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Vittoria Agostinelli
L’eredità del Principe
ZeroUnoUndici Edizioni
ZeroUnoUndici Edizioni WWW.0111edizioni.com www.quellidized.it www.facebook.com/groups/quellidized/ L’EREDITÀ DEL PRINCIPE Copyright © 2018 Zerounoundici Edizioni ISBN: 978-88-9370-290-4 Copertina: immagine Shutterstock.com Prima edizione Marzo 2019 Stampato da Logo srl Borgoricco – Padova
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Alla giovanissima me che scriveva fiumi di parole, sognando di vederle prendere vita su carta. E a Paolo, sempre.
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PROLOGO
L’automobile vibrava mentre sfrecciava, insieme a lui, a tutta velocità sulla strada. Un cappotto gli venne posato sulla testa, per nasconderlo da sguardi pericolosi. Respirava affannosamente, sentendo il cuore battergli furiosamente dentro il petto a causa della corsa fatta e della paura. Loyal gli stava dicendo qualcosa? Lo sentiva a malapena, la sua voce era soffocata dal forte battito del suo cuore, dal trambusto che proveniva da fuori e dal rombo furioso del motore della macchina. Si voltò indietro, puntando gli occhi spalancati sui soldati con l’armatura rossa che mettevano a ferro e fuoco la città, colpendo duramente con pugni e calci chi si ribellava. Le persone correvano ovunque, in preda al panico, e nuvole di fumo si levavano dalle vetrine infrante dei negozi e dai vicoli. Poi guardò il castello, le sue torri e i suoi cancelli adorni dei vessilli blu della sua famiglia, senza riuscire a distogliere lo sguardo. Le mani di Loyal lo fecero voltare delicatamente ma con decisione, poi rimasero sulle sue spalle, protettive e consolatorie. Ma lui avvertiva solo le macerie della propria vita pesargli addosso e quell’ansia crescente, spaventosa. «Principe Lux?» Senza rispondere appoggiò la fronte alle mani tremanti. La consapevolezza di quanto era accaduto si fece velocemente strada tra i meandri del suo cervello e infine lo avvinse, spietata. Per la prima volta nella sua vita capì di essere soltanto un ragazzino debole e impotente, che non aveva potuto fare niente per impedire quella tragedia. La macchina svoltò bruscamente, facendolo sbattere contro lo sportello. Loyal, che fino a quel momento aveva tenuto gli occhi fissi su di lui, guardò fuori dal finestrino quell’apocalisse compiersi, senza togliere le mani dalle sue spalle.
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CAPITOLO 1
Correva per i corridoi del castello, cercando di non travolgere i maggiordomi e le cameriere al suo passaggio. Si aggrappò al corrimano della scala che conduceva al piano superiore, usandolo come perno per svoltare senza dover arrestare la sua corsa. Andò a sbattere contro una giovane cameriera con le trecce, riacciuffandola appena in tempo per la manica della divisa blu, prima che ruzzolasse giù per le scale. Rallentò la sua corsa, salendo però i gradini due alla volta. Infine si fermò di fronte a una porta di legno bianco, intagliata con tralci d’edera e bussò col dorso della mano. Nessuna risposta. Provò una seconda volta con lo stesso risultato, allora piegò la maniglia dorata verso il basso ed entrò nella stanza completamente rischiarata dalla luce bianca del mattino. «Altezza?» chiamò la voce bassa e profonda di Loyal Cross, suddito devoto della casata reale dei Sapphirus e guardia del corpo del Principe ereditario. Mosse alcuni passi nel grazioso salotto con carta celeste e panna alle pareti, arrestandosi quando scorse il Principe Lux steso sul divanetto di velluto rosso, sotto l’alta finestra arcuata che spargeva una luce magnifica in tutta la stanza; essa bagnava il pavimento di marmo, le suppellettili pregiate, la pelle chiara del Principe. Quest’ultimo leggeva un libro con aria assorta. Le lunghe ciglia proiettavano ombre delicate sui suoi zigomi alti e i capelli biondissimi, lunghi fino a sfiorare le spalle con le punte, rilucevano come oro al sole. Sollevò lo sguardo dalle pagine senza scomporsi. «Loyal» disse solamente, in tono annoiato. La guardia del corpo sospirò, piegò la robusta schiena in un inchino e quando si raddrizzò il suo volto era accigliato. «Vostro padre vi aspetta da quasi mezz’ora.» Lux portò i piedi a terra, chiudendo il libro con un tonfo ovattato. «La mia presenza all’incontro di oggi è completamente inutile» sbuffò, alzandosi e lisciandosi la stoffa della giacca di seta color indaco. Loyal corrugò maggiormente la fronte.
8 «Perdonate Principe, questo incontro rappresenta la fine delle ostilità tra il regno di Sapphirus e quello di Ambrosia» gli ricordò «dovreste rallegrarvene.» «Una guerra durata vent’anni che termina da un giorno all’altro, solo perché qualcuno con del buon senso ha finalmente compreso che stava logorando entrambi i regni» disse il Principe, pungente «bastava così poco… tutto sarebbe potuto finire molto prima. Migliaia di persone, tra civili e soldati, sono morte inutilmente. Pedine sacrificabili su una scacchiera invisibile.» I suoi bellissimi occhi azzurri guardarono l’altro con fermezza. «Dovrei rallegrarmi di questo?» detto ciò si avvicinò a Loyal e gli diede le spalle. La guardia del corpo prese il mantello rosso scuro, negligentemente poggiato sul bel tavolino dalla superficie di opale, acceso di mille colori dai raggi del sole, e glielo adagiò sulle spalle delicate. La sua altezza spropositata superava quella del Principe di ben trenta centimetri. Loyal aveva ereditato da suo padre – il defunto primo consigliere del Re – il metro e novantacinque di altezza, gli occhi feroci e la capigliatura castana; da sua madre aveva invece avuto in dono le iridi verde bosco e la temperanza. Il giovane Principe era il suo completo opposto. Aveva una figura esile, lineamenti delicati, occhi e capelli chiarissimi come quelli di un angelo. Il suo carattere, però, aveva davvero poche similitudini con una creatura angelica; egli era infatti capriccioso, viziato e anche un po’ arrogante, inoltre la sua acuta intelligenza spesso sfociava in un cinico sarcasmo. Non era crudele, niente affatto, possedeva anzi molte doti tra cui una sensibilità non indifferente, ma si comportava proprio come un ragazzo ricco che sapeva di poter avere qualunque cosa desiderasse. Erano completamente diversi, lui e Loyal, eppure Re Genus aveva insistito affinché diventasse lui la guardia del corpo personale di suo figlio, probabilmente per la stima che provava nei confronti di suo padre e per onorare la sua memoria. Il Principe Lux allacciò il mantello sul davanti e si diresse verso la porta. Loyal lo seguì. La luce del sole colpiva le gocce di cristallo dell’immenso lampadario al centro del soffitto, frantumandosi in migliaia di chiazze che piovevano sulla grande sala dei ricevimenti, facendola risplendere come un gioiello. Le portefinestre erano tutte aperte, lasciando così entrare un venticello frizzante ma piacevole, e con esso il profumo dei gelsomini del giardino
9 reale. In sottofondo danzavano le note dolci e malinconiche del pianoforte all’angolo, suonato da un giovane ma eccellente pianista. Quando si accorsero dell’ingresso del Principe, Re Genus e il suo ospite, che bevevano del vino rosso accanto a un tavolo da buffet già apparecchiato con i migliori stuzzichini, si voltarono verso di lui. Lux indossò uno dei suoi migliori sorrisi e sollevò la mano in segno di saluto. Loyal, impeccabile nella divisa nera con il colletto alto e i dettagli blu, a richiamare il colore della casata dei Sapphirus, camminava vicino a lui a una distanza tale da non essere invadente, ma neanche troppo lontano da non poter intervenire in caso di bisogno. Il Re era una figura elegante nel suo completo bianco perla, con il mantello dello stesso colore e una fascia blu che attraversava trasversalmente il suo busto asciutto. I folti capelli grigi erano pettinati all’indietro a scoprirgli la fronte e dalla manica della giacca spuntava il bracciale che i sovrani della famiglia indossavano di generazione in generazione: una spirale d’oro bianco che si avvolgeva sulla parte iniziale dell’avambraccio, con uno zaffiro incastonato al centro. Al fianco portava, com’era usanza, la sua spada. «Finalmente!» esclamò, guardando con aria di rimprovero il Principe, addolcendo però subito dopo la sua espressione «ti presento Re Mantis Ambrosia. Mantis, questa è la prima volta che vedete mio figlio, il Principe Lux.» Re Mantis era un uomo di trentotto anni con un viso allungato, occhi sorridenti e capelli castani tenuti ordinatamente legati in una coda. Indossava la corona della sua stirpe, un grosso anello dorato sormontato da tante piccole punte, che sembrava reggersi a malapena sulla testa troppo piccola. «Le trasmissioni televisive contano?» chiese scherzosamente, porgendo la mano. Lux la strinse e Re Genus sorrise tristemente. «Forse sono stato un po’ troppo protettivo» ammise «non è uscito molto spesso da palazzo.» «Potete anche chiamarmi recluso, padre» disse sarcasticamente Lux, versandosi del vino. «È un piacere conoscervi, Principe» disse Re Mantis. Poi rivolgendosi nuovamente al Re, aggiunse: «Non rimproveratevi. C’era una guerra in corso, dopotutto» fece un gesto vago con la mano «è normale per un padre, e soprattutto per un Re, voler proteggere il proprio figlio e unico erede. Ma adesso quei tempi bui fanno parte del passato. Permettetegli di venire a visitare Ambrosia. Sarà
10 mio graditissimo ospite» propose, tornando a guardare Lux «voi cosa ne pensate?» Lux chinò la testa. «Sarebbe un onore. Ho sempre sognato di vedere Ambrosia.» «È una vera gioia» esclamò Re Mantis soddisfatto, poi sollevò il calice «brindiamo a questa agognata pace finalmente raggiunta. Che possa essere l’inizio di un futuro radioso per entrambi i regni.» I tre calici si scontrarono delicatamente e il liquido al loro interno oscillò, accompagnando il tintinnio del cristallo. Mentre beveva, Lux studiava Mantis. Somigliava molto al padre, Re Callidus, il precedente sovrano di Ambrosia stroncato da un improvviso attacco di cuore. “La giusta fine per un uomo tanto malvagio”, si diceva Lux, che da quando era nato non aveva fatto altro che sentir parlare delle azioni riprovevoli compiute da quell’uomo e della sua ostinazione a continuare la guerra contro Sapphirus, nonostante suo padre avesse cercato in tutti i modi di porvi fine. Re Callidus era crudele ed egoista, accecato dalla bramosia di ottenere sempre più potere e di ampliare i propri territori, non avrebbe mai rinunciato a tentare di impadronirsi del regno di Sapphirus, dove splendide città vantavano una tecnologia sbalorditiva, soprattutto la capitale Thalassius, gioiello del regno con i suoi grattacieli color acquamarina, la struttura a diamante e il fedele attaccamento dei cittadini che la abitavano. Non c’era nessuno nel Grande Continente che non avesse sentito parlare della bellezza mozzafiato di Thalassius o del castello reale dalle torri così alte che sembravano sfondare il cielo. Ciò che aveva alimentato l’invidia e l’odio di Re Callidus, era la consapevolezza che se anche avesse conquistato la città e l’intero regno, non c’era niente che avrebbe potuto fare per ottenere i poteri della stirpe dei Sapphirus. I Sapphirus non erano una normale famiglia di regnanti, possedevano infatti un potere misterioso che si tramandava di padre in figlio e che non si trasmetteva all’erede finché il padre non passava a miglior vita; a quel punto esso si risvegliava nel nuovo Re, accendendosi nel sangue come una fiamma. Veicolo di tale potere era il bracciale con lo zaffiro, senza il quale il potere rimaneva nelle vene del Re senza manifestarsi. Lux aveva visto poche volte gli effetti di quel potere, dal momento che suo padre cercava di farne meno sfoggio possibile. Stando a quanto gli aveva detto, quando decideva di usarlo i suoi sensi si acuivano a tal punto da poter leggere nelle menti delle persone, oltre a disporre di un’energia straordinaria e pericolosa della quale però era restìo a parlare.
11 Re Genus gli ricordava sempre che quel dono doveva essere usato con saggezza e nel rispetto degli altri. Lo metteva in guardia dal violare l’intimità altrui, ascoltando una conversazione privata o aumentando l’intensità della vista per vedere ciò che non si sarebbe dovuto. Il potere andava usato solo per difendersi e aiutare il popolo e le persone amate. Staccandosi dal calice, il Principe guardò il liquido rosso al suo interno ed ebbe uno strano pensiero, cioè che somigliava a sangue. Portò nuovamente le labbra al bicchiere, più esitante di quanto avrebbe voluto, ma ovviamente fu il sapore del vino a riempirgli la bocca, proprio come un attimo prima. *** Re Genus si tolse il mantello con un sorriso che gli illuminava il volto. La fine della guerra era un avvenimento di straordinaria importanza e lo riempiva di gioia, anche se non aveva dimenticato il sangue che aveva visto scorrere in quegli ultimi vent’anni. Sangue che anche lui aveva contribuito a far sgorgare. Una volta nelle sue stanze si sedette sulla morbida poltrona del salotto, guardando la cameriera che posava una brocca d’acqua sul tavolino di vetro lì accanto. Dei colpi alla porta lo riscossero dai propri pensieri. La cameriera andò ad aprire, facendo un breve inchino al Principe mentre questi entrava nella stanza. «Potete andare, Christine. Vi ringrazio» la congedò Genus con un sorriso gentile, dopodiché la donna se ne andò, richiudendosi la porta alle spalle. Lux si avvicinò a suo padre. Non indossava più il mantello e nei suoi occhi c’era una luce che il Re non poté fare a meno di notare. «Sei felice» affermò infatti, allungando il braccio per invitarlo a sedersi sulla poltrona davanti alla sua. Lux si accomodò, accavallando una gamba sull’altra. «Che intendete dire, padre?» chiese incuriosito dall’espressione vivace del genitore. Re Genus si sfilò il bracciale e lo posò sul tavolo, osservandone lo scintillare alla luce. «Siamo in pace. Sono ancora incredulo nel dirlo, ma lo siamo» disse, portando lo sguardo su suo figlio «potrai finalmente visitare il tuo regno come si deve e persino quello di Ambrosia.» «Posso davvero?» domandò il Principe con un luccichio nello sguardo.
