In uscita il / /2019 (1 ,50 euro) Versione ebook in uscita tra fine PDU]R e inizio DSULOH 2019 ( ,99 euro)
AVVISO Questa è un’anteprima che propone la prima parte dell’opera (circa il 20% del totale) in lettura gratuita. La conversione automatica di ISUU a volte altera l’impaginazione originale del testo, quindi vi preghiamo di considerare eventuali irregolarità come standard in relazione alla pubblicazione dell’anteprima su questo portale. La versione ufficiale sarà priva di queste anomalie.
ANTONIO BARRECA
RIVERBERI DI LUNA COMANCHE
ZeroUnoUndici Edizioni
ZeroUnoUndici Edizioni WWW.0111edizioni.com www.quellidized.it www.facebook.com/groups/quellidized/ RIVERBERI DI LUNA COMANCHE Copyright © 2018 Zerounoundici Edizioni ISBN: 978-88-9370-287-4 Copertina: immagine Shutterstock.com Prima edizione Marzo 2019 Stampato da Logo srl Borgoricco – Padova
3
CAPITOLO 1
Un silenzio tombale piombò nell’affollato saloon. «Maledetto, hai barato!» urlò un cowboy alzandosi di scatto da uno dei tanti tavoli della sala gremita «ho visto perfettamente che hai preso l’ultima carta del mazzo.» Il dirimpettaio, senza minimamente scomporsi, continuò ad aspirare il sigaro, fissando negli occhi il suo accusatore. «Ritira ciò che hai detto, pivello. Non tollero che mi si accusi così.» I clienti del saloon, prevedendo un’imminente grandinata di piombo, cominciarono a cercare riparo o guadagnare ordinatamente l’uscita. «Non ritiro un bel niente, anzi voglio che mi venga restituito fino all’ultimo dollaro.» «Se no, cosa mi fai sottospecie di idiota?» ghignò con tono di sfida il presunto baro. Balbettando una risposta, l’uomo esitò un attimo, incerto sul da farsi, dopodiché avvicinò istintivamente la mano alla fondina. Veloce come una folgore, l’avversario estrasse il ferro da tiro e fece fuoco, fulminandolo sul colpo. Un tonfo sordo seguì l’eco della detonazione, mentre un brusìo crescente si propagò fra i presenti. «Straniero, lo hai accoppato! Ti conviene fuggire via, prima che giunga lo Sceriffo» suggerì saggiamente l’oste da dietro il bancone. «Non perderò di certo il sonno per questo» riprese impassibile il pistolero, riponendo la Colt ancora fumante nella fondina «avete visto tutti: è stata legittima difesa.» «Non conoscete lo Sceriffo Wingman, vi pianterà un sacco di grane.» «Grazie per l’interessamento, brav’uomo, ma non ho timore di affrontarlo. Anzi, versami un whisky doppio nell’attesa che giunga.» Non volendolo contrariare, l’oste si apprestò a prendere la bottiglia dallo scaffale per servirlo. «Versatene uno pure per te, offro io.»
4 Nemmeno il tempo di mandar giù il contenuto del bicchiere, che già dall’uscio provenne una voce rauca e cavernosa. «Cosa è successo qui?» urlò lo Sceriffo, varcando le antine basculanti del saloon. «Posso spiegarvelo io, stella di latta. Barman, riempi un altro bicchiere per il nuovo arrivato!» disse lo straniero. Incurante del suo tono sprezzante, il tutore dell’ordine gettò un’occhiata al corpo senza vita del cowboy, riverso a pochi passi dal tavolo pieno di fiches da gioco e carte sparpagliate. Si avvicinò al banco e riprese: «Allora, straniero? Sto aspettando la vostra versione dei fatti.» «Il galletto l’ho steso io, Sceriffo, ma per legittima difesa. Il barman e gli altri avventori del locale possono testimoniare che stava per estrarre per primo la pistola, al termine di una discussione di gioco, e se non fossi stato più veloce, adesso nella polvere ci sarei io.» «Confermi, Sam?» chiese lo Sceriffo all’oste che gli stava versando un whisky. «Sì, Sceriffo Wingman. È andata come ha detto lui.» «Questo chiude le cose, bevete alla mia salute» concluse lo straniero. «Non abbiate fretta, straniero. Chi siete? Più vi guardo e più il vostro volto non mi è nuovo.» «Non l’avete di certo visto stampato su un avviso di taglia nella vostra giurisdizione» sorrise sarcasticamente l’uomo «comunque, visto che non posso esimermi dal darvi le mie generalità, il mio nome è James Connors.» All’udire quel nome, lo Sceriffo impallidì. «Si parla molto di voi oltre confine» specificò l’uomo di legge, dopo essersi parzialmente ripreso dalla sorpresa. «Le chiacchiere della gente lasciano il tempo che trovano» commentò Connors. «Cosa ci fate a Las Cruces, intendete fermarvi a lungo?» Con estrema calma, il pistolero riaccese il sigaro. «Non preoccupatevi, Sceriffo. Sono solo di passaggio e se quell’idiota steso nella polvere non mi avesse fatto perdere tempo con le sue infondate accuse, a quest’ora sarei già al galoppo sotto il cielo messicano.» «Bene, vi ordino di lasciare al più presto il paese.»
5 «Mi mettete alla porta come un cane randagio, Sceriffo?» sbottò sarcasticamente Connors. «Ho appurato che un’eventuale accusa di omicidio nei vostri confronti sarebbe solo tempo perso per la giuria, quindi se non avete altro da fare nella mia contea, cambiate aria. Vi conosco di fama e non voglio problemi.» «Datemi almeno il tempo di farmi un altro cicchetto e finire il sigaro, egregio tutore dell’ordine. So bene che scoppiate dalla voglia di mettermi in guardina, ma qui non siamo in Texas e non potete muovere un solo dito contro di me.» «Prima andate via e prima l’aria tornerà a essere respirabile in questo locale» replicò fieramente Wingman. «Ringraziate la stella di latta che portate appesa al camiciotto» aggiunse Connors alzandosi dallo sgabello, dopo aver gettato il sigaro sull’impiantito «se fosse stato un altro a parlarmi con quel tono, avrebbe già ingoiato tutti i denti.» Dopo aver lanciato alcune monete sul bancone, s’incamminò verso l’uscita senza degnare d’uno sguardo i presenti. «A proposito…» aggiunse, voltandosi in prossimità dell’uscio «dimenticavo di ringraziare il barman per il pessimo bruciabudella che mi ha servito.» Connors estrasse nuovamente la Colt dalla fondina con fulminea rapidità e sparò con precisione un colpo, mandando in frantumi la bottiglia semivuota poggiata sul banco. Quando il pistolero sparì, il silenzio del saloon fu violato dai rumorosi commenti dei presenti. «Che brutto ceffo!» esclamò Sam sospirando. «Un autentico demonio… e dire che in passato vestiva la divisa dell’esercito» proseguì lo Sceriffo. «Mando a chiamare il becchino?» chiese uno dei frequentatori del saloon. «Sì, fate rimuovere quel povero sprovveduto. Affrontare così quel fulmine scatenato di James Connors… ha pagato a caro prezzo la sua ingenuità. Il Cielo lo abbia in gloria.» «Si vocifera che campi facendo il cacciatore di scalpi.» «Non solo. Alcune segnalazioni lo danno in affari con loschi speculatori, e pare che venda armi e barilotti di whisky ai Comanche.»
