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Sulle strade dell’Uzbekistan
from DICEMBRE 2019
by 50epiu
NEL CUORE DELLA VIA DELLA SETA
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Sdi Loris Porcheri La leggendaria Samarcanda era il primo luogo che i carovanieri incontravano nel loro lungo viaggio da Oriente ad Occidente. Crocevia di genti e culture, amata da Alessandro Magno e ammirata da Marco Polo, divenne una delle città più importanti dell’antichità, dove la possenza delle costruzioni si fondeva con lo sfarzo delle decorazioni
«SAMARCANDA È UNA CITTÀ NOBILE, DOVE CI SONO BELLISSIMI GIARDINI E UNA PIANURA PIENA DI TUTTI I FRUTTI CHE L’UOMO PUÒ DESIDERARE. GLI ABITANTI, PARTE SON CRISTIANI E PARTE SARACENI, SONO SOTTOPOSTI AL DOMINIO D’UN NIPOTE DEL GRAN CAN». Così descrive Samarcanda uno dei più grandi viaggiatori della storia, Marco Polo, che nella città uzbeka transitò durante uno dei suoi spostamenti in Asia. Samarcanda, infatti, era il primo avamposto nel quale transitavano le carovane che trasportavano le merci da Oriente ad Occidente, percorrendo quella che oggi viene definita “la via della seta”; qui i mercanti, esausti dal lungo cammino attraverso il deserto, potevano trovare un luogo sicuro per ristorarsi e riposarsi prima di affrontare un altro lungo viaggio verso l’Europa. Samarcanda, il cui nome significa “fortezza di pietra” è una delle città più antiche dell’Uzbekistan. Risalente a 2.700 anni fa, è stata terra di conquista da parte di Alessandro Magno che vi trascorse l’inverno tra il 328 e il 327 a.C., durante la sua campagna militare in Asia; il grande condottiero fu talmente affascinato da Marakanda, come allora si chiamava Samarcanda, da affermare: «Tutto quel che ho sentito di Marakanda è vero, »
SHIR DARCON E TILLA-KARI La madrasa Shir Darcon, in piazza Registan, ha mosaici dedicati alla natura e agli animali, tanto che sul portale sono raffigurate delle tigri. La madrasa Tilla-Kari, in posizione centrale rispetto alla piazza, è rivestita d’oro.
LA MOSCHEA BIBI-KHANYM Alle spalle di piazza Registan c’è la moschea Bibi-Khanym, la più grande dell’Asia, un’opera d’arte in blu e turchese. Voluta da Tamerlano, fu una sfida architettonica dell’epoca, con le sue mura possenti e le ampie sale.
LA PRODUZIONE DELLA CARTA «La migliore carta del mondo viene prodotta a Samarcanda», scrisse Babur nel XVI secolo. E tutt’oggi si può vedere la produzione della carta con il metodo antico rivelato dai cinesi che, imprigionati da Tamerlano, poterono salvarsi la vita.
tranne il fatto che è più bella di quanto immaginassi». Ma l’esercito di Alessandro non fu l’unico a calpestare le terre di Samarcanda. Dopo di lui, nei secoli si succedettero turchi, persiani, mongoli condotti da quel Temüjin, che dalla Storia è conosciuto come Gengis Khan, che di Samarcanda decretò la distruzione. Ma come l’Araba Fenice, la città risorse per mano di un altro grande condottiero turco-mongolo, Tīmūr Barlas, in italiano Tamerlano, che mise Samarcanda al centro del suo vasto impero e la fece ricostruire più splendente che mai. Tamerlano (che veniva descritto come un uomo “grande e robusto che zoppicava dal piede destro e aveva uno sguardo capace di turbare ed una voce forte e penetrante”) non fu meno crudele del suo predecessore mongolo, tuttavia si devono a lui gran parte delle meraviglie che si possono ammirare a Samarcanda,
PIAZZA REGISTAN
IL CUORE PULSANTE Al centro della città Nell’antica Samarcanda, era il luogo nel quale gli abitanti si incontravano, facevano affari, assistevano ad esecuzioni, acclamavano sovrani. Qui si possono ammirare tre madrase, le scuole coraniche che, con i loro minareti e le cupole, adornano il contorno della piazza. La madrasa più antica è la Ulugh Beg in onore del nipote di Tamerlano, suo successore, nonché scienziato e astronomo. All’interno della costruzione, infatti, i mosaici hanno come tema la Scienza. plasmata in 35 anni di regno. La città vecchia, che ancor oggi si può ammirare, è un tripudio di maioliche e mosaici che, brillando al sole, emanano infinite sfumature di azzurro: dal blu intenso al celeste, dall’acquamarina al viola passando per il blu di Persia, simbolo incontrastato dei regnanti. Questa magnificenza di colori, la si può ammirare soprattutto a Shah-i Zinda, la necropoli dei reali che accoglie le tombe dei familiari e dei discendenti di Tamerlano (mogli, figli, nipoti, sorelle) e dei nobili della
L’osservatorio Ulugh Beg, nipote di Tamerlano, suo successore ma anche grande scienziato e astronomo. In alto, la necropoli di Shah-i Zinda. In apertura, il mausoleo di Gur-e Amir, dedicato a Tamerlano.
