29/10/2017
NON EDIZIONI CHIP65C02
NEURAL PROGRAMMING
http://mia-fantascienza.blogspot.com | Collana JDAB
✔Note Legalesi. Il webmaster 6502 & Terminetor Magnetico ha costruito un omaggio Amazing Stories –novembre 1938- in particolare al racconto “The ray of eternity” di R.Tooker assemblando un plot remix: l’obiettivo del racconto é intrattenere, divertire, incuriosire il lettore. In nessun caso sono collegate al testo o all’autore, le persone, enti, organizzazioni e quant'altro citato direttamente od indirettamente nel testo. È importante tenere presente che ogni riferimento esplicito od implicito a fatti o persone, enti, organizzazioni, eventi, circostanze future o presenti o passate che taluni lettori possono riconoscere od associare è del tutto casuale ed immaginario. L'ebook.pdf è no-profit, l’autore non persegue nessuno scopo di lucro o profitto diffondendo online il materiale assemblato. Il volume è liberamente stampabile in tutto od in parte, è inoltre distribuibile senza alcuna limitazione legale, purché non ne sia alterato il suo contenuto e siano rispettate le condizioni di Copyleft(by-nc-nd) A tale proposito ricordo che questo documento non è un sito d'informazione e nemmeno un risultato di un prodotto editoriale, l'ebook in PDF non contiene immagini di qualità, per cui la resa grafica dovrebbe essere alquanto limitata. L’ebook dovrebbe essere facilmente stampabile ed intuitivamente rilegabile o spillabile in un vero libro già correttamente impaginato. Le immagini non dovrebbero essere coperte da copyright, le ho trovate con google.images e le ho lasciate in RGB e convertite in bianco e nero a 96dpi per complicare la stampa. E’ possibile che altre foto reperite con google.images io le abbia sintetizzate artificialmente mantenendo l’RGB per gli scopi letterari, oppure degradate in scala di grigio, invocando il diritto di citazione. In ogni caso le fotografie restano di proprietà dei loro legittimi proprietari bla, bla, bla... Non è "garantita al limone" la resa grafica ed il processo di stampa di cui ogni utente ne assume la piena responsabilità. Il webmaster non si assume la responsabilità della completezza dell’informazioni pubblicate, dei problemi, danni di ogni genere che eventualmente possono derivare dall'uso proprio od improprio di tale file, dalla stampa, dall'interazione e/o download di quanto disponibile online. Tutti i marchi, loghi, organizzazioni citati direttamente od indirettamente sono di proprietà dei loro legittimi proprietari bla, bla, bla... tutelati a norma di legge dal diritto nazionale/internazionale, bla, bla, bla... legalmente registrati ecc... sì insomma dai!, non dite che non avete capito!.
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retro”
“Neural Programming” stampato 29/10/2017 (v1.0) é in COPYLEFT(BY-NC-ND)
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Indice Prefazione: omaggio a Amazing Stories –novembre 1938- ………….… pag. 4
Capitolo 1-Neural Programming ……………………………..………. pag. 6
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Prefazione: omaggio ad Amazing Stories, novembre 1938
Questo ebook vuole essere un omaggio alla rivista Amazing Stories, Novembre 1938 in particolare al racconto “The ray of Eternity” di R.Tooker
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Vingie Halt è sposata con Ron Sherman, i due coniugi viaggiavano alla disperata ricerca del vecchio padre Adam Halt, il quale dalle ultime notizie noteavrebbe lavorato in una fattoria di proprietà di Eli Mart in. Per strada, comparve all’improvviso una mummia quas iegizia, delirò frasi senza senso: i coniugi fuggiranno spaventati, poi incontrarono quello che si qualificherà co me Adam Halt. L’uomo era però troppo giovane per essere il padre di Vingie, la quale lo disconobbe. L’uomo rivelò loro d’essere Eli Martin, era ringiovanito da una sua invenzione. Aveva capovolto gli effetti del “raggio dell’eternità”. Nella fattoria esistevano misteriosi enormi tubi verdi che perforavano la terra, erano dispositivi che alimentavano un criptico monitor da cui promanava il “raggio dell’Eternità”. Questo raggio avrebbe bloccato il meccanismo di rivitalizzazione delle cellule, accelerandone il tempo di decadimento. I coniugi non ebbero a credere alla storia, Adam Halt li minacciò con un raggio dell’eternità portatile, trascinandoli dentro la fattoria. Eli Martin era in realtà Mandel Bordoni. Mandel Bordoni era un invasato, che meditava di conquistare il mondo, usando il raggio dell’eternità. Il vero Adam Halt era la mummia morente, che era stata annientata da Bordoni con il raggio dell’eternità, che era stata incontrata dai coniugi in strada. Scoppiò una lotta violenta tra Mandel Bordoni ed
