Focuswild marzo 2015a

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Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/03 art. 1 - comma 1 - Verona CMP

numero 44 MARZO 2015

€ 3,50 Svizzera CT. CHF. 12,50

E

L A M I N A

petCLUB CAVALLO

Come stringere una vera amicizia

CANI

È da barbari tenerli alla catena

LIFE

ALIENI TRA NOI

Stupefacente polare

ORSO

EBBE SALIRE DOSSIER: CHI DOVR ? RCA DI NOÈ A A V O U N A SU UN


le agine p

e il giornal gli i t t u li ma t a a i m h i c an per

ALIENI tra NOI

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DOSSIER

Le tranquille avventure di Lipo

pag.

ZOOM

Chi sale sull’Arca di Noè?

pag.

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pag.

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BRADIPI pag.

COPERTINA

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22

adozioni

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autori

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ORSO polare da record

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Amministratore delegato e Chief operating officer Roberto De Melgazzi Publisher magazine Elena Bottaro Direttore del personale e affari legali Lucio Ricci Direttore controllo di gestione Paolo Cescatti

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L’editore è a disposizione degli eventuali detentori di diritti che non sia stato possibile rintracciare.

petCLUB Notizie, test, consigli, cose da fare, storie vere. Tutto dedicato a cani, gatti, conigli & Co.

IN PROFONDITÀ pag.

58 In... FOTOtrappola

lettori

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FOTO

Foto di copertina: M. Watson/ARDEA

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crazy

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INCONTRI La casa dei

RUBRICHE

Direttore responsabile Vittorio Emanuele Orlando Redazione Chiara Borelli (coordinamento, vicecaposervizio) Ufficio fotografico Lara Perego Ufficio grafico Silvia Santinelli (vicecaposervizio) Segretaria di redazione Daniela Pompili Progetto editoriale Chiara Borelli Progetto grafico Silvia Santinelli Hanno collaborato a questo numero: Franco Capone, Claudia Fachinetti, Eugenio Manghi, Roberto Marchesini, Francesco Orsenigo, Piero Papa, Dunia Rahwan, Francesco Tomasinelli

pag.

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Gruner+Jahr/Mondadori S.p.A. via Battistotti Sassi 11/A - 20133 Milano

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Uomo-cavallo, una vera amicizia pag.

26 COMPORTAMENTO Uomini e cani, al di là della catena

pag.

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LIPO Le placide avventure di un ippopotamo rosa di Ale Giorgini

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Mitsuaki Iwago/the-lighthouse.it

DOSSIER

Chi sale su...

L’ARCA DI

Getty Images

Fra una deforestazione e l’altra, col riscadamento globale quasi fuori controllo, eccoci arrivati al punto critico: siamo entrati nella 6a estinzione di massa nella storia della vita. In quella del periodo Permiano (251 milioni di anni fa) si estinse il 70% delle specie di vertebrati terrestri. Ma quali sono oggi le specie da salvare?

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NOÈ © Skonieczny, A./Corbis

di Franco Capone

Tony Heald / naturepl.com/Contrasto

Eric Baccega / naturepl.com/ Contrasto Getty Images/Moment Open

Getty Images/Flickr RF

Q

uando, nel Cretaceo (65 milioni di anni fa) toccò ai dinosauri e ai rettili volanti, alcuni lontani nostri progenitori si salvarono per un pelo sotto forma di piccoli mammiferi. Ora al disastro annunciato siamo presenti in massa, come ominidi raziocinanti e tecnologici. Anzi, come sicuri colpevoli, dal momento che, direttamente o indirettamente (con gli animali da allevamento che mangiamo), consumiamo il 40% della produzione primaria del pianeta, lasciando alle altre specie esistenti, che sono milioni, il 60% delle risorse. Mai si era vista sulla Terra tanta disparità. Secondo i dati pubblicati dalla rivista Science, le specie si stanno estinguendo a un tasso mille volte più elevato rispetto ai normali ritmi della natura. Si prevede che, per il 2100, da un terzo alla metà delle specie oggi esistenti saranno state spazzate via dalla crisi ambientale. Ricerche del WWF e della Zoological Society di Londra affermano che il numero complessivo degli animali selvatici nel mondo (cioè le loro popolazioni) si è dimezzato negli ultimi 40 anni. La popolazione umana è invece passata, in 100 anni, da 1,65 miliardi a oltre 6 miliardi. Lo scorso ottobre a Berlino, una trentina di autorità scientifiche mondiali hanno proposto una modifica della scala dei tempi geologici: fine dell’Olocene (cominciato 11.700 anni fa) e inizio di una nuova epoca, l’Antropocene, a sottolineare l’impatto delle attività umane sui cambiamenti chimici, fisici e biologici del Pianeta. Primo fra tutti, il cambiamento del clima, con prevedibili invasioni marine. Pericolose per la fauna, ma anche per gli insediamenti umani costieri, in un mondo in cui la grande maggioranza della popolazione umana e animale vive ad altezze inferiori ai 100 metri sul livello del mare. Insomma, ci vorrebbe una nuova Arca di Noè per salvare gli animali e l’uomo. Dove venisse anche imbarcato il meglio della nostra specie (“sapienti” e “maestri dei mestieri”, come nella più antica versione sumera dell’Arca, in cui l’eroe avvertito della punizione divina non era Noè, ma un certo Ziusudra). Questo know how umano, in versione Arca moderna, servirebbe per attuare nuove strategie. Necessarie perché con gli attuali livelli di consumo ci vorrebbe una mezza Terra in più per evitare il collasso. Ai livelli Usa altri 3 pianeti Terra. Che fare allora? Bisogna prepararsi. La nuova Arca non sarà il vecchio barcone biblico, ma è immaginabile come una grande nave super tecnologica, a rappresentare gli sforzi collettivi necessari per gestire oasi faunistiche da collegare fra loro con corridoi di biodiversità, in modo da mantenere vitali le popolazioni animali; pianificare spostamenti e migrazioni in risposta all’inaridimento di aree interne e l’allagamento delle zone costiere; completare banche del seme e del Dna (mappato) delle specie animali e vegetali; programmare la riproduzione delle specie più minacciate.

