01 02 03 04
San Giovanni a Teduccio e l’ex fabbrica Corradini Analisi territoriali e descrizione dei luoghi
L’ambito 14 Cirio - Corradini
Strumenti urbanistici vigenti; progetti proposti e previsti sull’area
Strategia d’intervento
Connettere, integrare, riutilizzare
Analisi finanziaria
01
SAN GIOVANNI A TEDUCCIO E L’EX FABBRICA CORRADINI Analisi territoriali e descrizione dei luoghi
01
SAN GIOVANNI A TEDUCCIO Analisi territoriale
Roma e da quel momento il martire diventò il santo tutelare degli imperatori romani. Quindi, anche in questa località, il culto di San Cesario sarebbe servito per sostituire e cristianizzare il culto pagano dei Divi Cesari. La tradizione poi racconta che nel VI sec. d. C. alcuni pescatori, venuti presso la spiaggia di Vigliena, nel tirare la rete avvertirono un peso insolito. Dopo molta fatica emerse dal fondo una statua di marmo raffigurante San Giovanni Battista. Gli uomini la deposero nella barca e si accinsero a vogare verso Pietra Bianca (Leucopetra). Giunti però all’altezza dov’è l’attuale parrocchia centrale, per quanto dessero di remi la barca stentava a muoversi. Tornati a riva la cedettero ad alcuni popolani che erano sulla spiaggia, i quali presa la statua, che ad essi sembrò invece leggerissima, la trasportarono verso terra, edificando poi un’edicola dedicata al santo, che iniziò ben presto ad essere oggetto di forte devozione. Da qui tutta la contrada, col tempo, prese il nome di S. Giovanni a Theodocia, termine che, col passare del tempo e il susseguirsi di lingue e dialetti, divenne l’attuale San Giovanni a Teduccio. La zona è stata in passato sede della più importante industria conserviera del Mediterraneo, la Cirio e della prima industria ferroviaria in Italia, servendo la tratta Napoli-Portici, col celebre opificio di Pietrarsa. La fabbrica ha cessato la sua attività nel 1975, ma negli anni successivi è stata trasformata in museo ferroviario. Lo sbocco occupazionale della fabbrica non è stato ancora pienamente compensato da altre attività economiche ed infatti la disoccupazione è uno dei maggiori problemi del quartiere. Tuttavia il comune di Napoli avrebbe avviato una serie di progetti per la rivalutazione della zona come la costruzione di edifici per l’università Federico II e la riqualificazione del porto di Vigliena, ove tuttora si trova il celebre Forte di Vigliena ultimo baluardo delle resistenza nella rivoluzione Partenopea del 1799. Il sito, di grande interesse socio-politico-culturale, è in uno stato di totale abbandono, tanto che le istituzioni permettono di costruirci all’interno, difatti nel sito vi sono parecchi interventi abusivi anche da parte di strutture sia pubbliche che private. Data la sua connotazione operaia, il quartiere è stato anche centro di grande dibattito politico quando è stata chiusa una sezione del P.C.I. tra le più importanti di tutto il Meridione.
San Giovanni a Teduccio è un quartiere della periferia orientale di Napoli. Comune autonomo fino al 1925, faceva parte della 20ª circoscrizione divenuta, in occasione delle elezioni amministrative del 28-29 maggio 2006, la Sesta Municipalità insieme ai quartieri di Barra e Ponticelli. Pur non essendo molto vasto (2.35 km²) ha circa 25.000 abitanti. San Giovanni a Teduccio confina a nord col quartiere di Barra, ad ovest col quartiere Zona Industriale, ad est coi comuni di San Giorgio a Cremano e Portici, mentre al sud si affaccia sul Mar Tirreno. Il toponimo del quartiere denominato San Giovanni a Teduccio deriva da storie diverse e separate tra loro. Secondo alcuni storici presso la contrada Pazzigno vi era la villa di Theodosia, figlia di Teodosio, il grande imperatore romano; infatti, nel corso di alcuni scavi condotti nel rione Pazzigno fu scoperto un complesso architettonico di età tardo imperiale appartenente a Teodosia. In questo complesso fu ritrovata anche una pietra miliare, risalente forse al IV secolo d.C., che serviva per segnare il quarto miglio da Napoli. Su questa pietra è riportata la scritta: “DDDNNNASSS BALENTINIANO TIUDOSIO ET ARCADIO BONO REIPUBCE NATE”. Forse questa è solo una leggenda, ma secondo alcuni studiosi nel 390 d. C. Theodosia innalzò nella sua villa una colonna in onore degli imperatori Valentiniano, di suo padre Teodosio e del figlio di quest’ultimo Arcadio. Intorno a questa colonna si sarebbero svolte grandi feste, a cui erano solite partecipare le più importanti famiglie di Napoli e dintorni. Per la notorietà della villa, della colonna e dei festini ivi celebrati col tempo si prese l’abitudine di appellare tutta la zona “ad Theodociam”, facendo così riferimento alla villa di Teodosia, termine che col tempo si sarebbe poi trasformato in Teduccio. Ora quella colonna è custodita presso la chiesa di San Giovanni Battista. Ai tempi di Carlo I d’Angiò esisteva un luogo, vicino al casale di San Giovanni a Teduccio, che si chiamava “S. Cesarei ad Susurram”, nei pressi della Chiesa di Sant’Arcangelo all’Arena. Lo stesso imperatore Valentiniano fece traslare il corpo di San Cesario diacono e martire da Terracina a 11
12
13
Superficie Abitanti Densità
2,35 km² 25 361 ab. 10 791,91 ab./km²
14
Un’area dunque riconoscibile nello skyline costiero non come emergenza ma come luogo di intervallo, mediazione, dotato di intrinseche potenzialità unificanti e relazionali: una vasta area pianeggiante, connotata geograficamente come “cerniera” sia per il suo carattere di depressione che per la sua vocazione urbana a costituirsi come ingresso territoriale della città, per il resto contornata dalle emergenze collinari. Costretta tra il mare e il basso rilievo di Poggioreale vede la concentrazione e lo scontro tra i principali sistemi infrastrutturali viabilistici e ferrati ed i manufatti di servizio alla zona industriale e portuale confluenti nella città.
L’area di studio fa riferimento alla zona orientale di Napoli, che comprende parte dei territori dei quartieri Zona Industriale, San Giovanni a Teduccio e Barra, nonché parte del territorio del comune di San Giorgio a Cremano. Si tratta di un’area urbana delimitata dalla linea di costa e dall’autostrada A3 “NapoliSalerno” fino ad individuare un bordo ortogonale ad esse a partire dal museo ferroviario di Pietrarsa, al confine con il comune di Portici. Si può notare si tratti di un’area fortemente urbanizzata ed edificata, con residue aree agricole e verdi urbani e porzioni di territorio caratterizzato da aree abbandonate. Significativa è la presenza di infrastrutture ferroviarie, stradali ed autostradali, mentre la costa è caratterizzata da aree destinate ad attività portuali e piccole spiagge inutilizzate. Se le periferie ad occidente e settentrione di Napoli derivano la loro specificità contestuale ed insediativa dalla coincidenza con altrettanti peculiari sistemi orografici (i Campi Flegrei, l’Agro Campano), la piana che accoglie la periferia orientale appare innanzitutto caratterizzata dal suo configurarsi come luogo di confluenza di più sistemi. Una «cerniera» territoriale “a forma di imbuto”, un tempo conosciuta come la valle del Sebeto che, in senso nord-sud, segna l’apertura al mare della pianura d’entroterra; in direzione est-ovest vede il fronteggiarsi, da un lato, del sistema “ad anfiteatri” della città storica e, dall’altro, del territorio dominato dal cono vesuviano. Letta in tal senso, è riconoscibile come ambito territoriale geometricamente definito, individuabile dal mare grazie a riferimenti visuali precisi e perfettamente orientati: Vesuvio, mare, sul fondo montagne.