alcuni giapponesi della Osaka corporation, che giunsero di sopresa nella fattoria. Entrambi i contendenti erano invasati che studiavano il raggio dell’eternità, per poter conquistare il mondo!. Dopo varie caotiche vicissitudini, i due coniugi riuscirono a fuggire, con l’aiuto del morente Eli Martin (vero amico di Adam Halt), anche lui quasi annientato da Bordoni con il raggio dell’Eternità. Eli Mart in riuscì a distruggere il laboratorio, creando un incendio indotto da un corto circuito. Tutti i macchinari ed i segreti del “raggio dell’Eternità” 5 andranno distrutti, assieme al morente Eli Mart in, mentre i due coniugi fuggiranno lontano!. Il remake del caotico racconto sarà un porting in Multitrama, dove il perno del racconto sarà la reinterpretazione letteraria del “raggio dell’Eternità”, trasformandolo in un dispositivo alieno capace di leggere le memorie e ricordi umani, essendo il perno tecnologico alieno, della programmazione neurale.
Questo ebook fa parte della co llana JDAB-Joint Direct Attack Book, una serie di testi in PDF, composti da remix, porting in 5ulti trama, remake, di tutti quei racconti di “Amazing Stories & Wonder Stories & IF worlds of science fiction” che sono meritevoli di una moderna rivisitazione SciFi, a mio gusto personale!. Saluti e buona lettura! Chip65C02
Capitolo 1-Neural Programming
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Ezezel sedeva sulla sedia del picco lo ufficio del posto di guardia dell’Area_51, muoveva le gambe in modo infantile, perché le sedie terrestri gli piacevano un sacco!. Ezezel era tornato a salutare il suo amico Joice Maxwell, perché nell’arcipelago di Vesta per la cerimonia di legame, Ezezel aveva promesso a Maxwell che gli avrebbe parlato brevemente della programmazione neurale, così Maxwell avrebbe scritto una nuova fiaba di fantascienza!. Ezezel impugnava nelle sue piccole mani, un piccolo tablet: il dispositivo poteva emettere delle innocue onde Tetha, le quali avrebbero sedato Maxwell. Le funzionalità delle onde Tetha erano già state spiegate ai contattati di “Intervista dalle colonie Extramondo” ed era quindi superfluo discuterne ancora. Ezezel, disse che i ricordi umani erano solitamente complessi aggregati biochimici, che erano condivisi dentro almeno più di un neurone. I neuroni tessevano rapporti biochimici con altri neuroni, per stoccare al meglio l’informazione biochimica. L’informazione era poi elaborata dalla mente umana, questa era solitamente una piccola immagine planare ad alto numero di DPI, perché la vista umana era bidimensionale, ma il cervello umano sulla base dell’esperienza indotta nei primissimi anni di vita, istintivamente ne interpolava la tridimensionalità, dandone un significato. Se i ricordi umani erano solitamente immagini bidimensionali dello spettro visivo umano, il cervello umano poi vi
associava altri 5 sensi assieme ad altri dati. Odori, rumori, tatto, sapori, stati d’animo, persone, azioni, s ignificat i, contesti sociali ecc… Per cui i ricordi umani potevano essere esplorati come un data base d’informazioni, seguendo tre direttrici: • la cronologia temporale: un cluster d’immagini cronologiche antecedenti o susseguenti, in cui ciascuna aveva una marcatura temporale biochimica. • L’associazione logica: cluster d’immagini associati ad un 7 ricordo simile oppure antitetico. • L’espansione del ricordo: cluster d’immagini in cui era possibile indurre sia una dilatazione temporale percepita in modo infinito, oppure una replicazione continua in un loop ad anello, bloccando la lettura mnemonica cronologica.
