Focus Storia n.143 - Settembre 2018

Page 1

Storia Scoprire il passato, capire il presente

n°143

MENSILE – Austria, Belgio, Francia, Lussemburgo, Portogallo, Spagna � 8 - MC, Côte d’Azur € 8,10 - Germania � 11,50 - Svizzera CHF 10,80 - Svizzera Canton Ticino CHF 10,40 - USA $ 11,50

settembre

11 agosto 2018 – MENSILE � 4,90 in Italia

Sped. in A.P. - D.L. 353/03 art.1, comma 1, DCB Verona

e z z a i le p

i l a fat za z a i p a à r Da ll’agao, i luoghi e v enezi e che h a nno le foll la stori a scritto

antica cuma

alla scoperta della prima colonia greca in Italia

in volo sul polo 1928: la tragica

avventura di umberto nobile sull’artide

roma venduta

abusi, voti comprati, tangenti dalla repubblica all’impero


143 Settembre 2018

focusstoria.it

Storia Carnevale in piazza Santa Croce a Firenze in un quadro dell’800.

L

Jacopo Loredan direttore

cover: George Rinhart/Corbis via Getty Images

RUBRICHE

4 una foto un fatto 6 pagina dei lettori 8 Novità & scoperte 10 Trapassati alla Storia 11 storia d’autore 12 microstoria 78 Pittoracconti 80 Domande & risposte 110 Flashback 112 Agenda

In copertina: bagno di folla per Mussolini a Roma.

IN più... Antichità 14 Cuma

Fu la prima città greca in Italia e diventò una culla della cultura d’Occidente.

quotidiana 20 vita Quando c’era

Napoleone

Mondadori portfolio

a piazza, come ci spiega Teresa Colletta in questo numero di Focus Storia, è un “vuoto urbano” riempito dalla comunità. E quando la comunità si agita, soffre, si rivolta, è in piazza che scende, manifesta la propria forza e l’appoggio, o la repulsione, per chi in quel momento detiene il potere. Gli esempi storici non mancano: dall’Agorà a Piazza Venezia, chi ha dominato la piazza ha gestito le nazioni, anche se l’umore delle folle è volubile e a volte essere celebrato dalle masse è un buon viatico per la fine violenta che prima o poi arriverà per mano degli stessi che prima applaudivano. Ma qui mi preme soprattutto un’altra osservazione: a chi crede che la cosiddetta “piazza virtuale” di internet spodesterà quella urbana delle città nel suo ruolo fatale, ricorderei l’esempio recente della Primavera Araba. La mobilitazione potrà anche correre sul web, via Twitter o Facebook, ma alla fine è lì, sull’asfalto e tra le pietre di luoghi come Piazza Tahrir, che il dramma continuerà a consumarsi sempre.

CI TROVI ANCHE SU:

Tempo libero, lavoro e moda in Francia negli anni del primo impero, fra il 1804 e il 1814.

storiche Piazze 34 54

Al centro di tutto

Palcoscenico del potere e punto di riferimento per la comunità: tutte le funzioni della piazza.

38

All’agorà

Cartoline dall’Italia

Le “nostre” piazze come (probabilmente) non le avete mai viste.

60

Spazio al regime

Dove gli Ateniesi si incontravano, facevano affari e dettavano legge, fin dall’VIII secolo a.C.

Le grandi piazze delle città sfruttate per inscenare spettacolari manifestazioni di propaganda.

40 Un luogo in comune

66 Le più... del mondo

Dalla politica all’economia, le piazze furono le vere protagoniste delle città nel Medioevo.

Dal continente americano all’Europa fino al Medio Oriente, le piazze da record del pianeta.

44 Sulla mia testa

68 Teatro a cielo aperto

Piazza della Repubblica a Firenze si racconta.

48

20 secoli di dolce vita Da stadio, in età imperiale, a salotto “bene”: i mille volti di piazza Navona.

52

Sul sacro suolo

Ecco come si è evoluta piazza San Pietro, dal circo dell’età imperiale alle basiliche della cristianità, fino ai giorni nostri.

Piazza Jemaa el-Fna, cuore pulsante di Marrakech.

70

Macchiate di sangue

Le storie di alcune celebri piazze che hanno legato il proprio nome a eventi terribili.

