Neve insanguinata, Marco Pietro Martignoni

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In uscita il 19/12/2018 (15, 0 euro) Versione ebook in uscita tra fine dicembre '18 e inizio gennaio '19 ( ,99 euro)

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MARCO PIETRO MARTIGNONI

NEVE INSANGUINATA

ZeroUnoUndici Edizioni


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NEVE INSANGUINATA

Copyright © 2018 Zerounoundici Edizioni ISBN: 978-88-9370-261-4 Copertina: immagine di Paola Faggella

Prima edizione Dicembre 2018 Stampato da Logo srl Borgoricco – Padova


A mia mamma, Maria Luisa Odoni in Martignoni (23.10.1932 – 22.04.2015), che non sciava, non camminava molto, ma amava appassionatamente la Val di Fassa e mi ha insegnato a fare altrettanto‌



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PREFAZIONE

Quando ho completato L’Oro del Lago Maggiore non pensavo di scrivere altri romanzi, consideravo il tutto un divertissement occasionale e concluso. Poi mi sono reso conto con una certa sorpresa che il mio scritto piaceva, piaceva veramente: era ovviamente la mia intenzione quando l’ho concepito, ma non pensavo di avere un riscontro così positivo – nei giudizi, non nei numeri – e pertanto ho cercato di farlo pubblicare. Quando, in poco tempo, ci sono riuscito, questo “seguito” de L’Oro del Lago Maggiore era già del tutto completato. A Elisa e Marco, a Marcello, al giudice Gilli... e poi ai GIS e alla famiglia di Marco mi sono terribilmente affezionato. Per non parlare poi della diabolica Vittoria. Combinando queste emozioni con l’affetto che nutro nei confronti di un altro luogo geografico di straordinaria bellezza, ecco com’è nata la nuova avventura degli amici che mi sono regalato con una fantasia che non credevo affatto di avere. Non credo che la precedente lettura de L’Oro del Lago Maggiore sia necessaria per poterlo comunque apprezzare. Ho lavorato perché non fosse così, spero di esserci riuscito…

Questo racconto è un puro prodotto di fantasia, anche se diversi luoghi geografici e alcuni riferimenti storici sono reali e corrispondenti agli elementi esposti nel testo. Non esistono assolutamente tutte le aziende o le banche citate nel racconto, in Italia né all’estero. La mia superficiale conoscenza dei presunti meccanismi del traffico internazionale di droga viene da articoli di giornale, servizi televisivi, romanzi e soprattutto da film e telefilm polizieschi che sfruttano l’argomento…come ho fatto io. I riferimenti all’ospedale FBF di Milano sono un omaggio personale a un’istituzione che pochi anni fa mi ha salvato la vita, oltre che una componente importante del racconto.


6 I cognomi dei personaggi sono inventati e altri sono del tutto comuni. Pertanto, come di norma “Nomi, personaggi e avvenimenti sono frutto dell’immaginazione dell’autore o sono utilizzati in modo fittizio, e ogni somiglianza a persone reali, viventi o defunte, attività, eventi o luoghi è puramente casuale”.


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PROLOGO

La giornata di metà luglio alterna sole e nuvole. Sono da poco passate le 13.00 e un’auto è parcheggiata nella piazzola adiacente al tornante della splendida strada di montagna, circondata da abeti, pascoli e da guglie calcaree. I due passeggeri sono scesi dall’auto e si sono inoltrati a piedi in una carrareccia che percorre la distesa erbosa, che in inverno è una pista da sci. Poi hanno attraversato un boschetto di abeti e larici e si sono seduti su una roccia ombreggiata poco lontana dai margini della pista e da un capanno, a pochi metri dal piccolo torrente che scende dall’alto della valle: tolgono da una sacca il necessario per il pranzo e si mettono a mangiare. Una scena normalissima in questo periodo di vacanze: nel punto in cui si trovano, se passasse un’auto sulla strada che corre sull’altro lato del torrente, le due persone sarebbero quasi invisibili. Ma se qualcuno osservasse con più attenzione, potrebbe vedere che uno dei turisti ha spinto un piccolo involto in una fenditura alla base delle rocce, badando bene a non farsi notare dal suo compagno. Poi con noncuranza, poco alla volta, occulta l’anfratto con due o tre pietre. Dopo un po’ di tempo le due persone, terminato lo spuntino e raccolte le loro cose, scattano alcune foto e ritornano all’auto allontanandosi.



PARTE PRIMA

L’AVVENTURA CONTINUA…



11 Brezzo di Bedero (VA), sabato 14 settembre 2013 La pioggia di riso si riversa su Elisa mentre esce sul sagrato della Canonica di Bedero al braccio di Marco, poco dopo essere diventata la signora Mariani. La gioia e l’emozione di tutti gli amici e i parenti presenti sono smisurate: ma il primo pensiero di Elisa è per Vittoria, poco distante e in disparte, assorta e pensosa. La giovanile novantenne, se così si può dire, è felice e commossa, ma anche turbata. Non può fare a meno di pensare come il destino abbia riunito una discendente della famiglia Segri con un uomo della famiglia Mariani dopo che sono passate oltre due generazioni segnate da vicende sanguinose e drammatiche, delle quali lei è stata assoluta protagonista. «Cara Elisa» mormora dolcemente alla sposa con profonda emozione, «anche se rischio di mettere malinconia in una giornata di serenità e felicità, non posso fare a meno di dirti quanto il mio pensiero vada in questo momento a tua nonna e a tua madre. Sarebbero straordinariamente felici, se potessero esserci in questo momento: io lo spero tanto!». Elisa abbraccia Vittoria, prima lievemente commossa, poi sorridente: «Non ti preoccupare! Stavo pensando la stessa cosa, ma il pensiero è fonte di gioia e non di dolore. Andiamo, è finalmente ora di festeggiare con tutti gli amici». Si avvicina l’ispettore Fontani con la moglie e l’abbraccia: «Ora mi sentirò più obbligato nel tenerti a freno, signora Mariani, hai delle responsabilità di famiglia». E tutti i presenti si alternano nel congratularsi e manifestare la loro gioia. «Ciao Luca» dice Elisa nel salutare il comandante dei GIS. «Sono contenta che tu abbia potuto essere presente». «Mi fa una certa impressione tornare proprio da queste parti dopo quattro mesi, Elisa. Sono arrivato prestissimo e Fontani mi ha accompagnato nel tunnel della linea Cadorna poco distante da qui, dove tuo nonno nascose le barre d’oro e Vittoria lo uccise: una storia incredibile, anzi molto di più… Per fortuna oggi la circostanza è ben più felice e tranquilla, anche se, concediamocelo, abbiamo compiuto una bella impresa a fine maggio. Tutti i miei ragazzi mi hanno detto di farti i loro migliori auguri!». Poi continua: «Ora che cosa hai in ballo? Ti prego di non farmi mancare qualche informazione sull’esito e le conseguenze delle nostre azioni; e


12 voglio che alla prima occasione tu e tuo marito Marco ci passiate a trovare a Livorno». «Certo Luca, con piacere. Penso che al mio rientro in servizio, fra quindici giorni, dovrò ancora dedicarmi esclusivamente alla conclusione delle indagini “sull’affaire Chiani”, perché il giudice Gilli spera di chiudere l’inchiesta e iniziare il processo, all’inizio dell’anno prossimo. Siamo praticamente distaccati a sua disposizione. Poi verrà quel che verrà, tu dovresti saperlo benissimo». «Basta, basta» esclama Gilli, spuntando alle loro spalle. «Forse hai fatto male a invitarci, non vorrei che finissimo per parlare di lavoro per tutto il giorno. Ora andiamo, mi hanno detto che ci aspettano in un bellissimo locale con terrazza sul lago, dimentichiamo tutto il resto».

