Focus Storia n.137 Marzo 2018

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Storia SCOPRIRE IL PASSATO, CAPIRE IL PRESENTE

n°137

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marzo

LA BOMBA DI KIM

Perché la dinastia coreana sfida il mondo

DÈI, EROI, NINFE E LEGGENDE... MA ALL’ORIGINE C’È LA VERITÀ STORICA

GRECIA LA REALTÀ

DIETRO I MITI

17 FEBBRAIO 2018 - MENSILE � 4,90 IN ITALIA

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SECOLI A DIETA

LA LOTTA CON IL PESO È INIZIATA MIGLIAIA DI ANNI FA. E CONTINUA

VICINA LONTANA NEUTRALE, RISERVATA, POLIGLOTTA: PERCHÉ LA SVIZZERA È COSÌ

SCONTRI GENIALI

PERFIDIE E RIVALITÀ TRA BERNINI E BORROMINI ALLA CORTE DEI PAPI


Marzo 2018

focusstoria.it

Storia

L

’arte, la politica, la storia e naturalmente la geografia, ma perfino la filosofia della Grecia classica affondano le loro radici nei miti. Certo, dall’Ellade del dio Kronos a quella di Aristotele il cammino è stato lungo, ma non si è mai interrotto. Il Partenone, straordinario omaggio ad Atena, fu eretto nello stesso secolo in cui in città si perfezionava sotto Pericle l’istituto della democrazia. La tragedia e la commedia sono figlie del dio Dioniso e non c’è nome di paese, di montagna o di isola mediterranea che non si ispiri a vicende mitologiche, molte delle quali, magari sotto forma di metafora, si sono tramandate fino a noi. Ancor oggi c’è chi cerca il filo di Arianna per sfuggire a una spada di Damocle, chi insegue una Chimera tra le braccia di Narciso e chi subisce un supplizio di Tantalo dopo una fatica di Sisifo... Se la forza di un prodotto umano, come è vero, è proporzionale al ricordo che suscita, la mitologia greca è tanto centrale nella Storia dell’uomo quanto la scienza e il pensiero razionale che pure hanno avuto origine in quella stessa Penisola bagnata dall’Egeo (padre di Teseo). Jacopo Loredan direttore

RUBRICHE

4 FLASHBACK

6 LA PAGINA DEI LETTORI

8 NOVITÀ & SCOPERTE

10 TRAPASSATI ALLA STORIA 11 STORIA D’AUTORE 12 MICROSTORIA 70 PITTORACCONTI 72 DOMANDE & RISPOSTE 112 AGENDA

LEEMAGE/MONDADORI PORTFOLIO

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Frine e Eleusi alla festa di Poseidone (1889) di Henryk Siemiradzki.

CI TROVI ANCHE SU:

In copertina: la statua di Zeus a Olimpia (Grecia). kenn brown/mondolithic

IN PIÙ... ARTE 14 Geni rivali

La sfida tra Bernini e Borromini.

20 IlNOVECENTO re dei dissapori

Vittorio Emanuele III, chi era e che cosa fece?

METEO 24 Colpa del tempo

Il clima ha influenzato la politica degli Usa?

DOMINAZIONI 26 Uno strano Stato

Quando la Spagna mise le mani sull’Argentario.

ANTICA GRECIA TRA MITO E REALTÀ

MEDIOEVO 74 Vite ai margini

32 L’altra Olimpia

78 VISUALE Musica & ribelli

Nemea, antica capitale dello sport, era meta di atleti e pellegrini.

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La Lourdes dei Greci

Il santuario del dio Asclepio a Epidauro, dove andavano i Greci malati.

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Delo, l’isola del tesoro

Piccola ma strategica, fu il fulcro della guerra contro i Persiani.

48 Chiedi all’oracolo

Come i santuari, a cui tutti si rivolgevano, divennero centri di potere.

52 Facciamone una tragedia

Per i Greci il teatro era un rituale per rafforzare lo spirito della polis.

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La caduta degli dèi

A Mileto nel VI secolo a.C. nasceva la filosofia, contrapposta al mito.