sua corte ma anche nel Gur-e Amir, la tomba del re. Qui, in un trionfo di blu e turchese dell’enorme cupola che si staglia nel cielo e di pareti e soffitti finemente decorati in oro, blu e lilla riposa il Tamerlano, due figli, i nipoti Muhammad Sultan e Ulugh Beg, e il maestro spirituale Mir Said Baraka. Il sepolcro del Tamerlano è ricoperto da un blocco di giada su cui c’è scritta la frase minacciosa: «Chiunque apra la mia tomba, scatenerà un invasore più terribile di me», un monito che non fece desistere gli archeologi russi che esaminarono i resti lì conservati. Pochi giorni dopo l’apertura del sepolcro, l’Unione Sovietica fu invasa dai tedeschi e pare che le sorti della Seconda Guerra Mondiale si ristabilirono quando il Tamerlano e il nipote Ulugh Beg tornaro a riposare nel Gur-e Amir.
• Urgench • Khiva
• Bukhara Gijduvan •
L’Uzbekistan si caratterizza, rispetto alle altre repubbliche dell’ex Unione Sovietica, per la stanzialità delle sue popolazioni originarie che ha consentito di creare e lasciare nel tempo le testimonianze della loro straordinaria storia e civiltà. Oggi qui sono conservate alcune delle città più antiche del mondo, che per 700 anni sono state le tappe centrali della Via della Seta. È la grande storia e la riscoperta dell’antica Transoxiana, una terra che, per duemila anni, è stata punto d’incontro-scontro tra Oriente ed Occidente, tra il mondo nomade delle steppe e le civiltà stanziali e colte dei grandi imperi. Un viaggio che affascina e stupisce. • Tashkent • Samarcanda ANTICHE VIE CAROVANIERE DAL 7 AL 14 APRILE 2020 (7 notti/8 giorni)
1° giorno: Partenza per Urgench Volo di linea. 2° giorno: Urgench - Khiva Arrivo e incontro con la guida e trasferimento in hotel a Khiva. Giornata dedicata alla visita della più antica e meglio conservata cittadina sulla “Via della Seta”: la madrasa Mohammed Amin Khan, il mausoleo di Pakhlavan Mahmud, la madrasa Islam Khoja, la moschea di Juma, la Casa di Pietra, la Madrasa Allah Kuli Khan e il caravanserraglio. 3° giorno: Khiva - Bukhara Trasferimento per Bukhara attraverso il deserto Kizilkum e sosta lungo il fiume Amudaryo. 4° giorno: Bukhara Visita del complesso Poi-Kalon con la moschea, il minareto e la madrasa Mir-I-Arab. Visita dei 3 bazaar coperti, della fortezza Ark, antica quanto Bukhara, del mausoleo Ismail Samani (X sec.). 5° giorno: Gijduvan - Samarcanda Proseguimento per Samarcanda con sosta al laboratorio di una famiglia di ceramisti Nasrullaev a Gijduvan. Dopo cena, tempo a disposizione per visita “by night” del centro di Samarcanda. 6° giorno: Samarcanda Visita della piazza Registan, del mausoleo dedicato a Timur e ai suoi discendenti, il mercato Siab, la Moschea Bibi-Khanym, la necropoli dei regnanti e dei nobili, Shakhi Zinda (il re vivente) e l’osservatorio Ulugbek. 7° giorno: Samarcanda - Tashkent Visita alla fabbrica della carta di Seta Koni Ghil e partenza per Tashkent. 8° giorno: Tashkent - Rientro in Italia Visita del complesso di HastiImom (la moschea di Tilla Sheikh, Kaffal Shashiy Masoleum, Barakkhan Medrassah, la biblioteca con il Sacro Corano), Kukeldash Madrasah e Bazaar Chorsu. Trasferimento in aeroporto e volo di rientro in Italia.
QUOTE INDIVIDUALI DI PARTECIPAZIONE Minimo 15 partecipanti € 1.470 Minimo 20 partecipanti € 1.415 Quota d’iscrizione per i non soci: € 45.00
Le quote comprendono: voli di linea • Trasferimenti privati • Sistemazione in hotel 3/4 stelle in camera doppia • Trattamento di pensione completa (compreso un box-lunch durante il trasferimento da Urgench a Bukhara) • Visite ed escursioni indicate nel programma (parte di ingressi inclusi) • Guida/accompagnatore locale parlante italiano • Accompagnatore 50&Più Turismo dall’Italia. Le quote non comprendono: tasse aeroportuali ( € 195) • Assicurazione • Escursioni e visite facoltative • Mance • Bevande • Extra personali e tutto quanto non specificato.
