Storia SCOPRIRE IL PASSATO, CAPIRE IL PRESENTE
MENSILE – Austria, Belgio, Francia, Lussemburgo, Portogallo, Spagna � 8 - Germania � 11,50 - Svizzera CHF 10,80 - Svizzera Canton Ticino CHF 10,40 - Canada CAD 11,50 - USA $ 11,50
n°104
SPECIALE 1915
Mio padre è un dittatore
Fatti e cronache dei mesi fatali in cui l’Italia entrò in guerra
Stalin, Mao, Mussolini: genitori molto ingombranti
SIOUX E CHEYENNE, APACHE E COMANCHE... L’EPOPEA DEI PELLEROSSA ALLE PRESE CON I VISI PALLIDI
GIUGNO 2015 � 4,90 in Italia
Sped. in A.P. - D.L. 353/03 art.1, comma 1, DCB Verona
L’ammiraglio che salvò Atene Temistocle sconfisse la flotta persiana. Ma finì alla corte del nemico
DALLA PARTE DEGLI
INDIANI DIAMANTI
IL POTERE E L’ATTRAZIONE FATALE DELLE “LACRIME DEGLI DÈI”
FASCINOSA POMPEI GLI SCAVI DUE SECOLI FA, QUANDO NON AVEVAMO ANCORA ROVINATO TUTTO
BESTIE REALI
CANI, GATTI, PAPPAGALLI E SCIMMIE IN BRACCIO AI GRANDI DELLA TERRA
104 giugno 2015
focusstoria.it
Storia Un fiero iowa ritratto nell’800.
A
Jacopo Loredan direttore
IN PIÙ...
12 LoANTICHITÀ stratega del mare
Temistocle, l’eroe di Salamina che finì i suoi giorni fra i Persiani.
BRIDGEMAN IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO
molti italiani l’epopea dei nativi d’America è arrivata principalmente attraverso i fumetti e il cinema. Le avventure del ranger Tex Willer creato da Sergio Bonelli e film come l’Ultimo dei Mohicani o Balla coi lupi ci hanno avvicinato a un popolo di oltre 10 milioni di persone e centinaia di tribù quasi spazzato via, nel corso di 200 anni, dagli invasori venuti dall’Europa. Gli sceneggiatori e i disegnatori che ne hanno parlato sono stati straordinariamente efficaci, ma certo si sono più preoccupati dell’effettointrattenimento che dell’attendibilità storica. Che cosa spinse davvero la principessa Pocahontas a salvare la vita di John Smith? Chi erano i nemici di Geronimo? Da chi era pagato il generale Custer? Abbiamo deciso di riaprire il tema, e di dedicare ai “pellerossa” la copertina di questo numero del nostro, e vostro, giornale. Abbiamo anche voluto ricordare, a cent’anni dall’entrata dell’Italia nella Prima guerra mondiale, i fatti e la cronaca di quelle settimane fatali, con uno speciale che trovate a pagina 87. Buona lettura.
18 LeSOCIETÀlacrime degli dèi
La storia dei diamanti, ambiti dai re, estratti col sangue.
PERSONAGGI 26 Padri ingombranti
ORGOGLIO INDIANO
La vite difficili dei figli dei dittatori del ’900.
ARTE 82 Grand tour
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a Pompei
Fino all’ultimo guerriero
Le rovine viste dagli artisti dell’Ottocento.
Dai primi scontri fino a Wounded Knee, la resistenza ai “visi pallidi”.
40 L’America indiana
104 ACURIOSITÀ ogni vip il suo pet
I popoli, le confederazioni e le tribù dei nativi nordamericani.
Cani, gatti, scimmie e pappagalli dei famosi.
42
La vera storia di Pocahontas Chi era l’algonchina resa celebre dalla leggenda (e dalla Disney).
48
SPECIALE 1915-2015 volle 88 Chi la guerra
Dipinti dal vivo I volti dei pellerossa dipinti dai pittori del tempo (e i miti da sfatare).
L’intervento italiano spiegato dagli storici.
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E non arrivarono i nostri
R UBRICHE 4 LA PAGINA DEI LETTORI 6 NOVITÀ & SCOPERTE 9 AGENDA 10 MICROSTORIA 72 UNA FOTO UN FATTO 76 DOMANDE & RISPOSTE 78 CURIOSARIO 79 TECNOVINTAGE 110 FLASHBACK
CI TROVI ANCHE SU:
maggio. 90 24Attacco al fortino
La disfatta di Custer a Little Bighorn, effimera vittoria dei Sioux.