62 L’invenzione di Atene

Come nacque la città che nel V secolo a.C. fu il cuore del mondo.

Come vivevano una volta gli indesiderabili.

I giovani degli anni della protesta (’66-’70).

QUOTIDIANA 84 VITA Sempre a dieta

Duemila anni di lotta contro il peso.

PERSONAGGI 90 Imperatore Irene Storia di una donna molto potente.

ATTUALITÀ 94 Bomba coreana Le origini della divisione in due.

GRANDI TEMI 98 Diversa da tutti

La Svizzera, neutrale, poliglotta e riservata.

STORIE D’ITALIA 106 Eroe ceceno

Storia di un profeta del Monferrato. 3

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ARTE

Gian Lorenzo Bernini

GENI

RIVALI

Mentre davano forma alla Roma barocca, il mondano Bernini e il timido Borromini si sfidarono in ogni modo. Anche a scalpellate.

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Attenti che crolla! SCALA

ian Lorenzo Bernini e Francesco Borromini, i due grandi artisti che nel Seicento trasformarono il volto di Roma, non potevano essere più diversi: se Bernini era socievole, carismatico e mondano, Borromini era invece solitario e introverso. Una differenza di carattere che, nei loro rapporti di lavoro, si rivelò esplosiva: prima al lavoro fianco a fianco, poi acerrimi nemici, per tutta la vita si contesero i più maestosi cantieri della Roma barocca, non risparmiandosi umiliazioni e colpi bassi. La loro rivalità è diventata leggenda.

La Fontana dei Quattro Fiumi, (di Bernini) a Piazza Navona e, sullo sfondo, la Chiesa di Sant’Agnese in Agone (di Borromini). Secondo una leggenda, il braccio alzato della statua (opera di Francesco Baratta) rivolto verso la chiesa celerebbe un insulto a Borromini: la chiesa, sembra dire l’allegoria del Rio de la Plata, è così mal costruita che ha bisogno di sostegno.

Francesco Borromini

ALAMY/IPA

FIGLI D’ARTE. Nato a Napoli nel 1598, Bernini divenne uno scultore come il padre, Pietro, artista di successo a Roma. Borromini (vero nome: Francesco Castelli), nato a Bissone (Canton Ticino, oggi in Svizzera) l’anno successivo, fu allievo dell’architetto Carlo Maderno, direttore dei lavori nella Basilica di San Pietro (il più grande cantiere dell’epoca). Arrivati a Roma ancora giovani, trovarono una città viva e in continua evoluzione. Nei primi decenni del Seicento la città era infatti il centro del mondo, capitale della cultura e culla del Barocco, lo stile esuberante e fastoso tipico del secolo. Il lavoro certo non mancava, perché papi, principi e cardinali facevano a gara per costruire edifici sempre più belli per esaltare il cattolicesimo trionfante. Brillante e disinvolto, Bernini non ci mise molto ad adeguarsi allo stile di vita lussuoso e spendaccione della città pontificia. Entrò nei giri un po’ snob dell’élite ecclesiastica e conobbe le persone giuste; tra queste, il cardinale Maffeo Barberini, che divenne il suo protettore. Più timido e taciturno, Borromini si sentiva invece un pesce fuor d’acqua in mezzo a tutto quello sfarzo; si rifugiò sotto l’ala protettrice del suo maestro Maderno e iniziò a lavorare come operaio nel cantiere a San Pietro. E fu qui che i due artisti si scontrarono per la prima volta. PRIMO ROUND. Tutto iniziò nel 1623, anno in cui il cardinale Barberini fu eletto papa con il nome di Urbano VIII. Il pontefice ordinò al suo pupillo Bernini di progettare un grandioso baldacchino per incorniciare l’altare di San Pietro. Per realizzarlo Urbano VIII non badò a spese e fece fondere le travi di bronzo di un antico tempio  15

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PRIMO PIANO

L’ALTRA

Nemea, in Argolide, era meta di atleti e pellegrini. Perché chiudeva i giochi nazionali dei Greci.

