The drug master

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28/7/2017

NON EDIZIONI CHIP65C02

THE DRUG MASTER

http://mia-fantascienza.blogspot.com | Collana JDAB


✔Note Legalesi. Il webmaster 6502 & Terminetor Magnetico ha costruito un omaggio Amazing Stories –agosto 1930- in particolare al racconto “South Polar Berillium Ltd” di P.Van Dresser assemblando un plot remix: l’obiettivo del racconto é intrattenere, divertire, incuriosire il lettore. In nessun caso sono collegate al testo o all’autore, le persone, enti, organizzazioni e quant'altro citato direttamente od indirettamente nel testo. È importante tenere presente che ogni riferimento esplicito od implicito a fatti o persone, enti, organizzazioni, eventi, circostanze future o presenti o passate che taluni lettori possono riconoscere od associare è del tutto casuale ed immaginario. L'ebook.pdf è no-profit, l’autore non persegue nessuno scopo di lucro o profitto diffondendo online il materiale assemblato. Il volume è liberamente stampabile in tutto od in parte, è inoltre distribuibile senza alcuna limitazione legale, purché non ne sia alterato il suo contenuto e siano rispettate le condizioni di Copyleft(by-nc-nd) A tale proposito ricordo che questo documento non è un sito d'informazione e nemmeno un risultato di un prodotto editoriale, l'ebook in PDF non contiene immagini di qualità, per cui la resa grafica dovrebbe essere alquanto limitata. L’ebook dovrebbe essere facilmente stampabile ed intuitivamente rilegabile o spillabile in un vero libro già correttamente impaginato. Le immagini non dovrebbero essere coperte da copyright, le ho trovate con google.images e le ho lasciate in RGB e convertite in bianco e nero a 96dpi per complicare la stampa. E’ possibile che altre foto reperite con google.images io le abbia sintetizzate artificialmente mantenendo l’RGB per gli scopi letterari, oppure degradate in scala di grigio. In ogni caso le fotografie restano di proprietà dei loro legittimi proprietari bla, bla, bla... Non è "garantita al limone" la resa grafica ed il processo di stampa di cui ogni utente ne assume la piena responsabilità. Il webmaster non si assume la responsabilità della completezza dell’informazioni pubblicate, dei problemi, danni di ogni genere che eventualmente possono derivare dall'uso proprio od improprio di tale file, dalla stampa, dall'interazione e/o download di quanto disponibile online. Tutti i marchi, loghi, organizzazioni citati direttamente od indirettamente sono di proprietà dei loro legittimi proprietari bla, bla, bla... tutelati a norma di legge dal diritto nazionale/internazionale, bla, bla, bla... legalmente registrati ecc... sì insomma dai!, non dite che non avete capito!.

✔ Testo ottimizzato per una fruizione digitale in PDF ✔ Testo ottimizzato per la stampa in fronte retro ✔ Testo ottimizzato anche per la stampa “non in fronte retro” “The Drug Master” stampato 28/7/2017 (v1.0) é in COPYLEFT(BY-NC-ND)

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Indice Prefazione: omaggio a Amazing Stories –agosto 1930- …………….… pag. 4

Capitolo 1-The Drug Master …………..…………………….………. pag. 6

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Prefazione: omaggio ad Amazing Stories, agosto 1930

Questo ebook vuole essere un omaggio alla rivista Amazing Stories, Agosto 1930 in particolare al racconto “South Polar Beryllium Ltd” di P. van Dresser.

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Dopo l’esplorazione avventurosa della terra Antartica, il continente divenne protettorato di USA, Gran Bretagna, Norvegia e Germania. Nel 1952 l’Antartide, fu poi governato da una lega internazionale d’importanti nazioni per studi ed osservazioni scientifiche. Nel 1957 l’esploratore Frobisher ebbe a scoprire importanti giacimenti d’alluminio e berilio, così dopo 22 anni, la South Polar Beryllium Ltd (una società mineraria internazionale) prese a sfruttare tali giacimenti nel polo Sud. Il racconto di P.van Dresser (dopo tale premessa fantastorica), è ambientato nel 1979 in Antartico dove l’assistente chimico Wallace de Vries Hamilton giunge via aereo, nella base mineraria antart ica, per sostituire Earl Struber. La base antartica è interrata in caverne, dispone di molte strutture sotterranee e comodi e caldi alloggi, si sostenta con apparati geotermici per sopravvivere all’ implacabile clima Antartico. L’intreccio disegnato dall’autore per un lettore moderno, appare prolisso, noioso, faticosamente concorrono a disegnare lentamente un’atmosfera che ricorda il film “ATMOSFERA ZERO” (di cui tale racconto ne è IMHO una proto-genesi). Hamilton è stato trasferito al polo Sud, per introdurre un nuovo procedimento per l’estrazione


