Focus Storia 113

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Storia SCOPRIRE IL PASSATO, CAPIRE IL PRESENTE

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n°113

DONNE

Che cosa potevano fare e che cosa no, negli ultimi 20 secoli

Televisione

Antichità

Quando guardavamo Goldrake, i Muppet, Sandokan, Wonder Woman...

Come si viveva in Sicilia, il granaio di Roma

NEL MONDO DELLE

SPIE

DAGLI “AGENTES” ROMANI A MATA HARI, FINO AGLI INFILTRATI DI MUSSOLINI E AL KGB

MARZO 2016 � 4,90 in Italia

Sped. in A.P. - D.L. 353/03 art.1, comma 1, DCB Verona

BISANZIO

GIUSTINIANO I, IL “PRESCELTO” CHE VOLEVA DOMINARE IL MONDO

VITA QUOTIDIANA NELLA STANZA PIÙ SEGRETA: IL BAGNO NEI MILLENNI

ANARCHIA

NEL 1900 GAETANO BRESCI ASSASSINÒ IL RE. E FU “SUICIDATO”


ANTICHITÀ

I Romani strapparono l’isola ai Cartaginesi e la governarono fino al V secolo.

SCALA

GETTY IMAGES

Sicilia romana

Il granaio di ROMA C

atone il Censore, il celebre politico e oratore, la definì “il granaio della Repubblica, la nutrice al cui seno il popolo romano si è nutrito”. Effettivamente la Sicilia, conquistata alla fine della Prima guerra punica (241 a.C.), fu un centro di vitale importanza per la ricchezza e la prosperità della Repubblica e, in seguito, dell’Impero. «La regione ha avuto un ruolo decisivo nell’espansionismo romano nel Mediterraneo», spiega Arnaldo Marcone, docente di Storia romana all’Università di Roma Tre. «E ha rappresentato un precedente organizzativo per le conquiste successive». Divenuta la prima provincia romana, dal 227 l’isola fu affidata a un propretore (coadiuvato da un questore) e, a partire dal regno di Augusto (che la riformò e vi fondò nuove colonie e municipi), a un proconsole proveniente dal Senato. Insomma, una stella di prima grandezza nei dominii romani. E il suo ruolo strategico verrà meno nel V secolo, in piena decadenza dell’Impero romano, quando fu invasa dai Vandali di Genserico, giunti dall’Africa. 14

A destra, le rovine di Solunto, antica città ellenistica sulla costa settentrionale della Sicilia. Qui a fianco, da sinistra, dettaglio di due mosaici della Villa del Casale (IV secolo) a Piazza Armerina, quelli del Tempio di Roma e della Grande caccia.


AA/MONDADORI PORTFOLIO

La Sicilia divenne cosĂŹ un crocevia economico strategico, che fece gola a molti


PRIMO PIANO

ALBUM/CONTRASTO

Nel nostro immaginario gli agenti segreti sono tutti come James Bond. Ecco come è cambiata la figura della spia negli ultimi cinque secoli

GLI ANTENATI DI na calda notte d’agosto Bond, agente segreto, fugge sui tetti. Agli uomini che lo tengono di mira giù in strada esibisce come trofei una donna e un bambino terrorizzati: li ucciderà, urla, se non potrà andarsene via incolume. Dov’è finito il codice d’onore del leggendario 007? Semplice: non si tratta di “quel” Bond, ma di un altro. Non James, ma John, spia del Cinquecento che nell’Inghilterra elisabettiana compì missioni rocambolesche e ac34

compagnò il navigatore e corsaro Francis Drake in vittoriosi raid contro le colonie spagnole. I suoi discendenti si stabilirono a Purbeck, nel Dorset, dove (guarda caso) Ian Fleming, il creatore di 007, avrebbe frequentato secoli dopo le elementari. All’arcinemico Filippo II di Spagna John non rubò solo galeo­ni, ma anche quello che sarebbe diventato il suo motto di famiglia: Orbis Non Sufficit, “Il mondo non basta”. Una frase che ai fan della spia più celebre del grande schermo dice qualcosa.

HERITAGE IMAGES/SCALA

U

007


I volti dello spionaggio Ambasceria veneziana del ’500, alla corte dell’imperatore Massimiliano I d’Asburgo, in un dipinto ottocentesco. Ambasciatori e mercanti agivano spesso come spie. A sinistra, Sean Connery, il primo a prestare il proprio volto a James Bond (qui in Mai dire mai, del 1983).


MONDADORI PORTFOLIO/BRIDGEMAN

PRIMO PIANO

50 secoli

di codici cifrati 46

Dal rudimentale legnetto degli Spartani alle milioni di combinazioni di Enigma. Come è cambiato il modo di scambiarsi messaggi cifrati, in guerra e non


Scala / ELABORAZIONE M. ANGIOI MONDADORI PORTFOLIO/BRIDGEMAN

C’

è un elenco di 64 arti da imparare. La numero 45 è il mlecchita-vikalpa, l’“arte della scrittura segreta”. Ma il vademecum di cui vi parliamo non è quello della perfetta spia: si tratta invece della lista delle virtù che deve avere una fanciulla che sta per prendere marito e che potrebbe aver bisogno di scrivere messaggi cifrati in caso di relazione clandestina. Lo si legge nientemeno che sul Kamasutra, il libro dell’a-

more indiano scritto 5mila anni fa. Sulle tecniche crittografiche di allora però sappiamo poco: una di queste pare fosse accoppiare in modo casuale le lettere dell’alfabeto e sostituire ogni lettera del messaggio originale con quella a lei abbinata. La citazione dimostra che fin dall’antichità saper confezionare messaggi cifrati per garantire la sicurezza delle comunicazioni era necessario, e non solo in caso di guerra. Anche se è proprio

Enigmatico Sopra a lato, nell’autunno del 1941, si lavora con la macchina elettromeccanica Enigma, adottata dall’esercito tedesco nel 1929: serviva a cifrare e decifrare messaggi attraverso tre dischi (detti “rotori”, qui sopra). A sinistra, un trattato di crittografia del Seicento. 47


PRIMO PIANO

Trappola al miele Nata in Olanda, Mata Hari (18761917) raggiunse l’apice del successo ventenne, a Parigi come ballerina. A destra, la donna in una foto del 1905.

