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avvio trend
di Giuliano Pavone, redazione@millionaire.it
Analisi di un settore in perfetta salute. Crescono occupazione e spazi per intraprendere
solo per venderla nel proprio pub o città, oppure venderla in un raggio più ampio. In quest’ultimo caso le cose si complicano, perché alla produzione si affianca la parte commerciale e di marketing, che incide per oltre il 50%. Se non fai almeno 1.000 hl l’anno non stai in piedi. Vendere su Internet semplifica la parte logistica, ma per renderti visibile devi creare un brand, ci vogliono anni. Negli ultimi tempi i birrifici italiani si sono moltiplicati, ma c’è ancora spazio per tutti».
microbirrificio
macro opportunità
“Dietro ogni bottiglia ci sono 70 diversi fornitori”. Questa dichiarazione di Loreno Michielin (vedi intervista) è forse la migliore sintesi della complessità e della ricchezza della filiera produttiva della birra. Un mercato in crescita. Il comparto birrario in Italia è in salute, lancia segnali positivi e lascia intravedere interessanti opportunità imprenditoriali. Partiamo dai consumi: nel 2016 sono saliti a 31,5 i litri annui bevuti mediamente da ciascun italiano (erano 30,8 nel 2015). Si è così superato il valore record di 31,1 litri per abitante del 2007, cioè prima della crisi (fonte: Studio promosso dall’Osservatorio Birra della Fondazione Birra Moretti). Allargando lo sguardo agli ultimi cinque anni, si nota come il mercato della birra, lungo tutto lo Stivale, abbia
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cominciato a sorridere a partire dal 2012 nonostante la stagnante congiuntura economica. Questa ripresa è ancora più evidente se messa a confronto con l’andamento dei consumi delle famiglie: dal 2012 al 2016, a fronte di una significativa diminuzione della spesa media, e soprattutto di quella relativa ai generi alimentari, il consumo di birra è cresciuto dell’8,9%.
Italia, un mercato in piena espansione
Questa crescita, però, non deve ingannare: l’Italia è fra le cenerentole europee in fatto di consumi pro capite, ancora staccata dai Paesi di antica tradizione birraria. Ma è proprio questo dato a generare ottimismo, facendo prevedere ampi margini di miglioramento. Lo scenario che si delinea, infatti, vede i Paesi storicamente birrofili in contrazione, e quelli che la birra hanno imparato ad apprezzarla
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la storia
Come produrre birra e avere successo
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i chiama 32 Via dei birrai, è un birrificio di Pederobba (Tv) che produce 350mila bottiglie l’anno, destinandone il 30% al mercato estero. Da poco hanno aperto un locale innovativo nel McArthurGlen Noventa di Piave Designer Outlet. Come si diventa in 10 anni il punto di riferimento nella birra di qualità? Lo abbiamo chiesto a Loreno Michielin, il direttore commerciale. «Con la forza delle idee (certificazione di birra vegana e primi ad aver scritto in Braille il nostro nome sulle bottiglie) e sfruttando il fascino del Made in Italy. Ma soprattutto lavorando con coerenza e costanza. Se dici che il tuo prodotto è italiano, lo deve essere al 100% e anche avere un numero limitato di referenze, senza cambiarle continuamente, è un segnale di serietà che ci sta premiando».
Quanto costano i macchinari? «Per un impianto nuovo da 1.000 litri ci vogliono 500mila euro. Si può risparmiare comprandolo usato, ma la spesa complessiva, considerando tutto ciò che serve, si aggirerà comunque intorno a quella cifra». La burocrazia è un ostacolo? «Sì. La legislazione è ancora molto confusa, non ci sono certezze e si va a interpretazione. Dobbiamo poi ancora scontare la tassazione al 63%, perché siamo considerati artigiani, mentre chi produce vino è considerato azienda agricola e paga il 4%. Chi vuole aprire un locale, poi, deve chiedere un sacco di permessi e ottemperare tantissimi obblighi». Cosa consiglia a un aspirante produttore di birra? «Prima di tutto, di crederci veramente e di non farsi smontare dal sistema. Poi, di non seguire le mode e concentrarsi su poche referenze, ma fatte bene. Infine, di non limitarsi al proprio territorio, ma avere una visione globale: il nostro mercato ormai è il mondo».
Che valutazioni deve fare chi vuole avviare un’attività di produzione di birra artigianale? «Innanzitutto deve scegliere se produrre birra
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import-export
La mia professione? Distribuisco la birra italiana a Parigi
31,5
+ 34%
incremento del numero di dipendenti diretti dell’industria birraria italiana nel periodo 2010-2015
0,48%
litri annui di birra consumati pro capite in Italia nel 2016
percentuale del Pil italiano creato dall’industria della birra nel 2015
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+ 84%
incremento del numero di birrifici artigianali in Italia fra 2010 e 2015 (fonte: Assobirra)
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alentina Bertini, napoletana, titolare di “I vini di Enolia”, da cinque anni importa e distribuisce a Parigi 30 marche di vino e una di birra, tutte rigorosamente Made in Italy.
