con le sue meraviglie, a delimitare i vari territori. Essa, immensamente splendida, si sviluppava mettendo in mostra tutta la sua bellezza. Fiori d’infinite varietà crescevano floridi, riempiendo distese intere con i propri colori e con quelli del cielo, riflessi dai loro petali. I grandi alberi puntavano verso il cielo come a volersi fondere con esso e, per molte creature che vivevano a terra, era quasi impossibile distinguere il confine tra le chiome e l’inizio del cielo. Frutti succosi, di ogni forma, pendevano dai rami, diventando la meta preferita di animali e abitanti dei regni. I monti rocciosi nascondevano grotte e anfratti scavati nei secoli dalle acque e dal vento. Molte cavità erano divenute tane di svariati esseri viventi e l’erosione aveva reso alcune pareti talmente lisce che molti animali non riuscivano a risalirle.
6 Tra le alture, le immense valli accoglievano rivoli d’acqua quasi invisibili o torrenti gonfi che, a gran velocità, attraversavano tantissimi regni rendendo i terreni fertili e rigogliosi, per poi sparire nel sottosuolo o tuffarsi nel grande mare. Nel cielo splendidi uccelli disegnavano arcobaleni di piume, e quando si abbeveravano ai laghi si mimetizzavano con i prati fioriti. Molte erano le specie di animali esistenti nel mondo di Caal, tutte appartenenti al ciclo indispensabile della vita del mondo stesso. La caccia era l’unica occasione nella quale un animale perdeva la vita, alimentando così quella di altri. In principio non c’erano rivalità di altro genere, se non quelle dettate dalla sopravvivenza. Dopo molti secoli, durante i quali gli abitanti dei vari regni vissero gli uni accanto agli altri, la diversità non solo fisica, ma del modo di vivere, di esigenze e soprattutto di idee, iniziò a prendere il sopravvento. Non si sa bene quando, né quale fu la causa scatenante, ma accadde che le creature si ritirarono ognuna nel proprio territorio, stabilendo confini e alleanze ben definite. Il monte roccioso, chiamato Roccia Madre, sovrastava imponente la Valle della Creazione che si trovava al centro del regno dell’Ois, abitato dagli uomini Alati. L’Ois forse non era il più esteso, ma sicuramente era il regno più organizzato. I suoi territori sempre sviluppati, non erano mai abbandonati a se stessi e mentre nella maggior parte del resto del mondo la natura prendeva il sopravvento, lì crescevano colture di tutte le specie che riuscivano a sfamare il popolo intero. I campi si alternavano alle zone alberate nelle quali c’erano i vari villaggi, un equilibrio tra natura e creature alate, cercato, ottenuto e solidificato nel tempo.
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LA PENNA MAGICA
Sin dai tempi ricordati dai vecchi sapienti, la Penna dell’Ois è stata sempre custodita nel cuore della Roccia Madre, vigilata dai Guardiani. Il potere della Penna era immenso e ogni volontà scritta con essa, poteva cambiare il corso degli eventi e trasformare il percorso degli avvenimenti. La leggenda vuole che questa penna fu creata da un mago, appartenente al regno delle acque del grande mare, l’Immenso Blu che, bagnando le coste dell’Ois, si estendeva fino al centro del mondo di Caal. Il mago, da sempre innamorato in segreto della Regina degli Alati, non aveva mai avuto il coraggio di avvicinarla. Appartenevano a due mondi diversi e il solo pensiero di poter entrare in contatto con un essere che viveva fuori dalle acque, gli appariva impossibile. Nonostante tutto, la voglia di avere sua la Regina, nel tempo, era diventata ancor più forte della consapevolezza dell’impossibilità della cosa. La follia del suo desiderio, unita ai suoi potenti poteri di mago, lo convinsero a compiere un gesto che avrebbe influito per sempre sul mondo di Caal. Il mago si rinchiuse per diversi giorni in un nascondiglio del quale solo lui ne conosceva l’esistenza e, dopo aver fatto ricorso a tutta la sua conoscenza nella magia, ricomparve in mare aperto con un oggetto misterioso. Creò così la penna magica, affinché con essa potesse portare a sé la meravigliosa creatura che, nel grande mare, andava di tanto in tanto a rinfrancarsi.
8 L’oggetto dall’immenso potere magico, creato con le squame del mago e con le piume degli Alati, portava in sé il mondo acquatico e quello dell’Ois, così da poter influire sia su ciò che poteva avvenire nelle acque, sia su tutto ciò che poteva accadere al di fuori di esse. Nella mente del mago, ormai fuori controllo, non era mai nato il dubbio che la creazione di un così potente oggetto, avrebbe potuto condizionare per sempre la vita di tutti gli esseri del mondo. A niente erano valse le parole di dissuasione dei suoi simili, ai loro occhi il suo volere era pura pazzia. Egli bruciava solo dal desiderio di avere tutta per sé la Regina degli Alati. Una volta creata, il mago scrisse con la penna la sua volontà, cambiando per sempre il corso delle cose. Fu così che, poco dopo, avvenne l’irrimediabile, ciò che negli anni successivi ha portato il mondo di Caal sul margine della sua distruzione. La Regina comparve sulla spiaggia e come di consueto s’immerse nel mare. Il mago, che l’aspettava sul fondale, era estasiato nel vedere il corpo aggraziato di quell’essere, le sue dolci movenze in acqua, nonostante non fosse il suo ambiente naturale; egli riusciva ad amarne perfino le ali che erano il simbolo più evidente della sua diversità. Ansioso di poterla finalmente avere sua, attendeva che si accorgesse di lui e che si immergesse verso il fondo per raggiungerlo. Tutto accadde in pochissimo tempo: la Regina cercò di tornare in superficie per respirare, ma si accorse che le acque la trattenevano e iniziò a dibattersi con tutte le sue forze. Nel tentativo disperato di risalire, cercò di aiutarsi con l’apertura delle ali, che però non servì a nulla e non riuscendo a emergere ella cominciò ad annegare. Dopo diversi istanti strazianti restò immobile, poi il suo corpo risalì in superficie. Tutto questo accadde sotto gli occhi del mago impietrito, il quale capì immediatamente che, nella sua pazzesca euforia, aveva
9 espresso in modo affrettato il proprio desiderio, spingendo la sua amata a una morte sicura. Per il dolore e la paura di ciò che aveva fatto, si nascose nei fondali dell’Immenso Blu. Il Re che aspettava sulla spiaggia, vedendo all’improvviso la Regina risalire inerme, volò immediatamente verso di lei e portò il suo corpo sulla sabbia. Dai suoi occhi vitrei e dal suo viso capì che era annegata, ma sapeva benissimo che gli esseri Alati per loro natura non annegano, ma risalgono in superficie per respirare, a meno che non vengano trattenuti contro la loro volontà. Capì che era stata volontariamente uccisa. Mai nessuna Regina degli Alati, prima di allora, era stata vittima di una morte non naturale. L’ira del Re si scatenò in un attimo, con un grido nato dal dolore e dalla rabbia estrasse la spada, imitato immediatamente dai suoi guerrieri. Dalla spiaggia, con il vento prodotto dalle sue ali e da quelle dei suoi fedeli, che sempre lo seguivano, fece ritirare l’Immenso Blu come solo la natura aveva fatto prima di allora. Il senso delle correnti s’invertì, creando un’onda sempre più alta che si allontanava dalla riva. Gli Acquatici furono scaraventati via e quelli sui fondali, presi alla sprovvista, iniziarono a fuggire verso le acque che si ritiravano, mentre i massi rotolavano all’indietro colpendo molti di loro. Quando le ali si fermarono, le acque si erano allontanate così tanto che avrebbero impiegato molto tempo per riempire il vuoto lasciato. Sul fondo sabbioso erano rimasti solo pesci morenti per la mancanza d’acqua e le rocce più grosse. Sembrava che tutto fosse stato spazzato via. I guerrieri, con le ali aperte per spiccare il volo, erano pronti ad attaccare chiunque avesse fatto un solo movimento. Dalla base del collo si rizzava l’ultima parte dei lunghi capelli, il segno inconfondibile degli Alati pronti alla battaglia. «Chi è stato? Chi di voi, esseri squamosi è stato?» il Re stava impazzendo di dolore e il suo grido andava ben oltre l’ira.
