Focus storia 117

Storia SCOPRIRE IL PASSATO, CAPIRE IL PRESENTE

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n°117

2000 ANNI

di grandi truffe L’ANTICA ARTE DELL’IMBROGLIO E I SUOI MAESTRI

LUGLIO 2016 � 4,90 in Italia

Sped. in A.P. - D.L. 353/03 art.1, comma 1, DCB Verona

RINASCIMENTO

1530: ALFONSO I D’ESTE DIFENDE COME UN LEONE LA SUA FERRARA

SPECIALE OLIMPIADI LE GARE DEI GRECI, LE “ATLETESSE” DEL ’900, LE ORIGINI DEI SIMBOLI

ANTICHI ROMANI PONZIO PILATO? PER GLI STORICI NON SE NE LAVÒ LE MANI

117 luglio 2016

focusstoria.it

Storia

L

Jacopo Loredan direttore

R UBRICHE 6 NOVITÀ & SCOPERTE

8 TRAPASSATI ALLA STORIA

9 AGENDA

10 MICROSTORIA 70 PITTORACCONTI

ANTICHITÀ 12 Non se ne lavò

le mani

Ponzio Pilato “rivisitato” dagli storici.

II GUERRA MONDIALE 18 Censura

Le foto di guerra che era vietato vedere.

24 ACOSTUME caccia di spiriti I medium superstar di un secolo fa.

GRANDI IMBROGLI 32

Truffe all’antica Le monete d’oro “taroccate” e i falsi capolavori di Greci e Romani.

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Victor Lustig: re del raggiro Riuscì a vendere la Tour Eiffel e fregò persino Al Capone.

40 L’intrigo della collana

La truffa che nel Settecento coinvolse Maria Antonietta di Francia.

46 Carte false

Manoscritti, papiri, testamenti: quando i documenti manipolano la Storia.

50

“Alla fine mi hanno preso” L’incredibile storia di Frank Abagnale, dalle truffe Anni ’60 all’Fbi.

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4 LA PAGINA DEI LETTORI

IN PIÙ...

Charles Ponzi, “maestro” della frode finanziaria negli Anni ’20.

EVERETT/CONTRASTO

a Storia è racconto, ricostruzione degli avvenimenti per comprendere ciò che è accaduto sulla base di testimonianze. Ma che cosa succede quando i documenti su cui si basa il lavoro degli storici sono opera di un falsario? Pensiamo alla Donazione di Costantino, con la quale si pretendeva che l’imperatore avesse sancito la superiorità del papa, sbugiardata nel ’400 dall’umanista Lorenzo Valla. O al decreto apocrifo con cui Nerone avrebbe fatto dono dell’autonomia ai territori norici, guarda caso gli stessi dominati dagli Asburgo, probabili committenti del falso.

L’imbroglio fu svelato da Francesco Petrarca. Eppure, come tutti i grandi falsi della Storia, ha lasciato traccia nella memoria collettiva: è difficile sradicare una frode ben riuscita. Pensiamo ai vergognosi Protocolli di Sion; falsissimi, ma ancora oggi capaci di alimentare l’antisemitismo. Va detto che anche gli individui di rado ammettono di essere stati raggirati. Basta ricordare la vicenda di Göring e il suo falso Vermeer, da lui creduto autentico, nonostante ogni evidenza, fino alla morte.

CI TROVI ANCHE SU:

Lo schema Ponzi Negli Anni ’20 Charles Ponzi mise in piedi la frode finanziaria da manuale.

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Il pittore che ingannò i nazisti Van Meegeren rifilò un falso Vermeer a Göring e si scagionò dipingendo.

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72 DOMANDE & RISPOSTE 74 CURIOSARIO

Memorabili imbrogli

114 FLASHBACK

Finti ereditieri, studenti burloni, “furbetti” bancari e virtuosi dei falsi d’arte.

In copertina: elaborazione di una banconota da 100 dollari Usa. ELABORAZIONE MASSIMO RIVOLA

NOVECENTO 76 Ciao mamma!

Le colonie estive, dal fascismo agli Anni ’70.

82 IlPERSONAGGI duca che

sconfisse tutti Alfonso I d’Este, il “leone” di Ferrara.

