AREA BIRRA - IMPIANTI Antonio Massa
CRAFT BEER D’ALTA GAMMA CON 32 VIA DEI BIRRAI
MARZO 2017
Imbottigliamento
SOLO ALTA FERMENTAZIONE, CON RIFERMENTAZIONE E RINUNCIA ALLA PASTORIZZAZIONE PER IL BIRRIFICIO VENETO CHE PUNTA SU UNA GRAFICA ACCURATA PER DISTINGUERE LE SUE ETICHETTE. ANCHE I NON VEDENTI RICONOSCONO LA BOTTIGLIA GRAZIE ALLE SCRITTE IN BRAILLE IN RILIEVO SUL VETRO.
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uando iniziarono a produrre, nel 2006, Alessandro Zilli, Loreno Michielin e Fabiano Toffoli consideravano concorrente principale il vino, al quale volevano erodere spazio sugli scaffali dei ristoranti con una birra di alta qualità, non pastorizzata. I tre soci dovevano però anche distinguersi con un packaging di rottura, che non passasse inosservato, anzi catturasse l’attenzione del consumatore. Da qui la scelta delle etichette, distinte da un utilizzo audace ma sapiente del colore, e della bottiglia del birrificio “32 Via dei Birrai” riconoscibile anche dai non vedenti grazie alle scritte in Braille in rilievo sulla superficie del vetro. Sì, curioso quel numero, 32. Che c’entra? È quello che nel-
Il riempimento della Nebra nella versione magnum
le Camere di commercio indica la produzione di birra al quale è stata aggiunta una strada che esiste solo nella fantasia come elemento di curiosità.
Arriva anche in Giappone Già perché il birrificio 32 Via dei Birrai ha tutt’altro indirizzo, in Frazione Onigo di Pederobba, provincia di Treviso. Corrisponde invece alla realtà il successo raggiunto grazie a una felice comunicazione basata inizialmente sul passaparola, tanto da suscitare interesse anche all’estero visto che il prodotto viene esportato fino in Giappone dove la vestizione delle bottiglie con un’etichetta avvolgente in materiale plastico che mette in evidenza quel 32 è molto apprezzata. Salvo il magnum da 1,5 litri in edizione limitata (15.000 pezzi), prodotto per celebrare i 10 anni di attività con la colorazione di uno sleever avvolgente che fa apparire la bottiglia più sgargiante del solito, solo bottiglie da 0,75 litri per le birre del terzetto d’imprenditori che hanno
deciso anche di limitarsi all’alta fermentazione, con rifermentazione e rinuncia alla pastorizzazione, quella fase del processo produttivo che distruggerebbe, se impiegato, molte componenti nobili che distinguono le caratteristiche organolettiche di una birra d’alta gamma.
Dal miglior naso del mondo «Il magnum del decennale contiene la nostra Nebra che per l’occasione è stata arricchita da ingredienti scelti da Angelo Orazio Pregoni, il miglior ‘naso’ professionista del mondo, esperto nel selezionare essenze straordinarie che donano a un alimento o a una bevanda un aroma particolarmente distintivo», spiega Alessando Zilli precisando che «in questo caso si tratta di nocciola, caffè, cioccolato, anguria e albicocca assemblate per raggiungere un equilibrio che ne migliora ulteriormente il profilo sensoriale con una nota piacevolmente caramellata e burrosa». Niente fusti dunque ma certamente un’attenzione ossessiva per la qualità sottolineata dal
Un nuovo linguaggio nel vasto panorama del mondo birrario: è questo l’obiettivo cui punta con costanza 32 Via dei Birrai che, oltre a distinguere le sue bottiglie con una grafica accattivante, ha deciso di aggiungere delle scritte in Braille riconoscibili al tatto dai non vedenti. Il birrificio artigianale ha voluto fare un passo in più rispetto alla consuetudine sposando con entusiasmo il progetto di Loreno Michielin, co-fondatore e responsabile commerciale: ha deciso di rinnovare le bottiglie delle otto birre a beneficio di chi, non potendo usufruire del senso della vista, trovandosi in mano una bottiglia chiusa non sarebbe nemmeno in grado di riconoscerne il contenuto. «L’iniziativa nasce dalla mia esperienza personale con un carissimo amico non vedente - spiega Michielin - mi