12 Il Re allargò ulteriormente il suo sorriso e si staccò dallo schienale della poltrona per sporgersi verso di lui. «Devi!» esclamò con enfasi, poi scosse la testa lentamente «mi duole averti tenuto in gabbia per diciotto anni, ma non potevo permettere che ti accadesse qualcosa. Come mio unico erede, eri senz’altro il primo bersaglio di Re Callidus.» «Lo so, papà» lo rassicurò Lux, rivolgendosi a lui in maniera informale. Guardò il bracciale che un giorno sarebbe stato suo, simbolo di un destino che non poteva evitare e che gli avrebbe conferito un potere sconvolgente. Si era domandato spesso come mai la sua famiglia fosse l’unica a possedere un tale dono. Erano centinaia di anni che i Sapphirus cercavano di venirne a capo, eppure nessuno di loro aveva mai scoperto alcunché. Possedevano un potere e avevano il dovere di utilizzarlo al meglio, questo era il loro più grande orgoglio e la loro più importante responsabilità. «Volevate dirmi soltanto questo?» Il Re guardò a terra, perdendosi in una delle sue riflessioni, poi si alzò e raggiunse il figlio, posandogli le mani sulle spalle. «Ricorda sempre, Lux, che il mondo là fuori è vasto e molto diverso dalla realtà del castello.» «Lo supponevo!» Lux ridacchiò. «Dico sul serio» insistette suo padre «là fuori ci sono amici che ti aspettano, situazioni che vale la pena vivere, ma anche persone meschine e scaltre che tenteranno di approfittare di te, che non si faranno scrupoli a ferirti. E non solo perché sei il Principe» s’interruppe brevemente, raccogliendo i pensieri; sembrava che quel discorso gli premesse molto «la tua posizione renderà tutto più complicato, a differenza di quanto si potrebbe, erroneamente, pensare. Voglio soltanto che tu mi prometta di stare attento, di ascoltare sempre il tuo cuore e di tenere a mente gli insegnamenti con i quali ti ho cresciuto.» Quando le braccia del genitore lo avvolsero, Lux rimase immobile. Era da tanto tempo che suo padre non lo stringeva così, l’ultima volta era solo un bambino. Turbato da quella manifestazione così aperta di affetto, disse di volersi ritirare per terminare di leggere un libro. Loyal lo stava aspettando fuori dalle stanze del Re, appoggiato contro il muro con la solita aria seria. I loro sguardi si incrociarono e senza dirsi nulla si incamminarono lungo il corridoio che portava alle stanze del Principe.
13 Si tolse la giacca e la gettò distrattamente sul divano, dopodiché recuperò il libro che stava leggendo, svoltò l’angolo che portava al letto a baldacchino e vi si gettò sopra a pancia in giù, riprendendo da dove era stato interrotto. Non potendo uscire spesso da palazzo, per diciotto anni i libri erano stati la sua finestra sul mondo e il passatempo più interessante a cui potesse dedicarsi. Sollevò le sopracciglia, mentre faceva scorrere lo sguardo sulle righe dell’ultima pagina. Una volta terminato il romanzo, rimase con lo sguardo perso nel vuoto per diversi minuti e il libro ancora aperto tra le mani. «Altezza?» La voce di Loyal lo fece sobbalzare. «Quante volte ti ho detto di bussare, prima di entrare?» «Lo faccio sempre ma non mi sentite mai» si giustificò la guardia del corpo «quando leggete sembrate varcare i confini di questo mondo.» Lux chiuse finalmente il libro e si sedette scompostamente sul letto, guardando la copertina rossa con in alto il titolo dorato scritto in modo elegante. «Mi piacerebbe volare sul dorso di un drago, oltre i confini di Sapphirus e Ambrosia, verso luoghi esotici e misteriosi» mormorò rapito. Loyal si appoggiò con la spalla a una delle colonnine del letto, sentendosi sfiorare dai drappeggi verdi che scendevano dall’impalcatura del baldacchino. «Ma se siete schizzinoso perfino con cani e gatti.» Lux si accigliò, posò il libro sulla trapunta di piume porpora e inclinò il busto all’indietro, sostenendosi sulle braccia tese. «Che cosa vuoi?» domandò, sollevando il mento. «È l’ora del vostro allenamento» ricordò Loyal, senza dare peso all’atteggiamento altezzoso del giovane. Il Principe sbuffò e si alzò dal letto, dirigendosi verso il grosso armadio a quattro ante. «Dovreste prenderla più seriamente» continuò la guardia del corpo «siete l’erede al trono, è fondamentale che impariate a destreggiarvi con la spada in maniera perfetta. Tra non molto comincerete anche con le armi da fuoco ma la scherma è essenziale. Vi insegna ad affrontare il nemico a distanza ravvicinata, a essere pronto e svelto di mente in relazione ai movimenti compiuti dal vostro corpo.»
14 «Mi cambio e arrivo» disse il giovane con poco entusiasmo, ignorando la ramanzina e scegliendo una maglia semplice con dei pantaloni elastici. Voltandosi si accorse che l’altro era ancora lì e lo fissava. «Che c’è, vuoi guardare?» sbottò in tono acido, iniziando a sbottonarsi la camicia. «Se volete dopo l’allenamento potrei aiutarvi a pianificare il viaggio ad Ambrosia» propose Loyal «ci sono stato molte volte, posso consigliarvi i luoghi più caratteristici e piacevoli da visitare.» Lux si bloccò. La sua espressione si era distesa e i suoi occhi tradivano l’euforia che provava. «Dici davvero?» Accorgendosi di essersi lasciato andare, subito si ricompose, inarcando nuovamente le sopracciglia. «Sì. Sì, mi sarebbe di certo molto utile.» Trattenendo un sorriso, Loyal annuì e si voltò per uscire dalla stanza. Rimasto solo, Lux si morse le labbra, eccitato alla prospettiva di organizzare il suo primo, vero viaggio. Parò a stento il violento colpo di Loyal, piegando il braccio in maniera innaturale per cercare di sostenerne il peso; emise un gemito di dolore quando sentì le ossa scricchiolare. Loyal ritirò la finta spada imbottita, facendosi indietro di un passo. «Non dovete semplicemente spingere sul braccio, rischiate di spezzarvelo» lo rimproverò, colpendosi la coscia con il palmo della mano «piegatevi sulle ginocchia e ammortizzate il fendente.» «La fai facile, tu» si lagnò Lux, massaggiandosi la spalla. «Riproviamo» impose la guardia del corpo, rimettendosi in posizione d’attacco. Respirando affannosamente, Lux si piegò maggiormente sulle ginocchia, preparandosi a ricevere un altro colpo da parte del suo maestro. Parò nuovamente la finta spada ma questa volta cercò di scaricare il peso dell’impatto lungo tutto il corpo. Al momento giusto si spostò di lato, facendo scivolare l’arma di Loyal sulla sua, dopodiché lo colpì alla mano. Loyal era troppo esperto per rischiare di perdere la presa sull’arma a causa di uno spadaccino in erba come il Principe ma rimase colpito dall’agilità con cui il suo allievo si era mosso. «Molto bene» lo lodò. Il Principe sogghignò, rigirandosi la spada nella mano. Vide Loyal scattare all’improvviso ma reagì troppo lentamente, così fu colpito allo
15 stomaco. Si piegò in due e l’altro gli passò un braccio intorno al collo, tirandoglielo indietro. «È questo che succede ad abbassare la guardia» spiegò Loyal, mentre Lux si dimenava nella sua stretta. «Ho capito, ora lasciami!» rantolò il Principe. La guardia del corpo lo lasciò andare. Lux si sedette a terra, lanciò via la spada e si slacciò la pettorina rinforzata che serviva a proteggerlo dai colpi più duri. «Mi batti sempre, eppure ormai sono quasi due anni che mi alleno» si lamentò, stendendo le gambe sul pavimento della palestra «quanto riuscirei a cavarmela in un duello vero?» Loyal appoggiò la sua finta spada al muro, prese una bottiglietta d’acqua da terra e andò a sedersi accanto a lui. «Siete migliorato, tuttavia non vi impegnate abbastanza» disse e poi si attaccò alla bottiglia, mentre il sudore gli colava lungo tutta la gola. Lux sollevò le spalle. «Non sono portato per questo. Probabilmente sarei il primo a morire in battaglia.» Loyal girò la testa per guardarlo con estrema serietà. «No. Io sarei lì a proteggervi.» Lux gli lanciò uno sguardo indecifrabile, ma subito lo distolse, sciogliendosi i capelli che aveva legato per la lezione. «Ho sete.» Loyal gli porse la bottiglietta d’acqua, anche se sapeva già come avrebbe reagito il Principe. «Vuoi scherzare? Quanto può essere igienico mettere la bocca dove l’ha già messa qualcun altro?» Loyal ritirò il braccio in silenzio e bevve ancora. Il Principe si asciugò il sudore dalla fronte. Era pensieroso e teneva lo sguardo basso. «Cosa ne pensi della resa di Ambrosia e del trattato di pace?» domandò improvvisamente. La guardia del corpo si asciugò la bocca prima di rispondere: «È la cosa migliore che potesse capitarci. Ne trarranno vantaggio il commercio, il turismo, l’economia in generale e di conseguenza ogni singolo abitante dei due regni. Vostro padre cominciava a essere visibilmente stanco della guerra.» Lux si appoggiò con i gomiti alle ginocchia e sollevò entrambe le mani. «Ma è sempre stata Ambrosia a non voler cessare le ostilità. Come possiamo fidarci?»
16 «Re Callidus non voleva cessare le ostilità» precisò la guardia del corpo «suo figlio è diverso. Re Mantis è venuto da noi disarmato, ha liberato tutti i prigionieri che il padre aveva sbattuto nelle loro segrete e ha chiesto perdono in diretta televisiva.» Loyal piegò una gamba e vi appoggiò sopra il braccio. «Ha persino offerto in sposa sua figlia, nel caso desideraste prenderla in moglie.» Lux fece schioccare la lingua. «Chissà se qualcuno ha chiesto l’opinione della Principessa Lullaby» disse stizzito mentre gli tornava in mente la figura alta e rossa della Principessa, vista molte volte alla televisione «e poi oggi sono ancora legali le unioni combinate?» chiese scandalizzato, leccandosi poi le labbra inaridite dalla sete. Loyal si rialzò in piedi e tese la mano al Principe per aiutarlo a fare altrettanto. «State tranquillo» lo rassicurò «siete l’erede al trono di Sapphirus, la persona più importante e preziosa del regno insieme a vostro padre. Sarete senz’altro libero di scegliere la persona che starà al vostro fianco» detto ciò si avviò verso la porta scorrevole «e state sereno, il Re ha le capacità per capire se qualcuno mente.» Loyal aveva ragione. Lux tendeva a dimenticare che suo padre era qualcosa di molto simile a una divinità e che aveva già sottoposto al test della verità Re Mantis, toccandogli la testa con i palmi delle mani e leggendo le sue intenzioni con la mente. “Un giorno anch’io sarò in grado di farlo” si disse con un brivido. «Hai ragione» ammise «è che ho uno strana sensazione da un po’ di tempo a questa parte. Non so, come un presentimento.» Loyal guardò attentamente il ragazzo e si fece da parte per farlo passare per primo. «Andateci piano, Altezza. Non avete ancora simili poteri.» Lux lo oltrepassò, indispettito. «Non si riesce mai a capire quando sei serio o stai scherzando, lo sai?» «Sul serio, non preoccupatevi» continuò la guardia del corpo «pensate piuttosto al vostro imminente viaggio.» Gli occhi di Lux ebbero un lampo ma la sua espressione rimase imbronciata. «Ricorda la tua promessa di aiutarmi» intimò, incamminandosi fuori dalla palestra con passo deciso.
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CAPITOLO 2
Il suo sguardo era fisso e cupo, incollato allo schermo che trasmetteva, per l’ennesima volta, il momento della firma del trattato di pace tra Sapphirus e Ambrosia. I due regnanti sorridevano, stringendosi la mano mentre il telecronista esprimeva con entusiasmo il suo giubilo e la gente applaudiva energicamente. I suoi occhi sembravano lampeggiare nel buio della stanza, ma in realtà riflettevano soltanto la luce artificiale dello schermo televisivo. Si scostò dalla parete con le braccia intrecciate sul petto, la testa china e gli occhi torbidi e carichi di odio, completamente assorbiti da ciò che stavano guardando. Si mosse verso sinistra, raggiungendo il tavolo sul quale si trovava un biglietto per la mostra di quadri che si sarebbe tenuta l’indomani a Hedera, capitale di Ambrosia. Lo prese in mano e lo guardò, poi tornò a prestare attenzione alla trasmissione; in quel momento il primo piano di Re Genus riempiva la telecamera, in tutta la sua rassicurante regalità. I suoi occhi divennero lame mentre scopriva i denti in un sorriso ferino. *** I quadri di Miror Caelum gli piacevano oltre ogni dire. Quelle pennellate rosse nel blu di cieli notturni, sempre diversi, facevano in modo che non riuscisse a staccare gli occhi dalle sue tele. Anche in quell’occasione Re Mantis camminava lentamente lungo i lati della grande sala che esponeva i lavori dell’artista, lasciandosi catturare dai colori vividi e impareggiabili che di volta in volta gli si paravano davanti. «Una mente visionaria e sensibile, quella di Miror Caelum» commentò una voce alta e solenne. Re Mantis si girò a guardare l’uomo che aveva parlato. Non doveva avere più di quarant’anni e poteva vantare un bel volto, leggermente scavato sulle guance, dettaglio che gli dava un’aria vissuta. Aveva inoltre una folta capigliatura nera, striata da ciocche argentee, lo stesso colore della corta barba e dei baffi. Non era molto alto e indossava abiti eleganti di velluto nero, sotto un lungo cappotto rosso aperto sul davanti.
18 Quando l’uomo posò lo sguardo sul Re, quest’ultimo rimase molto colpito dai suoi occhi grandi e intensi, contornati da occhiaie profonde, ma animati da una sicura intelligenza. «Vostra Maestà» salutò lo sconosciuto, chinando il capo profondamente mentre le onde dei lunghi capelli gli scivolavano davanti al viso come tende di un sipario. «Non credo di avervi mai visto» disse Re Mantis «pensavo di conoscere ogni esperto d’arte del regno.» Lo sconosciuto sorrise affabilmente. «Sono ben lontano dall’essere un esperto, semplicemente apprezzo la bellezza» precisò in tono modesto. «Caecam Tonitrua, al vostro servizio» tese la mano. Re Mantis gli strinse la mano, dopodiché torno ad ammirare la tela. Caecam lanciò un’occhiata oltre il sovrano: diversi uomini lo tenevano d’occhio, pronti a scattare nel caso il Re si fosse trovato il pericolo. Continuando a sorridere, unì le mani dietro la schiena e riprese a guardare anche lui l’opera d’arte. «Le mie congratulazioni per il recente trattato di pace, Maestà.» Re Mantis annuì con un sorriso. «Ambrosia e Sapphirus non avevano bisogno d’altro» proferì con soddisfazione. Caecam annuì a sua volta, poi inarcò le sopracciglia e sollevò appena le spalle. «Peccato però, il vecchio Re Genus è ormai molto debole, sarebbe bastata un’altra… spinta, per…» Mantis girò di scatto la testa verso di lui. «Fate attenzione a quello che dite» tuonò «Sapphirus è nostro alleato ora, non tollero che si parli in questo modo del suo Re!» Caecam sollevò le mani in segno di scuse. «Non era mia intenzione» disse umilmente, guardando negli occhi il sovrano «eppure se voi sapeste chi sono, la pensereste probabilmente in maniera diversa. Oh, ma questo è solo un mio pensiero e, dopotutto, la pace è un bene prezioso.» Re Mantis osservò il misterioso uomo da capo a piedi, turbato e incuriosito al tempo stesso dalle sue parole. «In nome della gioia che anima i cuori di tutti in questi giorni memorabili sarò clemente, ma se continuate…» «E se vi dicessi che il mio vero nome non è Tonitrua» lo interruppe l’altro, riducendo gli occhi a due fessure «ma Sapphirus?»