© HERITAGE IMAGES/CORBIS

Star della Belle Époque, a quarant’anni divenne l’agente segreto H21. Ma l’inganno durò poco

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Mata Hari Q

uella sera almeno seicento eleganti parigini affollavano la sala all’ultimo piano del Musée Guimet. Era il 13 marzo 1905, la data di un grande debutto. Quando tutti furono seduti, sul palcoscenico – trasformato per l’occasione in tempio indiano – apparve una donna seminuda dai lunghi capelli neri, con parecchi fili di perle intrecciati intorno alle braccia e alle gambe. Cominciò a danzare sinuosa a lume di candela, al ritmo di una ipnotica musica orientale: con i suoi movimenti lenti e voluttuosi rapì gli spettatori, già inebriati dal profumo degli incensi. Quando la musica cessò, esplosero gli applausi. Nei giorni successivi, i giornalisti la descrissero in tono ammirato: “Alta e snella, con un collo meraviglioso, flessibile e del colore dell’ambra, un volto affascinante dall’ovale perfetto”. Per non parlare dei magnifici occhi scuri, incorniciati da lunghe ciglia. Il suo nome risuonava in tutta Parigi: Mata Hari, che in lingua malese significa “occhio dell’alba”. Ma chi era davvero quella esotica e misteriosa danzatrice che in capo a cinque anni avrebbe conquistato tutti i grandi teatri d’Europa, inclusa la Scala di Milano? E in che modo finì dal palcoscenico nell’aula di un tribunale, a processo per spionaggio? Infanzia agiata. Mata Hari, Lady Mac Leod, H21: tanti nomi per altrettanti ruoli, ma una sola identità, quella di Margaretha Geertruida Zelle. Misteri, segreti e bugie avevano da sempre fatto parte del-

GETTY IMAGES

FATALE A SE STESSA


TELEVISIONE

Da Wonder Woman ai Jefferson passando per il Muppet Show, le piÚ famose trasmissioni nate quarant’anni fa e che hanno fatto storia


Incollati al piccolo schermo Il Muppet Show andò in onda nel Regno Unito nel 1976, esattamente 40 anni fa. Protagonisti del programma erano marionettepupazzi (“muppet”) che inscenavano un programma di varietà.

Q

uarant’anni fa in tv ridevamo con i Jefferson e ci appassionavamo alle avventure di Sandokan. Sempre pronti ad assorbire tutti i nuovi miti che gli Stati Uniti (e non solo loro) sfornavano: Wonder Woman, il Saturday Night Live, Charlie’s Angels, Goldrake, la Ruota della fortuna. Tutti programmi accomunati dal compleanno, che a rivederli oggi fanno quasi tenerezza. Eppure quando vennero alla luce, in alcuni casi scatenarono dibattiti serissimi. Per esempio: sul robot Goldrake scrisse anche il futuro premio Nobel Dario Fo, Wonder Woman divenne un pilastro dell’emancipazione femminile e tra i fan dei Jefferson c’era il futuro presidente degli Usa Barack Obama. Lo ha dichiarato lui stesso la scorsa estate, quando ha cantato in pubblico a New Orleans “Movin’ on up, to the East Side”, la storica sigla del telefilm. E come il presidente Usa, anche voi probabilmente ricorderete qualcuno dei programmi tv quarantenni che abbiamo raccolto in queste pagine.

Lo spettacolo dei pupazzi

TV

La Tigre della Malesia Ben diverso il seguito che fin dal 6 gennaio ebbe la Rete 2 quando mandò in onda il re di tutti gli sceneggiati: Sandokan. Ispirato ai romanzi di Emilio Salgari e diretto da Sergio Sollima, era una delle prime coproduzioni internazionali della Rai. La storia appassionò milioni di italiani anche per il suo significato politico sottotraccia: Sandokan (l’attore indiano Kabir Bedi) si opponeva alle truppe inglesi della regina Vit93

INTERFOTO/ALINARI

STASERA IN

Se eravate bambini quarant’anni fa (ma la serie piaceva anche agli adulti) eravate forse fan del Muppet Show, trasmissione che debuttò nel 1976 in Gran Bretagna. I protagonisti, un po’ marionette, un po’ puppet (pupazzi, da cui il nome “muppet”), erano stati creati dal regista e burattinaio americano Jim Henson (1936-1990) e riproducevano il cast sgangherato di un contenitore di varietà, un genere di moda in quegli anni. Tra i personaggi più amati c’erano il maldestro Kermit la rana, la sua spasimante Miss Piggy, diva dello show, l’artista stralunato Gonzo, gli scienziati Beaker e il dottor Bunsen. I due criticoni Statler e Waldorf invece commentavano maliziosamente lo spettacolo da un comodo palchetto. Il successo in Italia fu però relativo, soprattutto a causa delle battute intrise di tipico humor britannico.


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