Milano, lunedì 30 settembre 2013 «Bene, qui c’è tutta la documentazione possibile sulla DC GOLD FINANCE & REAL ESTATE 1980 S.r.l di Davide Chiani. È stata integrata con il materiale raccolto dopo l’arresto del suo proprietario» sta dicendo Marcello a Elisa, al suo primo giorno di lavoro dopo il ritorno dal viaggio di nozze. «Che notizie hai dell’imputato?» risponde il commissario. «È stato dimesso dall’ospedale e trasferito in carcere a Opera, in isolamento. Non si riprenderà mai completamente dalla ferita alla spalla. Uno dei tuoi due colpi di pistola ha fatto un disastro» spiega Fontani. «Secondo te medita propositi di vendetta nei miei confronti? Non sono preoccupata, però non posso fare a meno di domandarmelo, visto com’è nata tutta questa vicenda. È stato proprio un folle disegno di vendetta a stregare Davide Chiani, trasformando un finanziere spregiudicato e corrotto in un potenziale assassino e in un delinquente assai pericoloso». «Non lo so, però dubito che sia nella condizione di organizzare qualunque cosa. È in isolamento e non penso che potrà uscire dal carcere prima di venticinque anni, se sarà fortunato. Sarà accusato di duplice sequestro di persona, sequestro di minore, tentato omicidio premeditato plurimo, riciclaggio, evasione ed elusione fiscale, tutto con l’aggravante dell’associazione. Partendo da incensurato ha scalato rapidamente tutte


13 le classifiche del crimine; ma chiuso in carcere, con tutte le sue attività poste sotto sequestro, società e patrimonio personale, non so cosa possa fare». «Bene, non vorrei dovermi pentire di aver mirato alla spalla invece che al petto o alla testa, quando l’ho sorpreso un istante prima che sparasse a Marco, nel tunnel di Vallalta». «Chissà…» commenta Marcello. «Il fatto che sia vivo per ora non c’è stato di alcuna utilità, dato che non sembra avere alcuna intenzione di collaborare». «E i tre sicari o complici che abbiamo catturato in varie fasi delle indagini?». «Ancora muti come tombe. Dubito che ne trarremo mai qualcosa. Ci troviamo di fronte sempre allo stesso problema, con i criminali coinvolti in questa faccenda: sono italiani o stranieri incensurati, di origini differenti, privi di documenti, e parlano tutti l’italiano come se vivessero in Italia da tempo. Ma non riusciamo in nessun modo a stabilire la loro vera identità. Neppure i quattro che tu e i GIS avete liquidato. C’è inoltre un dettaglio inquietante: per la loro difesa si è fatto avanti uno studio legale abbastanza importante, probabilmente su mandato di uno studio straniero». «Mentre sappiamo che Chiani si avvale di un difensore italiano, conosciuto e notoriamente corretto,» considera Elisa «quindi potrebbe voler dire che c’è qualcun altro, dietro al mega studio legale». «I referenti svizzeri di Chiani, o comunque, i criminali che si servivano della sua finanziaria? Sono loro che pagano?» ipotizza Marcello. «Può darsi. Questo potrebbe significare che non c’è intesa fra Chiani e i suoi investitori o referenti, al momento. O forse semplicemente non vogliono esporsi ancora di più. La risposta potrebbe essere in questi documenti o a loro collegata, quindi al lavoro» sospira Elisa. «Ma il commissario Nisti dell’antidroga? Cinque mesi fa abbiamo dovuto lottare con lui e Gilli per indagare e adesso tocca tutto a noi?» si lamenta Marcello con tono scherzoso. «Dobbiamo lavorare in stretto contatto, lui si occupa con Gilli della pista internazionale, la pista svizzera in sostanza, dai, non fare il furbo!». «Ok, ok…al lavoro» conclude Fontani.


14 Lugano, martedì 1 ottobre Mirko Lopez è nervoso. I due personaggi arrivati da oltreoceano sono i suoi referenti al vertice di una delle organizzazioni centroamericane che spacciano cocaina in Europa. Teme di essere ritenuto responsabile della perdita degli investimenti in Italia, eseguiti con il denaro che forniva a Chiani per loro conto perché fosse riciclato. «Noi le abbiamo affidato compiti assai importanti e capitali non indifferenti Mirko: ora lei ci sta dicendo che i nostri investimenti finanziari in Italia sono perduti senza rimedio» lamenta il fantomatico Juan. «Non c’è nulla da fare, è inutile mentirvi. Non sono riuscito a trattenere o a dissuadere Chiani dai suoi progetti: era come impazzito» e Mirko espone il folle piano di vendetta che l’italiano aveva ideato e seguito ossessivamente, nei termini a lui conosciuti. «Come potete constatare si è trattato di una vicenda romanzesca, io ho ricostruito parte dei fatti solo dopo che il disastro era accaduto. Chiani aveva scoperto in modo del tutto casuale che suo nonno, ufficiale fascista, aveva nascosto un ingente carico d’oro in un vecchio tunnel militare in provincia di Varese poco lontano da qui, su ordine di Mussolini stesso. Ed era stato ucciso nell’autunno 1943 da SS tedesche con il coinvolgimento di resistenti italiani, i quali in un modo o nell’altro si erano scontrati e appropriati separatamente di parti del tesoro: quel pazzo ha pensato di rapire e cercare di uccidere per vendetta due discendenti delle famiglie coinvolte nella storia, settanta anni dopo. Ma tutto è andato all’aria, soprattutto per l’opera di una giovane esponente della Polizia Italiana, che era pure, inconsapevolmente, la nipote di una delle persone coinvolte settanta anni prima. Una circostanza incredibile. E ha anche tentato di farla uccidere in un attentato, quel folle, un commissario di polizia! Alcuni dettagli della storia hanno destato un certo scalpore quando sono venuti a galla, in Italia e non solo lì». «Ma lei ha fornito collaborazione al finanziere italiano, seppur parzialmente, dandogli l’appoggio di diversi nostri uomini, così ora tre di loro sono in carcere e quattro morti. Se non sbaglio ha fornito persino delle fotografie, che hanno contribuito a scatenare la follia di Chiani» incalza l’altro trafficante. E prosegue vagamente minaccioso: «Come lei sa benissimo, averla introdotta in Svizzera dove vive come un altissimo dirigente,