19 Vino bianco e rosso furono serviti sulla lunga tavola della sala dei banchetti e il suo profumo si mescolò a quello della legna che bruciava nel camino. Re Mantis si sedette a capotavola, facendo segno al suo ospite di fare altrettanto. Caecam si accomodò a uno dei lati lunghi, alla destra del Re, scostandosi con un gesto veloce un ciuffo di capelli finitogli davanti agli occhi. Prese il bicchiere vuoto davanti a sé e lo riempì di vino rosso fin quasi al bordo. «Non volete assaggiare quello bianco?» chiese Re Mantis, versandosi il liquido chiarissimo «è l’orgoglio delle mie vigne.» Caecam sorseggiò il suo vino con gusto. «Preferisco il vino rosso, se non vi dispiace» spiegò, puntando gli occhi sul liquido vermiglio all’interno della coppa «assomiglia al colore del sangue.» Re Mantis guardava con estremo interesse il suo ospite, appoggiato con la schiena diritta all’alto schienale delle sedia. «Dite di essere un Sapphirus» disse, andando subito al dunque «Caecam Sapphirus, il fratello minore del Re, di cui si perse ogni traccia ben venti anni fa.» L’ospite posò la coppa mezza vuota e si sistemò meglio sulla sedia, sollevando leggermente la testa in direzione del Re. «Non credete alle mie parole?» «Dovrei? Non siete che un uomo incontrato a una mostra, fino a prova contraria.» «Avete ragione» concordò Caecam «non somiglio neppure a mio fratello, anche se ho ereditato molto da nostro padre.» «Effettivamente, ora che me lo fate notare, siete praticamente identico al ritratto del defunto Re Storm» dovette riconoscere Re Mantis, non senza stupore «ma ciò non prova che voi siate davvero lo scomparso Caecam Sapphirus.» «Percepisco troppa diffidenza da parte vostra, mio buon Re» disse Caecam, infilandosi la mano nella scollatura della camicia e tirandone fuori un ciondolo d’oro con una piastrina attaccata. Re Mantis si sporse in avanti e allungò la mano per toccare la piastrina, rigirandosela tra le dita. «Per tutti gli Dèi» esclamò. Sul retro della targhetta era incisa, in un elegante corsivo, la parola “Sapphirus” e sul davanti il nome “Caecam”. Mantis corrugò le sopracciglia, osservando la polvere di zaffiro che riempiva i sottili solchi delle lettere.
20 «È impossibile che questo oggetto lo abbiate rubato o contraffatto. È autentico.» Caecam annuì lentamente, rimettendosi il ciondolo dentro la camicia. «Lo fece realizzare mio padre con l’oro più puro. Genus ne ha uno uguale.» Lo sbalordimento era lampante sul volto del Re. «Veniamo al dunque, signor Tonitrua. Cosa vi ha spinto a cercare la mia attenzione?» La risata di Caecam si levò bassa e paziente. «Perdonate Sire, ma davvero non avete intuito cosa possa significare la mia presenza qui con voi, in questo momento?» Mantis tornò ad appoggiarsi alla sedia, guardandolo con sospetto. «Cosa volete dire?» Caecam gli lanciò uno sguardo malizioso. Sembrava che quel non detto fra loro lo divertisse molto. «Perché mi avete fatto venire qui?» domandò a sua volta «ho detto cose piuttosto scomode, a pochi giorni dalla pace…» sollevò il bicchiere e lo scosse leggermente «e voi mi avete invitato a bere dell’ottimo vino!» concluse in tono ironico. Il Re alzò la mano destra con un gesto elegante. «Avete affermato di essere un Sapphirus. Siete riuscito ad accendere la mia curiosità» si giustificò. Caecam tirò l’angolo della bocca in un mezzo sorriso e poggiò il gomito sul bracciolo della sedia, sostenendosi il mento con il dorso della mano senza staccare gli occhi dal Re. «Ciò che vi propongo è crudele e meschino, Sire, ma di sicura riuscita ed enormemente vantaggioso per entrambi.» «Entrambi?» Caecam indicò prima il Re, poi se stesso. Re Mantis fece per dire qualcosa ma il misterioso uomo lo fermò con un gesto della mano. «Non avrei mai potuto proporre qualcosa di simile a vostro padre» continuò quest’ultimo, rapidamente «voleva conquistare il trono dei Sapphirus con la forza, non avrebbe mai ricercato un’alleanza né tantomeno l’avrebbe finta» allargò il suo sorriso «ma voi gli siete succeduto prima di quanto mi aspettassi e la prima cosa che avete fatto è stata quella di abbassare le armi.» Re Mantis divenne rosso in volto. Aveva l’impressione che quelle parole non fossero di elogio. «Conoscete la storia dei Sapphirus, vero?» proseguì Caecam, approfittando del silenzio imbarazzato e confuso in cui Mantis era
21 sprofondato «il nostro potere si tramanda di padre in figlio alla morte del primo, ma se entrambi muoiono, che ne è del potere?» sollevò i pugni e aprì di colpo le dita «svanisce, sfuma nell’aria tornando nel mistero dal quale è venuto? No, il potere passa al famigliare più stretto, è già successo in passato. Sapete cosa vuol dire? Se Genus passasse a miglior vita e il suo prezioso figlioletto lo seguisse, il potere sceglierebbe me» terminò la frase con trasporto, mentre un lampo di follia gli balenava negli occhi, alterando per un istante la ragionevolezza del suo sguardo. «Le vostre parole sono molto gravi!» esclamò il Re. Caecam intrecciò le dita delle mani e se le portò sotto il mento. «Ecco ciò che vi propongo, Maestà: aiutatemi a ottenere il potere e vi farò dono del regno di Sapphirus.» Mantis sgranò gli occhi, senza proferire parola. Caecam rise della sua reazione. «Non mi aspetto che rispondiate subito. Pensateci.» Il Re acuì lo sguardo, cercando di capire con che genere di individuo avesse a che fare e dove fosse il trucco. «Voi mi cedereste il regno? Perché mai dovreste farlo? A quel punto sarebbe vostro, sareste uno stolto a metterlo nelle mie mani come un balocco in quelle di un bambino.» «Questa domanda mi fa sperare che possiate prendere in considerazione l’idea.» «Non fatemi perdere la pazienza, signor Sapphirus. Rispondete e basta.» Caecam non si lasciò sfuggire il fatto che il Re si era rivolto a lui con il nome “Sapphirus”. Abbassò lo sguardo con aria mesta e disse: «Non ero apprezzato dalla mia famiglia. Non eravamo in buoni rapporti» mormorò in tono amaro, come se tale ricordo ancora lo tormentasse, rialzò poi gli occhi sul sovrano «non desidero altro che il potere di mio fratello, un potere straordinario che mi permetterà di prosperare e che bramo da tutta la vita. Sarò temibile e potente anche senza un regno, libero di fare tutto ciò che voglio» fece una pausa, poi si accarezzò la barba «vi dirò di più, sarà per me una gioia veder crollare la stirpe dei Sapphirus e in particolar modo esserne la causa.» Il sangue aveva cominciato a pulsare prepotentemente nel petto e nelle tempie di Re Mantis, i pensieri turbinavano così velocemente nella sua testa da causargli un forte dolore. Cominciò a sudare. Sarebbe stato troppo ammettere che un simile e meschino piano lo allettava, ma era così. Non poteva fare a meno di sentirsi tentato da quell’offerta, come avrebbe potuto essere altrimenti? Il regno di Sapphirus era il più
22 ammirato, il più avanzato, il più ricco. Poterlo avere senza dover portare avanti una guerra, senza altre inutili perdite… «Vostra Maestà?» Richiamato al presente, Mantis sbatté le ciglia più volte e si schiarì la voce, guardandosi attorno con nervosismo e circospezione. I servitori attendevano fuori dal salone, come aveva ordinato, nessuno poteva quindi udire i loro discorsi. «Desidero prendermi del tempo per riflettere su quanto avete detto» disse con un filo di voce, puntando lo sguardo su un punto a caso del tavolo. Il sorriso ricomparve sul volto di Caecam. «Certamente, è naturale» convenne e poi si alzò «se mi concedete di ritirarmi…» «Andate» ordinò il Re, alzandosi dalla sedia con il volto cereo ma lo sguardo luminoso di eccitazione «tra dieci giorni Miror Caelum presenterà le sue nuove opere. Vediamoci all’esposizione.» Caecam si prodigò in un profondo inchino. «Confido nella vostra decisione» concluse prima di voltarsi e uscire dalla stanza, con passo lento e sguardo trionfante. Il Re rimase in piedi a lungo, scosso da tutta quella faccenda. Dopo diversi minuti si coprì il volto con la mano. “Sono stato io a volere la pace. Cosa sto facendo?” si agitò, respirando pesantemente. «No, stai calmo» sussurrò a se stesso «non è successo ancora nulla. Non incontrerò più quell’uomo e fingerò che niente di tutto questo sia mai accaduto.» Dopo essersi ripetuto ciò, tornò a sedere e finì il suo vino con poche sorsate, rimanendo per lungo tempo a fissare il bicchiere vuoto. *** Miror Caelum era riuscito a sorprenderlo ancora una volta. Le pennellate rosso vivo erano diventate dolci sfumature di rosa impresse su cieli chiari d’aurora. Era evidente nell’artista la volontà di omaggiare quella nuova epoca di pace. Studiò i dipinti grattandosi lievemente il mento, compiaciuto da come il pittore sapesse esprimere un’intensità conturbante sia con colori scuri e violenti, sia con quelli chiari ed eterei. Guardò l’orologio appeso alla parete più ampia della sala espositiva. Si trovava lì da un’ora e Re Mantis non era ancora venuto. Si innervosì, aveva creduto di averlo in pugno.
23 “Quel bamboccio se la sarà fatta sotto” pensò, indurendo la linea delle labbra. Non trascorse molto tempo da quella riflessione che dei mormorii concitati lo avvisarono dell’arrivo di un personaggio illustre. Caecam sorrise ancor prima di voltarsi e incontrare gli occhi marroni di Re Mantis.
24
CAPITOLO 3
Una folata di vento sfogliò di colpo decine e decine di pagine del libro che stava leggendo. «Accidenti» mormorò, cercando di ritrovare il punto al quale era arrivato. Aveva la schiena poggiata contro la statua della Dea Caeli, una gamba piegata sul piedistallo di marmo e l’altra penzoloni. Ritrovato il segno tornò a leggere, muovendo velocemente gli occhi sulle parole scritte: “Era la terra più suggestiva che avesse mai visto nel suo vagabondare” lesse ad alta voce “la distesa desertica era accesa di rosso dal sole che tramontava e la sabbia che veniva spazzata dal vento creava delle onde simili a increspature sull’acqua. In controluce una palma solitaria sembrava una sentinella malinconica, mentre faceva oscillare le sue lunghe foglie, immersa nel silenzio più totale”. Lux alzò lo sguardo dal libro e lo volse verso le altissime mura intorno ai giardini del castello, oltre le quali si ergevano i grattacieli color acquamarina, vanto della città di Thalassius. Peccato che da lì lui non potesse vederli. «Sapevo di trovarvi qui.» Ignorò la voce di Loyal e tornò a guardare pagine. Alla guardia del corpo non era però sfuggito il suo sguardo avvilito. «Manca poco al viaggio, non fate quella faccia.» Lux gli scoccò un’occhiataccia. «Questa è la faccia con cui sono nato» ribatté, tornando a rivolgere la sua attenzione al libro che teneva poggiato sulle cosce. Loyal incrociò le braccia sul petto e si appoggiò con la schiena all’alto piedistallo della statua. «Vostro padre si sta accertando che i due regni siano sicuri, dopodiché potrete andare dove desiderate.» «Un simile comportamento potrebbe non fare piacere a Re Mantis.» «Ma cosa dite?» lo riprese Loyal, girando la testa verso di lui «si tratta di prudenza. Il Re non può di certo mandarvi ad Ambrosia senza accertarsi
25 che non vi sia pericolo. Ricordate che fino a pochi giorni fa i due regni erano protagonisti di una sanguinosa guerra.» Il giovane Principe fece un gesto spazientito con la mano rivolta all’insù. «Là fuori c’è il mio regno, santo cielo, e non lo conosco! Di questa città cos’ho visto? Soltanto i luoghi dove mio padre tiene discorso durante l’anno e il tempio» proruppe, scuotendo la testa «sono talmente impaziente. Ora che tutto ciò che ho sempre sognato è così vicino, sento di non poter più aspettare.» Loyal lo lasciò sfogare, comprensivo. «Domani Re Mantis sarà nuovamente nostro ospite» informò «Re Genus lo ha invitato a cena.» Lux chiuse il libro e scese a terra con un balzo, pulendosi il retro della giacca con la mano. «Spero che diventino amici per la pelle» si voltò nuovamente verso le mura «voglio uscire da questa gabbia.» *** Gettò l’ennesimo completo sul letto, piegando la testa di lato mentre lo guardava, poi si diresse nuovamente verso il guardaroba, frugando tra il resto degli abiti. «Vostra Altezza, il primo che avevate scelto era incantevole» disse Klaus, uno dei suoi domestici, tenendosi le mani una nell’altra. Lux lo guardò un po’ scettico. Klaus era poco più giovane di suo padre, anche se dimostrava diversi anni di meno, e non era certo che si intendesse molto di moda giovanile. Sfilò il completo color panna da sotto il mucchio variopinto. «Questo?» Klaus annuì energicamente. «Sì, quello vi sta benissimo!» Ancora fortemente dubbioso, Lux cercò il modo migliore di congedare l’uomo senza risultare scortese. «Piace anche a me» disse fingendo entusiasmo «potreste dire a Loyal di venire? Vorrei chiedere un parere anche a lui.» Klaus, per nulla offeso, si inchinò e arretrò verso la porta. Poco dopo nella stanza apparve Loyal, imponente ed elegante nella sua divisa. «Klaus dice che dovrei indossare questo» disse il Principe, mostrandogli il completo. Loyal si avvicinò e diede uno sguardo ai capi di abbigliamento sparpagliati sulla coperta.