-Maxwell, te lo ricordi quando siamo diventati amici?!- chiese Ezezel. Maxwell smise d’annotare appunti sul proprio taccuino, alzò la testa e sorrise felice, poi lentamente comparve una leggera smorfia di tristezza sul suo volto: una luce nera e triste emerse negli occhi di Maxwell, il quale voltò la testa guardando fuori dalla finestra, fissando con lo sguardo perso nel vuoto, il “pick up” Dodge che era parcheggiato fuori al posto di guardia.
►In questo racconto impersonerai Ezezel, dovrai selezionare dal tablet alieno il pulsante “Espandi il ricordo” oppure il “Salto m nem onico al fotogramm a
successiv o” per accedere alla memoria di Joyce Maxwell. Al momento il cervello di Maxwell è in stato di lieve sonno cosciente, è focalizzato solo sull’immagine del suo “pick up”: quale pulsante decidi di premere?!
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[↔] Espandi il ricordo: continua a leggere a pag.10 [ ← ] Salto mnemonico al fotogramma precedente: continua a leggere a pag.16
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[↔] Espansione del ricordo.
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Maxwell sedeva nell’abitacolo del suo Dodge, era al posto guida, era tardo pomeriggio, le ombre prendevano ad allungarsi perché il tramonto stava calando. Il finestrino anteriore sinistro era stato calato, fuori faceva molto caldo, ma si sentiva che la temperatura esterna stava scendendo perché s’approssimava l’ora del tramonto. Il grosso veicolo era fermo da un’ora in mezzo al niente, era silenziosamente diventato un arredo umano inerte, mimet izzato nell’ambiente del deserto, tanto che nemmeno gli animali si curavano più del veicolo. Sulla strada, strisciò silenzioso un serpente a sonagli, che probabilmente andava a caccia di prede per l’ora di cena. Maxwell impugnava silenzioso la sua Glock 17, era la sua arma d’ordinanza, era pulita, era in perfetta efficienza, aveva il caricatore pieno e nella camera di scoppio aveva già un proiettile 9mm.
La Glock 17 aveva un meccanismo di sparo molto sicuro: tre sicure interne al meccanismo del grilletto interdivano la possibilità che partisse un colpo accidentale. Per sparare, con una Glock 17 occorreva portare il grilletto a fine corsa!. A Maxwell piaceva la
Glock 17 e la riteneva un’ottima arma; era una di quelle cose a cui affidava quotidianamente la sua vita. Adesso sarebbe stata la cosa che gli avrebbe tolto la vita. La sua Glock 17 era un’ottima arma, in quanto in caso di conflitto a fuoco non occorreva preoccuparsi di togliere la sicura, bastava puntare e far fuoco sul bersaglio. Era intuitiva, era affidabile, leggera, ci si poteva inserire anche caricatori da 30 co lpi, diventando un potente dispositivo di difesa personale!. Era da un’ora che Maxwell ci pensava, ci rimuginava sopra, alla fine puntò l’arma alla tempia destra, appoggiò il dito sul grilletto, ma non ebbe ancora il coraggio di premerlo. Maxwell adorava il suo pick up Dodge, pensò che se si fosse sparato nell’abitaco lo, avrebbe imbrattato di sangue e cervello tutti i bellissimi interni in pelle. Quando avrebbero trovato il suo cadavere, era probabile che il suo pick up sarebbe stato smontato per prenderne i pezzi e po i sarebbe stato mandato a rottamare, perché nessuno si sarebbe preso la pena di ripulire tutto il suo sangue ed il suo cervello, che avrebbero imbrattato gli interni. Sangue e cervello, non si sarebbero mai potuti togliere dai sedili in pelle, anche continuando a lavare i sedili fino alla fine dei tempi, nessuno avrebbe mai comprato un pick up con gli interni rovinat i, che sarebbe stato l’ignominia di un veico lo maledetto!. Maxwell appoggiò l’arma sul sedile anteriore sinistro, stringeva l’arma nel pugno, mentre la canna strusciava sul sedile in pelle. Maxwell pensò quindi che forse poteva uscire dal veicolo e spararsi in testa. In questo modo, gli interni del suo veicolo sarebbero rimasti immacolati: l’autoveicolo lo avrebbero potuto vendere a qualcun altro, il suo Dodge non sarebbe finito smontato e poi distrutto in disfattura!. A suo figlio, il pick up Dodge piaceva tantissimo e l’aveva co mprato proprio per questo!. Gli parve una buona idea quella di spararsi in testa, uscendo dall’auto. Ma Maxwell non uscì.