ha sempre colpito il fatto che ogni gesto per me scontato, come scegliere una bottiglia, per lui possa rappresentare una sfida pressoché insormontabile. Questo è il mio piccolo contributo per aiutarlo». Per dar valore al progetto, 32 via dei Birrai ha scelto le bottiglie Verallia, uno dei maggiori player del vetro cavo per alimenti, come garanzia di una produzione rapida e flessibile che mantiene la dimensione umana del business e la sostenibilità. Verallia offre un valore aggiunto: è uno dei player principali del riciclo del vetro post-utilizzo in Italia, grazie ai due impianti Ecoglass che riciclano circa 650.000 tonnellate di rottame di vetro ogni anno. In linea con questa disponibilità, Verallia si impegna ad aumentare costantemente la percentuale di vetro riciclato nei propri prodotti, con conseguente diminuzione delle emissioni di CO2 e dei consumi energetici. Grazie a questo l’azienda è in grado di
produrre la bottiglia di 32 Via dei Birrai raggiungendo fino al 90% di vetro riciclato, senza intaccarne la solidità né la finezza del design. In Italia vivono 72.841 non vedenti e 56.379 ipovedenti per un totale dello 0,22% della popolazione. Una percentuale che, seppur ridotta, indica un grande numero d’individui con precise esigenze che solo grazie alla comprensione e all’aiuto di tutti possono integrarsi veramente in un mondo fatto a misura di normovedenti. Il nuovo contenitore diventa anche spunto per un progetto benefico di 32 Via dei Birrai a favore della scuola per i bambini ciechi della Fondazione Lucia Guderzo Onlus: saranno infatti devoluti 3 centesimi per ogni bottiglia venduta. L’integrazione scolastica dei bambini ciechi o ipovedenti presenta ancora delle oggettive difficoltà nella realtà italiana: infatti non sempre gli insegnanti hanno i mezzi e le competenze per poter permettere agli
studenti ciechi di vivere la scuola con serenità. Ecco perché la Fondazione Lucia Guderzo Onlus, da sempre affianco alle persone con disabilità, ha fondato nel 2016 una scuola speciale, che non solo offre un supporto didattico a tutti i bambini ciechi, insegnando a leggere e scrivere in Braille, ma soprattutto li aiuta a imparare come muoversi e orientarsi nell’ottica di renderli più autonomi e indipendenti. L’obiettivo della scuola è quello di permettere poi di continuare il normale percorso di istruzione negli istituti statali senza bisogno di sostegno e con la possibilità di affrontare con tranquillità gli studi pubblici. Con quei 3 centesimi per ogni bottiglia venduta il birrificio veneto diventa lo sponsor principale della Fondazione: un piccolo gesto che tuttavia darà un aiuto importante ai piccoli studenti, che in questo modo potranno godere di una struttura sempre più efficiente e di materiale sempre più aggiornato.
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E un progetto benefico a favore della Fondazione Lucia Guderzo Onlus
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LA PRIMA BOTTIGLIA PER NON VEDENTI
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1) I magnum chiusi con tappo di plastica e a corona proseguono il loro percorso sulla linea di imbottigliamento 2) I magnum di Nebra con triplice sigillo 3) Il riempimento di bottiglie da 0,75 litri 4) L’applicazione del tappo a corona su quello di plastica 5) La capsulatrice in azione con il dispositivo riscaldante che fa aderire la pellicola plastica al colo della bottiglia e al tappo a corona realizzando una sorta di “triplice sigillo”
ricorso alla certificazione Slow Brewing, l’associazione che valuta le condizioni degli ambienti produttivi, analizza le proprietà delle birre e ne effettua un test degustativo in seguito all’assaggio da parte di un gruppo di esperti.