dell’alluminio e del berillio, si recherà alla miniera sita nei pressi della baia di Ross, accompagnato da vari tecnici, usando un gigantesco Caterpillar po lare. Il mezzo però sarà colto da una violenta tempesta di neve, poi sarà attaccato da banditi, che ruberanno il prezioso apparato per l’implementazione del nuovo processo d’estrazione mineraria. I bandit i, erano operai della società, complici di Earl Struber, il quale era una brillante mente scientifica, che da tempo aveva organizzato per denaro, molt i furti 5 di minerale ai danni della compagnia, per rivenderli nel mercato nero, con voli aerei clandestini. Il remake del racconto verterà sulla suggestione di fabbriche d’acqua dolce al Po lo Sud, per lenire gli shock idrici nel mondo, causati dal climate change; ci saranno anche altre informaz ioni che gli amici di Ezezel riveleranno ;-) agli assidui lettori della collana JDAB.

Questo ebook fa parte della co llana JDAB-Joint Direct Attack Book, una serie di testi in PDF, composti da remix, porting in multitrama, remake, di tutti quei racconti di “Amazing Stories & Wonder Stories & IF worlds of science fiction” che sono meritevoli di una moderna rivisitazione SciFi, a mio gusto personale!. Saluti e buona lettura! Chip65C02


Capitolo 1-The Drug Master

Discesi co lmo di curiosità dalla pedana che era simile all’alabastro, mentre questa pulsava con luce bianca ritmata; un alieno simile ad 6 Ezezel m’attendeva silenzioso, quindi fece il gesto d’avvicinarmi. Si qualificò co me “the drug master” ossia il maestro delle medicine; disse che io ero in telepresenza di Ka, presso la colonia di Gonor. Dove fosse la colonia di Gonor, l’alieno non me lo disse, ma egli precisò che gli alieni erano solit i vivere in un ambiente quasi sterile, molto ben ossigenato e poco illuminato. Questo garantiva loro nel breve e medio periodo, meno patologie causate da infezioni batteriche. Tuttavia, tali ambient i pulit i, quanto i lunghi viaggi spaziali in atmosfere sterili e perfettamente controllate, indebolivano nel lungo periodo i sistemi immunitari degli alieni, a differenza degli umani, i quali avevano un sistema immunitario virulento, perché gli esseri umani erano abituat i a vivere sulla Terra, un pianeta che era batteriologicamente vio lento in modo endemico. “The drug master” disse che tutta la co lonia di Gonor aveva vani scavati nella roccia viva; il pavimento infatti m’apparve liscio e perfettamente livellato, ancorchè fosse di solida roccia. L’ambiente era in forte penombra, con piccoli faretti direzionali che dal basso, illuminavano il roccioso soffitto, di una fioca luce biancastra. Un gigantesco portellone metallico s’apri davanti a noi, così entrammo in un secondo ambiente che conteneva un’enorme vetrata a chiusura ermetica; altro non avremmo potuto visitare in Gonor. L’area della vetrata era fortemente illuminata con intense luci bianche e fredde, provenienti da lampade poste sul soffitto, c’erano 5 vasche di vetro di forma a parallelepipedo, in co lonna per


