Gallio, le alpine Bellezze. LA NATURA RACCONTA LA STORIA: IL GIORNALE TURISTICO DI GALLIO, ALTOPIANO DEI SETTE COMUNI, ITALIA | Edizione 2012
Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale: l’Europa investe nelle zone rurali
Silenzi e grandi spazi, “des Himmelbiizaren�, i prati del cielo.
Benvenuti nei prati del cielo. Gallio, Altopiano dei Sette Comuni, re dei boschi e delle selve.
Un'isola verde sospesa tra cielo e terra, baricentro delle
zione che invitano a entrare in punta di piedi, rispettosi
più di un posto in cui sostare per riposare: qui ci si può
terre Venete poco oltre i 1.000 metri di altezza, tra il
di un patrimonio che non appartiene solo alla comunità
meravigliare, respirando a fondo ciò che i sensi sanno
paradiso delle Dolomiti e l'operosa pianura. Un paese
locale, ma che è di tutti. Gallio è montagna per l'uomo,
registrare e la memoria rammentare. A 4 km da Asiago,
tra i più nobili dell'antichissima comunità dell'Altopia-
terra abitabile prima ancora che visitabile, in cui è forte
65 km a Trento, 68 km da Vicenza, 96 km da Padova,
no, presidio e campo base per le montagne sacrario delle
il legame degli abitanti con una natura di cui ci si sente
128 km da Verona, 132 km da Venezia, 160 km al
guerre più crudeli. Paesaggi che sono un autentico
custodi prima ancora che proprietari, sotto un cielo che
Garda, Gallio è il centro della periferia, per chi ama
mosaico, tra boschi, pascoli e montagne, un caleidosco-
qui sembra dominare su tutto. Forte di una storia viva,
essere a portata di mano con le località più importanti,
pio di colori, flora e fauna, ecosistemi in continua evolu-
ricca e mai banale, Gallio offre al visitatore qualcosa di
facile da raggiungere e per certo più facile da vivere.
Non ci sono confini, sei nel mio territorio. L’accoglienza e il rispetto che abbiamo per te, è lo stesso che abbiamo per noi.
Cielo e montagne sono gli unici confini. L'Altopiano
l'inquilino più prestigioso delle foreste altopianesi.
è protetto e protegge. La natura, che lo isola e al
Nei prati i campanacci di animali al pascolo accom-
contempo lo tutela, si manifesta in un ambiente
pagnano l'intenso brusio degli insetti sempre
ricchissimo ed eterogeneo, in cui flora e fauna si
all'opera. Ma appena si sale in quota il silenzio
intrecciano in ecosistemi dai pesi diversi, ma dalle
prende possesso quietamente del panorama. E negli
caratteristiche dinamiche e spesso curiose. Abetaie
anfratti più protetti dall'uomo compaiono caprioli,
e faggete si alternano ad ampie zone di bosco misto
le lepri comune ed alpina ed animali che, occhi ed
in cui dimorano presenze animali che l'uomo rispet-
orecchi tesi in piena vista dei predatori, devono
ta anche quando va a caccia. Ma sono i suoni a
trovare un equilibrio tra l'istinto per la propria
testimoniare la vitalità ambientale. Tanti i canti
sicurezza ed il bisogno di nutrirsi. Da lontano,
degli uccelli e i versi degli animali da sottobosco,
silenziosi, aquila reale, gheppio e sparviere pazien-
fino al verso inconfondibile del gallo cedrone,
temente sorvegliano.
La terra dei padri ci guida. “Stoan Platten”, al loro posto da secoli, segni, testimoni e conduttrici, per noi e per quelli a venire.