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La “Piccola Farmacia Letteraria” è un luogo in cui ci si prende cura dell’anima attraverso letture mirate, che vengono scelte in base al proprio stato emotivo. Un luogo d’incontro, di scambio, di condivisione, aperto a tutti
LA “PICCOLA FARMACIA LETTERARIA” SI TROVA A FIRENZE IN VIA DI RIPOLI, 7R. SU FACEBOOK: HTTP://WWW.FACEBOOK.COM/ PICCOLAFARMACIALETTERARIA/ + UNA “FARMACIA” CHE CURA GRAZIE AI LIBRI __SOCIETÀ ATTUALITÀ__ E di Romina Vinci ESISTE UN LUOGO, A FIRENZE, NEL QUALE SI PRESCRIVONO MEDICINE SPECIALI: sono farmaci letterari, libri con tanto di bugiardino dove riconoscere i sintomi, leggere le indicazioni terapeutiche e prendere nota dei possibili effetti collaterali. Ci troviamo nel quartiere Gavinana, a una manciata di metri dalle rive dell’Arno, ed è qui che nasce la storia della “Piccola Farmacia Letteraria”, grazie alla sua proprietaria, Elena Molini, trentacinque anni, libraia di professione. È a lei che va il merito dell’apertura di questo piccolo Paradiso, un luogo di incontro, di scambio, di condivisione, aperto a tutti. E dove si può “abusare” di farmaci, senza paura di intossicazione, perché un’overdose di lettura, in fondo, non ha mai fatto male a nessuno.
Inaugurata un anno fa, in pochi mesi questa piccola libreria si è imposta all’attenzione mediatica scavalcando in men che non si dica i confini nazionali: richieste di “prescrizioni letterarie” sono arrivate da lettori da ogni dove, ed hanno bussato alla porta del civico 7 di Via di Ripoli anche le tv norvegesi e la BBC dell’America Latina. Lettori incalliti e semplici curiosi, tutti accomunati dall’interesse verso l’idea di poter “curare” i propri stati d’animo e malanni fisici con una buona dose di lettura. Sorride Elena Molini, inorgoglita e stupita, allo stesso tempo, dal clamore che è riuscita ad ottenere con la sua Farmacia Letteraria. Lei, che dell’amore per i libri ne ha fatto una professione, ci ha raccontato come è nata, questa magia letteraria tutta fiorentina. Elena, come nasce l’idea della “Piccola Farmacia Letteraria” di Firenze? Ho lavorato per anni in una grande catena di librerie e notavo come le persone spesso chiedessero consigli proprio in base agli stati emotivi, sia per loro che per le persone a cui volevano fare un regalo. Poteva essere l’amico che era stato appena lasciato, qualcuno che aveva perso il posto di lavoro e così via. È partendo da quella che era una richiesta quotidiana, appunto, che ho deciso di realizzare un format di libreria, con un catalogo tutto basato sulle emozioni. Come i farmaci, anche i libri hanno un bugiardino, una sorta di “manuale di istruzioni” che realizzi tu, appositamente... Sì, tutto quello che io propongo sono testi che ho letto, e di cui poi ho realizzato i bugiardini. Per la categorizzazione mi avvalgo della collaborazione di psicologi, che mi aiutano appunto ad individuare le categorie emotive a cui si possono ricondurre i libri. Com’è formato il catalogo? Ci sono all’incirca ottanta categorie: stati emotivi, stati esistenziali, atteggiamenti, etc. Siamo nel 2019: la gente ama ancora leggere? Sì, bisogna però trovare il modo per incuriosire la gente ed avvicinarla alla lettura. Qui vengono molte persone che non leggono, ed è bello riuscire a trovare un modo per scavalcare questa barriera facendo leva sulle emozioni. Con i lettori abituali è facile dare consigli, con il lettore debole o il lettore nuovo è più difficile, ma è un motivo di orgoglio quando poi ti contatta- »
no, su Facebook, dicendo che hanno apprezzato il libro, ed ora ne vogliono un altro. In base a cosa riesci, dai sintomi, ad individuare il giusto “farmaco letterario”? Anzitutto bisogna distinguere tra lettore e lettrice, perché c’è una grande differenza tra i testi che leggono gli uomini e quelli che leggono le donne. Poi è importante ascoltare le situazioni, le sensazioni, capire come si sentono, cosa provano. Sono questi input che mi aiutano a capire quale tipologia di testo suggerire. Come si diventa un buon libraio? Ascoltando le persone, rispondendo alle richieste dei lettori attraverso la propria conoscenza della letteratura dei testi. Spesso mi chiedono quale sia la mia strategia di marketing, quale il mio piano di comunicazione, ma io non ne ho. Io ho semplicemente ascoltato quello che le persone avevano da raccontarmi. Un buon libraio deve essere un buon interlocutore ed un buon consigliere. Molte piccole librerie stanno chiudendo, sia per l’imporsi sul mercato di grandi colossi come Amazon, sia per la mancanza di interesse verso uno strumento che, per molti, risulta essere antiquato. Come si combatte questa tendenza? È inutile illudersi di combattere contro i grandi colossi, io non potrò mai applicare gli sconti di Amazon, altrimenti chiuderei dopo tre giorni, e
Como 6/8 dicembre 2019 Si apre Noir in Festival, dedicato al cinema e alla letteratura del giallo e del mistero. La manifestazione prosegue a Milano dal 9 al 12 dicembre.