10 Sentendolo, il mago, che si era nascosto dietro un grande masso ancorato al suolo, si accorse di avere ancora in mano la penna e la gettò via. Un guerriero lo notò e recuperò la penna, portando il mago sulla spiaggia ai piedi del Re. Di tutti gli abitanti delle acque che erano fuggiti, solo il mago era rimasto nascosto e, pensando di salvarsi la vita, mentì su ciò che aveva fatto, raccontando l’episodio come se l’avesse visto fare a qualcun altro. Disse di aver visto un abitante delle acque scrivere qualcosa con la strana penna e subito dopo di aver assistito alla morte della Regina. Disse che lui era lì per caso e, sorpreso dall’ira del Re, si era nascosto perché spaventato. «Ho cercato anche di fermarlo, Re degli Alati, ma la forza delle vostre ali me lo ha impedito. Mi sono dovuto nascondere per non essere spazzato via» concluse l’Acquatico sperando di riuscire a convincere l’Alato. «Vedremo subito se quel che dici è vero» disse il Re facendo un cenno del capo al guerriero che aveva recuperato la penna. Il guerriero gli porse la penna e gli ordinò di scrivere che sul responsabile della morte della Regina cadessero pietre dal cielo. «Ho bisogno di rientrare in acqua» il mago pronunciò le parole con un filo di voce, toccandosi la gola perché iniziava a mancargli l’ossigeno. «Fa’ ciò che ti è stato chiesto e sarai libero» lo ammonì il guerriero. «Ma io non so come usarla» cercò di giustificarsi il mago. «Hai detto che ha scritto, allora scrivi» gli intimò il guerriero con forza. Così il vile mago scrisse quanto gli era stato ordinato e, pochi istanti dopo, fu coperto da una pioggia di sassi che lo ridusse in fin di vita. Il Re, che aveva davanti agli occhi il responsabile della morte della Regina, perse completamente il senno. Nel suo animo non gli bastava ucciderlo, ardeva d’ira e voleva che la punizione fosse eterna, quindi prese la penna e scrisse sul corpo ormai morente del mago.
11 «Che ogni creatura appartenente alla tua specie possa essere condannata a vivere per sempre nei fondali dell’Immenso Blu.» Così mentre il mago perdeva per sempre la bellezza tipica della sua specie, il Re gli conficcò la penna nel torace per ucciderlo. «Maledetto Re degli Alati, che tu possa annegare nelle nostre acque come lei» disse il mago prima di morire. Da allora nell’Immenso Blu comparvero i “Condannati”. Il corpo della Regina fu arso sull’altare del Fuoco, insieme alle sue ali. Il Re tentò in tutti i modi di distruggere la penna magica, ma i molteplici tentativi furono vani e dovette arrendersi al fatto che la penna fosse indistruttibile. La magia del mago continuava nonostante la sua morte. Il Re, quindi, decise che la soluzione migliore fosse di stiparla sulla cima della Roccia Madre del regno dell’Ois, così che nessuno potesse farne più uso. Si racconta che dopo secoli dalla sua creazione, fu prelevata dal suo nascondiglio perché il regno si trovava in grave difficoltà, in quel tempo il Re era Koul, il più forte e grande Re del regno dell’Ois, il Re dalle ali d’aquila.
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KOUL DALLE ALI D’AQUILA
Da ragazzo Koul, avendo seguito poco suo padre, sempre pronto a partire per nuove battaglie e poco incline alla vita di famiglia, aveva avuto molto tempo a sua disposizione per conoscere il regno e farsi notare dai suoi sudditi. Alto più della media, aveva rafforzato il suo fisico sin da piccolo allenandosi nell’arte del combattimento, con le armi e nel corpo a corpo. Aveva gli occhi verdi come foglie d’albero e i capelli dello stesso colore del terreno dell’Ois e racchiudeva in sé tutta la bellezza tipica degli Alati. Koul era riconoscibile anche per la cicatrice presente sul collo e parte del viso, che si era procurato per salvare un piccolo entrato nell’Immenso Blu. Nonostante non ci si potesse più bagnare nelle splendide acque, era solito per gli Alati recarsi sulle spiagge di sabbia fine che ricoprivano parte della costa del regno dell’Ois. I piccoli pendevano dalle labbra di chi raccontava le storie tramandate nel tempo, di quando anche gli Alati potevano immergersi e sentire la freschezza delle acque salate sulla pelle. Era una splendida giornata della stagione più calda e una famiglia di Alati si trovava nei pressi del grande mare. Nessuno dei genitori però aveva notato che il loro figlioletto, attirato dagli splendidi colori e dalla voglia di bagnarsi, si era inoltrato nelle acque proibite. Il futuro Re stava volando proprio su di loro e, accortosi del pericolo, si tuffò e ne uscì solo dopo un tempo che sembrò interminabile. Il giovane emerse portando il piccolo in braccio sano e salvo, mentre dal suo collo colava una grande quantità di sangue che gli ricopriva tutta la spalla e parte del torace.
