Focus Storia n. 141 - Luglio 2018

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Storia Scoprire il passato, capire il presente

n°141

MENSILE – Austria, Belgio, Francia, Lussemburgo, Portogallo, Spagna � 8 - MC, Côte d’Azur € 8,10 - Germania � 11,50 - Svizzera CHF 10,80 - Svizzera Canton Ticino CHF 10,40 - USA $ 11,50

luglio

Federico II di Prussia

Leopoldo granduca di toscana james watt

rivoluzioni esplorazioni conquiste scientifiche

settecento il secolo che cambio il mondo

16 giugno 2018 - Mensile � 4,90 in Italia

Sped. in A.P. - D.L. 353/03 art.1, comma 1, DCB Verona

apartheid

dalle origini a mandela: storia di ingiustiziE e riscatto

pergamo

la città che gareggiò in PRESTIGIO E BELLEZZA con atene e roma

povero lupo!

La NASCITA DELLA leggenda nera del cattivo delle favoLe


Luglio 2018

focusstoria.it

Storia Leemage/Mondadori portfolio

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Il dipinto I coniugi Andrews (1750), ricchi proprietari terrieri inglesi.

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Crediti cover: (da sinistra) Bridgeman/Mondadori portfolio, IPA/ALAMY, MONDADORIPORTFOLIO DEAGOSTINI PICTURE LIBRARYM, LEEMAGE/MONDADORIPORTFOLIO

Tutti i secoli durano cent’anni, ovviamente, ma ce ne sono alcuni che sembrano contare di più, sia per i cambiamenti straordinari che avvengono durante il loro svolgersi, sia per l’influenza che hanno sui tempi a seguire. È il caso sicuramente del Settecento, un secolo che si apre sotto l’egida di Re Sole e si chiude con Napoleone Bonaparte al potere. In cui nasce, formidabile, la Rivoluzione industriale inglese mentre, oltreoceano, gli altrettanto formidabili George Washington e Benjamin Franklin preparano il distacco delle colonie da Londra. Un secolo, soprattutto, che estende a tutte le espressioni umane la pratica del metodo sperimentale scientifico di Isaac Newton, dando vita al movimento dell’Illuminismo e a quell’Età della ragione della quale siamo tutti ancora un po’ figli. O magari dovremmo esserlo.

utti i secoli durano cent’anni, ovviamente, ma ce ne sono alcuni che sembrano contare di più, sia per i cambiamenti straordinari che avvengono durante il loro svolgersi, sia per l’influenza che hanno sui tempi a seguire. È il caso sicuramente del Settecento, un secolo che si apre sotto l’egida di Re Sole e si chiude con Napoleone Bonaparte al potere. In cui nasce, formidabile, la Rivoluzione industriale inglese mentre, oltreoceano, gli altrettanto formidabili George Washington e Benjamin Franklin preparano il distacco delle colonie da Londra. Un secolo, soprattutto, che estende a tutte le espressioni umane la pratica del metodo sperimentale scientifico di Isaac Newton, dando vita al movimento dell’Illuminismo e a quell’Età della ragione della quale siamo tutti ancora un po’ figli. O magari dovremmo esserlo. Jacopo Loredan direttore

RUBRICHE 4 una foto un fatto 6 la pagina dei lettori 8 Novità & scoperte 10 Trapassati alla Storia 11 in Altre parole 12 microstoria 14 storia d’autore 15 scienza e scienziati 75 Racconti reali 76 Domande & risposte 78 pittoracconti 110 flashback 112 Agenda

CI TROVI ANCHE SU:

In copertina: Federico II, James Watt e Leopoldo di Toscana in una ricostruzione.

IN più... antichità 16 Pergamo

Nell’antica, splendida metropoli dell’Asia Minore.

Stati uniti 22 Presidenti

nel mirino

Negli Stati Uniti quattro presidenti sono morti assassinati. Colpa di una maledizione?

medioevo 26 Attenti al lupo

Settecento secolo innovatore

32

‘700: uno sguardo nuovo Come il secolo dei Lumi ha cambiato il mondo.

36

Un secolo in salotto Notizie e pettegolezzi circolavano grazie alle riunioni nei salotti.

42

Un duello per l’India Come gli inglesi spazzarono via le ambizioni dei francesi.

46

Cosa bolle in pentola? Così James Watt ha dato il via alla rivoluzione industriale.

52 Sfarzo

impagabile Spese folli, amanti, scelte politiche disastrose: ecco

come Luigi XV mise in ginocchio la Francia.