6 «Non sapevo fosse un comanchero.» «È un figlio del demonio quello, e sulla sua testa in Texas pendono fior di taglie, ma visto quanto è velenoso e svelto con le armi, dubito che mai qualcuno possa passare all’incasso.» Salutato l’oste, lo Sceriffo Wingman si apprestò a lasciare a sua volta il saloon. «Per fortuna la permanenza di quel dannato a Las Cruces è stata breve, se no il povero becchino avrebbe dovuto fare gli straordinari oggi» pensò a voce alta Sam, asciugandosi col palmo della mano un rivolo di sudore sulla fronte, dopo la frenetica sequenza appena vissuta.
14 maggio 1849 Ogni volta che William viene a farmi visita è una gran festa. Oggi poi, visto che papà e il signor Madison dovevano recarsi a El Paso col carro per fare compere all’emporio, abbiamo trascorso un’intera mattinata a giocare con Blackie sulle rive del fiume. La mamma ci ha ripetutamente raccomandato di non allontanarci dal ranch, e dopo averci preparato alcuni sandwich per la colazione, si è apprestata a mungere le vacche nella stalla. Io, William e il nostro amico a quattro zampe, non abbiamo perso un solo istante a correre per i campi e raggiungere le sponde del Rio Concho. La giornata era piacevolmente calda e dopo aver mangiato all’aria aperta, ci siamo divertiti un mondo a lanciare oggetti a Blackie e farceli riportare indietro. I Madison posseggono un ranch vicino al nostro, proprio alle pendici dei monti Guadalupe. I nostri genitori si conoscono da svariati anni e sono in ottimi rapporti d’amicizia. William è un anno più grande di me, ma andiamo tanto d’accordo. È il mio migliore amico, il fratello che non ho mai avuto. Siamo in piena sintonia e giocare insieme è davvero bellissimo. Stamattina poi, abbiamo vissuto insieme un’emozionante avventura che rimarrà il nostro piccolo segreto.
7 Dopo aver giocato a lungo sulle rive del fiume, William ha proposto di esplorare la piccola grotta in sommità della collina antistante al ranch. Dapprima ho provato a dissuaderlo dall’andare, temendo i rimproveri della mamma ma poi, alle sue insistenze, ho ceduto. La collina è a una ventina di minuti dalla casa; ci siamo inerpicati lungo i soleggiati sentieri, con la gioia radicata nel cuore e decisi a goderci appieno la nostra mattinata di libertà. Era tanto che non andavo alla grotta, l’ultima volta mi ci aveva portato mio padre, mesi prima. Oggi ho avuto l’occasione di andarci da solo e poter così veder da lassù i campi coltivati e la nostra casa che sembrava piccina come una noce. Giunti vicino alla cavità naturale, tuttavia, Blackie è sembrato un tantino agitato. Ha cominciato ad abbaiare e ringhiare nervosamente. Stavo per richiamarlo ad alta voce per farlo smettere, quando William mi ha intimato di tacere, trascinandomi nella buia grotta. «Che ti prende?» gli ho chiesto sorpreso, ma lui zittendomi mi ha indicato di guardare fuori. Seguendo il suo consiglio, ho volto il mio sguardo nel piccolo avvallamento sottostante e nascosto dietro una fitta vegetazione, ho scorto un giovane indiano intento a scrutare i campi. È stata un’emozione forte per entrambi, né io né William avevamo mai incontrato così da vicino un selvaggio. Indossava molte penne variopinte in capo, sulla lunga capigliatura castana. Aveva un fisico muscoloso e nudo dalla cintola in su. Possedeva pure una scure e a essere sinceri mi ha messo un po’ di paura. Per timore che ci potesse localizzare, abbiamo fatto in modo di calmare il cane, che con i suoi versi poteva richiamare la sua attenzione. Il pellerossa sembrava proprio non averci visto, tuttavia i guaiti di Blackie lo avevano messo in allarme. Dopo essersi alzato, si è guardato attorno con prudenza, e insospettito, nel volgere di pochi secondi è scappato lungo il sentiero per andare a recuperare il proprio cavallo. Lo abbiamo visto montare in groppa con straordinaria abilità, ed è volato via, veloce come il vento, cavalcando senza sella. Il cuore mi batteva forte e, sebbene affermasse il contrario, credo che anche William si era preso paura.
8 Dopo molti minuti abbiamo deciso di lasciare il nostro nascondiglio, e una volta assicurati che non ci fosse più nessuno intorno, ci siamo avvicinati al punto in cui poco prima stazionava l’indiano. La vista da lì era splendida, il nostro ranch, sebbene distante alcune miglia, sembrava potersi toccare con mano. «James non muoverti!» mi ha gridato di colpo William, facendomi trasalire «stavi per pestare questo.» Non avevo avuto nemmeno il tempo di chiedergli chiarimenti, che già si era chinato a cogliere un oggetto luccicante. «Cosa hai trovato?» ho chiesto con curiosità. «Sembra una collana. Deva averla persa l’indiano quando è fuggito.» In effetti era proprio una collana con due pendagli in pietre turchesi. Il laccio si era impigliato in un ramoscello e nella fretta, il pellerossa l’aveva persa senza accorgersene. «Guarda come luccica, James» sorrise felice William. Smontò rapidamente i due pendagli e me ne porse uno. «Questo è il nostro bottino, amico mio. Lo conserveremo sempre in ricordo della nostra avventura e della nostra amicizia, che ne dici?» propose lui. Ho risposto di sì sorridendo, mi è parsa subito una brillante idea. Tuttavia l’ho convinto a tornare subito a casa visto l’orario. Sebbene avessi intenzione di parlare con papà della nostra avventura, William mi ha suggerito di tenere il segreto con i nostri genitori e in fondo credo abbia ragione: se dovessero sapere che ci siamo allontanati così tanto senza il loro consenso, la punizione sarebbe assicurata. Nell’attesa del nostro prossimo incontro, ho conservato il prezioso pendaglio in un cassetto nello scrittoio. Lì non lo vedrà nessuno e il nostro piccolo segreto sarà al sicuro.
9
CAPITOLO 2
I brulli contrafforti della Sierra Encantada, sotto l’asfissiante calura emanata dal sole allo zenit, assumevano le sembianze dell’anticamera dell’inferno. Tra i tornanti polverosi della sconnessa pista, un gruppo minuto di cavalieri, affaticati e boccheggianti dal caldo, scortavano un agile carro coperto da un telone grigiastro. Il cigolio dell’assale, messo a dura prova dal manto accidentato, si mescolava alle imprecazioni del conducente e ai nitriti dei cavalli da traino, ripetutamente richiamati dal brusco sferzare delle redini. «Che io sia dannato!» urlò l’uomo all’ennesimo sobbalzo del mezzo. «Tutto a posto, Daniel?» chiese, avvicinandosi al carro, colui che aveva tutta l’aria di essere il capo del gruppetto. «Puoi giurarci, James. Che bisogno c’era d’inerpicarsi lungo questa pista maledetta, buona solo per i crotali e gli scorpioni?» «Da quando in qua metti in discussione i miei ordini?» Resosi conto di avere un po’ esagerato con le lamentele, e conoscendo bene il carattere del suo capo, Daniel tentò di stemperare il tono: «Non avevo affatto intenzione di criticare il tuo operato, James. Stavo solo dicendo che avremmo dovuto scegliere una pista meno tortuosa per raggiungere il luogo dell’appuntamento con gli emissari di Lancia Spezzata. Sarà un miracolo se avrò ancora un organo al suo posto, dopo tutte queste ore seduto a cassetta su questa pietraia.» «La tua opinione me la fumo nella pipa, Daniel!» ribadì seccamente il capo «non stiamo facendo una gita di piacere. Continua a guidare e chiudi il becco.» «Siamo nervosi o sbaglio?» chiese un terzo cavaliere, intervenendo nella conversazione. «Non ti ci mettere anche tu, Paul. Mi bastano le lamentele di quella vecchia squaw travestita da cowboy.»