Sistemi e frammenti infrastrutturali della periferia orientale Un tempo conosciuta come la valle del Sebeto, unica apertura verso il territorio della città storica, cerniera di confluenza e principale bacino di impluvio dei sistemi geografici partenopei (flegreo-vesuviano-di pianura), la piana orientale, presenta una connaturata centralità infrastrutturale, allo stato attuale solo evocata dall’affastellarsi di sistemi in parte contraddittori, incompiuti o interrotti. Contrassegnata da due primati, l’aver dato i natali alla prima ferrovia (Napoli-Portici, 1839) e alla prima autostrada (Napoli-Pompei, anni ’30) d’Italia, costituisce un caso estremo ed emblematico di confluenza, addensamento e sovrapposizione di sistemi e livelli infrastrutturali diversi per età e natura. La zona orientale di Napoli può, in altri termini, essere considerata un chiaro esempio in cui l’iper-razionalità infrastrutturale ha generato caos, barriere e incompiutezze. La soluzione di questi punti di conflitto è la scommessa posta oggi da una rinnovata filosofia intermodale dell’accessibilità e la chiave di volta sottesa al progetto di rifondazione e riqualificazione dell’area delineato dalla Variante al PRG che in primo luogo sposa una logica “moderna” di restauro ambientale. Il “rifondare” qui presuppone infatti non tanto o non solo l’invenzione ex novo, ma in primo luogo la ricomposizione e l’integrazione delle diverse logiche razionali, spesso tra loro in contrasto, dettate dai vari sistemi infrastrutturali, antichi e recenti, compiuti e 15
incompiuti, che si sono affiancati e/o sovrapposti nella piana. La ricostruzione delle storie delle varie “razionalità” interrotte è dunque il primo passo obbligato per qualsivoglia operazione di riqualificazione di insediamenti produttivi e non. In sintesi la reintepretazione in chiave ambientale dell’area richiede preliminarmente un’operazione di minuziosa conoscenza volta non solo ad individuare i punti di crisi infrastrutturale ma anche le contrastanti ragioni che li hanno generati. La differenza di colori identifica le fasi dei progetti fondativi che si sono avvicendati nella piana, ricostruite attraverso il confronto nel tempo tra progetti e loro effettive realizzazioni (quasi sempre parziali); i cerchi indicano i punti di conflitto o di interruzione dei vari sistemi. L’incrocio dei due sguardi, l’uno minuzioso e archeologico, l’altro allargato al paesaggio metropolitano contemporaneo, ha chiarito i due diversi tipi di cause all’origine della doppia natura, in un certo senso opposta, dei frammenti infrastrutturali oggi rinvenibili nella periferia orientale. Si può infatti in primo luogo distinguere tra tessuti incompiuti, risultato di realizzazioni interrotte di progetti di più ampio respiro, e barriere, ossia soluzioni di continuità determinate dall’addensamento, fino alla sovrapposizione della varie razionalità infrastrutturali (ferroviaria, viabilistica, impiantistica, ecc.) Canalizzazioni/Viabilità/Ferrovie si rivelano parametri essenziali per ricostruire le ragioni della frammentarietà attuale ma anche e soprattutto per reinterpretare e mettere a sistema i vari ed eterogenei tentativi di “fondazione” che si sono succeduti nel tempo, fisicamente presenti nella piana come brandelli insediativi affiancati o sovrapposti. Nel suo complesso l’attuale assetto infrastrutturale è in prima approssimazione descrivibile come meccanica sovrapposizione di tre ordini infrastrutturali: sistemi autostradali, linee su ferro, strade e canali. L’enunciazione a partire dal quello più recente in ordine temporale non è casuale. Infatti, dopo aver pazientemente ricostruito i tasselli di processi di urbanizzazione complessi, di volta in volte ispirati da progetti specifici e da utopie coinvolgenti l’intera città, è solo ripercorrendo a ritroso la storia infrastrutturale della piana che si individuano con chiarezza i punti di conflitto della realtà attuale. Più precisamente, significati e potenzialità che giacciono per frammenti sul
territorio possono essere colti solo separando i vari layer sovrapposti nella realtà e isolando man mano, dalle più recenti alle più antiche, le varie “razionalità” all’origine del caos attuale. Nel suo complesso l’attuale assetto infrastrutturale è in prima approssimazione descrivibile come meccanica sovrapposizione di tre ordini infrastrutturali: sistemi autostradali, linee su ferro, strade e canali. L’enunciazione a partire dal quello più recente in ordine temporale non è casuale. Infatti, dopo aver pazientemente ricostruito i tasselli di processi di urbanizzazione complessi, di volta in volte ispirati da progetti specifici e da utopie coinvolgenti l’intera città, è solo ripercorrendo a ritroso la storia infrastrutturale della piana che si individuano con chiarezza i punti di conflitto della realtà attuale. Più precisamente, significati e potenzialità che giacciono per frammenti sul territorio possono essere colti solo separando i vari layer sovrapposti nella realtà e isolando man mano, dalle più recenti alle più antiche, le varie “razionalità” all’origine del caos attuale. Sistemi di centralità esistenti e potenziali Gli interventi inerenti il recupero e la valorizzazione delle strutture urbane dei vari quartieri consolidati, si collocano nel quadro generale prefigurato dalla Variante, integrandosi in una dimensione unitaria allargata che assume come sua specifica connotazione la coesistenza delle diverse identità urbane. Per la valorizzazione dei vari nuclei sono ritenute strategiche quelle aree, per loro natura residuali o la cui marginalizzazione è conseguenza della dinamica dei processi di infrastrutturalizzazione e sviluppo dei singoli nuclei, individuate e ridefinite come sistemi tra loro interrelati di “nuova centralità”. Ad essi si attribuisce, oltre ad un importante ruolo di riordino, una vera e propria valenza rifondativa in quanto prefigurano un nuovo ordine superiore di relazioni tra le diverse centralità locali. • La prima corrisponde alla vasta area a cuneo tra Barra, Villa e San Giovanni a Teduccio comprendente il parco Troisi e, in continuità con questo, gli spazi residuali intorno allo svincolo tra via delle Repubbliche Marinare e via Alveo artificiale. Connotata superiormente dalla presenza dei due più importanti 16
interventi di edilizia pubblica dell’area, che tra la fine degli anni ‘40 e l’inizio degli anni ‘50 avviarono il processo di espansione intorno ai casali di Barra e Villa, e inferiormente dal parco realizzato con il programma straordinario, si presenta allo stato attuale come una grande slabratura compresa tra le frange marginali degli isolati di Barra e, sul lato opposto, il nucleo Nuova Villa, residui di aree agricole a ridosso degli edifici su corso Protopisani. L’ipotesi avanzata dal Piano è la sua riconfigurazione come prolungamento del parco esistente. In sintesi l’obiettivo è dunque ridefinire il rapporto tra Barra e Villa attraverso la creazione di un sistema unitario di verde attrezzato che, ampliando quello esistente, acquisti un nuovo significato strutturante nella definizione delle parti urbane. Una grande fascia a verde rispondente ad una concezione “moderna” di centro dove trovano collocazione attrezzature scolastiche, collettive e sportive, difficilmente conciliabili con i tessuti minuti degli antichi casali. • La seconda fascia di nuova centralità si sviluppa in senso trasversale rispetto al parco, a cui risulta direttamente connessa attraverso quell’area libera precedentemente citata che conserva l’originaria destinazione agricola e dal contiguo edificio dismesso di archeologia industriale. Riguarda in particolare la ristrutturazione e il recupero del complesso industriale ex Cirio, attraverso cui è oggi possibile prefigurare nuove permeabilità dei tracciati e soprattutto precisare e potenziare il rapporto tra il nucleo storico di Villa ed il rione nuova Villa. Quest’ultimo (realizzato all’inizio degli anni ‘50 su progetto del gruppo romano capeggiato da Carlo Aymonino vincitore del concorso progettuale bandito dal Genio Civile) fu concepito, sulla scia del Tiburtino, come polo autonomo rispetto al piccolo casale di Villa anche se ad esso direttamente relazionato attraverso uno dei due antichi tracciati su cui era nato il casale: il percorso storico di via Villa su cui già a partire degli anni ‘30 erano sorti i due complessi industriali su citati. La destinazione dell’area ex Cirio a polo universitario, ai sensi del protocollo di intesa tra Amministrazione Comunale, il Ministero dell’Università, la Regione Campania e l’Università di Napoli Federico II che la include in un progetto unitario esteso anche a parte della ex Corradini, ne consente una riconfigurazione rispettosa sia del valore architettonico e tipologico di alcuni