15 frequentando Davos e Gstaad, mentre i suoi figli, che studiano nelle migliori scuole, vengono pure con lei in vacanza a sciare, ci è costato non poco. Se poi perdiamo una parte significativa dei nostri profitti e investimenti…noi per andare a sciare dobbiamo prendere un sacco di aerei» conclude l’uomo con una specie di battuta che farebbe ridere solo un impiccato. Lopez si aspettava che fosse difficile, ma ora sente un rivolo di sudore che gli scorre lungo la schiena, nonostante la fresca temperatura della sala riunioni della società finanziaria e di consulenza: «Non ho potuto fare altrimenti, avrebbe fatto tutto da solo. Pensavo che se fosse riuscito nella sua impresa, dei cui dettagli non mi aveva comunque parlato, avrei potuto sganciarmi da lui man mano, senza correre esagerati pericoli e perdere parti significative dei capitali di vostra spettanza, anzi. Fino a quando non ha scoperto le incredibili circostanze della scomparsa di suo nonno e intrapreso un folle piano di vendetta, Chiani si era rivelato un collaboratore praticamente perfetto. È vero, una fotografia di Elisa Grassi a Lugano, fatta dai nostri uomini mentre usciva dalla banca Senger, ha contribuito a peggiorare le cose, ma si è trattato di un caso incredibile, maledetto. Io allora non sapevo neppure chi fosse, il commissario. Speravo di guadagnare tempo, assecondando Chiani: avrei forse potuto impadronirmi della sua finanziaria a vostro esclusivo vantaggio, cosa della quale vi avevo tenuto dettagliatamente informati. Oppure sganciarmi in modo relativamente indolore da un soggetto che, improvvisamente, aveva palesato tratti psicopatici. Invece ho avuto pochissimo tempo, giusto verificare che comunque non si possa risalire a noi in alcun modo». C’è una pausa carica di tensione, poi Lopez continua: «Inoltre tutta l’organizzazione di distribuzione in Italia è salva e continuerà a fornirvi alti profitti, anche se i vostri investimenti nella DC GOLD FINANCE & REAL ESTATE 1980 S.r.l. erano ben sessanta milioni di euro più il valore del 20% del capitale, cioè un milione di euro: una cifra enorme, devo ammettere, ma perché mai non avremmo dovuto servirci di Chiani? Ci ha sempre servito bene. Abbiamo prelevato quindici milioni di rendite in pochi anni. Inoltre ci risulta che rifiuti ogni collaborazione con le autorità italiane, pertanto possiamo ragionevolmente pensare che le informazioni di cui è in possesso, pur limitate, restino ben custodite…». «Credo che lei abbia ragione» lo interrompe seccamente Juan, in un modo che costringe Mirko a nascondere il suo sollievo con uno sforzo


16 immenso. Poi continua: «Le faremo avere istruzioni su dove indirizzare i profitti che finora venivano lasciati o investiti in Italia. Per fortuna, e anche dietro suo consiglio, avevamo comunque diversificato la collocazione dei nostri redditi e delle nostre riserve, ottenendo anche in questo caso rendimenti eccellenti». Mirko Lopez rileva con ulteriore sollievo che Juan comprende la bontà del lavoro da lui eseguito, ma la frase successiva lo fa sobbalzare. «Però deve assolvere un incarico e tenga presente che non può più commettere errori». «Quale?» domanda Lopez con una certa ansia. «Scoprire se si può recuperare almeno una parte dei capitali e come». «E poi valuteremo se e come far uccidere Chiani!» conclude l’altro uomo, facendo raggelare lo sbalordito consulente.

Milano, giovedì 3 ottobre «Bene Elisa, lascio riassumere a te gli elementi principali e le conclusioni che possiamo trarre da queste giornate di indagini» sta dicendo Fontani alla presenza del giudice Gilli. «Signor Giudice, lei stesso ha esaminato i report degli esperti finanziari, quindi ascolteremo con attenzione anche il suo punto di vista. Ma le valutazioni sono univoche: i valori della società di Chiani si totalizzano in circa cento milioni di attivo, contrapposti a sessantaquattro di passivo verso i suoi investitori, trentuno di debiti bancari e poche altre partite, cinque di capitale e patrimonio netto. Come era prevedibile, gli investitori sono tutte società estere domiciliate in paradisi fiscali, una lunga catena di scatole cinesi. Ma c’è un altro punto che attira subito l’attenzione: i debiti bancari sono essenzialmente costituiti da un finanziamento di trenta milioni della durata di dieci anni, erogato da una primaria banca italiana proprio nel mese di aprile di quest’anno. Appena ricevuti i fondi, la società li ha trasferiti in un conto aperto presso una banca svizzera a Lugano. Deposito di cui non abbiamo ancora documentazione, e di cui, fra l’altro, si sta proprio occupando lei con Nisti, in collaborazione con le autorità Svizzere».


17 «Ha detto molto bene, Elisa» interviene Gilli. «Le autorità di Lugano stanno assistendoci in modo abbastanza sollecito, considerato che a suo tempo erano stati sequestrati e portati in Italia da Chiani due loro cittadini, di cui uno minorenne. Però sono costretto a darvi una notizia sconcertante, arrivata ieri sera: l’istituto di credito di Lugano, dove il finanziere aveva inviato i fondi, ci comunica che il deposito è stato svuotato direttamente da Davide Chiani con un massiccio prelievo in contanti sei giorni dopo la sua costituzione, alla fine di aprile». «Oh, porc…! Mi scusi signor Giudice!» esclama Fontani «Così il patrimonio che abbiamo sequestrato si riduce di trenta milioni seduta stante, considerato che il finanziamento era assistito da regolari garanzie su beni personali e beni della società a favore della banca italiana erogante, dannazione!» commenta rabbiosa Elisa. «A questo punto è evidente che sarà ben difficile recuperare i contanti, mentre la banca che ha erogato il finanziamento farà valere le sue garanzie sul patrimonio della società e su quello di Chiani. Secondo me si era preparato una via di fuga e i fondi necessari nel caso in cui qualcosa del suo piano fosse andato storto. In verità grazie a noi gli è andata in modo catastrofico, gli abbiamo inflitto una disfatta. Ma ora sembra quasi che le parole “Chiani” e “caccia al tesoro” stiano diventando sinonimi: prima oro e adesso contanti o qualunque valore patrimoniale in cui può averli trasformati». Gilli fissa i due investigatori e con voce gelida e sottile ordina: «Sono abituato a ottenere sempre risultati strabilianti da voi, posso solo dirvi una cosa riguardo ai contanti: recuperateli! Avete carta bianca. La riunione è finita». I due uomini sul volo per Miami in business class sembrano eleganti imprenditori o diplomatici. «Non sono d’accordo con le tue decisioni Juan, io avrei fatto piazza pulita dei nostri collaboratori nel sud Europa coinvolti in questo disastro, dovevamo dare un esempio!». «Manuel, Manuel non riesci a trattenere le tue pulsioni. Dare un esempio…a chi?! Trovo invece che la condotta di Lopez sia stata corretta, anche se voglio tenergli addosso una certa pressione: i nostri affari procedono benissimo lo stesso, tanto più lo faranno se non ci attireremo addosso l’attenzione delle varie polizie e dei media con azioni clamorose. La perdita è molto pesante, ma non devastante; in un tempo


18 ragionevole, pur se non breve, ci rifaremo abbondantemente. Affiancare l’attività di distribuzione di “farmaci e giocattoli” a quella tradizionale fondata dai nostri nonni ci ha reso ricchissimi. Quindi che non ti salti in mente di prendere qualche iniziativa violenta senza consultarmi, capito? Ora vedremo se Lopez riesce a recuperare parte del nostro denaro, anche se veramente non so come. Meglio perdere tutto quello che avevamo affidato al finanziere italiano, piuttosto che scoprirci facendoci avanti come ignari investitori. Non riusciremmo certo a sostenere di essere stati truffati da Chiani o all’oscuro di certe sue attività, finiremmo subito dentro. Restiamo anonimi e intanto continuiamo a occuparci dei nostri affari in modo che continuino a prosperare».

