Focusstoria ottombre 2015a

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Storia SCOPRIRE IL PASSATO, CAPIRE IL PRESENTE

MENSILE – Austria, Belgio, Francia, Lussemburgo, Portogallo, Spagna � 8 - Germania � 11,50 - Svizzera CHF 10,80 - Svizzera Canton Ticino CHF 10,40 - Canada CAD 11,50 - USA $ 11,50

n°108

CALCIO

Quando la Juve giocava in cravatta: le divise di una volta

NORD VS CENTRO VS SUD

LE TRE ITALIE CAMPANILISMI LUOGHI COMUNI BUROCRAZIA... LE MILLENARIE RADICI DEI NOSTRI VIZI E VIRTU

Scacchi

Dall’India alla Guerra fredda, le sfide più epiche tra alfieri e pedoni

OTTOBRE 2015 � 4,90 in Italia

Sped. in A.P. - D.L. 353/03 art.1, comma 1, DCB Verona

L’IMPERO DI ATENE

COSÌ, 2.500 ANNI FA, PERICLE RUBÒ IL TESORO DI DELO PER FAR BELLA LA CITTÀ

TANTI AUGURI!

I REGALI ANTICHI E LE ORIGINI DELLE TRADIZIONI DEL COMPLEANNO

LA NOSTRA AFRICA CHE COSA È RIMASTO DELLA COLONIA ITALIANA IN ERITREA


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focusstoria.it

ottobre 2015

Storia Vittorio Emanuele II, primo re di un’Italia dalle molte radici.

L

Jacopo Loredan direttore

IN PIÙ... COLONIALISMO 14 L’Eritrea italiana

Ad Asmara, capitale della prima colonia del Regno d’Italia, resistono insegne e architetture.

GRANDI TEMI 20 L’alleanza di Delo

La lega greca, nata per fare fronte comune contro i Persiani, servì in realtà a fondare l’impero di Atene.

BPK / SCALA

a parola Italia è una espressione geografica, una qualificazione che riguarda la lingua, ma non ha il valore politico che gli sforzi degli ideologi rivoluzionari tendono ad imprimerle”. Klemens von Metternich, cancelliere di un impero multinazionale, dal suo punto di vista aveva buone ragioni per esprimersi in modo così tagliente sulle pericolose aspirazioni unitarie della Penisola, nel 1847. Di fatto, però, davanti a quel vestito di Arlecchino di Stati e Staterelli, Metternich non aveva tutti i torti. Una ventina di anni dopo il patriota piemontese Massimo D’Azeglio diceva la stessa cosa col suo celebre “pur troppo s’è fatta l’Italia, ma non si fanno gli italiani”. E anche oggi siamo eredi di quella millenaria frammentazione, come scoprirete in questo numero risalendo alle radici, medioevali e oltre, dei nostri particolarismi. Gli stessi che fecero confessare perfino a un autocrate centralista come Mussolini che governare gli italiani, più che difficile, gli risultava inutile.

TRE (E PIÙ) ITALIE 34

Milano-Torino, rivali di stile Lombardi e piemontesi padroni a casa propria. Poi Torino divenne capitale.

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Tracce di Catalogna In Sardegna, l’eredità catalano-aragonese del Trecento.

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I raccomandati del papa-re Come l’elefantiaca amministrazione papalina si radicò a Roma.

50

Italiani per caso Le radici storiche degli stereotipi regionali, alla base dei nostri pregiudizi.

R UBRICHE 4 LA PAGINA DEI LETTORI

6 NOVITÀ & SCOPERTE

9 AGENDA

10 MICROSTORIA

54 Due capitali per un regno

Napoli e Palermo, per secoli poli del potere in Meridione.

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In laguna con gli Asburgo Gli austriaci lasciarono “spritz” e “schei”, ma privarono Venezia della libertà.

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78 UNA FOTO UN FATTO 80 DOMANDE & RISPOSTE 82 IN ALTRE PAROLE

La porta dell’Oriente Puglia, il “terzo polo” del Sud, proiettato verso est.