manufatti industriali che del nuovo significato urbano che ad essi è stato affidato nella logica generale. • La terza fascia di nuova centralità riguarda le aree a nord-ovest del complesso ex Cirio, fortemente compromesse dal degrado e dalla loro condizione residuale che le vede in gran parte occupate da depositi o manufatti industriali dismessi, e soprattutto profondamente segnate da un progressivo e crescente processo di marginalizzazione che è diretta conseguenza delle cesure dei tessuti e degli stessi assi storici provocate dalla linea FS e della Circumvesuviana. Attraverso il previsto parziale interro della linea Circumvesuviana che, come si è già accennato, consente il ripristino della continuità degli assi storici (via Imparato, via Ottaviano, via Villa) e la riconfigurazione complessiva dei tessuti, il Piano definisce una concatenazione di spazi destinati a verde e attrezzature che interessa direttamente gli insediamenti di edilizia pubblica di Baronessa e Nuova Villa, il complesso residenziale della Snia, i manufatti residenziali e industriali prospicienti su via Imparato per riconnettersi, infine, al polo universitario nel complesso della ex Cirio di cui si è appena detto. Oltre dunque a determinare la riqualificazione dei singoli nuclei residenziali attualmente costretti all’interno di situazioni precarie e di degrado, viene a crearsi tra di essi una nuova spina verde attrezzata che, superando la soluzione di continuità della linea Circumvesuviana, li riconnette in un nuovo ordine unitario di relazioni. • La quarta fascia di nuova centralità concerne, come accennato all’inizio, le aree litorali a cavallo dei binari FS comprese tra corso San Giovanni a Teduccio e la linea di costa. Oltre all’insediamento dismesso dell’industria metallurgica e metalmeccanica Corradini ed all’antistante spiaggia di San Giovanni a Teduccio, vi risultano inclusi tra l’altro: gli impianti per la mobilità costituiti dalla linea costiera FS, con la relativa stazione di San Giovanni a Teduccio e spazi annessi, e il deposito ANM; la centrale ENEL di Vigliena; il depuratore dismesso di San Giovanni a Teduccio; il complesso di Pietrarsa costituito dal museo ferroviario e dagli immobili ad esso annessi; ed infine gli insediamenti per la produzione di beni e servizi e l’edilizia residenziale storica e di recente formazione presenti nell’area. 17
18
19
01
L’EX FABBRICA CORRADINI Descrizione dei luoghi
trasformazioni per altri utilizzi. Il complesso confina a nord con il fascio di binari della ferrovia, a est con il realizzando porto turistico, a sud con l’arenile destinato a essere parte dello stesso porto e con la centrale termoelettrica Tirreno Power, a est con un immobile di proprietà privata e la via Innominata. Gli immobili possono essere così sommariamente descritti: sul lato est insistono in gran parte capannoni in muratura con coperture in capriate metalliche, e un solo edificio a due piani; a ovest, un complesso più articolato, in parte su due piani, con coperture a terrazzo, abitualmente identificato come “ex concerie De Simone”. Lo stato di conservazione degli edifici appare disastroso: diversi sono andati distrutti, da altri sono stati sottratti elementi anche strutturali. I manufatti, riconosciuti di interesse storico-architettonico in quanto testimonianza di “archeologia industriale” sono vincolati ai sensi della legge 1089/39 con Decreto del Ministero per i beni culturali e ambientali per il vincolo e la tutela della ex Corradini, 27 febbraio 1990. Descrizione e stato dei luoghi
Cenni storici
Il complesso ex-Corradini costituisce testimonianza di una storia industriale risalente ai primi decenni dell’800, quando, con la realizzazione della prima linea ferroviaria italiana -la Napoli-Portici- si sviluppò, progressivamente e in parallelo a essa, una sequenza di fabbriche lungo la linea di costa, che, insieme ad altri stabilimenti nelle aree retrostanti, fecero dei quartieri orientali di Napoli e del confinante Comune di San Giovanni a Teduccio una rilevante zona industriale. Nel 1925, San Giovanni venne assorbita nel capoluogo, divenendo riferimento della Napoli industriale e operaia, come all’altro capo della città lo era Bagnoli. La deindustrializzazione, che ha marginalizzato e degradato l’intero territorio orientale di Napoli e, in particolare, San Giovanni, ha preso avvio proprio dalla dismissione delle industrie attestate lungo la costa, prima gli stabilimenti ferroviari, poi la Corradini. Chiuso in una striscia di terra tra la ferrovia e il mare, il complesso è rimasto a lungo in disuso fino all’acquisizione al patrimonio comunale, nel 1999. La posizione marginale probabilmente ne ha accentuato l’abbandono, scoraggiandone
Il complesso ex-Corradini -così definito dal nome dell’ultima importante impresa industriale del sito- è frutto dell’annessione di vari edifici costruiti in più periodi. Infatti, il complesso comprende diversi stili architettonici che vanno da tracce forse risalenti al passaggio tra ‘700 e ‘800, poi inglobate nelle successive ristrutturazioni a elementi del primo ‘900. In particolare, l’antico stabilimento in muratura e ferro “Dent Allcroft”, poi inglobato nella “Pellami De Simone”, riporta la data del 1828 su una targa murata all’esterno. Dai primi vecchi edifici multipiano si può intuire una originaria destinazione produttiva tessile, comunque diversa da quella metallurgica poi pienamente espressa dai tipici capannoni terranei in muratura, a campate multiple e tetto a falde. Nel 1872, sorge lo stabilimento metallurgico Deluy-Garnier, che fu definita una delle principali industrie metalmeccaniche della provincia di Napoli (Betocchi, 1874). Lo stabilimento nacque grazie all’impegno e alla volontà dall’industriale Granier il quale, mosso da forte passione per il trattamento dei metalli, dopo aver lavorato presso la fabbrica di Guppy 23
della Società Nazionale, decise di mettersi in proprio ma, non riuscendo a sostenere l’impegno economico, costituì una società metallurgica con Carafa di Noja e Stefano Cas, la “Carafa, Cas & C.”, finanziata dalla ditta “Iupply, Mathieu & C.” e dal Banco di Genova. In quegli anni lo stabilimento era in forte espansione; dall’iniziale lavorazione di verghe e lastre di rame e ottone era passato al trattamento completo degli altri metalli, arrivando a coprire una superficie di oltre 3000 mq. e impiegando più di 200 operai. Ma, alla morte del Carafa, la società entrò in crisi e fu dichiarata in liquidazione dal Tribunale del Commercio. Nel 1882 la Commissione di Stralcio del Banco Coloniali di Genova, aggiudicataria dello stabilimento, cedette l’intero complesso all’imprenditore svizzero Giacomo Corradini il quale, nel 1906, fondò la “G. Corradini s.p.a.”. A causa della posizione, stretta tra il mare e la linea ferroviaria, lo stabiliinterno della fonderia getti alla fine del sec. XIX (da G. Russo) - 10 - mento poté espandersi solo orizzontalmente lungo la linea di costa, a cominciare dall’estremo orientale , con l’annessione dei terreni paludosi della Marina e dello Stradone e, in seguito, di quelli in parte coltivati della casina Carafa e dei fabbricati detti “della Ceramica”.con Carafa di Noja e Stefano Cas, la “Carafa, Cas & C.”. Alla fine dell’Ottocento, l’impresa si era specializzata nella produzione di manufatti bellici ma, con il venir meno degli stanziamenti governativi, aveva dovuto affrontare una forte crisi, poi superata grazie ai benefici dei “Provvedimenti speciali per il risorgimento economico di Napoli” del 1904. Dopo il passaggio a società per azioni la Corradini crebbe d’importanza anche a livello internazionale. Nel periodo tra i due conflitti mondiali la fabbrica raggiunse il suo massimo livello di espansione e produzione: nel 1917 assorbì la fabbrica di bottiglie Falcocchio; nel 1919 ridefinì i confini orientali a ridosso della ferrovia e fino alla seconda guerra mondiale si espanse anche sul lato occidentale fino a triplicare quasi il volume degli impianti. Riduzioni invece si ebbero in seguito ai bombardamenti subiti nella seconda guerra mondiale e per l’allargamento della linea ferroviaria. Dopo il conflitto la produzione calò progressivamente e, nel 1949, società fu posta in liquidazione dopo un tentativo fallito di autogestione operaia. Passata alla Federconsorzi, alla fabbrica fu annesso, nel 1960, anche
lo stabilimento dell’”Industria meridionale pellami fratelli De Simone & C. s.n.c.”, che, nel 1927, lo aveva acquistato dalla società londinese “Dent Allcroft & Co. Ltd”. Passata alla Federconsorzi, alla fabbrica fu annesso, nel 1960, anche lo stabilimento dell’”Industria meridionale pellami fratelli De Simone & C. s.n.c.”, che, nel 1927, lo aveva acquistato dalla società londinese “Dent Allcroft & Co. Ltd”. Dopo il passaggio in varie tappe all’Agrimont, la fabbrica fu acquisita nel 1999 dal Comune di Napoli, con atto a rogito del notaio Olivieri. In data 25/10/1999, registrato a Napoli il 10/11/1999 e trascritto il 18/11/1999. All’atto di quest’ultimo passaggio di proprietà il complesso era costituito da 54 unità immobiliari, in gran parte allo in stato di ruderi, con volume originario di 173.000 mc., distribuite su 7 ettari. Nel 2003, gran parte del complesso è stato affidato in concessione dalla società “Porto fiorito” per la realizzazione di un porto turistico. Il contesto urbano Al fine di considerare le possibili ricadute di questo progetto sul quartiere, è utile descrivere anche il più ampio contesto urbano in cui il complesso dell’ex Corradini è inserito. Il quartiere di San Giovanni a Teduccio si sviluppa lungo l’asse dell’omonimo corso, parallelo alla linea di costa. Nel tempo distinti nuclei insediativi si sono formati a ridosso di quest’asse: prima i casali d’origine rurale, poi, in epoca più recente, i rioni pubblici e privati; la diffusione degli esercizi commerciali sul corso segue la maggiore o minore densità degli insediamenti, in modo analogo si distribuiscono le sedi di servizi pubblici e privati. I luoghi pubblici più significativi -le piazze e gli accessi al mare sopravvissuti- connotano il tratto centrale del corso, fra le piazze San Giovanni Battista e Pacichelli, insieme a un vivace tessuto commerciale e di servizi. L’ultima rilevante trasformazione urbanistica a san Giovanni —quella prodotta dalla ricostruzione post-terremoto- è intervenuta proprio a ridosso del tratto centrale del corso, con la realizzazione del più grande e denso insediamento residenziale del quartiere -Taverna del ferro- di un significativo insieme di attrezzature pubbliche e del parco Troisi, che aggiunge qualità a quest’area. 24