10 «Non essere ingiusto con Daniel, non è invidiabile la sua posizione. Mica è una bazzecola condurre il carro su questo manto e sotto il sole infernale.» «Lo so perfettamente, ma non potevamo di certo scegliere piste battute dai soldati, per consegnare il carico che trasportiamo. A Fort Davis si stanno dando molto da fare per metterci il sale sulla coda e lo sapete.» Paul annuì in silenzio con un lieve cenno del capo, poi avvicinò la borraccia alle labbra per dissetarsi. «È ancora distante la Rocca del Falco?» «Mancano solo poche miglia» rispose James. «Sicuro che troveremo già ad attenderci quei maledetti musi rossi?» Aspirando profondamente il sigaro mentre incitava il proprio cavallo a procedere lungo un breve tratto in pendenza, James Connors rispose: «Ci puoi scommettere la tua parte di paga. Quel fulmine scatenato di Lancia Spezzata è impaziente di ricevere questo nuovo rifornimento di fucili, per continuare le sue scorrerie ai danni dei coloni stanziati nella vallata del Pecos. È una belva assetata di sangue quella scimmia rossa, e noi abbiamo tutto l’interesse ad alimentare la sua arsura, visto che ci rimpinguiamo le tasche con questo traffico.» «Non direi!» reclamò Daniel sputando, disturbato dalla polvere. «Cosa intendi?» «Che a noi toccano solo le fatiche e i rischi, oltre le briciole, mentre il signor Jackson si arricchisce sulle nostre spalle. Se i maledetti Comanche decidessero di scotennarci, o le pattuglie di Fort Davis ci beccassero con le mani nel sacco, cosa ne sarebbe di noi? Il patibolo è assicurato.» «Strano discorso il tuo, Daniel» aggiunse Connors, fissando attentamente negli occhi il suo pard. «Non fraintendermi, non volevo tirarmi indietro, solo che…» «Cosa?» chiese severamente il temuto capo. «Dovremmo convincere il signor Jackson ad allargare i cordoni della borsa. Non mi va rischiare la vita per pochi spiccioli, mentre lui fa lauti guadagni.» «Vuoi uscire tu, di tasca tua, soldi per comprare le armi da rivendere?» «No di certo, ma vorrei essere ricompensato più degnamente per il mio compito. Tu almeno ti becchi un quarto del ricavato, noi cinque
11 dobbiamo dividerci il restante, mentre quel borioso mercante si becca la metà del miele.» «Vuoi prendere il mio posto, Daniel? È questo che stai cercando di dirmi?» mettendo mano alla pistola, James continuò: «libero di farlo, ma prima devi fare i conti con la mia Colt. Sono disposto a sfidarti a regolare duello, e se mi batterai potrai reclamare la leadership del gruppo.» Alla proposta Daniel sudò freddo. Sfidare James Connors equivaleva a un sicuro suicidio. La fama giustificata della sua velocità con i ferri da tiro, era corsa veloce in tutto il Sud-Ovest del Texas. «Piantatela di litigare» intervenne Paul in difesa del compagno «Daniel non intendeva affatto reclamare il tuo posto, chiedeva solo un piccolo ritocco del compenso, e onestamente non ci vedo nulla di male, visto il rischioso traffico che conduciamo.» «Se volete continuare a far parte della mia banda, dovete fidarvi di me. Dovremo pazientare ancora un po’. Quando i tempi saranno maturi e le giacche azzurre si muoveranno militarmente contro i Comanche per punire le scorrerie dei gruppi ribelli, presenteremo a Burne Jackson il conto e ci arricchiremo come nababbi.» «Speri ancora che l’esercito impugnerà le armi contro la tribù di Falco Nero? Lui è da un pezzo che si è ritirato con la sua gente sulle alture dello Stockton Plateau e non mi risulta abbia più dato grattacapi alle autorità.» «Ma Lancia Spezzata è un guerriero della sua tribù, e vedrete che all’ennesimo eccidio l’opinione pubblica chiederà la sua testa e quella del suo Sakem. A quel punto il Colonnello Madison sarà costretto a muovere le sue truppe.» La conversazione fu bruscamente interrotta dalla voce di Pedro, uno dei due messicani del gruppo. «Amigos c’è qualcuno su quel crinale.» «Cosa hai visto, Pedro?» «Un luccichio metallico.» Senza aggiungere altro, James avanzò deciso in direzione della sommità e si apprestò a fare segnalazioni luminose con uno specchietto estratto dal gilet.
12 Nel volgere di pochi minuti, una decina di Comanche discese il sentiero, andando incontro ai nuovi venuti. «Bene ci sono venuti incontro» specificò Paul «così risparmieremo tempo e avremo modo, già in serata, di scolarci una buona bottiglia nella cantine di Piedas Negras.» «Salute a te, Volpe Gialla» esordì James salutando il luogotenente di Lancia Spezzata. «Lunga vita a te, viso pallido Connors. Vedo dal carro che il grande mercante di Sanderson ha mantenuto la sua promessa.» «I fratelli Comanche avevano dubbi in proposito? Garantisco io per lui e Lancia Spezzata sa bene che James Connors parla sempre con lingua diritta.» Senza indugiare, Daniel arrestò il carro e invitò alcuni guerrieri a controllare il contenuto del carico. Al contempo, su ordine del capo, Paul tirò fuori due barilotti di whisky. «Speravo di poter bere in compagnia di Lancia Spezzata, ma visto che ha mandato voi per ricevere le armi, avrò comunque il piacere di brindare alla salute del coraggioso Volpe Gialla.» «Augh!» esclamò l’indiano, già impaziente di bagnare il palato con la forte acquavite. «Questo è un mio dono personale per gli amici Comanche. Servitevi tutti e fate avere due barilotti al vostro valoroso capo.» Attirati come mosche sul miele, il drappello di indiani si accalcò nei pressi dei barilotti. «Ora che ci siamo tolti la sete, parliamo d’affari» specificò Connors dopo aver mandato giù varie sorsate, passandosi di mano il barilotto con Volpe Gialla. «Sul carro, come concordato, i fieri Comanche troveranno due casse colme di fucili a ripetizione, nuovi di zecca, e una montagna di cartucce.» «Lancia Spezzata e i suoi uomini hanno bisogno di molte canne tonanti per combattere gli usurpatori bianchi.» «Lo so bene e ne avrete altre in futuro. Non potevo organizzare un carico più grande per non rischiare di finire tra le grinfie dei soldati di Fort Davis o di qualche pattuglia di Rurales. Ma il tuo prode capo può stare tranquillo, fino a quando pagherà le armi, ne avrà quante ne vuole.