56 Geronimo il rinnegato
La prima battaglia degli italiani, al forte Luserna.
a Legione 94 LRedenta
La storia esemplare del ribelle che finì la sua vita in una riserva.
62 Otto nomi leggendari
Partirono austroungarici e finirono a combattere per l’Italia in Siberia.
Nuvola Rossa, Cochise, Sequoyah e gli altri indiani famosi.
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Nelle praterie del Grande Spirito I riti e le credenze di un mondo perduto per sempre. In copertina: un capo sioux in una foto storica di inizio Novecento. THE GRANGER COLLECTION/ALINARI
98 Idelmisteri Lusitania
Enigmi e conseguenze dell’affondamento del transatlantico inglese. 3
microstoria A cura di Aldo Carioli, Marta Erba, Giuliana Rotondi e Daniele Venturoli
PAROLE DIMENTICATE
O R R I R E
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Dal latino horrere, come verbo transitivo indica l’azione di disdegnare, evitare. Come verbo intransitivo, invece, vuol dire inorridire, provare orrore di fronte a qualcosa.
Divenuto famoso soprattutto grazie all’opera omonima di Richard Wagner (1841), l’OLANDESE VOLANTE era una nave fantasma la cui apparizione annunciava sventura e i cui marinai tentavano di comunicare con le persone sulla terraferma (sopra, il veliero fantasma nella nebbia in un dipinto di inizio Novecento). Maledizione. Della leggenda esistono varie versioni. Secondo una di queste, alla guida del veliero c’era un capitano olandese che, alla fine del Quattrocento, giurò di solcare il mare in eterno fino a che non fosse riuscito a raggiungere e doppiare il Capo di Buona Speranza. La versione più comune del mito narra che, in una notte di tempesta, il capitano dell’Olandese volante commise un peccato di blasfemia insultando Dio e sfidandolo ad affondare la nave. Per questo sacrilegio, il Signore tramutò lui e tutto il suo equipaggio in fantasmi e lo condannò a navigare in eterno senza mai poter tornare a casa. 10
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IL MITO
LA VIGNETTA
LA BISBETICA Da una parte il primo ministro inglese William Pitt, il sultano Selim III, il re di Prussia e un olandese grasso come Sancho Panza. Dall’altra la zarina Caterina di Russia e l’imperatore austriaco Leopoldo II e una figura che simboleggia l’ancien régime francese, deposto dalla rivoluzione del 1789. Il riferimento è alla Guerra russo-turca (1787-1792) e in particolare la crisi scoppiata nel 1791, quando l’Inghilterra cercò di intromettersi nella disputa per giocare un ruolo sullo scacchiere orientale. Teatrale. La vignetta è di un noto autore satirico inglese, James Gillray (1757-1815), ed è intitolata come una nota commedia di Shakespeare, La bisbetica domata, in cui il ruolo della bisbetica è
affidato a Caterina. Il premier Pitt, che aveva di fatto esautorato Giorgio III (è il cavallo Ronzinante), è descritto come un velleitario Don Chisciotte che intima alla zarina di restituire la corona a mezzaluna (simbolo dell’attacco alla Crimea ottomana). A sostenere la regina sono appunto gli alleati francesi e Leopoldo II d’Asburgo. Nell’anno della vignetta, il 1791, la Russia aveva conquistato il porto turco di Oczakov, sul Mar Nero. Il governo Pitt chiese a gran voce la restituzione della fortezza, ma ben presto gli inglesi si resero conto che per ottenere quel risultato avrebbero dovuto entrare con le armi nel conflitto. Così, il donchisciottesco Pitt fu costretto a fare dietrofront.