25
62’200 MQ
26
27
28
29
02
L’ AMBITO N°14 CIRIO - CORRADINI Strumenti urbanistici vigenti, progetti proposti e previsti sull’area
02
La VARIANTE AL PRG L’ambito n°14, Art.144
Art. 144 (Ambito n.14: Cirio Corradini) 1. L’ambito individuato nella scheda n.72, comprende il territorio litoraneo posto al confine sudorientale della città e include tra l’altro: a) l’insediamento dismesso dell’industria alimentare Cirio, area n.1; b) l’insediamento dismesso dell’industria metallurgica emetalmeccanica Corradini, area n.2; c) gli impianti per la mobilità costituiti dalla linea costiera Fs, con la relativa stazione di S.Giovanni e gli spazi anness i, e il deposito dell’Amn, area indicata con il n.3; d) la centrale Enel di Vigliena, area indicata con il n.4; e) il depuratore di Napoli S.Giovanni, area indicata con il n.5; f) il complesso di Pietrarsa, costituito dal museo ferroviario immobili ad esso annessi e connessi, area indicata con il n.6; g) l’edilizia residenziale in centro storico, aree indicate con il n.7; h) insediamenti per la produzione di beni e servizi, area indicata con il n.8; i) agglomerati urbani di recente formazione, area indicata con il n.9; l) la spiaggia di S.Giovanni, area indicata con il n.10. 2. Nel presente ambito la variante persegue l’obiettivo della riqualificazione della fascia litoranea del quartiere di S.Giovanni, dal ponte dei Granili a Pietrarsa, con la costituzione di un sistema di attrezzature di livello urbano e territoriale oltre che a servizio dell’intero quartiere, e il recupero del rapporto tra il quartiere e il mare, interrotto dalla realizzazione della linea ferroviaria costiera. Le attrezzature previste riguardano il settore della formazione universitaria, anche al fine di anticipare e sostenere la riqualificazione e il rilancio produttivo della zona orientale, e altre attività per i ragazzi, i giovani, e più in generale, per il tempo libero. 3. Tali obiettivi si perseguono mediante: a) la riqualificazione dei due complessi ex industriali Cirio e Corradini al fine di costituire un sistema di attrezzature di rilevante interesse urbano e ospitare attività connesse 35
k) la realizzazione di efficaci collegamenti diretti, non carrabili, del complesso edilizio denominato Taverna del Ferro con il corso San Giovanni, mediante la utilizzazione, ove possibile, dei piani terra e dei relativi spazi di pertinenza degli edifici di corso San Giovanni. 4. La variante si attua mediante strumenti urbanistici esecutivi nel rispetto della disciplina della zona A e delle sottozone Bb, Da, Db, Ee, Ff di cui alle parti I e II della normativa, con le specificazioni di cui al presente articolo, e per l’area della Cirio, nel rispetto dei seguenti limiti dimensionali: a) superficie area: 63.000 mq; b) superficie fondiaria per insediamenti per la produzione di beni e servizi (trasformazione): 51.000 mq; c) indice di utilizzazione del lotto d’intervento: 0.8 mq/mq; d) superficie massima lorda di solaio realizzabile: 41.000 mq. 5. Unitamente allo strumento urbanistico esecutivo è approvato uno schema di convenzione con il quale i soggetti proponenti gli interventi si impegnano a cedere, come minimo, le superfici occorrenti per le urbanizzazioni di cui all’articolo 5, del Dm n.1444 del 2 aprile 1968. Queste ultime possono essere reperite, oltre che nell’ambito di intervento, anche tra le aree che il piano urbanistico destina a urbanizzazioni primarie e secondarie. I soggetti proponenti devono impegnarsi inoltre a farsi carico della realizzazione delle relative opere. Questo impegno può essere soddisfatto, in tutto o in parte, anche con la cessione di aree localizzate nei confini dell’ambito di appartenenza o anche al di fuori di esso, purchè tra le aree che la presente variante o il piano urbanistico esecutivo destinano alla realizzazione di urbanizzazioni primarie e secondarie. Le aree cedute sono valutate a prezzo di esproprio determinato dal competente ufficio tecnico erariale. A garanzia dell’adempimento degli obblighi scaturenti dalla citata convenzione, i soggetti proponenti gli interventi devono prestare, alla stipula della stessa, idonea fidejussione, nei modi di legge. 6. L’area dell’insediamento dismesso dell’industria alimentare Cirio è destinata a ospitare le nuove sedi delle seconde facoltà d’ingegneria e di giurisprudenza dell’ateneo Federico II di Napoli, o analoghi insediamenti per la
alla valorizzazione della risorsa mare. 3. Tali obiettivi si perseguono mediante: a) la riqualificazione dei due complessi ex industriali Cirio e Corradini al fine di costituire un sistema di attrezzature di rilevante interesse urbano e ospitare attività connesse alla valorizzazione della risorsa mare. Nel complesso Cirio e in parte del complesso Corradini è consentita la costituzione di un insediamento universitario, ai sensi del protocollo d’intesa tra amministrazione comunale, ministero dell’università, regione Campania e università di Napoli Federico II, sottoscritto il 31 marzo 1998, per ospitare le facoltà di giurisprudenza e di ingegneria dell’università Federico II di Napoli a seguito dello sdoppiamento delle suddette facoltà; b) la realizzazione di un approdo per imbarcazioni da diporto nello specchio antistante la Corradini proporzionato per 500 posti barca; c) la realizzazione di attrezzature e servizi connessi all’attività nautica o di supporto a essa, da sistemare in una parte del complesso ex- industriale della Corradini; d) l’utilizzazione delle aree della centrale termoelettrica dell’Enel a Vigliena, dismesse in seguito alla trasformazione in impianto a ciclo combinato, per realizzare attrezzature pubbliche in conformità a quanto previsto nell’accordo di programma approvato con DPGRC n.325 del 1 marzo 2001; e) la dismissione dell’impianto di depurazione di S.Giovanni e il conseguente ripristino del litorale; f) la costituzione a Pietrarsa di un centro museale-didattico per ragazzi dedicato alla storia dei trasporti e della mobilità, con annessa attrezzatura ricettiva; g) la riconfigurazione della spiaggia, dove possibile, con il ripascimento, per tutto il tratto di litorale non impegnato dall’approdo. h) la realizzazione di due spazi pubblici lungo il corso San Giovanni di riconnessione tra il quartiere e il mare, finestre sul mare, localizzati in corrispondenza del I e II vico Marina, indicati con il numero 11; i) interventi connessi alla bonifica del tratto di costa in corrispondenza di via Alveo Artificiale e al miglioramento delle condizioni di accessibilità; j) interventi di riqualificazione urbana dell’area adiacente la centrale Vigliena, indicata con il numero 9; 36
produzione di beni e servizi. Il piano prevede il recupero di una parte dell’impianto esistente, sottozona Da, e la realizzazione, nella parte residua dell’area, di un nuovo insediamento integrato al contesto urbano circostante. A tale scopo, devono essere individuati punti di accesso e di permeabilità sui bordi dell’area, anche sul lato prospiciente la via Villa dove insistono proprietà diverse dall’area Cirio. 7. L’area dell’insediamento dismesso dell’industria metallurgica e metalmeccanica Corradini è destinata in parte ad accogliere le funzioni rappresentative delle nuove sedi universitarie collocate nell’area Cirio (biblioteca, mensa, direzione, sala convegni, eccetera), e in parte ad accogliere attrezzature e servizi connessi alle attività nautiche e alla realizzazione di un approdo per imbarcazioni da diporto nello specchio antistante la Corradini, proporzionato per 500 posti barca. Il piano prevede il recupero dell’impianto e dei singoli edifici vincolati ai sensi della legge n.1089 del 1939 e individuati come sottozona Da, integrando il nuovo insediamento con il contesto urbano e aprendo la nuova struttura verso il quartiere, nel rispetto delle specifiche esigenze gestionali dell’università. A tale scopo, devono essere individuati punti di accesso e di permeabilità sui bordi dell’area verso l’entroterra per recuperare il rapporto tra il quartiere e il mare, interrottosi con la realizzazione della ferrovia. 8. Il sistema della mobilità e dei collegamenti sono complessivamente intesi dal piano come funzionali al recupero del rapporto tra l’entroterra e la costa, oltre che in generale finalizzati al miglioramento dell’accessibilità al quartiere e, in particolare, all’area della Corradini. Il piano si avvantaggia della prevista trasformazione della linea costiera Fs in linea metropolitana regionale e della realizzazione di un nodo di scambio intermodale (tram- metropolitana), con relativo parcheggio d’interscambio locale non superiore a 300 posti auto, in conformità di quanto disposto dall’articolo 161 della normativa parte III, da realizzare ristrutturando l’attuale deposito dell’Anm, posto tra il corso S.Giovanni e la linea ferroviaria. L’intervento consente di realizzare una struttura che scavalca la ferrovia mettendo in relazione il quartiere con l’insediamento della Corradini e quindi con la costa. L’intervento consente di realizzare una struttura che scavalca la ferrovia mettendo in relazione il quartiere con l’insediamento della Corradini e quindi con la costa.