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83 TECNOVINTAGE 110 FLASHBACK

CI TROVI ANCHE SU:

Le radici della burocrazia L’amministrazione dello Stato italiano, pesante lascito preunitario. In copertina: Cavour, papa Bonifacio VIII e Ferdinando I delle Due Sicilie. GETTY IMAGES (2), SCALA, MONDADORI PORTFOLIO

SPORT 28 Con le divise

di una volta

Come (e perché) sono cambiate le maglie delle squadre di calcio.

MISTERI 84 Carte false

Scoprire un documento inedito è il sogno degli studiosi. Ma l’inganno è dietro l’angolo.

88 LaANNIVERSARI fortezza del Mediterraneo

450 anni fa nacque La Valletta, dalle macerie di un assedio.

90 LaGIOCHIguerra

degli scacchi

Dalla nascita nel VI secolo alla Guerra fredda, alfieri e pedoni si affrontano da secoli.

PERSONAGGI 98 Filippo Mazzei

il libertario

Medico, diplomatico e commerciante, fu sempre in prima linea in difesa delle libertà.

102 TRADIZIONI Buon compleanno! Come si è evoluta la festa, nata nell’800 ma con usi anche più antichi.

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microstoria

DE AGOSTINI/GETTY IMAGES

A cura di Aldo Carioli, Marta Erba, Giuliana Rotondi e Daniele Venturoli

PAROLE DIMENTICATE

R E C O L E N D O

IL MITO DIDONE, personaggio chiave dell’Eneide di Virgilio, è la regina fenicia che aveva fondato Cartagine (sopra, in un dipinto settecentesco di Antoine Coypel). Per volere degli dèi, si innamora di Enea, l’eroe troiano giunto naufrago nella sua terra dopo una tempesta. Disperata per la partenza dell’eroe (spinto in Italia con la missione di fondare Roma), Didone si trafigge con la spada che Enea le aveva donato, gettandosi poi nel fuoco di una pira sacrificale. Odio antico. Il mito serve a Virgilio per giustificare l’origine delle Guerre puniche tra Roma e Cartagine e il presunto odio atavico tra i due popoli. Ma la triste vicenda di Didone ha anche aperto la strada alla figura letteraria della donna sedotta e abbandonata. 10

LEEMAGE/MONDADORI PORTFOLIO

È un aggettivo e deriva dal latino recolendus (“onorato”): indica una persona o una cosa degna della massima deferenza e di grande rispettabilità.

LA VIGNETTA

TERRE PERDUTE I difficili rapporti fra Germania e Francia sono una vera miniera per gli appassionati di caricature. Tra i temi più rappresentati merita il posto d’onore la Guerra franco-prussiana. Alla fine del conflitto, combattuto fra il luglio 1870 e il maggio dell’anno successivo, la Prussia risultò non solo vittoriosa, ma anche rafforzata nella sua veste di “grande Reich” tedesco, sotto la ferma guida del cancelliere Otto von Bismarck. Sull’altro fronte, il Secondo impero di Napoleone III (del quale dal settembre 1870 prese il posto la Terza repubblica nata dopo la fine della Comune parigina) subì una clamorosa batosta. Il risultato fu, oltre a un ridimensionamento politico, una riduzione del territorio nazionale.

A caro prezzo. La vignetta qui sopra, uscita l’11 marzo 1871 sulla rivista francese La caricature, mostra l’allegoria della Francia che perde il “braccio” dell’Alsazia-Lorena, firmata dal disegnatore Pilotell. Titolo della vignetta è L’esecutivo. A compiere l’amputazione è il governo della Repubblica (il sole nascente): l’uomo con la sega è Adolphe Thiers, presidente della Repubblica che negoziò il Trattato di Francoforte, che sancì la cessione alla Germania di quei territori. Il sangue della Francia mutilata finisce nell’elmetto prussiano, come i soldi dei danni di guerra. Le due regioni torneranno francesi dopo la Prima guerra mondiale, ma furono di nuovo occupate dai tedeschi nella Seconda (1940-45).


COLONIALISMO

Ad Asmara, capitale della prima colonia del Regno d’Italia, insegne, nomi e architetture ricordano ancora oggi quel periodo

L’Eritrea italiana A cura di Anita Rubini


Palazzo Falletta (1937-38), edificio residenziale e commerciale di Asmara in stile razionalista, simile a tanti di Milano e Roma. Sotto, il Cinema Impero, in stile Art Déco: costruito nel 1937, è il più grande della città.