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OLIMPIA

Corpo e spirito

L’antico gioco del lancio del disco in un dipinto francese del XIX secolo. Per i Greci lo sport era fondamentale anche per la formazione religiosa.


È

stata una delle località più popolari di tutto il mondo greco. Qui Eracle compì la prima delle sue “dodici fatiche”, uccidendo a mani nude un leone dalla cui pelle invulnerabile ricavò un’armatura, da allora simbolo di forza invincibile. E qui, 2.500 anni fa, migliaia di atleti e pellegrini giungevano da ogni angolo del Mediterraneo per partecipare all’ultimo capitolo dei Giochi panellenici, evento sportivo di portata nazionale. Nemea, antica capitale dello sport, faceva dunque una forte concorrenza alla grande Olimpia.

CITTÀ SACRA DELLO SPORT. Le rovine di Nemea sorgono tra le colline dell’Argolide, nel Nord-est del Peloponneso, in mezzo a vigneti famosi in tutta la Grecia. Fondata nel VI secolo a.C., la località sacra di Nemea fu per circa tre secoli – a partire dal 573 a.C. – teatro dei Giochi Nemei o Nemeidi, festività a cadenza biennale che chiudevano il ciclo dei Giochi panellenici (comprendenti le più celebri Olimpiadi, i Giochi Istmici di Corinto e quelli Pitici di Delfi). «In quanto sede di eventi sportivi a carattere nazionale, Nemea era prima di tutto un luogo di

culto», spiega Antonio Montesanti, archeologo e studioso dell’antichità. «Lo sport era un’attività sacra agli dèi, quindi doveva svolgersi sempre all’interno d’uno spazio religioso, dove le varie gare erano scandite da rituali e sacrifici in onore di una specifica divinità». Tra le “capitali” dello sport, Nemea era l’unica che, al pari di Olimpia, poteva vantare nientemeno che Zeus quale divinità protettrice dei propri giochi, e per un atleta prendervi parte e trionfare significava diventare un eroe, quasi un semidio. «Si partecipava a 

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PRIMO PIANO Per i Greci il teatro non era un passatempo: nato per celebrare Diòniso, era anche un rituale messo in scena per rafforzare lo spirito della polis.

FACCIAMONE

UNA

TRAGEDIA


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CORBIS VIA GETTY IMAGES

ALAMY/IPA

l teatro è un’invenzione greca per eccellenza, un po’ come la democrazia. Che fosse commedia o tragedia, il primo ingrediente era sempre il mito. Poi, se serviva, si aggiungeva qualche riferimento alla vita quotidiana degli spettatori, per dare un pizzico di pepe. E spesso si finiva per alludere alla politica della polis: tra gli argomenti più gettonati, i Persiani, nemici per antonomasia della Grecia immortalati al meglio nell’omonima tragedia di Èschilo. Il teatro, però, era prima di tutto legato a doppio filo con la religione. Lo confermano le sue origini storiche. Il primo genere pare sia stata la tragedia e chi la inventò, stando alla tradizione, fu il leggendario Tespi, che col suo carro girava l’Attica del VI secolo a.C. in cerca di pubblico per i suoi spettacoli. 

A teatro

Il teatro di Segesta si trova nell’area archeologica di Calatafimi-Segesta (vicino a Trapani, in Sicilia). Fu costruito alla fine del III secolo a.C. secondo i dettami dell’architettura greco-ellenistica. In alto, maschera comica in terracotta (II-I secolo a.C.). 53

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VITA QUOTIDIANA

Occhio al girovita

Dalla fine del XIX secolo i chili di troppo divennero un problema: alle forme opulente legate alle necessità “riproduttive” si preferì un corpo snello, portando molte donne a diventare schiave della bilancia (nell’altra pagina a destra, mamma e figlia si pesano insieme).