scavalca la ferrovia mettendo in relazione il quartiere con l’insediamento della Corradini e quindi con la costa. Si prevedono la riqualificazione della stazione “Pietrarsa” della linea metropolitana regionale Fs Torre Annunziata-Centrale e la realizzazione della stazione “Vigliena” della linea 2 della metropolitana con relativi parcheggi d’interscambio locale e di sistema, in conformità di quanto disposto dall’articolo 161 della normativa parte III. Per l’accessibilità carrabile il piano prevede due collegamenti stradali che, sottopassando la linea ferroviaria, disimpegnano a ovest l’area dell’università e a est quella per le attrezzature connesse alla nautica da diporto. Per gli accessi pedonali all’area della Corradini il piano prevede: al centro, il collegamento già menzionato a proposito del nodo di scambio intermodale; all’estremità occidentale, il sovrapasso in luogo dell’attuale passaggio a livello in via Vigliena che è abolito. All’estremità orie ntale della Corradini, il piano prevede l’eliminazione dell’attuale edificio della stazione, per collegare piazza Nardella e il corso S.Giovanni alla spiaggia e all’approdo sotto e sovrapassando la linea ferroviaria con una struttura articolata a vari live lli che possa contenere anche volumi utilizzabili per attrezzature e servizi per il quartiere. 8 bis).Per la realizzazione delle finestre sul mare va previsto: per quella situata al I vico Marina, la sistemazione a verde attrezzato dell’area retrostante la villa vesuviana Procaccini e la sistemazione del tratto di spiaggia esistente al fine della costituzione di una idonea fruibilità e accessibilità al mare; per quella situata al II vico Marina la formazione, attraverso la demolizione dell’edificio esistente, di una piccola piazza attrezzata con relativi accessi al mare e collegamenti pedonali di connesione con l’area museale di Pietrarsa. 9. Lo strumento urbanistico esecutivo prevede complessivamente una superficie di almeno 29.800 mq per attrezzature pubbliche, di cui 4.800 mq per interesse comune e 25.000 mq per spazi pubblici. 10.Nelle more dell’approvazione dello strumento urbanistico sono consentiti gli interventi previsti nell’accordo di programma siglato tra regione Campania, ministero dei Trasporti, capitaneria di porto di Napoli, autorità portuale di Napoli, università Federico II, ratificato con delibera di consiglio comunale n. 14 del 16 gennaio 2001 e gli interventi relativi al comma 8 bis. 37
A - INSEDIAMENTO DI INTERESSE STORICO Bb - ESPANSIONE RECENTE Bc - PORTO DI RECENTE FORMAZIONE Db - INSEDIAMENTI PER LA PRODUZIONE DI BENI E SERVIZI Da - INSEDIAMENTI PER LA PRODUZIONE DI BENI E SERVIZI D’INTERESSE TIPOLOGICO TESTIMONIALE
38
39
EX FABBRICA CIRIO Nuove sedi dell’ateneo Federico II
FORTE DI VIGLIENA Parco archeologico
DEPOSITO ATAN Scambio intermodale tram-metro
EX FABBRICA CORRADINI Distretto di produzione artistico-culturale
MUSEO DI PIETRARSA Museo ferroviario
40
CITTÀ EX FABBRICA CIRIO Nuove sedi dell’ateneo Federico II
FORTE DI VIGLIENA Parco archeologico
POLO CULTURALE
DEPOSITO ATAN Scambio intermodale tram-metro EX FABBRICA Stazione S. Giovanni/ CORRADINI Barra Distretto di produzione artistico-culturale
POLO DIDATTICO
POLO MOBILITÀ
LINEA CULTURALE
POLO TURISTICO
MUSEO DI PIETRARSA Museo ferroviario
MARE
41
Stazione Pietrarsa
OBIETTIVI DELLA PIANIFICAZIONE GENERALE
RIORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA DELLA MOBILITÀ E DEI COLLEGAMENTI RECUPERO DEL RAPPORTO TRA IL QUARTIERE ED IL MARE RIQUALIFICAZIONE DELLA FASCIA LITORANEA DEL QUARTIERE DI S.GIOVANNI
42
SOLUZIONI DELLA PIANIFICAZIONE GENERALE
SPAZI PUBBLICI DI RICONNESSIONE TRA QUARTIERE E MARE RIQUALIFICAZIONE DEL COMPLESSO CIRIO-CORRADINI PORTO TURISTICO PROPORZIONATO PER 500 POSTI BARCA REALIZZAZIONE DI ATTREZZATURE E SERVIZI CONNESSI ALL’ ATTIVITÀ NAUTICA RICONFIGURAZIONE DELLA SPIAGGIA
43
02
PRELIMINARE DI PIANO URBANISTICO ATTUATIVO Programma innovativo in ambito urbano
- un nuovo insediamento universitario (facoltà di giurisprudenza-ingegneria), da localizzare in un’altra area dismessa, la ex-Cirio, all’interno della fascia cosriera. - un nuovo porto turistico per circa 800 posti barca, nello specchio d’acqua antistante la Corradini, riutilizzandone parte delle strutture; - il recupero della residua spiaggia e altre attività per il tempo libero per gli abitanti e i visitatori che si spera di attrarre, con particolare attenzione ai giovani. Condizione del recupero del rapporto con il mare è data dal miglioramento e dall’incremento dei punti di accesso alla costa dal quartiere, integrando i nuovi insediamenti nel contesto locale. Migliorata l’accessibilità, obiettivo fondamentale è la conquista di spazi pubblici anche mediante interventi di risanamento ambientale, come la dismissione dell’impianto di depurazione e il ripristino del litorale. Queste trasformazioni sono supportate dalla riorganizzazione dei collegamenti fra il quartiere e le sue nuove funzioni, la città e l’area metropolitana: il nodo di scambio intermodale fra porto turistico e metropolitana. Nell’area portuale confinante con il nuovo litorale di San Giovanni, le trasformazioni confermano le servitù infrastrutturali. La centrale elettrica di Vigliena, riconvertita a turbogas, permarrà nella sua posizione, e sarà realizzato il nuovo terminal container del porto sulla colmata della preesistente darsena di levante. Gli obiettivi del Pua: una nuova “piazza della metropoli”. Dunque, in questo quadro e in coerenza con le strategie del Piau, il dipartimento pianificazione urbanistica sta elaborando il piano urbanistico attuativo, che nelle sue linee essenziali consiste in: una nuova rete dei percorsi costieri e di collegamento col quartiere; un sistema di spazi e attrezzature pubbliche; la riconfigurazione urbanistica di alcune aree nodali; indicazioni per gli interventi privati nei tessuti edilizi abitativi e produttivi. Fra le aree di riconfigurazione urbanistica è centrale quella formata dalla Corradini e dal corrispondente fronte sul corso San Giovanni, oggi impegnato dal deposito dei tram. Quest’area è destinata dal Pua a “centro integrato di zona”, cioè un insieme costituito da strutture commerciali sul fronte del corso, e funzioni pubbliche e di uso pubblico negli edifici della Corradini. La nuova stazione della metropolitana sarà una dotazione strategica di questo insieme, come potrà esserlo anche l’approdo aliscafi nello specchio d’acqua antistante la Corradini. Il complesso di funzioni e dotazioni di quest’area può caratterizzarla come luogo centrale nel quartiere.
La riqualificazione della costa orientale mediante il Programma innovativo in ambito urbano (Piau) L’operazione di riqualificazione della costa orientale è nata all’interno del Piau che, promosso con il decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti 2522/2001, riguarda le “zone adiacenti alle stazioni ferroviarie delle grandi città e quelle limitrofe alle maggiori aree portuali, nelle quali, in particolare siano presenti condizioni di degrado urbano e sociale e vi sia necessità di riqualificare insediamenti di edilizia residenziale”. Il 30 giugno 2004 è stato stipulato il protocollo d’intesa fra il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Sindaco di Napoli, l’Autorità portuale e le Ferrovie dello Stato per un piau nelle zone costiere di San Giovanni a Teduccio e Mergellina. L’ambito di San Giovanni comprende la fascia costiera dal limite orientale del porto al confine della città, un territorio da recuperare all’uso dei cittadini. A San Giovanni obiettivo principale della riqualificazione è la riconnessione tra quartiere e mare, impedita dalla barriera costituita dalla linea ferroviaria, attraverso la realizzazione di un sistema di spazi e percorsi pubblici che si affacciano sul mare. Intorno a quest’obiettivo è stato promosso un processo di partecipazione con gli abitanti del quartiere, per assumerne indicazioni programmatiche e, su alcuni temi salienti, anche progettuali. Il Piau, che prevede oltre il progetto urbano anche un piano di fattibilità economico- finanziaria, si chiuderà con l’adozione del pua della costa di San Giovanni, e una strategia su un’area più vasta d’intesa con i partner del programma. Lo scenario attuale di San Giovanni a Teduccio. Gli obiettivi principali alla base delle trasformazioni, individuati già dal Prg, sono la riqualificazione della fascia litoranea, con l’introduzione nel quartiere di funzioni livello urbano e di tipo superiore, e il recupero del rapporto tra il quartiere e il mare, interrotto dalla linea ferroviaria costiera. A questi si aggiunge la riorganizzazione del sistema della mobilità e dei collegamenti, non solo per favorire l’accessibilità alle nuove funzioni da collocare a valle della ferrovia, ma anche per avvicinare il quartiere alla città. Le nuove e più significative funzioni sono: 47
48
DISPOSIZIONI DEL PUA E DEL PROGETTO “PORTO FIORITO” RIQUALIFICAZIONE DELL’ AREA EX CORRADINI
REALIZZARE UN SISTEMA DI ATTREZZATURE URBANE E TERRITORIALI ATTIVITÀ RICETTIVE ATTIVITÀ DI ARTIGIANATO DI SERVIZIO ALLA NAUTICA ATTIVITÀ COMMERCIALI CONNESSE ALLA NAUTICA PUBBLICI ESERCIZI
49
02
NUOVA STAZIONE MARITTIMA DI LEVANTE Masterplan 2030 dell’Autorità Portuale
con quanto previsto dalla legge di riforma dei porti n.169 del 4 agosto 2016, con la successiva modifica del correttivo porti. Le novità presenti nel master plan, per quanto riguarda la parte “ assetto degli spazi portuali linee di indirizzo al 2030”, sono diverse e legate alla necessità di specializzare le aree per funzioni . L’obiettivo è mettere ordine in uno scalo multipurpose, mantenendo tale caratteristica, ma delimitando in ambiti omogenei funzioni omogenee. Secondo questo scenario, l’area turistico-passeggeri parte dal molo San Vincenzo e si chiude all’area del Pisacane. Le novità, dunque, riguarderanno il molo San Vincenzo destinato al traffico da diporto, il molo Beverello al traffico veloce da e per le isole, le aree destinate all’accoglienza e alla gestione dei croceristi comprenderanno anche l’”Immacolatella Vecchia” lato ponente. Il traffico di cabotaggio e quello delle autostrade del mare sarà concentrato, a levante, tra il molo Bausan e Calata Pollena a ridosso dello svincolo con l’autostrada. Sempre a levante il master plan prevede l’allungamento del nuovo Terminal di Levante e la destinazione dell’area adiacente ( zona ex Corradini) a polo della logistica. A ridosso del nuovo terminal contenitori si svilupperà il fascio di binari di 750 metri di lunghezza per far in modo che l’intermodalità nel trasporto sia una realtà per lo scalo partenopeo, attualmente caratterizzato dall’assenza di trasporto su ferro per il trasferimento della merce. L’area della cantieristica sarà compresa tra il molo Carmine, pontile Vittorio Emanuele e Calata Villa del Popolo e consentirà di organizzare le attività legate alle riparazioni navali, alle trasformazioni di navi in uno spazio attrezzato e funzionale “La strategia proposta- precisa il Presidente Pietro Spirito- è focalizzata sull’efficienza e sulla razionalizzazione degli asset a disposizione e sulla ricerca e consolidamento di spazi selettivi di sviluppo per i diversi mercati. La riorganizzazione degli assetti portuali si colloca in uno scenario complesso nel quale l’evidenza dei vincoli e delle opportunità presenti comporta l’esercizio di un’analisi accurata, in grado di coniugare la visione di medio e lungo periodo con una gradualità attuativa realistica, coerente con la tempistica degli interventi e con le criticità presenti.”