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Le macchine sulla linea
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A ulteriore testimonianza della cura per il prodotto c’è anche l’investimento effettuato da 32 Via dei Birrai per la serie di ozonizzatori installati nei locali produttivi per sanificarli e mantenere costante la qualità della birra. Quella costanza che ha permesso all’azienda artigiana di conquistare l’importante riconoscimento assegnato da Slow Food proprio a chi si distingue sotto
quest’aspetto, fondamentale per il consumatore. Ma com’è composto l’impianto di confezionamento dei circa 3.000 ettolitri di birra prodotti? Posizionate le bottiglie nuove su un nastro trasportatore la prima macchina che esse incontrano è un diffusore di raggi ultravioletti che, penetrando il vetro e colpendo il collo del contenitore, lo sterilizzano. Dopo di che ecco la riempitrice per caduta (la birra non è ancora effervescente a questo punto, lo diventerà con la rifermentazione e la “presa di spuma” in bottiglia dovuta all’aggiunta di lieviti come accade con lo champagne) a 12 becchi da 1.500 pezzi/ora prodotta da Cimec che detta la velocità all’intera linea d’imbottigliamento.
C’è un “triplice sigillo” A seguire due tappatori Arol: il primo applica un’esclusiva chiusura di plastica prima che agisca il secondo per tappo a corona a protezione ulteriore della birra appena confezionata. Proseguendo la bottiglia incontra un tunnel di riscaldamento fornito da Ifind dove le bottiglie, che vi entrano a circa 5°C, si muovono molto lentamente in maniera tale che in una mezzora la loro temperatura salga portandosi alla pari di quella ambiente (20°C circa). Ciò evita la formazione della condensa che impedirebbe la corretta applicazione dell’etichetta autoadesiva. Ancora qualche istante e a intervenire è una lavasciuga che deterge le bottiglie preparan-
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6) Una bottiglia di “Curmi” da 0,75 litri vestita dalla pellicola trasparente che mette in risalto il numero 32 con un effetto ottico serigrafia 7) La retroetichetta informa il consumatore sulle caratteristiche della birra che sta per degustare 8) Le bottiglie riprese mentre è in azione la cartonatrice 9) La cantina di “32 Via dei birrai”
Sembra una serigrafia Ancora avanti ed ecco apparire l’etichettatrice Kosme che applica alle bottiglie una fascia di materiale plastico trasparente che aderisce alla perfezione mettendo talmente in risalto il “32” da farlo apparire come se fosse delicatamente serigrafato sul vetro. La linea d’imbottigliamento termina con la
cartonatrice prodotta da Mondo & Scaglione. La conversazione con Zilli ci offre l’opportunità di scambiare due parole sulle prospettive della birra artigianale italiana: «Che cominciano ad apparire incerte - afferma l’imprenditore - a causa del proliferare sì rapido delle aperture dei birrifici, ormai stimati in circa 1.100, senza che i consumi pro-capite di birra si siano schiodati dai 30 litri circa da parecchi anni. Insomma, è vero che la competizione ha eroso mercato alla birra industriale, ma nel breve-medio periodo si dovrà diffondere una maggiore cultura birraria in modo da stimolare il gradimento di nuovi consumatori. In caso contrario temo sarà difficile per i birrifici
in attività, e per gli altri che presumibilmente nasceranno nei prossimi mesi, riuscire a compensare i costi con ricavi adeguati». Troppe le etichette in circolazione? «Sì - insiste Zilli - e il consumatore ne esce frastornato, incapace di scegliere e distinguere qualitativamente un prodotto dagli altri. In troppi ci si è gettati in questo settore improvvisandosi, attirati dal successo che ha avuto, ma adesso si sta diffondendo incertezza sul futuro anche a causa della crisi economica che porta tanti a essere più cauti nello spendere. Non escludo si sia creata una bolla speculativa che minaccia di esplodere prima o poi costringendo molti a chiudere». ^
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dole a incontrare il capsulatore Robino & Galandrino che con un dispositivo riscaldante fa in modo che la pellicola di materiale plastico termoretraibile aderisca alla perfezione al vetro: «Per cui alla fine la birra è protetta da un triplice sigillo contando anche il tappo di plastica e quello a corona sottostanti», osserva Zilli.
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10) La tappatura con il primo tappo di plastica sul quale verrà applicato quello a corona a sua volta coperto con la capsula termoretraibile
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