13 «Oh! Grazie, grazie» disse tra le lacrime la madre del piccolo che, una volta compreso cosa fosse successo, si inginocchiò ai piedi di Koul. Con parte della sua veste cercò di tamponargli la ferita per fermare il sangue. Il padre, anche se non lo aveva mai visto, riconobbe in quel giovane Alato dall’aura gigantesca, il futuro Re di cui molti parlavano, e cadde in ginocchio a testa china in segno di ringraziamento. «La prossima volta state attenti ai vostri piccoli» sentenziò Koul. Queste furono le uniche parole del giovane. I suoi occhi erano ancora iniettati di sangue e avevano assunto il colore del fuoco. Nessuno dei genitori riuscì a dire più una sola parola. Koul, dal canto suo, non raccontò né allora né mai cosa fosse successo nelle acque e quel gesto, assieme al segno indelebile sul suo corpo, lo rese ancor più amato e rispettato. Era poco più che diciassettenne. Nonostante tutte le storie che avevano come protagonista il giovane Re, ciò che lo rendeva irresistibilmente amabile e temibile allo stesso tempo, era l’aura che lo circondava. Un’armonia mista a tensione, sprigionata dalle sue ali e messa in evidenza dai suoi modi di fare. Come da tradizione, anche Koul unì la sua vita a un’Alata ancor prima di salire al trono, perché si doveva regnare armato di spada, ma bisognava conoscere la clemenza e la dolcezza, tipiche caratteristiche femminili. Fu così che con lui divenne Regina Galè dalle Ali Leggere. Ella apparteneva a un piccolo villaggio del regno, situato lungo gli argini del Limpido Ruscello che attraversava parte dei territori degli Alati. L’incontro tra i due, del tutto casuale, avvenne proprio nei pressi del villaggio.
14 Mentre Koul era intento a parlare con un altro giovane Alato, Galè volò al ruscello per ripulire le sue bellissime ali dalla polvere. Le acque trasparenti del ruscello lasciavano intravedere le pietre levigate adagiate sul fondo, mentre i piccoli pesci nuotavano indifferenti a tutto ciò che accadeva all’esterno. Era una splendida giornata di sole, soffiava un debole vento che riusciva comunque a scompigliare i capelli di Galè, mentre il bellissimo profilo dell’Alata si disegnava sullo specchio d’acqua. «Non sapevo che in questo villaggio sperduto ci fossero tali bellezze.» Le parole dell’amico di Koul arrivarono chiaramente alle orecchie dell’Alata che senza nemmeno voltarsi, sprigionò con le ali delle onde di contrarietà del tutto impercettibili. Solo il futuro Re riuscì a coglierle. «Ti consiglio di non riprovarci perché hai scelto le parole sbagliate, amico mio» suggerì Koul. «Il grande Koul vuole dare dei consigli amorosi? Ah! Amico, tu sarai un ottimo combattente, ma le donne sono il mio campo di battaglia» rispose l’amico avviandosi verso l’Alata. «Se ne sei convinto non sarò io a frenarti» rispose Koul. Il giovane amico del Re si avvicinò a Galè e cercò di sfoggiare tutta la sua arte della conquista, o perlomeno quello che credeva fosse arte. «Ehilà! Abbiamo le piume sporche?» cominciò con il dire l’Alato. L’arroganza del giovane era superiore alla sua presunzione. «Noi che viviamo sperduti non abbiamo le comodità di chi vive nei pressi della Valle della Creazione» la giovane non si trattenne dal rispondergli per le rime. «Hai pienamente ragione! Ma potrei portarti con me se vuoi e farti bagnare nel grande lago salato» la invitò lui. «Ti ringrazio, ma credo che dovresti andarci tu e lavarti per bene le orecchie» ribatté Galè.
15 Sentita la sua risposta Koul scoppiò in una risata fragorosa e, incrociando lo sguardo dell’Alata, vide nascere un bellissimo sorriso sul suo volto. Intanto l’amico, rimasto di pietra per la risposta, non riusciva a capire quella sorta d’intesa tra i due. Mentre era perso in quelle riflessioni, Galè spiccò il volo. «Il bravo guerriero ha anche un’elevata percezione delle onde» disse la giovane rivolgendosi a Koul e andò via dopo aver scambiato un ultimo sguardo con lui. Le ali erano bianchissime, ancor più bianche delle nuvole che sfioravano durante il volo. Alta nella media e con un bellissimo corpo da donna che un po’ stonava con il viso angelico, ma che bene si addiceva invece al suo vero essere. Il futuro Re per quei brevi secondi, dimenticò i suoi pensieri, i suoi interessi, la sua stessa vita e persino il regno e il mondo intero, per dedicarsi esclusivamente a quel sorriso fuggente. Da quel giorno il Limpido Ruscello fu la meta preferita delle escursioni giornaliere dei due, anche se la bellissima Alata non rispettava mai lo stesso orario, costringendo il giovane a lunghe attese o a ritorni sul luogo. Nei primi incontri fatti di silenzi, i due si scambiavano sguardi carichi di interesse e comunicavano perlopiù con le onde alari. Erano sempre a distanza l’uno dall’altra e ogni volta che Koul cercava di avvicinarsi un po’, l’Alata volava via per poi fermarsi più in là. Tenere a distanza l’uomo durante il corteggiamento, per le Alate era un rito, ma per Galè era una necessità. Aveva perso completamente fiducia nel sesso opposto da quando aveva visto la madre invecchiare e ammalarsi precocemente, perché abbandonata dal padre. Per gli uomini Alati invece, il periodo del corteggiamento a distanza era da rendere quanto meno lungo possibile.
