Focus Storia N. 129 luglio 2017

Page 1

Storia SCOPRIRE IL PASSATO, CAPIRE IL PRESENTE

n°129

MENSILE – Austria, Belgio, Francia, Lussemburgo, Portogallo, Spagna � 8 - MC, Côte d’Azur € 8,10 - Germania � 11,50 - Svizzera CHF 10,80 - Svizzera Canton Ticino CHF 10,40 - Canada CAD 11,50 - USA $ 11,50

luglio

ANTICO EGITTO Eliopoli, la Città del Sole e degli obelischi

QUANDO IL MONDO PARLAVA SPAGNOLO

DA CARLO V A FILIPPO II, VIAGGIO NELL’IMPERO DOVE NON TRAMONTAVA MAI IL SOLE

16 GIUGNO 2017 - MENSILE � 4,90 IN ITALIA

Sped. in A.P. - D.L. 353/03 art.1, comma 1, DCB Verona

VITA QUOTIDIANA

COSÌ LO ZUCCHERO IN 9 SECOLI SI È CONQUISTATO UN POSTO A TAVOLA

SUPERSTAR

IL PIANISTA FRANZ LISZT NELL’OTTOCENTO SCATENAVA I DELIRI DELLE FOLLE

CORTE SUPREMA IL TRIBUNALE CHE HA SCRITTO IL DESTINO DEGLI STATI UNITI


129 luglio 2017

focusstoria.it

Storia Un quadro del 1625 di Juan Bautista Maíno, artista alla corte spagnola.

I

Jacopo Loredan direttore

R UBRICHE 4 LA PAGINA DEI LETTORI 6 NOVITÀ & SCOPERTE 8 TRAPASSATI ALLA STORIA 9 AGENDA 10 MICROSTORIA 75 TECNOVINTAGE 76 DOMANDE & RISPOSTE 78 CURIOSARIO 79 RACCONTI REALI 100 PITTORACCONTI 114 FLASHBACK

IN PIÙ...

12 LaANTICHITÀ città

dei pilastri

Nell’antica Eliopoli gli Egizi inventarono gli obelischi. E non solo.

QUOTIDIANA 18 VITA Zucchero amaro ALBUM / MONDADORI PORTFOLIO

l “secolo d’oro” di un impero dove “non tramontava mai il sole”: tra ’500 e ’600 la Penisola iberica fu al centro di un mondo che si estendeva da Manila a Milano e da Lima a Sassari, unito dalla lingua dominante, dalla religione cattolica e da una fedeltà incrollabile nei confronti dei sovrani di Madrid. Lo possiamo ritrovare tuttora nei cibi, nei monumenti e perfino nei dialetti anche in Italia, e se non sempre ne apprezziamo l’eredità è anche per l’opera denigratoria che gli stessi spagnoli fecero verso se stessi. Monsignor Bartolomé de Las Casas, per esempio, non fu tenero verso i suoi connazionali, ma la sua Brevissima relatione sulle vessazioni coloniali iberiche non può essere certo portata a prova di equanimità. Resta che il peso di quell’impero ce lo sentiamo ancora addosso, anche perché a finanziarne l’espansione fummo proprio in gran parte noi italiani con le tasse versate a Madrid, e quel salasso ci condiziona ancor oggi.

CI TROVI ANCHE SU:

Fino al Medioevo era sconosciuto in Europa. Poi conquistò il mondo.

SETTECENTO 24 Liszt superstar

EGEMONIA IBERICA 32 La forza dell’impero

56 La “vencible” armada

Dal Siglo de Oro al declino, gli eventi che hanno portato la Spagna a dominare il mondo.

Come andò, nel 1588, la più clamorosa sconfitta degli spagnoli.

38

60 La guerra infinita

Nella Spagna dell’Inquisizione, ebrei e musulmani convertiti vennero ugualmente perseguitati.

Alla morte di Carlo V, tra Spagna e Paesi Bassi si scatenò un cruento conflitto, lungo 80 anni.

Carlo V

All’arrembaggio!

Sul suo regno non tramontava mai il sole: in nome della fede (e dell’oro) lo estese oltreoceano.

Il viaggio pieno di incognite dei galeoni spagnoli tra il XVI e il XVIII secolo.

Il mondo diviso in due

Quello che resta

Nel 1494 Spagna e Portogallo, le due superpotenze dell’epoca, si spartirono la Terra.

Le tracce lasciate dalla monarchia iberica che dominò buona parte dell’Italia per quasi 500 anni.