88 VIAGGI Tutti in vettura

Sui treni di una volta, in terre esotiche.

ANNIVERSARI 94 Elisabetta II: così

ha fatto storia

Vita e curiosità della regina d’Inghilterra.

STORIE D’ITALIA 96 Uccidete

Masaniello

La tragica fine del capopopolo del ’600.

OLIMPIADI 100 S BPECIALE envenuti

a Olimpia

Le gare olimpiche degli antichi Greci.

simboli che 104 Inon c’erano

Dalla bandiera alla torcia, come sono nati.

106 Sfida ai maschi

Le eroine dei Giochi olimpici.

3

ANTICHITÀ

NON SE NE LAVÒ LE MANI Una nuova verità storica su un personaggio sminuito da due millenni: Ponzio Pilato.

Che non fu il vile governatore romano descritto nei Vangeli

P

erplesso, passivo, inetto. Da duemila anni Ponzio Pilato viene rappresentato come un signor Tentenna. Un “personaggetto”, direbbe qualcuno. Per i cristiani è il prefetto romano di Giudea che, pur potendo salvare Gesù, scelse di non prendere posizione, condannandolo alla crocifissione. Secondo i Vangeli fu colui che “se ne lavò le mani” davanti agli uomini del Sinedrio (l’assemblea degli anziani ebrei) che gli chiedevano la morte di quel sedicente e sedizioso Messia.

Da qui lo stereotipo dell’uomo di poco valore. “Preferirei aver del sangue sulle mani piuttosto che l’acqua come Ponzio Pilato”, dirà 19 secoli dopo lo scrittore inglese Graham Greene.

Ma che cosa c’è di vero in questa rappresentazione? Poco. Quasi nulla di ciò che si legge nei Vangeli sul suo conto è infatti storicamente plausibile. Lo possiamo dire perché di lui e del suo ruolo nella Giudea del 33 d.C. qualcosa sappiamo.

12

FALSO

In questo dipinto dell’Ottocento Ponzio Pilato chiede ai cittadini di Gerusalemme se vogliono liberare Barabba o Gesù. In realtà, la proposta fu fatta probabilmente soltanto ai notabili del Sinedrio. Fuori dal palazzo non c’era spazio per una folla e i capi dei Giudei volevano evitare sommosse in favore del prigioniero.

PRIMO PIANO A.MOLINO (3)

Nel 1925, uno scaltro boemo riuscì a “vendere” la Tour Eiffel. Ma la lista dei suoi imbrogli è lunga: ingannò anche sceriffi e persino gangster come Al Capone

VICTOR LUSTIG

RE DEL RAGGIRO

36

S

GETTY IMAGES/BETTMAN

e esistesse il titolo di “re dei truffatori”, non potrebbe che andare a Victor Lustig. Nel corso della sua vita assunse 45 identità diverse, riuscì a mettere nel sacco persino Al Capone e soprattutto entrò nella leggenda come l’uomo che mise a segno il colpo del secolo nel Novecento: vendere la Tour Eiffel. Non una, ma ben due volte, facendola pure franca.

Come riuscì in quest’impresa straordinaria?

La gigantesca torre di ferro alta 300 metri non era certo un oggettino da tasca. Ebbene, nel 1925 la Francia si stava riprendendo dai disastri della Prima guerra mondiale e i giornali parigini davano molto rilievo ai costi di manutenzione della Tour Eiffel: per-

sino la verniciatura sembrava un onere difficile da sostenere e al governo sarebbe convenuto smontarla e venderne i pezzi come rottami. Si trattava di una battuta, ovviamente. Ma Lustig colse la palla al balzo e organizzò una macchinosa messinscena.

Vendesi Tour Eiffel. Si procurò documenti governativi falsi, che lo accreditavano come alto funzionario statale incaricato di vendere la torre, e organizzò un incontro con sei dei più grossi commercianti di materiali ferrosi presso il lussuoso Hotel de Crillon, in Place de la Concorde. Durante il colloquio affermò che il governo era davvero intenzionato a smantellare la Tour Eiffel: oltre a essere già fatiscente, “stonava” con le chiese gotiche parigine.