16 Koul però, che sapeva leggere negli occhi e negli animi, vedeva la cosa come una conquista da raggiungere con pazienza. Voleva conquistare la sua fiducia, era continuamente stuzzicato dal comportamento di Galè che ora si mostrava aperta e rilassata, ora invece alzava barricate intorno a sé che non lasciavano intravedere oltre. Un pregio importante che aveva la giovane, anche se a sua insaputa, era quello di liberare l’Alato dal velo di tristezza che spesso lo accompagnava anche senza un preciso motivo. Koul era nato nel periodo delle piogge, aveva per questo un carattere riservato e misterioso, non amava parlare molto, gli capitava, a volte senza ragione, di isolarsi dagli amici ritrovandosi a chiedere a se stesso perché mai il suo animo soffrisse. Solo in presenza della giovane Alata riusciva a lasciarsi andare. Il giovane percepiva questa sua liberazione e ne era contento, godeva di questo suo stato d’animo e quindi la compagnia dell’Alata divenne presto, a maggior ragione, qualcosa di irrinunciabile. I mesi passavano e il corteggiamento continuava con la stessa intensità con cui era iniziato. La passione e la voglia di un contatto però cresceva, tanto che un giorno il giovane ruppe gli schemi e, avvicinandosi come mai prima, prese le mani dell’Alata. «Credevo che ti saresti allontanata di nuovo» dichiarò Koul portando le mani di entrambi sul suo cuore. «Ho l’impressione che tu voglia dirmi qualcosa di importante, non mi andava di farti aspettare oltre» rispose lei, guardandolo negli occhi con intensità. «Riesci già a leggermi dentro?» ogni parola di Koul mostrava tutto il suo sentimento. «Non credo, ma se oggi non riesci a starmi lontano un motivo ci sarà» disse sorridendogli. «E se volessi solo terminare al più presto il corteggiamento?» lui la stuzzicò.
17 «Koul. Per avermi al tuo fianco dovrai corteggiarmi per sempre, lontano o vicino che tu sia» rispose lei accarezzandogli il viso. Koul non aveva mia sentito parlare un’Alata in questo modo. I grandi amori, raccontati nelle storie ascoltate da piccolo, raramente trovavano riscontro nella realtà di tutti i giorni. Eppure la cosa invece di scoraggiarlo lo riempì di passione, tanto che proruppe all’improvviso. «Ti va di seguirmi?» chiese con enfasi. «Da quel che ho capito sei un guerriero temerario, ma non credevo che fossi così anche con i sentimenti. Mi stai chiedendo di sposarti?» Le ali si fermarono di colpo e lo sguardo imbarazzato del giovane fece ridere di cuore l’Alata, che subito lo tranquillizzò. «Scherzavo Koul! Non preoccuparti, ho capito cosa intendevi dire» e continuando a ridere prese a volare. «Dove vuoi portarmi?» s’informò poi. Ripresosi dallo shock e dall’imbarazzo per essere stato preso in giro, Koul raggiunse Galè pensando che quelle bellissime ali lo avrebbero fatto impazzire da lì alla morte e, prendendole la mano, la guidò. Ogni giorno volavano veloci, attraversando molti villaggi del regno, scoprendo posti sempre nuovi, sconosciuti a entrambi. Di tanto in tanto si fermavano all’ombra di qualche albero per riposare e ripararsi dal sole cocente, continuando nelle loro lunghe chiacchierate e nei lunghi silenzi. Sempre mano nella mano come per essere sicuri che tutto ciò stesse accadendo davvero. Tutto era perfetto. Il sole che li affaticava non era abbastanza caldo da eguagliare la loro passione, la voglia continua di conoscersi e scoprirsi. Sembrava che nulla avesse più importanza per i due, se non stare insieme e condividere tutto. Il tempo che passavano lontano l’una
18 dall’altro diventava interminabile, come se l’importanza delle cose stesse dipendesse dal loro stare insieme. Un giorno, verso la fine della stagione calda, il cielo all’improvviso si scurì, lasciando cadere le prime piogge che li colse di sorpresa. Stavano attraversavano un campo quasi deserto e Galè andò a ripararsi sotto l’unico albero nei paraggi. La cosa sembrava alquanto strana perché gli Alati amavano rivitalizzare le ali con la pioggia, ma nonostante volesse crogiolarsi sotto quelle prime acque, Koul segui la compagna sotto l’albero da frutta. «Le tue bellissime ali hanno bisogno di un po’ di pioggia almeno quanto le mie» le fece notare lui. «Stai zitto brontolone e riparami!» lo riprese lei. Le grandi ali d’aquila si stesero in tutta la loro lunghezza e per la prima volta da quando si conoscevano, avvolsero l’Alata facendola scomparire del tutto. I cuori dei due battevano come non mai e sembrava volessero farsi sentire in tutto il regno. Dopo un intenso sguardo, Galè si alzò sulle punte dei piedi e le loro labbra si unirono per la prima volta in un bacio travolgente. Koul fece pochi passi e si accorse che dietro di loro c’era un albero, anche Galè capì che non sarebbe potuta andare più indietro e, continuando a baciare il suo amato, lasciò che l’Alato mostrasse tutta la sua passione. Koul stava per dire qualcosa ma lei lo fermò in tempo. «Te l’ho già detto prima, stai zitto!» gli disse rimproverandolo di nuovo. Detto questo iniziò ad accarezzargli tutto il corpo. Koul aveva perso la cognizione del tempo e dei luoghi, travolto com’era dall’amore e dalla passione. «Sarai per sempre mia, Galè.» «Lo sono dal primo momento che ti ho visto.» ***
19 I giorni passavano e i due erano sempre più innamorati e inaspettatamente stare insieme era diventato un bisogno che andava oltre la semplice attrazione. «Oggi voglio farti una sorpresa e portarti in un posto che non immagineresti mai» propose Koul. «Vediamo se sei capace di stupirmi.» «Ne puoi essere certa» nella proposta di Koul sembrava celarsi una bella sorpresa. Volarono l’uno accanto all’altra, accarezzandosi e baciandosi, a volte Koul osava stuzzicarla e Galè era costretta a schiaffeggiarlo con affetto, per poi ridere di gusto entrambi. Arrivati però dove erano ben visibili i Sette Corni della Terra che delimitavano la Valle della Creazione, Galè lasciò la mano del suo compagno e si fermò all’improvviso. «Perché ti fermi?» chiese sorpreso Koul. «Perché mi stai portando nella valle?» chiese a sua volta l’Alata, turbata. «So che non l’hai mai vista, credevo ti facesse piacere!» «Mi dovrebbe far piacere vedere la casa del Re, che vive beato, mentre molti di noi iniziano a patire la fame e restano senza aiuto?» la domanda di Galè non aveva bisogno di risposta. L’Alato aveva già sentito dire che a causa del comportamento del padre, alcuni villaggi erano provati dalla mancanza di cibo, ma aveva creduto che fossero delle semplici voci di popolo. «Credi che il Re stia trascurando il suo popolo?» indagò il futuro Re. «Nel mio villaggio ogni famiglia sta facendo ricorso alle proprie scorte di cibo e questo grazie al Re e alle sue battaglie, tu cosa ne pensi?» chiese l’Alata di rimando che sembrava aver perso di colpo tutto il suo entusiasmo. «Il mio villaggio è molto vicino alla valle, non abbiamo ancora di questi problemi» mentì lui. Il cuore di Koul fu come trafitto dalla sua stessa bugia, non aveva avuto il coraggio di affrontare la rabbia di Galè. Pur di non
20 rovinare il loro rapporto, non le disse che la valle era la sua casa, che il Re era suo padre e che la situazione del suo villaggio, forse, era anche colpa sua, essendo lui l’erede al trono. Andarono via veloci com’erano arrivati, ma tra di loro era calato il silenzio, entrambi avvertirono che la loro armonia aveva subìto un forte scossone. «Non ho più voglia di volare, preferisco andare a casa» disse Galè delusa, dopo una lunga pausa. «È presto. Andiamo in un altro posto, ti va?» propose il giovane Alato. «Koul se ti dicessi che la tua fama ti precede ovunque vai, cosa penseresti?» gli chiese Galè in tono di sfida. «Che sai chi sono…» il futuro Re ebbe solo un attimo di esitazione prima di risponderle, ma in quella frazione di tempo capì cosa stesse per dirgli la sua amata. «Credi davvero che io possa essere così stupida da non sapere chi sei, Koul? Io odio il Re per come si comporta, ma ho imparato ad amare suo figlio che dice di amarmi, eppure è stato proprio lui a mentirmi» il volto dell’Alata mostrava tutta la sua tristezza. «Non volevo mentirti, credevo di poterti perdere per colpa di mio padre.» «Invece rischi di farlo per colpa tua» Galè dovette trattenere le lacrime e stava già per volare via, quando fu trattenuta per la mano. «Aspetta! Non era mia intenzione tradirti» Koul cercò in tutti i modi di trattenerla, ma negli occhi dell’Alata era ben visibile la delusione e non poté fare altro che lasciarla andare. «Spero che non perderai l’abitudine di venire al ruscello» disse infine, mentre l’attesa per la risposta di Galè sembrò voler scavare un solco di dolore nel petto di Koul. «Mi troverai lì come sempre» mormorò lei e con un ultimo sorriso i due si divisero, presi ognuno dai propri tristi pensieri.