Filippo II

Tutti i protagonisti

Per lui tenere insieme l’impero fu un’impresa. Tra mille scartoffie.

Re e regine, ma anche artisti, soldati, esploratori dell’epopea iberica.

Battesimo di sangue

42 48

50

64 66 72

In copertina: Filippo II di Spagna (1527-1598) in una ricostruzione.

Franz Liszt, il grande pianista che nell’800 scatenava i deliri.

LIBERO 80 TEMPO Sportivi nel

Medioevo

I giochi e gli sport che si affermarono nell’Età di mezzo.

STATI UNITI 86 Giustizia a stelle

e strisce

Dal ’700 il ruolo della Corte suprema.

CURIOSITÀ 90 Vita da Borbone Aneddoti dal Regno delle Due Sicilie.

ANNIVERSARI 94 Gli anni ruggenti

della Ferrari

Settant’anni fa iniziava il mito della Scuderia di Maranello.

GRANDI TEMI 102 Libertà vigilata

La conquista romana della Grecia nel II secolo a.C.

D’ITALIA 108 InSTORIEattesa

di riscatto

Maria Toldini, strega al rogo nel 1716. 3



GETTY IMAGES

ANTICHITÀ


Dall’antica Eliopoli arrivano molti dèi egizi e l’invenzione degli obelischi. Ma le sue eredità non finiscono qui

Apice religioso La punta di un obelisco del VII secolo a.C. Richiamava la sacra pietra del benben, cuore del culto egizio.

ALAMY/IPA

U

na grande corona di pietra emerge dal fango. Poi un occhio, un orecchio, un busto. Enorme lo stupore degli archeologi egiziani e tedeschi quando i frammenti della grande statua di quarzite, alta più di otto metri, sono comparsi davanti ai loro occhi nel quartiere operaio di El-Matariya, al Cairo, sede un tempo della città sacra di Eliopoli. A una prima analisi si è pensato che ritraesse il celebre Ramses II, faraone che 3mila anni fa proprio a Eliopoli edificò uno dei templi più grandi d’Egitto, il doppio di quello più noto di Karnak, a Tebe. Successivi accertamenti hanno fatto slittare la datazione del reperto a un periodo più tardo, forse all’epoca di Psammetico I (VII secolo a.C.) o di un faraone di età tolemaica (III-I secolo a.C.). Ma poco cambia: è il segno che qualcosa si sta muovendo sul difficile e poco esplorato sito archeologico dell’antica città egizia. Sepolta per sempre. Il nome è familiare ai visitatori che arrivano in Egitto, dato che è la località dell’aeroporto internazionale del Cairo. Ma quasi sempre il rapporto con la “città del Sole” (dal greco helios, “Sole”, e polis, “città”) finisce lì. Anche perché di visibile rimane solo un obelisco del faraone Sesostri I (XX secolo a.C.), mentre il resto è ancora sepolto, se non addirittura distrutto, sotto

GETTY IMAGES

La città dei PILASTRI

Tutti pazzi per gli obelischi Nella foto grande, l’arrivo a New York nel 1881 del monumento che era stato eretto nella città del Sole da Thutmosi III (1458-1424 a.C.): fu posizionato a Central Park. Sopra, da sinistra, tra le rovine di Eliopoli l’obelisco di Sesostri I, faraone dal 1964 al 1919 a.C. Il monumento di Ramses II (12791212 a.C.) trasferito a Roma dall’imperatore Augusto e ora in Piazza del Popolo. 13


VITA QUOTIDIANA

ZUCCHERO

GETTY IMAGES

Fino al Medioevo era sconosciuto in Europa, nel ’200 si cominciò a usarlo come spezia o medicamento. Poi, ha conquistato il mondo

E

siste una pianta, in India, dalla quale è possibile ricavare il miele senza l’aiuto delle api”. Così Nearco di Creta, uno dei più valorosi condottieri di Alessandro Magno, raccontò al mondo la “scoperta” della canna da zucchero, avvenuta nel corso di una delle sue missioni in Asia, nel IV secolo a.C. In realtà pare che il saccarosio estratto dalla canna da zucchero venisse ricavato già qualche millennio prima dalla bollitura e dalla spremitura della pianta nei territori dell’attuale Oceania. Ma i più antichi riferimenti scritti sulla produzione dello zucchero risalgono ai testi del monaco indiano Buddhaghosa, che molti secoli dopo lo definì “un lusso indiano”. Quel nettare rimase praticamente sconosciuto in Europa al-


AMARO Nettare e fatica

Una giovane con un servizio da tè, completo di zuccheriera, in un dipinto del XVIII secolo. Nella foto grande, schiavi neri al lavoro in un campo di canna da zucchero (Barbados, 1890 circa).