Inoltre, aveva aggiunFerro da rottamare to, era stata eretta per Nel disegno a sinistra, Lustig l’Esposizione Universamentre si spaccia per un le del 1889 come morappresentante del governo numento temporaneo. francese incaricato di liquidare Poi, con abilità luciferila Tour Eiffel come rottame. na, Victor individuò tra Due grossisti di ferraglia i sei interlocutori la vitcaddero nel tranello. tima del possibile raggiro, André Poisson: gli sembrava il più ingenuo.

Impose a tutti i presenti di mantenere il silenzio sulla proposta, spacciandola per segreto di Stato, e li congedò.

Poisson, insospettito di tanta segretezza e rapidità, chiese spiegazioni e Lustig gli fece capire che lo Stato non gli aveva affidato abbastanza soldi per una lunga trattativa e che lui era solo un povero funzionario afflitto dalle spese richieste dalla gestione dell’importante affare. Poisson ne dedusse che voleva una bustarella e gliela fece avere. Un truffatore avrebbe avuto bisogno di chiedere una piccola somma in più, sottobanco? Certo che no, quindi si trattava del solito funzionario corrotto: bastava “ungerlo” per vincere. Poisson pagò la cifra (mai rivelata) e “comprò” la torre.

Doppio colpo. A quel punto Lustig sparì dalla circolazione. E non si ritrovò neppure la polizia alle calcagna. Quando si accorse di avere in mano carta straccia al posto di

Una faccia perbene Victor Lustig nel 1937. Aveva iniziato la sua “carriera” truffando i ricchi viaggiatori dei transatlantici.

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PRIMO PIANO

Da immigrato spiantato a mago della finanza: la storia di Charles Ponzi, che nella Boston degli Anni ’20 mise in piedi la truffa finanziaria del secolo

Caduti nella rete Boston, 1920: la folla davanti alla sede della società finanziaria di Charles Ponzi (nella pagina accanto, in un ritratto dell’epoca): i clienti avevano scoperto che i loro investimenti erano andati in fumo.

Lo schema

GETTY IMAGES BETTMANN ARCHIVE/GETTY IMAGES

E

COLORE M. ANGIOI

PONZI

ra iniziata come il tipico sogno americano, ma in poco tempo la favola di Charles Ponzi si trasformò in un incubo per mezza America. La vicenda, in breve, è questa: alla fine del 1919, a trent’anni, Ponzi era un immigrato italiano squattrinato tra i tanti, pochi mesi dopo si era trasformato in un mago della finanza di Boston, con la gente che correva a portargli i propri risparmi, la Borsa che ne faceva un idolo e i giornali che gli dedicavano la prima pagina. Ponzi comprava tutto, persino l’istituto di credito che sei mesi prima gli aveva negato un prestito di 100 dollari. Peccato che alla base di tutto ci fosse un colossale raggiro, uno dei più grandi della Storia. Ma torniamo indietro, da dove Ponzi era partito.

Cambio vita. Era nato, Carlo, il 3 marzo 1882 a Lugo di Romagna, ma la famiglia si era trasferita poco dopo nella vicina Parma. Una buona famiglia, la sua, che gli aveva consentito di frequentare prima il collegio e poi l’Università di Roma, dove per tre anni aveva bazzicato alla facoltà di giurisprudenza. Ma nella capitale non faceva altro che bighellonare da un’osteria all’altra, tra furtarelli e assegni falsi, fino alla decisione di tentare la fortuna oltreoceano. A Boston arrivò il 15 novembre 1903: in tasca aveva solo due dollari e mezzo, il resto se l’era giocato durante la traversata. E questo era solo l’esordio.

Fece ogni genere di lavoro dal commesso allo stira abiti, transitò da Pittsburg a Providence passando per New York e un’altra dozzina 55

PRIMO PIANO

Finzione riuscita Cristo e l’adultera di Van Meegeren, ritenuto un autentico Vermeer dal critico Abraham Bredius, un’autorità in materia, e poi acquistato da Göring.

FINE ART IMAGES

La storia di Han van Meegeren, che riuscì a rifilare a Hermann Göring un falso quadro di Vermeer.

Accusato di collaborazionismo, si scagionò dipingendo All’opera

HOLLANDSE HOOGTE/CONTRASTO

Van Meegeren mentre dipinge, nell’ottobre 1945, Cristo tra i dottori, il falso Vermeer che provò la sua innocenza.