26 Ilesplorazioni polo

della discordia

Ciò che trasformò la trasvolata di Umberto Nobile sull’Artico in una tragica avventura.

Antichità 82 Roma corrotta

Dalla repubblica all’impero, coi soldi si comprava tutto, politici compresi. Un po’ come oggi.

biblioteche 88 Facciamo ordine

Come nei secoli abbiamo imparato a raccogliere, conservare e catalogare i libri.

temi 92 Igrandi giorni dell’Ira

La storia del gruppo armato clandestino che ha tenuto in scacco Londra.

100 Laarteforma

della poesia

Un tuffo nell’universo di Chagall: dove il mondo è sottosopra e la gravità non esiste.

storie d’italia 106 Giulio Camillo

L’inventore del Teatro della Memoria: genio o ciarlatano? 3

S


storia d’autore America Nascita di una nazione

america alberto angela

“We, the people” così inizia la Costituzione degli Stati Uniti d’America del 1789. Parla

una giornata con i padri pellegrini

un linguaggio nuovo: per la prima volta un governo si esprime a nome del suo popolo, ponendosi come obiettivo i diritti fondamentali dell’individuo quali “la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità”. Ripercorreremo in questo volume la storia avventurosa e per certi versi romantica che dall’arrivo dei Padri Pellegrini, giunti dall’Inghilterra all’inizio del Seicento,

Dichiarazione d’indipendenza del 1776, data di nascita di un grande Paese e pietra miliare nella storia della democrazia.

Con lo sbarco a Cape Cod nel 1620 dei Padri Pellegrini, in fuga dall’Inghilterra, ha inizio la storia degli Stati Uniti. Ma per i primi coloni la vita era davvero molto dura. ALBERTO ANGELA

L

America

VIAGGIO NELLA

STORIA

cover america.indd 1

a vita nelle prime colonie britanniche in America non era semplice, specialmente nel periodo iniziale. Era un territorio sconosciuto e le comodità e le sicurezze della madrepatria erano perdute per sempre. La maggior parte degli abitanti del New England del XVII secolo viveva di agricoltura, un lavoro faticosissimo e logorante. Le prime case che i coloni edificarono subito dopo il loro arrivo erano semplici: capanne di legno con tetti di paglia, cupe, fredde e spesso sovraffollate. Le finestre non erano di vetro – un materiale all’epoca davvero troppo prezioso – ma fatte usando dei fogli di carta imbevuti di olio; i primi camini erano ricavati da tronchi di legno. Poi, col passare del tempo e con il crescere della prosperità delle colonia, anche le case diventarono più comode, solide (al legno subentrarono i mattoni) e grandi. I tetti di paglia vennero banditi nel 1657, a causa degli incendi. Dieta e look di frontiera. L’acqua era satura di germi ed era meglio starne più lontano possibile. Ci si dissetava con una bevanda alcolica derivata dal mais. Del resto questa pianta era al centro dell’alimentazione: da essa si ricavavano pane e polpette oppure la si consumava insieme ai fagioli in un piatto chiamato succotash. Altri ingredienti molto presenti erano cipolle, rape e in misura minore la carne, servita in stufati. Quanto all’abbigliamento, in perfetta linea con il loro pensiero

America. Nascita di una nazione

porterà alla realizzazione della nazione americana. Assisteremo al confronto con i Nativi, tra collaborazione e sterminio, alla lotta con i Francesi per la supremazia coloniale e alla

religioso, i puritani prediligevano colori poco sgargianti e abiti modesti. Gli uomini indossavano camicie di lino e calzoni al ginocchio, e portavano barba e capelli lunghi. Per le donne: corpetto, un’ampia gonna (a volte due, una sopra l’altra), grembiule e niente biancheria intima. Le signore indossavano una cuffia di lino. L’altra metà. Per le donne la vita era dura. Non avevano diritto a partecipare alle riunioni cittadine e non potevano prendere alcuna decisione. La supremazia degli uomini era data per scontata, ma anche continuamente sottolineata nei sermoni e negli scritti dei ministri puritani. La donna era chiamata a essere umile, servizievole e devota, come testimoniano i nomi stessi con cui venivano battezzate le neonate: Patience, Silence, Prudence, Fear, ovvero Pazienza, Silenzio, Prudenza, Timore. Erano asservite al padre fino al momento del matrimonio, quando passavano sotto l’egida del marito. A loro spettavano i lavori tipicamente femminili e la crescita dei figli (ne partorivano in media otto, di cui circa quattro sopravvivevano all’infanzia). Nonostante tutto la società puritana non era soltanto lavoro e rigore: c’era infatti spazio anche per le feste, i banchetti, i giochi, il vino e la narrazione di storie e di fiabe... • Alberto Angela