Colline a ovest di Serravalle Scrivia, domenica 6 ottobre Marco e suo cognato Raffaele stanno passeggiando in mezzo alle vigne della tenuta dei Grassi. «È veramente un piacere che tu, Elisa e Vittoria siate passati a trovarci, Marco. Non vedevo l’ora di mostrarti la nostra proprietà, mi dispiace solo che non siano potuti venire anche tuo padre e tua madre, spero vi accompagnino alla prossima occasione. Ora che ti ho mostrato le vigne, anche se ormai la vendemmia quest’anno è finita, andiamo verso casa: voglio farti vedere le cantine e spiegarti il processo di vinificazione. Ma prima passiamo a chiamare Elisa, Vittoria e mio padre: mia sorella non vede l’ora di far vedere le cantine alla tua incredibile nonna. Io invece non riesco ad abituarmi all’idea che da giovane si sia occupata di nostra madre e della nostra famiglia in quel modo straordinario». Raffaele sembra riflettere un momento, poi continua: «Potremo mai manifestarle pienamente la nostra gratitudine? Salvò tuo nonno, uccidendo quel criminale che era il nostro, in verità. Poi fece da madre a nostra madre orfana. E da poco ha confessato a noi tutti che, non contenta, donò parte dell’oro che aveva recuperato perché noi, discendenti della sua migliore amica, nonna Barbara, potessimo metterci tutto alle spalle e costruirci un futuro. Senza di lei nulla di tutto questo esiterebbe, è quasi impossibile crederci!».


19 «Ti ringrazio Raffaele, e ti confesso che sono ammaliato dalla bellezza del luogo. Per quanto mi riguarda, mi riterrò completamente ricambiato non appena potremo sorseggiare qualcuna delle vostre migliori bottiglie. E poi tua sorella ha salvato la mia di vita, pochi mesi fa, e ora mi rende felice in un modo che ritenevo impossibile. Direi che i Segri – Grassi, da una parte, e i Monetti – Mariani, dall’altra, sono pari, se mai si volesse fare una simile considerazione. Basta dai, ora è tutto finito, è meglio che tu mi faccia strada». Più tardi sono tutti riuniti a pranzo, sulla terrazza. «Mi sto domandando come tu abbia potuto lasciare un luogo simile per andare in giro per l’Italia e per il mondo a farti sparare, mia cara Elisa» sta dicendo Vittoria visibilmente compiaciuta della tranquillità e dell’amenità del luogo. «Io amo molto Milano, ma ho spesso nostalgia delle meravigliose giornate primaverili e autunnali del lago Maggiore. Mi dispiace soltanto che non abbia occasione di fermarmi più spesso nella nostra casa a Voldomino». «Anch’io torno qui sempre con grande piacere, ma la mia vita ora è altrove» risponde Elisa. «Ci mancherebbe altro, attenta a quel che dici» la incalza Marco sorridente. «Però torno a ripetere con piacere che la tenuta è bella oltre ogni aspettativa». «Siamo felici che l’apprezziate» interviene Raffaele, «in fondo è un po’ come se fosse vostra». E suo padre aggiunge, rivolto a Marco: «E io sono molto contento che tu le abbia fatto mettere la testa a posto» riferendosi a Elisa. «Non hai idea delle preoccupazioni che abbiamo sempre avuto mentre era in Afghanistan con l’esercito. Per non parlare di quest’ultima avventura appena conclusa. Forse puoi dirci come vanno le cose con il lavoro e con la vicenda che stava per uccidere prima te e poi Marco: spero che ora potrò stare un po’ più tranquillo!». «Sai che non posso più di tanto scendere in particolari, quello che posso dirti è che ora mi sto occupando con Marcello delle indagini legate alla chiusura dell’istruttoria, in vista del processo. La parte inaspettatamente rischiosa e violenta del caso è chiusa. Ora è necessario un lavoro essenzialmente d’indagine e d’ufficio che non dovrebbe comportare alcun rischio, anche se non si può mai sapere. Voi e Marco potete stare tranquilli, comunque» conclude Elisa senza lontanamente immaginare quanto si stia sbagliando.


20 Lugano, lunedì 7 ottobre Uno degli impiegati della società di consulenza di Mirko Lopez entra nell’ufficio del suo titolare. «Dott. Lopez, mi aveva richiesto di sottoporre urgentemente a verifica tutta la documentazione sulla DC GOLD FINANCE & REAL ESTATE 1980 S.r.l. di Davide Chiani. Ho rilevato che, giusto poco prima dell’intervento della magistratura italiana, prima della fine di luglio, e ottemperando alla prassi concordata, l’ufficio di consulenza fiscale di Milano ci aveva inviato la situazione contabile della società al 30 aprile 2013, accompagnata da una relazione. Così ho rilevato una variazione eclatante rispetto ai dati trimestrali precedenti: a fine aprile era stato contratto un finanziamento di trenta milioni di euro e il controvalore risulta trasferito proprio qui, in Svizzera, presso un istituto di credito di Lugano». Mirko Lopez strappa letteralmente la pratica dalle mani del suo collaboratore e dopo averla scorsa avidamente esclama: «Il deposito è stato effettuato presso la nostra banca di riferimento in Svizzera! Proprio dove abbiamo uno dei nostri nel CDA dell’istituto, è un colpo di fortuna incredibile! Mi chiami subito al telefono il dott. Maioni». E intanto pensa che una consistente fetta dei capitali potrebbe non essere del tutto perduta.

Milano «Dannazione, il dott. Gilli esagera questa volta» si lamenta Fontani con Elisa. «Quei contanti possono essere spariti ovunque e non li recupereremo mai, a meno di torturare un po’ Chiani. E poi potrebbe comunque non disporne più, anche se sono una cifra e un ingombro imponenti. Ci vorrebbero forse due cassette di sicurezza della dimensione di un armadio blindato solo per custodirli». «Hai ragione» concorda Elisa, «d’altra parte almeno un tentativo dobbiamo farlo. Inizierei con il verificare di nuovo l’esistenza di altre cassette di sicurezza a suo nome, e aggiungerei dei serrati controlli sull'ex moglie e sulla figlia, che abbiamo trascurato, forse sbagliando.


21 Magari potrebbe averle convinte a prestarsi a qualche operazione senza che loro sapessero bene in cosa venivano coinvolte». «E se, giusto perché anch’io sono stato costretto a imparare un sacco di cose, con la nostra ultima indagine, avesse comprato oro? Potrebbe averlo sepolto ovunque, anche in lotti separati» si domanda Fontani. «Trenta milioni diventerebbero circa 750 chili ai valori odierni, forse sarebbero persino meno pratici di quattro grosse valigie di mazzette da cinquecento euro: tutto è possibile ma direi che non ci siamo, pensava già di impadronirsi dell’oro della banca Senger mediante il sequestro del giovane Thomas Senger e l’assassinio di suo padre. E poi dove poteva andare un privato, pur se in possesso di quella cifra incredibile in contanti, a comprar barre d’oro? Inoltre, anche se siamo consapevoli che è sfuggito in alcune occasioni alla sorveglianza cui era sottoposto subito dopo aver ordinato di uccidermi, non può essere stato in grado di andare in giro qua e là a svuotare una specie di furgone blindato senza che noi ci accorgessimo di nulla. O almeno lo spero, altrimenti vorrebbe dire che siamo stati degli idioti!». «E se lo chiedessimo direttamente a lui?». «Non lo so, ti confesso che non ne ho tanta voglia, Marcello» sbuffa Elisa. «Però potrebbe non essere una cattiva idea. Anche perché la perquisizione di tutti i siti di qualunque genere individuati fino a ora e intestati a Chiani o alla sua società, non ha dato risultati significativi. Approfondirei le ricerche sull’ex-moglie, giusto per non tralasciare alcuna possibilità. Se Chiani aveva dei prestanome, invece, sarà più difficile individuarli e scoprire qualcosa: devi dire a Bianchi di riesaminare le carte con lo scopo di individuare collegamenti con persone che potrebbero essersi prestate, magari inconsapevolmente».