BRIDGEMAN/MONDADORI PORTFOLIO

meno fino all’anno Mille, e solo intorno al 1200 gli Arabi introdussero le tecniche di coltivazione della canna e di raffinazione dello zucchero in Sicilia, a Cipro, a Malta, a Rodi e in Spagna. Con riCetta. A lungo considerato una spezia, un medicinale raro e prezioso, nell’antichità il saccarosio veniva venduto in farmacia e usato come eccipiente ed edulcorante in alcune ricette mediche. Senza grandi risultati, per la verità. Nel XIII secolo uno dei figli di Edoardo I d’Inghilterra fu curato interamente con medicinali a base di zucchero e sciroppi, ma morì ad appena sei anni. Molto tempo dopo Frederick Slare, un chimico inglese del XVIII secolo, sostenne invece che lo zucchero potesse essere usato persino come... dentifricio. Assai più efficaci si

19


PERSONAGGI

Concerto intimo Franz Liszt, nel 1840, suona davanti a una platea selezionata: in piedi, da sinistra, i musicisti Berlioz, Chopin e Rossini; sedute, la scrittrice George Sand (vestita da uomo) e la contessa Marie d’Agoult, compagna del pianista. A destra, caricature tratte dal giornale ungherese Borszem Janko.


SUPERIORE

LISZT APPASSIONATO

TEATRALE

VIRTUOSO

SUPERSTAR Cento anni prima di Elvis e dei Beatles, il grande pianista scatenava i deliri del suo elegante pubblico femminile. E registrava il sold out ovunque

SCALA

L

e donne lo adoravano e gli uomini avrebbero voluto essere come lui, Franz Liszt, il più famoso virtuoso del pianoforte di tutti i tempi. Solo Niccolò Paganini ebbe una simile celebrità e Franz, in un certo senso, si ispirò a lui. Vide suonare il grande violinista a Parigi nel 1831 e rimase folgorato dalla sua prodigiosa abilità tecnica e dall’originalità delle sue improvvisazioni. “Oh Dio, che pena e sofferenza, che tormento in quelle quattro corde!”, scrisse in una lettera nel maggio 1832. Per il giovane Liszt fu uno stimolo a migliorare la sua tecnica pianistica e a sviluppare gli arditi virtuosismi che lo resero poi famoso in tutto il mondo. “Mi esercito per quattro o cinque ore sui trilli, le ottave, i tremoli, le note ripetute”, scriveva nella stessa lettera. Ma Liszt, oltre a essere un grande pianista, fu anche compositore, direttore d’orchestra, critico, abate, maestro carismatico con uno stuolo di allievi e allieve adoranti. Per i detrattori, invece, era un misto di talento e ciarlataneria. Sta di fatto che i suoi concerti registravano sempre il tutto esaurito, con un

pubblico femminile che si comportava come le teenager di oggi ai concerti delle rockstar. Anzi, il grande pianista ungherese può essere considerato la prima vera star moderna, tanto che nel 1844 fu coniato il termine “Lisztomania”, più di un secolo prima del fenomeno Elvis e della Beatlemania. Instancabile. Tra il 1840 e il 1847 Franz Liszt fece il tour d’Europa e diede più di mille concerti con ingaggi altissimi. Decisamente, era molto abile nel gestire la sua immagine e sapeva cosa il pubblico si aspettava da lui. Quando saliva sul palco “la sala era come scossa da una scarica elettrica. La maggior parte delle dame si alzavano, i volti erano raggianti”, racconta Hans Christian Andersen che, oltre alle fiabe, amava anche la musica. Liszt si sedeva al pianoforte, sfilava lentamente i guanti e, teatralmente, ne lanciava uno a destra e l’altro a sinistra. Subito le fan, in adorazione, se li contendevano, pronte a tutto pur di accaparrarseli. Poi passava tra i capelli le sue mani eleganti dalle dita affusolate e posava uno sguardo intenso sul pubblico. Breve raccoglimento per concentrarsi e poi, con pas25


PRIMO PIANO

BATTESIMO DI Quando la religione diventa una questione razziale: nella Spagna dell’Inquisizione, ebrei e musulmani convertiti vennero ugualmente perseguitati. Il pretesto? Difendere la “purezza” della stirpe

GETTY IMAGES

A caccia di conversos La conversione forzata dei Mori a Granada in un quadro dipinto dall’inglese Edwin Long nel 1873.