SEMPRE A

DIETA

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è un filo rosso che lega antichi Egizi e Greci, dame del Settecento e star di Hollywood, santi medievali e poeti dell’Ottocento. Una battaglia invisibile da vincere passando attraverso un tunnel di disciplina e trasgressione, speranze e ricadute, euforia e disperazione. «Si pensa che le diete alla moda, i ciarlatani, i guru di Hollywood, le pillole per dimagrire, i pregiudizi contro le persone grasse siano il frutto dell’attuale “dittatura dell’immagine”, ma non è così», rivela la storica della medicina Louise Foxcroft (autrice di Calories and Corsets: a history of dieting over two thousand years). «La storia delle diete è passata attraverso millenni di tormenti».

GRASSO È BELLO. Nei tempi più remoti la grassezza poteva essere sinonimo di benessere, fertilità (nelle donne) o anche prestigio sociale. Lo testimoniano le forme voluttuose della Venere di Hohle Fels, statuina femminile paleolitica (risalente a circa 40mila anni fa) ritenuta una delle più antiche rappresentazioni del corpo umano. O, in campo maschile, le pance morbide e flaccide dei defunti scolpiti sui sarcofagi etruschi di Chiusi (IV-III sec. a.C.). «L’immagine del potere è andata, spesso, di pari passo con l’opulenza delle forme, ma a fasi alterne», afferma Donatella Lippi, docente di Storia della Medicina all’Università di Firenze, nel libro Storia della magrezza. Corpo, mente e anoressia. All’ideale dell’uomo grasso e potente, si sono sostituiti, con il tempo, canoni estetici diversi. I motivi? «Quando le masse ebbero accesso al cibo e l’iperalimentazione si qualificò come causa di numerose patologie, s’impose la ricerca di altri segni “distintivi”». Insomma

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GRANGER/ARCHIVI ALINARI, FIRENZE

Dalla saggezza della diaita di Ippocrate alla sconsiderata dieta fai-da-te di lord Byron (a base di tè e biscotti): duemila anni di battaglie per perdere peso.

prima che Platone (V-IV sec. a.C.) condannasse la gastrimarghìa (l’ingordigia nemica della filosofia e delle Muse) e che il cristianesimo disprezzasse l’ipocondrio (la parte superiore dell’addome) sede degli stimoli “inferiori”, l’alimentazione era già oggetto di dibattito.

UN FRAGILE EQUILIBRIO. Nel mondo greco nacque il concetto di diaita o “regime di vita” da cui deriva la parola “dieta”. «Il termine greco diaita aveva però tutt’altro significato rispetto a quello attuale, e considerava l’equilibrio tra corpo e anima presupposto di ogni cura», spiega Louise Foxcroft. Essere troppo grassi o troppo magri indicava uno squilibrio  85

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I GRANDI TEMI SVIZZERA La Confederazione elvetica è differente dalle altre nazioni europee: poliglotta, riservata e neutrale. Le ragioni? Nella sua storia.

GETTY IMAGES/DEA

DIVERSA DA TUTTI

Sulle rive del lago

Il lago di Zurigo in un dipinto del pittore svizzero Emanuel Labhardt (XIX secolo). In alto, nell’altra pagina, il giuramento dei 3 cantoni, riunitisi in confederazione nel 1291. È considerato l’atto di nascita della Svizzera. 98

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BRIDGEMAN/MONDADORI PORTFOLIO

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uattro lingue nazionali, una ricchezza enorme, la neutralità e l’indipendenza come dogmi, il pluralismo religioso, il mito della democrazia diretta in cui solo il popolo ha l’ultima parola. È la Svizzera, un’“isola” nel cuore d’Europa, diversa da tutti gli altri Paesi in particolare per la sua storia. Nei secoli dopo il Mille, quando a dominare il continente erano principi e feudatari e andavano formandosi le grandi monarchie in Francia, Inghilterra e Spagna, il territorio elvetico era ai margini dei grandi eventi e per questa ragione i pochi centri urbani (e soprattutto i villaggi montani) godevano di una certa autonomia. Isolati tra catene alpine, i montanari svizzeri, eredi degli antichi Elvezi, come li chiamavano i Romani, iniziarono a organizzarsi


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