13 I magazzini del mercante Jackson sono carichi da scoppiare. A proposito, dove sono le pepite?» Volpe Gialla tirò fuori un sacchetto colmo che porse al pistolero. «Il fratello bianco può controllare. Anche gli uomini di Lancia Spezzata hanno una sola parola.» James controllò rapidamente il contenuto del sacchetto, assicurandosi che la quantità di pepite d’oro equivalesse alla cifra pattuita. Poi intascò il bottino e offrì un sigaro al Comanche. «So bene che farete un buon uso di questo arsenale. I fratelli Comanche sono molto coraggiosi e Lancia Spezzata sarà in grado di condurli sui sentieri della gloria ai danni degli invasori bianchi e le giacche blu.» «Augh… sono finiti i tempi in cui il glorioso popolo rosso si piegava ai soprusi dell’uomo bianco. Falco Nero è ormai un pavido vecchio che ha rinunciato a battersi per i diritti della sua gente, Lancia Spezzata invece è il capo giusto per guidarci alla vittoria. Già altri guerrieri accorrono ai suoi ordini, uomini coraggiosi assetati di rivalsa.» «Il fratello bianco fa il tifo per voi. Di qualunque cosa abbiate bisogno, basta fare un fischio.» Nel frattempo che i Comanche costruirono dei rudimentali travois per trasportare le casse con i fucili, James Connors e i suoi uomini finirono il contenuto del barilotto insieme a Volpe Gialla. Concluso il trasferimento del carico, il gruppo di indiani si congedò dai venditori. «Porta i miei saluti a Lancia Spezzata. Attenderò sue notizie per organizzare il prossimo carico.» «Contaci, fratello Connors. Il Grande Spirito sia con te.» Quando il drappello di pellerossa sparì oltre la volta, i comancheros invertirono la marcia e si diressero al passo, lungo la pista che li avrebbe condotti al villaggio di Pietras Negras. «Ottimo bottino stavolta.» «Sì Paul, i ribelli di Lancia Spezzata sono la nostra gallina dalle uova d’oro.» «Non tanto finché i proventi finiranno nelle tasche di Burne Jackson» commentò Paul. «Non cominciare pure tu con questa storia. Odio ripetere le stesse cose. Vi garantisco che quell’infido mercante riceverà presto il nostro salato benservito.»
14 «Fin quando potremo fidarci di Lancia Spezzata e i suoi sanguinari lupacchiotti? Ho paura che una volta raggiunto ciò che vogliono, possano decidere di sfogare la loro rabbia pure con noi. In fondo siamo bianchi.» «Al momento non gli conviene prendersela con noi. Siamo gli unici che possono fornirgli ciò di cui ha bisogno. Tuttavia, sa pure che sono un boccone duro da mandar giù e che non lo temo. Gli costerebbe caro il mio scalpo. James Connors non è il tipo da farsi infinocchiare da quattro pidocchiosi Comanche. Tranquillo, filerà dritto. Ora bando alle chiacchiere e muoviamoci ad abbandonare questo posto balordo.» Senza più fiatare, Paul si accodò al gruppo in marcia accanto al carro, mentre i torridi raggi del sole pomeridiano, rendevano simile a una fornace il valico della Sierra, percorsa di buon passo dai cavalieri, soddisfatti dall’esito dell’affare appena concluso.
17 maggio 1849 Oggi ho rischiato seriamente di far scoprire a mamma il mio segreto. Come concordato con William, ogni volta che siamo insieme ci mostriamo a vicenda i due pendagli indiani trovati in prossimità della grotta; è il nostro segnale di riconoscimento, un rituale d’amicizia. Purtroppo stamattina mi sono dimenticato di nasconderlo al solito posto, e distratto dai nostri giochi, l’ho lasciato in vista sullo scrittoio. La mamma, stranamente nervosa, ci ha impedito di uscire a giocare nel cortile. Non capendone il motivo, io e William siamo rimasti in cucina a inventarci un passatempo alternativo, mentre lei si è dedicata alle mansioni domestiche. Appena mi sono accorto della dimenticanza, sono subito corso nella mia camera ma troppo tardi: la mamma stava già spolverando sullo scrittoio. “Sono fritto!” ho pensato tristemente “adesso vedrà il mio amuleto e chiederà chiarimenti, costringendomi a rivelare il nostro segreto.” Afflitto dall’idea, sono tornato mogio in cucina, dove William mi aspettava per proseguire il nostro gioco.
15 «Cos’hai James?» mi ha chiesto. «Purtroppo temo che mamma abbia visto il mio amuleto.» «Accidenti, non ci voleva.» Stavamo cercando di concordare una bugia per spiegare la presenza del pendaglio in casa, quando lei ci ha raggiunto con aria pensierosa. La nostra sorpresa è stata grande, allorché non ci ha chiesto nulla in proposito. Impossibile che non lo abbia visto, quindi come mai non mi ha detto nulla? Ha continuato a preparare il pranzo, visibilmente preoccupata, mentre io e William abbiamo tirato un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo. «Stai bene mamma?» le ho chiesto dopo un po’, continuando a vederla strana. Mi ha risposto rassicurandomi, ma era scura in volto. Forse il ritardo di papà, recatosi a El Paso col padre di William, la affliggeva. Fortunatamente dopo una ventina di minuti lo scalpiccio dei cavalli ha preannunciato l’arrivo del carro. Finalmente papà e il signor Madison erano di ritorno. Sono entrati in casa con espressione accigliata, senza nemmeno salutarci. Dopo un rapido sguardo d’intesa fra i miei genitori, siamo stati invitati a chiuderci nella mia stanza. William, una volta rimasti soli, ha proposto di origliare per capire il motivo di tanta preoccupazione dei nostri cari. Ci siamo appostati dietro la porta socchiusa, e abbiamo sentito il tono serio di papà. «Lo Sceriffo di El Paso non è riuscito a fornirci notizie più dettagliate» diceva mentre gli altri presenti, a giudicare dal loro silenzio, lo ascoltavano con molta attenzione «tuttavia è certo che la banda di Falco Nero e i suoi scalmanati Comanche siano sul sentiero di guerra e ha devastato vari ranch lungo la vallata del Pecos.» «Oddio Thomas, c’è il rischio che attacchino pure noi?» ha chiesto mia madre spaventata. «Non è detto ma è bene tenere gli occhi aperti. Bisogna segnalare ai militari di Fort Quitman qualsiasi movimento sospetto e cercate di non allontanarvi mai dalla casa.»
16 Le preghiere della mamma si mescolavano alle imprecazioni del signor Madison. «Questi cani rossi meriterebbero di essere arsi vivi.» «Manteniamo i nervi saldi» ha aggiunto papà con la consueta praticità di carattere «vedrete che quei predoni gireranno al largo. In ogni caso potremo contare sulla protezione dell’esercito, che pare stia tallonando il gruppo di ribelli. Comunque raddoppieremo le precauzioni, specialmente di notte, e impediremo ai ragazzi di giocare all’aperto. Non si sa mai.» La notizia appena udita non ci ha reso di certo felici, ma non abbiamo avuto nemmeno il tempo di discuterne con William, che già la mamma entrava in camera per dirgli che lui e il signor Madison erano pronti alla partenza. Ci siamo salutati un po’ mestamente, ma abbiamo ricevuto la promessa che fra un paio di giorni potrò fargli visita al ranch.
17
CAPITOLO 3
Gli ultimi infuocati raggi del sole morente tingevano i lontani costoni dei Davis Mountains, mentre un lieve vento caldo da sud accarezzava delicatamente le fronde della sparuta vegetazione. La sterminata vallata, man mano che l’oscurità s’infittiva, sembrava salutare il sole e nell’irreale silenzio si celava nelle tenebre. Quando l’ultimo raggio si spense all’orizzonte, una miriade di lucenti stelle apparvero nella volta celeste, osannate dai ritmici canti degli uccelli notturni e sorvegliate dal protettivo sguardo della pallida luna. Quasi indifferenti dinanzi a un simile spettacolo di serenità e quiete che la natura selvaggia stava proponendo loro, una pattuglia di ritorno dal consueto giro di ronda, si apprestava a rientrare al forte. La stanchezza e l’inquietudine accumulata dopo un lungo pomeriggio al galoppo, serpeggiava tra i soldati. Visi tesi e stremati cercavano impazientemente con lo sguardo le palizzate del forte, mentre il silenzio veniva violato solo da voci sporadiche e da nitriti occasionali dei cavalli, affaticati anch’essi dalla lunga cavalcata sulla pietraia. Erano da poco trascorse le otto, quando la pattuglia venne annunciata dalle guardie appostate sugli spalti del fortino e in pochi minuti il gruppo fece il sospirato rientro. Il Tenente, impolverato in viso, smontò da cavallo e diede immediatamente consenso alla pattuglia di rompere le righe. Dopo aver ripreso fiato, si spolverò alla meglio l’uniforme e si apprestò a dirigersi verso gli uffici del quartier generale, per fare rapporto al superiore. Le notizie che portava non erano di certo positive e ciò lo induceva ad affrettarsi per conferire immediatamente col Colonnello. Salutato il soldato di picchetto alla porta, e ricevuta la conferma della presenza dell’ufficiale, il Tenente Colbert si fece accogliere per redigere il suo rapporto. «Accomodatevi, Tenente» esordì il superiore indicando la sedia vuota posta dinanzi la sua scrivania.