SANGUE

C

ondannati a morte, torturati, arsi vivi o esiliati e deportati, persino dopo il battesimo, perché “eretici recidivi” nei loro cuori. Abusi e violenze che hanno scritto una delle pagine più buie della storia dell’Impero spagnolo. Le ragioni di tanto orrore? Difendere la limpieza de sangre, la purezza del sangue, e con essa un’identità nazionale saldamente ancorata all’ortodossia cattolica. Ecco come, e perché, migliaia di uomini, donne e bambini ebrei e musulmani vennero perseguitati dai re cattolici. Con la benedizione delle gerarchie ecclesiastiche e la sacra convinzione di agire in nome di Dio. Antigiudaismo. I regni iberici del XIIXIII secolo erano un luogo accogliente per le minoranze. Avevano ereditato, infatti, dal dominio arabo la tolleranza religiosa tra ebrei, cristiani e musulmani. I re di Castiglia si erano addirittura rifiutati di accogliere il decreto del concilio lateranense del 1215 che istituiva la rota gialla come segno di riconoscimento per i giudei. La Spagna medioevale era un porto franco per gli “ebrei di corte” e i fuggitivi, altrove accusati di prestare denaro a prezzi esorbitanti, avvelenare i pozzi, massacrare bambini cristiani o profanare ostie consacrate. Finché la protezione dei sovrani non riuscì più ad arginare l’azione dei Concili che imponeva la conversione forzata degli ebrei, né l’odio popolare. A Siviglia, nel 1391, la predicazione di un prete fanatico culminò in un linciaggio di massa (4mila vittime). Nel 1412, un editto regale castigliano impose a ebrei e musulmani di risiedere in quartieri separati (juderías e morerías). E nel 1477 il rogo di due ebrei battezzati a Llerena scatenò la caccia a questi conversi, soprannominati “marranos”, cioè “maiali”, sospettati di cospirare contro la Spagna cristiana. Fanatismo. Una bolla di papa Sisto IV (1414-1484) nel 1478 concesse ai re Ferdinando e Isabella la facoltà di nominare tre teologi in grado di smascherare i falsi convertiti ebrei. Il fanatismo religioso divampò all’istante. Gli eccessi furono tali da indurre lo stesso papa a scrivere ai vescovi l’8 aprile 1482 che “in Aragona, Valenza, Maiorca e Catalogna, l’Inquisizione non è mossa da zelo per la fede, ma da avidità di ricchezza. Molti veri e fedeli cristiani [...] sono stati torturati e condannati come eretici recidivi generando disgusto in molti”. A quella parole re Ferdinando reagì decretando che il Tribunale dell’Inquisizio39


PRIMO PIANO ALAMY/IPA (2)

La monarchia iberica dominò buona parte dell’Italia per quasi 500 anni. E ancora oggi ci sono tracce nell’architettura, nei cibi, nella lingua e, forse, nella malavita

A Napoli, la reggia-fortezza L’arco d’entrata del Castel Nuovo. Fu Alfonso V d’Aragona (1396-1458, in alto, a destra) il primo a ristrutturare la fortezza dei precedenti dominatori, i D’Angiò. La reggia fortificata si chiamava infatti Maschio Angioino. 66

S

i dice spesso: tra gli europei, gli spagnoli sono quelli che assomigliano di più a noi italiani. Chi ha vissuto fra loro dice che non è così, ma è innegabile che la nostra penisola conservi ancora oggi tracce evidenti della loro lunga dominazione: un’eredità storica

e culturale profonda, i cui influssi, positivi e negativi, sopravvivono nella nostra lingua e in diversi dialetti regionali, nella cucina, nell’architettura e, forse, nella criminalità organizzata. «In forme diverse, l’influenza delle monarchie spagnole sull’Italia perdurò per

QUELLO


quasi mezzo millennio: si trattò di un periodo estremamente lungo, cominciato dopo la pace di Cateau-Cambrésis (1559), con il dominio della monarchia di Castiglia a sud sul Regno di Napoli e il Regno di Sicilia, a nord sul Ducato di Milano e al centro con altri possedimenti minori sul-

la costa toscana. Ma in realtà era iniziato ben prima, nel 1442, quando il Regno di Napoli venne conquistato dal re d’Aragona e il Sud Italia entrò a far parte del sistema imperiale aragonese», spiega Giovanni Ricci, docente di Storia moderna all’Università di Ferrara.

CHE RESTA

67


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.