Un ricamo in pietra. Chi lascia divagare lo sguardo sulla conca verde dell'Altopiano presto si lascia sedurre dalle sinuosità verticali delle tipiche pietre di confine, poetiche e in armonia con gli orizzonti ondulati. Le platten dai toni rosacei sono testimonianza di un'antica economia agro-pastorale, capillare e diffusa attorno alle contrade fin dai tempi dei Cimbri, antica popolazione germanica al cui idioma devono il proprio nome. Gallio, d'altra parte, ha un'origine precedente perfino a quella dell'antico popolo le cui testimonianze sono arrivate fino ad oggi. Il suo nome rappresenta infatti un adattamento di un antroponimo da indivi-
duare in Galatus, Gallicus, a testimonianza di passaggi e di popolazioni di origine mitteleuropea, che l'Altopiano, patria piccola, ha prima accolto e poi preservato e trasmesso nel tempo. Nel territorio, infatti, sono tante e diverse le memorie e testimonianze che si possono individuare: dal villaggio preistorico del Bostel agli altari pagani, dalle terrazze agricole strappate al bosco ai resti più recenti delle Guerre del Novecento. L'Altopiano è spazio della memoria, capace di metabolizzare e fare propri gli eventi della natura e della storia, evitando che questi travolgano il microcosmo montanaro. Proprio come le platten che,
sintesi perfetta di artificiosa naturalità, secolare tradizione e valenza estetico-paesistica, tracciano nel panorama un segno, fissando confini e, al contempo, modulando spazi, in un continuo rimbalzo tra grandi scenari di storia collettiva e microcosmi individuali. L'Altopiano si presenta così come “una spalla per portare il Tempo” (Rigoni Stern, 2004). E, in questo senso, Gallio è un perfetto interprete dell'Heimat presente sull'Altopiano, balcone affacciato sul mondo, sempre alla ricerca di una difficile mediazione tra montagna e pianura, tradizione e modernità, cosmo e focolare.
A volo d’uccello, attorno a Gallio è la natura a dipingere con i suoi colori ciò che lo sguardo coglie. E la presenza e l’opera dell’uomo asseconda e gode di un’armonia che pacifica e ricarica l’animo.
Vuoi correre? Vai. Ma se vuoi riposare o prenderti tempo
affascinante.
Salendo dalla pianura, la vegetazione
di conifere, magari interrotti da qualche pozza d'alpeggio,
da dedicare a te, qui puoi. Al naturale respiro e ritmo
appare in tutta la sua varietà: boscaglie e boschi misti,
unica acqua in un ambiente carsico. Gallio, come tutto
della natura e delle stagioni. Questa “isola di monti” che è
faggete e abetaie, prati e pascoli. Tutti ecosistemi autono-
l'Altopiano, è “casa”. Da qui, semplicemente scegliendo
l'Altopiano, secondo l'originaria definizione dell'abate
mi che convivono l'uno a fianco dell'altro, con caratteri-
direzioni diverse, si può dirigersi ed esplorare mondi,
Dal Pozzo, è una conca circondata, e mai sovrastata, da
stiche di flora e fauna diverse, tutelate dalle pieghe del
anche molto diversi, che convivono in serenità. E conti-
pendii e spalti rocciosi a nord e a sud, un'immensa cavea
terreno e dalle quote che morbidamente si alternano.
nuare a sentirsi in una casa che ha il cielo come soffitto e
teatrale dalla scenografica luminosità.
Contemplare,
Sono i verdi diversi a colpire: piano ed uguale quello delle
le montagne come pareti, compagni di chi, nato in quella
affascinati dallo spettacolo di una natura ancora rustica, è
praterie e dei pascoli, più carico e cupo quello dei boschi
casa, ha imparato a respirarvi un ritmo mai affannoso.
Noi siamo all’opposto dell’isterico fervore. Qui sei sereno a casa nostra, e sei uno di noi.
Gambe in spalla. Un vasto reticolo di sentieri per chi ama camminare, anche con la neve.