Il primo Master Plan del porto di Napoli: la riorganizzazione delle banchine al 2030 Il master plan del porto di Napoli è stato approvato dal Comitato di Gestione. Esso costituisce un allegato al Piano operativo Triennale 2017-2019. Il nuovo strumento di indirizzo per la riorganizzazione degli spazi e per una razionalizzazione delle infrastrutture presenti, nei circa 4 km di estensione dello scalo, è stato varato a conclusione di una serie di incontri con gli operatori e dopo una serie di aggiustamenti. La sua proiezione è al 2030. Si tratta di uno strumento di pianificazione che svolge diverse funzioni: la prima è quella di fotografare l’attuale situazione dello scalo, delle sue banchine e delle sue attività, la seconda di definire la riorganizzazione degli spazi. Una terza funzione è quella di essere strumento operativo di attuazione delle linee programmatiche “delineate nei documenti di programmazione adottati, individuando operativamente le azioni da adottare per una corretta e coerente attuazione degli obbiettivi.” Il masterplan è stato redatto dall’ufficio programmazione dell’AdSP e ha , come elemento caratterizzante, quello di disegnare un sistema portuale integrato e aperto, in linea 53
L’ipotesi di progetto del porto turistico
Il futuro sviluppo della colmata secondo il progetto dell’Autorità Portuale
54
La realizzazione della prima colmata entro il 2030
Il nuovo fascio di binari
Il molo terrazza e la piazza a mare
55
Le zone economiche speciali (ZES) e la nuova viabilitĂ carrabile
La configurazione finale della nuova stazione marittima di levante prevista per il 2050
56
NUOVA STAZIONE MARITTIMA DI LEVANTE
SVILUPPARE LA FUNZIONE LOGISTICA DELL’AREA PORTUALE RILANCIARE LE ATTIVITÀ PRODUTTIVE VALORIZZARE E METTERE A SISTEMA LE ATTREZZATURE ESISTENTI REALIZZARE UN NUOVO SISTEMA DI ACCESSIBILITÀ AL MARE
57
PUÒ L’AMPLIAMENTO DEL PORTO ESSERE UN’OPPORTUNITÀ PER LA RINASCITA DI SAN GIOVANNI A TEDUCCIO?
58
IN CHE MODO L’EX FABBRICA CORRADINI PUÒ STABILIRE UN NUOVO RAPPORTO TRA PORTO E CITTÀ?
59
03
STRATEGIA DI INTERVENTO Connettere, integrare, riutilizzare
La parola d’ordine per il prossimo futuro è “trasformare”. Dopo interi secoli passati a costruire e a densificare i nostri paesaggi, un approccio più cosciente e consapevole sta portando alla definizione di nuovi progetti, più attenti all’ambiente e sostenibili da ogni punto di vista. Atteggiamenti più sensibili, capaci di rinnovare i linguaggi dell’architettura contemporanea rivalutando il patrimonio del già costruito producono nuove forme d’intervento e rigenerazione, non solo a scala dell’edificio ma anche a quella della città. Non ci sono vere e proprie metodologie d’intervento, si tratta piuttosto di affinare l’attenzione, costruire nuove occasioni per valorizzare il contesto urbano attraverso interventi che abbiano una loro forte identità. Comprendere le nuove funzioni e i possibili riutilizzi diventa quindi strategico per il buon funzionamento del progetto, che a tutti gli effetti diventa parte integrante della stratificazione urbana, come ulteriore strato che rappresenta l’epoca in cui viviamo. Costruire nel costruito L’architettura è diventata uno strumento sempre più importante per la salvaguardia dell’ambiente e dello sviluppo dei centri urbani, e oggi più che mai rivolge lo sguardo alle tematiche del recupero, del rinnovamento, della trasformazione del costruito e di valorizzazione del luogo. Oggi si predilige la forma del riuso e dell’innesto per evitare la demolizione o la ricostruzione, non sempre energeticamente sostenibilie, di edifici o di intere parti di città, salvaguardando i territori ancora liberi. La rivoluzione sta proprio nell’esplorare nuove soluzioni e soprattutto nuove funzioni là dove quelle precedenti sono decadute, affinando la sensibilità progettuale, cercando interstizi interessanti là dove l’abbandono ha degradato brani di città e cercando nuove possibilità di riuso. Il processo prevede ora di rivolgere l’attenzione alla rigenerazione e al rafforzamento dei caratteri urbani, ritrovando nella sostenibilità la ragione della cura del patrimonio esistente. Il dialogo tra vecchio e nuovo si propone quindi come nuova metodologia d’intervento, coinvolgendo settori disciplinari e operativi diversi, sforzi creativi che rinnovino pratiche e linguaggi consolidati dell’architettura. 63
di poterle rinnovare promette alle generazioni future una nuova possibilità di crescita e soprattutto nuovi modelli di riferimento, imprescindibili dalle condizioni attuali del nostro ambiente, che lavorano non più sul maggior consumo ma sulla maggiore efficienza e vitalità degli spazi. Lavorare sul costruito, aggiungendo, sottraendo, modificando ciò che c’è, innestando nuova vitalità formale e volumetrica, ha portato a sperimentare soluzioni spaziali, tecnologiche e materiche diverse per ogni edificio a seconda delle funzioni che lo stesso avrebbe dovuto ospitare. La conoscenza puntuale e precisa dell’oggetto su cui si va a intervenire permette un assoluto controllo del progetto e delle possibili soluzioni più integrate con la struttura e il contesto urbano in cui si sta lavorando. La sinergia tra manufatto e territorio, in questo modo, può garantire un processo di valorizzazione che si espande dai confini del semplice edificio per arrivare al suo contesto e alla comunità intera che lo abita. Altro tema di fondamentale importanza è la funzione. Spesso i riutilizzi di strutture esistenti non trovano nell’immediatezza usi duraturi, per questa ragione è necessario prevedere interventi il più possibile flessibili e capaci di riadattarsi a condizioni diverse. Nella storia dell’architettura i progetti di restauro e riuso restano gli esempi di riferimento più sensibili, importanti pietre miliari di un’architettura che guarda alla raffinatezza e all’attezione all’esistente, alla chiarezza dei segni, alla finezza e cura dei particolari, come capisaldi di un progetto di grande qualità. Costruire nel costruito non vuol dire essere un diktat elaborato e complesso, che rinuncia all’architettura come atto progettuale ex-novo, ma rappresenta un atteggiamento, una pratica di intervento consapevole e capace di una forza generativa oggi più che mai essenziale. Se davvero l’architettura sarà in grado di fare lo sforzo evolutivo di sapersi rigenerare, inglobando professionalità e multidisciplinarietà nei propri interventi, processi e linguaggi, avremo di certo più chance di salvaguardare l’esistente, rispettare l’ambiente che lo circonda, lasciando a chi ci seguirà un segno evidente che un cambiamento sostanziale non solo è possibile, ma anche praticabile.