21 Quella fu l’unica volta che tra loro s’intromise la menzogna e, da allora, prendendo in mano la loro vita, decisero di dedicarsi al loro amore e all’amore verso il regno dell’Ois. *** I due giovani, futuri sovrani, impegnavano le loro giornate a conoscere il territorio e le difficoltà del regno. Volavano ovunque, soprattutto lungo i confini, zone nelle quali vivevano coloro che più raramente facevano visita al Re. Osservavano le abitudini dei vari villaggi, che nonostante appartenessero allo stesso regno, anche se in piccole sfaccettature, avevano usanze e abitudini diverse dagli altri. Anche la natura sembrava caratterizzare i villaggi, i due giovani, infatti, impararono anche a distinguerli a seconda della prevalenza dei colori. Volando sempre vicini, mano nella mano, erano riconoscibili anche da lontano e quasi sempre venivano salutati da coloro che lavoravano nei campi e nei villaggi; impersonavano il futuro del regno stesso e tutti i sudditi riponevano in loro la speranza di una nuova vita dell’Ois. Conoscendo e facendosi conoscere nella vita di tutti i giorni, i due saldavano il loro rapporto d’amore e instauravano rapporti con i sudditi che li avrebbero amati o odiati in futuro. *** Mentre i due stabilivano relazioni di fiducia e affetto con i sudditi, il comportamento del Re, padre di Koul, creava sempre più risentimento nel cuore degli Alati. Per mesi il Re si era dedicato a preparare un tentativo di espansione del territorio dell’Ois, ottenendo come risultato un regno impoverito e il giovane Koul ebbe così in eredità un regno di sudditi affamati, scoraggiati e al limite della sopportazione.
22 Suo padre aveva ridotto gran parte del regno in una landa desolata; inutili erano stati i tentativi di dissuaderlo dai suoi convincimenti di espansione. Koul aveva assistito alla metamorfosi di ogni angolo del regno, incapace di opporsi a tale processo e costatando che la fiducia dei sudditi vacillava sempre di più. Ogni giorno, raggiungendo posti mai visitati e più lontani dal trono, si accorgeva del disastro che stava procurando l’ambizione del padre. La madre di Koul scomparve molto presto e questo fece sì che il regno vivesse solo di spada. Stavolta però l’obiettivo era arduo e la preparazione per il suo raggiungimento troppo impegnativa, anche per i guerrieri dell’Ois. «Koul, futuro Re, continuando così noi moriremo di stenti» dicevano alcuni sudditi. «Oh grandi ali d’aquila, cosa sta succedendo al nostro Re?» chiedevano altri. Divenivano sempre più ricorrenti le lamentele degli abitanti dei villaggi, che non riuscivano a spiegarsi perché il Re trascurava il regno in tal modo. Ogni giorno aumentavano gli affamati e i disagi nel regno, e Koul si sentiva sopraffare dalle richieste di aiuto, ma soprattutto dall’impossibilità di provvedere a tale disagi. Accadeva spesso, di sera, che lontano dagli sguardi dei sudditi, fuori dalla Valle della Creazione, i due futuri regnanti, abbracciati, volavano su nel cielo e dopo, senza lasciarsi, si rotolavano sui prati delle loro terre. Dopo le lunghe effusioni d’amore, tuttavia, Koul si lasciava sopraffare dalla malinconia. Condividendo tutte le sue preoccupazioni con Galè, che ascoltava amorevolmente promettendogli di sostenerlo nel difficile ruolo che lo attendeva. «Il regno che mi aspetta non è quello che sognavo da piccolo, non è più quello che promisi di condividere con te, Galè» diceva Koul afflitto.
23 Il grande regno dell’Ois non era nemmeno lontanamente paragonabile a quello dei tempi passati e lui continuava a chiedersi cosa avrebbe potuto fare per migliorare le cose. «Tuo padre ha perso di vista le priorità del regno, ma tu non puoi fartene una colpa, Koul. Dovrai faticare molto ma riuscirai a farlo risorgere» cercava di risollevarlo lei. «Sempre che rimanga qualcosa da far risorgere…» «Non essere così pessimista, amore mio. D’altronde non tutti i sudditi vedono di malocchio l’operato di tuo padre» Galè cercava in tutti i modi di ridare forza al suo amato. «Già! Ma sono coloro che possono trarre vantaggio da questa guerra quelli che lo appoggiano, mentre i sudditi, quelli che vivono la loro vita indipendentemente dalla grandezza del regno, sono stati abbandonati» osservava lui con crescente apprensione. Pur conoscendo bene le condizioni del regno, la Regina cercava sempre di supportare il suo amato, che molte volte si lasciava affliggere completamente dagli avvenimenti. Poi calava il silenzio e i due restavano a contemplare il cielo, lasciando che le ali producessero le vibrazioni dell’amore e i cuori battessero all’unisono. *** Poco dopo la guerra di espansione, finita con una tragica perdita di guerrieri, e una quasi totale perdita di fiducia da parte dei sudditi, il Re padre di Koul scomparve nel nulla. Il giovane erede si ritrovò quindi investito di tutte le responsabilità da un giorno all’altro. Quando Koul divenne Re, la situazione era ormai al limite della sopportazione nella maggior parte del regno. Nella stessa Valle della Creazione era tangibile tale condizione. La maggior parte dei campi, un tempo coltivati e curati, erano ormai abbandonati; le sterpaglie li avevano invasi e l’equilibrio raggiunto con la natura, nel corso dei secoli, rischiava di crollare.