Lugano, martedì 15 ottobre «Allora dott. Maioni, cosa mi sa dire delle operazioni che le ho segnalato?» chiede Lopez al dirigente bancario. La pratica è stata trattata a livello di Consiglio di Amministrazione, considerato che abbiamo dovuto rendere conto di tutto alle autorità svizzere e italiane e così era tutto in evidenza. Le conclusioni sono abbastanza semplici: Chiani ha aperto il conto, sono arrivati i fondi e


22 sono stati prelevati in contanti non appena è stato possibile organizzare l’operazione, euro in banconote da cinquecento, per l’esattezza. Noi non possiamo dire altro, è esattamente quello che è stato comunicato alle nostre autorità e a quelle italiane». «Voi quindi non avete la minima idea di cosa possa averne fatto?» insiste Lopez. «Magari ha parlato con qualcuno degli impiegati che lo hanno assistito». «In verità sembra che avesse chiesto notizie su intermediari di pietre preziose in Svizzera e in Italia. Non so se avesse ricevuto risposte e quali. È un pettegolezzo più che un’informazione» azzarda dubbioso Maioni. «Chieda di nuovo agli impiegati se sanno altro ma, soprattutto, verifichi se esiste qualche cliente della banca introdotto nel settore, sarebbe naturale che gli fosse stato fatto il suo nome per primo. Comunque ha fatto un eccellente lavoro, dottore. Mi faccia sapere al più presto» conclude Lopez. Quando il dirigente si è allontanato, Lopez predispone un rapporto per i suoi referenti americani e lo invia attraverso un canale riservato, annunciando a breve integrazioni e chiedendo se ci sono istruzioni.

Milano «Gli uffici ci hanno trasmesso i dati sulla moglie di Chiani: Adele Tilli, 44 anni, insegnante, separata e divorziata da sette anni. Risulta titolare di una cassetta di sicurezza in un istituto di credito in Corso Buenos Aires» sta dicendo Fontani con in mano un piccolo fascicolo. «Non ha altri rapporti bancari, se non il conto corrente con i relativi depositi titoli nella stessa agenzia. Tutto regolare, tutto relativamente modesto, anche se gli immobili e le attività finanziarie ricevute in via transattiva dal marito in seguito alla separazione e al divorzio fanno di lei una persona piuttosto benestante». Interviene Elisa che sta consultando altri documenti: «Vedo anche che la figlia, Beatrice Chiani, 19 anni appena compiuti, è una studentessa universitaria. La proprietà della casa in Via Benedetto Marcello a Milano è dell’ex-moglie e la proprietà di un piccolo ma prezioso bilocale ad


23 Alba di Canazei, in Val di Fassa, è della figlia. Direi che sapranno sciare…». «Adele Tilli è l’unica persona che può accedere alla cassetta?» domanda poi Elisa dopo una pausa. «Vediamo, vediamo… » Marcello gira un paio di pagine. «Ecco qui: una delega a sua figlia Beatrice …e una a Davide Chiani! Dannazione, perché non è risultata dalle ricerche precedenti?». «Non lo so, comunque ci procuriamo un mandato e andiamo in banca di persona, sono stufa di star chiusa in un ufficio. E poi dovremo proprio organizzare una visita al carcere di Opera a Davide Chiani, fai in modo che Gilli provveda a entrambe le cose, non dovrebbero esserci problemi. E ora vado a pranzo con Marco: fra il lavoro mio e i turni suoi ci vediamo meno di quando non eravamo sposati. Ti va di venire?». «No, no, vi lascio soli soletti, farà bene al vostro rapporto, sai non si sa mai…. » la canzona Marcello e scappa via inseguito da un fascicolo che Elisa gli getta dietro.

Milano, giovedì 17 ottobre Adele Tilli fissa un po’ sorpresa la giovane e bellissima donna che si trova davanti. «È lei il commissario che ha sparato al mio ex-marito?» chiede senza manifestare particolare animosità. «Sì, sono stata io, esattamente cinque secondi prima che lui sparasse a mio marito» precisa Elisa freddamente. «Se non le dispiace ora vorremmo aprire la cassetta e procedere rapidamente all’inventario del contenuto». Fontani assiste allo scambio fra le due donne senza proferire parola. “Mai mettersi di mezzo quando litigano” pensa, trattenendo a stento un sogghigno. Mentre si avviano fuori dalla saletta dove erano in attesa, dirigendosi al caveau della banca, Elisa aggiunge: «Abbiamo controllato la lista degli accessi: sono mesi che lei non apre la cassetta. Cosa è abituata a tenerci?». «Come potrà verificare tra poco, ripongo essenzialmente i gioielli che ho conservato dopo la separazione da Davide e qualche documento. Il


24 nostro rapporto è finito in fretta, ma abbiamo mantenuto buone relazioni, anche se io non sapevo praticamente nulla delle attività della sua finanziaria» risponde Adele Tilli. «Davide Chiani non le ha affidato alcuna importante somma o valore negli ultimi mesi? Qualche particolare titolo di credito?» chiede ancora Elisa mentre la cassetta viene estratta dal suo alloggiamento. «No, perché avrebbe dovuto farlo? Sinceramente non saprei che farmene. Io insegno Letteratura Italiana all’Università Statale e sono piuttosto digiuna di nozioni finanziarie». «Dal registro degli accessi risulta che quest’anno la cassetta è stata aperta una sola volta in maggio, da suo marito, e poi da lei, a fine giugno. Dopo non è stata più toccata. I documenti e i valori davanti a noi sono tutti suoi? E se sì, sa cosa può aver eventualmente rimosso il suo ex-marito, a maggio?» la incalza Elisa. Intanto sono giunti nel caveau e la cassetta è stata prelevata e portata nell’ufficio di servizio adiacente. Adele Tilli risponde mentre mostra l’interno del contenitore. «Non so cosa dirle, come vede il contenuto della cassetta è del tutto ordinario, né il mio ex-marito mi ha informato di alcunché. Anzi, ora provvederò a far revocare la sua delega per l’accesso. Considerata la mia inesperienza in merito, dopo la separazione non avevo provveduto». Quasi sbuffando Elisa conclude: «Bene saliamo in ufficio e chiudiamo i verbali, non penso che la disturberemo ancora». Fuori dalla banca Marcello commenta: «Secondo me sa qualcosa di più, ma potrebbe essere comunque irrilevante. Potrebbe persino essere possibile che Chiani abbia depositato qualcosa e lei l’abbia prelevato. Trovo sorprendente che Chiani abbia effettuato un solo accesso: se ha depositato qualcosa dovrebbe essere lì, se l’ha tolto non l’ha messo lui e la controparte può essere solo la moglie. La figlia è delegata ma non ha mai aperto la cassetta. Ammesso che il ragionamento funzioni, perché non scambiarsi direttamente un eventuale oggetto, o un documento, o dei valori, o dei titoli rappresentativi di valori e merci? E poi ho visto che appena ti sei resa conto della dimensione della cassetta il tuo interesse è quasi sfumato. Comunque l’accesso di Chiani è del 12 maggio scorso e voglio andare a controllare a che punto eravamo allora con le indagini e a verificare le intercettazioni di quei giorni».