birra artigianale: terreno per nuove imprese
più di recente, invece in pieIl secondo aspetto interessante del na espansione. Un quadro settore birrario italiano è la vivacità del confermato anche dai dati della procomparto della birra artigianale, terreno duzione: nel periodo 2010-2015 l’Itaper iniziative imprenditoriali, soprattutlia ha viaggiato a velocità superiore to giovanili. Se il grosso del business rispetto alle altre nazioni, facendo resta saldamente in mano ai giganti totale birrifici registrare una crescita del 9,4%, della birra industriale (le prime 10 artigianali in Italia seguita a distanza dalla Spagna fra microbirrifici aziende per fatturato coprono circa con +4,7% (Italia e Spagna sono e brewpub (fonte: l’86% del volume d’affari e impiegaUnionbirrai) anche i Paesi in cui la birra ha una no il 44,6% dei dipendenti dell’intero “reputazione” più positiva), mentre settore), l’Italia è il Paese europeo che Regno Unito, Paesi Bassi e Germania negli ultimi anni ha visto crescere più rahanno rallentato. pidamente il numero dei birrifici artigianali. Fra 2010 e 2015 l’incremento è stato dell’84%, per un totale di 716 unità fra microbirrifici (aziende che si dedicano solo alla produzione) e brewpub (alla produzione affiancano anche Ci sono almeno due aspetti che rendono il un’attività di mescita in loco). Si stima che la mercato italiano della birra molto interessanproduzione artigianale di birra in Italia costite. Il primo: l’industria della birra genera octuisca oggi il 3,3% del totale, contro l’1,1% di cupazione, producendo un effetto leva positiquattro anni fa. La birra artigianale resta ancora vo sul sistema economico. Nel periodo 2010una nicchia, ma ha tassi di crescita vertiginosi. 2015, mentre l’occupazione in Italia calava dello 0,3% (dati Istat), l’industria birraria italiana ha incrementato il numero di dipendenti diretti Proprio i costi di produzione, insieme alla lodel 34%. Il valore condiviso creato dall’indugistica e al livello di qualità, sono tra gli aspetstria della birra è stato di circa 7,8 miliardi di ti più delicati per i produttori di birra artigiaeuro in Italia nel 2015, pari allo 0,48% del Pil nale. Per la qualità degli ingredienti: metodi italiano. Ogni litro di birra venduta ha genedi produzione e le scarse quantità prodotte, la rato 4,25 euro di valore condiviso. Sul fronbirra artigianale è più costosa di quella indute occupazione, i numeri sono ancora più striale. La battaglia con i grandi produttori non indicativi: i dipendenti della filiera italiana va combattuta sul prezzo, ma su altre variabili: della birra sono 87.668, ossia 22,6 posti mantenere un livello qualitativo che giustifichi di lavoro per ogni azienda produttrice di il prezzo, diffondere l’idea che una buona birbirra. Oltre alla produzione di birra, infatra può costare quanto e più di un buon vino, ti, la filiera della birra comprende fornitori, e cercare di aumentare la produzione in modo logistica, distribuzione e vendita.
Da dov’è nata l’idea?
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Occupazione e imprenditorialità
La bottiglia con le scritte in Braille di 32 Via dei birrai
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Gli aspetti più delicati
da diminuire il costo del prodotto. I produttori artigianali più consolidati producono oggi volumi di birra decisamente superiori ai numeri del passato. All’aumentare della produzione aumentano però anche i problemi organizzativi legati alla capacità di fare fronte agli ordini (la birra artigianale scade più velocemente) e mantenimento della costanza qualitativa.
L’influenza sui “grandi”
Qualità e varietà sono i due contributi che la birra artigianale porta in dote al suo settore. Proprio i microbirrifici hanno fatto conoscere e apprezzare diversi stili di birra che i grandi brand avevano trascurato. Il movimento della birra artigianale ha generato un cambiamento culturale nell’approccio alla birra, valorizzandone gusto e tradizioni, stimolando un consumo più attento e sottolineando il legame con gli ingredienti naturali di cui è composta. La birra artigianale ha influenzato i grandi produttori, che ora hanno diversificato la loro offerta lanciando per esempio linee di prodotti “regionali” o specificando in etichetta il numero e le varietà dei luppoli usati.
«Sono stata accounting director di agenzie pubblicitarie e di produzioni tv in Italia. In Francia ho lavorato per una piattaforma di vendita online, poi la mia passione per il Made in Italy e alcuni contatti personali mi hanno portato a collaborare con un distributore francese di vini italiani. Grazie all’incontro con “I golosi”, ristorante italiano a Parigi, e con 32 Via dei birrai, mi sono messa in proprio».
modificarsi dopo l’imbottigliamento. Se da un lato la birra di qualità ha uno zoccolo duro di appassionati, dall’altro credo che abbia un grande potenziale da sviluppare facendosi conoscere da un pubblico più ampio, quello che al ristorante di solito beve il vino. Questa convinzione mi spinge a tener duro, nonostante un paio di ostacoli che ho trovato qui in Francia».
Quali? «La regolamentazione dei coefficienti di vendita dei locali, che porta il prezzo finale delle birre a livelli spesso inaccettabili, poi una burocrazia purtroppo non molto diversa da quella italiana».
In che cosa consiste la tua impresa? «Tratto vini
I vantaggi invece? «L’accesso
di aziende medio-piccole, artigianali, che propongo soprattutto a ristoratori curiosi e attenti alla qualità. L’unica birra che ho in portfolio, 32 Via dei birrai, è omogenea con il resto dell’offerta e con la clientela. È infatti una birra “gastronomica”, che piace agli amanti del vino e della buona ristorazione. Un altro aspetto molto importante per una birra artigianale è la sua stabilità: le caratteristiche gustative devono rimanere invariate da un ciclo produttivo all’altro e non devono
al credito è molto più facile: se hai una buona idea, non fatichi a ottenere un prestito, anche in assenza di garanzie. Rispetto al vino, per guadagnare con la birra bisogna vendere maggiori quantità. Proporre in Francia un prodotto come la birra, che tradizionalmente non è associato all’Italia, per me è anche una piccola missione. Ma l’ammirazione per la creatività italiana supera la diffidenza, e poi produrre una buona birra, più che di terroir, è una m questione di savoir faire».
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