60

Italia, prove generali Divisa e in mano agli stranieri, l’Italia iniziò a scoprire una propria identità.

64 Leopoldo, sovrano illuminato

Il granduca di Toscana che, primo al mondo, abolì la pena di morte.

68

Rivoluzioni a confronto Punti in comune e differenze fra le due grandi rivoluzioni del Settecento.

70 Verso

l’ignoto La Pérouse esplorò il globo. “Solo” per sete di conoscenza.

La brutta fama di questo animale nasce nel Medioevo. Perché...

antichità 80 Gallieno

Un imperatore sottovalutato che salvò Roma dalla distruzione.

mondiale 86 Lasecondanaveguerrasegreta

Sotto le bombe tedesche del ‘43, a Bari, una nave fu colpita. Con conseguenze imprevedibili.

Arte 90 Paesaggio

protagonista

Gli artisti di un secolo fa interpretavano così la natura.

grandi temi 98 Razzismo di Stato Come il Sudafrica è uscito dall’apartheid. E come un uomo, Nelson Mandela, è entrato nella Storia.

storie d’italia 106 L’uomo con

tre gambe

Frank Lentini nacque con parte del fratello gemello attaccata alla coscia. Divenne una star del circo. 3

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RACCONTI REALI A cura di Francesco De Leo

Per il corteo nuziale del principe Umberto furono scelti 80 carabinieri a cavallo: nacquero così i corazzieri. Nel tondo, il loro stemma.

CHI? DOVE? QUANDO? Umberto DeAgostini Picture Library/Scala, Florence

Umberto di Savoia (sotto), figlio di Vittorio Emanuele II, divenne re d’Italia il 9 gennaio 1878 e fu assassinato a Monza dall’anarchico Gaetano Bresci. La moglie Margherita di Savoia (1851-1926) fu la prima regina consorte d’Italia. Maria Adelaide d’Austria, moglie di Vittorio Emanuele II, era morta nel 1855, prima della proclamazione del regno (1861).

Tutti gli uomini del Presidente

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corazzieri oggi sono gli angeli custodi del presidente della Repubblica, ma sono nati come guardie del corpo del principe Umberto I (1844-1900), in occasione del suo corteo nuziale. Il 13 giugno del 1946, Umberto II di Savoia, ultimo re d’Italia, lasciò il Palazzo del Quirinale di Roma per andare in esilio a Cascais (Portogallo) e come atto finale del suo regno sciolse i corazzieri dal giuramento che li legava al re, ma non da quello prestato alla patria. “La fine della monarchia segna la fine di un’epoca e le guardie del re tornano a essere semplicemente carabinieri. Elmo, corazza e stivaloni non fanno più parte del loro corredo”, si legge nella Storia dei Corazzieri di U. Piernoli e A. Alessandrini. Due anni dopo, l’11 maggio 1948, con l’insediamento al Quirinale del primo presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, i carabinieri rispolvereranno le antiche divise assumendo la nuova denominazione di “Squadrone Carabinieri Guardie del Presidente della Repubblica”. Sarà però solo grazie al presidente Oscar Luigi Scalfaro che, anni dopo, si riapproprieranno del popolare appellativo di corazzieri. Anniversario. Sono passati 150 anni dalla nascita di questo corpo speciale. Era il 7 febbraio del 1868 e a Firenze, allora capitale del regno, furono radunati 80 carabinieri a cavallo con il compito di organizzare la scorta d’onore per la principessa Margherita di Savoia, futura moglie del principe Umberto. Sebbene fosse stato presentato come “il matrimonio del secolo”, la celebrazione suggellò una relazione complicata. Si trattava di un’unione combinata per fini politici. Il principe, come il padre, era sensibile al gentil sesso e la principessa, sua cugina di sangue, era al corrente delle avventure del consorte, dopo averlo sorpreso in camera con l’amante, Eugenia Attendolo Bolognini, duchessa Litta Visconti Arese. Super carabinieri. Oggi la sveglia del corazziere suona molto presto, alle 6 del mattino, nella storica caserma romana, “Sanfront”, di via XX Settembre. Mezz’ora dopo, l’alzabandiera dà inizio a tutte le attività di servizio al Quirinale. In caserma con i cavalieri ci sono sarti e armaioli, che realizzano a mano il corredo delle uniformi: berretti, spalline decorate, elmi, corazze e sciabole finemente cesellate. Un trattamento speciale è riservato agli splendidi cavalli di razza irlandese, che una commissione di tecnici acquista direttamente in Irlanda. Hanno un mantello baio o morello, con un’altezza al garrese non inferiore al metro e settantadue centimetri e sono l’orgoglio del reggimento.