Il paradiso di chi ama esplorare a piedi: attorno a Gallio infinite possibilità per chi ha voglia di seguire sentieri che attraversano boschi e pascoli, che si perdono all'ombra degli alberi per sbucare vicino ad una malga o ad un monumento. L'Altopiano è davvero ricco di opportunità per la camminata nordica, uno sport per tutti e per tutto l’anno, che offre agli appassionati di fitness un modo facile, poco costoso e divertente per gustare uno stile di vita sano e attivo all’aria aperta. Dai sentieri più facili, a disposizione delle famiglie, a quelli più lunghi ed articolati, magari in quota, capaci di dare soddisfazione anche agli specialisti: attorno a Gallio ci sono opportunità anche per chi vuole organizzare un trekking, magari a tema, considerati i posti sacri della Grande Guerra e i bivacchi messi a disposizione. Ma se è vero che è soprattutto d’estate che si fanno le camminate, è pure vero che in inverno il territorio attorno a Gallio, proprio per la sua natura ondulata, offre opportunità davvero ricche. Dalle ciaspole allo sci da fondo, dallo sci alpinismo con le pelli di foca alla discesa: tutto il comprensorio che fa capo a Melette e Campomulo offre una scelta che è già un tesoro.
Porte e sentieri, silenzi e memorie. L'Arte per costruire un futuro che non dimentichi il passato.
Attorno al rifugio Campomuletto, gli Alpini ed il Comune
abeti e larici, sentieri, radure e pascoli costellati di massi
caverne, ricoveri, trincee, ex cimiteri… Lungo il percorso
di Gallio hanno recentemente allestito un percorso tra i
bianchi levigati e modellati dall’acqua e dal vento. La
si trovano oggi 10 opere legate alla Ia Guerra Mondiale
silenzi del bosco che vide il sacrificio di migliaia e miglia-
pace e la tranquillità di oggi rilassano e rincuorano. Ma
che, con la capacità evocativa dell'arte contemporanea,
ia di giovanissimi soldati. Il “Sentiero del Silenzio, Porta
all’occhio attento del visitatore non sfuggono tra alberi e
intendono stimolare a cercare un senso in quello che
della Memoria” valorizza un’area di straordinario
piccole valli i segni della Guerra che tanti anni fa seminò
ciascuno fa: riflettere sul passato per rendere migliore il
interesse storico ed ambientale, ricca di estesi boschi di
morte e distruzione in tutto l’Altopiano: postazioni,
nostro Futuro, riconoscere la guerra per cercare la Pace.
La forza del silenzio. I suoni dell’Altopiano.
© Mirco Mendo
© Vittorio Poli
Intendiamoci: l'Altopiano è vivo, vivissimo, e quindi
natura orgogliosa e, ancora oggi, ferita dalla guerra
trasfigurazione narrativa che mescola di continuo le voci,
ricco di tutti quei rumori che della vitalità sono interpre-
dell'uomo: è in questa situazione che diventa naturale
le storie. E sono i particolari che affascinano: un fiocco di
ti. Ma è vero anche che, proprio per la sua conformazio-
smorzare, assopire i suoni che sono propri dell'uomo, e
lana strappato dal filo spinato, l'argento degli abeti
ne e ricchezza, è anche terra in cui “pare che il mondo
lasciare spazio al silenzio, benevolo padrone di spazi e
innevati, le tinte calde del bosco d'autunno. Qui si è sia
non ti contenga soltanto, ma ti guardi”. Allora, facciamo-
territori. L'Altopiano è un grande teatro, che spinge ad
interpreti che spettatori della propria esistenza,
ci guardare da pascoli verdissimi e da boschi solenni, da
osservare ancora prima che ad agire, a gettare uno sguar-
specchiandosi in uno spettacolo grandioso perché vicino
montagne erte e scabre, da memorie difficili, da una
do dall'alto al proprio vivere, ad essere spettatori in una
all'essenza del quotidiano. La semplicità.
La fiamma nel focolare. Il calore e il benessere.