18 «Ai vostri ordini, signore.» Dopo aver atteso che il Tenente prendesse posto, il Colonnello lo esortò a dar la stura al suo racconto. «Purtroppo porto cattive notizie, Colonnello Madison.» «Avete avuto scontri con la banda di ribelli Comanche?» chiese perplesso il dirigente di Fort Davis. «No, ma purtroppo ci siamo imbattuti in un ranch di coloni dato alle fiamme da quei dannati.» «Dannazione!» urlò rabbioso il Colonnello battendo il pugno sulla scrivania «ci sono stati sopravvissuti?» «Nessuno purtroppo, è stata una strage.» «Maledetti selvaggi, meritano di essere ricacciati a cannonate nell’inferno che li ha vomitati.» «La mia pattuglia ha provveduto a dare cristiana sepoltura ai civili trucidati, e subito dopo abbiamo cercato di seguire le tracce degli assalitori.» «Ci sono state troppe vittime?» «Una decina, fra i proprietari del ranch e i vaqueros» rispose seriamente il Tenente. «Dio li abbia in gloria, povera gente. E del drappello di quei maledetti assassini cosa avete da dirmi?» «Dalle tracce rilevate sul terreno dell’eccidio c’è da credere che conti di una cinquantina di unità.» «Sta crescendo notevolmente il numero della banda di Lancia Spezzata» osservò il Colonnello. «È quello che ho notato anch’io, Colonnello Madison. Ho dato ordine di seguire per un paio di miglia le tracce degli assalitori, poi, vedendo che puntavano decisamente oltre confine, ho desistito.» «Scelta saggia, Tenente. Oltre al fatto che un eventuale nostro sconfinamento potrebbe far storcere il muso alle autorità messicane e crearci grattacapi, affrontare quei dannati con una sparuta pattuglia di soldati affaticati, è puro suicidio.» Offerto un sigaro al suo sottoposto, il Colonnello riprese: «Questa maledetta faccenda dei Comanche tornati sul piede di guerra non ci voleva.» «Credete ci sia dietro la mano di Quanah Parker?»
19 «No, quel furbone se ne sta rintanato sui Stacked Plain a leccarsi le ferite e fiutare l’aria che tira.» «Eppure quei diavoli rossi sono tornati a seminare morte e distruzione in queste contrade, stento a credere che Falco Nero, alla sua età, sia tornato a disseppellire l’ascia di guerra.» «Infatti queste sanguinose incursioni non sono farina del suo sacco» ribadì Madison aspirando profondamente il suo sigaro «credo che quella testa calda di Lancia Spezzata gli sia sfuggito di mano e stia imbastendo questa sorte di ribellione contro i coloni bianchi.» «Vanno fermati al più presto, prima che possano seminare disgrazie in tutto il Sud-Ovest del Texas.» «Siamo dello stesso parere, Tenente. I dissidenti Comanche meritano una dura lezione.» Il Colonnello si alzò per sgranchirsi le gambe e si diresse verso la finestra dell’ufficio, continuando il suo discorso: «L’opinione pubblica è scossa dalle continue carneficine di quei maledetti scalmanati e chiede a viva voce il nostro intervento. Il ministero della guerra a Washington finora ha titubato un po’, ma mi è giunta voce che a breve ci darà carta bianca per infliggere una dura batosta a quei vermi rossi per rimetterli in riga.» «Anche contro la tribù di Falco Nero?» chiese perplesso Colbert. «Ovviamente, anche se in fondo questa è un’ingiustizia. Purtroppo, essendo il Sakem, tocca a lui la responsabilità di tenere a bada i bollenti spiriti dei suoi guerrieri. I caporioni di Washington ci imporranno di dare un fermo esempio ai Comanche, per dissuadere in futuro altre teste calde a ripetere le gesta di questi folli assassini e nel contempo mandare un forte segnale a Quanah Parker.» «Rischiamo un terribile bagno di sangue.» «Vi sembra che non lo sappia?» ribadì il Colonnello fissandolo dritto negli occhi «purtroppo siamo militari e non possiamo tirarci indietro di fronte al nostro dovere e il nostro dovere è difendere l’incolumità dei pacifici coloni e il progresso contro le azioni di Feroci selvaggi della risma di Lancia Spezzata.» Senza aggiungere altro, Madison si apprestò a congedare il Tenente. «Avete altri ordini per me signore?» chiese Colbert giunto in prossimità dell’uscio. «Redigete il vostro rapporto e poi andate a godervi il meritato riposo.»
20 «Signorsì signore.» «Aspettate un istante…» intervenne nuovamente il Colonnello, fermando l’incedere del sottoposto. «Ditemi signore.» «Avete più avuto notizie dal Sergente Morris in merito a quel possibile informatore?» «L’ultima volta che abbiamo parlato, mi ha detto che se lo sta lavorando a puntino per avere notizie fresche e importanti.» «Questa pista non è affatto da trascurare. Se riuscissimo a smantellare la rete che rifornisce di viveri e armi i ribelli, depotenzieremmo notevolmente la loro forza d’urto. Sarebbe fondamentale riuscire a sgominare la banda di contrabbandieri prima di muovere contro la tribù di Falco Nero.» «Concordo, signore. Supplicherò il Sergente Morris di fornirci al più presto notizie.» «Sperando ci si possa fidare di questo misterioso informatore.» «Morris è pronto a metterci la mano sul fuoco.» «Bene, non c’è altro. Potete andare, Tenente.» Rimasto solo, il Colonnello passeggiò nervosamente nella stanza, immerso nei suoi foschi pensieri. Strani presentimenti prendevano forma nella sua mente e le incognite del futuro lo inquietavano. Un violento ciclone era prossimo all’orizzonte e purtroppo occorreva a lui e ai suoi uomini stare nel suo occhio. Cercando di riassumere un briciolo di positività, tornò a sedersi alla scrivania e aperto un cassetto nell’intento di riporre il cofanetto dei sigari, i suoi occhi si posarono sul vecchio pendaglio in pietre turchesi adagiato in un angolo fra le scartoffie.