Il pittore che

INGANNÒ I NAZISTI A

msterdam, maggio 1945. Dopo la liberazione dell’Olanda dai nazisti, due ufficiali in divisa si presentano nello studio del pittore Han van Meegeren. È una visita di routine, vogliono sapere da chi avesse comprato il quadro Cristo e l’adultera dell’artista del Seicento olandese Jan Vermeer, per restituirlo al legittimo proprietario.

Durante la guerra, infatti, il capolavoro era finito a casa di Hermann Göring, numero due del regime nazista e collezionista senza scrupoli. E siccome i tedeschi avevano tenuto un registro dettaglia-

to della collezione, era stato facile risalire a Van Meegeren. Inspiegabilmente, però, il pittore si rifiutò di dare informazioni sui passaggi di mano del dipinto. Il 29 maggio 1945 la polizia lo arresta con l’accusa di essere stato lui a vendere ai tedeschi il quadro, parte del patrimonio nazionale.

Tradimento? L’accusa è di tradimento e Van Meegeren rischia la pena di morte.

Presto si scoprirà che non è così: il quadro lo aveva dipinto lui. Van Meegeren era un falsario, ed era riuscito a truffare i nazisti.

Dopo sei settimane in cella, Van Meegeren si decise a rivelare la verità, consapevole di scatenare un terremoto: “Imbecilli! Sie-

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NOVECENTO

CIAO

MAMMA!

ALINARI (2)

Sembrano pronti per andare al fronte, invece sono appena approdati al mare, che in molti vedono per la prima volta.

Com’erano le estati passate in colonia? Che cosa succedeva tra le mura dei giganti di cemento arenati sulle nostre spiagge? Da sanatori a “templi” del fascismo fino a vanto delle grandi aziende, ecco come si sono evoluti

U

no stuolo di bambini con gli occhi gonfi di pianto saluta dal finestrino del pullman. Chi è stato bambino tra gli Anni ’60 e ’70 sicuramente avrà quest’immagine impressa nella memoria. Impossibile, del resto, dimenticare l’immancabile rituale del pellegrinaggio estivo alle mitiche colonie: c’erano le “statali”, casermoni fatiscenti ereditati dal Ventennio fascista, dove approdavano dalle case popolari i bambini provenienti da famiglie meno abbienti 76

per essere iniziati al mare, e quelle aziendali, quasi lussuose a confronto, frutto della politica paternalista dei grandi industriali italiani del Dopoguerra, dove figli di operai e impiegati socializzavano tra corse nei sacchi e gare di nuoto.

Bello o brutto? «Le testimonianze di chi è stato bambino negli Anni ’70 sono intrise di malinconia per la lontananza dalla famiglia, mentre chi era giovane nel Dopoguerra ricorda con gioia il mese trascorso in colonia, anche come occasione per godere di

qualche razione di carne in più, visto che a casa da mangiare c’era ben poco. E con commozione perché quest’esperienza ha rappresentato per molti la prima occasione di vedere il mare». Così spiega l’approccio controverso degli italiani al mondo delle colonie l’architetto Massimo Bottini, curatore della mostra itinerante Colonie Marine. L’esposizione racconta la storia di queste strutture sociali, oggi spesso ridotte ad “archeologia balneare”. «Il concetto di tempo libero è stato introdotto in Italia

2mila

i posti letto alla Colonia Novarese edificata nel 1933 dall’architetto Giuseppe Peverelli, a Rimini Miramare

Tintarella Tutti sdraiati a prendere il sole negli Anni ’30, mezz’ora “di pancia” e mezz’ora “di schiena”: si tornava a casa più bianchi di come si era partiti...

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VIAGGI

L’epoca d’oro dei viaggi in treno. Quando le locomotive a vapore arrivavano in luoghi esotici, all’altro capo del mondo

TUTTI IN VETTURA A cura di Irene Merli

INDIA 1900

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AKG-IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO

Il Toy Train tra i monti del Darjeeling. Questa linea ferroviaria, costruita nel 18801881, portava i coloni inglesi a 2.775 metri d’altitudine, quando il caldo in pianura si faceva soffocante. Toy Train significa “treno giocattolo”, per via delle dimensioni.