È la storia che disegna, in qualche modo, la cultura di
fortuna avversa. Questi i presupposti, oggi, per una
accoglienza hanno preso una valenza diversa dal passa-
un popolo. E il microcosmo dell'Altopiano ha visto un
cultura dell'accoglienza fondata proprio sulla fierezza
to: sono in tanti ad apprezzare ed a cercar rifugio dalla
andirivieni incessante di genti, dai movimenti di coloni
di sentirsi Cimbri e Antichi Abitatori. Chi nella propria
routine quotidiana là dove si respira la montagna, pur
legati al mondo germanico medioevale alla migrazione e
storia ha conosciuto isolamento, povertà e ristrettezze
col conforto di morbidi panorami. Oggi, dopo sentieri
transumanza stagionale di età moderna, dalla diaspora
sa quanto preziosa possa essere la casa e il calore
ed escursioni o una giornata su piste perfettamente
di una comunità che, tra XIX e XX secolo, ha varcato le
familiare. Anche e soprattutto quando le stagioni sono
innevate, la fiamma nel focolare prende la forma di
soglie dei cinque continenti all'apertura al turismo della
ostili e le difficoltà preoccupano, è il senso di focolare
ineccepibili servizi al turista, una cucina tradizionale e
pianura. Punti fermi in tutto questo sono stati (e sono)
domestico a garantire una pausa e uno spazio in cui
ricca di personalità, una serie di proposte culturali che
l'orgoglio di chi nasce Altopianese ed il senso di comu-
sentirsi confortati e ricaricarsi. Oggi Gallio e l'Altopiano
sottolineano il senso di essere su un Altopiano rispetto-
nità e forza di chi, insieme, riesce a resistere anche alla
vivono un tempo in cui, fortunatamente, “casa” e
so della propria storia.
La nostra terra ha gusti personali, da secoli. ... tra i respiri dei monti e i rumori silenziosi.
È la Storia a raccontare come l'Altopiano sia sempre stato un mondo a sé, ma mai del tutto isolato. E come la tradizione agro-pastorale per secoli si sia fondata su una cultura di semplicità e scambio: offro ciò che produco per garantirmi continuità e relazione con gli altri. Non è un caso che la transumanza abbia fatto per tanto tempo (e in parte ancora faccia) parte dei rituali dell'anno agricolo altopianese: alla fine dell'estate i malgari si spostavano con il bestiame in cerca di pascoli e, lungo il cammino, offrivano in pianura quanto poteva rendere più agevole la relazione e l'accesso ai pascoli. Latte, formaggi, verdure, selvaggina, ma anche speck ed affettati, funghi, miele, marmellate, liquori tipici e dolci tradizionali: la cucina
dell'Altopiano ha sapori antichi, ma soprattutto autentici, capaci di rinverdire memorie ed incuriosire. Tanta cucina dell'Altopiano è infatti di origine germanica: il Kraut (un misto di verdure selvatiche) ma anche zuppe di funghi e funghi misti, dal sapore inimitabile perché ogni volta diverso. La selvaggina, il pane nero, i cavoli agri: tanti piatti dai sapori intensi come, va ammesso, l'usuale cucina del precotto non riesce più a riprodurre. Sembra ogni volta che, a spiare in cucina, si potrebbe incrociare un sorriso con la massaia compiaciuta del proprio lavoro: per questo quei piatti oggi rappresentano una pausa di intensità dalla fretta quotidiana. E riconciliano il palato con il senso da dare al cibo.
L’uomo si sente ed è parte della natura, a cui chiede e presso cui trova ciò che gli serve. Né più né meno. Trasformare, cucinare, utilizzare diventano azioni naturali che consentono di integrarsi nel territorio godendo dei suoi doni e integrandosi in un’armonia autentica.
© Pieremilio Ceccon
Colori diversi, intensi, armoniosi: l’Altopiano attinge dalla tavolozza della natura quanto necessario per ricordarci che ciò che è saporito, ha anche l’aspetto accattivante e talora sorprendente di ciò che è espressione autentica: le forme di un porcino, le tinte delle patate, il colore dorato del miele.
