Orto Sinergico - Lezione 1

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L’ORTO SINERGICO Ciclo di incontri sulle tecniche dell’agricoltura sinergica PRINCIPI E BASI SCIENTIFICHE DELL’AGRICOLTURA SINERGICA

Un orto sinergico


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1° incontro PRINCIPI E BASI SCIENTIFICHE DELL’AGRICOLTURA SINERGICA


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Perché fare un orto?  La dimensione quantitativa del consumo critico  La core economy  L’autoproduzione  Tutti possono farsi un orto (orti sociali, ecc.) 


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La storia dell’agricoltura è segnata, almeno negli ultimi due secoli, da un processo di distacco della produzione agricola dalle condizioni ecologiche dei territori. Questo processo è proceduto dapprima lentamente, quasi in modo impercettibile. Dagli anni ’60 del Novecento, con l’avvento della “Rivoluzione Verde”, la contraddizione fra economia agricola ed ecologia si è fatta sempre più profonda e segna oggi, per certi versi in modo irreparabile, il rapporto tra l’Uomo e la Terra.


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In generale possiamo affermare che l’agricoltura tradizionale ha garantito per secoli agli ecosistemi una propria coerenza. L’età contemporanea ha invece prodotto, soprattutto negli ultimi decenni, il disfacimento dei collegamenti reciproci fra agricoltura, ecologia e società e l’abbattimento delle armonie si è esteso a tutti gli elementi dei modelli dell’abitare e del produrre sul territorio. L’attività agricola, quella che per condizione è più collegata alle situazioni ecologiche, si è arresa all’artificiale. L’agricoltura tradizionale è diventata marginale nelle nostre società sviluppate, mentre si è imposta un’agricoltura di stampo industriale. La terra, Gea, la grande madre dagli ampi seni, emersa dal Caos e genitrice di Urano e delle colline, degli dei e degli uomini, l’abbiamo ridotta ormai ad un supermercato; il cibo, che da essa proviene – ma oggi siamo in grado anche di coltivare facendo a meno della terra – da sostanza vitale l’abbiamo trasformato in una merce, spesso una merce vile.


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Ricomporre questa frattura fra economia ed ecologia, e nella fattispecie, fra agricoltura e condizioni ecologiche è una esigenza di valore planetario. Da ciò dipenderà, probabilmente in modo decisivo, la possibilità per l’uomo di continuare a vivere sulla Terra.


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Il superamento di questa contraddizione, che rappresenta una parte considerevole della cosiddetta “Questione ambientale” che abbiamo di fronte come abitanti del pianeta, passa necessariamente dalla riassunzione di un rapporto profondo con le condizioni ecologiche degli habitat e dalla riaffermazione del territorio quale soggetto vivente ad alta complessità e non quale “asino da caricare” indefinitivamente , per usare una espressione di Alberto Magnaghi. Questa filosofia globale, capace cioè di tenere insieme tutte le relazioni esistenti fra i diversi organismi e i diversi elementi di un territorio, è espressa compiutamente dalle concezioni della PERMACULTURA.


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LA PERMACULTURA. UN PENSIERO GLOBALE Negli anni ’60, David Holmgren, universitario della Tasmania, elaborò una tesi per il dottorato di studi sull’ambiente, ideando una sorta di “strumento ecologico”, che chiamò “Permacultura”. Il relatore di tesi, Bill Mollison, piratando in parte il lavoro del suo allievo, è divenuto il padre della Permacultura.


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La Permacultura è un modello sistematico per pianificare ed organizzare in modo coerente con gli interessi di tutte le specie e di tutte le risorse lo spazio urbano, rurale o industriale. E’ quindi uno strumento che permette la costruzione in chiave ecologica di qualsiasi tipo di insediamento, poiché tiene conto di tutte le relazioni fra gli elementi componenti il potenziale del luogo. L’agricoltura ha un suo posto privilegiato nel modello della Permacultura, che però è una visione più globale, olistica, dell’organizzazione umana.