13 giugno 1854 Sono ormai trascorsi cinque anni da quel maledettissimo giorno che ha stravolto la mia giovane esistenza. Tuttora il ricordo si materializza nei miei incubi e rivangando nel passato sento un incontenibile senso di vuoto e dolore, tuttavia a
21 distanza di tempo, avverto la necessità di sfogare su questo foglio tutte le mie sensazioni e frustrazioni. Ancora oggi mi chiedo come mai il buon Dio abbia voluto che fossi l’unico superstite di quell’immane strage familiare. Cerco ancora di comprendere le ragioni del destino e quale sarà il mio compito futuro. Il dolore bruciante ha lasciato spazio alla sete di vendetta e all’odio. Detesto con ogni stilla del mio sangue i Comanche e tutte le tribù di pellerossa di questo stramaledettissimo paese. Demoni rossi sputati dalle bolge infernali, con l’unico scopo di seminare morte e distruzione. Torna a sanguinare l’anima al ricordo di quel giorno di fine primavera, quando di ritorno dalla fattoria dei signori Madison, vidi il nostro ranch avvolto dalle fiamme. Non dimenticherò mai l’urlo di disperazione del padre di William alla vista di quel terribile scenario, né tantomeno il suo duro rimbrotto per impedirmi di correre nei pressi del corral e scorgere il corpo martoriato del povero papà, appeso alla quercia come una sanguinolenta salsiccia al banco del macellaio. Come dimenticare, poi, il corpo privo di vita di mamma in terra, le fiamme roventi che avvolgevano la casa ridotta a un cumulo di tizzoni ardenti o il povero Blackie trafitto da varie frecce. Socchiudo gli occhi e la scena riaffiora nella mia mente con tutta la sua crudezza e il dolore. Invece di lenire col passare degli anni, si acuisce sempre più. Il nome di Falco Nero lo porto impresso a caratteri cubitali nella mente. Quel maledetto guerriero Comanche e i suoi predoni hanno distrutto la mia vita e non avrò pace fino a quando non avrò ottenuto vendetta. Da anni vivo con lo zio materno Jason, nella sua abitazione nel villaggio di Presidio. Lo zio ha sempre voluto bene a mamma e dopo la disgrazia si è fatto carico di mantenermi. Ma non vedo l’ora di compiere la maggiore età e arruolarmi nell’esercito. Ho capito che la mia missione è combattere gli indiani e cacciarli dalla nostra terra. Lo devo al ricordo dei miei cari. Anche William è della mia stessa idea. Abbiamo deciso di arruolarci insieme e lo zio non ha nulla in contrario al nostro proposito.
22 Mi chiedo se riuscirò mai nel mio piano di vendetta, se avrò mai lo scalpo di Falco Nero, ma devo tentarci a tutti i costi. Ha distrutto la mia famiglia, la serenità dei miei giorni, il mio futuro, i miei sogni. Che sia maledetto! Sebbene sia solo un ragazzo, ho capito che vivo solo per questo. Nulla mi è rimasto dalla vita, tranne l’amicizia sincera di William e il rispetto dei miei zii. Solo quando avrò vendicato la morte di mamma e papà avrò pace e Dio mi darà la forza di mantenere questo giuramento che ho fatto sulle loro tombe.
23
CAPITOLO 4
La main street era deserta. Il silenzio regnava tra le costruzioni di Sanderson, mentre James Connors, dopo una serata trascorsa in un saloon a festeggiare i proventi dell’ultimo carico, si apprestava lentamente a rientrare nella pensione in periferia, dove aveva precedentemente preso in affitto una camera per la durata del suo breve soggiorno in paese. Non si sentiva ronzare una mosca e, visto il tardo orario, era prevedibile immaginare che l’intera cittadina fosse immersa nel sonno. Tuttavia James aveva la netta sensazione di essere spiato. Aveva imparato a dare peso a simili istinti, spesso in passato gli era capitato di evitare grossi guai grazie a questa sorta di premonizioni. Se non si sbagliava, qualcuno seguiva il suo tragitto di nascosto e questo era la prova tangibile che il misterioso pedinatore avesse brutte intenzioni nei suoi confronti. Non volendo far trasmettere il suo senso di inquietudine, proseguì a camminare al centro della main street, mentre i raggi della pallida luna davano forma agli stabili disseminati ai lati della polverosa via. Giunto a pochi metri della pensione, un lieve fruscìo lo fece trasalire. Era stato il vento a causare il rumore o qualcuno era appostato in agguato dietro l’angolo e attendeva che la sua sagoma si stagliasse contro i riflessi lunari per riempirlo di piombo? Di colpo un sospetto gli balenò in mente. Si voltò di scatto e in penombra, da una balconata di un fabbricato adiacente, scorse la figura di un uomo armato, intento a prendere la mira. Rapido come un furetto, Connors si gettò in terra, evitando di poche spanne il proiettile a lui destinato e rispose immediatamente al fuoco. Il misterioso attentatore, colpito a morte dalla fulminea reazione, crollò pesantemente in strada dopo aver distrutto il parapetto in legno.
24 James non ebbe nemmeno il tempo di rialzarsi dalla polvere, che già una pallottola gli sibilò accanto. Stretto tra due fuochi, il comanchero prese di mira l’angolo della pensione e scaricò il serbatoio della sua Colt. Il secondo uomo in agguato, colpito da un proiettile di rimbalzo, emise un disperato urlo di dolore e si afflosciò a terra. Connors, ignaro della presenza di altri eventuali killer in agguato, si alzò di scatto e si guardò attorno. La via sembrava deserta ma ben presto gli giunse all’udito l’eco di alcuni passi in fuga. «C’era un terzo sciacallo che se la sta dando a gambe!» pensò a voce alta, stringendo in pugno la pistola ancora fumante. Appurato di non correre più rischi, si affrettò a esaminare i corpi dei suoi attentatori, tuttavia la sua opera di riconoscimento fallì: non aveva mai visto quegli uomini. Evidentemente qualcuno li aveva ingaggiati per sbarazzarsi di lui, ma al momento gli era impossibile fare previsioni sul mandante. Senza attardarsi oltre, ben coscio che a breve, flotte di curiosi come avvoltoi attirati sui resti di un animale nel deserto, avrebbero invaso la via destati dalla sparatoria, Connors si eclissò nel dedalo di viuzze secondarie avvolte nelle tenebre. Evitare spiegazioni allo Sceriffo locale era ciò che più gli premeva al momento, per il resto ci sarebbe stato tempo. Di certo qualcuno tramava contro di lui e occorreva stanarlo al più presto per evitare spiacevoli sorprese. Sarebbe stato utile mettersi sulle tracce del terzo uomo, torchiarlo e fargli sputare il nome del mandante, purtroppo pretendere di farlo senza incappare nello Sceriffo o in uno dei suoi uomini, era quasi impossibile, dunque al momento non gli restava che recuperare il proprio cavallo e lasciare il paese alla chetichella. Fece un largo giro tra le costruzioni, per non essere avvistato, e si diresse verso le scuderie con l’intento di destare lo stalliere dal sonno e costringerlo a sellargli in fretta l’animale. Bussò ripetutamente alla porta, fin quando il viso assonnato e rugoso dell’anziano uomo fece capolino al pesante uscio. «Chi accidenti bussa in quel modo? Va a fuoco il paese?»
25 «Mi dispiace disturbare il vostro sonno, vecchio, ma ho fretta di recuperare il mio cavallo.» «Ah, siete voi!» esclamò lo stalliere dopo aver visto i lineamenti dell’improvvisato cliente notturno, illuminati dal fioco chiarore della lanterna a olio che stringeva in pugno. Consapevole di trovarsi dinanzi a un duro e ben lungi da fare domande sui motivi che lo inducessero a quella fuga notturna, il vecchio fece cenno di seguirlo, imprecando a voce bassa. «Deduco che dovrò tacere con lo Sceriffo, se dovesse chiedermi qualcosa» aggiunse l’arzillo stalliere mentre svolgeva il suo lavoro. «Siete un tipo sveglio, amico» ribadì Connors sorridendo. «Se non fosse così non sarei giunto alla mia età, straniero.» «Scelta saggia, vecchio.» Appena lo stalliere finì il suo compito, porse le redini a James che gli allungò un biglietto di cinque dollari. «Tenete pure il resto, ma acqua in bocca con tutti.» «Sono abituato con il mio mestiere. State tranquillo, straniero.» «Buon per te! Se dovessi scoprire che ti sei lasciato scappare di bocca qualcosa, ritorno in paese e ti mando a fuoco la scuderia.» Incurante della minaccia del comanchero, lo stalliere sorrise e tornò ad assicuralo: «Sarò muto come una tomba.» Non aggiungendo altro, James Connors uscì silenzioso dalla scuderia e appena montato in sella, s’involò al galoppo lungo la pista che lo avrebbe condotto al confine messicano.