ANTICHITÀ
LO STRATEGA Temistocle guidò con successo la guerra contro i Persiani, vincendo nel 480 a.C. la Battaglia di Salamina. Però gli Ateniesi non furono riconoscenti. E lui finì i suoi giorni alla corte del nemico
SCALA
Politico e generale Temistocle (VI-V secolo a.C.) in un busto greco. Sulla destra, una ricostruzione moderna della battaglia di Salamina (480 a.C.), decisiva vittoria sui Persiani. 12
M
“
entre passeggiavamo sulla riva del mare, mio padre Neocle mi chiese: ‘Che cosa vuoi fare da grande, Temistocle?’. Benché fossi solo un bambino, gli risposi serio: ‘Il politico’. ‘Attento figlio mio a non finire come quelle vecchie triremi laggiù’, rispose lui indicandomi due navi abbandonate sulla spiaggia. ‘Un destino simile tocca ai capi politici, quando
la maggioranza non ne trae più vantaggio’. Mi era tornato in mente quell’episodio di tanti anni fa, mentre mi prostravo ai piedi del re persiano Artaserse, figlio del mio antico nemico. Come son potuto cadere così in basso, proprio io, Temistocle, il vincitore di Salamina, il salvatore della Grecia?” Ce lo chiediamo anche noi: come poté cadere così in basso, uno che sopra ogni altra cosa tentò di rendere grande e poten-
te Atene, la sua città? “Pieno d’impeto, di natura intelligente, capace di grandi azioni e incline alla vita politica”: così lo aveva descritto uno dei suoi antichi biografi, il greco Plutarco (II secolo). E così fu fin da piccolo, quel ragazzino nato nel 524 a.C., a Frearri, un anonimo villaggio della lontana periferia ateniese. Self-made man. «La figura di Temistocle è di grande complessità storica, avvol-
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DEL MARE
Fino all’ultimo
GUERRIERO V
“
l’ultimo episodio di una lotta che per decenni vide i “pellerossa” tentare di difendere le proprie terre dall’avanzata dei “visi pallidi”. Vista dalla parte dei nativi fu l’ultimo atto di uno sterminio che, tra deportazioni e massacri che i bianchi chiamarono “guerre indiane”, segnò la fine di un’intera civiltà. Dopo l’ultima, strenua resistenza, si era avverato il funesto presagio del leader sioux Piccolo Corvo, che nel 1862 aveva avvertito con mestizia che “gli uomini bianchi sono come le locuste
quando volano così fitte che il cielo intero è una tempesta”. Scalpi e alleanze. Le tensioni tra nativi e coloni europei iniziarono quasi subito. Quando giunsero i primi inglesi e francesi, nel Cinquecento, i “padroni di casa” del Nord Amercia erano almeno 10 milioni. Erano nomadi, si spostavano a piedi o in canoa (i cavalli li portarono gli europei) ed erano considerati selvaggi assetati di sangue dai nuovi venuti. Il che non impedì a questi ultimi di allearsi con alcune tribù. Inglesi e francesi, dal XVII secolo, cercarono infatti di sfruttare le divisioni all’interno del mondo indiano – formato da centinaia di tribù con tradizioni diverse – stringendo patti ora con questo ora con quel gruppo. Fu in quel periodo che gli europei incentivarono la preesistente pratica rituale di togliere gli scalpi ai nemici uccisi, arrivando a fissare un tariffario per ogni scalpo consegnato.
MONDADOR
I PORTFOLIO
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edo ancora le donne e i bambini trucidati, ammassati e disseminati lungo il burrone. Lì è morto il sogno di un popolo. Un sogno meraviglioso”. Con queste parole lo sciamano Alce Nero nel libro Seppellite il mio cuore a Wounded Knee riassunse a distanza di anni il massacro avvenuto in quella località il 29 dicembre 1890. Quel giorno oltre 100 Sioux guidati da Piede Grosso vennero trucidati dai soldati statunitensi del Settimo Cavalleria. Fu
BRIDGEMAN/
PRIMO PIANO
Nel 1890 il massacro di Wounded Knee fu l’atto finale delle “guerre indiane”. Per due lunghi secoli i circa 10 milioni di indiani avevano resistito all’avanzata dei “visi pallidi”. Alla fine, ne rimasero poche centinaia di migliaia
Massacro finale Sopra, le fosse in cui furono sepolti sommariamente gli oltre 100 Sioux uccisi dall’esercito Usa a Wounded Knee, il 29 dicembre 1890. A destra, il cadavere del capo Piede Grosso. 34
Frontiera chiusa
CORBIS/CONTRASTO
Un indiano delle riserve fotografato negli Anni ’20. La cosiddetta “guerra sioux” fu l’ultima delle guerre indiane, terminate con la chiusura ufficiale della frontiera, proprio nel 1890.
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ANNIVERSARI
1915-2015
Verso la Grande guerra Passa la tradotta, illustrazione di Achille Beltrame che raffigura la partenza per il fronte dei soldati italiani nel 1915.