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La Permacultura non è quindi un sistema di produzione agricola, ma richiede per questa un approccio olistico. La produzione agricola presuppone l’esistenza di un sapere locale, spesso costituito in senso ecocompatibile, rispetto ai saperi professionali alocali dello sviluppo agricolo standardizzato. L’esistenza di un sapere agricolotecnologico locale presuppone l’esistenza di una comunità di tipo endoculturale, cioè di un aggregato socioeconomico la cui cultura è connessa con il territorio in cui l’aggregato insiste, con la storia e le condizioni ecologiche del medesimo. Ecco, questo è un approccio di tipo permaculturale.


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Le risposte alla necessità di ricomporre la frattura prodottasi fra ecologia e agricoltura sono, come naturale, diverse. Fra queste si distinguono: l’agricoltura biologica l’agricoltura biodinamica l’agricoltura sinergica


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L’agricoltura sinergica prende avvio dalle intuizioni di MASANOBU FUKUOKA e dalle sue critiche a tecniche agricole largamente praticate e basate su: lavorazione profonda del terreno attraverso il suo rivoltamento la terra nuda come base per la coltivazione agricola l’adozione della monocoltura come premessa per produzioni di scala La fertilizzazione con l’apporto di concimi


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In Europa Emilia Hazelip ha applicato le intuizioni di Fukuoka, adattandole al contesto mediterraneo ed ha connotato questo tipo di agricoltura con l’aggettivo SINERGICA Sinergica, in quanto fondata sull’azione simultanea di diversi elementi che interagiscono per una singola funzione: creare un suolo sano per farvi crescere piante sane. La dinamica sinergica si snoda attraverso l’azione e la relazione fra piante, acqua, aria, batteri, funghi ed altri elementi vitali presenti nel terreno.


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Per anni le intuizioni di Fukuoka sono state considerate al pari di una scienza folcloristica. Gli studi di Alan Smith sul funzionamento del suolo. Le scoperte di Smith dimostrano che nei suoli naturali le relazioni tra piante, microorganismi del suolo ed elementi nutritivi funzionano perfettamente, controllano l’attività microbica e la popolazione degli organismi patogeni, rendono disponibili gli elementi nutritivi presenti nel suolo. Nei suoli perturbati da arature, fertilizzanti con nitrati e lavori colturali questi processi non hanno luogo. Le ricerche di Smith mettono in guardia quindi anche dall’abuso dei fertilizzanti naturali, ricchi di azoto, e dalla coltura smisurata di piante azotofissatrici.


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I quattro principi dell’agricoltura sinergica: fertilizzazione del suolo attraverso una copertura organica permanente coltivazione di specie annuali in associazione a colture complementari, con l’integrazione di alberi azoto-fissatori assenza di aratura e di qualsiasi altro tipo di disturbo del suolo: il terreno si lavora da solo il suolo si area da solo se evitiamo di provocarne il compattamento.


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I quattro principi costituiscono una esplicita critica all’agricoltura tradizionale, in particolare in riferimento ai seguenti aspetti: LA LAVORAZIONE PROFONDA DEL TERRENO CON IL SUO RIVOLTAMENTO LA FERTILIZZAZIONE ATTRAVERSO L’APPORTO DI CONCIMI LA TERRA NUDA LA MONOCOLTURA


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LAVORAZIONE PROFONDA DEL TERRENO CON  

IL SUO RIVOLTAMENTO Che cos’è il terreno? Il terreno è lo strato superiore della crosta terreste, costituito da sostanze minerali (inorganiche) e da sostanze vegetali e animali (organiche). Contiene acqua, aria e una enorme quantità di microorganismi. Il terreno fertile contiene l’humus, una sostanza organica generata dalla decomposizione di sostanze vegetali e animali.


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Gli strati del terreno: 1) strato di copertura (fogliame e residui vegetali). Protegge la vita nel terreno, lo preserva dall’azione degli agenti atmosferici ed è una riserva di elementi nutritivi (profondo anche 30 cm) 2) strato di decomposizione (fino a 5 cm): materia organica in decomposizione sotto l’azione di microorganismi 3) rizosfera: dove vivono le radici (fino a 50 cm); presenta una vita biologica intensa; vi si forma l’humus e vi si mobilitano gli elementi nutritivi 4) strato minerale (fino a 2,5 mt.): rocce disgregate e serbatoio di acqua 5) roccia madre: rocce non disgregate, riserva di minerali (fosforo, potassio, magnesio, ecc.) 