4, con vari alieni in coppia, intenti per ogni riga, ad osservare e misurare con criptici artefatti alieni lampeggianti, il contenuto dei misteriosi vani in cristallo. Non era possibile visitare direttamente il laboratorio, perché l’atmosfera nella serra cellulare era ancora più filtrata ed ancora più sterile, di quanto lo fosse l’aria della colonia. Alle pareti del grande locale non c’era roccia, ma una serie di tendoni simili a carta in alluminio, che tappezzavano tutti lat i del laboratorio, chiudendolo in una gigantesca tenda di domo-pack. Le celle di cristallo disponevano di una forte luce bianca proveniente dall’alto del contenitore, queste celle contenevano lo sviluppo in coltura di cellule, da cui poi sarebbero derivat i organi interni oppure arti. Tali parti biologiche di ricambio, servivano per curare in modo invas ivo, malattie o ricostruire alieni, che avevano subito malattie od incidenti menomanti. Proprio come aveva detto Tehia, quando ebbe a parlare con il tenente Clelland Ball. Ogni “contenitore di coltura” aveva atmosfera positiva e perfettamente sterile; ossia conteneva solo ossigeno, non c’erano batteri o polveri. La maggiore pressione atmosferica del vano di cristallo, garantiva il sicuro e pieno sviluppo cellulare, in quanto casomai vi fosse stato una perdita d’aria, dalla cella di coltura sarebbe permeato ossigeno puro e sterile in un livello superiore, a quanto lo fosse l’atmosfera del laboratorio. “The drug master” disse che era vitale impedire ogni contaminazione, in quanto arti ed organi interni che si sviluppavano dentro le celle, non avevano un proprio sistema immunitario, ma successivamente avrebbero acquisito quello dell’ospite a cui sarebbero stati trapiantati. In poche parole, le severe restrizioni tecniche servivano ad impedire che co lonie di batteri divorassero con infezioni, tutta la co ltivazione artificiale d’organi ed arti, che erano meticolosamente prodotte nella colonia di Gonor. La piccola Tehia era ancora un’assistente, doveva ancora apprendere molto, ma successivamente avrebbe preso servizio nel laboratorio.

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Scesi ancora una vo lta da una nuova pedana, che sembrava simile all’alabastro, mentre questa pulsava ritmicamente di un’intensa luce bianca: un altro alieno simile ad Ezezel m’attendeva silenz ioso, 8 quindi fece cenno d’avvicinarmi. L’astronave di classe Theosalis era stata completata!, disse con tono soddisfatto. Ezezel non c’era, ma era suo volere che io potessi visitare almeno l’hangar dell’astronave, dato che avevo visitato il cantiere in cui il disco era stato in costruzione. L’hangar era simile a quello di una porta-aerei, era completamente vuoto, era in forte penombra!. -Che ci trasportate nel vano di carico di questa Theosalis?-chiesi rivolgendomi all’alieno. Droni, Wannabau oppure celle per l’animazione sospesa in cui stabilizzare esseri vivent i. L’equipaggio avrebbe avuto il suo ricovero nel caso che il disco avesse effettuato viaggi siderali. In alternat iva, nelle celle d’animazione sospesa, sarebbero stati stivati campioni biologici di lontani pianeti, che successivamente altrove, sarebbero stati studiati in modo meticoloso. Il pavimento era scuro simile all’asfalto, ma era morbido come il tartan, c’erano sparse sul pavimento poche linee rette con faretti direzionali che illuminavano in modo fioco, tutto il grande hangar metallico. All’improvviso, dal pavimento con un leggero ronzio metallico, vidi sollevarsi una piccola co lonna di plastica bianca. Questa ebbe a ruotare nella parte superiore, quindi mostrò un grande tablet: era luminoso e colorato con indicatori sconosciuti, era largo quanto un notebook ma lungo almeno quanto un televisore da 30”pollici. Non c’erano cavi elettrici, non c’erano mouse, non c’erano prese


ethernet e niente riconoscere.

d’informatico

e

terrestre,

che

io

potessi

L’astronave Theosalis, disse l’alieno, poteva all’occorrenza essere comandata anche da quella postazione, un po’ come le navi terrestri avevano più comandi per il timone, sparsi in altri locali. Il disco volante, disse l’alieno, aveva una sofisticata intelligenza artificiale, questa aveva stimato che nel 2030s-2040s-2050s l’umanità avrebbe costruito delle fabbriche d’acqua potabile al Polo 9 Sud. Scopo di tali istallaz ioni sarebbe stato quello di lenire gli shock idrici causati dal climate change, che avrebbe martoriato vari continenti.

Le tribù terrestri più ricche, come i petrolarabi, indiani, cinesi, iraniani avrebbero potuto costruire istallazioni al polo Sud per produrre acqua potabile e contenere gli shock idrici in Asia. Le istallazioni avrebbero sciolto neve e ghiaccio dell’interno del continente, poi l’avrebbero caricata su Blue Tanker, queste sarebbero state usate come mezzo di trasporto per lenire l’immensa sete d’acqua dolce, nei propri territori. Il procedimento assai dispendioso energicamente ed anche assai costoso, sarebbe stato solo una pezza temporanea davanti agli intricati problemi di climate change e sovra-popolazione terrestre. Tale intervento infatti, non avrebbe lenito in alcun modo il dramma delle popolazioni più povere in Africa od in Asia. In quanto l’I.A. stimava che queste tribù povere, non avrebbero avuto i danari terrestri, per importare acqua dolce dal Polo Sud. Tantomeno avrebbero avuto energia per produrre acqua potabile, desalinizzandola.