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DA VICINO

Agf

è

grosso, bianco e... inconfondibile.

Vive nelle regioni costiere dell’Arcipelago Canadese, a Baffin, a Ellesmere e lungo la costa della Baia di Hudson e di James, le due sacche fredde dove il clima gelido del Polo scende fino alla latitudine di Londra. Lo si può incontrare alle isole Spitzbergen, nel Nord-ovest dell’Alaska, lungo la costa della Groenlandia e alla Terra di Francesco Giuseppe. Pressoché inutile cercarlo in Islanda. Estremamente nomade, l’orso polare frequenta la costa e il mare aperto, ma spesso si spinge anche qualche chilometro nell’entroterra. Le femmine ci vanno per partorire, d’inverno, scavando una tana temporanea in qualche spesso banco di neve portata dal vento. Più in generale, gli orsi polari si allontanano dal mare solo d’estate, in cerca di cibo.

© Patrick J. Endres/AlaskaPhotoGraphics/Corbis

L’orso polare è più attivo d’inverno, quando la luce è solo quella flebile della notte artica o delle aurore boreali.

Vive nelle regioni artiche, tra le più fredde della Terra, dove pochi altri animali ce la fanno...

ORSO

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L’orso polare è uno degli animali

più incredibili del Pianeta.

Vive dove pochissime altre specie riescono a sopravvivere, nel Grande Nord, e la sua biologia è davvero particolare. Per esempio, proprio nel periodo in cui la maggioranza dei mammiferi terrestri va in letargo – l’inverno – l’orso polare diventa attivo e passa gran parte del tempo a cacciare foche sul mare gelato (il pack), illuminato solo dalle flebili luci della notte artica e delle aurore boreali. Verso novembre, quando mamma orsa, gravida, si allontana dal mare per cercare un banco di neve gelata in cui scavare la tana e mettere al mondo da uno a tre orsetti, è già pressoché digiuna da 6 mesi. Ovvero, dalla precedente primavera, quando il ghiaccio marino, sciogliendosi, interrompe le cacce e costringe gli orsi a prendere terra. Qui, per loro, da mangiare c’è ben poco: un po’ di alghe, qualche balena spiaggiata. Mamma orsa ricomincerà a mangiare davvero solo l’inverno successivo, quando il mare gelerà nuovamente, interrompendo così un digiuno lungo da 15 a 18 mesi, dopo che avrà perso, complice l’allattamento dei cuccioli, circa il 50% del proprio peso corporeo. Nel pianeggiante mondo artico, non sono molti i luoghi dove la conformazione del territorio permette al vento di creare gli spessi banchi di neve necessari alle femmine per realizzare rifugi adeguati. Nel Grande Nord canadese, le scarse precipitazioni e il vento costante tendono infatti a impedire grandi accumuli, possibili solo sottovento ai crinali, dove il terreno è ondulato: le Barrenlands. La zona di transizione tra taiga e tundra a sud di Churchill è uno di questi luoghi eletti ed è perciò stata dichiarata parco nazionale: a Wapusk viene protetta una delle maggiori densità stagionali di femmine d’orso polare del mondo. Le femmine partoriscono per lo più intorno a Natale e alla nascita gli orsetti, ciechi, pesano solo pochi etti ma, ben allattati, in 2-3 mesi raggiungono un peso di diversi chili e possono affrontare, con la madre, un viaggio che li porterà a vagare nell’ambiente artico per tutta la vita. In pochi anni, questi piccoli batuffoli bianchi moltiplicano il proprio peso di circa 400 volte. Un vero record: un orso polare maschio, da adulto, pesa oltre 800 kg (un uomo cresce di circa 20-25 volte)!

POLARE d r o c e r a d

di Eugenio Manghi


AUTORI

I

Mai gridare al lupo di Farley Mowat Illustrazione di ZetaCi

(...) neluttabilmente, nella mia mente condizionata si faceva luce la consapevolezza che il concetto umano, vecchio di secoli e universalmente accettato, del carattere del lupo, era una menzogna palese. In tre diverse occasioni, in meno di una settimana, ero stato completamente alla mercĂŠ di questi “selvaggi assassiniâ€?: ben lungi dal tentare di sbranarmi membro a membro, avevano dimostrato un ritegno al limite del disprezzo, anche quando avevo invaso la loro dimora ed era parso che rappresentassi una minaccia diretta per i giovani cuccioli.(...)

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