Si affrontano i temi dell’innesto come strumento strategico, che permette di inserire all’interno del tessuto con solidato nuovi manufatti, aggiunte, volumi integrati con l’esistente, spesso e volentieri con un proprio forte carattere identitario a sottolineare le differenze e a dare valore aggiunto nel reciproco scambio di sinergie. Più è chiaro l’elemento di addizione, maggiore sarà la lettura stratigrafica del manufatto, chiara nel rappresentarsi alla realtà del quotidiano che dovrà viverla nel pieno delle sue funzioni. UPGRADING, una nuova strategia per la rigenerazione urbana Certamente la città e l’architettura, in stretto e forte dialogo tra loro, non sono nuove a queste pratiche di rinnovamento urbano, soprattutto in Italia, dove i centri storici sono frutto di stratificazioni millenarie in cui ciascun periodo storico è intervenuto su quello precedente, generando spesso interventi sul costruito. L’atteggiamento nell’ambito dell’innesto si è dibattuto tra il concetto del “com’era dov’era” e la costruzione di nuovi volumi al posto di quelli precedenti, ormai abbandonati e decaduti. È nel contemporaneo che si trovano le soluzioni più interessanti e dinamiche di interventi nel tessuto urbano consolidato, segnali che il dialogo tra il costruito e il nuovo ha trovato una ricca e vitale stagione di sperimentazione e integrazione. UPGRADE è la parola chiave che indica la crescita dei centri urbani per microinnesti. Nell’idea di sviluppare città e architetture più attente all’ambiente e capaci di rinnovarsi si tenta di rispondere alle esigenze sempre diverse non solo di una società in continua evoluzione, ma anche di un ambiente che dal punto di vista ecologico, economico e sociale determina continue sollecitazioni, puntando su nuovi modelli qualitativi. UPGRADE proprio perchè si lavora sul costruito e lo si elabora trasformandone gli spazi, gli usi, le dinamiche e le relazioni con il contesto. Il progresso sostenibilie diventa quindi la ragione di partenza e allo stesso tempo anche il punto di arrivo, il termine ultimo cui puntare nel momento in cui si interviene sul costruito. Un progetto consapevole delle proprie risorse ed in grado 64
CONNETTERE INTEGRARE RIUTILIZZARE
CONNETTERE INTEGRARE RIUTILIZZARE
68
La città si muove sotto i nostri occhi, subisce trasformazioni quotidiane, abbandoni, nuove edificazioni, rigenerati equilibri tra naturale e artificiale, produce stratificazioni e ferite. In altre parole, le trasformazioni del tessuto urbano sono – o dovrebbero essere – lo specchio delle scelte dell’uomo che lo abita, delle sue esigenze e aspirazioni. Definiscono il teatro quotidiano del suo immaginario, il paesaggio materiale con cui incessantemente relaziona il proprio animo. La città contemporanea si caratterizza per l’articolata presenza di una fitta rete di elementi antropici spesso caratterizzati da un sistema discontinuo di spazi. Un composito mosaico di spazi aperti e spazi costruiti caratterizzati da identità poco definite, ripetitive, talvolta mediocri, in cui gli abitanti spesso non si riconoscono. La perdita di valore di questi luoghi risulta evidente, soprattutto nella definizione di quegli elementi, quelle figure, che dovrebbero comporre il sistema di connessione del tessuto urbano. È risultata pertanto evidente la necessità di indagare e comprendere il significato delle connessioni urbane: spazi di relazioni, elementi, regole di funzionamento, che garantiscono quella “tutela” che superi l’ottica meramente vincolistica con cui si approccia il governo dei territori della contemporaneità e che punti, invece, verso un’approfondita conoscenza dei luoghi, alla ricerca di un nuovo rapporto, di nuove relazioni – connessioni – con l’obiettivo di ripensare un “disegno” generale di riordino della città. 69
70
SOTTOPASSO
DEPOSITO ATAN-CORRADINI
SOTTOPASSO
STAZIONE S.GIOVANNI-CORRADINI
SOVRAPASSO E SOTTOPASSO
PIAZZA NARDELLA-CORRADINI
71
72
73
CONNETTERE INTEGRARE RIUTILIZZARE
COINVOLGIMENTO DEI CITTADINI APERTI ED ATTREZZATI
ACCESSIBILITÀ
USI TEMPORANEI
BASSI COSTI
ATTIVITÀ DI FORMAZIONE ARTISTICA E CULTURALE
PRODUZIONE FAB-LAB
RECUPERO
LUOGO DI AGGREGAZIONE
ARTE E MESTIERI
SPETTACOLO
STAKEHOLDERS
WATERFRONT RELAZIONI CON IL CONTESTO
ECONOMIA
E
CULTURA
SPAZIO DI CITTÀ
CINEMA
DIVERSE
RESILIENZA
PROGETTO
SISTEMA PRODUTTIVO CULTURALE E CREATIVO
TURISMO
FRUIZIONE
FUTURO
CITTÀ E MARE
INTEGRAZIONE
SINERGIA
COMUNITÀ
ETÀ
PERMEABILITÀ
RIUSO ADATTIVO
SVILUPPO
FLESSIBILITÀ DI SPAZI
ESPERIENZA
CONOSCENZA
PROFESSIONALITÀ
ARCHITETTURA
RISTORAZIONE
TEMPO LIBERO
COMMERCIO A KM 0
CONDIVISIONE
SPAZI VERDI
IDEE
CRESCITA
HUB
PERIFERIA
RETI DI BISOGNI
MERCATO
IL NUOVO RUOLO DELLA CORRADINI
SISTEMA URBANO UMANO E SPONTANEO
76
SUPERAMENTO DELLE
BARRIERE
Considerando la posizione strategica in cui l’ex stabilimento Corradini è situato e considerando le potenzialità che offre, il progetto prevede la creazione di un Hub culturale, ovvero un sistema che basi sia la gestione che lo sviluppo di questo patrimonio sulla cultura. L’ idea di Hub culturale si inserisce in quella più grande di Sistema Produttivo Culturale e Creativo, ovvero quell’ insieme di settori dell’attività economica che individua cinque macrodomini produttivi collegati alle industrie culturali e creative: le attività di conservazione e fruizione del patrimonio storico artistico, le attività legate alla produzione di beni e servizi non riproducibili (performing arts e arti visive) e riproducibili (industrie culturali); le attività afferenti al mondo dei servizi come il design, l’architettura e la comunicazione (industrie creative) e, infine, tutte le attività economiche non strettamente riconducibili alla dimensione culturale ma caratterizzate da strette sinergie con il settore (creative driven). L’ hub è quindi sia strumento di promozione della cultura, di relazione con la città per i cittadini, occasione per la creazione di nuove opportunità aggregative, sia strumento gestionale che permette la mediazione tra i soggetti partecipanti al progetto ponendosi come ente terzo e mediatore. 77
78
79
CONNETTERE INTEGRARE RIUTILIZZARE
IL POLO CREATIVO 83
IL POLO CULTURALE 84
IL POLO SPORTIVO 85
IL POLO GASTRONOMICO 86
IL POLO RELIGIOSO 87
88
89
IL POLO CREATIVO IL POLO CULTURALE IL POLO SPORTIVO IL POLO GASTRONOMICO IL POLO RELIGIOSO
92
L’edificio che ospiterà i laboratori può dirsi composto da due volumi: un primo volume multipiano con copertura piana ed un secondo caratterizzato da tre navate e con copertura a falde. Un primo intervento prevede la messa in sicurezza ed il consolidamento della struttura originaria, procedendo con la sostituzione della copertura e con l’installazione di nuovi infissi. All’interno dell’edificio, distaccato dalla facciata e dal tetto, viene collocata una grande “scatola dei mobili”, rivestita in rovere, che ospita le funzioni appena aggiunti. La scatola facilita lo svolgimento delle diverse attività e lo stoccaggio dei materiali necessari, mentre tra la scatola e l’edificio originario si creano spazi pubblici. Affinchè vengano sfruttate anche le coperture, il progetto prevede la realizzazione di una passerella in acciaio, nella navata centrale, che mette in collegamento non solo le diverse scatole ma anche il volume multipiano in cui vengono individuati i servizi, una piccola sala espositiva al piano terra e ulteriori laboratori ai due piani superiori. 93
94
95
Pianta piano terra
Sezione AA’ 96
Pianta piano secondo
Sezione CC’ 97
98
99
100
101
IL POLO CREATIVO IL POLO CULTURALE IL POLO SPORTIVO IL POLO GASTRONOMICO IL POLO RELIGIOSO
104
L’edificio rappresenta il nuovo centro culturale della Corradini. Il progetto trasforma lo spazio introducendo nuove funzioni pubbliche come una sala da concerto, spazi flessibili di performance ed una sala espositiva. L’ idea deriva dall’identità e dal carattere dell’edificio, attualmente privo di copertura. L’elemento caratterizzante è l’inserimento di una scatola, questa volta in policarbonato, che funge da riparo ad uno spazio che resta aperto ma coperto. Le performance del policarbonato permettono il giusto comfort per la fruizione dello spazio e caratterizzano sia le nuove funzioni che la struttura originaria attraverso giochi di luce e trasparenze. Al fine di mantenere il carattere unico degli spazi interni ed esterni, il design è sobrio, l’auditorium si trova all’interno dell’edificio ed è collegato alla sala espositiva attraverso un sistema di scale monumentali in vetro nella cui struttura vengono posizionati servizi e depositi. L’edificio ha un’importante componente urbana, che darà un nuovo impulso a un angolo dimenticato della città. Posizionando l’ingresso principale verso il centro del sito e gli accesso secondari sui lati, viene creato un vivace percorso pubblico, lungo il quale possono essere organizzati eventi e che funge da sviluppo esterno delle funzioni interne. 105
106
107
Pianta piano terra
Sezione AA’
108
Pianta piano primo
SezioneBB’
109
110
111
IL POLO CREATIVO IL POLO CULTURALE IL POLO SPORTIVO IL POLO GASTRONOMICO IL POLO RELIGIOSO
114
Accanto al polo culturale e collegato al parco, l’edificio sembra perfetto per ospitare un polo sportivo, trasformando la struttura esistente in un’imponente parete per arrampicate indoor unica nel suo genere, aggiungendosi alle attrazioni ricreative e turistiche del nuovo centro della Corradini. L’intervento prevede la sostituzione della copertura e degli infissi per poter permettere la perfetta fruizione dello spazio, oltre al consolidamento della struttura stessa. All’ingresso è posizionata una piccola hall con un punto ristoro; superato l’ingresso, sono organizzati gli spogliatoi (con un piccolo deposito), l’ampia stanza per l’arrampicata ed una palestra di piccole dimensioni con uno spazio sopaelevato per lo svolgimento di corsi o altre attività fisiche. 115