Nascita di una nazione

Viaggio nella Storia

21/06/18 17:05

I

l brano pubblicato in questa pagina è tratto dal libro America, nascita di una nazione, in edicola dal 14 agosto. Il volume è la 31esima uscita della collana scritta da Alberto Angela Viaggio nella Storia, un’opera composta da 35 libri cartonati e illustrati. Ogni libro è in edicola settimanalmente e costa 7,90 euro (rivista esclusa). Le prossime ultime quattro uscite: L’Italia dei Balilla (21/8), Carlo V. L’impero su cui non tramonta il sole (28/8), Garibaldi (4/9), Barbari. Una minaccia per l’impero (11/9).

Faccende domestiche

BARBARA LEDDA

The Granger Collection/Alinari

Alberto Angela, paleontologo e divulgatore scientifico. Più a sinistra, bucato per i primi coloni appena sbarcati a Cape Cod, nel novembre 1620.

11

S


PRIMO PIANO

Corbis via Getty Images

Fascismo

60

S

Un bagno di folla per Benito Mussolini in occasione di un discorso pronunciato dal balcone di Palazzo Venezia prima della Seconda guerra mondiale. Il duce usò riti e cerimonie per valorizzare i successi del regime e mantenere le masse in uno stato di mobilitazione emotiva permanente.


Nel Novecento, la macchina della propaganda ha sfruttato come palcoscenico le grandi piazze delle città per inscenare spettacolari manifestazioni.

spazio

al regime

A

dunate oceaniche, sfilate solenni e scenografie degne dei migliori kolossal hollywoodiani: a prescindere dal colore politico, i grandi regimi del Novecento amavano inscenare maestose manifestazioni sfruttando con abilità gli spazi aperti. Lo scopo? Cementare il consenso e mostrare al mondo la propria potenza. E per raggiungere l’obiettivo la propaganda non lasciava nulla al caso.

Eventi di massa. Tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del secolo successivo, le piazze italiane, tedesche e dei Paesi sovietici erano state sede d’importanti manifestazioni popolari. «In Italia, prima del fascismo, le piazze furono appannaggio della

sinistra e in occasione dell’ingresso nella Prima guerra mondiale (1915), accolsero i comizi degli interventisti», racconta Mario Isnenghi, autore del libro L’Italia in piazza (il Mulino). «Nel primo dopoguerra, molti esponenti del nascente fascismo sapevano come organizzare al meglio le manifestazioni all’aperto proprio perché provenivano dalle file dell’interventismo». Una volta instaurata la dittatura, però, non ci fu più posto per alcun dissenso. Gli ampi piazzali delle città divennero luoghi ideali per ospitare marce e commemorazioni. Ogni pretesto era buono per mobilitare il popolo: eventi sportivi, discorsi del leader, visite di capi di Stato stranieri. Ma le ricorrenze più sentite erano le date che il nuovo regime voleva imprimere nella

memoria collettiva. Oltre a celebrare la Marcia su Roma (28 ottobre), l’esaltazione dell’Impero romano portò all’istituzione del “Natale di Roma” (21 aprile), giorno della fondazione dell’Urbe. In tutta l’Urss si onoravano invece le ricorrenze “proletarie” per eccellenza: la festa dei lavoratori (1° maggio) e la giornata della rivoluzione bolscevica (7 novembre secondo il calendario gregoriano), mentre nella Germania nazista si arrivò al paradosso di istituire una festività (Führergeburtstag) il 20 aprile, compleanno di Hitler.