26 «Quello azzurro con la giacca lunga» consigliò, indicando l’abito scelto «l’ultima volta che lo avete indossato, una delle cameriere più giovani ha detto che vi mette in risalto gli occhi.» Convinto dalla spiegazione, Lux iniziò a spogliarsi. «Chi era la cameriera?» domandò curioso, infilandosi i pantaloni di velluto e la camicia di seta. Loyal guardò dritto davanti a sé. «Non mi sembra giusto rivelarvelo.» Lux fece schioccare la lingua con disappunto. «Come sei corretto!» lo prese in giro, anche se Loyal prese quell’affermazione come il migliore dei complimenti. Durante la cena vennero servite le pietanze più gustose e raffinate che si potessero assaggiare nell’intero regno. Un arrosto succulento e tenero con crema di mirtilli, dadini di pollo al limone, verdure gratinate e fritte, otto tipi diversi di formaggio, patate fredde speziate, tartine al caviale e pane appena sfornato. I profumi di tali leccornie si mescolavano in un tripudio irresistibile, facendo venire l’acquolina in bocca ai commensali. L’enorme sala da pranzo aveva un lucido pavimento di marmo nero, pareti bianche, modanature e cornici dipinte di blu sotto uno splendido soffitto affrescato con immagini degli Dèi. Caeli, Aqua, Ignis e Terra si libravano nel cielo azzurro, sorridendo e sfiorandosi le mani; le loro vesti svolazzanti erano realizzate con straordinaria maestria e sembravano emergere dal soffitto. Caeli era rappresentata con vaporosi capelli biondo cenere e occhi cerulei, Aqua con capelli lunghi, lisci e azzurrini, e occhi di un blu straordinariamente intenso; il possente Ignis aveva invece una chioma arruffata e fulva sopra lo sguardo dorato, mentre Terra sfoggiava una folta capigliatura castana che incorniciava iridi nere come la notte. Tutti coloro che entravano in quella stanza rimanevano a fissare tale capolavoro con il naso all’insù, oppure giravano su se stessi, ammirando i ritratti dei precedenti Re di Sapphirus appesi alle pareti. A Lux quei quadri non piacevano affatto, lo facevano sentire osservato ogni volta che si sedeva a tavola per consumare un pasto. Dopo aver risposto gentilmente ad alcune domande di Re Mantis, il giovane Principe divenne silenzioso e cominciò a mangiare a piccoli bocconi, ignorando gli sguardi fissi dei suoi antenati e osservando i due sovrani parlare amabilmente, ridendo ogni tanto di qualche aneddoto o battuta. Si annoiava sempre durante quegli incontri, ai quali partecipava solo perché vi era costretto e dove difficilmente veniva richiesto un suo
27 intervento. Nonostante avesse raggiunto la maggiore età, era considerato da tutti ancora come un ragazzino e la sua attenzione o opinione non erano richieste spesso come per suo padre. Quella sera Re Mantis gli aveva rivolto solo frasi di circostanza, senza la benevolenza dimostrata venti giorni addietro, e a malapena lo guardava. In realtà anche i modi che aveva con suo padre sembravano affettati e ciò gli parve molto strano. Smise di farvi caso quando vennero serviti i dolci. Si avventò sul budino al cioccolato mentre venivano portati in tavola anche pasticcini con marmellata di ciliegie e torta alle noci accompagnata da panna montata. Dopo aver ripulito la sua coppa da dolce, si pulì la bocca con il tovagliolo e fece un cenno al cameriere affinché portasse via tutto. «Lux non vede l’ora di visitare Ambrosia. Vero, figliolo?» disse suo padre, dopo un’ora in cui nessuno gli aveva rivolto la parola. Il Principe bevve un sorso d’acqua e annuì. «È vero» confermò con un sorriso «è già tutto pronto, resta solamente da fissare la data della partenza.» Re Mantis abbassò gli occhi sul suo dolce, sorridendo in maniera tirata. “Che gli prende, non ha gradito la cena?” si chiese Lux, aggrottando leggermente la fronte. «Decidete voi la data, Principe» disse infine Re Mantis, ricambiando solo in quel momento il suo sguardo «sarà per me un piacere mostrarvi i luoghi più belli del regno.» «Non dovete disturbarvi, la mia guardia del corpo conosce bene Ambrosia e ha già organizzato un itinerario» lo disobbligò il Principe. Re Mantis disse che era fantastico ma che non sarebbe stato affatto un disturbo per lui. Bevve del vino, poi sorrise in direzione di Re Genus. Quando tutti e tre ebbero finito di cenare si spostarono nel salotto adiacente, dove poterono accomodarsi su morbide poltrone vicino al fuoco. Re Mantis rivelò di essere rimasto particolarmente colpito da uno dei ritratti nella sala da pranzo, quello di Re Storm. «Spero di non offendervi dicendo che non vi somiglia affatto.» Re Genus sorrise ma il suo sguardo si fece malinconico, come se quella frase avesse fatto riaffiorare in lui un particolare ricordo. «Mio padre aveva un’aria molto severa. In un certo senso sono felice di non somigliargli così tanto o avrei spaventato mio figlio, come lui faceva con me da bambino» scherzò. Mantis si slacciò il primo bottone della camicia.
28 «Ha uno sguardo molto intenso» mormorò, rivolgendo gli occhi alle fiamme. «Padre, potrei ritirarmi?» domandò Lux. Re Genus indicò l’ospite. «Se a Re Mantis non dispiace…» Il sovrano di Ambrosia sembrò per un attimo impreparato alla cosa, ma si affrettò ad annuire. «Ma certo, non c’è alcun problema. Buonanotte.» Lux si alzò dalla poltrona e dopo un formale inchino si ritirò. Genus si sostenne la testa con le dita. «Vogliate scusarlo, è ancora un ragazzo.» Mentre assicurava che non c’era niente di cui scusarsi, lo sguardo di Re Mantis si posò sul bracciale del sovrano di Sapphirus, che sbucava dalla manica a causa della posizione assunta dal suo braccio; sembrava una serpe di metallo liquido, illuminato com’era dalla luce calda e vivace delle fiamme. Lo zaffiro incastonato lo guardava come un occhio accusatore, tanto che si sentì a disagio e dovette distogliere lo sguardo. Si inumidì le labbra. «Lo avete educato bene» si complimentò, cercando di celare il nervosismo che provava «è posato ed elegante.» Re Genus accavallò le gambe e la sua espressione si addolcì, mentre guardava ipnotizzato le fiamme sinuose che danzavano febbrilmente tra i ciocchi e la cenere. «È uguale a sua madre» disse in tono flebile «gli Dèi sanno quanto avrei voluto che la conoscesse meglio. Aveva solo cinque anni quando la malattia ce la portò via.» Re Mantis si alzò lentamente, prendendo a passeggiare per la stanza col sudore freddo che gli bagnava la fronte. I suoi passi erano piuttosto rumorosi per via delle scarpe dalla suola pesante e risuonavano tetramente in tutto il salotto. «Era una donna incantevole, perciò non mi stupisce la bellezza di vostro figlio» disse atono, infilandosi una mano sotto la giacca. Re Genus rise sommessamente. «Se lui e vostra figlia convolassero a nozze, avrebbero una prole splendida, non credete?» «Mmh…» Genus sollevò le sopracciglia. «Sia chiaro, sarebbe una gioia per me se le cose andassero davvero in questo modo, ma desidero che Lux scelga da sé la persona che avrà al
29 suo fianco per la vita. Non voglio in alcun modo essere io a imporgliela.» Una lama lampeggiò dietro la nuca del Re. «Il problema non sussiste» bisbigliò Re Mantis «mi dispiace…» aggiunse in un sussurro vibrante. La lama si conficcò sotto la spalla sinistra di Re Genus, fino all’impugnatura. Si udì un gemito strozzato. Spaventato dal suo stesso gesto, Re Mantis lasciò andare il pugnale, indietreggiando mentre il sovrano di Sapphirus gemeva di dolore e si voltava a guardarlo, con gli occhi sbarrati dallo sbigottimento per essere stato tradito. «Voi… Lux…» rantolò quest’ultimo già pallido in volto, un attimo prima di cadere in avanti con la faccia sul tappeto di pelliccia, di fronte al camino scoppiettante. Re Mantis respirava a fatica e rumorosamente. Un forte senso di nausea gli aggredì lo stomaco. Si avvicinò a passi lenti e meccanici verso Re Genus, si inginocchiò a terra e girò il suo corpo supino, per accertarsi che fosse morto. Il volto del Re non mentiva, era una maschera cerea sulla quale era rimasto impresso il terrore di lasciare suo figlio in pericolo. Sfilò il bracciale dal suo polso con mani tremanti e lo guardò, totalmente scosso e incredulo di aver avuto davvero il coraggio di compiere un’azione simile. «È un vero gioiellino» ripeté Finny, calcandosi il berretto, dalla forma schiacciata, sulla testa e accarezzando il muso bianco dell’auto nuova di zecca «comoda, resistente e anche bella. Il meglio che offre Thalassius quest’anno!» Loyal, avvolto in un cappotto pesante per proteggersi dal freddo pungente di quella notte di novembre, aprì una ad una le portiere dello spazioso ed elegante veicolo dalla forma allungata. I sedili erano in profumata pelle marrone, la carrozzeria metallizzata, i fari anteriori due grossi e seducenti occhi ovali. «È splendida» concordò, soddisfatto «vado a informare il Principe, ne sarà entusiasta.» «Oh, allora vi aspetto qui. Certamente vorrà vederla» disse Finny Moi, conoscente di Loyal sulla quarantina, a cui era stato affidato il compito di procurarsi per il Principe l’automobile migliore in circolazione.
30 Loyal si affrettò a rientrare nel palazzo, sperando col suo intervento di salvare Lux dall’ennesima, noiosa cena. Attraversò l’atrio del salone d’ingresso e proseguì sulla destra, lungo il corridoio che portava alla sala da pranzo. Mano a mano che avanzava ad ampie falcate, cominciò a udire una voce concitata che non era né quella del Re né quella del Principe. Si trattava infatti della voce di Re Mantis. Avvicinandosi ulteriormente si accorse di alcune ombre umane che si allungavano fin sulla parete, proiettate da dietro l’angolo dove si trovava la sala da pranzo. Riconobbe il suono di una lama che veniva sfoderata, dopodiché il grido di una donna lo fece sobbalzare. Portando subito la mano sull’impugnatura della spada agganciata alla cintura, si appiatti all’ombra della rampa di scale di fronte a sé, appena prima che il corridoio piegasse a destra. I suoi occhi si puntarono immediatamente sul lungo specchio appeso alla parete poco più avanti e si sgranarono nel vedere Re Mantis insieme a due soldati ambrosiani in armatura rossa; uno di loro lasciò cadere a terra il corpo sgozzato della giovane cameriera con le trecce, accanto a quelli dei due soldati messi a guardia della sala per quella sera. “Che sta succedendo?” si chiese in stato d’allerta, lasciando che uno dei soldati rossi gli passasse di fianco senza accorgersi di lui. Adesso era abbastanza vicino da udire distintamente la voce del sovrano di Ambrosia. «Sono tutti dentro? Se non commettiamo passi falsi, il castello sarà nostro in breve tempo» mormorò Mantis, muovendosi a scatti. «Maestà, li abbiamo presi completamente di sorpresa» assicurò la voce cavernosa del soldato, soffocata dall’elmo che gli copriva la faccia «la maggior parte dei domestici è stata eliminata e ora ci stiamo occupando dei consiglieri e della guardia reale.» Proprio in quel momento Loyal udì i primi suoni della battaglia. Provenivano dal salone d’ingresso che aveva appena attraversato, ed era certo che stesse accadendo lo stesso anche all’esterno. Quanti erano i nemici? Come avevano fatto a oltrepassare le mura senza essere visti? Ce l’avrebbero fatta i soldati di Sapphirus a fronteggiare un attacco a sorpresa dall’interno? “Vigliacchi!” «Ottimo» approvò Re Mantis con voce venata di ansiti «Re Genus è morto, ora dobbiamo occuparci di suo figlio. Dovrebbe essere nelle sue stanze.» Apprendendo della morte del Re, Loyal trattenne un gemito. Il dolore che provava era superato solo dalla rabbia che gli montò dentro in
31 un’onda violenta. Eppure non c’era tempo per disperarsi o infuriarsi, Lux era in grave pericolo. In una manciata di secondi il suo cervello provò a elaborare un modo per sgattaiolare via da lì senza essere visto, raggiungere il Principe e uscire il più velocemente possibile dal castello insieme a lui. Si guardò attorno, valutando ogni possibilità, i sensi all’erta come un gatto in trappola. Per raggiungere le scale avrebbe dovuto muovere alcuni passi nel corridoio, con la possibilità di essere scoperto, ma non poteva attendere ancora o il nemico sarebbe arrivato a Lux prima di lui. Dopo un’ultima occhiata alla scena riflessa nello specchio, scattò verso le scale e si acquattò dietro le colonnine rastremate del corrimano di marmo. Trattenne il respiro e quando fu certo di non essere stato scorto, salì i gradini a passo spedito ma silenzioso, pregando che la poca ombra di cui poteva disporre lo celasse dagli sguardi dei nemici. Una volta in cima, nel corridoio rischiarato solo da una lampada nell’angolo, si accertò che quel piano fosse sicuro e poi si mise a correre più veloce che poté verso le stanze del Principe. Seduto ai piedi del letto, Lux stava preparando le valigie, convinto che fosse ormai giunto il momento di fissare la data della partenza. Quella sera stessa ne avrebbe parlato con suo padre. Era euforico al pensiero che la noia che provava sarebbe presto finita e che avrebbe potuto finalmente vedere il mondo che lo circondava, conosciuto solo grazie ai libri e alla televisione. D’un tratto il suo cuore ebbe un battito più intenso che gli mozzò il respiro. Si portò la mano al petto. “Cos’è?” si chiese, allarmato. Improvvisamente la porta della sua stanza si aprì e Loyal entrò di corsa, trafelato. «Che ti succede? Sembri sconvolto» disse Lux non appena lo vide, un attimo prima che Loyal lo afferrasse per il braccio «ehi!» «Dobbiamo andarcene subito» dichiarò la guardia del corpo, trascinandolo con sé. «Andarcene? Che stai dicendo, hai sbattuto la testa?» si oppose Lux senza capire, puntando i piedi a terra, ma Loyal lo tirò con tutte le sue forze fuori dalla stanza, nel corridoio debolmente illuminato «Loyal!» «Il castello è stato attaccato» spiegò l’altro, cercando di mantenere la voce bassa. «Cosa?»