116
117
Pianta piano terra
118
Sezioni AA’ e BB’
119
120
121
IL POLO CREATIVO IL POLO CULTURALE IL POLO SPORTIVO IL POLO GASTRONOMICO IL POLO RELIGIOSO
124
L’edificio che ospita la funzione di mercato diventa un microcosmo di diversità, un luogo di negoziazione, di incontro tra persone e beni, un importante spazio pubblico che crea immediatamente una varietà di funzioni e relazio sociali. Prerequisito per la progettazione del mercato coperto è l’individuazione di un’asse longitudinale e centrale interno che ha suggerito il posizionamento di un sistema modulare, con una struttura in acciaio flessibile, che permettesse la vendita al dettaglio dei prodotti ed al tempo stesso la vendita del prodotto cucinato. Per questo motivo la “bancarella” ha una duplice caratteristica: da un lato solo un bancone per la vendita immediata, dal lato opposto lo stesso prodotto viene cucinato e servito al cliente. La struttura modulare invita il cliente a percorrerla nel complesso, suggerendo lo sviluppo dello spazio e la sua percorribilità. Il modulo si semplifica ancora di più per la vendita ortofrutticola che si svolge in uno dei tre edifici. Qui lo spazio è caratterizzato da una struttura modulare necessaria esclusivamente alla vendita al dettaglio dei prodotti. Lo spazio del mercato coperto e gli elementi che lo caratterizzano sono pensati come riproducibili anche all’esterno. Per questo motivo l’edificio che attualmente è privo di copertura non viene ristrutturato ma considerato come un estensione esterna dello spazio interno, in cui possono svolgersi fiere o sagre. 125
126
127
Pianta piano terra
128
Sezioni AA’, DD’, CC’ e BB’
129
130
131
132
133
IL POLO CREATIVO IL POLO CULTURALE IL POLO SPORTIVO IL POLO GASTRONOMICO IL POLO RELIGIOSO
136
Il padiglione per la preghiera e la meditazione è parte integrante del parco della Corradini. Posizionato su una piccola altura ed immerso nel verde, l’edificio è caratterizzato da due volumi le cui caratteristiche hanno guidato l’idea progettuale. Il primo volume è più alto e caratterizzato da una copertura a falde completamente crollata e di cui è rimasto solo il telaio portante, il secondo invece più basso e con una copertura piana, anch’essa crollara. Il progetto mette in sicurezza gli ambienti con la sostituzione della copertura solo nell’edificio più piccolo, realizzando una stanza per la preghiera. La copertura è leggermente sopraelevata dal blocco per consentire l’ingresso di un fascio di luce omogeneo e diffuso il cui effetto viene reso continuo da tagli verticali sulle pareti. Il blocco più grande diventa quindi il pronao della stanza per il culto in cui, al posto delle colonne, vi sono alberi a segnare il percorso. Un terzo blocco, staccato da quelli precedenti, ospiterà un piccolo punto ristoro e spazi di servizio al parco antistante. 137
138
139
Pianta piano terra
140
Sezioni AA’ e BB’
141
142
143
04
ANALISI FINANZIARIA
determinazione del costo dei lavori sono costituiti dalle superfici lorde dei pavimenti, dalle altezze degli edifici e dal loro volume complessivo, nonché informazioni sullo stato di conservazione dei manufatti e la loro forma e tipologia edilizia. Per la definizione del costo parametrico si è fatto riferimento a diversi tipi di contributi: 1. costi parametrici elaborati da amministrazioni pubbliche; si sono utilizzati come riferimento i Limiti di costo per interventi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata, approvato con Decreto dirigenziale n. 265 del 26/09/2012 dell’area Agc 6 settore 4 della Regione Campania. Per giungere al costo più appropriato al caso in esame, sono stati esaminati i diversi parametri economici desunti dai documenti prima richiamati. All’interno di tali documenti non è stato possibile individuare un costo parametrico univocamente attribuibile al tipo di intervento previsto per l’ex Corradini. Pertanto è stata effettuata una prima selezione per individuare i valori parametrici più affini alla tipologia di intervento da valutare. Tali valori sono: P1) costo parametrico per il recupero primario del patrimonio edilizio, pari a 1.410 €/mq, ricavato dal costo per interventi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata (rif. 1); P2) costo per la realizzazione del restauro di un ex edificio industriale nella zona orientale di Napoli, pari a 1485,75 €/mq, (rif. 5). Per rendere equiparabili i diversi valori, sono stati applicati tre coefficienti correttivi: C1) per tenere conto dei maggiori costi dovuti per il restauro, laddove i prezzi parametrici fanno riferimento a lavori di ristrutturazione; in tal caso si è applicato un incremento del 20% al costo previsto per la ristrutturazione; C2) per considerare l’incremento di costo nei casi di edifici con altezze medie superiori ai tre metri, laddove i costi parametrici a mq non considerano la variabile dell’altezza libera interna del fabbricato; per questo si è applicato un incremento del 5% per ciascun metro di altezza libera degli edifici eccedente i tre metri.
La presente relazione riporta il costo sommario della spesa del progetto ri recupero e riqualificazione dell’ex fabbrica Corradini. Il complesso industriale è frutto dell’annessione di vari edifici costruiti in più periodi e inglobati poi in successivi rifacimenti. Nel 2003, una parte consistente del complesso è stata affidata in concessione alla società “Porto fiorito” per la realizzazione di un porto turistico e di attrezzature. Il progetto del porto turistico non verrà mai realizzato e sarà poi sostituito da un masterplan proposto dall’Autorità Portuale per l’ampliamento della stazione marittima di levante. L’area di intervento comprende manufatti con caratteri tipologici tipici dei capannoni in muratura con tetto a falde, contraddistinta da più unità edilizie che formano un blocco unico. Per la determinazione del costo si è fatto riferimento al documento pubblicato sul sito del Comune di Napoli circa il calcolo sommario della spesa riguardante i progetti di restauro della zona occidentale dello stabilimento Corradini. Il documento tiene conto di valori parametrici utili a definire il tipo ed il costo degli interventi. Il calcolo sommario della spesa è stato effettuato per quanto concerne le opere o i lavori, applicando alle quantità caratteristiche degli stessi, i corrispondenti prezzi parametrici dedotti dai costi standardizzati determinati dall’Osservatorio. In assenza di costi standardizzati, applicando parametri desunti da interventi simili realizzati, ovvero redigendo un computo metrico estimativo di massima. Allo stato attuale l’Osservatorio dei lavori pubblici non ha fissato i suddetti costi standardizzati. Pertanto, si è optato per il criterio della stima sintetica su base parametrica, perché risulta più consono all’attuale livello di approfondimento progettuale e alla tipologia di interventi edilizi previsti dal progetto. I dati di base per la 147
COSTO DI RECUPERO
148
COSTO DI PROGETTO
149
QUADRO ECONOMICO ED ANALISI COSTI E RICAVI
150
ANALISI FINANZIARIA
VAN: € 8.610.718,70 TIR: 6%
L’ ipotesi gestionale evidenzia la fattibilità economica e finanziaria del progetto che avrà un costo complessivo di circa diciassette milioni di euro. Il Ministero, con nota prot. 1412 del 21 Febbraio 2013, ha comunicato al Comune di Napoli l’assegnazione dell’importo complessivo stimato di €20.000.000, relativo all’intervento denominato “Completamento del restauro degli edifici di archeologia industiale ex Corradini a San Giovanni a Teduccio”. La stima, effettuata sulla base di ricerche di mercato e dati parametrici, non tiene conto del supporto economico che deriverebbe da fondi europei e regionali (“Reg. EU No 1295/2013” e “POR Campania FESR 2014-2020”). Dall’ esito dell’ analisi finanziaria si evincono i valori di VAN e TIR che risultano essere rispettivamente di 8.610.718,10€ e del 6%, chiudendo in positivo il bilancio che ha come orizzonte temporale venti anni. 151
152
La programmazione delle azioni definisce i tempi di interventi architettonici quali opere di manutenzione, rifunzionalizzazione degli ambienti interni, opere di restauro; ma anche di interventi dal carattere gestionale e organizzativo, come l’istituzione dell’ HUB o l’inizio di determinate attività. Si è considerato un tempo limite di 24 mesi durante i quali vi sarà una fase iniziale di promozione da parte dell’ente gestore, di raccolta fondi, organizzazione eventi. Seguiranno le opere di restauro degli edifici e la realizzazione dei progetti architettonici. 153
154
155
156
157
158
159
160
161
“Esplorare l’incerto, portare alla luce le proprietà inaspettate, definire lo spazio psicologico, permettere all’anima moderna di emergere” Steven Holl, Urban Hopes
163
Bibliografia:
Fondazione Symbola, Io sono cultura 2017, L’ Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi Fondazione Symbola, Io sono cultura 2018, L’ Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi Fondazione Symbola, Musei del futuro. Competenze digitali per il cambiamento e l’ innovazione in Italia, 2016 Francesco Forte, Architettura - Città, Un programma e un progetto: nuove città, città nella città, 2008 Francesco Forte, Politiche urbane, Napoli: storie, bisogni, opportunità, 2006 Franco Purini, Comporre l’architettura, 2000 Italo Calvino, Le città invisibili, 2006 L. Pagano, Spazi per la gente, lineamenti per un programma strategico di interventi nelle periferie di Napoli, 2002 - 2003 Preliminare del Piano Urbanistico Attuativo (PUA) della costa di San Giovanni a Teduccio Progetto preliminare per il recupero dell’ex complesso industriale Corradini Programma Innovativo in Ambito Urbano (PIAU) Variante al piano regolatore generale dei Comune di Napoli
165