24 La guerra che il Re si era tanto preparato a fare, aveva procurato solo fame e disperazione. Tutti i danni causati dalla scelleratezza del padre, d’improvviso ricaddero sulle spalle del figlio. Salito al trono, il nuovo Re non poté fare altro che cercare di rimediare alle disfatte del padre. Nonostante il massimo impegno dei due giovani, però, il magnifico regno dell’Ois, tanto invidiato nel resto del mondo, sembrava destinato a tramontare. Tutti, Koul per primo, sembravano avvertire sempre più vicina la conclusione del grande Ois. L’aria di sconforto aveva ormai impregnato anche gli animi degli Alati che, travolti dal susseguirsi delle azioni del vecchio Re, sembravano abbandonarsi a loro stessi. Una notte Galè si svegliò di soprassalto e destò il suo amato Re per raccontargli cosa aveva sognato. Dopo aver riflettuto insieme, decisero il da farsi. La mattina seguente, come prima cosa, Koul chiamò tutti gli Alati a unirsi a lui nella Valle della Creazione ai piedi della Roccia Madre. Con l’aiuto della dolce Galè, il Re cercò le parole migliori per infondere fiducia nei suoi sudditi. «Fratelli miei, ci aspetta un periodo di duro lavoro e sacrifico, indispensabile, però, per ridare vita al nostro regno» iniziò Koul. Le parole stentavano a uscire dalle sue labbra perché sapeva di chiedere l’impossibile. «Siamo stanchi di vivere così» s’innalzarono immediate le proteste dai sudditi. Prima che tutti iniziassero a urlare, Galè calmò gli animi, anticipando ciò che Koul avrebbe voluto dire. «Fratelli, anche il Re vive le vostre stesse condizioni e, sapendo bene che non può chiedervi sacrifici inutili, ha deciso di consultare i Guardiani.» A queste parole le proteste dei sudditi divennero sussurri, fino a lasciare spazio al totale silenzio. Il popolo volse lo sguardo verso i Corni della Terra che circondavano la Valle della Creazione, dove erano onnipresenti i Grandi Alati, Guardiani del regno dell’Ois, talmente identici in tutto e per tutto che era impossibile
25 distinguerli, se non per le differenti postazioni che occupavano. Essi, che di solito ruotavano lentamente su se stessi per avere punti di osservazione differenti, in quell’occasione assunsero posizioni diverse. Mentre quattro Guardiani, voltando le spalle continuavano a osservare il resto del regno, tre di essi si voltarono verso il centro della Valle della Creazione, così da poter memorizzare tutto ciò che accadeva in quella inusuale riunione del popolo dell’Ois. «Ebbene così farò! Al calar del decimo sole da oggi, sarà vietato a chiunque di entrare nella valle, così che io possa conferire con i Grandi Alati che tutto hanno visto» disse il Re, confermando ciò che aveva appena detto Galè. «Grande Koul, i Guardiani sapranno indicarti certamente come superare la nostra disperata condizione nel minor tempo possibile» esclamarono i sudditi rianimati e fiduciosi. Tutti avevano riacquistato un po’ di ottimismo e con passo meno incerto iniziarono ad allontanarsi dalla Valle della Creazione. «Sento la tua titubanza Koul, cosa ti preoccupa?» chiese Galè e mentre negli occhi dei sudditi cresceva la speranza, la giovane leggeva dell’incertezza in quelli del Re, cosa alquanto strana almeno come il suo silenzio. *** I Sette Corni della Terra erano alture con la cima piatta, dalle quali i Guardiani vigilavano la Roccia Madre, per proteggere ciò che rappresentava e ciò che custodiva. Essi da sempre ricoprivano il loro incarico. Erano gli Alati più grandi di tutto il regno, più grandi dello stesso Re. Nonostante l’enorme mole, però, essi erano incapaci di combattere; non indossavano armature né brandivano le grandi spade. I loro occhi completamente bianchi erano in grado di guardare fin dove si estendeva il regno e, con il battito delle ali, producevano onde e suoni diversi a seconda del messaggio che
26 volevano trasmettere ai sudditi. Avevano il potere della memoria e della trasmissione oculare, tutto ciò che vedevano non lo dimenticavano mai. Grazie a questi poteri, nella loro mente celavano la storia del regno e della sua formazione. Avevano assistito a ogni declino e ogni risorgimento dell’Ois, conoscevano ogni essere vivente, portavano impresse nelle loro menti ogni gioia e ogni tristezza degli Alati. Nessuno però sapeva dire da quando fossero sui Corni. Tra i sudditi esistevano molteplici storie sui Guardiani, alcune voci li volevano creatori del regno stesso e padri di tutti gli Alati; altre raccontavano che erano i sette figli del primo Re, che aveva dato loro l’immortalità e i poteri di cui disponevano, per proteggere gli Alati. Nessuno conosceva veramente la loro natura, ma di certo tutti erano consapevoli della loro utilità nel preservare il regno e la Roccia Madre. L’unico punto in comune di tutte le voci che li riguardavano si riferivano ai Sette Corni della Terra. Senza ombra di dubbio per nessun Alato le alture sulle quali vivevano erano i corni di rinoceronti giganti conficcati con la punta nel terreno. I rinoceronti erano animali sacri, portatori di distruzione o di ricchezza, a seconda del loro numero, da sempre presenti nelle storie degli Alati. *** Verso il calar del sole del decimo giorno, così come promesso ai sudditi, il Re dalle ali d’aquila si avviò al centro della Valle della Creazione; era seguito da una parte dei suoi guerrieri, con a capo Dugac, il vecchio guerriero che era stato al fianco di suo padre in tutte le guerre di espansione. «Dugac, per tutto il tempo che i Guardiani mi tratterranno sai bene che nessuno potrà parlare con me né io con voi, ti chiedo quindi di proteggere la valle» disse Koul con aria preoccupata.