ERIC LAFFORGUE/RAPHO

Asmara come Roma

2009 MCT (2)

Pronti a spiccare il volo A sinistra, la stazione di servizio Fiat Tagliero: fu costruita in stile futurista ad Asmara nel 1938. Dopo oltre 70 anni l’edificio, che ricorda la forma di un aereo, è intatto e tutelato: non può subire modifiche strutturali. 15


PRIMO PIANO

I Savoia verso il Duomo Vittorio Emanuele II, re di Sardegna e poi primo re d’Italia, entra a Milano con Napoleone III, l’8 giugno 1859.

Lombardia Diversi    per     carattere    e    storia,    governanti  e     cucina,    lombardi    e     piemontesi

MILANO-TORINO T

orino malinconica e riservata, Milano intraprendente e iperattiva. Il Piemonte chiuso tra le Alpi con il suo dialetto che ricorda il francese, la Lombardia pratica e concreta come solo gli austriaci sanno essere. Luoghi comuni? Certo, ma anche differenze che affondano le proprie radici nella diversa storia delle due regioni. E nei governi che le ressero prima che l’Italia fosse unita: i Savoia da una parte e, per limitarci al Settecento, gli Asburgo d’Austria dall’altra. «Le diverse entità statali presenti sul nostro territorio in epoca preunitaria hanno lasciato una importante eredità culturale, che ha creato uno straordinario mosaico di differenze. Differenze che, per quanto dopo l’Unità abbiano faticato e ancora fatichino a conciliarsi le une con le altre, andrebbero conside-

La moneta austro-lombarda

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DEAGOSTINI

Un tallero d’argento con l’aquila bicipite imperiale. Il dominio degli Asburgo sulla Lombardia durò quasi un secolo e mezzo, a partire dal 1714.

rate un valore aggiunto», spiega Elena Riva, docente di Storia Moderna e Contemporanea all’Università Cattolica di Milano. Ma a metà Ottocento non la pensavano così i milanesi che, a Regno d’Italia fatto, trovarono il modo di sbeffeggiare i Savoia. Come? Prendendo di mira, dopo l’inaugurazione della galleria intitolata al re Vittorio Emanuele II (1867), gli attributi del toro rampante simbolo di Torino, rappresentato nel mosaico pavimentale insieme agli altri tre stemmi delle città capitali d’Italia (Milano, Firenze e Roma). Con la scusa di dare col piede una sfregatina antisfortuna alle parti basse del cornuto bovino (tradizione rimasta oggi fra i turisti, che le pestano con il tallone destro), i milanesi ridevano sotto i baffi del doppiosenso politico di quel gesto con cui schernivano la città sabauda, mettendo in quel pestone tutto il loro risentimento nei confronti della dinastia regnante. Era trascorso troppo poco tempo perché il passato recente potesse essere già stato archiviato.


AA/MONDADORI PORTFOLIO (2)

I lombardoveneti a Torino La delegazione lombardo-veneta arriva in una Torino festante dopo l’istituzione del Regno d’Italia.

Piemonte             erano abituati a comandare a casa propria. E quando Torino divenne capitale...

RIVALI DI STILE co nobiltà e clero, per rafforzare la potenza della dinastia regnante e al tempo stesso modernizzare lo Stato, muovendosi nel senso della centralizzazione», dice Riva. Il dispotismo illuminato di Maria Teresa si tradusse in una amministrazione tutt’altro che oppressiva, gestita in larghissima parte dai ceti dirigenti locali e ricca di riforme volte a laicizzare lo Stato, renderlo più efficiente dal punto di vista amministrativo e più equo da un punto di vista fiscale. Più o meno lo stesso fece Carlo Emanuele III, o, come lo chiamavano i piemontesi, “Carlin il Laborioso”, che resse il suo regno seguendo la politica assolutista del padre Vittorio Amedeo II, ispiratosi a sua volta a quella del re di Francia Luigi XIV. Agirono però in contesti storici, geografici, politici, culturali, sociali ed economici molto diffe-

Il soldo del duca sabaudo

Mezzo scudo di Carlo Emanuele III di Savoia, soprannominato “Carlin il Laborioso”, del 1764. Vi sono emblemi del Ducato di Savoia e Monferrato.