Scenografie “a tema”. Mettere in piedi raduni oceanici richiedeva un notevole sforzo organizzativo. Le  piazze venivano allestite come set 


Il polo della discordia

esplorazioni

I

l cipiglio dell’esploratore norvegese Roald Amundsen, nel busto che troneggia al centro di Ny-Ålesund (un insediamento artico nell’isola di Spitsbergen, Svalbard), è cupo. Ha tutte le ragioni per essere contrariato: è la vittima più illustre della sventurata missione di Umberto Nobile, che 90 anni fa precipitò al Polo col suo dirigibile Italia. Morirono in 17: 8 membri dell’equipaggio e 9 soccorritori, tra i quali Amundsen, che era corso alla ricerca dei superstiti sebbene intrattenesse col comandante Nobile rapporti di reciproca ostilità. Tanto il norvegese quanto l’italiano sono stati due personaggi mitici nella storia dell’esplorazione polare e dell’aeronautica. Insieme realizzarono l’impossibile, per l’epoca: sorvolare il Polo. I loro destini si sono incrociati negli anni Venti del secolo scorso due volte.

la rivalità. Roald Amundsen (1872-1928) è stato il primo uomo a raggiungere il Polo Sud nel 1911. E pochi anni prima, nel 1906, tenne il mondo col fiato sospeso mentre superava il famoso Passaggio a Nord-Ovest. Poi, nel 1926 scrisse di nuovo la storia delle esplorazioni con un secondo record: fu il primo a sorvolare il Polo

Nord. Merito di un dirigibile dal nome norvegese, Norge, ma finanziato dallo statunitense Lincoln Ellsworth e soprattutto ideato, costruito e comandato dall’ingegnere italiano Umberto Nobile (1885-1978). Nobile era un notissimo progettista, e Amundsen lo contattò dopo alcuni falliti tentativi di raggiungere il Polo Nord con l’idrovolante. Così, il 10 aprile 1926 la missione Amundsen-Ellsworth-Nobile Transpolar Flight decollò da Ciampino; il 7 maggio arrivò a NyÅlesund, nella Baia del Re; il 12 maggio alle 1:30 raggiunse il Polo: uno sguardo alla distesa di ghiaccio dall’alto e via, fino all’Alaska. L’impresa fu un successo, i rapporti fra i due furono un disastro. Per farsi un’idea di come doveva essere il clima a bordo, basti dire che durante il lancio sul Polo delle bandiere italiana, norvegese e statunitense, si scoprì che il tricolore era molto più grande di quanto concordato. Amundsen diffidava di Nobile, anche perché si ritrovò relegato nel ruolo di passeggero, con il solo  compito di guardare dal finestrino. Inoltre

Scala

Prima e dopo

Il dirigibile Italia a Baia del Re (isole Svalbard), base di partenza della spedizione. Fu raggiunta il 6 maggio 1928: 19 giorni dopo, lo schianto. A sinistra, Nobile, visibilmente provato, nell’accampamento di fortuna insieme al cane Titina. A destra in alto, la Tenda rossa vista da uno degli aerei soccorritori.


Scala

Rivalità, errori e “sgambetti” politici che trasformarono la trasvolata di Umberto Nobile sull’Artico in una tragica avventura.

27

S


PRIMO PIANO Dalla politica all’economia, le piazze furono le vere protagoniste delle città nel Medioevo.

un luogo in comune

Siena Durante la Battaglia di Tagliacozzo tra guelfi e ghibellini (1268) venne catturato un amico del ghibellino Provenzano Salvani. Lo avrebbero decapitato se non fossero stati versati 10.000 fiorini: il potente Provenzano allora si mise a chiedere l’elemosina in Piazza del Campo per salvarlo. 40

S


I

Risveglio comunale. Tutto iniziò alla fine di quel lungo periodo di crisi che aveva travolto l’Europa dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente (476). «Grazie all’enorme crescita demografica e al rifiorire dei commerci, gli antichi centri cominciarono a ripopolarsi e ingrandirsi: sorsero così nuovi agglomerati urbani», racconta Arnaldo Casali, storico del Medioevo. Rispetto al resto del continente, in Italia la ripresa era iniziata prima, ma dall’XI secolo si assistette a un boom economico senza precedenti. Mentre il Sud era stato inglobato nel normanno Regno di Sicilia, i comuni del Centro-Nord, formalmente soggetti all’imperatore germanico, cominciarono a ritagliarsi larghi spazi di autonomia. L’indipendenza dal potere imperiale fu suggellata con la battaglia di Legnano (1176), in cui l’imperatore Federico Barbarossa fu sconfitto dalla Lega Lombarda, che raggruppava sotto le sue insegne ben 30 comuni del Nord  (come Milano, Bergamo, Mantova,