32 L’esclamazione del Principe venne interrotta quando Loyal gli tappò la bocca e lo tirò con sé in un piccolo corridoio, poco prima che un soldato dall’armatura rossa gli passasse di fronte a grandi passi, dirigendosi verso la porta dalla quale i due erano appena usciti. Lux guardava la scena a occhi spalancati, a Loyal bastò uno sguardo per capire che avrebbe taciuto, così gli liberò la bocca e lo spinse lungo il corridoio appena imboccato. «Quelli sono i soldati di Ambrosia?» domandò Lux con voce bassa e incrinata dalla paura «spiegami che sta succedendo!» «Ve l’ho detto, ci hanno attaccato dall’interno. Ci hanno traditi.» Il Principe era scioccato. «Non posso crederci!» esclamò, seguendo Loyal nel corridoio e giù per una scala secondaria «come… come sono entrati? Le mura sono troppo alte e il loro perimetro è controllato giorno e notte, nessuno potrebbe…» «Non lo so, va bene?» sbottò Loyal, spazientito. Udendo dei rumori schizzò contro il muro, portandosi dietro il Principe che gli si aggrappò addosso, talmente spaventato che le gambe gli tremavano. Lux era completamente sconvolto da quanto stava accadendo. Era stato tutto una trappola fin dall’inizio? Eppure suo padre aveva letto la sincerità nella mente di Re Mantis. «Papà» mormorò d’un tratto «dov’è mio padre?» chiese mentre Loyal lo trascinava nuovamente via. Quest’ultimo esitò. «Principe, dobbiamo andarcene via subito. Non c’è tempo.» «Vorresti lasciare il tuo Re nei guai?» quasi gridò Lux «dov’è mio padre, dove…» s’interruppe, ansimando mentre un dubbio terribile gli si insinuava nella mente. “No… non può essere.” Strattonò il braccio, anche se non riuscì a liberarlo dalla stretta ferrea della mano di Loyal. «Fermati! Non me ne vado senza mio padre!» strillò, fuori di sé. Loyal gli fece disperatamente cenno di fare silenzio, guardandosi attorno in preda al panico. Afferrò Lux per le spalle e lo guardò dritto negli occhi. «Mi dispiace. Per vostro padre non c’è…» si bloccò di colpo, fissando gli occhi del Principe che si riempivano di lacrime. Non aveva mai visto il suo volto straziato in quel modo dal dolore. Deglutì, odiandosi per la sua rudezza. «Venite, vi prego. Spero che Finny sia ancora tutto intero.»
33 Da quel momento Lux tacque, lasciandosi guidare come un bambino. Si intrufolarono nelle cucine, dove i soldati ambrosiani avevano già fatto fuori i cuochi e i camerieri. Il pavimento era lucido di sangue. Loyal sentì Lux gemere. «Non guardate» disse e subito lo portò via, raggiungendo una porticina che dava su uno dei piazzali esterni, usato per rifornire il palazzo di cibi e bevande. L’aria fredda colpì Lux come uno schiaffo, asciugandogli le lacrime sulle ciglia e sulle guance. Loyal continuava a correre troppo veloce per le sue gambe e a un certo punto lo vide agitare il braccio. «Finny!» L’uomo stava fumando una sigaretta, appoggiato all’auto nuova. Sembrava non essersi accorto di niente. «Quanto ci hai…» cominciò a dire, interrompendosi subito dopo «Principe?» esclamò quando si accorse che non solo Loyal stava correndo come un pazzo, ma si trascinava dietro anche Lux «Santi Dèi, cosa…» «Entra in macchina» ordinò immediatamente Loyal «ci hanno attaccato. L’ingresso principale e l’interno del castello sono campi di battaglia, ormai» si affrettò a riferire, aprendo uno degli sportelli posteriori della macchina e spingendovi dentro Lux, dopodiché salì al suo fianco «mettiti al volante e sbrigati a partire!» ingiunse, chiudendo forte lo sportello. Confuso, Finny gettò la sigaretta e salì al posto del guidatore, ingranando la marcia e partendo subito come gli era stato detto. L’auto girò su se stessa con uno stridore di gomme e si diresse a tutta velocità verso l’ingresso secondario tra le mura dal quale era entrato con la macchina all’incirca un’ora e mezza prima. Il cancello era ancora aperto ma adesso era presidiato dai soldati rossi. Ai loro piedi giacevano le guardie di Sapphirus, con le armature blu ammaccate e chiazze vermiglie che si allargavano all’altezza dei ventri. «Dannazione!» esclamò Finny in tono isterico. «Non ti fermare, vai!» gridò Loyal. Attonito, Finny schiacciò completamente il pedale dell’acceleratore. Impreparati, i soldati di Ambrosia si scansarono per non venire travolti, e l’automobile oltrepassò il cancello, immettendosi sulla strada principale che attraversava la città. Una brutta sorpresa li attendeva anche a Thalassius. I soldati con l’armatura rossa avevano invaso la città, picchiavano le persone che tentavano di tenergli testa e davano fuoco ai loro negozi e alle loro case. Loyal assistette furioso a quei soprusi, facendo violenza su se stesso per
34 non ordinare a Finny di fermarsi per aiutare quegli innocenti cittadini. Il suo principale compito era quello di tenere al sicuro il Principe e non avrebbe fatto nulla per metterlo in pericolo più di quanto non fosse già. «Santi Dèi» sospirò Finny, bianco in viso. «Prosegui ed esci dalla città. Dobbiamo allontanarci il più possibile» disse Loyal perentoriamente, voltandosi poi verso Lux. Il Principe guardava davanti a sé con occhi fissi. Le labbra gli tremavano, così come le mani delicate. Respirava affannosamente e le sue guance erano accese per via della corsa. Loyal si tolse il cappotto e glielo mise sulla testa, sperando in questo modo di proteggerlo da qualunque sguardo oltre che dal freddo, anche se in quel momento nessuno sembrava fare caso a loro. Il cielo era così nero da celare ogni stella, ma la notte era chiara e lampeggiante a causa di quelle fiamme che si facevano sempre più alte. Ben presto si lasciarono dietro il centro della città e le costruzioni principali. Gli schiamazzi cessarono, così i rumori di spada e gli spari. Nelle orecchie dei tre c’era ormai solo il rombo dell’auto, che accompagnava lo scorrere veloce del paesaggio buio dietro i finestrini e il loro indicibile turbamento.
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CAPITOLO 4
Era già mattina quando la macchina si fermò ma il sole doveva ancora sorgere. Il cielo era nero e compatto, appena rischiarato dall’alba imminente, e l’aria pungente ma pura, permeata da un profumo vagamente selvaggio che Lux non aveva mai sentito. Loyal scese per primo dall’auto, la aggirò, aprì lo sportello posteriore destro e guardò il profilo immobile del Principe, che non aveva pronunciato una sola parola per tutto il viaggio. «Altezza» lo chiamò, ricevendo in risposta solo un’occhiata stanca. Gli tese la mano «andiamo.» Con movimenti lenti, Lux scese ignorando la sua mano e stringendo i lembi del cappotto che aveva ancora sulla testa. Si trovavano fuori città, in una zona periferica praticamente deserta, fatta eccezione per una casetta di legno a margine di una macchia di alberi, dalla quale si levava un nastro di fumo. Sotto i loro piedi c’erano terra, sassi e qualche ramoscello. Loyal passò un braccio intorno alle sue spalle, guardingo, mentre Finny faceva il giro della macchina e li precedeva a passo svelto verso l’abitazione. «Non preoccupatevi, qui sarete al sicuro» cercò di rassicurarli l’uomo, anche se il suo tono era tutto fuorché tranquillo «siamo piuttosto lontani da Thalassius.» Loyal e Lux si affrettarono a seguirlo dentro la piccola casa. Un intenso e quasi soffocante calore li avvolse, strappandogli un sospiro di sollievo. Alle loro narici arrivò subito l’odore invitante di una zuppa, che proprio in quel momento bolliva sul fornello della piccola cucina. Anche l’interno della casa era completamente di legno, a eccezione del rustico caminetto in pietra. «Leida, dove sei?» chiamò Finny, togliendosi il cappello e avanzando a grandi passi nella stanza. Da una porticina sbucò una donna robusta dal volto ovale e gentile, con i capelli biondo cenere raccolti in una coda di cavallo. Posò subito lo sguardo su Lux, poi lo spostò sul marito.
36 «Vi hanno seguito? Per tutti gli Dèi, quando ho ricevuto la tua telefonata, io…» L’uomo la strinse brevemente in un tenero abbraccio. «No, non credo abbiano capito che nell’automobile c’era il Principe. Abbiamo un discreto vantaggio, non temere.» Leida si allontanò da Finny e tese le mani verso il Principe, che però si ritrasse leggermente. Loyal lo strinse più forte. «Perdonate signora, è sconvolto» si scusò. «Non dirlo nemmeno, ragazzo. Siete tutti infreddoliti, quello che vi serve è un pasto caldo e una buona dormita» giudicò la donna, allungando il braccio verso il centro della stanza «venite, ho tenuto della minestra in caldo per voi.» Loyal guardò Lux. Era in silenzio e immobile con la testa china. «Vorremmo andare subito a riposare, se non vi dispiace» disse infine. Leida annuì e indicò le scale. «La stanza sulla destra è per voi. C’è tutto quello di cui potreste avere bisogno ma non esitate a chiedere, se desiderate dell’altro.» «Non ho parole per la vostra gentilezza» la ringraziò Loyal. Mentre si apprestava a salire gli scalini insieme a Lux, si girò verso Finny. «Grazie davvero.» L’uomo, che nel frattempo si era acceso una sigaretta, fece un gesto noncurante con la mano. La camera era piccola ma confortevole, il letto aveva lenzuola fresche di bucato. C’erano due comodini sui quali erano appoggiate delle lampade con paralumi realizzati all’uncinetto, un armadio, una scrivania con sgabello e una finestra. Al di là della piccola porta a sinistra c’era una stanza da bagno con tutto ciò di cui si potesse avere bisogno, proprio come la moglie di Finny aveva detto. Loyal accompagnò Lux vicino al letto e lo fece sedere, togliendogli il cappotto di dosso. «Non è così male, vero?» disse, cercando di allentare la tensione «avete bisogno di usare il…» si bloccò di colpo quando dagli occhi del Principe caddero due grosse lacrime. Stringendo le labbra, Loyal gli posò la mano sulla testa in una goffa carezza. Avrebbe voluto dirgli che andava tutto bene ma come poteva farlo? Suo padre non c’era più, il suo palazzo era stato preso e lui stesso si trovava in grave pericolo. Il giovane Principe cercò di asciugarsi le lacrime col dorso della mano ma erano troppe, il suo viso era completamente fradicio.
37 «Com’è potuto accadere?» chiese con voce rotta dal pianto, tirando su con il naso «non può essere accaduto davvero. No, non può essere…» Loyal non sopportava di vederlo in quello stato e provò un odio ancora più cocente per Re Mantis. «Quel vile bastardo» sibilò Lux tra i denti «stava tramando contro di noi mentre mangiava alla nostra tavola!» La guardia del corpo vide un raggio luminoso accendere di luce i capelli scompigliati del Principe. Guardò fuori dalla finestra il sole che cominciava a sollevarsi da dietro l’orizzonte di alberi e rocce. «Ora dormite, Altezza» disse, lasciando cadere il discorso «dovete riposare. Ne parleremo quando vi sveglierete.» Lux si accucciò sul letto con un sospiro sofferente. «Come se potessi dormire» mormorò. Dopo avergli dato un’ultima occhiata, Loyal entrò nel bagno. Quando tornò in camera la trovò invasa dalla luce del sole. Andò a chiudere le tende, poi guardò il Principe addormentato, raggomitolato su un fianco con le ciglia ancora bagnate di lacrime. Si sedette sul letto e gli tirò sopra la coperta, rimanendo a osservare quella figura fragile e preziosa a cui era stato strappato via tutto in una notte. Si stese accanto a lui, un braccio sopra la testa e gli occhi aperti sul soffitto, cercando di decidere cosa fosse il caso di fare da quel momento in poi. Per un attimo pensò ai propri genitori, morti entrambi prematuramente; prima sua madre a causa di un aborto spontaneo, poi suo padre sul campo di battaglia. Sapeva fin troppo bene cosa Lux stesse passando, cosa si provava a restare solo al mondo. Si accorse ben presto di essere troppo stanco per ragionare con lucidità su qualunque cosa, quindi chinò la testa e chiuse gli occhi, lasciandosi trascinare via dal sonno. Aprì gli occhi di colpo, con un mezzo grido. Scattò a sedere e si guardò intorno, tremando come una foglia. Era tutto sudato e provava una spiacevole sensazione di paura, doveva aver avuto un incubo anche se già non lo ricordava più. Per un attimo Lux non capì dove si trovava ma i ricordi legati al giorno prima lo investirono improvvisamente e con forza, riportandogli alla mente tutto quello che era successo. «Papà…» invocò, sentendosi nuovamente pungere gli occhi dalle lacrime. Si alzò e con passi malfermi raggiunse il bagno, chiudendo la porta a chiave. Si spogliò lentamente e si infilò sotto la doccia, appoggiando la
38 fronte contro le piastrelle gelide mentre l’acqua calda gli si frangeva sulla nuca e gli scivolava lungo il corpo, mescolandosi alle sue lacrime silenziose. Dopo un tempo che gli sembrò infinito chiuse il getto d’acqua e si asciugò accuratamente, rimettendosi gli stessi vestiti di prima; anche se non erano freschissimi, avevano ancora un buon odore. Scese le scale e sentì i tipici rumori di qualcuno che armeggiava in cucina. Infatti, raggiunto il piano terra, vide la padrona di casa intenta a tagliuzzare delle verdure su un tagliere di legno. Sopra il semplice abito marrone portava un grembiule bianco, legato alla base della schiena con un fiocco. “Dove sarà Loyal?” si chiese, ansioso. Voltandosi, Leida si accorse di lui. «Principe» lo salutò con un sorriso, facendo un piccolo inchino «spero abbiate dormito bene.» Lux si avvicinò di qualche altro passo, a disagio. «Se cercate il vostro amico, è uscito con mio marito per procurarsi alcune cose. Dovrebbero essere di ritorno a breve.» Dopo questa spiegazione, vedendo che il giovane non accennava a muoversi, Leida indicò una delle sedie sistemate intorno al tavolo quadrato nel centro della stanza. «Prego, accomodatevi. Avrete fame» detto ciò schizzò verso il frigorifero. Lux si decise a sedersi, gettando un veloce sguardo alla stanza. «Quanto ho dormito?» domandò. Sorpresa ma felice di sentirlo parlare, Leida si voltò verso di lui con in mano una bottiglia di latte. «Cinque ore, Altezza» rispose, mettendogli di fronte una scodella gialla e riempiendola di latte. La vista del liquido bianco stuzzicò l’appetito di Lux, che si rivolse riconoscente alla donna. «Vi ringrazio per l’ospitalità, signora. Per la stanza, il cibo… tutto quanto» imbarazzato, si sistemò un ciuffo di capelli dietro l’orecchio «perdonate la mia scortesia di questa mattina.» Leida lo guardò teneramente. «Non c’è assolutamente nulla di cui dovete scusarvi» assicurò, spingendo verso di lui un barattolo di vetro pieno di cereali e frutta secca «il vostro amico ha detto che gradite fare colazione in questo modo.» Commosso e ancora turbato da tutto quello che era successo, Lux strinse le labbra, sforzandosi di non piangere ancora.