Ci si siede a tavola ed è una festa per il palato e per gli
continuità. Piante, animali ed insetti costruiscono un
un’abbondanza di risorse che consente di godere di
occhi. Perché l’Altopiano, anche grazie alle proprie
ecosistema equilibrato, in cui non solo c’è posto per
gusti unici. Dalle erbe ai funghi, dalle carni alle patate,
caratteristiche geografiche, ha preservato profumi e
tutti, ma, in qualche modo, si offre gli uni agli altri il
fino a miele, composte di frutta, distillati pregiati. È il
colori, prima ancora dei sapori. Qui la terra è generosa
dono della propria presenza. E l’uomo vi si inserisce
gusto autentico del cibo a km. 0, sapori dai colori
prima di tutto nei confronti di chi la abita, la vive in
con rispetto e creatività, celebrando a tavola
stagionali che, portando a tavola il tempo dell’anno,
ancorano alle stagioni pietanze semplici, in cui, prima
l’Altopiano sia un paradiso per tutti gli animali, che vi
versioni del formaggio di baita, tutte con l’autentico
ancora della mano sapiente dell’uomo, fanno da
trovano quello di cui hanno bisogno: tranquillità,
profumo dell’alpeggio. Ma anche lo speck e gli insac-
protagonista i sapori della natura. Quando poi lo
nutrimento e un ambiente in cui distillare il proprio
cati testimoniano sapori semplici, ricchi e silenziosi.
sguardo si perde su pascoli vasti e verdissimi e sulle
tempo. Non è un caso se qui, da un latte d’eccellenza,
Come un panorama spesso sontuoso, ma al contempo
tinte più scure del bosco, si comprende come
nascono formaggi come l’Asiago DOP, oltre a infinite
pacificante, oltre che nutriente.
Š Vittorio Poli
Acqua che scorre, mulino che gira. La valle dei “pestascorse”, lavoro, sopravvivenza e cibo.
In una zona carsica come l'Altopiano, pur ricco di verde
ha portato alla luce resti che danno un’idea dell’intensa
e pascoli, l'acqua è ricchezza da preservare ed usare con
attività che qui si svolgeva. La sorgente d’acqua e
attenzione. La Valle dei Mulini di Gallio è sempre stata
l’edificio del mulino, ora ristrutturato e allestito come
vissuta come una sorta di eccezione: ricchissima di
piccolo centro informativo, ricostruiscono e danno
sorgenti e, di conseguenza, di vegetazione ed alberi, ha
un'idea di come l'acqua potesse diventare fonte di lavoro
reso possibile che a Gallio, nel corso dei secoli, si svilup-
e ricchezza per il paese.
passero attività artigianali o paleoindustriali, prima fra tutte la concia delle pelli (a fine '800 1/3 delle concerie della provincia di Vicenza erano di Gallio). Ma anche macine, magli, seghe per il legno vi hanno trovato l'energia utile perché a Gallio si sviluppasse nel tempo una vita economica e di relazioni con la pianura evoluta rispetto al resto dell'Altopiano. Il recente progetto di recupero della Valle della Covola, a 500 metri dal centro di Gallio,
La Grande Guerra: l'altopiano come isola della memoria. Quando l'isola è stata mare doloroso.
La Grande Guerra è sicuramente l'evento che più di ogni altro ha segnato il territorio di Gallio e di tutto l'Altopiano. Qui la Storia ha chiesto un tributo altissimo alla follia dell'uomo, che in 3 anni, dall'inizio delle ostilità nel maggio del 1915 alla loro cessazione nel novembre del 1918, trasformò conca e cime circostanti in “paesaggio storico”, parte integrante allora e per sempre di quel drammatico evento. Sull'Altopiano, chiamati a confrontarsi forse per la prima volta dal 1860 con il concetto di Unità Nazionale, morirono migliaia di soldati, in una guerra per molti incomprensibile e crudele come mai prima nella storia. Furono devastati boschi, pascoli, e distrutti quasi totalmente paesi e contrade. Gli abitanti dell'Altopiano, resi profughi dalla guerra e naufraghi nella propria terra, si trovarono nelle condizioni di non riconoscere più le fondamenta delle proprie
interessanti esempi di simbiosi tra natura e storia: il
case, i confini, a rassegnarsi a bonificare un terreno
monte Valbella, il Sisemol, il Hust, le Melette fino
scavato da bombe e granate e reso perciò inadatto a
all’Ortigara, il monte teatro di una tremenda battaglia
agricoltura o pascolo, oppure, scelta tragica, diventare
nel 1917 e per certi versi simbolo della guerra in
emigranti, svuotando i già fragili microcosmi delle
Altopiano, fanno parte del vasto territorio . Percorrerli
contrade. Gallio, segnata dall’evento come gli altri
a piedi ancora oggi fa riflettere e guardare con rispetto
Comuni dell’Altopiano, rappresenta uno dei più
rinnovato alla terra martoriata dall’uomo.