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Maxwell aveva visto transitare un grosso serpente sul viottolo sabbioso, era un crotalo, lo aveva riconosciuto, era un serpente di quelli velenosi e mortali. Maxwell pensò che se fosse uscito, avrebbe rischiato d’essere morso da qualche serpente. Era l’ora del tramonto e questi rettili erano in caccia per procacciarsi la cena. Morire per il veleno, non sarebbe stata una bella morte, atroci dolori e questo non gli andava proprio a genio, era meglio spararsi un colpo in testa: più rapido, decisamente più indolore. Maxwell impugnava pensieroso la sua Glock17, mentre la faceva tintinnare contro lo sportello sinistro: roteavano pensieri oscuri senza un domani, negli occhi tristi di Maxwell che emanavano una luce nera. Lo stomaco di Maxwell rugliò di fame, non aveva mangiato niente a pranzo: sua moglie di certo non avrebbe potuto preparargli più niente per cena… All’improvviso Maxwell uscì energico dal pick up, salì con un balzo felino sopra il grosso cassone del furgone, vi restò in piedi a guardare il panorama circostante. Sì, santa merda!, quello era proprio un buon posto per spararsi un fottuto colpo in testa: era in mezzo al deserto, non c’era nessuno, c’era silenzio, stava calando il sole, le ombre s’allungavano e tutto il paesaggio stava diventando bellissimo, virando nel rosso del tramonto. Probabilmente avrebbero trovato il suo cadavere dopo 3 o 5 giorni dal fattaccio. Non sarebbe andato al lavoro, prima o poi l’autorità lo avrebbero cercato e trovato. Oppure, non lo avrebbero trovato per niente!. Però, forse dopo qualche anno, un fotografo avrebbe forse imboccato per caso quella strada isolata che portava in mezzo al niente, così l’ignaro viandante avrebbe finito per trovare il cadavere di Maxwell, incluso il suo pick up Dodge. Sì!, il suo Dodge, probabilmente il veicolo lo avrebbero venduto le autorità della polizia municipale, che poi sarebbero state contattate dal fotografo. Sì! merda!, poteva andare proprio così…
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Maxwell pensò che un venditore d’auto avrebbe sicuramente comprato il suo pick up Dodge dalla polizia municipale: basso chilometraggio e meccanica nuova, interni e carrozzeria praticamente perfetti, sicuramente il venditore d’auto avrebbe lavato via con acqua e sapone il sangue ed il cervello di Maxwell che sarebbero stati incrostati sul cassone metallico del veicolo. Insomma, qualsiasi venditore d’auto degno d’essere chiamato un venditore d’auto, con la classica fottuta arte oratoria avrebbe 13 facilmente sment ito la storia del pick up Dodge maledetto e lo avrebbe venduto a qualcun’altro. In questo modo il suo Dodge, non sarebbe stato smembrato a pezzi, per ricavarne ricambi. Sì, era un’idea plausibile, sicuramente la storia sarebbe andata così!. Maxwell puntò l’arma alla tempia, s i fece coraggio, appoggiò il dito indice sul grilletto: sarebbe stato solo questione di un secondo, poi forse avrebbe rivisto sua moglie e suo figlio. Maxwell iniziò a premere il grilletto, quando all’improvviso vide per aria due luci bianche che roteavano vorticosamente, s’avvicinarono rapidissime alla sua posizione, in meno di un secondo furono a tre metri da lui. Maxwell ne rimase come tramortito, stordito, rimosse in modo meccanico l’indice dal grilletto, poi puntò l’arma in direzione sicura, quasi che stesse obbedendo ad un ordine inconscio. Le due luci erano palle di luci colorate, multico lori, grandi quanto una palla da biliardo, in pochi secondi iniziarono a girare intorno al pick up, alla distanza di un metro. Luminose, insonorizzate, rapide, iniziarono ad emettere una fortissima luce bianca. Maxwell non aveva mai visto una cosa così, in tutta la sua vita!. Gli oggetti danzarono per lui, silenziosi, vorticosi, misteriosi, luminosi, roteanti, in una spettacolare es ibizione degna di un Air Show con birra ed un mega barbeque!. Più incredulo che spaventato, Maxwell rimase co me intontito, le luci poi presero a roteare sempre più velocemente, generando una spirale di luce con una scia luminosa che circondò quasi il pick up,
sino a quando i due oggetti si fusero, emettendo all’improvviso una luce accecante, che costrinse Maxwell a chinare la testa, guardando altrove. All’improvviso, quasi come se un terzo oggetto fosse emerso dal nulla, sopra la collina prospiciente comparve a bassa quota, rapidissimo, altrettanto silenz ioso, un enorme disco volante. L’oggetto era discoidale, emetteva un’intensa luce bianca e fredda, imponente, almeno 30 metri di diametro, privo di rumore, grande 14 quanto un palazzo, sostò a 5 metri d’altezza sopra Maxwell. -Santa Merda!- disse a voce alta Maxwell, parlando da solo, mentre se ne stava in piedi sul cassone del Dodge, con la testa per aria, intento a guardare il disco alieno. Poi ad un tratto Maxwell lasciò cadere la sua Glock 17 dalla mano destra, quasi come se avesse obbedito ad un ordine supremo, datogli in remoto in modo inconscio. ► Quale pulsante decidi di premere?! [ □ ] Chiudi la connessione tetha: continua a leggere a pag.22 [ → ] Salto mnemonico al fotogramma successivo: continua a leggere a pag.20
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[←] Salto mnemonico al fotogramma precedente.