39 “Non posso frignare in continuazione” si rimproverò, versando i cereali nel latte e portandosi la prima cucchiaiata alla bocca. Era affamato, come se non avesse preso parte al banchetto regale della sera prima. Deviò subito il pensiero dalla cena, dal castello e da suo padre, svuotando la mente per tutto il corso della colazione. Stava bevendo le ultime sorsate di latte quando Finny entrò in casa, seguito da Loyal. La guardia del corpo non indossava più la sua divisa, ma dei semplici pantaloni, un maglione nero a collo alto e il suo cappotto lungo, quello che Lux aveva tenuto sulla testa durante la fuga in macchina. Portava anche degli occhiali da sole dalle lenti violette, che insieme alla sua espressione accigliata e alla mole contribuivano a dargli un’aria alquanto pericolosa. «Buongiorno Principe» lo salutò Finny, posando sul tavolo due grosse buste di carta dalle quali sbucavano filoni di pane e foglie di sedano. «Buongiorno» ricambiò Lux, che ormai aveva riacquistato l’uso della parola. Loyal si diresse verso di lui. Dalle buste che teneva in mano estrasse una confezione di cartone e la poggiò sul tavolo. Lux la guardò stupito. «Tintura per capelli?» «Pensate di poter andare in giro così?» chiese l’altro, riferendosi alla sua chioma bionda. Lux toccò la scatola, meditabondo, poi guardò nuovamente la guardia del corpo. «Cosa faremo adesso?» domandò in tono estremamente serio. Loyal si tolse il cappotto e bevve tutto d’un fiato il bicchiere di latte che Leida gli offrì, prima di rispondere. «Non vorrete darla vinta a Re Mantis, suppongo.» Lo sguardo del Principe si indurì. «Certo che no.» La guardia del corpo sedette su una sedia, poggiando l’avambraccio destro sul tavolo e guardando Lux con decisione. «Vi riprenderete ciò che vi spetta di diritto e la faremo pagare a quell’ignobile Re» affermò con passione. Il Principe abbassò lo sguardo. «Come ha fatto a ingannare mio padre?» chiese in un sussurro «lui ha letto nella sua mente, in quel momento Re Mantis era sincero, non ci sono dubbi. Il potere è infallibile.» Loyal sollevò per un attimo la mano dal tavolo, come per dire che non ne aveva idea.
40 «Quell’uomo è un pazzo o le sue intenzioni si sono corrotte successivamente, per qualche ragione a noi ignota.» Lux socchiuse le palpebre. «L’ho sentito, quando mio padre…» si fermò per prendere fiato «è successo qualcosa di strano al mio cuore» spiegò, cercando di resistere alla fitta di dolore che gli trafiggeva il petto. «Ciò introduce l’argomento che dobbiamo affrontare» disse Loyal, cercando il suo sguardo «siete il nuovo Re di Sapphirus» rivelò, come se il Principe non ne fosse già pienamente consapevole. Questi infatti emise una risata fredda e nervosa. «Non ho più un regno, Loyal» ribatté aspro, voltando la testa di lato «e non ho il bracciale» continuò, sollevando mollemente il braccio destro «sono completamente inutile.» «Ah no, non provateci» tuonò Loyal, sbattendo il pugno sul tavolo e facendo sobbalzare Lux e gli altri presenti nella stanza «questo non è uno dei vostri allenamenti, non potete arrendervi o lasciarvi abbattere dalla prima difficoltà. Siete l’erede di Sapphirus, quel trono vi spetta per diritto di sangue!» «La prima difficoltà?» gridò Lux, scattando in piedi «mio padre è stato assassinato!» esclamò con voce incrinata «giace chissà dove, senza che gli siano stati tributati i giusti onori!» Si morse il labbro, sopraffatto dalla sofferenza. «Non ho più niente, come pensi che possa fare a riprendermi il trono?» Anche Loyal si alzò, sovrastandolo con la sua altezza. «Avete ancora me» ricordò «e quando avrete il bracciale dei Sapphirus, sarete più forte di chiunque altro.» Lux tacque, serrando le labbra. Loyal gli posò la mano sulla spalla. «Per prima cosa sistemiamo quei capelli, poi penseremo a un piano.» Seduto su uno sgabello in bagno, Lux sentì la crema colorata colargli sulla testa e bruciargli la cute mentre Loyal gliela spalmava su tutti i capelli. La puzza chimica era insopportabile, tanto da farlo esplodere, ogni tanto, in convulsi attacchi di tosse. Il tempo di posa fu più breve di quello che si era aspettato, dopodiché si appoggiò con il collo al bordo del lavandino e lasciò che Loyal risciacquasse tutta la tintura, che scivolò via in grossi rivoli neri insieme all’acqua. Una volta che i capelli furono asciutti, Lux guardò la propria immagine allo specchio con un lieve stupore negli occhi. La chioma bionda era scomparsa, lasciando il posto a ciocche nere come giaietto. Non si sentiva più lui. Era come se quella trasformazione fisica simboleggiasse
41 il cambiamento avvenuto nella sua vita, come se l’atto di tingersi i capelli fosse stato in realtà un rito sacro che aveva messo fine all’esistenza come la conosceva. Girò la testa a destra e a sinistra, mantenendo però gli occhi fissi sullo specchio. «Ora siete pronto» giudicò Loyal. Lux prese un grosso respiro e annuì, puntando gli occhi in quelli dell’altro attraverso la superficie riflettente. Sentiva un gran desiderio di farla pagare a colui che si era impossessato di tutto ciò che gli apparteneva, che aveva osato tradire nel peggiore dei modi lui, suo padre e l’intera Sapphirus. In quel momento, la possibilità di vendicarsi gli appariva estremamente dolce. «Allora, adesso che si fa?» *** Re Mantis ingoiò un’altra pillola. La testa gli scoppiava e come se non bastasse quell’ansia schiacciante non si decideva ad abbandonarlo. Erano ore che camminava avanti e indietro nella sala del trono, una grande stanza circolare dove due file di imponenti colonne scanalate s’innalzavano fino al soffitto a volta, sostenuto da archi neri e blu, e conducevano alla scalinata centrale. Dopo una ventina di gradini la scalinata si divideva, formando due rampe laterali che si curvavano verso l’esterno e si ricongiungevano più in alto, dove si trovava il regale seggio foderato di velluto blu. Da quando era scoppiato il caos non faceva che urlare ordini in tono secco e ascoltare con preoccupazione quanto gli veniva riferito dai suoi uomini. Si sentiva enormemente sotto pressione e una voce sottile dentro di lui non faceva che ripetergli quanto fosse stato ignobile il suo comportamento. Il castello era suo da molte ore, nonostante ciò non riusciva a smettere di pensare a quello che stava accadendo in città. Adorava Thalassius e non poteva tollerare che venisse rovinata a quel modo. Un uomo in armatura rossa, con l’elmo sotto il braccio, entrò nella sala e si inchinò brevemente. «Sire, Caecam Tonitrua è arrivato. Vi attende in salotto.» Mantis accolse la notizia con un mugugno. Doveva molto a quell’uomo, ma in quel momento era così preso da mille problemi e tormentato dal senso di colpa che non desiderava affatto incontrarlo. Avrebbe anche dovuto confessargli che il nipote era riuscito a scappare e non poteva sapere come avrebbe accolto una notizia simile. Dopotutto se il Principe
42 viveva ancora, Caecam non poteva entrare in possesso dei poteri della sua famiglia. «Ditegli che arrivo subito» sospirò. Il soldato sparì e poco dopo anche Re Mantis uscì dalla sala, incamminandosi per raggiungere il salotto attiguo alla sala da pranzo, dove Genus aveva esalato l’ultimo respiro. Spalancò la porta con entrambe le mani e subito individuò Caecam, che beveva del vino rosso seduto su una delle poltrone davanti al camino. Vicino a lui, su un tavolino rotondo di noce, c’erano una bottiglia quasi piena e un calice vuoto. «Ce l’avete fatta, Sire» esordì questi «in poche ore vi siete impossessato del castello, vi faccio i miei più sentiti complimenti.» Re Mantis gli rivolse un’occhiata stanca e si avvicinò, senza tuttavia accennare a sedersi. Il corpo di Re Genus era stato portato via diverse ore prima ma gli sembrava di sentire ancora l’odore del suo sangue, di rivedere il suo sguardo scioccato e accusatorio. Non voleva stare lì. «Se non mi aveste suggerito quel passaggio scavato sotto le mura, non avrei potuto fare nulla» ricordò «non avrei mai immaginato l’esistenza di un cunicolo sotterraneo che conduce direttamente dentro il castello. Mio padre avrebbe dato qualunque cosa per saperlo.» Caecam sogghignò. «Se lo avessi rivelato a Callidus, egli avrebbe usato il passaggio impulsivamente, senza tenere conto che in piena guerra, dentro un castello, le precauzioni di difesa sono maggiori. Specialmente in questo castello. Il rischio che potesse fallire era troppo alto» spiegò «quel passaggio è stato creato da mio nonno molti anni fa, come eventuale via di fuga in caso di assedio. Era un vecchiaccio insopportabile ma accorto e ingegnoso. L’entrata è molto lontana dal castello, come avete potuto constatare e ben nascosta, nessuno ne ha mai scoperta l’esistenza per quasi cinquant’anni» disse, sollevando le spalle. «Neanche io avrei dovuto esserne a conoscenza, ma sono sempre stato molto curioso, sin da ragazzino. Una volta rubai dei documenti importanti chiusi nella cassaforte di mio padre, per puro dispetto. Lì in mezzo, tra le altre cose, c’erano i progetti di quel passaggio.» «Siete a dir poco spaventoso, Caecam Sapphirus» commentò Mantis, colpito dalla sua scaltrezza. L’altro chiuse per un attimo gli occhi. «Oh sì, mi piace come suona…» sospirò. «Come dite?»
43 Senza rispondere, Caecam fece segno al Re di accomodarsi accanto a lui. La luce del fuoco acceso alle sue spalle gettava ombre sinistre sul suo volto. «Sembrate turbato» disse, sorridendo serafico. Mantis grugnì ma non si sedette. «Era necessario aggredire a quel modo gli abitanti di Thalassius?» Muovendo con indolenza il polso, Caecam mescolò il vino nel bicchiere, guardandolo affascinato. «Li stanno spaventando, uccideranno solamente se ce ne sarà bisogno» minimizzò «credevate che vi avrebbero accolto con un sorriso, dopo quello che avete fatto? È necessaria la forza per intimorire, almeno all’inizio, per poi mostrare quanto possa essere vantaggiosa la nuova situazione.» «E la città?» continuò il Re «adoro Thalassius e i miei uomini la stanno radendo al suolo a causa vostra.» Caecam inarcò le sopracciglia. «L’ordine è stato vostro, Sire. Suvvia, non esagerate, hanno solo buttato giù qualche muro per rendere più incisivo il messaggio.» Mantis distolse gli occhi, cupo e pieno di dubbi. Caecam inclinò la testa per cercare amichevolmente il suo sguardo. «Siete pentito di avermi dato ascolto?» Il Re esitò ma poi fece un cenno di diniego. «Che dite? Se il regno più importante e ricco del Grande Continente mi appartiene, lo devo al vostro piano e al vostro consiglio.» Si massaggiò le tempie a occhi chiusi. «Con il tempo si sistemerà tutto» proseguì, cercando di convincere se stesso «adesso sono io il Re di Sapphirus, i cittadini dovranno accettarlo.» L’altro annuì distrattamente mentre faceva vagare lo sguardo nella stanza, valutandone i cambiamenti dall’ultima volta che l’aveva vista. «Ho saputo che il Principe vi è scappato» disse improvvisamente. Mantis trasalì. «Ci è sfuggito da sotto il naso!» esclamò furente «è stata sicuramente la sua guardia del corpo a portarlo via, dal momento che non c’è più traccia neanche di lui.» Caecam si accarezzò la barba, portando di nuovo lo sguardo sul Re. «Una guardia del corpo, dite?» «Sì, segue il ragazzino come un’ombra. Ma non temete, il nostro accordo è sacro per me. Lo troveremo presto» si affrettò ad aggiungere «non è praticamente mai uscito dal palazzo, non sa niente di cosa ci sia là fuori.
44 Anche se quel gigante è con lui, dove possono andare? Un esercito intero li sta cercando.» «E l’esercito di Sapphirus?» «I soldati del castello li abbiamo presi completamente di sorpresa, per cui non hanno rappresentato un problema, però poi ne sono giunti un centinaio dal palazzo militare, sono pronti a dare la vita per Sapphirus, i miei uomini li stanno ancora affrontando. Le truppe che avevo lasciato all’altro capo del passaggio segreto sono state indispensabili. Anche i soldati blu che si trovano nelle altre città del regno avranno ormai saputo cos’è successo qui ma avremo il tempo di prepararci adeguatamente per accoglierli.» Caecam si portò le dita davanti alla bocca e i suoi occhi brillarono come biglie alla luce delle fiamme. «Avete ciò che mi spetta, Maestà?» domandò. Mantis infilò la mano nella tasca del cappotto e ne estrasse il bracciale dei Sapphirus. «Ah, è bello come lo ricordavo» esclamò Caecam, prendendolo e ammirandolo con palese soddisfazione. «Troveremo il Principe, non temete» ripeté il Re «è solo questione di tempo, non può essere andato lontano.» L’occhio sinistro di Caecam palpitò per un istante. «Ma certo. Dopotutto abbiamo un accordo» disse dolcemente, riportando lo sguardo sull’altro; poi prese la bottiglia di vino e riempì i bicchieri, quello del Re e il suo ormai quasi vuoto «facciamo un brindisi, in onore della nostra fruttuosa collaborazione, che ne dite? Questo vino è ineguagliabile, parola mia.» Re Mantis allungo la mano per prendere il calice che Caecam gli offriva e dopo averlo sollevato verso l’alto bevve il suo contenuto, sperando che servisse a calmarlo e che non sortisse effetti collaterali con il medicinale appena preso. Non era la prima volta che gli capitava di bere subito dopo aver ingerito una pillola per il mal di testa, quindi non se ne preoccupò più di tanto. Caecam lo guardava da sopra il bordo del proprio bicchiere. Quando ebbe finito di bere sospirò, mise via il calice e si rigirò il bracciale tra le mani. «È un vero problema. Questo gingillo è inutile, finché quel moccioso respira ancora» asserì asciutto. Il Re barcollò e dovette reggersi alla poltrona vuota davanti a lui, la stessa sulla quale era seduto Re Genus quando lo aveva pugnalato.