25 «Buona idea, Marcello! Pensare che dopo lo scontro nella galleria di Vallalta, a maggio, credevo fosse tutto finito. Invece è iniziata una nuova avventura che non sappiamo dove potrà portarci. Comunque, a proposito del mio interesse per la cassetta di Adele Tilli, posso dire che dopo che avevi fatto le tue indagini sui contanti e sulla famosa barra, cinque mesi fa, abbiamo imparato a considerare con attenzione i volumi occupati, per l’appunto, dal denaro contante e dall’oro» risponde Elisa con il tono di chi dice un’ovvietà e ne è consapevole. «Noi stiamo cercando trenta milioni di Euro in contanti, che certo non potevano entrare in quella specie di scatola da scarpe, pure mezza vuota. Perché quella è la dimensione della cassetta di sicurezza di Adele Tilli!». Elisa sospira: «Credo che sia venuto il momento di incontrare Chiani: mi hai detto che l’appuntamento in carcere è per martedì mattina, vero?». «Sì, ma Gilli non viene, mentre ci sarà un suo collaboratore e naturalmente l’avvocato di Chiani» risponde Marcello. «Non mi entusiasma l’idea, non ne caveremo nulla, ma va fatto. Coraggio, si torna alla base» conclude Elisa.

Lugano «Mi scuso se sono arrivato qui quasi senza preavviso ma, considerato che mi aveva fatto urgenza e ho raccolto le informazioni che mi aveva chiesto, ho pensato di informarla senza indugio» dice ossequiosamente il dott. Maioni appena viene introdotto nell’ufficio di Lopez. «Non si tratta certo di dati sensazionali, comunque lascerò giudicare a lei». «Ha fatto benissimo. Si accomodi e mi dica» risponde Lopez con una certa impazienza. «Allora, confermo che Chiani ha chiesto informazioni e che gli è stato procurato un contatto con un cliente della banca, Nathan Drachman: è un importante commerciante di diamanti israelita con contatti e affari in Svizzera, ad Anversa e a Milano, dove risiede. Ecco, è tutto annotato su questo promemoria. Però posso anche aggiungere che non c’è altro, non so e non posso quindi fare di più, né credo che qualcuno dei dipendenti della banca sappia altro».


26 «Lei ci è stato utilissimo, le siamo debitori» risponde Lopez con tono sincero e i due si congedano. Appena solo Lopez invia subito le nuove informazioni oltreoceano.

Carcere di Opera, martedì 22 ottobre «Avrebbe dovuto uccidermi, commissario: anche se mi ha messo praticamente fuori uso il braccio, non dispero di potermi magari vendicare, un giorno» sibila sarcastico Chiani non appena le cinque persone si sono accomodate nella sala per gli interrogatori, sorvegliate da una guardia carceraria. Il sostituto procuratore Virtelli sta per intervenire ma Elisa lo ferma: «Tranquillo, signor Giudice, mi aspettavo qualcosa di assai più originale dal dott. Chiani, magari che potesse stupirci rivelando cosa ha fatto con trenta milioni di euro in contanti. Nonostante l’alta opinione che ho di me e di mio marito, dubito che li abbia spesi, anche solo in parte, per organizzare la nostra uccisione nella scorsa primavera». «Vedo che ha fatto un buon lavoro commissario, d’altro canto ha già dimostrato le sue grandi qualità nel sottrarsi all’attentato e poi a salvare gli altri nella galleria, cinque mesi fa» ribatte Chiani. «Penso che pochissimi possano rendersi conto di quanto possa essere anche intelligente e pericolosa una donna del suo fascino, pure io l’ho sottovalutata, ahimè. Ma non sarà mai tanto abile da ritrovare i trenta milioni in contanti che ho messo al sicuro. Effettivamente potrei anche valutare il fatto di mettere una taglia sulla sua testa». L’avvocato di Chiani interviene: «Adesso basta, signor Chiani: dottor Virtelli spero che si renda conto che il mio cliente non stava dicendo sul serio. Volevo invece sapere se, nel caso in cui decidesse di collaborare su questo punto, è prevista qualche forma di attenuante o di patteggiamento». «Più che collaborare mi sembra stia peggiorando la sua posizione, minacciando il commissario. Riguardo alla sua domanda il giudice Gilli mi ha dato istruzioni di riferire che, qualunque sia l’importanza delle informazioni che dovessimo ricevere, non potrà esserci alcun patteggiamento e lei lo sa benissimo, considerata l’estrema gravità dei


27 reati, le prove già raccolte e la flagranza. Nel tempo si potrebbe fare invece molto sul regime carcerario applicato, considerato che nessuna delle vittime del suo cliente ha perso la vita» risponde Virtelli. «Lasci stare avvocato, non ho nessuna intenzione di collaborare e concedere una vittoria completa ai miei nemici: per quanto mi riguarda il colloquio è finito» dichiara Chiani con una certa concitazione tacitando il suo stesso difensore. «Io rifletterei bene prima di chiudere del tutto la porta» interviene Elisa. «Se non sono perduti, tutti quei contanti saranno ben da qualche parte. Ci potrebbe capitare di trovarli ed esibirli all’inizio del processo, con l’anno nuovo, magari prima…e lei avrebbe partita persa su tutto il fronte e nessun vantaggio, per quanto marginale». «Be’, buona fortuna e buona caccia commissario» la schernisce Chiani. «Ora voglio essere lasciato in pace!». «Ho già consigliato al mio cliente un diverso atteggiamento, ma considerata la sua volontà non posso aggiungere altro» conclude l’avvocato difensore con un certo disappunto. Tutti i presenti si alzano e il gruppo esce dal locale. Si ritrovano in un corridoio che sbuca in un ampio atrio rettangolare, dove confluiscono quattro corridoi in modo perfettamente ortogonale, ognuno sbarrato dopo pochi metri da uno o più cancelli di sicurezza. La guardia che sorveglia l’atrio, seduta a una postazione dotata di monitor e di comandi dei sistemi di allarme, apre il cancello da cui provengono gli ospiti così gli investigatori recuperano le loro armi, che avevano depositato da lui. Chiani e gli altri seguono un po’ attardati. Nell’atrio arriva frettolosamente da un altro corridoio un funzionario, che si rivolge ai presenti. «Aspettate, abbiamo ricevuto una comunicazione secondo la quale Chiani deve essere trasferito al Palazzo di Giustizia, presso il giudice Gilli. C’è una volante che lo aspetta in cortile e laggiù potete vedere uno degli agenti giunti a prelevarlo, anche se voglio controllare, la situazione è estremamente inusuale» dice il funzionario indicando il lungo corridoio che, attraverso vari sbarramenti, conduce all’aperto. Nel corridoio, al di là di due cancelli, a circa quindici metri di distanza, si vede un agente che aspetta. Elisa si blocca incuriosita ed esclama in modo leggermente allarmato: «Un momento, è impossibile che il Giudice abbia fatto una richiesta simile, voglio controllare anch’io» ed estrae il telefono per chiamarlo,