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Maxwell era tornato dal lavoro e davanti a casa sua, aveva trovato varie volanti della polizia, alcune ambulanze e mo lte persone che erano uscite di casa e guardavano l’area che era stata recintata. Un nastro rosso e bianco, inglobava sfortunatamente la sua casa nell’area bloccata, assieme ad altre 5 case che erano affiancate e prospicienti. Maxwell scese preoccupato dal proprio pick up Dodge, aveva lasciato il lavoro per un’urgenza chiamato dalle autorità che però non gli avevano detto niente per telefono. Due agenti lo avvicinarono e lo riconobbero, gli dissero subito che dovevano parlargli con urgenza. La guardia di s icurezza annuì preoccupato e rimase in silenzio, pendendo dalla labbra dei due poliziotti. C’era stata una disgrazia, un conflitto a fuoco!. Nella villetta di fronte, moglie e marito, erano ubriachi fradici, s’erano sparati addosso per una lite familiare, qualcosa come 180 colpi. Tre caricatori STANAG per M16 da 30 colpi, due caricatori da 30 colpi per una Glock17. Nella vio lenta sparatoria che n’era scaturita, molt i proiettili vaganti ad alta energia balistica ed alto coefficiente di penetrazione, s’erano aspersi nell’area prospiciente, colpendo persone e cose. Maxwell sbiancò di paura, preoccupato si guardò intorno disperato, non vide ne sua moglie, ne suo figlio sulla porta di casa, ma fu solo allora che notò che sul viale di casa sua, dietro una grossa
ambulanza con i lampeggianti roteanti e le sirene spente, c’era un lenzuolo bianco. Mentre dall’altra parte della strada, c’era riversa per terra la bicicletta BMX di suo figlio, poi un lenzuolo bianco che ricopriva un corpo. -No!, non può essere vero!- esordì Maxwell scuotendo la testa – No!, non può essere vero!, Oddio no!, non puoi farmi questo!- disse l’uomo disperato, con il groppo in gola, mentre gli occhi presero ad inumidirsi di un dolore cieco e sordo, che prese a bruciare e 17 consumare l’uomo da dentro. -Non c’è un modo facile per dirlo, quindi glielo dico così come i fatti sono stati accertati.- disse con tono triste ed imbarazzato il poliziotto che fronteggiava Maxwell -Suo figlio picco lo è rimasto colpito da un proiettile vagante, era in strada vicino alla villa della sparatoria, forse giocava in bicicletta. Sua moglie, sentendo gli spari pare che sia corsa fuori, è rimasta colpita da altri proiettili vaganti, mentre correva per soccorre il figlio. Ci sono altri tre feriti nel quart iere. Uno è un suo vicino, è in co ma, ha cercato di soccorre suo figlio e nella sparatoria si è beccato un burst all’addome. E’ stato portato all’ospedale, è in fin di vita. Gli altri due feriti, sono ricoverati in ospedale, sono meno gravi, se la caveranno perché erano più distanti dal conflitto a fuoco- disse l’agente. -Oddio!, No!, ma come è stato disperato.