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Inoltre l’I.A. stimava che lo sfruttamento dell’oro blu in Antartico, avrebbe causato e/o permesso la strumentalizzazione di mo lti dissidi in Asia, tutte cause detonanti appartenenti all’insieme dell’ACCELERAZIONE POLITICA, finendo in ultima analisi per agevolare la deflagrazione della WWIII. La ragione della mia visita a bordo della Theosalis, era anche quella d’essere informato sulle nuove dettagliate stime, che l’I.A. aveva valutato circa la Terra del 2030s-2040s-2050s. _________

Giunsi scendendo da un’altra pedana di color alabastro che pulsava ritmicamente di una luce bianca, m’accorsi subito che io ero assai basso e non superavo 1mt d’altezza, nonché le mie mani erano assai picco le. Indossavo uno strano vestito morbido e caldo, era simile al neoprene, ma era perfettamente traspirante, inoltre esternamente sembrava cucito dell’alluminio domo pack. Il domo pack alieno era un tessuto argenteo, solido, spesso e resistente al tatto. Calzavo delle piccole scarpe scure di gomma, c’era una cerniera, le


calzature erano simili alle babuccie invernali da camera, le cui dimensioni però non potevano superare il 33 di misura. Mi parve subito ovvio, che il mio “Ka” fosse temporaneamente in sosta in un mio clone alieno-umano, in quanto la mia corporatura fisica, non collimava con l’idea umana della coscienza di me stesso. Il mio campo visivo era superiore ai 180 gradi, paradossalmente potevo osservare una porzione di 10°-15° gradi di cose che erano 11 collocate alle mie spalle. La visualizzazione dei colori era strana, fortemente spostata nel blu, inoltre la percezione delle distanze e delle forme m’apparve anomala. Era come se io stessi osservando l’ambiente tramite un enorme grandangolo, da entrambi gli occhi. Mettere a fuoco gli oggetti che erano lontani mi era difficile, tuttavia la panoramica stereofonica di cosa ci fosse intorno a me, era davvero spettacolare!.

Ero in una stazione spaziale, sospesa nel nulla, si vedevano tante stelle in quanto le luci erano molto fioche, c’erano almeno 5 piani metallici che definivano vari livelli dalla stazione spaziale a forma di L rovesciata; alle strutture erano fissati vari strati di cristalli ad alta resistenza, per creare un habitat interno. Era una sorta di cantiere di Star Trek, rinchiuso anche in un campo di forza che lo proteggeva da micro-meteoriti. Sul ponte circo lavano solo alieni che erano autorizzati ad operare sui ponti. Quando c’era la condizione gialla, era necessario ripararsi nei ricoveri, oppure indossare rapidamente degli scafandri. Fu questa l’idea che mi piovve in mente, non sapendo da dove provenisse.


Vicino a me, c’era un alieno di classe Nathan, era silenzioso, era in piedi, trafficava con un tablet, mi disse in modo laconico, senza proferir parola, che io dovevo salire a bordo della navetta spola. Questo mezzo alieno era simile ad una carlinga di un aereo, ma non c’erano ali, non c’era carrello, non c’erano motori, non c’erano timoni. Il mezzo era bianco, sembrava in vetroresina, disponeva di due grosse strisce rosse che correvano lungo la metà ideale della 12 struttura, le quali emettevano parecchio calore!. Non c’erano oblò, l’oggetto galleggiava nell’aria, sospeso nel nulla, dietro un manto di stelle. Dal siluro alieno sporgeva lateralmente un piccolo portellone, che fungeva da scaletta per salire a bordo. M’avvicinai al portellone e sbirciando dentro, dal secondo dei tre gradini, vidi una serie di sedili mono-postazione ai due lat i della carlinga, disposti in co lonna. Nonostante non ci fossero oblò visibili dall’esterno, accanto ad ogni sedile, si distingueva un piccolo oblò, che mostrava ciò che c’era fuori. Erano visori multifunzione collegat i ad una telecamera esterna: fu questa l’idea che mi piovve in mente, non sapendo da dove provenisse. Seduti in silenzio, ad intervalli regolari di almeno un sedile vuoto, c’erano degli esseri umani che erano vestiti in tute bianche. Queste persone erano silenziose, immobili, avevano qualcosa di strano: il loro sguardo era perso nel vuoto, privo d’espressione, come fossero stati gusci biologici vuoti. Erano cloni umani selez ionati per il contatto, erano in modalità asincrona sui bioritmi umani. In poche parole, erano esseri umani sedati da onde Tetha in sonno REM, il loro omologo sulla Terra era sveglio e cosciente, quindi la bilocaz ione del Ka in telepresenza non avrebbe potuto avvenire. Fu questa l’idea che mi piovve in mente, non sapendo da dove provenisse. -A me, mi scappa da pisciare!, sulla navetta non ci sono vani ad uso di gabinetto!- dissi rivolgendomi all’alieno, il quale però non mi degnò di nessuna risposta.