45 «Sono decisamente stanco se un solo bicchiere mi fa questo effetto» disse sorpreso. «Non vi sentite bene?» domandò Caecam, portando uno sguardo tranquillo ma fermo su di lui. «Io… non riesco a respirare» annaspò Mantis, portandosi la mano alla gola «la pillola? È colpa…» Non riuscì a terminare la frase, cadde a terra con un tonfo e un gemito, mentre il calice andava in mille pezzi, versando il vino sul pavimento. Appoggiò inavvertitamente la mano su un pezzo di cristallo, procurandosi un piccolo ma profondo taglio che prese a sanguinare copiosamente. Mentre cercava disperatamente di incamerare aria, il Re vide Caecam alzarsi in piedi e guardarlo con aria estremamente divertita. Un dubbio amaro si insinuò in lui. «No… non è possibile» rantolò, mentre un velo nero cominciava a velargli gli occhi «cosa… cosa c’era nel vino?» chiese, terrorizzato. Caecam camminò in cerchio intorno al Re, accasciato a terra con le membra tremanti che cercavano inutilmente di risollevarsi. «Assolutamente nulla» assicurò, portandosi una mano sul cuore «ma nel vostro calice c’era un potente veleno che ho acquistato oltre i confini di Sapphirus e di Ambrosia, un estratto letale ricavato da un fiore di indicibile bellezza. Qualche goccia invisibile sul fondo di un bicchiere è sufficiente a uccidere un uomo robusto» illustrò, studiando le condizioni di Mantis «con uno della vostra costituzione fa effetto molto velocemente.» «No! Traditore… bastardo!» ansimò il Re con voce rauca. Si teneva le mani alla gola, come se qualcosa lo stesse strangolando. Più tempo passava, meno riusciva a respirare. Caecam scoppiò in una breve risata. «Siete stato voi il primo a tradire» gli ricordò, portandosi una mano sul fianco «pensavate davvero che mi sarei accontentato del bracciale? Quando oltretutto lo avete reso inutile, facendovi scappare il piccolo Principe?» Re Mantis già non riusciva più a distinguere le forme intorno a sé, oscurate dal veleno. Il suo respiro si era fatto così flebile da non riuscire nemmeno a udirsi. Poggiò la testa a terra, tremando convulsamente. «Solo uno sciocco come voi poteva credere che avrei rinunciato al regno che mi spetta di diritto.» «Io vi…» la frase di Re Mantis non venne mai completata. La vita se ne andò dal suo corpo insieme all’ultimo respiro.
46 Caecam scavalcò il corpo ancora caldo e raggiunse la bottiglia di vino, afferrandola rozzamente per il collo e incollandovi sopra le labbra. *** Lux aveva indossato i pantaloni sportivi che Loyal gli aveva comprato. Erano morbidi, di un colore anonimo tra il grigio e il verde. Al posto della camicia di seta celeste, mise una maglia scura con le maniche così lunghe da coprirgli quasi per intero le mani e sopra questa una camicia realizzata con ruvida stoffa bianca. «Indossate anche questi» disse Loyal, posando sul letto un paio di occhiali da sole dalla forma a goccia e dalle lenti scure. Quando Lux li inforcò, la guardia del corpo lo studiò attentamente. «Speriamo sia sufficiente.» Il Principe fece scivolare leggermente le lenti sul naso, scoprendo gli occhi azzurri e puntandoli scettici sull’altro. «Non mi sento a mio agio con questa roba.» «Proprio per questo è il travestimento più adatto» spiegò Loyal, che nel frattempo preparava uno zaino in vista della partenza «la gente è abituata a vedervi vestito in una certa maniera, speriamo che questo ci dia un vantaggio.» Lux raggiunse il bagno per guardare allo specchio l’effetto che faceva in quelle nuove vesti, quando qualcuno bussò energicamente alla porta. «Scendete, presto! Alla televisione ci sono novità impressionanti» gridò Finny e poi si udirono i suoi passi precipitarsi giù per le scale. I due si affrettarono a scendere in cucina, bloccandosi di fronte al piccolo schermo incassato nel mobile accanto al frigorifero, che trasmetteva un susseguirsi di immagini del palazzo reale e della città mezza distrutta. Lux si tolse gli occhiali e gemette. Di colpo le riprese si rimpicciolirono e schizzarono dietro le spalle di una giornalista con i capelli a caschetto, seduta in uno studio televisivo. La donna iniziò a parlare rapidamente, senza quasi riprendere fiato tra una frase e l’altra. «Questa notte le porte dell’inferno si sono aperte a Thalassius. Come potete vedere dalle immagini dietro di me, la città ha subìto un improvviso e violento attacco da parte dei soldati rossi del regno di Ambrosia, con il quale Sapphirus aveva da pochissimo firmato un trattato di pace. La nostra amata città ha riportato diversi danni e parecchi sono i feriti. Qualcuno purtroppo non ce l’ha fatta.»
47 Le immagini dietro la giornalista si ingrandirono nuovamente a tutto schermo, mostrando una famigliola abbracciata in mezzo alla strada, con i volti sporchi e i capelli arruffati. «Re Mantis ha tradito la fiducia di Re Genus e di tutti noi con una crudeltà sconcertante!» Loyal serrò la mascella con forza, ma continuò ad ascoltare attentamente la voce indignata della giornalista. «Ora vi diamo la notizia più terribile. L’intero regno è in lutto, perché lo spietato Re di Ambrosia ha provocato la morte dell’amato Re Genus e del giovane Principe Lux.» In quel momento una fotografia apparve in sovrimpressione. Nella biblioteca del castello, Re Genus poggiava la mano sulla spalla del figlio. Erano vestiti entrambi in modo elegante, con guanti e mantello, e guardavano dentro l’obiettivo della macchina fotografica. Lux spalancò la bocca, sconvolto. La foto era stata scattata durante una delle poche interviste che suo padre aveva rilasciato ed era di appena sei mesi prima. «Che cosa?» «Questa enorme perdita ci addolora e ci lascia costernati, ma fortunatamente il regno di Sapphirus non è destinato a crollare. Quanto accaduto in questa orribile notte non ci deve abbattere» continuò la donna nel suo primo piano. Diede quasi del tutto le spalle alla macchina da presa e indicò il video che veniva trasmesso dietro di lei. «Caecam Sapphirus, il fratello del Re scomparso da ben venti anni è tornato e ha fermato Re Mantis. Il test del DNA a cui si è sottoposto spontaneamente, ha confermato la sua identità.» A tutto schermo comparve il volto sorridente di Caecam, che parlava al popolo da un pulpito allestito nella piazza principale di Thalassius, protetto da molti soldati in armatura rossa e blu. «Lo zio Caecam?» esclamò Lux senza fiato, aggrottando la fronte «che diavolo sta succedendo? Non si avevano sue notizie da…» Loyal fece un cenno per imporre il silenzio, con gli occhi fissi sul volto affascinante di Caecam che si apprestava a parlare. «Cittadini di Sapphirus, non ho parole per esprimere quanto mi addolori la scomparsa del mio caro fratello e del mio giovane nipote. Il mio cuore è spezzato» cominciò a dire con voce lenta e carezzevole, ma decisa «le nostre vite hanno preso strade diverse per un’incomprensione di gioventù e proprio ora che ci eravamo ritrovati…» s’interruppe, portandosi un fazzoletto agli occhi «Re Mantis non sapeva del mio
48 ritorno, così sono riuscito a prenderlo di sorpresa e purtroppo ho dovuto togliergli la vita. Avrebbe ucciso anche me, altrimenti.» La sua espressione era addolorata. Allargò le braccia, guardando le persone presenti che pendevano dalle sue labbra, consapevoli di avere di fronte un Sapphirus. «Abbiamo comunicato in video diretta con Ambrosia. I soldati rossi hanno deciso di unirsi ai nostri, con lo scopo di redimere i mali commessi al servizio di un Re folle e scorretto. Non quelli che hanno preso parte all’assassinio di mio fratello e di mio nipote, ovviamente; loro sono stati prontamente arrestati» precisò «il palazzo di Ambrosia è ora sotto il controllo di Sapphirus. La giovane Principessa è scomparsa, mentre la Regina sta bene e sarà presto condotta qui. Non subirà alcuna conseguenza, dal momento che ha giurato di essere all’oscuro delle trame ordite da suo marito.» Lux sentì a malapena la voce di Finny che diceva qualcosa a Leida. Era scioccato da quello che aveva appena ascoltato, di vedere suo zio, che un simile cambiamento avesse potuto avere luogo in così poco tempo. Ma qualcosa non tornava. «È una menzogna» affermò a occhi spalancati. Intanto la voce di Caecam proseguiva. «I funerali del mio caro fratello e di suo figlio sono stati celebrati in privato e i corpi deposti nel cimitero di famiglia.» Guardò il suo pubblico con aria mesta, tendendo una mano. «Avremo modo per conoscerci meglio, amici miei. Ora non c’è tempo, bisogna purtroppo riorganizzare la rosa dei consiglieri, pensare ai lavori di ristrutturazione di questa splendida città e soprattutto risanare i nostri cuori.» Si portò il pugno al petto e strinse forte le palpebre. «Il mio animo porterà a lungo questo pesante lutto. Che gli Dèi abbiano voluto punirmi per non essere rimasto accanto a mio fratello, quando ero un giovane ottuso e sconsiderato?» La folla gridò qualche parola di conforto, qualcuno batté le mani. «Sta mentendo!» gridò il Principe senza potersi più trattenere, cercando di scagliarsi contro lo schermo. Loyal lo fermò. «Calmatevi.» «Calmarmi? È tutta una menzogna!» strillò Lux «guardalo, indossa il bracciale. Credono tutti che possa usarlo, credono che sia morto anch’io. Lui invece sa perfettamente che sono vivo!» Si liberò con uno strattone dalla presa di Loyal, portandosi le mani nei capelli.
49 «Non c’è stato nessun riavvicinamento tra lui e mio padre. Non so cosa sia successo di preciso ma papà evitava di parlare di Caecam, se poteva. Lo reputava pericoloso quasi quanto Re Callidus.» Mosse qualche passo frenetico nella stanza. «È stato lui» accusò «c’entra con l’improvviso cambiamento di rotta di Re Mantis. Lui… lui…» continuò a ripetere, fuori di sé. «Adesso calmatevi, ne verremo a capo» insistette Loyal, cercando di tranquillizzarlo. Lux abbassò la testa, stringendo i pugni con rabbia. Suo zio era il responsabile di quanto accaduto, ne era certo, ma tutto il popolo di Sapphirus ora lo acclamava come unico superstite della famiglia. Come se fosse un eroe valoroso che aveva sconfitto Re Mantis, il traditore. “Non può essere, qualcuno mi dica che è un incubo” implorò nella propria testa, cadendo in ginocchio.
50
CAPITOLO 5
Chiuse la doppia porta alle proprie spalle e liberò un sospiro silenzioso. Sollevò appena la testa, seguendo con gli occhi la scalinata che portava fino al trono. Un ghigno si aprì sul suo volto, illuminando di una luce trionfante gli occhi neri come la notte. Iniziò a muovere passi lenti che echeggiavano lungo le pareti, sfumando poi verso il soffitto a volta. Accarezzò con lo sguardo la superficie delle colonne e il pavimento di marmo chiaro con venature color argento, così lucido e pulito che ci si poteva specchiare. Salì le scale senza fretta, poggiando i piedi sul rivestimento blu e sfiorando col palmo il liscio corrimano sulla destra, identico al pavimento. Quando raggiunse la cima fissò il trono: la sua forma alta e imponente, la fodera di velluto blu che ricopriva lo schienale e la seduta. Si sedette, accavallando le gambe con aria altera, il mento rivolto verso l’alto e le braccia sugli spessi braccioli. «Ci sono riuscito, infine» mormorò. Scosse la testa con un gesto secco per scostarsi i capelli dal viso. «Lo sfortunato e disprezzato secondogenito è finalmente divenuto Re.» Esplose in una risata priva di controllo. Mentre la sua voce riempiva la sala e il suo petto sobbalzava sotto l’impeto di quella soddisfatta gioia, pensava a come poter ritrovare il nipote ed eliminare così l’ultimo ostacolo tra lui e il potere dei Sapphirus. *** Nel portabagagli della macchina c’erano le loro poche borse, mentre i viveri e le bevande erano stati riposti nell’abitacolo. Dopo essersi assicurato di non aver dimenticato nulla, Loyal tornò da Lux che era impegnato a salutare i due coniugi sulla porta di casa. Il Principe, praticamente un’altra persona con i capelli corvini, gli abiti sportivi, il cappellino con la visiera e l’aria da ragazzino trasandato scappato di casa, strinse la mano di Finny con energia. «Ti sono debitore per quello che hai fatto. Se gli Dèi mi assisteranno, un giorno saprò ripagare la tua lealtà e il tuo coraggio.»