GIORNI FATALI Un secolo fa l’Italia entrava nella Prima guerra mondiale: la cronaca e i fatti di quei mesi.
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CHI VOLLE LA GUERRA pag. 88 ■
LA PRIMA BATTAGLIA pag. 90 ■
LA LEGIONE REDENTA I MISTERI DEL LUSITANIA pag. 98
RICCIARINI/LEEMAGE
pag. 94 ■
ANNIVERSARI
1915
L’Italia scende in campo
“ECCO CHI VOLLE L
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IL RE, IL GOVERNO E L’ESERCITO
NAZIONALISTI E IMPERIALISTI
RIVOLUZIONARI “ALLA MUSSOLINI”
a partecipazione al conflitto, che peserà sulle spalle degli italiani con un numero spropositato di morti, fu fortemente voluta dal re Vittorio Emanuele III e dai suoi consiglieri, in primis il ministro degli Esteri, Sidney Sonnino, con l’avallo del debole presidente del Consiglio, Salandra. Furono loro a portare avanti le trattative per la sottoscrizione del “Patto di Londra” (26 aprile 1915), siglato con rappresentanti dell’Intesa (Regno Unito, Francia, Russia) all’insaputa del parlamento in maggioranza neutralista. Il patto fu reso pubblico solo dopo la Rivoluzione d’Ottobre del 1917, quando i bolscevichi lo pubblicarono. La monarchia, il governo e l’esercito speravano di aumentare, grazie all’intervento, il loro potere, limitato dalle politiche di parziale apertura ai partiti socialisti e popolari del precedente governo di Giovanni Giolitti, rimasto in carica fino al 21 marzo 1914.
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V
olevano che l’Italia, da potenza di secondo rango, diventasse potenza imperialista al pari della Germania, della Francia o dell’Inghilterra. Enrico Corradini e Giuseppe Prezzolini furono alcuni degli esponenti più influenti di questa corrente di pensiero. I nazionalisti nel 1911-1912 appoggiarono con fervore l’avventura coloniale (cioè la guerra contro l’Impero ottomano per appropriarsi dei suoi possedimenti in Libia e nell’Egeo) mentre adesso speravano di occupare nuovi territori. A interessare, oltre alle “terre irredente” (il Trentino e la Venezia Giulia), i territori della Dalmazia, dell’Albania, del Dodecaneso, ma anche le regioni ottomane che – con il disgregamento della cosiddetta Sublime Porta – avrebbero potuto “liberarsi”. Oltre che a queste annessioni, l’Italia mirava alle colonie tedesche, da occuparsi a guerra finita nel caso di capitolazione germanica.
S
ull’onda della diffusione di interpretazioni radicali del pensiero marxista, presero piede teorie ostili a una politica riformista e favorevoli a iniziative di rottura, rivoluzionarie. Mentre gran parte del movimento cattolico e socialista riformista mantenne sempre una posizione pacifista, i sindacalisti rivoluzionari – la cui scelta interventista era condivisa in primo luogo da Benito Mussolini, neodirettore del Popolo d’Italia – sognavano l’abbattimento del sistema parlamentare e borghese. Il nemico per loro era infatti rappresentato dall’autoritarismo degli Imperi centrali, quello austro-ungarico e quello germanico, ma anche dal modello di società borghese, da abbattere dando vita a una “rigeneratrice” rivoluzione sociale. Nelle file degli interventisti confluirono anche, in un secondo momento, molti pensatori nazionalisti.
REALYEASYSTAR
FOTOTECA ST. NAZ. ANDO GILARDI (2)
Sotto, Il Popolo d’Italia del 24 maggio 1915. A destra, soldati in partenza per il fronte e una manifestazione interventista.
LIBRARY OF CONGRESS
flashback
Nel 1924, in un laboratorio del Connecticut (Usa), l’inventore Charles Francis Jenkins (seduto) e l’astronomo David Todd mostrano gli strumenti con i quali hanno intercettato alcuni strani segnali radio, trasformati in un grafico stampato su un lungo rotolo (nel contenitore sul tavolo). Ma che cosa rappresentavano quei segni enigmatici? Si parlò della possibilità che fossero messaggi da Marte: quell’anno si ebbe infatti un passaggio ravvicinato del “pianeta rosso”. Todd e Jenkins rimasero scettici, ma sostennero che, se i marziani avessero davvero inviato un messaggio alla Terra, il loro strumento sarebbe stato in grado di captarlo e fissarne il tracciato. 110