Milano 18/19 gennaio 2020 Torna il Salone della Cultura, la più grande libreria d’Italia, con oltre 500.000 libri dedicati alle diverse espressioni artistiche.
non posso neanche avere un catalogo come quello di Feltrinelli, perché uno spazio di trentacinque metri quadri non è come un negozio che ne misura duecentocinquanta. Bisogna però puntare su quello che loro non possono dare, come il rapporto umano ad esempio: mettere le persone a proprio agio, farle sentire a casa propria. È questo che fa la differenza. Sui Social sei molto seguita, la pagina Facebook della Farmacia Letteraria vanta oltre quindicimila fan. Qual è il segreto di questo successo? Credo che il segreto sia la genuinità, sapere che non c’è nulla di filtrato, non ci sono messaggi promozionali. È proprio questa spontaneità che arriva alle persone. Nella tua “farmacia” il rapporto umano è fondamentale, ma come riesci a stare dietro a tutti i clienti, dedicando loro così tanta attenzione? Ci sono persone che vengono in libreria e hanno bisogno di un consiglio, hanno voglia di parlare, ma ci sono altre che preferiscono non interfacciarsi. I bugiardini li ho creati anche per coloro che scelgono la strada dell’autonomia; ci sono tanti clienti che entrano, guardano la legenda e cercano il libro che più risponde alle loro esigenze. Cosa rappresenta la “Farmacia Letteraria” per i fiorentini? Per i fiorentini in particolare non saprei, ma sento tanto entusiasmo intorno. Mi scrivono persone da tutta Italia, mi seguono sui Social, gioiscono dei miei piccoli traguardi, si immedesimano. E poi, quando vengono a trovarmi in libreria, mi trattano come se fossi una loro amica. È bellissima questa cosa. Ci consigli un libro contro l’ansia? Propongo Parla, mia paura di Simona Vinci. È un libro che si occupa di ansia, di attacchi di panico legati alla vita della protagonista, e racconta come lei sia riuscita ad uscire da questo turbine nero, ricominciando a vivere. Un libro per riacquistare il buonumore? Zia Mame di Patrick Dennis, un romanzo degli Anni ’50.
Modena gennaio/febbraio 2020 Si svolge Passa la parola, IX Festival della lettura per ragazzi, dedicato alle famiglie per condividere il potere dei libri.
Inverno di pura rigenerazione ad Abano!
Racconta la storia di un orfano che va a vivere con sua zia, Zia Mame appunto, una donna eccentrica, piena di vita, che gli farà vivere mille avventure. È un libro che ci ricorda come, per quanto la vita possa metterci davanti a situazioni brutte, c’è sempre un modo per rialzarsi e recuperare il buonumore. Un libro per tornare a credere in se stessi? Ci sono vari volumi. Per gli uomini consiglio Il Manuale del Guerriero della Luce di Paulo Coelho, un libro formato da frasi che danno bene l’idea di rientrare in contatto con il nostro Io più profondo, con la nostra parte più nascosta, che è quella che ci dà il coraggio di fare cose che sicuramente pensavamo di non poter fare. Per le lettrici, invece, consiglio Donne
che corrono con i lupi di Clarissa Pinkola Estés, un libro meraviglioso: è un saggio, un romanzo, poesia, prosa, è un mix potentissimo di emozioni che mette la donna in condizione di cercare la sua parte più primitiva, ma anche la più vera. Elena, un libro può essere considerato una medicina? Il libro in questi ultimi anni è stato considerato come un oggetto commerciale, in realtà io credo che ci sia una profonda differenza tra comprare un paio di scarpe e un libro. Un libro è comunque un’opera dell’intelletto umano, e quindi un’opera d’arte, e come tale può aiutarci a stare meglio come fanno la musica, il teatro, i dipinti, le installazioni. Una medicina per il cervello, dunque, più che per il corpo.
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