27 «Koul mi parli come se da un momento all’altro dovessimo trovarci sotto attacco. Non temere, il rito sarà rispettato» lo rassicurò il guerriero. «Non mi preoccupa il rito. Molto probabilmente non accadrà nulla, ma se tu vigilerai, io sarò più tranquillo» ribadì il Re. Dugac, che l’aveva visto crescere assieme al proprio figlio, era uno dei pochi a conoscere intimamente il Re e osservò: «Io sono vecchio, Koul, ma so osservare ancora bene. Non dimenticare che ti allacciavo i cordoni dei sandali quando ancora non sapevi distinguere la destra dalla sinistra. Avrai certamente le tue ragioni per preoccuparti, ma potrei essere più accorto se tu mi dicessi cosa temi.» «Nel regno, come ben sai, c’è molto disagio e ai confini il malcontento è ancora maggiore. Hai notato che dal confine sono venuti in pochi nella valle?» «Erano in molti ma ora che me lo fai notare… sì, è vero» ammise Dugac. «Oltre il regno dell’Ois, dove il confine è il lago salato, mio padre si appropriò di parte delle terre degli Uomini Artiglio per le preparazioni del famoso attacco, te ne ricordi?» il Re parlava come se fosse al corrente di un gravissimo segreto. «Certo! Li spazzammo via colpendoli dal cielo. Una battaglia veloce» rammentò Dugac con fierezza. «Molti Alati che vivono ai confini hanno patito la stessa fame degli Artiglio scacciati via» disse il Re. «Koul, credi che abbiamo dei traditori nel regno?» solo allora il capo dei guerrieri riuscì a capire cosa sospettava il suo Re. «Non giurerei che tutti i sudditi vedono il regno di buon occhio» osservò Koul tristemente. «Ma cosa ti fa pensare certe cose? Perché gli Alati dovrebbero rivoltarsi contro la loro stessa terra?» chiese ad alta voce Dugac, come se parlasse agli stessi sudditi. «Vecchio mio, mentre tu e mio padre facevate i guerrieri, io percorrevo in lungo e in largo il regno e vedevo la sofferenza. Nei
28 pressi dei confini, molti Alati hanno accolto uomini e donne Artiglio nelle loro case per condividere le sofferenze e quel poco di cibo per sopravvivere. Secondo te cose del genere non solidificano i rapporti?» chiese Koul con preoccupazione. «Non riesco a credere alle mie orecchie!» Il vecchio Dugac dalle ali d’Albatros mai avrebbe immaginato delle alleanze simili e, nonostante tutto, non riusciva ancora a credere a ciò che aveva appena sentito. «Ora non c’è più tempo, i Guardiani mi aspettano! Tu sii vigile, io ritornerò con la soluzione a tutti i nostri problemi.» «Nessuno entrerà nella valle così come hai ordinato» promise Dugac e mentre osservava le grandi e forti ali d’aquila, il vecchio guerriero ripensava a ciò che il Re aveva appena detto. Conferire con i grandi Guardiani era da sempre difficile e pericoloso, in tutti i secoli dell’Ois in pochi avevano rischiato una tale impresa. Sapere in poco tempo notizie e avvenimenti di secoli di regno era distruttivo per qualsiasi mente. Tutti i sovrani dei tempi passati che ci avevano provato, erano ritornati con incapacità fisiche e mentali tali da dover essere sostituiti dai loro figli primogeniti. Koul sapeva bene però che l’unica soluzione poteva venire dal passato, dalle esperienze degli Alati vissuti prima di lui. Per questo motivo, nonostante il rischio per la sua vita, senza alcun ripensamento si avviò al centro della Valle della Creazione per chiedere udienza ai Guardiani. Così come richiedeva il rito, si avviò al centro dei Sette Corni della Terra privo di armi e dell’abbigliamento da guerriero che di solito indossavano i regnanti. Era anche privo dei sandali per poter camminare sul terreno a piedi nudi. Il contatto con la terra era fondamentale per avvicinarsi anche fisicamente allo stato di concentrazione che richiedeva l’occasione. A capo chino si diresse al centro, poi lentamente e con il minor battito di ali possibile iniziò a volare verso l’alto. Le grandi ali
29 d’aquila si allargavano battendo lente e forti, a ogni battito Koul balzava su e, nonostante cercasse di controllarne la forza, le ali lo spingevano velocemente. Sapeva bene che però c’erano dei tempi da rispettare per avvicinarsi ai Grandi Alati, per questo a ogni battito d’ali, si lasciava ricadere verso il basso per poi risalire al successivo. Arrivato a metà strada dalla cima dei Corni, le sue ali cessarono di battere perché era ormai entrato nell’area delle aure dei Grandi Alati, che lo attiravano verso il centro. Koul, ancora a capo chino, iniziò a sentire chiaramente su di sé la presenza di un’energia mai avvertita prima. Inizialmente era una condizione solo fisica che non gli permetteva di alzare il capo, o di muovere le proprie ali, né nessun’altra parte del corpo. Quando la sua ascesa finì si ritrovò perfettamente al centro dei sette Corni della Terra, all’altezza dei grandi Alati ancora ai loro posti. Dal momento in cui Koul aveva iniziato a volare verso l’alto, i Guardiani avevano smesso di osservare il regno, dirigendo il loro sguardo sull’Alato che chiedeva loro udienza. Avendolo al centro delle alture, si diressero tutti verso di lui, formando un cerchio a distanza di ali spiegate. «Koul dalle ali d’aquila, ti è stata concessa la possibilità di rivolgerti a noi» dissero all’unisono i sette Guardiani. Anche se avesse voluto rispondere, il Re non avrebbe potuto proferire parola, era completamente immobile e anche i suoi pensieri non riuscivano più a essere del tutto razionali. «Vedrai ciò che celiamo nella nostra mente. Ora alza il capo e guardami» sentì dire. A queste parole Koul riuscì ad alzare la testa e si ritrovò a pochi centimetri dal Guardiano che aveva di fronte, nonostante avesse giurato che chi gli aveva parlato per ultimo, stava alla sua sinistra. Koul non era in grado di muoversi né di volare, eppure non si sentiva né legato né costretto. L’aura dei grandi Alati lo