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La vita nel terreno

Un cucchiaino di terra contiene oltre 600 milioni di cellule batteriche e se si tratta di terra prossima agli apparti radicali delle piante questo numero supera tranquillamente il milione.

Nel terreno vivono vertebrati come il topo campagnolo, la talpa, l’orbettino, un enorme numero di essere multicellulari (vermi, artropodi, molluschi), fra i quali il lombrico, i nematodi, gli acari, i collemboli, un altrettanto grande numero di essere unicellulari come gli zooflagellati, i rizopodi e i ciliati. Al regno vegetale appartengono i batteri, i funghi e le alghe.


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Ogni organismo svolge un compito preciso in una rete complessa di attività. Ciascun gruppo di organismi è legato a specifiche caratteristiche chimico-fisiche del micro-habitat di appartenenza. Per es., le microalghe che fissano l’azoto atmosferico stanno nei primi due o tre cm. del terreno; anche i funghi sono presenti negli strati superficiali; amebe, ciliati, flagellati si trovano nei primi 40-50 cm di terra.


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Gli studi di Elaine Ingham sul concetto di “rete alimentare del suolo”.


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La rete alimentare del suolo costituisce la premessa per un suolo sano e per piante sane.

E’ chiaro che l’ecologia del suolo è stata largamente trascurata nell’era dei fertilizzanti chimici e dei fitofarmaci.

Ogni pratica che riduca o provochi dei cambiamenti nelle normali popolazioni microbiche, come l’uso di sostanze chimiche e l’eccessivo sfruttamento del suolo, riduce effettivamente il potenziale raccolto.

L’adozione di misure tese a favorire questo invisibile universo migliora la salute delle piante, il rendimento e i benefici nutrizionali che potremmo ottenere da queste piante.


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Le lavorazioni profonde con il rivoltamento del terreno sconvolgono la vita biologica del terreno, così complessa e ricca di interazioni fra le piante e i microrganismi che popolano i diversi strati del suolo.

Lo sconvolgimento che il rivoltamento delle zolle provoca è letale: i microrganismi aerobici, che vivono negli strati più superficiali, dove è possibile trovare facilmente ossigeno, vengono trasportati negli strati più bassi, dove l’ossigeno scarseggia o è assente. O moriranno o resteranno inattivi.

Di contro, i microrganismi anaerobici, che vivono negli strati più profondi, vengono trasportati negli strati superficiali del terreno, dove non possono sopravvivere per la presenza di ossigeno.

L’idea che l’affinamento della terra si ottenga per l’azione del gelo sulla zolla formatasi con la vangatura autunnale è del tutto sbagliata. Certo il gelo frantumerà la zolla, ma questa tornerà inesorabilmente a compattarsi dopo le prime piogge primaverili .


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Una conseguenza negativa delle lavorazioni profonde con rivoltamento del terreno è rappresentato anche dai fenomeni di erosione superficiale, soprattutto nelle zone collinari.

Sono state elaborate tecniche per evitare le lavorazioni profonde (zerotillage, sod seeding, notilage), tecniche che consentono di seminare direttamente sulla cotica del terreno, senza lavorazioni o con interventi solo superficiali.


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Le interazioni microbiche del suolo sono fondamentali per il controllo delle malattie delle piante, per il rinnovamento della materia organica e per la mobilitazione dei nutrienti delle piante. Nei suoli agricoli disturbati da lavorazioni profonde e rivoltamento delle zolle si verificano un calo di sostanza organica e di elementi nutritivi, mentre le manifestazioni patologiche delle piante aumentano drasticamente. Nei suoli naturali, capaci di sostenere la vita di una miriade di piante, si rileva costantemente la presenza di etilene, mentre nei suoli agricoli risulta assente o in basse concentrazioni. Ebbene, l’etilene è un agente indispensabile nel meccanismo di mobilitazione delle sostanze nutrienti.


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Durante la sua vita, una pianta disperde in forma di essudati radicali o di cellule vegetali morte fino al 25% dell’energia chimica prodotta sotto forma di composti del carbonio grazie alla fotosintesi clorofilliana. Sembrerebbe, questo, un comportamento incomprensibile. L’evoluzione non premia gli sprechi energetici. Quindi, poiché questa dispersione avviene, questa perdita di energia così rilevante (1/4) deve essere funzionale ai processi biologici della pianta Il ciclo etilene-ossigeno spiega compiutamente questo fatto.