51 L’uomo si passò una mano tra i capelli castani, con l’aria imbarazzata ma allo stesso tempo lusingata. «Non ce n’è alcun bisogno, davvero. Spero di vedervi presto sul trono che vi appartiene.» Lux socchiuse leggermente le palpebre, dopodiché si rivolse a Leida. «Sei stata un angelo, non ho veramente parole per ringraziarti» disse in modo sentito, quindi prese la mano della donna e la sfiorò appena con le labbra. Leida arrossì di piacere. «Che gentiluomo» esclamò, prendendogli il viso tra le mani come avrebbe fatto con un figlio «fate molta attenzione. Il mondo là fuori è pericoloso per voi, specie in questo momento.» «Mi è stato già ricordato non molto tempo fa» disse Lux a fior di labbra. Era arrivato il momento di andare. Si voltò e oltrepassò Loyal, andando a sedersi accanto al posto del guidatore. La guardia del corpo salutò e ringraziò come aveva fatto il Principe. «Sei sicuro che non vuoi che venga con voi?» chiese Finny, per la terza volta quel giorno. Loyal scosse la testa con decisione. «Non voglio metterti più a rischio di così. Dobbiamo andare soli. Non ci prenderanno, andrà tutto bene» promise, meno sicuro di quanto desse a vedere. Si sedette al volante, allacciò la cintura e mise in moto, partendo con un mezzo giro della macchina e guidandola su una stradina sterrata che avrebbe di lì a poco condotto a una vera strada d’asfalto. Anche Lux allacciò la cintura, sospirò e si accomodò sul sedile, torturandosi le dita per il nervosismo. Loyal gli lanciò una veloce occhiata. «Va tutto bene?» domandò, senza trovare niente di meglio da dire. Il Principe volse lo sguardo verso il finestrino. «Niente va bene» rispose tristemente, guardando la palla infuocata del sole calare oltre l’orizzonte e rendere fiabesca l’area nella quale stavano transitando. Gli alberi erano neri in controluce e tutta la distesa del cielo aveva una calda sfumatura rosa e arancio. «Questa macchina dà troppo nell’occhio» commentò, preoccupato. Loyal parlò tenendo gli occhi sulla strada. «Non avevamo il tempo di prenderne un’altra e anche avendone avuto, sarebbe stato troppo rischioso. Per fortuna avevo dei soldi nella tasca del cappotto quando siamo scappati, dal momento che non potrò prelevare nulla dalla banca; sicuramente sanno che sono con voi, mi
52 rintraccerebbero subito. Finny mi ha prestato del denaro, che gli Dèi gliene rendano merito, così ho buttato la scheda del mio cellulare e ne ho comprata un’altra» dopo aver detto ciò estrasse da una delle tasche del cappotto un telefono che però Lux non riconobbe «questo è per voi» disse, passandogli l’oggetto piatto e rettangolare, di colore grigio chiaro. Lux, che non aveva mai posseduto un cellulare, passò le dita sui suoi bordi lisci e arrotondati. «C’è il mio numero memorizzato, semmai dovesse capitarci di rimanere separati» continuò Loyal «a ogni modo, dovete cercare di rimanere sempre vicino a me, capito?» Il Principe fece un verso di assenso e tornò a guardare fuori, verso gli alberi e le montagne rocciose che sfrecciavano dietro di loro, finché il sole non scomparve in un ultimo guizzo. Il cielo mantenne un’illuminazione rosata tendente sempre di più all’indaco e una prima stella, puntino bianco e sbiadito, comparve in alto accanto a nubi sottili e rarefatte. «Puoi dirmi dove stiamo andando?» chiese dopo un lungo momento di silenzio «come mai non hai voluto parlarne di fronte al signor Finny e alla signora Leida?» Loyal diede una rapida occhiata allo specchietto retrovisore prima di rispondere. «Per il loro bene. Meno sanno, più sono al sicuro. Ci hanno già aiutato troppo.» Il Principe inclinò leggermente la testa, ascoltando la risposta alla sua prima domanda: «Dobbiamo allontanarci il più possibile sia da Sapphirus che da Ambrosia, ormai entrambi in mano a vostro zio. Quell’uomo ha chiaramente coinvolto Re Mantis nei suoi piani e appena ne ha avuta la possibilità lo ha tolto di mezzo, prendendosene il merito.» «Ora l’esercito e tutti gli abitanti del regno si fidano di lui e lo acclamano come legittimo Re, trattandosi di un Sapphirus» aggiunse Lux, digrignando i denti «è stato astuto. Ma perché ha aspettato così tanto per mettere in atto un simile piano? Nessuno me ne ha mai parlato ma ho l’impressione che desiderasse il posto di mio padre da sempre, forse proprio per questo litigò pesantemente con lui e mio nonno.» «Mantis era più manipolabile di Callidus, evidentemente lo sapeva anche Caecam…» «Aspetta, aspetta» lo interruppe Lux, rendendosi conto solo in quel momento di quanto aveva detto Loyal sulla loro prossima destinazione
53 «forse ho capito male, hai detto che dobbiamo allontanarci da entrambi i regni? Quelli di Crater ci ammazzano, se solo proviamo ad avvicinarci.» Nella mente di Lux riaffiorarono le poche immagini viste sui libri del regno di Crater, separato dal resto del Grande Continente da alte mura difensive. Era un regno chiuso, inaccessibile e col quale era assolutamente impossibile comunicare. Immenso avvolgeva in una sorta di mezzo abbraccio Sapphirus e Ambrosia, intrappolandoli tra le sue mura e la Terra di Nessuno. Comprendendo, sgranò gli occhi. «Vuoi… attraversare la Terra di Nessuno!» «Avete paura?» lo stuzzicò l’altro. «No che non ce l’ho» si affrettò a chiarire il Principe «ma dopo… cosa c’è?» «Lo scopriremo» fu la risposta laconica di Loyal. Il Principe si sentì scuotere da un brivido e una morsa di emozione gli strinse lo stomaco. «Ci vorrà un secolo» riuscì solamente a dire. «Non abbiamo alternative» fece notare Loyal, svoltando in una strada sulla destra «comunque il tempo è proprio quello che ci serve. Dovete portare a termine i vostri allenamenti, per essere pronto ad affrontare i pericoli che troverete d’ora in poi sul vostro cammino. Dobbiamo anche trovare mezzi e alleati per poi tornare ad affrontare Caecam, ovviamente con un piano ben congegnato. Non sarà facile.» Lux deglutì e chinò la testa, accorgendosi a malapena del buio che si infittiva sempre più fuori e all’interno dell’abitacolo. «Ho… paura» confessò, arrossendo nella semioscurità «se lo dirai a qualcuno, te ne pentirai.» «Non dovete vergognarvi. Più grande è la paura, potenzialmente più grande è il coraggio.» Per fortuna, fino a quel momento, il viaggio era proceduto senza intoppi. Loyal osservava attentamente le macchine che gli passavano accanto, abbagliandolo con i loro fari. Ormai erano da diverse ore sulla strada che avevano imboccato poco dopo aver lasciato la casa di Finny. Non era quella principale ma conduceva alla stessa meta, se si sapeva dove andare. Ai confini di Sapphirus. Lux si era addormentato durante il viaggio e ora ronfava con la testa reclinata sulla spalla. Loyal strizzò per un attimo gli occhi e si strinse la radice del naso con le dita.
54 «Principe» chiamò «Altezza, svegliatevi» insistette, scuotendolo per la spalla. Il ragazzo aprì gli occhi e le sue palpebre sbatterono confuse più volte. Si strofinò il viso e si rimise seduto compostamente sul sedile, guardando davanti a sé la strada che si snodava sinuosa, buia e piena di chissà quanti pericoli. «Ho bisogno di riposare un po’» annunciò Loyal con voce roca «potreste fare la guardia per un paio d’ore?» Guardando i numeri rossi che lampeggiavano a ritmo lento sul cruscotto, Lux si accorse che era già mezzanotte passata. «Avresti dovuto svegliarmi prima» lo rimproverò, saltando sul sedile «fermati immediatamente e dormi, ci penso io.» Loyal abbandonò la strada in favore di un tratto di terra laterale, in mezzo a folti cespugli che li avrebbero nascosti dagli sguardi di chi passava. Il buio sarebbe stato dalla loro parte. Reclinò il sedile e rilassò i muscoli. «Non addormentatevi» si raccomandò «svegliatemi tra due ore, non possiamo restare fermi troppo a lungo nello stesso posto.» Il Principe vide gli occhi della sua guardia del corpo chiudersi, quindi si strinse nelle braccia e lasciò vagare lo sguardo tutt’intorno fuori dalla macchina, con i sensi tesi a cogliere ogni minimo rumore che puntualmente lo faceva trasalire. “Che seccatura non saper guidare.” Per distrarsi, prese dal sedile posteriore la borsa con il cibo e cominciò a masticare un panino con frittata di verdure. Mentre mandava giù quella piccola squisitezza preparata da Leida, pensò che avrebbe dato di tutto per avere un libro con sé. Ripensò alla propria libreria, a tutte le cose che aveva dovuto abbandonare nella fretta della fuga e un nodo gli strinse lo stomaco. Mise via ciò che restava del panino e si sostenne il viso con la mano, cercando di riflettere a mente più lucida su quanto era accaduto. Il ricordo del volto di suo padre gli gonfiò gli occhi di lacrime, così riportò tutta la propria attenzione all’esterno, sulle ombre scure tra le foglie, sulla strada che si intravedeva attraverso di esse, grigia e attraversata solo sporadicamente da qualche automobile. Loyal si sentì scuotere. «Ehi.» La voce del Principe lo chiamò piano. Aprì gli occhi quel tanto che bastava per guardare l’ora.
55 «Vi avevo detto due ore» lo ammonì, scrutando fuori dall’auto. «Un’ora in più di sonno non ti ucciderà. Eri così profondamente addormentato!» Risentito, Loyal si stiracchiò e mosse la mascella, sentendo la bocca fastidiosamente impastata. Afferrò la borsa con i viveri, vi frugò dentro e si attaccò a una bottiglietta di plastica colma d’acqua; poi prese uno dei panini incartati, lo liberò dall’involucro e gli diede un grosso morso. «Tutto bene?» chiese mentre masticava. Lux, che se ne stava con le braccia incrociate a guardarlo, annuì. «Nessun problema, è da molto che non passano più automobili. Per questo ho aspettato a svegliarti» si giustificò e sollevò il mento con aria altezzosa «sei la mia guardia del corpo, ti voglio in forma e riposato.» Facendo finta di non averlo sentito, Loyal finì di mangiare, mise tutto via e si preparò a ripartire. «Di notte c’è meno gente per strada, possiamo proseguire fino all’alba prima della prossima sosta.» «Sarebbe fantastico, se non lo pensassero anche gli scagnozzi di mio zio» disse Lux, aprendo lo sportello della macchina e attirando in questo modo su di sé lo sguardo allarmato dell’altro «devo andare in bagno» spiegò seccato, prima di avanzare tra i cespugli. «Non allontanatevi» gli gridò Loyal, guardandolo sparire nel buio. Scese anche lui dall’auto, troppo in ansia per poterlo aspettare dentro. Quando lo sentì tornare indietro, si diresse verso di lui e lo oltrepassò. «Ora aspettatemi voi. Faccio in fretta» disse, indicandogli la macchina. All’approssimarsi dell’alba posteggiarono in una zona isolata lontana dalla strada, nei pressi di una fattoria ancora dormiente. Mangiarono gli ultimi panini e Lux chiuse gli occhi per un po’. Al suo risveglio proseguirono fino a raggiungere la città di Flos, seconda in termini di grandezza dopo Thalassius. Essendo grande e molto frequentata, Loyal era convinto, o almeno sperava, di poter passare inosservati mentre facevano i loro acquisti. Prima di scendere dalla macchina, Loyal si rivolse al Principe con serietà. «Avete con voi il telefono?» In risposta, Lux estrasse il sottile strumento dalla tasca del giubbotto e lo scosse vicino al proprio viso. «Indossate gli occhiali e non allontanatevi da me per nessuna ragione. Ci procuriamo una mappa, una scorta di cibo e acqua, e ce ne andiamo» detto ciò Loyal scese per primo, seguito subito da Lux.
56 Una volta fuori dal parcheggio, attraversarono la strada per portarsi su un marciapiede rovinato dal tempo e dagli innumerevoli passi che per decenni lo avevano attraversato. Su quel lato c’erano diversi negozi e Loyal si mise a studiarli uno per uno, cercando di non dare nell’occhio nonostante la notevole statura. Lux, le mani nelle tasche del giubbotto e la testa seminascosta dalla visiera del berretto, lo seguiva come un’ombra guardandosi avidamente attorno, esattamente come aveva fatto le poche volte che gli era capitato di camminare per le strade di Thalassius. Flos non aveva la bellezza ammaliante della sua città natale. Era semplice, dai colori sobri e priva di torri imponenti, però era nuova, sconosciuta, diversa, e lui avrebbe voluto togliersi il cappello e gli occhiali per poterla guardare a testa alta e a occhi spalancati. Loyal indicò un negozio con una porta aperta su un ambiente profumato di cibo rustico. Su tutti gli altri emergeva l’odore della carne e del formaggio stagionato. Il Principe lo seguì dentro ma improvvisamente si bloccò. Il luogo era molto affollato, tanto che non riusciva a distinguersi una sola voce fra le altre, e tutti si urtavano mentre si facevano largo tra la ressa per raggiungere gli scaffali desiderati. Senza quasi rendersene conto si ritrovò mescolato a quella folla di volti sconosciuti, si strinse nelle spalle e si guardò intorno ansioso. Non era mai stato in mezzo a così tanta gente. Cercò di muovere alcuni passi in avanti, tenendo il volto nascosto il più possibile e lanciando sguardi sospettosi e smarriti tutt’intorno. La sua indecisione nel procedere era facilmente intuibile, per cui venne spintonato più volte in tutte le direzioni. Qualcuno spinse inavvertitamente un gomito nel suo fianco, facendolo sobbalzare. Cercò Loyal con lo sguardo, sentendo il cuore che accelerava i battiti. «Loy…» provò a dire ma proprio in quel momento una mano pesante si posò sulla sua spalla. Loyal lo guardava da dietro le lenti violette, intuendo il suo disagio. «Va tutto bene, sono solo euforici per gli sconti di oggi.» Il Principe annuì e si umettò le labbra. «Sto bene» assicurò. «È una fortuna per noi che dobbiamo risparmiare il più possibile. Prenderemo del pane, della carne secca e cibo in scatola. Anche del latte, se volete, ma andrà consumato subito.» Lux si avvicinò agli scaffali dove era esposto lo scatolame: fagioli, tonno, mais, funghi e tanto altro. Prese alcuni barattoli e tenendoli stretti
57 al petto per non farli cadere tornò da Loyal, scontrandosi con un ragazzo e poi con una donna durante il tragitto. Si stava pian piano abituando al calore di quei corpi ammassati e al loro tocco distratto. Dopo aver completato gli acquisti, uscirono dal negozio con due grosse buste di carta strette nelle mani. Lux sospirò mentre continuavano a procedere sul lungo marciapiede. «Ho avuto più contatto fisico oggi che in tutta la mia vita» si lamentò, grato dell’aria pulita e fresca che ora poteva nuovamente respirare e che gli dava una sensazione di libertà «in un certo senso è interessante fare la spesa.» Loyal si limitò a sorridere. L’idea che un ragazzo della sua età non fosse mai entrato in un negozio gli pareva assurda, anche se si trattava del Principe ereditario. Quando era piccolo, lui accompagnava sempre sua madre a fare compere e se si comportava bene riusciva anche a ottenere un lecca lecca di zucchero. Il flusso di quei pensieri leggeri e dolci venne interrotto dalla visione di un’insegna con una bussola, un foglio di pergamena con una X rossa e un binocolo da esploratore. Avevano trovato la mappa. *** )LQH DQWHSULPD &RQWLQXD
INDICE
Prologo ............................................................................................ 5 Capitolo 1 ........................................................................................ 7 Capitolo 2 ...................................................................................... 17 Capitolo 3 ...................................................................................... 24 Capitolo 4 ...................................................................................... 35 Capitolo 5 ...................................................................................... 50 Capitolo 6 ...................................................................................... 61 Capitolo 7 ...................................................................................... 72 Capitolo 8 ...................................................................................... 85 Capitolo 9 ...................................................................................... 95 Capitolo 10 .................................................................................. 104 Capitolo 11 .................................................................................. 113 Capitolo 12 .................................................................................. 124 Capitolo 13 .................................................................................. 133 Capitolo 14 .................................................................................. 144 Capitolo 15 .................................................................................. 154 Capitolo 16 .................................................................................. 168 Â
Capitolo 17 .................................................................................. 179 Capitolo 18 .................................................................................. 193 Capitolo 19 .................................................................................. 207 Capitolo 20 .................................................................................. 222 Capitolo 21 .................................................................................. 236 Capitolo 22 .................................................................................. 254 Epilogo ........................................................................................ 261 Ringraziamenti ............................................................................ 267
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