28 udita appena anche dall’agente della volante in attesa a distanza. Proprio in quel momento Chiani è giunto a fianco di Elisa al centro dell’atrio. Tutto accade in un istante, come al rallentatore: l’agente dietro i due cancelli estrae fulmineo la pistola e la alza per sparare. «Allarmi!» grida Elisa, che lascia cadere il telefonino e si getta su Chiani, atterrandolo e piombando con lui nel corridoio laterale da dove provenivano, mentre due pallottole passano di fianco a loro. Esplodono altri colpi, il giudice e l’avvocato di Chiani cadono a terra colpiti. Fontani si è gettato dietro la postazione di controllo, sta cercando di sottrarsi al fuoco e di introdurre un colpo in canna. L’agente di guardia sta rannicchiato a terra vicino a Marcello, quando Elisa si sporge dall’angolo e colpisce il fantomatico agente con una scarica di tre colpi. Si sentono molte urla, alcune sirene iniziano a squillare in modo assordante. «Apra i cancelli in modo che possa raggiungere il tiratore e chiami rinforzi e delle ambulanze!» grida Elisa alla guardia, traumatizzata dietro la postazione di controllo, mentre tutti sono ancora rintronati dalle esplosioni di un attimo prima. «Marcello, come stai?» chiede Elisa sempre con la pistola puntata, senza staccare gli occhi dal criminale immobile a terra. «Bene, anche se credo di essermela fatta addosso» risponde Fontani già in piedi con la pistola spianata. I cancelli si aprono e i due poliziotti si avvicinano all’intruso; Elisa lo tiene sotto tiro e Fontani recupera e disarma la pistola. «Direi che questo non ci darà più problemi». «Sì, ma ce ne sarà un altro nel cortile» risponde il commissario «L’abbiamo neutralizzato: si è arreso» interviene con voce tremante il dirigente, che si è avvicinato alle loro spalle e sta parlando al cellulare. Poi più sicuro ma pallido come un cencio continua: «Cristo, che casino. Le loro credenziali sembravano ineccepibili. E la volante è autentica. Il carcere sarà in breve completamente blindato, sono scattate tutte le procedure di sicurezza al massimo livello». In breve tornano tutti nell’atrio. Arrivano altri agenti e anche il personale medico del carcere, che inizia a soccorrere i feriti. L’avvocato e il giudice non sembrano in pericolo di vita, Chiani è seduto su una sedia, sorvegliato a vista.


29 «È incredibile, pensavano veramente di portarsi via Chiani?» mormora Fontani. «Già, ma non credo che lui sapesse qualcosa: appena ha intuito delle difficoltà, il falso agente ha iniziato a sparare e il primo bersaglio era Chiani. Una missione ad altissimo rischio e quasi suicida, la sua». Elisa si siede a terra e appoggia la schiena al muro, mette via la pistola e cerca di controllare un tremito che l’attraversa per un po’: «Mio Dio, sono passati solo due minuti da quando si è iniziato a sparare…». «Che c’è commissario? Paura?» l’apostrofa Davide Chiani «Stai zitto, imbecille. Quella laggiù è la terza persona in pochi mesi che uccido, sempre per causa tua in qualche modo. Non farmi pentire di averti gettato a terra e al riparo. Avrei dovuto spararti in testa, a suo tempo» risponde Elisa. «Già, il prode commissario mi ha indubbiamente salvato la vita, devo persino esserle riconoscente, forse» risponde enigmatico Chiani. Elisa si rivolge al funzionario e al direttore del carcere, che è arrivato trafelato: «Rimettete il prigioniero in cella, per cortesia. Abbiamo un sacco di cose da fare senza avere anche lui fra i piedi a rompere le scatole». «E chiamiamo subito la centrale operativa per la volante. Se l’auto è nostra, gli agenti veri dove sono? Speriamo bene per loro» conclude Marcello. È sceso il buio ma diverse persone affollano ancora gli uffici della direzione del carcere e c’è un notevole fermento. In uno degli uffici il giudice Gilli sta interrogando il secondo falso agente, ma questi non apre bocca. «Le ripeto che non ha via di scampo: anche se avete ucciso i due agenti e nascosto i loro corpi, li ritroveremo quanto prima e la condanneremo all’ergastolo. Se invece si trovano da qualche parte e possiamo liberarli, anche grazie alle sue indicazioni, la sua posizione cambierebbe radicalmente. Mi ha capito bene? Fra l’altro scopriremo presto chi è lei veramente. È inutile che si ostini a non dire nulla». L’uomo non degna il giudice Gilli di uno sguardo. Il giudice è esasperato e, se non fosse un uomo integerrimo, non esiterebbe a usare la violenza sul prigioniero.


30 Sta riflettendo su questo istinto incontrollabile quando nell’ufficio entra Elisa, visibilmente sollevata: «Lasci perdere signor Giudice, abbiamo ritrovato gli agenti vivi». «Come stanno?». «Sostanzialmente stanno bene. Seguendo le loro tracce dall’ultimo contatto sicuro avuto con la volante, che abbiamo rilevato dalla centrale e dai dati dell’intervento che stavano effettuando, siamo arrivati sul luogo del loro sequestro. Erano prigionieri e abbandonati in un casale pericolante a pochi chilometri da qui, vicino all’abazia di Viboldone. La chiamata pervenuta per la loro volante era un tranello ben congegnato. Forse riusciremo ad approfondire la cosa, se troveremo qualche altro indizio con l’aiuto della scientifica. Gli hanno teso un agguato ben organizzato in quattro, due erano già camuffati perfettamente da agenti, quando sono arrivati in loco, e così li hanno sorpresi facilmente. Non mi sento di gettar loro la croce addosso, meno male che non li hanno ammazzati». «Devo confessare che in cuor mio li davo già per perduti» sospira il giudice. Elisa continua: «Due dei criminali si sono impossessati della volante e sono venuti direttamente qui, gli altri due sono spariti. Alla fine questo bel tipo non otterrà nessuna concessione da lei, ma eviterà di essere accusato di duplice omicidio, una fortuna per tutti». «Molto bene Elisa, sono sollevato. Qui abbiamo finito per il momento, tutti i rilievi sono stati terminati e i feriti sono all’ospedale e fuori pericolo. Penso che ognuno di noi possa tornare alla propria base. Appuntamento domani alle 11.00 per fare il punto sulla situazione».

Miami Il misterioso Juan è stupefatto: si è appena svegliato quando ha trovato un messaggio di Lopez sul canale sicuro. Riporta un link giornalistico con la clamorosa notizia della sparatoria nel carcere di Opera, a Milano. Ma la cosa più irritante è la domanda scritta in maiuscolo: SIETE STATI VOI?!?


31 Per un attimo lo sfiora un pensiero orribile, ma subito lo scaccia. Si limita a rispondere: “non prenda alcuna iniziativa. Comunicheremo prossimamente di persona”.