Il reggimento dei corazzieri ha sede in una caserma dedicata al maggiore Alessandro Negri di Sanfront che il 30 aprile del 1848 durante la battaglia di Pastrengo – Prima guerra d’indipendenza – lanciandosi al galoppo contro i nemici, seguito da tre squadroni di carabinieri, salvò la vita al re Carlo Alberto di Savoia.

7 febbraio 1868

Virtus in periculis firmior (la virtù si rafforza nel pericolo) è il motto di questo corpo costituito il 7 febbraio 1868, 150 anni fa. Oggi, come allora, per diventare corazziere, oltre ai requisiti fisici (almeno 190 cm di altezza) e a un’indiscussa moralità, è indispensabile una grande abilità nel cavalcare.

Copyright Photo Scala, Florence

regno d’italia

Fototeca Gilardi

Caserma Sanfront

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antichità

Perla oriente

UNA a

A

più di 300 metri di altezza e a una trentina di chilometri dalla costa dell’Egeo, dalla cima rocciosa di una collina la sua acropoli maestosa domina la valle del fiume Caico (nell’attuale Turchia). Il sole che sorge illumina poco alla volta la rocca antica, i palazzi reali e i templi sulla città alta, scacciando le ombre dai porticati, dal grande teatro e dalla piazza coperta. Un po’ più in basso, lungo il crinale scosceso, la luce irrompe nei ginnasi e più giù ancora risveglia gli abitanti, una folla eterogenea di bottegai, artigiani, artisti, uomini liberi e schiavi, per lo più discendenti dei coloni greci e delle popolazioni originarie dell’Asia Minore, conducendoli alle loro occupazioni, per gli stretti vicoli e le scalinate che collegano questa città a più piani. Ecco la splendida Pergamo (oggi Berghama), la florida capitale, tra il III e il II secolo a.C., di un regno ricco e ben amministrato, affacciato sull’Egeo e sullo Stretto dei Dardanelli ed esteso nella parte occidentale dell’Asia Minore (l’odierna Anatolia) fino alla moderna città di Ankara. «Di Pergamo abbiamo notizie come polis solo a partire dagli inizi del IV secolo a.C., quando ne parla lo storico greco Senofonte nelle Elleniche. È certo però che fosse abitata già durante l’età arcaica: la documentazione archeologica risale almeno al VII secolo a.C., ma non è stato possibile, finora, determinare con precisione chi la abitasse e come fosse governata», spiega Federico Maria Muccioli, docente di Storia greca 

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Marka

In Asia Minore sorgeva una città che gareggiò per bellezza con Atene e con Roma: era Pergamo, che fiorì tra il III e il II secolo a.C.


De Agostini/Getty Images

Record

Il teatro dell’acropoli di Pergamo, dove oggi sorge la città turca di Berghama, è il più ripido dell’antichità (83 file di gradini su un’altezza di 50 m). A sinistra, una moneta d’argento di Attalo I, re di Pergamo dal 241 a.C.

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i grandi temi apartheid-Nelson Mandela

Ian Berry/Magum/Contrasto

Il sogno si avvera

Sostegno popolare a Mandela per le elezioni (le prime multietniche a suffragio universale in Sudafrica) del 1994, che lo videro vincitore: è stato il primo presidente di colore del Paese. A destra, Hamanskraal, 1978: una scuola di addestramento per poliziotti di colore, diretta dal colonnello (bianco) S. J. Malan.


Nelson Mandela è stato l’icona della lotta non violenta all’apartheid in Sudafrica. E con lui è finito il...

RAZZISMO

Ian Berry/Magum/Contrasto

DI stato

È

il 18 luglio 1918: la Prima guerra mondiale sta per finire quando in un piccolo villaggio della regione sudafricana del Transkei, a circa 900 chilometri da Johannesburg, nasce un bimbo destinato a cambiare la storia del Sudafrica e a ispirare il mondo intero: Nelson Mandela. Il suo nome resterà per sempre legato alla lotta contro l’“apartheid”, la

politica di segregazione razziale istituita dai boeri, i coloni bianchi di origine olandese che relegarono la maggioranza non bianca della popolazione (africani, asiatici, meticci) ai margini della vita del Paese.