26 novembre 1857 Non sono di certo il tipo che si emoziona facilmente, eppure stamani appena varcato le porte del forte, ho provato una strana sensazione. Dopo anni di attesa e progetti per il futuro, finalmente il grande giorno è arrivato. Grazie ai buoni uffici di un cugino di William, che è un pezzo grosso nell’esercito, mi sono arruolato tra le truppe di Fort Quitman e non
26 vedo l’ora di poter impegnarmi concretamente per ciò che ritengo rimanga l’unico obiettivo della mia esistenza. Anche William ha deciso di intraprendere la carriera militare, pur di starmi accanto ha vinto la resistenza della madre che lo voleva indirizzare verso gli studi in medicina. La sua presenza mi infonde coraggio, siamo inseparabili e insieme ci siamo prefissati di fare carriera sotto le armi. I nostri compagni di reggimento sembrano simpatici e alla mano e questo ovviamente rende più semplice l’ambientamento nella nostra nuova avventura. Finalmente sento di poter rendermi utile in qualcosa, di dare un senso alla mia vita, che dopo l’incursione tragica dei Comanche è precipitata in un turbine senza fondo. Svariati gruppi di quei selvaggi continuano a scorrazzare in lungo e largo in questo lembo di Texas, è dunque un nostro dovere morale fermarli e garantire alla civiltà e il progresso di andare avanti. Non mi fermerò dinanzi a nulla pur di ottenere la mia sospirata vendetta. Avrò lo scalpo di Falco Nero, sia l’ultima cosa che io faccia in questa vita. Dovrà pagare col sangue ogni lacrima che ho versato per la morte dei miei genitori. L’odio verso lui e i Comanche è divenuto la mia ossessione. In questi anni ho ricostruito con minuzia tutti gli spostamenti di quel maledetto guerriero. Al momento si è riparato oltre confine, ma dubito che resterà lì in eterno: i vermi non possono stare rintanati a lungo. Dalle informazioni che ho raccolto al forte, il suo nominativo appare nella lista nera del comandante, ne deduco che la sua latitanza non potrà durare a lungo. Vivo per assaporare il frutto della vendetta. Sogno ogni notte il momento in cui avrò la meglio, spedendolo nei suoi beati territori di caccia. Già in questi giorni ci manderanno in pattuglia nella vallata del Pecos e ci tengo tanto a farmi valere. Da oggi inizia la mia nuova vita e non lascerò nulla d’intentato pur di raggiungere gli obiettivi prefissati.
27
CAPITOLO 5
«Che notizie mi porti, Paul?» «Migliori non potrebbero essere, signor Jackson.» «Accomodati e bevi un goccio, mentre mi informi delle novità.» Paul Fraser non si fece ripetere l’invito. Preso posto, mandò giù un whisky e continuò il suo rapporto. «L’esca è già preparata, come da voi ordinato.» «Ottimo! Procede tutto secondo i piani?» «A meraviglia. Il Sergente Morris ha fatto la soffiata al Colonnello Madison e state certo che quel borioso ufficiale non si lascerà crescere l’erba sotto i piedi pur di cogliere con le mani nel sacco i comancheros agli ordini di James.» Visibilmente soddisfatto, il ricco affarista versò una seconda e abbondante dose di Whisky. «Bisogna brindare al perfetto svolgimento del mio piano.» Conclusa la bevuta, Jackson riprese: «È stato un colpo da maestro corrompere il Sergente Morris. La sua collaborazione è stata finora preziosissima.» «Madison non sospetta nulla?» «Come potrebbe? Morris sta svolgendo alla perfezione il suo compito di spia e diverrà ancor più prezioso appena inizierà la campagna militare contro i Comanche.» «Concordo, signore. Grazie alla sua soffiata, una pattuglia di Fort Davis può intercettare senza patemi il prossimo carico e mettere fuori gioco James.» Jackson si lasciò sfuggire un ghigno. «Connors si crede un padreterno, ma ha sbagliato di grosso a pensare di potersi prendere gioco di me. È riuscito a farla franca durante l’agguato organizzato da quell’idiota di Edward, ma non potrà far nulla contro questa trappola ben studiata. Un topo in gabbia ha più possibilità di spuntarla rispetto lui.»
28 «Il piano è ben congeniato.» «Modestamente so usare le meningi e se sono diventato quel che sono, lo devo pure a questo. Avevo dissuaso Edward dal prendere di petto quel dannato, ma lui ha voluto comunque provarci, pagando con la pelle la sua presunzione. Adesso sarà diverso e nemmeno un reggimento di diavoli potrà salvare James Connors dal suo destino.» Un breve silenzio, scandito solo dai flebili rintocchi di un orologio a pendolo alla parete, seguì la frase del losco individuo: «Connors rappresenta un grosso ostacolo per i miei programmi futuri. Finora mi è servito, ma è giunto il momento di scaricarlo.» «Se dovesse sospettare che l’ho tradito, la mia pelle varrebbe meno di un dollaro bucato» disse Paul preoccupato. «Nessun problema, Paul. Non corri pericolo. Anzi, ti rinnovo la promessa che alla fine di questa storia, ti ricompenserò e ti farò ricco.» Una luce di gioia apparve negli occhi dell’avido Paul. «Vi ringrazio, signore.» «Quel cervello bacato di Lancia Spezzata sta facendo un buon lavoro con le sue scorrerie. È ormai questione di settimane e la ritorsione dell’esercito sarà esemplare. Sai cosa significa per noi una campagna militare in grande stile contro la tribù di Falco Nero? Una pioggia di quattrini fino a sommergerci. Grazie all’aiuto del Sergente Morris potrò aggiudicarmi l’appalto di fornitura di armi e materiali di prima necessità all’esercito, e stai certo che i guadagni saranno enormi. Diverrò ricco come un nababbo e stavolta la poltrona di Governatore non me la leverà nessuno.» Paul silenzioso, rimase a sentire affascinato i sogni di grandezza dell’influente personaggio, pregustando a sua volta, la pioggia di dollari che sarebbe entrata nelle sue tasche. «Vi appoggerò in tutto, signore. Basta che manterrete la vostra promessa.» «Stanne certo, Paul. Sei il mio uomo migliore e so essere riconoscente con chi merita.» «Ci conto signor Jackson.» «Adesso non rimane che preparare tutto nei minimi dettagli per far funzionare alla perfezione la trappola» aggiunse il cospiratore accendendosi un sigaro. «Avete già impartito a James gli ordini per il prossimo carico?»