Mondadori Portfolio

ntorno all’anno Mille il suono della prima campana del mattino riecheggiava alle sei: partiva dalla cattedrale e veniva seguita a ruota dalle altre. Così le piazze italiane, da quella più sacra e austera che ospitava il Duomo a quella più istituzionale del Comune fino a quella “commerciale” del mercato, iniziavano ad animarsi per diventare quei rumorosi palcoscenici da cui partì l’ascesa dei comuni italiani nel Medioevo. È proprio in questi spazi “chiusi”, costellati da torri, cattedrali e campanili, che, per secoli, potere economico, civile e religioso hanno sgomitato per affermare la loro autorità.


antichità Dalla repubblica all’impero, coi soldi si comprava tutto, politici compresi. Un po’ come oggi.

ROMA CORROtta

“C

hi commette furti a danno dei privati passa la vita ai lavori forzati, chi commette furti nelle sue funzioni pubbliche vive in mezzo al lusso”: ci aveva visto lungo l’oratore Marco Porcio Catone (234 a.C.-149 a.C.), che si guadagnò sul campo il soprannome di “Censore” per la sua instancabile lotta contro le ruberie dei politici. Anche gli antichi Romani conobbero infatti la corruzione da parte di amministratori o rappresentanti pubblici, sebbene avessero, soprattutto agli inizi del loro dominio, un’alta idea di morale e rispetto delle istituzioni. L’elenco dei misfatti è sempre lo stesso fin da allora: uso illecito di denaro pubblico, furti di bottini o tesori, tangenti, abusi di potere e, ovviamente, compravendita di voti (v. riquadro nelle pagine successive).

Al di sopra di tutto

Nell’antica Roma la corruzione era all’ordine del giorno, nonostante la legge la vietasse. Nella pagina accanto, una statua del giurista romano Salvio Giuliano (II secolo d.C.) e, sotto, monete del periodo repubblicano.

Inizialmente il fenomeno era limitato e in un certo senso utile: gli antichissimi rapporti clientelari tra cittadini liberi e patroni (spesso patrizi che, in cambio del consenso, davano protezione e assistenza) garantirono la stabilità di Roma. Ma quando nel II secolo a.C. la repubblica si espanse, offrendo nuove possibilità di fare soldi e diventare influenti, tutto cambiò. «Nel momento in cui le ricchezze, grazie alle conquiste militari, affluirono copiosamente, la ricerca spasmodica di clientele divenne causa di corruzione», spiega Luca Fezzi, docente di Storia romana all’Università di Padova. «Il politico portava avanti la propria campagna elettorale con i suoi soli mezzi, e molte volte s’indebitava; per pagare i debiti, era costretto a macchiarsi di episodi di concussione  ai danni dei sudditi di Roma».


83

S

Alamy/Ipa (2)


vita quotidiana Tempo libero, lavoro e moda in Francia negli anni del primo impero, fra il 1804 e il 1814. Un decennio che ribaltò gerarchie sociali e modo di pensare.

Quando C’ERA

NAPOLEONE


I

l quattro maggio 1814 la nave inglese Undaunted approdò nella rada di Portoferraio. Il generale Dalesme, governatore generale dell’isola d’Elba, sapeva che a bordo un illustre personaggio stava per sbarcare. Finì così l’impero di Napoleone (anche se ci sarà poi la parabola dei 100 giorni e l’esilio definitivo), conquistato a una velocità inconcepibile, ma segnato da uno stato di guerra permanente. Lo scrittore François René Chateaubriand, accanito oppositore di Bonaparte, stimava che nelle battaglie combattute dal “Grande Còrso” fossero morti cinque milioni di soldati, anche se valutazioni più obiettive fanno oscillare la cifra fra i due e i tre milioni. Eppure questa carneficina, che spopolò le campagne, non provocò una flessione significativa della popolazione francese, che restò stabile a 30 milioni di abitanti. Perché? Era calata la mortalità: le condizioni di vita, nonostante tutto, erano migliorate.

Nuovi giochi

21

S

Leemage/Mondadori portfolio (2)

Una partita a biliardo (1807) del pittore francese Louis-Léopold Boilly (1761-1845): negli anni dell’impero le sale da biliardo si diffusero e divennero importanti ritrovi per divertirsi e socializzare. Sopra, l’aquila imperiale, simbolo di Napoleone.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.