GETTY IMAGES

Stati moderni. Il Ducato di Milano passò ufficialmente all’impero austriaco nel 1714. Il dominio degli Asburgo d’Austria sulla Lombardia settecentesca, più piccola di quella attuale e più o meno strizzata tra Mantova e il Ducato di Savoia, durò quasi un secolo e mezzo, interrotto solo dal regno di Napoleone Bonaparte in Italia (1796-1814) e, tra il 1733 e il 1736, dal governo dei Savoia, allora alleati della Francia in guerra contro l’Austria. La dinastia francese dei Savoia, insediata dall’inizio dell’XI secolo nei territori a cavallo delle Alpi (tra Lione e il Piemonte Occidentale), all’epoca possedeva quasi tutto il Piemonte attuale e la Sardegna, annessa nel 1720. «Carlo Emanuele III di Savoia e Maria Teresa d’Austria, che regnarono sul Piemonte e sulla Lombardia in qualità di sovrani assoluti e illuminati in un periodo compreso tra il 1730 e il 1780, furono ispirati nella loro azione riformista dallo stesso scopo: indebolire progressivamente i poteri dei ceti privilegiati, nello specifi-


GIOCHI

La guerra degli

SCACCHI

ULLSTEIN/ALINARI

Dalla nascita nell’India del VI secolo alle sfide nella Guerra fredda del ’900, da secoli alfieri e pedoni si affrontano nel gioco che somiglia a una battaglia

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A sinistra, due arabi giocano sotto una tenda, in una miniatura del Trecento. Sopra, il sovietico Garry Kasparov, per molti il più grande scacchista di tutti i tempi, sfida (e batte) il computer Ibm Deep Blue nel febbraio 1996. L’anno dopo il match fu vinto dal calcolatore. A destra, un elefante indiano (antenato dell’alfiere) dell’XI secolo.

DGA/BRIDGEMANART

AFP/GETTY IMAGES

Uomo contro macchina

P

erché mai, alla fine di una partita in cui il re avversario subisce un attacco mortale, si esclama “Scacco matto”? Il termine viene probabilmente dal persiano Shah Mat, cioè “Il re è morto”. E, poi, l’alfiere è davvero un cavaliere? No. Si tratta di una errata traduzione del termine al-Fil, ovvero “l’elefante”. Non sono le uniche curiosità della millenaria storia degli scacchi. La loro stessa origine è oscura: le prime tracce ci portano in India, nel VI secolo d.C. Da qui, attraverso varie trasformazioni, raggiunsero la Persia, l’Arabia e finalmente il mondo occidentale, con l’espansione dei Mori in Spagna, a partire dal 711. In India il gioco si chiamava Chaturanga ed era molto simile alla versione che si pratica oggi: 64 caselle (ma tutte dello stesso colore; la ripartizione in bianche e nere avverrà solo attorno all’Anno Mille) e 16 pezzi per parte, come quelli moderni. Nessun dubbio invece sul significato allegorico del gioco: rappresenta una guerra e vi sono simboleggiate le quattro parti di un esercito dell’epoca (carri, elefanti, cavalieri e fanti). Leggendari. Se poche sono le certezze sulle origini, le leggende abbondano. La più nota è quella del re indiano che, per ringraziare il bramino che aveva inventato gli scacchi, gli offrì ricchezze e palazzi. Ma il monaco rispose: “Mi basta che tu metta un chicco di riso sul primo quadrato della scacchiera, due sul secondo, quattro sul terzo, e così via...”. Il re si stupì per la modestia della richiesta.

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ULLSTEIN/ALINARI

flashback

Il cane attore Rin Tin Tin nel 1928 in spiaggia con le “colleghe” attrici Myrna Loy e Leila Hyams. Il pastore tedesco della foto, protagonista di molti film degli Anni ’20 e ’30, è il trisavolo del per noi più noto Rin Tin Tin IV, protagonista della serie tv Le avventure di Rin Tin Tin (1954-59). Il “Rinty” (questo il suo soprannome) capostipite della dinastia era miracolosamente sopravvissuto alla Grande guerra. Nel 1918 fu ritrovato ancora cucciolo da un soldato americano, Lee Duncan, in un campo di addestramento austriaco appena bombardato. L’uomo lo portò con sé in California, lo addestrò e ne fece un divo di Hollywood. 110


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