29 «Ovviamente. Verrà a caricare il carro ai magazzini venerdì, ignaro del fatto che sarà il suo ultimo viaggio.» «Come giustificherò la mia assenza?» chiese Paul perplesso, temendo che la sua complicità nel piano potesse essere scoperta da Connors. «Tu, come tutti gli altri uomini, parteciperai alle operazioni di carico.» «E come potrò sganciarmi al momento giusto? Di certo non vorrei trovarmi con gli altri quando la pattuglia di Fort Davis li intercetterà.» «Non ti fare cogliere da inutili ansie» ribadì Jackson aspirando il sigaro «ho già previsto pure questo.» Tronfio d’orgoglio per l’ottimo piano escogitato, con lo stesso atteggiamento di un gallo in un pollaio, il mercante chiarì gli ultimi punti. «Prima che partiate, esigerò che uno sparuto gruppo di cui tu farai parte, vada a fare un salto a Laredo, per controllare l’arrivo del quantitativo di dinamite ordinato il mese scorso. Con questa scusa non farai parte della spedizione e non ti troverai nell’occhio del ciclone.» «Pensate che James se la berrà questa panzana?» «Perché non dovrebbe? Non sospetta minimamente che si stia tramando contro di lui e poi sono pur sempre io che do gli ordini.» Rassicurato, Paul annuì con un lieve cenno del capo. «Non resta altro che aspettare che arrivi venerdì.» «L’appuntamento è per mezzanotte ai magazzini, ci sarò anch’io a presidiare le operazioni di carico» specificò Jackson alzandosi dalla scrivania. «Il Sergente Morris con la sua pattuglia attaccherà lungo la pista alle pendici del Bing Bend?» «All’alba, come concordato, e avrà mano libera di sparare su Connors e i suoi uomini se non dovessero arrendersi.» «Dubito che James accetti di arrendersi senza battersi, ma nel remoto caso lo facesse, come si comporterà il Sergente?» «Connors verrà soppresso in ogni caso, è questo l’accordo. È giunto il momento che esca di scena. I suoi uomini, se avranno il buon senso di arrendersi, se la caveranno con qualche anno di penitenziario; se invece vorranno fare gli eroi, peggio per loro: la posta in palio vale di gran lunga la loro pelle.» Consapevole che il colloquio stesse volgendo al termine, Paul si apprestò a prendere commiato.
30 «Prima di andare via, avrei bisogno che mi chiariste un ultimo dubbio.» «Ti ascolto.» «Non c’è il rischio che i militari possano indagare e risalire a voi come fornitore di armi?» «No e per due buoni motivi…» rispose il mercante convinto «primo: all’esercito apparirà chiaro che Connors è a capo della faccenda. Secondo: ci penserà il Sergente Morris a sviare le indagini nel caso in cui qualcosa dovesse andare storto.» «Non volete lasciare nulla al caso.» «C’è da biasimarmi? Mi piace andare sul velluto.» Poggiando la mano sulla spalla del suo sgherro, Jackson si affrettò a congedarlo: «Ora vai a riposarti, si è fatto tardi. Ci vediamo dopodomani ai magazzini.» «I miei ossequi, signore.» Lasciato il ricco mercante, Paul si apprestò a passare dal saloon per concedersi il bicchiere della staffa prima di ritirarsi per la notte. L’euforia che lo aveva colto durante il colloquio con il suo capo, andava via via a lasciare il posto a una sottile inquietudine. Il piano era ben congegnato, bisognava ammetterlo, tuttavia conosceva bene Connors e c’era da temere che potesse riuscire a scampare alla sua esecuzione. Già una volta ci avevano tentato Edward e i suoi pards e l’esito era stato del tutto deludente. Il fatto che stavolta ci fosse di mezzo un’intera pattuglia dell’esercito gli ispirava un briciolo di ottimismo. Eliminato Connors, uomo divenuto alquanto scomodo per Jackson, sarebbe diventato lui il fidato braccio destro, e visti i grandiosi programmi per il futuro, lo aspettava una vita agiata, magari dopo aver comprato un saloon con bisca annessa. In preda a tutti questi pensieri, il traditore fece ingresso nel locale per togliersi la sete, mentre un crescente vento caldo faceva sbattere le imposte delle costruzioni della semiaddormentata cittadina.
17 luglio 1859
31 Mi sono innamorato perdutamente di Lucy fin dal primo istante che l’ho vista. L’innata bellezza dei lineamenti del viso, accompagnata da un fisico statuario e seducente, mi ha abbagliato come il riverbero del sole al tramonto lungo i contrafforti della Sierra Madre. La fama del suo fascino si era ampliamente diffusa tra gli abitanti di El Paso. La sua voce armoniosa nel canto e la grazia di movimenti durante la danza, avevano lasciato a bocca aperta decine e decine di avventori del saloon. Mai avrei creduto di poter vacillare dinanzi a cotanta bellezza. Entrai nel saloon la prima volta in compagnia di William e altri commilitoni e appena il mio sguardo incrociò il suo, una valanga sembrò investire la mia anima. Da quella sera non ci fu licenza che non trascorsi a El Paso per assistere alle sue esibizioni. Ero uno dei tanti a far parte della folta schiera di ammiratori e di certo non potevo credere di avere alcuna possibilità di entrare fra le sue grazie: mi sembrava di essere uno dei tanti granelli di sabbia del deserto al suo cospetto. Eppure la vita mi ha fornito una prova della sua imprevedibilità. Frequentandola assiduamente, tra una birra e l’altra e piacevolissime chiacchiere nei lunghi sabati sera del saloon, fra di noi è sbocciato l’amore. È una donna splendida e dalle mille risorse. Un carattere forte e deciso; una personalità notevole arricchita da un’ampia dose di dolce femminilità che ti mozza il respiro e ti fa pendere tra le sue labbra. Fra i tanti pretendenti, lei ha scelto me e questo mi inorgoglisce tantissimo, oltre che rendermi felice. Credo di essere l’uomo più invidiato di El Paso. Ammetto di soffrire un po’ di gelosia, d’altronde quando la tua donna è la più affascinante della città non può essere altrimenti, tuttavia il nostro rapporto è saldo e la sua presenza ha in parte lenito le ferite della mia anima. Non credevo di poter provare tanta felicità.
32 Tutti i commilitoni si complimentano per la conquista, nemmeno fossi una celebrità, solo William, stranamente non sembra tanto entusiasta della cosa. Non credo sia invidia la sua, mi vuole bene e sa quanto Lucy sia importante per me, forse teme che io possa soffrire. Conosco in proposito il suo punto di vista: l’amore è più pericoloso di una orda di indiani inferociti in agguato. Condividevo in passato la sua affermazione, ma adesso che Lucy è entrata nella mia vita, mi sto ricredendo decisamente. Voglio che ci sia lei nel mio futuro, costruire insieme una famiglia e ripercorrere le orme dei miei poveri genitori. Per il momento mi godo la promozione a Caporale, a Fort Quitman sono fieri di me e non voglio deludere gli ufficiali, ma verrà un giorno in cui lascerò l’esercito e in quel giorno Lucy mi sarà accanto. Non le ho fatto alcuna confidenza sul mio triste passato, né tantomeno menzionato il mio immane odio contro Falco Nero e la sua gente, non voglio inquietarla. Il mio desiderio di vendetta rimane intatto, però sento che l’amore che provo per lei mi aiuterà a rasserenarmi un po’ e ricondurmi su piste più congeniali della mia esistenza. )LQH DQWHSULPD &RQWLQXD
INDICE
CAPITOLO 1 ................................................................................... 3 CAPITOLO 2 ................................................................................... 9 CAPITOLO 3 ................................................................................. 17 CAPITOLO 4 ................................................................................. 23 CAPITOLO 5 ................................................................................. 27 CAPITOLO 6 ................................................................................. 33 CAPITOLO 7 ................................................................................. 40 CAPITOLO 8 ................................................................................. 48 CAPITOLO 9 ................................................................................. 56 CAPITOLO 10 ............................................................................... 65 CAPITOLO 11 ............................................................................... 71 CAPITOLO 12 ............................................................................... 77 CAPITOLO 13 ............................................................................... 84 CAPITOLO 14 ............................................................................... 90 CAPITOLO 15 ............................................................................... 98 CAPITOLO 16 ............................................................................. 106 CAPITOLO 17 ............................................................................. 113
CAPITOLO 18 ............................................................................. 119 CAPITOLO 19 ............................................................................. 127 CAPITOLO 20 ............................................................................. 133 CAPITOLO 21 ............................................................................. 141