possibile?!-
chiese Maxwell
L’altro agente di polizia, gli disse che i dirimpettai avevano un arsenale in casa, l’uomo aveva preso un fucile semi-automatico M16 e vo leva sparare alla moglie la quale era in giardino a stendere i panni. Ma a quanto pare era una paranoica, tanto che non usciva mai di casa se non era armata delle sue due automatiche SigSauer e Glock. Da una prima analisi dei cadaveri, pare che entrambi fossero ubriachi fradici. Maxwell si voltò per osservare la rotti e porte e finestre traforate giardino giacevano distanziati due Anche alcune auto parcheggiate
villetta incriminata: aveva vetri di fori d’uscita di proiettili, sul corpi coperti da lenzuoli bianchi. vicino all’area della sparatoria
erano rimaste co lpite: cristalli rotti, portiere bucate con molti fori di proiettili, nonché alcune ruote forate da proiettili: sembrava quasi uno scenario di guerra!. -Fatemeli vedere- implorò Maxwell -voglio vedere mia moglie e mio figlio-. -Il Coroner li deve trasportare all’obitorio, li vedrà là, per un riconoscimento e per firmare le pratiche del caso- disse l’agente che 18 gli porse un biglietto da visita, aggiungendo – Accetti le mie più profonde condoglianze, quì c’è il numero di uno psicologo, se dovesse aver bisogno di un supporto psicologico-. -Almeno posso entrare in casa mia?!- chiese Maxwell che ancora non riusciva a capacitarsi di quello che gli era capitato. -No, stiamo finendo i rilievi per la balistica!. Vogliamo essere sicuri che non ci sia un terzo sparatore in questa vicenda. Ma tra un’ora lasceremo l’area e lei potrà rientrare in casa propria- disse l’agente. ► Quale pulsante decidi di premere?! [ □ ] Chiudi la connessione tetha: continua a leggere a pag.22 [ → ] Salto mnemonico al fotogramma successivo: continua a leggere a pag.10
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[→] Salto mnemonico al fotogramma successivo.
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Maxwell se ne stava seduto sul sedile anteriore, lato guida, del suo pick up Dodge, non ricordava come ci fosse finito. L’unica cosa che ricordava con sufficiente chiarezza, era che al tramonto, era sicuro di ricordarsi che se ne stava in piedi sul cassone di metallo del suo gippone, forse stava per farsi saltare le cervella con la pistola. Poi forse qualcosa aveva attratto la sua attenzione, poi forse qualcosa aveva distolto i suoi pensieri, ma non si ricordava bene cosa fosse accaduto. La fondina della sua pistola era vuota e nell’abitacolo la sua arma da fuoco non c’era. Maxwell si voltò e con la torcia d’ordinanza diede un’occhiata al cassone del gippone, dove vide la sua Glock 17, uscì e la mise nella fondina, poi rientrò nel pick up Dodge. Maxwell guardò l’orologio che aveva al polso: erano le 2 di notte, accese il motore del pick up Dodge, ed anche l’orologio dell’auto confermò che erano le 2 di notte. Prese la borraccia che era appoggiata sul sedile posteriore, bevve un lungo sorso d’acqua, poi fece manovra e tornò a casa propria. continua a leggere a pag.22
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Il finale.
Maxwell si ridestò all’improvviso dal test, si voltò a guardare Ezezel. Ezezel sedeva tranquillo sulla sedia del piccolo ufficio del posto di guardia dell’Area_51, guardava fuori dalla finestra affascinato dal paesaggio lunare del deserto del Nevada, nel frattempo muoveva le gambe in modo infantile avanti ed indietro, perché le sedie terrestri erano più divertenti delle sedie aliene, gli piacevano un sacco!. Maxwell guardò stralunato gli appunti che aveva trascritto nel suo taccuino, ricordò i suggerimenti che Ezezel gli aveva dato per stendere un nuovo racconto di fantascienza. La programmazione neurale: erogazione di uno stimolo, continuato sino a quando non si otteneva il risultato voluto, generando un benessere emotivo. Ad un certo punto Ezezel si voltò e disse -Ve lo ricordate quando siamo diventati amici, Maxwell ed io?!-A chi stai parlando?!- chiese Maxwell –Non c’è nessun’altro in ufficio, a parte io e te!-Chiedevo ai tuoi lettori di fantascienza!- disse sorridendo Ezezel.
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