Riserve indigene. La brutale ideologia razzista che innescò l’apartheid (letteralmente: separazione) alla fine del XIX secolo fu dettata

prevalentemente da motivazioni economiche: proprio in quel periodo si scoprì infatti che il Sudafrica era ricco di giacimenti diamantiferi, e che le sue colline contenevano la maggior concentrazione d’oro al mondo. Ma per estrarre i minerali a costi competitivi erano necessari investimenti enormi e una grande quantità di manodopera a buon mercato. Detto fatto. Nel  1911 venne varata la prima legge 99

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Stati uniti

Presidenti nel mirino Essere a capo degli Stati Uniti è un mestiere pericoloso? Secondo una misteriosa maledizione sembrerebbe proprio di sì.

A cura di Stefano Graziosi

Abraham Lincoln

I

l 14 aprile del 1865, Abraham Lincoln, primo presidente repubblicano, subì un attentato in un teatro da parte del sudista John Wilkes Booth, alla fine della Guerra di Secessione. L’omicidio si rivelò concepito in modo da vendicare il Sud sconfitto: la morte di Lincoln ebbe gravi conseguenze politiche, originando una crisi istituzionale, dopo che il suo vice, il democratico Andrew Johnson, arrivò alla presidenza. Lincoln aveva scelto Johnson come vice proprio in un’ottica di pacificazione e inclusione verso i territori meridionali. Questo determinò un forte astio del Congresso (in mano ai repubblicani radicali) verso il nuovo presidente. Astio che, nel 1868, sfociò in un processo di impeachment nei suoi confronti.

Strane coincidenze. Al di là delle questioni politiche, gli elementi inquietanti in questa vicenda della maledizione non mancano. Soprattutto in termini di analogie con il caso J. F. Kennedy. Sia Lincoln sia Kennedy furono colpiti alla testa ed entrambi furono sostituiti da un vice chiamato Johnson. Tutti e due furono uccisi di venerdì per mano di un sudista. Booth (l’assassino di Lincoln) era nato nel 1838, mentre Oswald (l’assassino di Kennedy) nel 1938. Booth fu catturato in un magazzino dopo essere fuggito da un teatro. Oswald fu catturato in un teatro dopo essere fuggito da un magazzino. Solo una serie di coincidenze? Chissà che cosa ne penserebbe il vecchio Tecumseh.


C

he ci crediate o no, a Washington gira una strana storia su un’inquietante maledizione, detta “dell’anno zero”, che colpirebbe i presidenti degli Stati Uniti eletti negli anni che terminano con la cifra “zero”. Secondo un’antica leggenda, il capo indiano Tecumseh, per vendicarsi, avrebbe lanciato un anatema sulla Casa Bianca, per far sì che i presidenti spirassero prima della fine del loro mandato. Fino a oggi l’inverosimile maledizione si sarebbe rivelata efficace su quattro presidenti. Tutti morti assassinati, ed effettivamente eletti in un anno che terminava con lo “zero”: Abraham Lincoln (entrato alla Casa Bianca nel 1860), James Garfield (1880), William McKinley (rieletto nel 1900) e infine John F. Kennedy (1960). Insomma, tra complotti, attentati, omicidi e maledizioni gli inquilini dello Studio Ovale • non hanno mai avuto vita facile.

Colpo di scena

Un’illustrazione che mostra l’omicidio di Abraham Lincoln al Ford’s Theatre di Washington, la sera del 14 aprile 1865, per mano dell’attore sudista Wilkes Booth. 23

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PRIMO PIANO Luigi XV prese le redini di una Francia già sul lastrico. All’inizio “Beneamato” dai suoi sudditi, fece scelte disastrose in guerra e in amore. E finì “Malamato”.

SFARZO

IMPAGABILE Leemage/Mondadori portfolio

Assolutista

Un ritratto di Luigi XV, pronipote del Re Sole. Era salito al trono a 13 anni: era colto e intelligente, ma fu rovinato da cattivi consiglieri e cortigiane assetate di potere.