A caccia di storia, e di storie. Custodi di miti e misteri dalla notte dei tempi.
L'Altopiano, proprio per il suo relativo isolamento e per
Veneto hanno poco a che fare. Pure, far risalire il tutto ai
“loch” (voragini) e nascondigli dove sentire ancora oggi
le genti numerose che vi sono transitate, ha reso possibi-
Cimbri è forse frettoloso. Certo, i Cimbri sull'Altopiano
suoni e strane grida... Il tutto ad accompagnare un vero e
le che storie, superstizioni e miti siano sopravvissuti fino
sono sempre stati un rebus. Definiti Todeschi nei primi
proprio mondo di storie arcane e tradizioni, caverne e
ad oggi e che il visitatore possa approfondirli per cono-
documenti che li riguardano, si stabilirono sull’Altopiano
villaggi preistorici, in uno spazio che, naturalmente
scere meglio la cultura del territorio. O, per meglio dire,
d’Asiago verso la metà del X secolo o poco dopo. E
protetto, salvaguarda la conservazione e la trasmissione
l'inconscio collettivo legato a leggende nordiche, streghe
lasciarono insediamenti e luoghi magici, altari di pietra e
di
e anguane, fate e spiritelli. Dopo tutto, toponimi, cogno-
una lingua incomprensibile ancora coltivata in piccole
Da dove cominciare?
mi e lingua autoctona stessa rimandano a radici che col
enclavi. Ma attorno a Gallio ci sono luoghi da visitare,
una
cultura
rispettosa
delle
proprie
radici.
Š Mirco Mendo
Sentieri dell’anima. Elevarsi.
Da questa cima dell'alpe, giĂ funesto teatro di pugne aspre e cruente, oggi oasi amena di bucolica quiete e di verdi silenzi, il 16 Luglio 1988 in ora vespertina Papa Giovanni Paolo II orante impartiva al borgo di Gallio e alle montane genti del ridente altopiano la divina benedizione, pace e bene a tutti auspicando.
Trans-humus. Spostarsi da una terra all’altra.
Gallio è un invito, è transumanza, è uno spostarsi da
confortano e rimandano in realtà ad una natura ibrida,
una terra all’altra. Solo il viaggiatore, chi si muove si
meticcia, plurilingue per il nomadismo che ha contrad-
dà la possibilità di scoprire una nuova casa, sorpren-
distinto i suoi abitanti e per il suo essere terra di confi-
dersi con piaceri semplici, vivere piccole avventure col
ne le cui valli si aprono alla pianura. Communitas
sorriso, ritrovare sapori e, magari, onorare il passato
nonostante le spinte alla frammentazione privatistica
da cui tutti veniamo. Gallio in questo è magnifica
ed individualistica; villaggio in cui ancora vige una
sintesi. Spazio domestico capillarmente abitato e
gestione comunitativa di boschi e pascoli, in cui essere
vissuto, coi toponimi delle contrade che ricalcano
“alti” e “piani”, un po' montagna e un po' pianura, si
cognomi familiari, rimanda ad un concetto laico di
fa disposizione mentale; tribù gelosa della propria
communitas che non si lascia chiudere dalle prove più
storia eppure aperta al condividerla. Per chi dal piano
dure che la storia ha imposto. I suoi spazi aperti
ha voglia di guardare in alto, qui la porta è aperta.
© Vittorio Poli
Concetto e ideazione: © meneguzzo.net Testi: © Lorenzo Bocchese Fotografie: © Denis Lunardi Il Copyright delle immagini è di Denis Lunardi, eccetto dove espressamente specificato.
Un ringraziamento speciale a: Fabrizio Sansoni per le foto d’archivio e il materiale bellico
Archivio Dal Molin per le foto storiche
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