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L’ORTO SINERGICO Ciclo di incontri sulle tecniche dell’agricoltura sinergica PRINCIPI E BASI SCIENTIFICHE DELL’AGRICOLTURA SINERGICA LA FERTILIZZAZIONE ATTRAVERSO L’APPORTO DI CONCIMI 

L’agricoltura convenzionale è basata su un continuo e massiccio apporto di elementi per il nutrimento delle piante. Si sostiene che se una data quantità di elementi si trova in una pianta che è stata coltivata e poi raccolta, la stessa quantità di elementi deve essere reintrodotta nel suolo.

Questa sorta di legge non tiene conto del fatto che le piante sono capaci autonomamente di sintetizzare e convertire gli elementi ad esse necessarie.

Le piante in natura creano il suolo, non hanno bisogno di apporti fertilizzanti esterni.

Perché allora in agricoltura si afferma che le piante distruggono il suolo e la sua fertilità.

Vediamo come stanno in realtà le cose:


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Le piante sono composte da: acqua per il 75% materia secca per il 25% La materia secca è costituita da: 1) composti del carbonio sintetizzati attraverso la luce del sole (fotosintesi clorofilliana) e gas per il 20%; 2) materia proveniente dal suolo per il 5%. QUINDI SOLO IL 5% DI CIO’ DI CUI E’ FATTA LA PIANTA VIENE DAL TERRENO


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La metà di questo 5% che la pianta trae dal terreno è costituito da azoto L’AZOTO E’ QUINDI IL 50% DEL 5% DI MATERIA CHE LA PIANTE PRENDE DAL SUOLO. L’azoto si ottiene liberamente dall’atmosfera e si fissa nel terreno attraverso l’azione di piante che sono capaci di immagazzinare nei loro apparati radicali riserve di azoto. L’AZOTO NON DEVE QUINDI ESSERE APPORTATO ARTIFICIALMENTE NEL SUOLO. BASTA L’AZIONE SINERGICA DI PIANTE AZOTO-FISSATRICI.


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Resta da capire da dove provenga il restante 50% di quel 5% di materia che la pianta trae dal terreno. Si tratta di minerali provenienti dal substrato di roccia. Il pianeta Terra è una massa di minerali coperta da un sottile strato di terra. Prima che si esauriscano tutti i minerali il sole si sarà spento!


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LA TERRA NUDA La terra nuda non esiste in natura. E’ una invenzione dell’uomo, una invenzione dannosa. Anche nei luoghi meno ospitali della terra il suolo è sempre coperto da uno strato di vegetazione, magari composto solo di muschi e licheni. Solo nel deserto troviamo terra nuda in forma di sabbia. Ma provate a coltivare nella sabbia! I suoli naturali più fertili hanno abbondanti strati di copertura. Pensiamo alle foreste pluviali, i cui suoli sono coperti da una miriade di piante e da un consistente strato di piante e animali in decomposizione. Questi suoli sono in grado di nutrire una enorme concentrazione di piante ad alto e altissimo fusto.


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LA MONOCOLTURA 

La monocultura in natura non esiste. In qualsiasi ambiente naturale troviamo anche su un solo metro quadrato di terreno una varietà di specie che vivono le une accanto alle altre, sovente consociate in relazioni di mutuo aiuto. L’uomo ha inventato la monocoltura per ragioni di produttività agricola e se nell’agricoltura tradizionale prevaleva ancora la coltura promiscua, nell’agricoltura industriale trionfa la monocoltura intensiva e estensiva. La monocoltura richiede grandi quantità di acqua, di concimi chimici e di apporti energetici. Le piante sono più facilmente attaccate da agenti patogeni e soggette a malattie.


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In conclusione, l’agricoltura sinergica persegue una produzione agricola di qualità attraverso il semplice aiuto dell’autofertilità del suolo, con la coltivazione di campi non soggetti a lavorazioni del terreno e senza l’uso di prodotti chimici e concimazioni. Insomma, è l’arte di coltivare lasciando fare alla terra!


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