30 intorpidiva anche mentalmente, come se fosse alle totale dipendenze del loro volere. Nei suoi ricordi, ormai offuscati, riusciva ancora a rammentare che i Guardiani si esprimevano insieme, seppure uno per volta. Ricordava che non si riusciva mai a sapere chi dei sette stesse realmente parlando. Questo fu l’ultimo pensiero ancora coerente del Re Alato. Nel momento in cui fu completamente sopraffatto dall’energia dei Guardiani, anche gli altri gli si avvicinarono, stringendosi a vicenda le braccia intorno ai fianchi. Colui che gli stava di fronte, invece, aprì i suoi occhi bianchi e fissò quelli di Koul, iniziando così la trasmissione oculare. *** Dove mi trovo? Che strana sensazione provo! È come se fossi cieco, non perché i miei occhi non vedono, ma perché tutto intorno c’è solo un’infinita distesa arida. Ovunque mi giro non vedo altro che cielo e terra. Ma ecco un fiore! Sembra proprio un fiore, tutto solo in mezzo al niente. Un fiore cresciuto su un terreno piatto e sterile che a dispetto del luogo in cui si trova non vuole morire. Non saprei dire se è una fortuna o una condanna essere solo, in mezzo al niente, seppur vivo. Il cielo è terso, ma dall’alto piove una goccia d’acqua che colpisce il centro del fiore e, d’improvviso, i colori della natura invadono tutto ciò che prima era il nulla. I campi si colorano di verde, riempiendosi di steli d’erba e piccoli trifogli che, mossi dal vento, danzano liberi in tutte le direzioni. I laghi, che prima altro non erano che grandi buche nel terreno, si riempiono d’acqua cristallina, mentre pesci, che prima non avevo visto, nuotano veloci come se fossero sempre stati lì. Tutto nasce da quello che prima sembrava un terreno infruttuoso. Come gli steli, che velocemente salgono verso il cielo, irrobustendosi e diventando grandi alberi dalla chioma ricca di foglie e frutti, la terra deformandosi crea alture e monti di diversa
31 altezza, dai quali vedo scorrere rigogliosi ruscelli d’acqua limpida. Come tanti specchi vicini, l’acqua riflette in mille direzioni i lucenti raggi del sole, rendendolo splendente a tal punto che non credo di averne mai visto uno così brillante. Le chiome degli alberi iniziano a muoversi sotto la spinta di un vento debole ma costante, i rami si piegano quel poco che basta a sopportare il peso dei frutti appena nati. Il fiore non è più solo. In lontananza si vedono arrivare degli uccelli, che poi si avvicinano preceduti da un suono soave che, a ogni battito di ali, trasmette calma interiore. Non credo d’aver mai sentito un suono così e quando si avvicinano sembrano uno stormo che intraprende il viaggio di ritorno verso la propria terra. Troppo grandi per essere uccelli, troppo pochi per essere uno stormo; sono giganti, hanno sembianze umane, ma hanno le ali proprio come me. Li riconosco, sono i Guardiani, Tai, Lon, Dori, Macoc, Orio, Savu, Edrei, conosco i loro nomi e stranamente riesco anche a distinguerli. Ecco i Sette Corni della Terra, prima non li avevo visti, o anch’essi si sono formati adesso. Non saprei dirlo! Sembrano più grandi di quelli che ricordavo. «Eccoci a te Koul dalle ali d’aquila» dicono fermandosi intorno a me. «Guardiani, perché riesco a distinguervi?» chiedo. «Perché ora le nostre menti sono unite.» «Ora ricordo, sono venuto a conferire con voi perché il regno è in difficoltà, ma prima non c’era nulla, ora invece…» sono ancora un po’ stupito. «L’unione delle menti non può avvenire in modo diretto, tutto ciò che hai visto è stato da preparazione all’incontro» mi spiegano. «Capisco! Ora mi sento pronto» devo salvare il mio regno. «Il viaggio che intraprenderai, nostro Re, sarà duro da sopportare, non soffermarti su avvenimenti che nulla hanno a che fare con la tua venuta qui. Se cercherai di ricordare il superfluo, la tua
32 memoria si riempirà e impazzirai come molti prima di te» mi consigliano. «Grandi Alati, sono poche le cose che voglio sapere e ricordare» dico loro. «Il regno dell’Ois esiste da molti secoli…» mi fanno notare. «Ma io non ho bisogno di vederne tutta la storia, questo è un privilegio che solo ai grandi Alati Guardiani deve essere riservato.» «Koul, nessuno mai prima d’ora aveva rinunciato a vedere tutta la storia dell’Ois» sono stupiti, anche se la loro espressione non subisce mai cambiamenti. «Se al ritorno dal nostro incontro dovessi ritrovarmi in una condizione di pazzia, non potrei aiutare il mio regno. Su di me grava la responsabilità di ricreare il bellissimo Ois che mio padre…» «Ha distrutto…» concludono per me. «Non posso rischiare di lasciare tale condizione ai miei figli, devo rimediare. Io sono qui per riportare vita ai miei sudditi ed è per questo che vorrei che voi mi indicaste la via giusta.» «Noi non possiamo interferire con la vostra vita.» «Ma il regno che voi osservate e proteggete sta morendo, come potete restare indifferenti?» «Gli Alati sono artefici delle loro azioni e decisioni, noi siamo semplicemente la vostra memoria.» «Allora ricordate e mostratemi come in passato il regno è risalito da una situazione del genere» chiedo alla fine. «Dal saggio Re Tachi dalle ali d’Astore saprai come ridar vita e fiducia al tuo regno. Questo è in nostro potere!» )LQH DQWHSULPD &RQWLQXD
INDICE
KOUL DALLE ALI D’AQUILA ........................................................... 1 LA PENNA DELL’OIS ........................................................................ 1 A CARMEN E ANITA.......................................................................... 3 IL MONDO DI CAAL ........................................................................ 5 LA PENNA MAGICA ......................................................................... 7 KOUL DALLE ALI D’AQUILA ......................................................... 12 L’ATTACCO AL REGNO ................................................................. 33 LA FORESTA DEGLI ARTIGLIO ...................................................... 43 IL PERICOLOSO REGNO SOTTERRANEO.......................................... 52 I TERRITORI ARIDI ........................................................................ 64 GLI ALATI NERI ........................................................................... 76 TOMEI .......................................................................................... 81 IL VECCHIO SENZA ALI ................................................................. 85 KOUL USA IL POTERE DELL’ACQUA .............................................. 98 LA VITA DI GALÈ IN PERICOLO ................................................... 101 ALATI CONTRO ARTIGLIO .......................................................... 105 IL POTERE INCONTROLLABILE DELL’ACQUA ............................... 112
UN AIUTO INASPETTATO ............................................................ 116 LA VENDETTA DI KOUL .............................................................. 132 L’INCORONAZIONE DI KOUL ...................................................... 139 GLI ABITANTI DELL’IMMENSO BLU ............................................ 143 RINGRAZIAMENTI ...................................................................... 153