Mi misi a saltare come un grillo, aiutandomi anche con mani e piedi, gironzolai rapido sul ponte a bassa gravità della stazione spaziale, in cerca disperata di un vano, che potesse rassomigliare ad un gabinetto!. In meno di pochi salt i, giunsi ad un portellone con una spia luminosa bianca su un lato, appoggiai la mano sulla luce, il portellone s’aprì e vidi uno spazio angusto per un essere umano, all’interno c’erano tre alieni che erano comodamente seduti alle 13 proprie postazioni, stracolme di tecnologia aliena!. Il piccolo locale a forma di uovo, pullulava di visori, forse monitor TFT ed enormi tablet, dentro cui misteriose icone lampeggiant i, si mescolavano in finestre galleggianti con visori verdi e blu e rossi. Due alieni classe Nathan m’ignorarono, erano intenti ad armeggiare sui propri computer; il primo alieno che era anche quello più vicino al portellone, si voltò e mi chiese con tono laconico, che cosa stessi facendo. -A me, mi scappa da pisciare!, sto cercando un gabinetto dove fare pipì!- risposi in modo preoccupato!. Quello non era un gabinetto, era la sala di comando e controllo del traffico per la colonia di Gonor, rispose lapidario l’alieno. Giunse con grandi balzi verso di me, un’aliena classe “Gne Gne”, saltellava imbarazzata e preoccupata, io ne percepivo nella mia mente un’emozione arancione: vio lazione di sicurezza!. L’aliena di classe “Gne Gne” avrebbe dovuto vigilare sulla mia presenza, io però le ero scappato in modo inaspettato. Nelle bilocazioni di “Ka” c’era sempre il rischio potenziale che emergesse il super-io oppure il sub-conscio; se i settaggi di trasmissione non erano tali da permettere un sonno cosciente, allora era possibile che l’ospite perpetrasse inconsciamente ed invo lontariamente gesti violenti, sconsiderati, irrazionali, stupidi. Era questo, quanto disse con tono alterato, l’alieno dalla sala di comando e controllo. L’aliena “Gne Gne”, udii nella mia mente, che obiettò prontamente all’accusa d’incuria causata da affetto per


parentela che le era stata fatta. L’aliena “Gne Gne” si difese evidenziando il fatto che il mio coefficiente d’ira ed il tasso d’adrenalina erano sempre restati bassi; non ero mai stato aggressivo nella visita all’Hangar, quindi non c’era mai stata nessuna violazione di sicurezza. Tornai accompagnato dall’aliena “Gne Gne” davant i al portellone d’imbarco della navetta aliena. 14

-A me, mi scappa da pisciare!, sto cercando un gabinetto!!- ripetei all’alieno classe Nathan, che non mi degnò di una parola!. L’aliena “Gne Gne” comprese il significato della mia richiesta, la spiegò all’alieno. Questi armeggiò sul tablet, poi disse che il mio “Ka” percepiva le stringenti esigenze biologiche del mio corpo che riposava sulla Terra, poi disse in modo lapidario –Comprendo la tua necessità biologica d’evaquare, sgancio la connessione.Mi ritrovai istantaneamente nel mio ufficio, dentro l’Area 51, Ezezel dondolava in modo infantile le gambe avanti ed indietro, stando comodamente seduto su una delle nostre sedie dell’ufficio, osservando il nostro quadro comandi.

Corsi in bagno, feci una pisciata, poi tornai alla mia postazione, Ezezel mi disse mentre usciva dall’ufficio –Mi sono accorto che i lettori dei tuoi ebook di fantascienza, si sono accorti di me; andrò a trovarli nella notte, per alcuni test sanitari, allargando così il mio campione di ricerca.-


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