Re Luigi XV 1710-1774

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i dice che Luigi XV, dopo le nozze del suo erede al trono nella primavera 1770, abbia chiesto all’intendente alle finanze: “Come avete trovato le mie feste a Versailles?”. “Sire, le trovo... impagabili”, avrebbe replicato con imbarazzo il funzionario, l’abate Terray. Mai risposta fu più profetica: i fornitori che avevano contribuito alle celebrazioni, infatti, non furono mai pagati del tutto. Era questa l’aria che si respirava alla corte di Luigi XV, i cui fasti, insieme alle inutili guerre, contribuirono al dissesto finanziario dello Stato, ponendo le basi per il rovinoso crollo del trono francese. Le spese pazze, a dire il vero, erano cominciate sotto il lunghissimo regno di Luigi XIV, al potere dal 1643 al 1715. Era stato il Re Sole, bisnonno e predecessore di Luigi XV, a investire per primo fiumi di denaro nella reggia di Versailles, trasformandola nello sfavillante simbolo dell’assolutismo monarchico. «Il lusso estremo della residenza era concepito in funzione “politica”, per colpire l’immaginario degli altri Stati e dei sudditi», spiega Daria Galateria, autrice del saggio L’etichetta alla corte di Versailles (Sellerio). «Imponendo una

rigidissima etichetta, il re assoggettò inoltre la riottosa aristocrazia francese, costretta a indebitarsi per stare appresso al tenore di vita da lui dettato».

il Beneamato. Dopo la morte del Re Sole (1715), gli eccessi sembrarono attenuarsi, e in attesa che il piccolo Luigi XV raggiungesse i 13 anni, età in cui sarebbe salito al trono, il regno fu gestito dapprima dal duca Filippo d’Orléans e in seguito dal cardinale André-Hercule de Fleury, ex precettore del giovane re. Quest’ultimo, nel 1725, a soli 15 anni aveva intanto sposato la ventiduenne Maria Leszczynska, figlia di Stanislao, già re di Polonia e ora nuovamente pretendente al trono. Avviandosi alla carriera di monarca, pur guadagnandosi presto il soprannome di Bien-Aimé (“Beneamato”), Luigi mostrò subito di non aver né la voglia né il polso necessari a guidare degnamente il regno. Era intelligente e colto, ma malinconico e insofferente verso l’etichetta di corte, e finì presto in balia di ambiziosi ministri e intriganti cortigiani. Galante e di bell’aspetto, più che al governo amava dedicarsi alla caccia e alle avventure amorose, dimostrando un insaziabile appetito sessuale. La povera Maria Leszczynska affrontò ben dieci gravidanze in 8 anni, sopportando poi la concorrenza dello stuolo di spasimanti di cui s’invaghiva il marito. Le più fortunate divennero amanti  “ufficiali”, condizionando le scelte


Madame du Barry 1743-1793

Leemage Mondadori portfolio

Luigi XV con l’affascinante Madame du Barry, ovvero Marie-Jeanne Bécu, che fu la sua ultima favorita. Per dedicarsi a lei affidò gli affari del regno al duca de Choiseul.

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PRIMO PIANO Nel Settecento, notizie e pettegolezzi circolavano grazie alle riunioni nei salotti. E non solo in Francia.

un secolo in

Leemage/Mondadori Portfolio

salotto


ri

d

a

M

giornali umani. L’arte della conversazione “salottiera” ha radici remote, che spaziano dal mondo greco a quello delle corti rinascimentali. In principio legati agli ambienti aristocratici, gli incontri salottieri si fecero presto più borghesi, e tra XVI e XVII secolo trovarono ampio spazio in dimore private. Iniziarono poi una nuova ascesa con l’arrivo del secolo dei lumi, 

la e-J o ea nne R

n

«La civiltà europea non sarebbe stata la stessa, senza i salotti», sintetizza Francesca Sgorbati Bosi, autrice del saggio Guida pettegola al Settecento francese (Sellerio).

Album/Mondadori Portfolio

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ggi, se si vuol sapere che cosa pensa l’opinione pubblica, basta farsi un giro sui social. C’è stato però un tempo in cui, per scoprire i pensieri e le aspettative della gente, il luogo migliore in cui recarsi erano i salotti, soprattutto se francesi. Il “tempo” in questione è il Settecento, durante il quale si formò il concetto stesso di opinione pubblica. A dargli corpo furono proprio le conversazioni che si svolgevano nei salons più in auge dell’epoca, dove tra pettegolezzi e scambi d’idee – e sotto la regia di affabili nobildonne – si generarono molti dei “germi” della modernità.

Come un talk show Nel salotto di madame Geoffrin, uno dei più influenti nella Francia del ’700. Nel tondo, un’altra celebre salonnière, MarieJeanne Roland, che in piena Rivoluzione francese diventò la musa dei girondini.

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