Milano, mercoledì 23 ottobre «Santo cielo Elisa, quando ci sei di mezzo tu sembra sempre di essere in un film di Clint Eastwood, o meglio di Bruce Willis, visto che sei tanto giovane» sbotta il commissario Nisti mentre entra nell’ufficio dove già sono presenti l’ispettore Fontani e l’ispettore Bianchi. «Scherzi a parte, come stai? E tu Marcello?». «Stiamo bene ma abbiamo sentito fischiare almeno due o tre pallottole a testa» risponde Marcello. «Elisa è stata la più svelta a mettersi in allarme e così ha evitato guai maggiori per tutti. Per fortuna sia Virtelli che l’avvocato di Chiani non sono rimasti feriti gravemente e sono del tutto fuori pericolo». «E adesso?» domanda Nisti. «Come al solito qualcuno ha avuto la lingua sciolta con i media. “ASSALTO AL CARCERE DI OPERA” titola uno dei quotidiani milanesi stamattina, ma il titolo che vi piacerà di più è sicuramente questo». E alza un giornale che titola a caratteri cubitali: “ANCORA LA COMMISSARIA RAMBO!” «Probabilmente non avete avuto tempo per rendervene conto, ma si è scatenato un casino!» conclude. Fontani fissa la reazione di Elisa e ride abbastanza convinto nel vedere quanto si stia infuriando. «Quel titolo piacerà moltissimo a Marco, che ne dici?». «Marcello, attento! Sei più vicino a essere ucciso ora di quanto lo fossi ieri, spero che tu ne sia consapevole!» lo minaccia Elisa. Dopo un momento sembra tranquillizzarsi e preferisce concentrarsi sul caso: «Stiamo raccogliendo tutti gli elementi di cui disponiamo per fare il punto con Gilli. Non ti annoio con i dettagli, Nisti, li ascolterai tra poco. Tu non hai novità dalla Svizzera?». «Per ora no, stiamo verificando se esistono altre cassette di sicurezza a nome Davide Chiani o DC GOLD FINANCE & REAL ESTATE 1980


32 S.r.l. Le autorità della Confederazione collaborano attivamente, ma un po’ a singhiozzo. E stiamo anche inseguendo la pista degli investitori che fornivano i fondi a Chiani, senza concludere granché, dato che continuiamo a rimbalzare fra società paravento sparse nei paradisi fiscali di mezzo mondo. Unico vago elemento che si ripete con una certa frequenza è l’intermediazione di una società finanziaria e di consulenza che fa capo a un certo Mirko Lopez, a Lugano. Stiamo vedendo di capire meglio anche quello, però man mano che ci allontaniamo dal centro della questione diventa più difficile penetrare il segreto bancario e professionale». «Vedremo, è giusto l’ora per raggiungere Gilli» conclude Elisa. «Buongiorno signori, non perdiamo tempo e concentriamoci: chi inizia per primo?» esordisce il giudice Gilli appena il gruppo si è accomodato. «Inizio io dalla sparatoria di ieri, dottor Gilli» risponde Fontani. «La dinamica è abbastanza chiara, ma il piano messo in atto mi sembra piuttosto disperato. Il che non ha impedito di accusare due feriti e, sinceramente, un bello spavento. In tanti anni di carriera non avevo mai sentito fischiare delle pallottole così vicine. Sempre che non consideriamo poi che ci è scappato pure il morto, anche se, dopo che mi ha preso di mira e sparato, non nutro certo buoni sentimenti nei confronti dell’anonimo de cuius. Perché, e qui continua a ripetersi la storia, non riusciamo a identificare né lui, né il suo complice. Tutto come per gli altri sette delinquenti, morti o in nostre mani, in cui ci siamo imbattuti dall’inizio di questa storia infinita, ben prima del matrimonio della nostra Elisa. Un’indagine che, praticamente conclusa nel corso del giugno scorso, o così pensavamo, ritorna al centro dell’attenzione e ci spinge su piste inesplorate». L’ispettore appare preoccupato. «Ora stiamo cercando qualche indizio con l’aiuto delle telecamere di sorveglianza dell’area. Ci sarebbe utile individuare l’auto con cui i quattro si sono mossi per tendere l’agguato ai nostri: se la ritrovassimo potremmo almeno cercare di capire da dove sono arrivati. Per il messaggio mail di conferma pervenuto al carcere abbiamo scoperto che è stato parzialmente hackerato l’account del Tribunale: questo ci fa molto pensare e preoccupare e i tecnici competenti stanno lavorando alacremente per ripristinare il livello di sicurezza. Naturalmente la prima cosa che hanno detto è che era impossibile penetrare il sistema…».


33 Interviene Elisa: «Anche se pizzicassimo gli altri due complici non so se ci sarebbero utili, viste le caratteristiche di questa specie di “guerrieri della notte”. Sono sempre senza documenti o con documenti falsi. E i riscontri dattiloscopici sono sempre negativi. Dovremmo cercare di scoprire chi sta dietro a queste persone. Mi viene da pensare che anche loro stiano cercando il tesoro nascosto da Chiani. Forse è per questo che volevano portarselo via. Visto che l’azione, esageratamente temeraria, concordo assolutamente con Marcello, stava fallendo, probabilmente come alternativa avevano ordine di chiudergli la bocca». «E quella società di consulenza in cui si è imbattuto Nisti?» domanda il giudice. «Penso che dovrò sollecitare le autorità svizzere ad approfondire con urgenza». «Direi proprio di sì signor Giudice, con urgenza» risponde Elisa. «Ma la conclusione è che la drammatica vicenda di ieri sembra quasi un violento intermezzo che finisce lì. Nessuna pista aggiuntiva per il patrimonio sottratto, Chiani continua a non collaborare e penso che ognuno di noi tornerà a battere la pista che stava seguendo». «Elisa, credo che abbia del tutto ragione. Bianchi, continui le indagini sui criminali che sono spariti dopo che avevano sequestrato i nostri due agenti» conclude Gilli. «Non sarà difficile condannare duramente Chiani e i suoi complici, ma vorrei recuperare tutto il patrimonio della DC GOLD FINANCE & REAL ESTATE 1980 S.r.l. E mi raccomando, prestate tutti molta attenzione».

Milano, giovedì 24 ottobre «Ciao mamma, come stai oggi?» domanda Beatrice Chiani. «Abbastanza bene, mi sono calmata» risponde Adele Tilli. «Sai come sia difficile sopportare quanto accaduto negli ultimi mesi. Scoprire il lato oscuro del mio ex-marito e di tuo padre è stato terribile. Incontrare la donna che l’ha smascherato e ferito gravemente è stato invece terribilmente imbarazzante. È indubbio che Davide abbia ordinato di ucciderla, lo scorso aprile. Non riesco a capacitarmi che tuo padre, l’uomo con cui sono stata sposata tredici anni, abbia potuto ordire una


34 serie di delitti così raccapriccianti. E penso anche a cosa possa passare nel tuo cuore e nella tua mente». «Per ora nessuno ha collegato te e me a papà, visto che ormai anch’io uso il cognome Tilli e non Chiani. Almeno non dobbiamo affrontare la curiosità morbosa della gente o stupide ironie, anche se sarebbero l’aspetto meno rilevante di questa tragedia, mamma» risponde la figlia con una sicurezza stupefacente per la sua giovane età. «Sappi che tuo padre mi ha detto tempo fa che c’è una sola cosa che gli interessa veramente nella sua vita e che sei tu, pur con tutto quello che possiamo pensare di lui. Non dimenticarlo mai. E, qualunque difficoltà, problema o sofferenza ti assalga, parlamene! Non dimenticare mai neppure questo. E ora raccontami le ultime novità su come sta andando in università. Dimentichiamo il resto. La nostra vita deve continuare».

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AVVISO NUOVO PREMIO LETTERARIO: In occasione del suo 10° anniversario, la 0111edizioni organizza la Prima edizione del Premio "1 Giallo x 1.000" per gialli e thriller, a partecipazione gratuita e con premio finale in denaro (scadenza 31/12/2018) http://www.0111edizioni.com/

Al vincitore verrà assegnato un premio in denaro pari a 1.000,00 euro. Tutti i romanzi finalisti verranno pubblicati dalla ZeroUnoUndici Edizioni senza alcuna richiesta di contributo, come consuetudine della Casa Editrice.


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