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IL CARTONE COME SOLUZIONE PER UN’ARCHITETTURA SOSTENIBILE

Paola Marpillero

La nostra contemporaneità pone in tutti i settori l’urgenza di ponderare scelte indirizzate alla sostenibilità grazie a una sempre più diffusa, e condivisa, sensibilità sull’argomento. Il tema dei “materiali alternativi” ha raggiunto un fervente interesse quale risposta alla necessità di sviluppare soluzioni più sostenibili, ed economiche, senza rinunciare a funzionalità ed estetica. A fronte di un mercato che pretende la sostenibilità dei materiali, nella vita di tutti i giorni concetti quali riciclo, biodegradabilità, abbassamento delle emissioni di co2 nell’atmosfera e l’utilizzo di materie prime derivanti da fonti rinnovabili stanno diventando condizioni imprescindibili per orientare le scelte. Anche per l’architettura una delle sue sfide oggi è proprio quella di sperimentare l’uso di nuovi materiali: il cartone ne è uno dei protagonisti e i risvolti nel suo utilizzo sono originali e sorprendenti.

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Il materiale

Il cartone in architettura diventa stimolo e valida risposta per ridurre l’impatto ambientale complessivo delle costruzioni, a vantaggio della protezione delle risorse e della gestione sostenibile dei processi costruttivi.

Pensando al cartone ondulato, le sue caratteristiche sono il motivo della sua unicità: è un materiale relativamente economico, deriva da materie prime rinnovabili, riciclabile, totalmente biodegradabile, molto leggero eppure altrettanto resistente, ha caratteristiche isolanti e si presta a una versatilità di utilizzi. Inutile negare vi siano anche alcuni limiti ma questi possono essere facilmente superati. La sperimentazione, già largamente in atto, ha dimostrato che i difetti legati al cartone possono essere aggirati abbinandolo ad altri materiali e impiegandolo secondo metodi innovativi.

Come tale, esso rappresenta il candidato ideale per diventare il sostituto di altri materiali che si sono rivelati meno ecologici e più costosi.

Guardando indietro

Se in Cina l’uso di schermature pieghevoli in carta risale addirittura al 400 a.C., in Giappone una tradizione altrettanto antica utilizza la carta di riso su supporti lignei, i shoji, per realizzare pareti divisorie e porte. Ma è verso la fine del 1800, 75 anni dopo l’invenzione del cartone ondulato, che ha avuto inizio una reale sperimentazione nel suo utilizzo architettonico.

Chi tra i primi ha esplorato questa possibilità è stato il visionario R. Buckminster Fuller (1895-1983), utilizzando le sue risorse creative per concepire opere sostenibili ed economiche. A lui dobbiamo la realizzazione delle prime cupole geodetiche in cartone, strutture leggerissime ma molto resistenti, quali prime sperimentazioni alla base della moderna architettura in cartone.

L’architetto del cartone

I casi da approfondire sarebbero tantissimi, ma tra tutti non si può non citare il giapponese Shigeru Ban, “maestro del cartone pressato”. La sua architettura sperimentale approfondisce le potenzialità tecniche e formali dei tubi di cartone pressato, pilastri o travi all’occorrenza, quali elementi di facile reperibilità, economici e statici. Sarà infatti il Paper Tube System che a inizio anni ‘90 lo consacrerà nel mondo, ideando soluzioni ingegneristiche d’avanguardia che assicurano stabilità e longevità alle strutture grazie a rivestimenti impermeabili e giunture indistruttibili. La sua innovazione, impiegata in progetti umanitari a seguito di calamità o in aree disagiate, lo portano nel 2014 a vincere il Pritzker Price, maggior riconoscimento nell’architettura moderna. Il cartone si rivela un materiale non convenzionale utile nelle emergenze: dalle tende impostate su struttura portante di tubi di cartone realizzate a seguito del genocidio del Ruanda alle capanne con pareti in tubi di cartone nella terremotata Kobe in Giappone, o ancora, a L’Aquila, un auditorium con elementi portanti prefabbricati in cartone.

All’Expo di Hannover il sinuoso Padiglione del Giappone ha una struttura in tubolari di cartone e archi lignei, coronata da un involucro in membrana di carta a cinque strati trattata per essere ignifuga e impermeabile. È suo anche l’edificio in cartone più grande mai realizzato, la cattedrale “temporanea” di Christchurch, con una sezione triangolare dalla spiccata verticalità con una copertura in cartone a sostegno dello strato di policarbonato opaco di 23 metri di altezza.

L'esempio di Ban ha definitivamente sancito la diffusione di una consapevolezza: se sperimentare nell'ottica della sostenibilità è l'obiettivo, il cartone è una validissima soluzione.

Arch. Paola Marpillero www.marpilleroeassociati.it

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